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mercoledì 18 giugno 2014

Petrolio e popolazione




In un interessante articolo su World Population Review scritto da T. Murphy  si sostiene, con una ricostruzione dei dati razionale e coerente, che la sovrappopolazione del pianeta sia riconducibile alla disponibilità di petrolio e al surplus di energia e cibo che il petrolio ha determinato soprattutto nell’ultimo secolo.
Il consumo di petrolio, sostiene l’articolo, è in grado di spiegare tutti i fenomeni che stanno accadendo nell’ecosistema: dal riscaldamento ambientale (ogni 10000 W di energia prodotta dai combustibili fossili genera 22 tonnellate di Co2 in atmosfera), all’esplosione demografica, all’invasione dei rifiuti, alle megalopoli ecc.
Per giustificare alcuni dati non coerenti, come ad esempio la bassa natalità in certi paesi forti consumatori di idrocarburi, Murphy ricorre ad una spiegazione logica: il mondo è una realtà complessa e interconnessa per cui le aree con bassa natalità trovano compensazione in altre aree del pianeta attraverso lo spostamento di cibo, materiali, informazioni e persone, determinandosi una crescita generale della popolazione complessiva. Dove le nascite sono basse ciò è dovuto non tanto a differenze economiche, quanto a caratteristiche culturali. L’autore fa l’esempio di alcuni paesi arabi in cui l’economia è fiorente (grazie al petrolio) ma i tassi di natalità sono altissimi. O di alcuni paesi poveri o con economie stagnanti (ad esempio certi stati dell’est Europa) in cui tuttavia i tassi di natalità sono bassi. Considerare quindi i tassi di natalità in aree localizzate, si sostiene nell’articolo, potrebbe essere fuorviante, in quanto ciò che conta è il quadro globale alla luce della disponibilità di idrocarburi, in particolare di petrolio. Corollario di questa tesi è che una minore disponibilità di petrolio o un suo minore utilizzo, comunque determinato (politiche governative, scelta delle rinnovabili, ecc.) porterà con ogni probabilità ad una minore disponibilità di energia a basso prezzo, a minore quantità di cibo. Ciò comporterà la necessità di cambiare radicalmente i nostri atteggiamenti egoistici di specie e di dover ridurre i tassi di natalità pena uno squilibrio tra energia disponibile e popolazione che può portare a situazioni drammatiche. Stupisce come i verdi e i vari movimenti ecologisti continuino ad ignorare il problema dei tassi di natalità eccessivi nel momento in cui premono con forza sulla riduzione dei consumi energetici.
Il lavoro della WPR è positivo perché sfata un mito: non è vero che le nazioni ricche sono statiche; al netto di tutti i fenomeni (globalizzazione, produzione lorda, immigrazione ecc.) le loro popolazioni sono in crescita. Dagli Stati Uniti, alla Francia, alla Germania, al Quatar, all’ Italia medesima le popolazioni e la densità demografica cresce. I tassi di crescita della popolazione sono in funzione del tasso di consumo di energia primaria, afferma l’articolo. Anche tutti i paesi con surplus di energia (esportatori) tendono ad essere produttori anche di surplus demografici. Nel mondo reale l’energia in eccesso tende a portare all’eccesso anche i tassi di natalità.
 Quali sono i mezzi per diminuire la natalità? Secondo Murphy particolarmente importante è la scolarità delle giovani donne e l’educazione alla contraccezione. Estremamente deleteri sono invece gli aiuti a pioggia in denaro e cibo a paesi arretrati o in via di sviluppo in forte crescita demografica. Tali aiuti non costituiscono altro che semplici spostamenti del surplus energetico e forniscono materia prima per nuovi bambini rallentando allo stesso tempo un vero sviluppo locale. Sebbene sia apparentemente un segno di simpatia universale e appartenendo come tale alla natura umana, questo comportamento può diventare una delle forze che ci lega ai binari della ferrovia che portano alla sovrappopolazione e all’eventuale collasso, dice Murphy.
L’aumento di consumo di petrolio di Cina e India è estremamente preoccupante in quanto, nonostante tutti i tentativi di controllo demografico dei governi, condurrà ad un aumento demografico di vaste proporzioni e, vista l’economia in espansione di quei paesi, a tassi di inquinamento estremamente alti. Solo l’India aggiunge 15 milioni di persone e nuovi consumatori ogni anno, la Cina 6 milioni. La Nigeria aggiunge ogni anno 4 milioni di consumatori. Gli Stati Uniti, nonostante aggiungano “solo” tre milioni di consumatori ogni anno sono i più affamati in termini energetici. Ma presto sarà la Cina a richiedere più petajoule di energia ogni anno; le richieste complessive di Stati Uniti, Cina e India, dove la crescita di popolazione sta guidando l’aumento globale della domanda di risorse, condurranno ad accentuare il problema della scarsità energetica per raggiungimento del picco delle risorse (i cui effetti già si percepiscono nell’aumento del prezzo del petrolio e nella crisi economica mondiale). Anche l’emissione di CO2 risente dell’aumento per la richiesta dovuto all’effetto della crescita della popolazione, in funzione del numero di persone aggiunte ogni anno. Qui il divario tra Stati Uniti e la coppia Cina /India si riduce in quanto questi ultimi paesi usano in prevalenza fonti energetiche sporche e tecnologie più arretrate.
In definitiva l’articolo conclude che siamo nel bel mezzo di un esperimento non pianificato su scala senza precedenti: 7 miliardi di persone e un mondo in cui i consumi di idrocarburi stanno aumentando mentre le risorse energetiche sono al picco o oltre. Purtroppo la popolazione non si ferma: il numero cresce alla velocità di circa tre-quattro nuove persone (al netto dei decessi) al secondo. E’ una folle corsa verso il futuro. L’autore si domanda se, in presenza di un prevedibile superamento del picco di produzione di idrocarburi (in particolare del petrolio) sarà possibile prevedere una parallela discesa dei tassi di natalità, secondo la teoria che vede nella disponibilità energetica la causa della crescita. Ma la coincidenza tra curva di crescita dei consumi energetici e popolazione non è detto che si mantenga sul lato della riduzione.  Sostenere l’alimentazione e i consumi di miliardi di persone sul pianeta su tempi lunghi è una sfida colossale che non sappiamo come sarà risolta. Potrebbe essere la madre di tutte le sfide. Bisognerà trovare il modo di riportare le curve di consumi energetici e di popolazione entro limiti di tollerabilità ed in maniera coordinata così da assicurare la possibilità di un rientro nei limiti senza eventi catastrofici.

A commento dell’articolo posso solo aggiungere che personalmente diffido di modelli troppo semplicistici che riconducono  tutte le dinamiche delle società umane moderne ad un elemento base in grado di spiegare tutto e modificando il quale è possibile cambiare sostanzialmente quelle dinamiche. Ritenere il consumo di petrolio l’unico fattore in grado di influenzare il futuro del mondo ed in particolare la crescita demografica può condurre ad errori e sottovalutazioni. Quanto conta ad esempio la tecnologia nel fenomeno del boom demografico? Per fare solo degli esempi basta ricordare l’invenzione dei vaccini e degli antibiotici, i fertilizzanti, la motorizzazione dell’agricoltura, gli spostamenti rapidi, i nuovi mezzi di comunicazione telematica. Tutti questi fenomeni creano connessioni e correlazioni che modificano il quadro demografico ben oltre la semplice disponibilità energetica. Insieme al petrolio viaggiano notizie, influenze culturali, modelli comportamentali e –come abbiamo visto negli ultimi decenni- modelli di consumo. Nell'articolo del WPR si pone l'accento sulla produzione di petrolio con il rischio di dimenticare tutti gli altri fattori, spesso ugualmente o addirittura più rilevanti, in grado di influenzare le dinamiche demografiche.  Nel considerare una strategia per il futuro che ci risparmi il collasso ambientale e contrasti la sovrappopolazione dovremo tenere presente questa complessità.

martedì 3 giugno 2014

Horror Vacui

La barbarie cattolica continua imperterrita nel suo discorso di distruzione del pianeta.
Dal Corriere di oggi:

ROMA - Chi si sposa e non fa figli volutamente passerà «la vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine». Sono le parole che Papa Francesco ha rivolto il 2 giugno ad una quindicina di coppie di sposi alla messa celebrata nella domus di Santa Marta in Vaticano. Una bacchettata rivolta soprattutto a chi preferisce dedicarsi ad un animale domestico che a un bebé: «Forse è più comodo avere un cagnolino, due gatti e l’amore va ai due gatti e al cagnolino. È vero o no, questo?».

Il capo della fazione cattolica, ormai votata al nichilismo puro, incontaminato da ogni barlume di raziocinio, ha poi proseguito:

«Ci sono cose che a Gesù non piacciono - avverte il Papa - i matrimoni sterili per scelta, che non vogliono i figli, che vogliono rimanere senza fecondità. Francesco accusa «questa cultura del benessere di dieci anni fa, che ci ha convinto che è meglio non avere i figli, così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna. Così tu stai tranquillo...».

A Gesù quindi, dice il papa, non piace arrestare l'ondata spaventosa di spermatozoi in corsa per la fecondazione degli ovuli di Homo e il trionfo finale della specie umana sul mare di nulla che si sta preparando. Non bastano le baraccopoli fumiganti di miasmi putrefattivi che circondano le megalopoli cementifere in espansione irrefrenabile su tutti gli angoli della Terra. Non bastano le gigantesche e sterminate discariche di rifiuti generati da Homo che ormai sono orrido contrappunto al cemento che spiana ogni paesaggio e riempie di grigio e di bruttura il poco verde rimasto. Non basta la vita di Inferno cui sono condannati milioni di umani dentro scatole di cemento circondati da veleni e vapori tossici, costretti a bere acque maleodoranti e a cibarsi di cibi avvelenati. Non bastano le deforestazioni che stanno stravolgendo in maniera definitiva e irreversibile l'Africa, l'Asia, le Americhe. Non bastano i miasmi carboniosi che sono il derivato della voracità energivora di Homo, miasmi che continueranno ad avvelenare l'aria del pianeta finché la specie si replicherà come polli d'allevamento. Non bastano, al papa, l'arrivo di milioni di immigrati, frutto di una mancata azione di controllo demografico da parte di governi locali corrotti e di organizzazioni cattoliche che in Africa e Asia hanno sistematicamente proibito e demonizzato i mezzi contraccettivi e il controllo delle nascite. Milioni e milioni di nati in eccesso in aree povere, prive di risorse, senza possibilità di lavoro e destinate ad altri decenni di sottosviluppo proprio per quell'eccesso demografico che succhia risorse e impedisce lo sviluppo di una economia moderna. Nati in eccesso la cui unica prospettiva di vita e di speranza è l'emigrazione in Europa. Qui il papa dovrebbe gridare un mea culpa tale da risuonare forte in ogni contrada del mondo, in ogni luogo della Terra devastato da questo terribile cancro della sovrappopolazione umana. Un "mea culpa" che ponga fine a questa vergogna di una chiesa cieca che non vuol guardare alla natura (al "Creato"?) come ricchezza e significato del mondo, ma vede
la Terra come "scantinato"e magazzino  del Padrone Homo che soddisfa i suoi bisogni e scarica i suoi rifiuti fottendosi delle altre specie, della vita, del pianeta e della sua bellezza. Che religione è questa? Questo è solo Horror vacui, orrore per tutto ciò che non è Homo, volontà di distruzione e di annichilimento senza limiti.

"Finché esisteranno frantumi di bellezza, qualcosa si potrà ancora capire del mondo" (Ceronetti)