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mercoledì 25 novembre 2015

Il genocidio silenzioso

Le specie appartenenti all’ordine dei primati sono ormai tutte in via di estinzione. A parte la specie Homo sapiens ovviamente, che è la causa della estinzione delle altre specie. Ovunque sulla Terra diminuiscono le foreste che consentono ai primati di vivere nel loro ambiente naturale. Quello che sta avvenendo ai gorilla, uno dei nostri parenti più prossimi, è uno dei tanti esempi di prossima estinzione. Le due specie oggi esistenti di gorilla vivono ormai ridotte a poche decine di migliaia in Africa equatoriale, separate da circa 900 km di foresta del Bacino del Congo: si tratta del gorilla occidentale e del gorilla orientale. Ricoprono un ruolo cruciale nella biodiversità locale, spostandosi attraverso grandi territori e aiutando, per esempio, la diffusione e germinazione degli alberi da frutto di cui si nutrono. La pressione antropica ne sta profondamente alterando l’habitat. Intere foreste vengono abbattute per installarvi coltivazioni destinate ad alimentare la crescente popolazione umana in esplosiva crescita demografica. Strade e cementificazione erodono il territorio vergine e lo rendono sempre più inadatto alla sopravvivenza delle specie locali. Ogni anno perdiamo circa 700.000 ettari di foreste a causa della deforestazione e del taglio illegale di alberi. Una superficie enorme, che corrisponde a tre volte il Belgio, viene distrutta, sottraendo così anche spazi ed habitat a moltissime specie animali, tra cui quella dei gorilla. Ma non c’è solo questo purtroppo. Il commercio di “bushmeat” (carne da animali selvatici), che avviene in tutta l’Africa occidentale e centrale, è oggi la più grave minaccia per i gorilla. La carne di gorilla, di scimpanzé, di antilope e di molti altri animali è infatti un cibo ricercato nei mercati clandestini di molti paesi, e viene venduto a prezzi da capogiro. Uguale sorte monaccia gli scimpanzè africani, un’altra specie che ci è molto vicina geneticamente. Continua la caccia e l’uccisione degli elefanti allo scopo di alimentare il commercio di avorio, ufficialmente illegale ma di fatto consentito per il reddito che produce. Quello che avviene nel Borneo, Sumatra, Indonesia e Malesia non è meno grave. Qui il genocidio sta avvenendo ad una velocità e su una scala sconcertante e vergognosa. Di oranghi sono ormai rimaste poche decine di migliaia di esemplari nelle foreste pluviali di quei paesi. Nel silenzio di tutto il mondo, sia dei governi che dei media, viene distrutto giornalmente con avidità ed efficienza uno degli habitat naturali più importanti per la biodiversità e per la sopravvivenza di molte specie in pericolo di estinzione. Nella più assoluta indifferenza il genocidio degli oranghi sta raggiungendo la sua conclusione. Tutto questo a causa dell’olio di palma, un ingrediente presente in prodotti di uso quotidiano come grissini, merendine, shampoo, dentifricio e cioccolato. Dietro l’uso di questo olio, che secondo alcuni sarebbe addirittura tossico e dannoso alla salute, c’è la speculazione: viene usato perché a buon mercato e molto conveniente. L’altra causa, quella determinante, è l’enorme richiesta mondiale di prodotti alimentari a basso costo in seguito alla crescita demografica esplosiva ed ininterrotta della specie Homo che infesta il pianeta. Al fine di spianare la strada per le piantagioni di palma da olio, immense distese di foreste pluviali incontaminate vengono distrutte, gli animali come gli oranghi e altre specie locali uccisi, catturati con trappole, venduti, lasciati senza il loro ambiente naturale e avviati all’estinzione. Le grandi aziende interessate non si preoccupano minimamente del problema e anzi incoraggiano i lavoratori locali impegnati nella deforestazione ad approfittare delle risorse naturali per aumentare i guadagni. Se la deforestazione continua a questo ritmo, oltre alla estinzione degli oranghi e di tante altre specie, avremo la distruzione pressoché completa della foresta pluviale in quell’area del pianeta (si calcola che al ritmo attuale di deforestazione venga raggiunta nel 2035). Tutto questo provocherà conseguenze estreme al nostro clima a causa del rilascio di anidride carbonica nell'atmosfera non più assorbita dal polmone verde di quelle foreste, una volta immense. Le organizzazioni ecologiste invitano a boicottare i prodotti contenenti olio di palma, e non posso che appoggiare questa iniziativa. Ma se non interveniamo all’origine del problema, cioè sulla esplosione demografica della nostra specie, ho l’impressione che la crescente richiesta di prodotti alimentari a basso costo impedirà la riuscita della campagna volta a salvare i primati e le altre specie in pericolo e con essi la foresta pluviale rimasta. Per lo stesso motivo sarà difficile in Africa arrestare il genocidio dei primati e delle altre specie in estinzione come gli elefanti se non si intraprenderà una seria politica di controllo della natalità in quei paesi e di riduzione della pressione antropica sulle ultime riserve verdi rimaste.

sabato 21 novembre 2015

La fine della Rivoluzione Francese

Il 13 novembre e stato l'11 settembre dell'Europa. Cosa succederà adesso? Dicono che c'è una guerra in corso, una guerra che nessun europeo e nessun americano vuole combattere. Chi difenderà i valori dell'illuminismo, della libertà e della democrazia? Ormai i valori del laicismo sono in regresso ovunque, la superstizione religiosa si diffonde con o senza il Califfo.Al posto della ragione si parla di nuove idolatrie: la sicurezza dei rivoluzionari del 1789 lascia il posto al trionfo dell'oscurantismo. Di fronte a questa radicalizzazione che fine fanno i valori dell'ecologia, del rispetto per la natura e le altre specie? Semplicemente non se ne parla, o se ne parla sempre meno. Sembra che la conferenza di Parigi sulle emissioni di carbonio non si terra più. Non e' una gran perdita, sarebbe servita a poco, ma anche questo e' un segno. Intanto in Siria E Iraq un intero territorio grande come uno stato e' in mano ai terroristi tagliagole. Il presidente Usa ha fatto finta, con radi e inutili bombardamenti, di contrastarlo. Come ha giustamente fatto notare il leader russo Putin persino i pozzi di petrolio e le migliaia di autobotti per trsportarlo in mano ai terroristi sono state lasciate intatte e funzionanti dagli americani, non si sa bene perché. L'Europa in tutta questa situazione da uno spettacolo ancor più mediocre. Ridotta ad una semplice area finanziaria e di commercio, con una grossa burocrazia e senza più alcun valore in cui credere, parla - anzi balbetta- in una pruralita di lingue senza saper prendere una sola decisione efficace. Senza più frontiere e senza più idee gli europei attendono una lenta fine mascherata da multiculturalismo tollerante. Tante culture senza più alcuna cultura. La forza morale che nacque dalla rivoluzione francese estinta. Si canta la marsigliese purché non si faccia nulla, per non fare nulla. Tutti invocano intelligence senza intelligenza, ci si affida alla illusione che qualcun altro risolva il problema e sembra che il 1945 non abbia mai termine, si prolunghi ai nostri giorni ma senza più la speranza di allora e senza l'America di allora. Nessun Roosvelt ci viene a soccorrere e non si vede nessun Churchill all'orizzonte. Mentre un Hitler redivivo e alle porte, anzi e' già tra di noi.

martedì 10 novembre 2015

La legge inutile sul consumo di suolo

Giorno dopo giorno viene annacquata la legge in discussione alla Commissione Ambiente della Camera sulla difesa del suolo verde in Italia. Il vino ora è talmente annacquato che è quasi diventato acqua. Le potenti lobby dei costruttori e dei proprietari terrieri, con un consenso generalizzato di tutti quelli che ci speculano, in particolare i comuni e la classe politica locale, hanno fatto pressioni e hanno raggiunto lo scopo di neutralizzare la legge. Il testo unificato che ora passa al vaglio delle altre commissioni per approdare poi in aula ha l’obiettivo teorico di azzerare entro il 2050 il consumo di suolo, introducendo una serie di vincoli progressivi sull’utilizzo dei terreni agricoli ed incentivando il riuso e la rigenerazione urbana, ma una serie di aggiunte e modifiche hanno di fatto azzerato l'efficacia della legge. L'Italia ha uno dei record mondiali sul consumo di suolo verde: 7 mq al minuto, una superficie che nell'arco di una giornata corrisponde a circa 80 campi di calcio. Nel 2014 il suolo “consumato” ha così raggiunto il 7% del territorio nazionale, contro il 6,4% del 2006, il 5,7% del 1996 ed il 2,7 degli anni ’50. Parliamo di qualcosa come 21mila chilometri quadrati, ovvero 345 metri quadri per ogni abitante. Uno dei punti deboli della legge è la genericità: non esiste infatti alcun dato certo e sarà un decreto del ministero delle Politiche agricole, di concerto con Ambiente, Beni Culturali e Infrastrutture e trasporti, a definire «la riduzione progressiva vincolante di consumo del suolo» a livello nazionale. Criteri e modalità verranno definite dalla Conferenza unificata (alla quale partecipano anche le regioni), che dovrà tenere conto delle specificità territoriali, delle caratteristiche dei suoli, delle produzioni agricole e dell’estensione delle coltivazioni (anche in chiave di sicurezza alimentare nazionale), della sicurezza ambientale, della pianificazione territoriale e dell’esigenza di realizzare opere pubbliche e fornire il suo parere entro 180 giorni dall’approvazione della legge, altrimenti subentra il governo. Il risparmio di suolo verde viene così diluito nel tempo e sottoposto ad una serie di vincoli e di pareri che renderà difficile opporsi alla cementificazione, la quale invece avanza rapida e senza vincoli, se non quelli minimi sulle licenze, spinta dal vento in poppa della speculazione e dei facili guadagni per costruttori e per i comuni che concedono le licenze.
Intanto restano fuori dalla nuova legge le infrastrutture e gli insediamenti produttivi strategici e di preminente interesse nazionale e le opere di interesse statale e regionale. L’attuazione concreta del provvedimento compete alle Regioni che devono fissare criteri e modalità da rispettare nell’ambito della pianificazione urbanistica a livello comunale. Anche in questo caso a fronte di enti inadempienti decide il governo esercitando il proprio potere sostitutivo. Ma rimandare i criteri alla pianificazione urbanistica comunale apre la porta a qualsiasi appetito dei costruttori, che attraverso i legami interessati con i politici locali, faranno le solite pressioni per inserire "varianti" e "aggiunte" come in passato. La nuova legge prevede anche che entro il termine di 180 giorni le Regioni «dettano disposizioni per incentivare i comuni, singoli e associati, a promuovere strategie di rigenerazione urbana anche mediante l’individuazione negli strumenti di pianificazione degli ambiti urbanistici da sottoporre prioritariamente a interventi di ristrutturazione urbanistica e di rinnovo edilizio, prevedendo il perseguimento di elevate prestazioni in termini di efficienza energetica ed integrazione di fonti energetiche rinnovabili, accessibilità ciclabile e ai servizi di trasporto collettivo, miglioramento della gestione delle acque a fini di invarianza idraulica e riduzione dei deflussi». Come dire: "state calmi cari costruttori, la torta anziché ridursi si amplia" con nuove cementificazioni di aree già urbanizzate.
Le Regioni dovranno dettare anche le disposizioni per la redazione di un «censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti», al fine di creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso. Spetta invece ai comuni segnalare ogni anno al prefetto, che raccoglie le segnalazioni in un apposito registro, le proprietà fondiarie in stato di abbandono o suscettibili di arrecare danno al paesaggio o ad attività produttive a causa dello stato di degrado o incuria nel quale sono lasciate dai proprietari. Questo significa che ogni rudere abbandonato in aree verdi anche di alto valore paesaggistico sarà la scusa per aprire la strada a ruspe e gru e alle gettate di cemento dietro il paravento della riqualificazione dell'area.
La legge assegna una delega specifica al governo, da esercitare entro nove mesi, per "semplificare attraverso uno o più decreti le procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate da un punto di vista urbanistico, socio-economico e ambientale, innanzitutto attraverso progetti organici relativi a edifici e spazi pubblici e privati, basati sul riuso del suolo, la riqualificazione, la demolizione, la ricostruzione e la sostituzione degli edifici esistenti, la creazione di aree verdi, pedonalizzate e piste ciclabili, l’inserimento di funzioni pubbliche e private diversificate volte al miglioramento della qualità della vita dei residenti, garantendo elevati standard di qualità, minimo impatto ambientale e risparmio energetico, attraverso l’indicazione di precisi obiettivi prestazionali degli edifici, di qualità architettonica, di informazione e partecipazione dei cittadini". E' così che la legge consentirà in maniera generica e con criteri aleatori l'edificazione di aree non ben definite, coprendo il vizio della speculazione e della corruzione dei politici locali dietro la virtù della riqualificazione ambientale e del risparmio energetico e della partecipazione dei cittadini - tutte parole vuote dietro cui tutto è consentito.
La legge fissa criteri "molto precisi e rigidi" per i compendi agricoli neorurali e sui mutamenti di destinazione. Vietati per 5 anni, in particolare, per le superfici coltivate che hanno beneficiato di aiuti comunitari. Ma come dimostra la storia passata delle leggi in Italia, se vengono inserite deroghe regolamentari o temporali, il "criterio rigido" viene subito aggirato e reso nullo. Dall’entrata in vigore della legge e fino all’adozione dei piani regionali, e comunque non oltre il termine di tre anni, non è consentito il consumo di suolo tranne che per i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione urbanistica e per le opere prioritarie. Ma sono fatti comunque salvi i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge che consentono il consumo di suolo inedificato, nonché gli interventi ed i programmi di trasformazione previsti nei piani attuativi. Nel caso il termine di tre anni dovesse trascorrere inutilmente "regioni e province autonome non potranno autorizzare il consumo di suolo in misura superiore al 50 per cento della media di consumo di suolo di ciascuna regione nei cinque anni antecedenti". E' ovvio che questa parte della legge in realtà consente l'edificazione in modo pressoché indiscriminato in quanto i parametri rimangono vaghi e indeterminati e salva in ogni caso tutte le procedure di edificazione in corso o già autorizzate o addirittura soltanto pianificate. Il fatto che poi si possa edificare su suolo verde col vago criterio del 50 % della edificazione nei cinque anni precedenti apre il vaso di pandora della cementificazione a tappeto e rende ridicola e inefficace tutta la legge.
Secondo il ministro dell’Ambiente Galletti e quello dell’Agricoltura Martina ora occorre passare rapidamente all’aula «per fermare lo scempio del territorio» e «preservare i suoli fertili». Mentre il Pd, col presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci e la relatrice Chiara Braga difendono il provvedimento, alla Camera non mancano i malumori. «L’intervento del partito del cemento ha peggiorato il testo» denuncia Adriano Zaccagni di Sel, che punta il dito contro «la delega in bianco» assegnata al governo sulla rigenerazione urbana. «ll ddl è mutato, negli ultimi due anni è andato avanti a singhiozzi e a ogni ripartenza c’è stata una sorpresina che l’ha svuotato progressivamente – dichiara Samuele Segoni, ex M5s ora deputato di Alternativa Libera -. Da un provvedimento che avrebbe dovuto contenere il consumo di suolo, si è tramutato in un testo per il rilancio dell’edilizia».
I costruttori dell’Ance invece ovviamente apprezzano la nuova legge soprattutto perchè «il mercato è fortemente cambiato, la domanda di case si è dimezzata rispetto al 2006 e le imprese sono consapevoli che si debba intervenire sul costruito, andando a intercettare una domanda che è sempre più selettiva ed esigente». Però chiedono al governo «più coraggio - spiega il presidente Claudio De Albertis -. Ci vogliono strumenti operativi, sia di tipo normativo che fiscale, poche cose che potrebbe essere adottate molto rapidamente e altrettanto rapidamente dare buoni risultati, che consentano di realizzare interventi di vera rigenerazione urbana». Ma dietro il paravento della "rigenerazione urbana" si nascondono ben altri intenti dei costruttori, i quali chiedono un rilancio della attività edilizia anche con sgravi fiscali, in un paese che ha già gran parte del territorio urbanizzato.
Con il passaggio di molte competenze dalle province ai comuni si rischia un ulteriore assalto alla diligenza (suoli verdi delle aree in passato competenza delle province che andranno alla competenza dei comuni) a cui parteciperanno al solito con voracità anche le regioni. Troppi interessi girano intorno alle aree verdi, e finché una seria legge sui suoli non intervenga sui facili guadagni del cambio d'uso, tutto sarà inutile. Una legge che blocchi in maniera efficace il consumo di suolo dovrebbe intervenire proprio alla base del problema: la speculazione sul cambiamento di destinazione del suolo verde. In un altro post su questo blog ho proposto quella che potrebbe essere una soluzione efficace: assoggettare tutti i suoli non edificati in Italia al regime delle concessioni di Stato. La proprietà privata di un suolo rurale (sia esso ad uso agricolo o meno) dovrebbe divenire una concessione dello Stato, una specie di affitto pluridecennale,che obbliga il proprietario pro tempore a mantenere il suolo nell'uso cui è stato concesso dallo Stato il quale detiene la proprietà effettiva del suolo. Questo è quanto prevede ad esempio la legge in Inghilterra. Ogni cambiamento di destinazione di quel suolo dovrebbe essere autorizzato dallo Stato: in particolare la vendita di un terreno da parte di un privato cocessionario dovrebbe essere esclusa da ogni speculazione passando per una transazione obbligatoria con il proprietario effettivo, lo Stato. Eventuali apprezzamenti di valore derivanti dal cambio di destinazione verrebbero così incamerati dallo Stato e sottratti alla speculazione. Nel frattempo la nuova legge rischia di essere un nulla di fatto e di mantenere il tasso di cementificazione del suolo immutato o addirittura aumentato.

mercoledì 4 novembre 2015

In arrivo la fusione tedesca

Al Max Plank Institut fur Plasmaphysic di Greifswald (Germania) sono vicini all'accensione del reattore a fusione, denominato Wendelstein 7-x. La macchina è stata completata l'anno scorso e ora fervono i preparativi per la verifica sperimentale della fusione e soprattutto del suo mantenimento. Il problema principale nella gestione della fusione nucleare non è innescare la fusione in sé, quanto riuscire a controllarla e mantenerla nel tempo: bisogna infatti governare le temperature altissime (100 milioni di gradi Celsius, circa 7 volte la temperatura del centro del Sole) alle quali deve essere portato il plasma affinché gli atomi possano fondersi e generare in tal modo energia. A tale scopo il sistema Wendelstein 7-x è un miglioramento del sistema tomawak di confinamento magnetico. Mentre il Tomawak (come quello del progetto ITER in costruzione a Cadarache) prevede una camera toroidale di confinamento magnetico fisso, il sistema tedesco denominato "Stellarator" presenta una camera a conformazione del tipo "a torsione" che possiede un campo variabile comandato da un software con lo scopo di mantenere costante la pressione e la temperatura del plasma reagente nella fusione. Nel Tomawak le spire che creano il campo magnetico hanno un problema: poiché gli avvolgimenti del filo sono più vicini all'interno del foro della ciambella, il campo magnetico è più forte al centro e più debole verso il bordo esterno della ciambella. Lo squilibrio provoca particelle alla deriva fuori rotta che vanno a impattare sul rivestimento e portano instabilità al confinamento. La soluzione progettata nel sistema Stellarator è di aggiungere una torsione che costringe le particelle attraverso regioni di campi magnetici variabili ma più omogenei nella camera , con effetti che si annullano a vicenda e creano stabilità al confinamento. Stellarator ha un sistema che assicura questa torsione dall'esterno. La strategia di progettazione, nota come ottimizzazione, prevede la definizione della forma del campo magnetico che meglio confina il plasma, poi la progettazione di un insieme di magneti per produrre il campo. Questa progettazione prende una notevole potenza di calcolo, e i supercomputer non erano all'altezza del compito fino al 1980. Uno dei primi tentativi di realizzare uno Stellarator con la finalità di ottimizzare la progettazione del campo magnetico fu iniziato negli Stati Uniti da parte del Nazional Compact Stellarator (NCSX) nel 2004, con una strategia di ottimizzazione diversa dai tentativi precedenti. Ma la difficoltà di costruzione e assemblaggio delle parti e la precisione millimetrica necessaria sia nella progettazione che nella realizzazione ha portato ad aumenti di costi e ritardi di pianificazione. Nel 2008, con l'80% dei principali componenti o costruiti o acquistati, il Dipartimento dell'Energia ha staccato la spina sul progetto (Science, 30 maggio 2008, pag. 1142). "Abbiamo sottovalutato il costo e sbagliato il calendario", dice L. George "Hutch" Neilson, direttore di NCSX. Ulteriori progetti di stellarator sono stati portati avanti e in corso di realizzazione, come ad esempio quello a Toki in Giappone. Nel frattempo a prendere in mano la guida avanzata del progetto si sono fatti avanti i tedeschi con la costruzione del reattore W7-X che è stato terminata nel 2014 ed è ormai prossimo all'accensione. Il governo del paese aveva dato il via libera all'iniziativa subito dopo la riunificazione nel 1993, e nel 1994 aveva deciso di istituire un nuovo istituto dipendente dal Max Plank Institut a Greifswald, nella ex Germania dell'Est, per costruire la macchina. Cinquanta membri del personale di IPP furono spostati da Garching a Greifswald, a 800 chilometri di distanza, con altri ricercatori che hanno fatto frequenti viaggi tra i siti. I nuovi assunti hanno portato l'organico fino ad oggi a 400 ricercatori. W7-X è stato programmato per iniziare la fase realizzativa nel 2006 ad un costo previsto di 0,550 miliardi di euro. Ad oggi, a macchina realizzata i costi hanno raggiunto gli 1,1 miliardi di euro. Ma proprio come era successo con lo sfortunato tentativo americano del NCSX, anche la realizzazione della macchina tedesca ha incontrato problemi enormi. La macchina dispone di 425 tonnellate di magneti superconduttori e prevede una complessa struttura di supporto con il compito di tenere refrigerati i sistemi vicino allo zero assoluto. Il raffreddamento dei magneti con elio liquido è un compito ingegneristico che Klinger, direttore della filiale di Greifswald, definisce "l'inferno sulla Terra". "Tutti i componenti freddi devono lavorare, le perdite non sono possibili, e l'accesso è molto difficoltoso" a causa dei sistemi di torsione dei magneti. Tra i magneti con la loro forma stranissima, gli ingegneri devono ottenere più di 250 aperture che permettano di fornire e rimuovere il carburante, riscaldare il plasma, e dare accesso a strumenti diagnostici estremamente precisi. Tutti gli elementi richiedono una modellazione 3D estremamente complessa. "Si può fare solo sul computer", dice Klinger. "Non si può adattare nulla in loco."Dopo 1,1 milioni di ore di costruzione, l'istituto di Greifswald ha terminato la macchina nel maggio 2014 e ha trascorso l'anno effettuando controlli di operatività, che W7-X ha passato senza intoppi. Prove con fasci di elettroni mostrano che il campo magnetico nel reattore è della forma giusta. "Tutto sembra eseguito con una estrema precisione, esattamente come dovrebbe", dice Thomas Sunn Pedersen del Max Plank Institut. L'Agenzia per l'energia nucleare tedesca ha dato il via recentemente alla continuazione dell'esperimento . Il vero test arriverà una volta che la macchina W7-X sarà piena di plasma e ricercatori verificheranno alcune condizioni di funzionamento. La misura chiave è il tempo di confinamento e il rapporto di dispersione dell'energia, il tasso al quale il plasma perde energia all'ambiente. "I ricercatori sul campo della fusione di tutto il mondo sono in attesa per vedere se nell'esperimento tedesco otteniamo il tempo di confinamento necessario e se realizziamo una reazione di fusione abbastanza lunga con una produzione di energia adeguata", dice l'americano David Gates del Princeton Plasma Physics Lab. Il successo potrebbe significare un cambiamento di rotta per la fusione. Il passo successivo dopo ITER è una centrale-prototipo che deve ancora essere progettata chiamata DEMO. La maggior parte degli esperti hanno ipotizzato che sarebbe stato una sorta di tokamak, ma ora, con quanto accade intorno al progetto tedesco, alcuni stanno iniziando a ipotizzare che la futura centrale sarà del tipo a stellarator derivata da Wendelstein 7-x. . Tutto dipenderà da come saranno i risultati dell'esperimento tedesco. Se saranno positivi, ci sarà un sacco di entusiasmo ". La realizzazione industriale della fusione potrebbe essere accelerata e alcuni gravi problemi del pianeta potrebbero cominciare ad avere risposte tecnologiche adeguate, primo fra tutti l'eccessiva emissione di carbonio in atmosfera.
(Molte delle notizie riportate nell'articolo sono tratte da Science 23 October 2015: Vol. 350 no. 6259).