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mercoledì 19 settembre 2012

IL "NI" DEL GIAPPONE AL NUCLEARE




Il governo giapponese avrebbe detto una specie di no al nucleare, che però è un ni, cioè un mezzo si. In che senso? Nel senso che la chiusura definitiva dei reattori nucleari attualmente in opera (tutti di vecchia generazione) è prevista nel 2040, cioè tra 30 anni. In pratica il nucleare di vecchio tipo continuerà tranquillamente a funzionare in Giappone, ed infatti le centrali che erano state fermate per i controlli di sicurezza dopo Fukushima stanno tutte riprendendo gradualmente  a funzionare. A giugno scorso sono stati riattivati i due reattori della centrale di Oiko. Che ha voluto dire allora il primo ministro Yoshohiko Noda con la dichiarazione del 14 settembre? Semplicemente che non si progetteranno nuove centrali di vecchio tipo (due sono già in costruzione e andranno avanti come previsto). Nei prossimi 30 anni ci sarà tutto il tempo per riaprire il discorso quando saranno pronte le nuove centrali di terza e quarta generazione, tra cui quelle al Torio già in fase pre-operativa. Non dimentichiamo che il Giappone è in prima linea nello studio di queste nuove centrali, su cui è uno dei primi investitori al mondo insieme a Stati Uniti, Cina e Brasile. Senza contare che le prime centrali a fusione calda (vedi il progetto ITER cui anche il Giappone sta dando un contributo sostanziale) saranno pronte per la commercializzazione proprio intorno al 2040, esattamente quando  il paese ha deciso di spegnere le ultime centrali nucleari tradizionali. Il Giappone quindi, di fatto, non farà a meno del 30 % di quota di energia prodotta con il nucleare, come fanno finta di credere i cosidetti ambientalisti, solo prende atto che è necessario, anche per le pressioni della pubblica opinione orientata dai media in maggioranza antinuclearisti -le elezioni sono previste tra un anno-, sospendere il   programma nucleare vigente prima di Fukushima.  Purtroppo sia la decisione del Giappone sia quella della Germania, che ha deciso di fermare gradualmente i suoi reattori fino al 2022, portano acqua al mulino dei produttori di combustibili fossili. L’eliminazione del nucleare di vecchio tipo in questi due paesi , seppur graduale, non potrà che rafforzare la domanda di gas e petrolio (e carbone) per lungo tempo, non essendo in grado le rinnovabili di assicurarsi  quote di mercato più rilevanti e sufficienti a sostituire il nucleare. Non v’è dubbio che a Mosca Gazprom e il Presidente Putin abbiano celebrato la decisione tedesca e giapponese. 

1 commento:

  1. Caro Agobit, avevo letto anch'io la notizia, ma non gli avevo dato il significato di prospettiva che gli hai dato tu.
    In effetti mi pareva molto strano che una nazione totalmente priva di risorse energetiche come il Giappone lasciasse totalmente il nucleare.
    Però, una strategia di questo tipo proiettata sino al 2040 mi pare un po' troppo lungimirante.
    Chi mai può sapere come sarà il mondo nel 2040, o anche solo nel 2030 ?
    Non dimentichiamo che siamo seduti su una bomba demografica spaventosa e senza precedenti nella storia dell'umanità.

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