Il Polo Nord si sta sciogliendo ad un
ritmo sempre più accelerato. Se prima c'erano dei dubbi oggi non ci sono più.
Non si tratta di cicli che si ripetono: la situazione è senza precedenti. Le
foto satellitari, gli studi diretti sui ghiacci parlano chiaro: il Polo ha gli anni contati. Il Polo Nord è fondamentale per il pianeta, è l'elemento
refrigeratore che rende il clima temperato, che assicura le stagioni, che
regola le correnti aeree e marine favorendo la vita e l'ambiente che la rende
possibile. Il ghiaccio marino è un “coperchio
lucido” sulla parte superiore del Mar Glaciale Artico che riflette la
maggior parte della luce solare e la rigetta verso lo spazio. Quando si
scioglie, in mare aumenta anche la quantità di calore assorbito dalle
acque, che a loro volta, in un circolo vizioso, riscaldano l’atmosfera
sovrastante.
Per fermare il riscaldamento non basterebbe più ridurre
gradualmente le immissioni da parte dell'uomo di CO2 nell'atmosfera: i tempi
sarebbero troppo lunghi e già il protocollo di Kyoto, il tentativo più serio
delle nazioni per ridurre la combustione di idrocarburi, è fallito. Gli
scienziati stanno pensando a soluzioni sempre più strane e pericolose. Alcuni
propongono di riversare ferro negli oceani –secondo quanto pubblicato in un
articolo su “Nature”- in maniera da far sviluppare il plancton che favorisce
l’assorbimento in mare dell’anidride carbonica. Ma c’è anche chi propone di
costruire dei grandi generatori di vapore da immettere nell’atmosfera per
favorire l’effetto filtro sui raggi solari da parte delle particelle di acqua
micronizzate. “Le Scienze” riporta la proposta di alcuni scienziati di sparare
ad alta quota nell’atmosfera tramite aerei cisterna enormi quantità di solfuro
dimetile che ha la proprietà di addensare vapore e favorire la formazione di
nubi, con lo scopo di schermare i raggi solari e rinfrescare il pianeta.
Purtroppo nessuno o ben pochi affrontano il problema alla radice e ammettono la realtà: il
riscaldamento globale e l’effetto serra dipendono dall’enorme numero di
individui della specie Homo Sapiens che consuma ad un ritmo sempre più rapido
le risorse del pianeta. Sette miliardi di umani, avviati a divenire presto 10
miliardi, immettono ogni anno trilioni di tonnellate di anidride carbonica in
atmosfera. E invece di bloccare la combustione di idrocarburi, tutti dico tutti -compresi gli ambientalisti e i movimenti verdi-, si danno da fare per aumentare
l’estrazione di energia da petrolio, gas e carbone.
Ma oltre al danno c’è anche la beffa. Giordano Mancini nel
suo sito GenitronSviluppo.com descrive in un articolo gli interessi economici e geostrategici
che ruotano intorno allo scioglimento del Polo Nord. Sembra incredibile ma è
così: molti, tra cui le multinazionali del petrolio, sperano nella fine del
Polo per avere accesso alle risorse petrolifere e di gas che nasconde. Quindi
chi è responsabile della fine dei ghiacci artici è anche chi spera
–irresponsabilmente- di avvantaggiarsene, fregandosene del destino della Terra
e delle specie viventi. Senza contare la cecità di governi che ancora ragionano
in termini di potere strategico in un mondo che sta morendo. Riporto di seguito
l’articolo.
Il progressivo scioglimento
dei ghiacci del polo nord risveglia il virus della guerra fredda e accelera la
militarizzazione del Circolo Polare Artico.
(di Giordano Mancini)
Lo scioglimento dei ghiacci del polo
nord, con il record del 2007, sta risvegliando gli appetiti delle nazioni che
si affacciano sul circolo polare artico. Si calcola che sotto i mari del grande
nord ci sia circa il 25% delle riserve mondiali di idrocarburi; poi comincia a
diventare possibile andare a pescare in zone ricchissime di pesce e ancora
quasi intatte. Infine si stanno aprendo in maniera stabile nuove rotte
commerciali molto importanti, ovvero il cosiddetto “passaggio a nordovest”, fra
gli arcipelaghi polari di Canada ed Alaska, ed il “passaggio a nordest” a nord
della Russia. Il primo è particolarmente importante perché modifica gli
equilibri strategici rendendo meno importante il canale di Panama controllato
dagli USA.
Russia
I primi “movimenti” per mettere il
cappello sulle risorse del Polo nord li fece la Russia nel 2007. A conclusione
di una missione scientifica un sommergibile russo ha posto sui fondali artici,
a 4.261 metri di profondità, una bandiera della Federazione Russa, contenuta in
un cilindro di titanio. La rompighiaccio atomica Rossya ha spianato la strada
ai ricercatori e ai loro sommergibili. La missione voleva trovare le prove per
dimostrare che la dorsale Lomonosov – una catena montuosa sottomarina che
attraversa la regione polare – è un’estensione del territorio russo
continentale. In base alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Legge del
mare, in questo modo diventerebbero russe 460mila miglia quadrate di fondale
artico. Da allora ci sono state numerose esercitazioni militari aereonavali
complesse nell’artico e la Russia ha ripreso a pattugliarne i cieli con i
bombardieri Tupolev-95 e ad inviare sotto la calotta i propri sottomarini,
proprio come durante la guerra fredda.
Norvegia e… Italia
Naturalmente tutti gli altri non sono
rimasti a guardare. Il 1° agosto 2009 la Difesa norvegese spostava il suo
comando operativo da Stavanger portandolo molto più a nord, nei pressi di Bodo.
In questo modo potrà meglio seguire le questioni militari inerenti la disputa
con i russi nel mare di Barents, attorno alle isole Svalbard. In quell’area ha
forti interessi economici anche l’Italia, che con Eninorge sta tentando di
acquisire la società Artic Gas (già facente parte del gruppo russo Jucos). Lo
scopo è quello di gestire gli importanti giacimenti di gas naturale presenti
nell’artico occidentale russo.
Al momento le attività nel mare di
Barents riguardano le esplorazioni per la stima del potenziale minerario del
grande giacimento denominato Goliath, situato a circa 80 km a nord di
Hammerfest. Fin dal 2000 Eninorge sta sviluppando un progetto che porterà allo
sviluppo di nuove tecnologie per arrivare a produrre 150.000 barili di petrolio
al giorno equivalenti, attraverso le fasi di shipment a terra e la reiniezione
di gas naturale nel giacimento. Una cosa molto complicata lavorando a
bassissime temperature con una profondità di 370 metri di acqua e poi 1.800
metri di roccia. Ci vorrà una piattaforma speciale ancorata con dei cavi. (vi
ricorda qualcosa??).
Stati Uniti e Canada
Tornando alle questioni militari, gli
USA che si affacciano sul Circolo Polare Artico grazie all’Alaska, hanno
rafforzato il loro dispositivo militare. In Alaska ci sono sempre state basi
con i radar di primo avvistamento, perché in caso di attacco portato con
missili e/o bombardieri nucleari, ovviamente sarebbero passati sull’Artico, che
è la via più breve. Però adesso sono state realizzate esercitazioni aereonavali
congiunte, con il Canada in particolare.
Gli USA hanno varie basi nel
territorio dell’alleato, in particolare nelle isole di Ellesmere e di Baffin.
Il Canada, fra le altre cose, ha avviato la costruzione di 8 unità navali
rompighiaccio armate della classe “Polar”. Ognuna sarà lunga 100 metri e
dislocherà 6000 tonnellate. Ottawa ha annunciato la costruzione di una nuova base
dell’esercito a Risolute Bay sull’isola di Cornwallis a 600 km dal Polo e un
nuovo porto per il rifornimento delle unità navali militari a Naniskiv. Infine
sta trasformando il suo strumento militare per renderlo più agile e pronto alla
risposta, su modello di quello USA. Questi ultimi hanno anche una grande base
aereonavale a Thule, in Groenlandia. E questo ci porta a parlare dell’ultimo
attore di questa nuova corsa agli armamenti nell’artico: la Danimarca. Si
ritiene che, all’attuale ritmo di scioglimento, a breve la Groenlandia, terra a
sovranità danese, risulterà per una buona metà libera dai ghiacci. Questo
porterà ad un aumento dell’importanza della Danimarca in seno alla comunità
europea e anche ad un aumento delle responsabilità militari.
La Danimarca e il Trattato di
Llulissat
Copenhagen ha convocato nel 2008 a
Llulissat gli stati artici, con il fine politico di inviare un messaggio alle
popolazioni locali ed al mondo che tutti i soggetti coinvolti si comporteranno
in maniera responsabile quando ci sarà da decidere sul futuro del Mare
Glaciale. Con la dichiarazione di Llulissat tutti i firmatari si sono obbligati
a risolvere le controversie attraverso la negoziazione, nella speranza di un
definitivo abbandono dei miti della “Gara per il Polo Nord”. E la speranza è
l’ultima a morire, ma intanto anche la Danimarca fa la sua parte nella
militarizzazione dell’Artico.
Non si deve pensare che la
costruzione di nuove unità navali o di nuove basi, o la frequente
intercettazione da parte degli F16 statunitensi o scandinavi di TU-95 russi,
sia il preludio di una prossima guerra per l’Artico. Nessuno dei contendenti ha
l’interesse a portare all’estremo il conflitto, perché la “ricompensa” non
pagherebbe i costi e lo sforzo e le guerre si fanno sempre per interesse. Però
si vede da questi fatti come la mentalità degli stati non cambia affatto e come
il vizio di predare le risorse di Madre Terra sia ancora ben presente a oriente
come a occidente. Le nazioni dell’Artico, tramite le armi, fanno capire che ci
sono e che sono disponibili ed in grado di difendere militarmente i loro
interessi.
Un tempo qualcuno scrisse: “L’aratro solca la terra e il fucile
lo difende!”. Oggi si potrebbe scrivere: “La piattaforma estrae il petrolio ed
il rompighiaccio armato lo difende!”.
E’ UNA BUFALA!
RispondiEliminaGhiacciai in avanzata un pò in tutto il mondo…Recentemente è uscita una bufala che diceva:“Il Polo Nord si sta sciogliendo e sta assumendo l’aspetto di un’isola per la prima volta nella storia umana.Le Sorprendenti immagini satellitari scattate tre giorni fa mostrano che lo scioglimento dei ghiacci ha aperto i passaggi leggendari nel Nord-Ovest e Nord-Est dell ‘artico- che permetteranno di navigare attorno alla calotta polare artica.”
I fatti cosa dicono?
Semplicemente non si tratta di un fatto reale ma solo una bufala.
http://daltonsminima.altervista.org/?p=20465
Può essere che tu abbia ragione. Nei prossimi anni certo la situazione si chiarirà. Tuttavia il problema del global warming o all'opposto dell'aumento dei ghiacciai riguarda il problema energetico, non quello della sovrappopolazione che rimane drammatico, al di là del clima. Il mondo è diverrà sempre più invivibile e inquinato da miliardi di umani, se i tassi di natalità non scenderanno. Il consumo di idrocarburi è comunque dannoso, basti pensare al particolato pm 10 nelle grandi città, causa di cancro e malattie cardio-respiratorie.Inoltre l'aumento dei prezzi (vedi l'articolo su LE VERE CAUSE DELLA CRISI) dovuto al picco del petrolio porterà l'europa e l'occidente ad un rapido declino economico. Per la crisi da sovrappopolazione e per quella energetica nessuno fa quello che si dovrebbe fare.
RispondiEliminaState sereni. :-)
EliminaPetrolio: non finirà almeno per 130 anni, riserve ancora vaste, picco lontano
http://ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/energietradizionali/2011/08/31/visualizza_new.html_729765585.html
Riguardo questa "sovrappopolazione" va avanti da troppo tempo.
Il “Cavallo di Troia”, in questa nuova strategia coltivata in ambienti NATO, è la favola della scarsità delle risorse. Grazie ad ingenti finanziamenti provenienti da innumerevoli fondazioni e da numerosi paesi, il Club di Roma diffuse dal 1972 la versione divulgativa in dodici lingue dello studio «Ilimiti dello sviluppo», il primo di una lunga serie dello stesso genere. Carrol Willson, membro americano del Club, aveva organizzato al MIT di Cambridge, vicino a Boston, un gruppo di ricerca diretto da Jay Forrester e Dennis Meadows.
http://www.movisol.org/nuc1.htm
"Risorse finite? L’uomo le moltiplica"
Per gli ecocatastrofisti stiamo consumando la Terra. Niente di più falso. Lo studioso italiano spiega, a partire dal suo nuovo saggio, come negli ultimi cinquant’anni il pianeta sia diventato migliore
http://www.ilgiornale.it/cultura/risorse_finite_luomo_moltiplica/21-02-2009/articolo-id=330476-page=0-comments=1
La civiltà delle pietre non è finita perché sono finite le pietre, né quella nucleare è nata (solo) perché c’erano le radiazioni o l’uranio. Nè il petrolio è stato una risorsa finche l’uomo non ha capito come usarlo.
http://www.climatemonitor.it/?p=28918