Il
governo giapponese avrebbe detto una specie di no al nucleare, che però è un
ni, cioè un mezzo si. In che senso? Nel senso che la chiusura definitiva dei
reattori nucleari attualmente in opera (tutti di vecchia generazione) è
prevista nel 2040, cioè tra 30 anni. In pratica il nucleare di vecchio tipo continuerà tranquillamente a funzionare in Giappone, ed infatti le centrali
che erano state fermate per i controlli di sicurezza dopo Fukushima stanno
tutte riprendendo gradualmente a
funzionare. A giugno scorso sono stati riattivati i due reattori della centrale
di Oiko. Che ha voluto dire allora il primo ministro Yoshohiko Noda con la
dichiarazione del 14 settembre? Semplicemente che non si progetteranno nuove
centrali di vecchio tipo (due sono già in costruzione e andranno avanti come
previsto). Nei prossimi 30 anni ci sarà tutto il tempo per riaprire il discorso
quando saranno pronte le nuove centrali di terza e quarta generazione, tra cui
quelle al Torio già in fase pre-operativa. Non dimentichiamo che il Giappone è
in prima linea nello studio di queste nuove centrali, su cui è uno dei primi
investitori al mondo insieme a Stati Uniti, Cina e Brasile. Senza contare che
le prime centrali a fusione calda (vedi il progetto ITER cui anche il Giappone
sta dando un contributo sostanziale) saranno pronte per la commercializzazione
proprio intorno al 2040, esattamente quando
il paese ha deciso di spegnere le ultime centrali nucleari tradizionali.
Il Giappone quindi, di fatto, non farà a meno del 30 % di quota di energia
prodotta con il nucleare, come fanno finta di credere i cosidetti
ambientalisti, solo prende atto che è necessario, anche per le pressioni della
pubblica opinione orientata dai media in maggioranza antinuclearisti -le elezioni sono previste tra un anno-, sospendere
il programma nucleare
vigente prima di Fukushima. Purtroppo sia la decisione
del Giappone sia quella della Germania, che ha deciso di fermare gradualmente i
suoi reattori fino al 2022, portano acqua al mulino dei produttori di
combustibili fossili. L’eliminazione del nucleare di vecchio tipo in questi due paesi , seppur
graduale, non potrà che rafforzare la domanda di gas e petrolio (e carbone) per
lungo tempo, non essendo in grado le rinnovabili di assicurarsi quote di mercato più rilevanti e
sufficienti a sostituire il nucleare. Non v’è dubbio che a Mosca Gazprom e il
Presidente Putin abbiano celebrato la decisione tedesca e giapponese.
Caro Agobit, avevo letto anch'io la notizia, ma non gli avevo dato il significato di prospettiva che gli hai dato tu.
RispondiEliminaIn effetti mi pareva molto strano che una nazione totalmente priva di risorse energetiche come il Giappone lasciasse totalmente il nucleare.
Però, una strategia di questo tipo proiettata sino al 2040 mi pare un po' troppo lungimirante.
Chi mai può sapere come sarà il mondo nel 2040, o anche solo nel 2030 ?
Non dimentichiamo che siamo seduti su una bomba demografica spaventosa e senza precedenti nella storia dell'umanità.