Translate

domenica 2 settembre 2012

IL TERZO SCIMPANZE’


Ci sono libri che in Italia non hanno molta fortuna. La cultura dominante, cattolica e marxista, non apprezza le critiche alle proprie visioni del mondo. E’ a tutti noto il caso di Popper e del suo “La Società aperta e i suoi nemici” che, per la grave colpa di criticare il totalitarismo comunista, fu pubblicato in Italia con grande ritardo e solo da un piccolo e coraggioso editore (Armando editore), salvo essere riabilitato in tempi recenti e giubilato tra i filosofi liberali. Ad altri autori la intellighentia dominante mette la sordina, evitando di parlarne perché sgradevoli, come nel caso di Konrad Lorenz ( “ gli otto peccati capitali della nostra civiltà” ).Lorenz fu tra i primi etologi a ritenere la sovrappopolazione tra le prime cause dell’aggressività e della distruttività umana e questo non gli fu perdonato. Un altro autore assai sgradito alla nostra intellighentia è l’antropologo Jared Diamons che nel suo libro “Il Terzo Scimpanzè. Ascesa e caduta del primate Homo sapiens” cerca di spegare perché l’uomo, un semplice mammifero di grossa taglia, sia diventato in breve tempo il conquistatore del mondo; e come abbia acquistato la capacità di rovesciare questo progresso dall’oggi al domani. Le tesi dello scienziato che vede nell’uomo una varietà di scimpanzè fornito di intelligenza ma con una tendenza spiccata all’egoismo e alla violenza, non sono piaciute alla cultura cattolica che considera invece l’uomo la creatura prediletta, il figlio di Dio, al servizio del quale tutto il resto delle creature e del mondo fisico è stato creato. E non è piaciuto neanche alla cultura marxista e progressista che vede nell’uomo l’incarnazione dello spirito della Storia attraverso cui si realizza il Progresso fino ad instaurare nel mondo la Giustizia e l’Eguaglianza. Al contrario Diamond non usa né la religione né l’ideologia, usa invece i dati scientifici oggettivi. Credete che uno scimpanzè condivida con noi il 10, il 50 o il 99 per cento dei suoi geni? Forse non ci crederete, ma ne condivide il 98,4 per cento. Stando così le cose qual’ è la logica per cui uno scimpanzè viene tenuto in gabbia o viene usato nei laboratori per gli esperimenti, mentre su di un uomo questo trattamento è considerato inaccettabile? Semplice: la scimmia è un animale, mentre l’uomo è uomo. Ma questo modo di pensare sta portando ai problemi sempre più gravi che affliggono il pianeta, fino a mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza. E’ ora di guardare in faccia lo scimpanzè e riconoscere in lui ciò che abbiamo in comune, fino a cambiare i valori etici a cui ci siamo attenuti finora e ritornare a vivere in armonia con tutte le altre specie viventi.

 Diamond è più radicale dei filosofi che spiegano la distruttività umana sulla base del pensiero politico occidentale e dell’economia dei consumi che lo caratterizza. L’antropologo ritiene il comportamento umano legato non alle opinioni politiche ma a qualcosa di più originario in quanto affonda le proprie radici nel Dna, per lo meno in quella minima parte che si è differenziata –recentemente nella scala evolutiva - dagli altri scimpanzè, dando luogo ad un animale intelligente ma che guarda solo a se stesso, egoista, spesso violento, in grado di appropriarsi delle risorse naturali e di distruggere le altre specie viventi fino a mettere in pericolo la vita sul pianeta. In fondo l’uomo sta distruggendo se stesso, non avendo capito che lui non è il padrone della Terra ma un semplice ingranaggio di un meccanismo complesso in cui ogni componente dipende dall’equilibrio con gli altri. Ma chi è l’uomo, questo animale che si ritiene unico, diverso da tutti gli altri e dominatore del mondo? Diamond nel suo libro ci spiega che siamo chiaramente mammiferi e all’interno di questa classe apparteniamo ai primati, che comprende le scimmie cinomorfe (cecidi e cercopitecidi) e antropomorfe (pongidi). Noi siamo fortemente imparentati con i pongidi, cioè gli scimpanzè e i gorilla, da cui differiamo per un cervello più grosso, la stazione eretta e il pelo più rado. L’uomo, il gorilla e lo scimpanzè vengono da un comune progenitore e sono tra loro equidistanti, anche se noi uomini ci siamo evoluti più rapidamente rispetto alle altre due specie negli ultimi dieci milioni di anni. Gli studi di biologia molecolare con l’ibridazione del Dna consentono di ricostruire abbastanza esattamente la storia evolutiva. Dagli studi risulta che le nostre proteine sono simii a quelle dello scimpanzè, ad esempio condividiamo la stessa emoglobina, e che noi facciamo parte di un gruppo di tre scimpanzè con caratteristiche genetiche molto simili (potremmo definirci lo “scimpanzè umano”). La tradizionale tassonomia antropocentrica che sosteneva l’esistenza di una dicotomia fondamentale fra l’uomo, isolato al vertice della creazione, e gli antropomorfi ammucchiati tra le bestie non corrisponde alla realtà scientifica.

"La divergenza fra le due linee evolutive dell’uomo e degli altri scimpanzè si è verificata fra 6 e 8 milioni di anni fa, un periodo molto più breve di quanto i paleontologi credessero un tempo. Se a fare le classificazioni non fossero gli uomini ma esseri provenienti dallo spazio, sulla terra non ci sarebbe una sola specie di Homo, bensì tre: lo scimpanzè comune, l’Homo troglodytes, lo scimpanzè pigmeo, Homo paniscus, e il terzo scimpanzè o scimpanzè umano, Homo sapiens. Anche il gorilla, solo leggermente più distaccato, ha quasi pari diritto ad essere considerato un’altra specie di Homo". Attualmente distinguiamo in modo netto gli animali (comprese le scimmie antropomorfe) dagli esseri umani, il che ispira il nostro codice etico e le nostre azioni.
Io mi chiedo che cosa cosa penserà il pubblico quando, sull’etichetta di identificazione dello scimpanzè allo zoo, leggerà Homo troglodytes". Eppure stiamo trattando questi nostri cugini in maniera tale che la loro estinzione è vicina. Senza contare gli esperimenti a scopo medico che conduciamo su di loro, proprio perché ci sono molto simili anche nelle componenti biologiche. Il terzo tipo di scimpanzè, l’Homo sapiens, ha dimostrato di essere il più intelligente, ma anche il più egoista e violento tra i primati.

"Già con i Cro-Magnon, i primi rappresentanti dell’Homo sapiens, si evidenziò la propensione della specie alle uccisioni di massa e alla distruzione dell’ambiente. La subitaneità con cui i neanderthaliani scomparvero dopo l’arrivo dei Cro-Magnon è un indizio di una nuova efficienza nel genocidio. Quanto alla sistematicità nella distruzione ambientale, ne è prova l’estinzione di quasi tutti gli animali australiani di grossa taglia dopo la colonizzazione umana di quel continente avvenuta 50.000 anni fa”. Alla fine dell’ultimo periodo glaciale, circa 10.000 anni fa, occupammo le Americhe, e in coincidenza con questo evento, si verificò una estinzione di massa che portò alla scomparsa di tantissime specie. Subito dopo scoprimmo l’agricoltura… e l’uomo aveva già cominciato a fare uso di sostanze tossiche e il genocidio era una pratica di routine. I primi coloni polinesiani e malgasci sterminarono in massa molte specie con la subitaneità di una guerra lampo. Dal 1492 l’ascesa è stata rapida e negli ultimi decenni lo sviluppo tecnologico ha potenziato infinitamente la potenzialità di distruzione della specie Homo. La nostra capacità di sfruttare tanta parte delle risorse planetarie, la sparizione di un numero sempre più grande di specie e i danni arrecati all’ambiente stanno accelerando a un ritmo che non potrà essere sostenuto neppure per un altro secolo. Oggi siamo giunti ad un punto critico: forse tornare indietro non sarà più possibile. "Una popolazione umana che cresce al punto da raddoppiarsi ogni 40 anni sta raggiungendo e superando il limite biologico del pianeta fino alla concreta possibilità dell’autodistruzione". A rischio non sono solo i grandi e piccoli animali africani, le specie vegetali, le acque e gli ecosistemi; a rischio è ora l’uomo stesso. Il terzo scimpanzè sta distruggendo se stesso insieme al pianeta. E’ dunque prioritario, secondo Diamond, arrestare l’incremento demografico spaventoso degli ultimi decenni per cercare di invertire la tendenza. Sperare si può, si deve. Ma bisogna agire, prima di tutto prendendo coscienza del problema. Diamond riporta l’esempio di quel che avviene in Nuova Guinea dove svolge la sua attività di consulente del governo indonesiano per la creazione di Riserve Naturali.
Con i suoi 180 milioni di abitanti (nel 1991, n.d.r.) l’Indonesia ha una popolazione in rapida crescita pur essendo uno dei paesi più poveri al mondo. Quasi la metà della popolazione ha meno di quindici anni, e alcune province sovrappopolate stanno esportando le loro eccedenze di popolazione nelle provincia disabitate come l’Irian Jaya con una profonda trasformazione (distruzione delle foreste pluviali) dell’habitat naturale e dell’ecosistema che durava da milioni di anni. Qui non ci sono eserciti di bird-watchers, né movimenti ambientalisti indigeni a base diffusa; il governo non è una democrazia in senso occidentale, e si ritiene che la corruzione sia all’ordine del giorno. L’economia indonesiana dipende dall’abbattimento delle foreste pluviali vergini, seconde soltanto allo sfruttamento del petrolio e del gas naturale come esportazioni… Eppure anche qui, grazie alle iniziative di un piccolo gruppo di indonesiani convinti dell’importanza della conservazione, l’Irian Jaya possiede oggi l’abbozzo di un sistema di riserve naturali. Se può farcela l’Indonesia, possono farcela altri paesi che devono superare ostacoli simili per attuare una politica ambientalista, come pure paesi più ricchi con movimenti ecologici di massa”. Ma creare riserve naturali e diminuire lo sfruttamento delle risorse ambientali non basta. Il primo compito di chi vuole salvare il pianeta è ridurre la natalità della specie Homo sapiens e bisogna farlo in fretta. Il modo migliore per iniziare a farlo è abbandonare l’etica e il pensiero antropocentrico e porsi dalla parte del pianeta e di tutte le sue specie viventi. L’arroganza e la distruttività dell’egoismo di specie è il primo nemico da abbattere da parte del terzo scimpanzè.

(I brani in corsivo sono tratti dal libro di Jared Diamond : Il terzo scimpanzè. Ascesa e caduta del primate Homo sapiens. Bollati Boringhieri, 2006).

Nessun commento:

Posta un commento