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mercoledì 29 dicembre 2010

Un'altra strage di animali dovuta all'arroganza umana

Dal Corriere della Sera:
La strage (del mare) di Natale
Due chilometri di spiaggia piena di pesci, arselle e granchi morti in un tratto della costa a due passi dall’area industriale

SCARLINO (GROSSETO) - Una strage di pesci, arselle e granchi: è questo lo scenario che ha presentato la spiaggia di Scarlino lunedì mattina. I resti degli animali, alcuni ancora agonizzanti, erano distesi in due file parallele lunghe quasi due chilometri, in un tratto della costa a due passi dall’area industriale del comune, dove sono presenti industrie chimiche e l’inceneritore. Un fatto che ha fatto gridare gli ambientalisti al «disastro ecologico». I rilevamenti e le analisi da parte delle autorità sono iniziati immediatamente. Arpat e polizia provinciale hanno effettuato prelievi di campioni di acqua e hanno raccolto vongole, crostacei e muggini, alcuni morti altri agonizzanti, per farli analizzare all’Istituto zooprofilattico di Pisa e accertarne le cause della moria.

Stando alle prime ricostruzioni, tanti di questi molluschi sono morti a Santo Stefano insieme a molti pesci, soprattutto muggini. Le arselle (l’animale più colpito da questa moria) invece si sono arenate lunedì mattina, insieme a granchi e sogliole. A nulla sono serviti i tentativi di soccorso da parte di alcuni uomini di mare presenti sul posto. «Ho visto che respiravano ancora e le ho rigettate in mare. – racconta Franco Gaggioli, custode di una struttura marina presente in quel tratto – Ma il mio tentativo è stato vano, dato che le arselle tornavano sulla spiaggia. Sembravano rifiutare il mare».

Su quanto avvenuto è esploso il dibattito politico, con gli ambientalisti da una parte e il sindaco Maurizio Bizzarri dall’altra. Il primo cittadino non ha accettato le accuse di chi ha gridato al disastro e dice che prenderà provvedimenti, o in un senso o nell’altro: «Saranno effettuate indagini accurate per l’individuazione delle cause e se saranno individuate cause antropiche, emetterò i provvedimenti; se invece le cause saranno altre o naturali, saranno comunque denunciati tutti quei soggetti che hanno procurato allarme, calunniato o altro, senza neanche il rispetto dei tempi e delle risposte delle indagini e delle analisi».
Afredo Faetti
28 dicembre 2010

sabato 25 dicembre 2010

NO AL NATALE DEL DIO ANTROPOMORFO

Tenetevi gli auguri di buon natale. Auguri difficili da sopportare perché formali, imposti dalla routine del calendario, assolutamente ipocriti, da respingere al mittente come indesiderati. Auguri per un fatto di cui nessuno si interessa, volto com'è a consumare e seppellire di sterco e spazzatura un mondo sempre più piccolo sotto il peso della massa umana. Qual'è il fatto di cui tutti si fottono sprofondandosi in disgustosi auguri?
E' tutto qua: circa duemila anni fa nacque in mezzo allo sterco (questa volta di vacca) di una grotta di una valle della Galilea un piccolo dio antropomorfo. Un futuro predicatore, un profeta dei destini dell'uomo. Il figlio di un dio unico. Il fondatore di una religione monoteista fonte di ogni disgrazia per il mondo e per l'uomo. Questo dio unico ha tolto, in quanto unico e simile all'uomo, la sacralità dalla natura, dagli animali, dalle piante, dai luoghi. Ha posto l'uomo al centro di tutto l'universo eleggendolo a fruitore assoluto di tutte le cose viventi e non viventi che (Sic!) sarebbero state create per lui, solo per lui. Questo dio antropomorfo e monolitico ha tolto il sacro dai boschi, dalle sorgenti, dai fiumi, dalle spiagge, ha tolto la residenza degli dei dalla cima dei monti. Ha consegnato il mondo alla distruttività umana. Questo figlio di dio è salito lui sulla montagna lasciata deserta dagli dei e si è messo a predicare agli uomini invitandoli a procreare come conigli, a occupare ogni spazio della Terra, a consumare ogni risorsa che, ha gridato, era stata creata per lui! L'universo sarebbe stato creato per lui! Tutta quella roba per soddisfare le voglie di una scimmietta arrogante. Questo predicatore autoproclamatosi figlio di dio ha esasperato un'antropocentrismo che già aveva la tendenza a fare del mondo la propria discarica. Ma almeno l'uomo greco aveva il senso del divino nella natura, ogni aspetto della quale secondo i greci era pervasa di sacro. Non solo nel politeismo greco ma anche nei primi filosofi presocratici e nel poema di Parmenide il mondo era visto come una manifestazione del divino.L'antico uomo greco sentiva il divino del mondo e leggeva poeticamente le cose. Il cristianesimo e l'Islam hanno distrutto questa sensibilità originaria relegando il mondo a sfondo per l'arrogante agire dell'uomo. Un agire che tende a impossessarsi della natura, dei luoghi, dell'ambiente e a stravolgerlo secondo i propri sconfinati desideri. L'odierno mondo dei diritti (umani, solo umani) è il prodotto di questa visione essendo i diritti null'altro che i desideri senza limiti degli uomini.

domenica 19 dicembre 2010

La popolazione cresce in maniera inarrestabile

Siamo ormai vicini a sette miliardi di umani, mentre gli animali regrediscono sia in numero che in varietà e si ritirano in aree sempre più ristrette della Terra. Le città, come un cancro pieno di metastasi, si estendono sempre più nei territori circostanti, divorando ogni giorno ettari su ettari di boschi, campi, prati, colline, sponde di fiumi. La natura regredisce lasciando il campo ad una grigia struttura di cemento che si somiglia in ogni angolo della Terra. L'occhio dell'uomo, che una volta poteva rivolgersi a distese sconfinate di verde, di alberi, di natura, oggi non può guardare da nessuna parte senza incappare in orribili manufatti umani composti di asfalto e cemento. Le città sono non solo un cancro ma portano al cancro: inquinanti di ogni genere riempiono le strade cittadine, i locali delle nostre case. Le gallerie delle metropolitane, le strade, i muri delle case sono imbrattati e pervasi di polveri di amianto, potente cancerogeno di cui sono composte le strutture delle nostre case. Le campagne, le sponde dei fiumi, le acque dei ruscelli, il mare lungo le sue rive sono pervasi da tossici come arsenico, piombo, alluminio, pesticidi, veleni chimici che ormai invadono il nostro corpo e compongono in maniera irreparabile la struttura stessa delle nostre ossa. Di fronte a tutto questo, alcuni imbecilli ancora si lamentano del basso tasso di natalità, propongono politiche per favorire la proliferazione umana, politiche volte a "salvaguardare la famiglia" (Sic!). Preti e iman (pedofili o meno) predicano la natalità in nome di un dio che non ha altro nome di quello di Caos o Distruzione, Nichilismo puro. Impediscono in tutto il mondo l'uso dei contraccettivi, sorridono felici in mezzo a nuguli di bambini in posti dove la fame è il segno che la natura rifiuta l'arroganza umana della proliferazione. Questi predicatori di necrofilia sorridono ebeti di fronte alla morte del mondo, storditi dalla droga della figliolanza. Gli africani stessi oggi ci chiedono di fermarci, di smetterla di inviare aiuti in cibo e materiali (per lo più di scarto) perché gli aiuti stanno uccidendo l'Africa. Popolazioni di zombie vivono in mezzo al deserto della natura, accovacciati tra sacchi di cibo e farina, incapaci di reagire, circondati dall'unico prodotto che sono in grado ancora di fare: figli e fango. Nessuno insegna loro come si lavora la terra, come ci si rimbocca le maniche, come badare a se stessi e migliorare la propria esistenza, come si deve costruire un rapporto con i luoghi, e non come offenderli con altri figli.