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domenica 27 febbraio 2011

La buona e la cattiva morte

Nel mondo della tecnica privo di ogni senso del "divino" è considerato normale morire in un centro di Rianimazione o attaccato a tubi e sondini in un letto monitorizzato. Chi muore in queste condizioni muore disperatamente solo. Non ci sono né coniuge né figli a tenere le mani, o a sollevare pietosamente la testa del morente; i parenti sono visti come un ostacolo alla potenza tecnologica e tenuti in stanze separate o addirittura a casa ad attendere una telefonata. Se ne è concessa la presenza, è una presenza priva di pudore, aperta al pubblico o separata da una tendina in un ambiente freddo e distaccato. Non ci sono i muri della propria stanza, le cose care intorno dove l'affetto della famiglia è vivo e sentito. Questo è il prezzo che la morte paga alla modernità. Certo la tecnica ha permesso di protrarre il nostro tempo, di prolungare la vita anche se malati e a volte con un certo sollievo dal dolore. Ma è legittimo chiedersi se non era più felice l'uomo che moriva in casa propria, nel calore della propria famiglia riunita intorno al suo capezzale, spesso confortato dal medico di casa e, se credente, dal prete. Non è più sereno il morire di quest'uomo pre-tecnologico, piuttosto che quello del moderno paziente intubato e monitorizzato in un letto fornito di ogni presidio elettronico? Esperito tutto ciò che la scienza medica ragionevolmente prevede, si deve riconsegnare il paziente agli affetti della famiglia e alle mura della casa in cui ha vissuto e in cui è giusto che muoia.
Quando la vita umana ha compiuto il suo corso, l'accanimento non ha un senso e non ridona senso alla vita. Rimane solo l'ostinato ed arrogante uso della tecnologia. Siamo le cavie sacrificate all'altare della tecnica, la quale ha un solo obiettivo: esplicarsi in tutta la sua potenza per affermare sulla terra i suoi effetti illimitati. Ma la moltiplicazione numerica della popolazione e della quantità di vita di ciascuno toglie allo stesso tempo ogni significato alla vita vera, sempre più vuota di affetti e di scopo.

domenica 13 febbraio 2011

La sovrappopolazione non è un problema di numeri

Avere coscienza del problema sovrappopolazione non significa solo credere che vi siano troppi umani. Questo è forse l'aspetto minore. Molto più importante è prendere coscienza che serve un nuovo modo di pensare il mondo, uscendo da quel pensiero antropocentrico che ci fa vedere solo l'uomo e considerare la natura come semplice contenitore delle sconfinate ambizioni degli umani. E' necessario un passo indietro che ci riporti ad un punto di vista meno antropizzato e ci faccia vedere il mondo non come sfondo ma come un valore in sé. Possibile che il mondo non ha alcun senso se non quello di contenitore materiale di masse umane? Possibile che la commozione che ci prende quando guardiamo un tramonto sul mare non è altro che vuota sensazione, un sentimentalismo senza senso di fronte ad un mondo tecnico dominato dalle leggi della fisica? Avere coscienza del problema sovrappopolazione significa innanzi tutto questo: capire la necessità di un modo diverso di vedere e interpretare il mondo.

domenica 6 febbraio 2011

Sovrappopolazione e chimica

Un mondo sovrappopolato è un mondo basato sulla manipolazione chimica della natura. Un pianeta sovrappopolato è un sistema artificiale che è possibile mantenere in equilibrio solo con mezzi artificiali.La sussistenza di sette miliardi di individui richiede la continua produzione e l'uso illimitato di miliardi di tonnellate di sostanze chimiche. Per produrre il cibo necessario è infatti inevitabile un uso senza limiti di fertilizzanti, pesticidi, conservanti, carburanti per i macchinari, plastiche per gli involucri, antibiotici, disinfettanti, disinfestanti, farmaci per gli animali, farmaci per gli umani, metalli per scatole, tubi, condutture, caldaie, silos, gas refrigeranti, antimuffe. Miliardi di animali da carne sono uccisi in serie in modo osceno con macchine automatiche, dopo essere stati cresciuti in batterie, legati, concentrati, immobilizzati. Solo per assicurare la lotta ai parassiti per l'allevamento di salmoni, tonnellate di antiparassitari sono riversati nei fiumi e nei mari del nord. Polli, vacche, maiali e altre bestie vengono artificialmente impinzati, imbottiti di sostanze chimiche, nutriti da mangimi confezionati con il sacrificio di altri animali in una catena degna del peggiore degli inferni. Per la produzione di carne necessaria a nutrire gli umani milioni di ettari di boschi, foreste e savane vengono sacrificati ogni anno. Animali senza colpa sono offesi nella loro purezza, nel loro rapporto con la natura, fino a scatenare malattie come la mucca pazza o lo scrapie delle pecore, segno inequivocabile di una ribellione della natura stessa. Per la vita quotidiana di una tale massa di umani sono inoltre necessari fibre sintetiche per il vestiario, la conciatura di milioni di tonnellate di pelli con uso massiccio di acidi e altri prodotti chimici, la produzione di quantità enormi di inquinanti quali saponi, solventi, vernici, coloranti. La convivenza sociale richiede cementi per case, depositi, strutture per usi sociali, materiali vari per l’edilizia tutti altamente inquinanti, asfalto per strade, milioni di chilometri di condutture e fili di rame, apparati di trasmissione, ecc. ecc.Sette miliardi di umani possono vivere innaturalmente concentrati in città sovrappopolate solo al prezzo di una profonda alterazione chimica dell'ambiente, e con un'enorme produzione di immondizia e percolati che devastano chimicamente milioni e milioni di chilometri quadrati intorno alle città. Le cure per mantenere produttivi questi miliardi di umani, gli ospedali, le terapie chimiche e farmacologiche, i materiali radioattivi per la diagnostica e la terapia contribuiscono al degrado ambientale. La produzione di auto, moto, aerei,treni, navi necessari agli spostamenti di una tale massa di persone costituiscono ulteriore contributo al degrado chimico del mondo sovrappopolato sia per i materiali utilizzati, le fabbriche, gli scarichi, le carcasse prodotte, sia per la polluzione di gas e particolati che stanno degradando l'atmosfera e le superfici, i fiumi e i mari del pianeta. Solo questo mondo chimico artificiale può assicurare la sopravvivenza e il mantenimento di sette miliardi di umani.