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sabato 30 luglio 2016

La triste fine del laicismo illuminista

Quanto è durato il movimento illuminista? Circa tre secoli. al sorgere del XXI secolo il crollo delle torri gemelle ha suggellato ciò che era già finito nei campi di battaglia europei della prima e della seconda guerra mondiale. Il grande principio illuminista secondo cui la ragione è il solo criterio di legittimità di qualsiasi istituzione umana finisce con l'esaurirsi dei valori liberali e con il prevalere di nuovi oscurantismi. Il pensiero che era nato con gli empiristi inglesi, con Descartes, John Locke, Hume, Montesquieu, Rousseau e Voltaire e che vedeva nella scienza e nella ragione i mezzi per liberare l'umanità dalla superstizione e da ogni sudditanza, finisce sotto i nostri occhi sbalorditi dai cambiamenti rapidi che annunciano la fine di quel mondo di speranze e di progresso. La grande energia sociale e di pensiero che aveva accompagnato la rivoluzione Americana e Francese, la democrazia Inglese e poi le speranze del socialismo, non hanno eredi.Gli intellettuali balbettano di accoglienza e tolleranza ma parlano isolati in un disinteresse diffuso. Non sanno proporre nulla se non che tutto è uguale, e che una cultura vale l'altra. Per ritrovare qualche entusiasmo ai giovani non resta che il calcio e i centri commerciali: non credono più a nulla e sono occupati a cercare un lavoro per la sopravvivenza. Quello che ereditiamo è un mondo devastato dalla follia umana, un consumismo sfrenato fine a se stesso, una trasformazione dell'ambiente in cui la natura viene sistematicamente distrutta e il suolo cementificato, l'aria e le acque inquinate irreparabilmente, il clima stravolto, le specie diverse da Homo annientate giorno per giorno. In questo scenario che fine ha fatto la ragione? Secondo gli illuministi essa doveva guidare un processo di globalizzazione che avrebbe dovuto affermare i nuovi valori della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà tra gli uomini. In nome della ragione si era preteso da parte dei rivoluzionari l'abbandono della storia, della tradizione, del costume, dell'appartenenza e dell'esperienza dei singoli popoli. Si auspicava l'uomo nuovo libero dalle credenze del passato e aperto alle nuove scoperte e alla fratellanza universale. Gli esiti di questo pensiero sono stati invece tutt'altro. Una politica di predominio delle singole nazioni, comprese le conquiste coloniali, poi la guerra civile europea e infine uno scatenato consumismo privo di valori morali che ha condotto alla catastrofe ecologica. Nello stesso tempo l'uomo è divenuto, da creatura di dio, una creatura della scienza che lo ha illuso di poter accrescere la sua potenza sul mondo in modo illimitato. La scienza in grado ancora di dare spiegazioni sul mondo fisico, ha però smesso di dare risposte sul futuro dell'uomo. Il pensiero illuminista, come elaborato da Kant e da Hegel e poi da Marx nella versione tedesca, o dai pragmatisti americani nella versione anglosassone, ha rivelato una intrinseca debolezza: è il pensiero che ha accompagnato il declino europeo e poi la fine del sogno americano. Le democrazie basate sul laicismo si sono rivelate deboli, incapaci di motivare i giovani, di dare visioni e speranze di un mondo nuovo per cui lottare e affermarsi. Lo spirito illuminista, annientate le tradizioni e le superstizioni, non ha trovato altro sbocco che l'economicismo freddo dei burocrati europei o l'isolazionismo degli Stati Uniti, impaurito dalle proprie stesse responsabilità.
Nel frattempo il principio di ragione si è andato isterilendo verso uno scientismo che tende soltanto ad implementare la propria potenza, senza un fine condiviso che non sia quello di aumentare se stesso, di produrre sempre di più merci e tecnologia. Di questa aumentata produzione fa parte, per paradosso, l'uomo stesso la cui esplosione numerica è parte essenziale di questo processo di svalorizzazione e di mero aumento della produzione e dello smercio. L'esplosione demografica è il fondamento di questa trasformazione finale del mondo moderno avviato ad una combustione rapida, anche nel senso letterale di bruciare in pochi decenni le risorse ambientali ed energetiche residue.
Il laicismo ha subito, in seguito allo sviluppo dello scientismo e delle visioni logico-matematiche in cui si è andato trasformando, un lento processo di depotenziamento. Il dubbio metodico cartesiano, fondamentale per il progresso scientifico, si è rivelato un tarlo nichilistico per quanto riguarda la costruzione di una politica globale occidentale. Ai vecchi valori cristiani, è subentrato un laicismo privo di forza che una volta secolarizzata una parte della società - esaurita la spinta rivoluzionaria- ha dato origine ad una neutralità e una parificazione in cui ogni cultura etnica e ogni visione religiosa viene equiparata e resa equivalente ad ogni altra, senza scala di valori e senza giudizi di validità. La grande superiorità della visione laica della vita e del principio di ragione predicata dai rivoluzionari del 1789 finisce così in uno sterile burocratismo che registra le differenze solo per parificarle nella neutralità generale. Si è creato un pensiero debole, registrato anche a livello filosofico senza infingimenti con lo stesso termine, un pensiero che non genera entusiasmi, che rende apatici i giovani, che riduce tutto a consumo, che predica una metafisica dei diritti in quanto non ha altra metafisica da proporre se non quella di valorizzare al massimo il soggetto. Il soggetto nella forma di un individualismo egocentrico rimane l'unico valore nel deserto metafisico occidentale. Non esiste più tradizione, popolo, appartenenza, storia, nazione, cultura locale; ma esiste un solo unico soggetto universale (l'individuo metafisico) sradicato da ogni appartenenza ad un suolo specifico, cittadino planetario, depositario solo di diritti e privo di doveri. Se si eccettua forse l'unico dovere pro-posto-imposto che è quello di consumare. Al contempo si assiste, sull'onda dell'esplosione demografica presso culture che, nell'ottica illuminista di un tempo erano arretrate e oscurantiste, ad una rinascita vigorosa delle culture basate sulla religione, sull'uso utilitaristico e fittizio della ragione, sul rifiuto del liberalismo e della democrazia liberale in favore di regimi autoritari spesso fondati su familismi o tribalismi o su fazioni religiose. Il laicismo dei paesi occidentali, d'altra parte, è rimasto se pur depotenziato nelle istituzioni e nelle teste degli intellettuali, mentre sul territorio , anche per i cambiamenti apportati dall'epocale processo immigratorio, rinascono le fazioni, le appartenenze etniche, le culture conflittuali, le tradizioni che persa ogni appartenenza per lo sradicamento dai luoghi di origine, si estremizzano, danno luogo a violenze in nome di oscurantismi e -nella vecchia ottica illuminista- di superstizioni stupide.
Di fronte a queste nuove forze che desautorano la ragione e impongono visioni irrazionali e religiose o pseudo-religiose, il laicismo perde continuamente di presa sulle coscienze. Tutti i giovani immigrati o figli di immigrati si sentono profondamente estranei ad una cultura laica liberale. Senza alcun dubbio sono attratti dalle visioni totalizzanti offerte dalla religione, assai più forti delle visioni laiche proposte con debolezza dai governi occidentali. Anche a livello politico internazionale manca una risposta laica. L'Europa ormai subisce le guerre ai propri confini senza reagire, senza poter imporre nulla. Come magnificamente previsto da Huntington nel suo libro sullo "Scontro delle Civiltà" l'illusione sulla forza delle democrazie si sta esaurendo nella constatazione allibita della loro fragilità e incapacità di guidare i processi politici internazionali. Trecento anni dopo, l'era dell'Illuminismo si sta esaurendo nello spavento di coloro che ancora credono nell'occidente. Un Tir lanciato contro una folla di passanti sul lungomare di Nizza è l'emblema di un'epoca. Ma cantare la Marsigliese servirà veramente a poco. Anzi a niente.

domenica 17 luglio 2016

L'inutile polemica sugli OGM

(Pistola per inserire geni nelle cellule vegetali)
Roger Scruton nel suo libro intervista sul "Suicidio dell'Occidente" dice a proposito degli Ogm: "Io sono un Ogm, e per questo ne sono a favore, a patto che siano attentamente costruiti per generazioni, proprio come me". Nel 1962 il libro "Primavera silenziosa" di Rachel Carson denunciava che i pesticidi stavano avvelenando l'ambiente, i suoli e le acque e contaminando il cibo. Un rappresentante della grande industria americana dei pesticidi dichiarò che se avessimo dato retta alla Carson saremmo tornati al medioevo e "insetti, malattie e parassiti tornerebbero signori del pianeta". Negli anni sessanta e settanta non si poteva fare a meno di constatare la completa dipendenza dei coltivatori dai pesticidi chimici sia in America che nel resto del mondo. Gli scienziati dell' U.S. Department of Agricolture suggerivano di mettere in campo i nemici naturali degli insetti e dei parassiti: ad esempio il virus della poliedrosi, avrebbe potuto neutralizzare la larva del lepidottero Heliothis Armigera nota come verme del cotone americano. Ma queste strategie di lotta biologica, applicate anche ad altri insetti e parassiti per le piante e la frutta si rivelarono costose e impraticabili su vasta scala essendo le rese limitate. Nel frattempo la continua rapida crescita della popolazione mondiale, insieme alla continua riduzione dei suoli fertili messi a produzione agricola, determinavano una fortissima richiesta di fertilizzanti chimici e di antiparassitari e insetticidi. A questo punto la Monsanto sulla scia degli studi portati avanti negli anni 70 da Mary-Dell Chilton a Seattle Marc Van Montagu e Jeff Schell in Belgio, si mise a studiare come introdurre tratti di DNA nella sequenza genica della pianta che potesse renderla resistente sia agli insetti che ai parassiti. Fu dapprima utilizzato un batterio (Agrobacterium) che attraverso una sonda biologica inseriva materiale genetico nella pianta. Negli anni ottanta John Sanford della Cornell University mise a punto una pistola genica che letteralmente sparava il materiale genetico all'interno delle cellule. Per inserire il DNA prescelto, questo veniva fissato a una minuscola particella di oro o tungsteno,e in questa forma era pronto per entrare nelle cellule di mais, frumento o riso. Nel 1987 Sanford illustrò la sua pistola botanica sulle pagine di Nature. La Pioneer gigante americano produttore di sementi ibride di mais (l'ibridazione serve a renderle non utilizzabili dagli agricoltori per la semina dell'anno successivo, costringendoli così a tornare dal produttore di sementi)è stato uno dei primi a ricorrere alle biotecnologie del DNA. In fondo l'uomo ha sempre utilizzato la modificazione genetica. Molti progenitori selvatici delle attuali piante coltivate, ad esempio, erano difficili da coltivare e di bassa resa. Fu quindi necessario modificarle e i primi agricoltori capirono che le modificazioni dovevano essere prodotte internamente all'organismo (dovevano cioè essere genetiche, diremmo oggi). Ricorsero allora alla selezione artificiale, grazie alla quale gli agricoltori e allevatori facevano riprodurre solo gli esemplari che avevano i tratti desiderati. Oggi le manipolazioni GM accelerano questi procedimenti. Per il difficile problema delle erbe infestanti la Monsanto ha messo a punto una tecnologia innovativa: la Roundup Ready. Roundup è un erbicida ad ampio spettro che può uccidere praticamente qualsiasi pianta; tuttavia grazie alla ingegneria genetica, i tecnici della Monsanto hanno prodotto piante Roundup Ready nelle quali è stata incorporata la resistenza all'erbicida, e che quindi prosperano mentre le erbacce intorno sono distrutte. Naturalmente, il fatto che gli agricoltori che acquistano i semi GM della Monsanto comprino anche l'erbicida prodotto dalla stessa azienda non fa che favorire gli interessi commerciali di qest'ultima. I vari tipi di erbacce richiedevano in passato prodotti chimici diversi per ciascun tipo. L'uso di un unico prodotto si traduce in una effettiva riduzione della concentrazione di inquinanti chimici nell'ambiente; quanto allo stesso Roundup, esso viene rappidamente degradato nel suolo( o almeno così viene affermato dai produttori). I pesticidi sono tra le sostanze più inquinanti del pianeta. Il DDT fu bandito nel 1972 ma la tossicità ambientale è ancora presente con effetti devastanti. Gli organofosforici, sebbene degradino più rapidamente, sono ancora più tossici: il gas nervino utilizzato nell'attacco terrorista ala metropolitana di Tokyo nel 1995, noto come sarin, è un membro della famiglia dei pesticidi organofosforici. Anche il ricorso a sostanze pesticide naturali o derivate da esse come la piretrina (sintetizzata artificialmente dalla metà degli anni sessanta copiando prodotti naturali, ha dimostrato la pericolosità di queste sostanze che sono fortemente sospettate di essre all'origine del Parkinson o sindromi affini nei mammiferi. Un effetto collaterale dell'uso delle piretrine è che molti insetti hanno sviluppato resistenza nei loro confronti. L'agricoltura biologica utilizza già da tempo una tossina prodotta da un batterio - Bacillus thuringiensis (Bt)- che attacca l'intestino degli insetti uccidendoli. Gli ingegneri del DNA ricombinante hanno pensato che anziché disperdere enormi quantità del bacillo sulle piante coltivate, convenisse inserire il gene codificante la tossina Bt nel genoma di queste ultime. Gli agricoltori non avrebbero avuto così più bisogno di irrorare i campi, perché ogni boccone del vegetale manipolato sarebbe letale per l'insetto, e innocuo per noi perché la tossina è disattivata dall'ambiente acido gastrico. Oggi abbiamo un'ampia gamma di piante produttrici di Bt - mais Bt, patate Bt, cotone Bt e soia Bt- e il risultato complessivo è stata una drastica riduzione nell'uso dei pesticidi. Nel 1995, in media, i coltivatori di cotone nella regione del delta del Mississippi irroravano i campi 4,5 volte per stagione. Solo un anno dopo, non appena il cotone Bt si diffuse, quella media in tutte le piantagioni (comprese quelle in cui si coltivava cotone non Bt) scese a 2,5.Si stima che in Cina, nel 1999, l'impiego di cotone Bt abbia ridotto l'uso di pesticidi di milletrecento tonnellate. Le biotecnologie hanno reso più forti molte piante coltivate anche rispetto ai virus. Roger Beachy della Washington University provò a inserire nelle piante il gene che codifica l'involucro proteico di virus che le colpiscono per verificare se le piante divenissero immuni. Il trucco funzionò. In seguito gli scienziati della Monsanto per combattere una comune malattia virale che colpisce la patata,ricorsero a questa tecnica favorendo la produzione e abbassando i prezzi. La Mc Donald e altri giganti del fast food rifiutarono di utilizzarle temendo forme di boicottaggio, per cui oggiutilizzano patatine fritte con costi più elevati del mercato. Alcuni prodotti dell'agricoltura GM oltre alla resistenza alle malattie hanno maggiori costituenti nutritivi, come il riso giallo ricco di vitamina A che assicura una maggiore protezione alle popolazioni che se ne cibano, scongiurando malattie e invalidità (come la cecità da carenza di carotenoidi, che interessa circa 500.000 persone ogni anno nei paesi poveri). Gli ambientalisti si sono sempre rifiutati di accettare le manipolazioni genetiche delle piante usate in agricoltura. Le loro posizioni al riguardo non hanno nessuna logica razionale ma sono dettate unicamente da motivazioni irrazionali e pregiudizi ideologici. La necessità di sfamare sette miliardi e mezzo di persone impone -obtorto collo- l'uso di pesticidi o in alternativa di organismi GM in agricoltura. La lotta biologica alle malattie delle piante ha forti limiti di produzione e di costi e ovunque nel mondo si è dimostrata inefficace nell'assicurare produzioni sufficienti a soddisfare la richiesta di cibo a prezzi accessibili. I prodotti da agricoltura biologica sono prodotti di nicchia con costi proibitivi per la grande massa di consumatori. La sovrappopolazione impone oggi il ricorso agli OGM se vogliamo sfamare il mondo senza le carestie e i milioni di morti per fame del passato. Nonostante questo sia a tutti evidente, gli ambientalisti si rifiutano di lottare contro la sovrappopolazione, si disinteressano ampiamente delle politiche di controllo demografico da portare avanti specialmente nei paesi poveri con agricoltura arretrata. Nello stesso tempo combattono ferocemente gli OGM e pretendono di proibire il ricorso ai pesticidi. Se fossero seguite le politiche da loro proposte non si vede come si potrebbe assicurare alla popolazione mondiale in rapida crescita una quantità di cibo e prodotti agricoli adeguata. Anche i fenomeni migratori sono influenzati da queste politiche cieche e irrazionali, infatti alti tassi di natalità in paesi che non hanno produzioni sufficienti di derrate agricole determinano la necessità per milioni di persone di spostarsi verso terre più ricche e produttive. Gli ambientalisti mainstream si rifiutano di vedere quello che è davanti agli occhi di tutti: l'uso degli OGM non è una discussione teorica in cui discettare di politica, ma una necessità imposta ai governanti e alle popolazioni dalla abnorme esplosione demografica degli ultimi decenni che ha portato a raddoppiare la popolazione mondiale nello spazio temporale di una generazione. L'alternativa all'uso degli OGM se non vogliamo far morire di fame decine di milioni di persone, è un uso massiccio e devastante per la salute umana e delle specie animali di migliaia di tonnellate di pesticidi ogni anno in agricoltura. Tutto il resto sono chiacchiere "ambientaliste" del politicamente corretto che hanno poco a che vedere con la realtà che sta vivendo il pianeta. Ci aspettiamo almeno dai cosiddetti "verdi" (più ideologi dell'anticapitalismo romantico che realmente interessati all'ambiente) una conversione alle politiche di controllo della natalità, le uniche che nel giro di alcuni decenni potrebbero portare ad un minor uso di OGM e pesticidi in agricoltura.