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mercoledì 20 maggio 2015

La Rimozione




Sette miliardi di umani si affaccendano sulla superficie del pianeta cercando di distruggere quel che resta della natura. Tutti sono animati dal sacro furore del proprio Ego ipertrofico, vedono solo se stessi, tutto il resto è considerato un magazzino per i propri bisogni, un terreno vuoto da riempire di cemento e manufatti. Gli animali, le altre specie torturate e seviziate, inseguite cacciate e uccise, oppure asfissiate togliendo loro l’ambiente, il cibo, l’acqua, l’aria, tutto. Peggio ancora rinchiuse in allevamenti intensivi, in una specie di campo di concentramento e di tortura, poi uccise in maniera industriale, con l’uso dei mezzi tecnici moderni. Per la Terra e la sua superficie la presenza ipertrofica umana rappresenta una vera e propria infezione cancrenosa, una parassitosi, una infestazione velenosa in cui il parassita che è cresciuto fino a soffocarla è la specie autodenominata Homo. Questa malattia della Terra è davanti a noi, manifesta in tutta la sua evidenza, eppure ci rifiutiamo di vederla e riconoscerla, aggiriamo il problema con gli artifizi dialettici, usando parole totem che hanno poco o nessun senso come sostenibilità, eco-compatibilità, rinnovabili, resilienza, eccetera. Il senso vero della tragedia della Terra  viene accuratamente nascosto: l’incredibile, inusitata, spaventosa crescita numerica della nostra specie, una infestazione di un pianeta malato.
Eppure questa crescita esplosiva così chiara, così evidente,  è passata sotto silenzio. Dai governi, dai parlamenti, dai politici di tutte le fazioni, dai verdi e dagli ambientalisti che corrono dietro alle conseguenze di quella crescita distruttiva, senza vederne l’origine, oppure vedendone l’origine ma tacendola per pregiudizio e ideologia, bloccati da una visione antropocentrica che vede solo Homo e i suoi diritti assoluti. Una crescita senza precedenti e senza paragoni taciuta dai giornali, dalle Tv, e perfino dagli scienziati, da chi si occupa in maniera professionale di ambiente e di fenomeni naturali. Qualcuno si azzarda a dire che si consuma troppo, che basterebbe ridurre i consumi sia a livello individuale che collettivo. I fautori della decrescita hanno l’aspetto di chi ha capito tutto, declamano le loro verità come se tutti gli altri fossero emeriti imbecilli. Ricordano, ed a volte lo sono stati realmente nel loro passato, gli epigoni del marxismo che avevano capito tutto della storia del mondo. Ma costoro si fermano alla decrescita dei consumi, non parlano di altro. Anche loro sono preda della grande rimozione. Vedono con un occhio solo le curve che mostrano le impennate di consumi di merci e di energia. Ma poi chiudono ambedue gli occhi quando hanno davanti le curve verticali dell’esplosione demografica dell’ultimo secolo. Lì, davanti all’evidenza più chiara, divengono ciechi e muti. No, secondo costoro, le curve demografiche non contano; contano solo i consumi, il prodotto interno lordo. Ma se i consumi crescono con il crescere della popolazione? A quel punto ci vuole una bella rimozione del problema, cosciente o incosciente che sia (ma io credo che lo sappiano bene!). Non vedono le masse umane di migranti: sembra quasi che i migranti vengano dal nulla, forse scendono da barconi-astronavi provenienti da altri pianeti. Non vedono i tassi di natalità di zone della Terra sempre più vaste; non vedono come –uno dopo l’altro- falliscono i tentativi di contenere la crescita della popolazione fatta dai governi più accorti, spesso del terzo mondo stesso. Se in occidente la popolazione si era stabilizzata in passato ciò era avvenuto per motivi economici: i figli costano sia in Europa che in Us. Ma ormai anche in Europa e in Us la popolazione torna impetuosamente a crescere per le migrazioni: Cosa cercano i migranti? La pace?
Si in piccola quota-parte. Diciamolo a La Touche: la grande maggioranza dei migranti cerca i consumi, si i consumi. Cercano di vivere meglio. E come? Consumando di più: più caldo di inverno, più fresco di estate, più cibo, più mezzi, più cellulari, più auto, più vestiti, più elettrodomestici,  più viaggi, più case, più cemento, più strade, più rifiuti. E allora insegnamo ai vari fautori della decrescita felice, che questa si potrà sperare solo regolamentando i consumi, ma  a fronte di una decrescita – e si qui bisogna dire le cose che non si vogliono sentire…- a fronte di decrescita demografica, minori tassi di natalità, minor numero di figli, minor numero di bimbi dagli occhi grossi e dai volti magri che vengono sfornati senza sapere come fare per nutrirli e per crescerli…tanto poi ci pensano in Europa. Invece di denunciare questa irresponsabilità nel mettere al mondo figli destinati ai barconi, tutti tacciono, tutti fanno le anime belle, tutti si riempiono di parole umanitarie senza senso finché ci sarà la grande rimozione, finché ci nasconderemo l’origine del problema, anche a noi stessi. Dietro questo falso umanitarismo c’è il più radicale anti-umanesimo possibile: quello che minaccia l’uomo nella sua esistenza e nella sua essenza. Vanno denunciati preti e organizzazioni falsamente umanitarie per le loro irresponsabilità. Ma lì si può capire: lì ci speculano, ci ricavano soldi e carriere sotto le bandiere dell’umanitarismo solidaristico d’accatto. Quello che non si capisce è il grande silenzio dei verdi e degli ambientalisti europei. Eppure in gioco ormai non c’è più la politica, il potere, la gestione delle risorse economiche. In gioco ormai è il pianeta stesso, la sopravvivenza della specie Homo e quella (purtroppo) di tutte le altre specie che non hanno colpa.

martedì 12 maggio 2015

Stop a cemento e rinnovabili su suolo verde





Riporto questo articolo pubblicato su olambientalista.it contro il consumo di suolo, anche se il consumo avviene per impiantarvi rinnovabili. Non esiste solo la cementificazione ad uso abitativo o infrastrutturale infatti. Spesso viene distrutto suolo verde dietro il paravento delle cosiddette rinnovabili, il più delle volte a scarso rendimento energetico e che vengono impiantate a scopo speculativo più per intascare incentivi che per reale utilità. Anche queste campagne cui si dedica l'articolo tuttavia rischiano di essere pure declamazioni senza seguito se non si inquadra il problema nel più vasto tema della sovrappopolazione della specie Homo e nella pressione antropica sui suoli. Non si tratta solo della demagogia delle rinnovabili o di lotta alle speculazioni: se non si arresta la crescita esplosiva planetaria del numero della popolazione umana non ci saranno speranze. E purtroppo questo è l'ennesimo articolo che dimentica questa verità: al problema neanche un cenno. Se ad esempio, la popolazione residente sulla disastrata terra italiana continuerà a crescere di un milione ogni due anni (come sta avvenendo ormai stabilmente in particolare per i massicci fenomeni immigratori) non ci saranno denunce o leggi che potranno arrestare la distruzione di suolo. Ormai tutta l'Italia è urbanizzata e anche le campagne che restano sono interessate da una rete di cemento e infrastrutture sempre più fitta. 

Difesa del Suolo e “follia” delle rinnovabili su suoli coltivabili. Stop alla devastazione e alla speculazione [di Donato Cancellara*]

domenica 3 maggio 2015

Expo e sovrappopolazione

All'Expo di Milano si parla di cibo, una ottima occasione per denunciare i problemi della sovrappopolazione del pianeta da parte della specie Homo. Invece pare che del tema in questione non freghi niente a nessuno. Almeno a livello istituzionale o degli interessi dei produttori. A margine della manifestazione è stato anzi presentato un libro sul futuro della alimentazione umana, in cui si sostiene che presto saremo -che bello!- 9 miliardi e che ci dobbiamo attrezzare per mangiare gli insetti, magari allevati come si allevano oggi le galline. Uno dei presentatori del libro ha affermato: solo 20 anni fa ci pareva strano mangiare il sushi, così oggi ci pare strano mangiare insetti, ma vi assicuro che saremo tutti contenti e felici (tutti, si intende, i 9 miliardi di umani!). A questa visione ottimistica e priva di dubbi si uniforma tutto il politically correct che gira intorno alla manifestazione di Milano. Tutto va ben madama la marchesa il mondo avanza verso i 9 miliardi di abitanti, le migrazioni ci inondano di milioni di clandestini, la cementificazione avanza ovunque, l'inquinamento dilaga, l'aria è irrespirabile, il clima si surriscalda, le specie diverse da Homo spariscono, i barconi affondano, l'acqua scarseggia, le foreste scompaiono, gli oceani si riempiono di plastica, l'Africa avrà i suoi due miliardi di umani e la scomparsa di savane, elefanti e leoni, e mangeremo insetti, ma non c'è nessun problema. Le industrie continueranno a produrre cibi contaminati e a base di insetti, il Pil crescerà ancora, ci saranno più consumatori e il Titanic affonderà in un mare di merda ma con i passeggeri che cantano e ballano felici pieni di champagne e di tossici. Per fortuna la consapevolezza del problema comincia ad inquietare qualcuno. Scrive un tale Gian Mario Roggeri nelle lettere al direttore pubblicate sul settimanale Sette del Corriere ( 1 maggio 2015- numero 18):
"Forse non ci vogliamo rendere conto che uno dei più grandi problemi a livello mondiale sia oggi la sovrappopolazione. Quando sento che in Italia o altrove nascono pochi figli,ne sono soddisfatto: vuol dire che almeno qualche popolo "intelligente" c'è ancora. Come si conciliano i dati allarmanti sulla disoccupazione, sulla povertà, sulla (anche) conseguente criminalità, con l'augurio di più nascite o con la tacita accettazione di una immigrazione sempre più fuori controllo? A me pare che l'ipocrisia ed il falso buonismo trionfino in questa Italia allo sbando. Non mi esprimo su altre religioni, ma l'influenza nefasta della Chiesa Cattolica nel mondo ed in Italia in particolare, impedisce di guardare in faccia la realtà: perché dobbiamo commuoverci per milioni di bambini denutriti o malati in Paesi già poveri di per sé? Non sarebbe più logico, anziché sperperare denaro in progetti destinati al fallimento, investire su politiche serie di limitazione delle nascite? L'ignoranza di queste popolazioni fa sì che mettano al mondo figli in modo scriteriato, tanto qualcuno ci penserà e se muoiono se ne faranno degli altri. Nel mio Comune (ma è così ormai ovunque) le famiglie più numerose sono quelle di albanesi, marocchini, ecc., magari con il capofamiglia disoccupato e bisognoso di assistenza da parte dei Servizi Sociali, alla faccia della tanto sbandierata procreazione responsabile. Senza lavoro ma con 4 o 5 figli ed in altre parti del mondo va pure peggio. Siamo troppi sulla Terra e lo sa anche lei, direttore, come sa che l'Africa non diventerà mai un granaio e che ricchi e poveri, grassi e denutriti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Se siamo 7 miliardi, il traguardo ultimo non è quello di dare da mangiare a tutti, ma ridurre questo numero fino a condizioni di vita migliori per tutti. Perché allora dare lapidarie risposte politically correct? (Gian Mario Roggeri).
Alle giuste parole del signor Roggeri risponde il direttore in puro stile politically correct: "Gentile Gian Mario, lei solleva problemi reali ma giunge a conclusioni a mio avviso aberranti." Certo ha ragione il direttore, mica vogliamo guastare la festa delle imprese che hanno puntato tutto sull'Expo e sul mercato prossimo venturo di 9 miliardi di clienti! Berremo acqua avvelenata e mangeremo insetti, ma gli affari finanziari continueranno a crescere insieme alla popolazione. Almeno finché reggerà il pianeta.