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venerdì 25 settembre 2015

Le balle di Piazzapulita

In una delle peggiori mistificazioni cui abbia mai assistito in una trasmissione TV, il conduttore del Programma della 7 Piazza Pulita ha affermato ieri tra l'altro che l'Europa è in via di desertificazione e che l'unica salvezza per la civiltà occidentale è l'arrivo di milioni di migranti. Ricordo a Formigli, sommessamente, che l'Europa dei 27 in circa trent'anni ha quasi raddoppiato la popolazione, da 300 a 510 milioni di abitanti. In un delirio che credo abbia raggiunto vette da Centro di Igiene Mentale, Corrado Formigli ha poi affermato che l'Unione Europea ha assoluto bisogno di almeno 50 milioni di migranti nei prossimi venti anni e di 250 milioni entro i prossimi 50 anni, altrimenti assisteremo al fallimento economico dell'UE e lo spopolamento dell'Europa. Al delirio hanno contribuito i numerosi ospiti, tutti rigorosamente favorevoli al fenomeno immigratorio la cui consistenza sarebbe, a detta di tutti, falsamente esagerata in quanto si tratterebbe di una migrazione limitata con numeri reali di lieve entità. Un timido Sallusti ha compartecipato al delirio auspicando che si vadano a prendere i profughi dove necessario.Un rappresentante della Lega ha avuto il ruolo che il conduttore gli aveva riservato: un fenomeno da baraccone. Ad un certo punto è intervenuto il fotografo milionario Oliviero Toscani che ha sproloquiato di accoglienza e solidarietà ancora abbronzato dal soggiorno nella sua tenuta di svariati ettari situata nei pressi del Parco di San Rossore, ben protetta e isolata da alte recinzioni contro eventuali intrusi clandestini. Ma il meglio lo ha dato il rappresentante della Fiat e di Unicredit nella direzione del Corriere della Sera, Palo Mieli. In una sintonia completa con Formigli, evidenziata dai numeri delle tabelle che inframezzavano il suo intervento in cui si venivano evidenziate le necessità di ripopolamento dell'Europa in piena desertificazione, l'attuale direttore di RCS libri ha affermato che il nostro continente sta declinando demograficamente, che è in preda ad una spaventosa carenza di mano d'opera e di abitanti, e che l'unica speranza è che arrivino decine di milioni di immigrati nei prossimi anni. Il tutto con la sua solita sicumera da ex sessantottino non ancora demoralizzato dai numerosi fallimenti (tutti ricordano la raccomandazione di votare Prodi sull'articolo di fondo del Corriere, seguita dalla sconfitta elettorale del professore). In una delle affermazioni più paradossali di tutto il programma -vado a memoria- Formigli interrompeva le elucubrazioni dell'ex direttore del Corriere con questa frase: " il solo fatto di dare accoglienza e sostegno economico ad alcuni milioni di immigrati nei prossimi anni, porterebbe il Prodotto interno lordo europeo a crescere di quasi il 10 %". Mai frase fu più disvelante di quel che si nasconde dietro queste giaculatorie in favore di immigrazione e sovrappopolazione in un territorio già sovrassaturo di umani come l'Europa. Gettando la maschera di rappresentante del pensiero equo e solidale, il conduttore svela così il vero intento di tutti queste pseudo-ideologie solidaristiche: l'aumento del Pil e degli affari per imprese e banche. Tra i presenti spiccava il volto bonario del medico Strada, che in tutte le sue attività nei paesi del terzo mondo si è sempre guardato bene dall'intervenire in favore della pianificazione familiare e nel controllo delle nascite. In maniera stupefacente durante la trasmissione nessuno, di qualsivoglia parte politica, ha ricordato la più semplice ed evidente delle verità: che oltre le cause contingenti (guerre, carestie ecc.), la causa di fondo di tutto il fenomeno migratorio consiste negli enormi spropositati tassi di natalità che infestano vaste aree del pianeta e che sono anche all'origine della loro arretratezza economica, della mancanza di sufficienti risorse locali e persino dello scoppio di conflitti. Non solo, ma la sovrappopolazione del pianeta e i consumi connessi sono anche all'origine dei fenomeni di inquinamento ambientale, della cementificazione, della scarsità di acqua, cibo e risorse energetiche, e del cambiamento climatico. Ma l'intento della trasmissione era tutto nell'esaltazione del Mieli-pensiero: per continuare a fare affari è necessario che la popolazione aumenti, e più aumenta più si faranno affari.

mercoledì 23 settembre 2015

Il destino demografico dell'Europa (e dell'Italia)

Questa mappa mostra le variazioni medie annue nella popolazione di ciascuno dei comuni di 43 paesi europei: i Comuni in blu hanno perso popolazione, mentre quelle in rosso hanno l'hanno vista aumentare. L'intensità del colore è proporzionale a quello del cambiamento demografico: è più intenso in quelle aree in cui la variazione è superiore al 2% all'anno. I dati si riferiscono al periodo tra il 2001 e il 2011, l'ultimo disponibile. Sono stati raccolti e sviluppati dai ricercatori BBSR (Bundesinstitut für Bau-, Stadt- und Raumforschung), ente pubblico tedesco che si occupa di studi urbani e geografici. Regioni europee la cui popolazione ha registrato la maggiore crescita sono le isole britanniche, Francia e Spagna mediterranea. Quelli in cui la popolazione è diminuita di più sono i Balcani (ma bisogna considerare che mezza Romania si è trasferita in Italia) , la parte nord-occidentale della penisola iberica e gran parte dei paesi che si affacciano sul Mar Baltico. All'interno dello stesso stato, le tendenze possono variare da regione a regione. Per esempio, in tutta l'Europa nord-occidentale si vede una forte crescita nelle principali città. L'attuale situazione demografica nell'UE-27 conferma la tendenza verso una continua crescita ininterrotta dal 1960. La popolazione dell'UE-27 è cresciuta di 4,1 per 1 000 abitanti nel 2008, per effetto di una crescita naturale (cfr: Fonti e disponibilità dei dati) di 1,2 per 1 000 abitanti e di un saldo migratorio[1] di 2,9 per 1 000 abitanti. Nonostante un aumento della popolazione complessiva dell'UE-27 nel 2008, la distribuzione della variazione mostra una tendenza a concentrarsi nelle maggiori aree urbane. Senza il fenomeno immigratorio,ad eccezione della Francia, dell'Inghilterra e dell'Irlanda in cui la popolazione tenderebbe a crescere lievemente, tutte le altre aree andrebbero incontro ad un tasso di sostituzione o ad un lieve regresso della popolazione (complessivamente circa 100 mila abitanti in meno per anno considerando tutta l'area dei paesi UE).L'incremento demografico è invece attualmente positivo sia per i fenomeni immigratori che per i tassi complessivi di natalità che, considerando la differenza tra nuovi nati e nuovi arrivati e il numero dei morti, portano il tasso complessivo annuo di crescita della popolazione europea al 4,2 per 1000 ( secondo dati che riguardano l'anno 2008 si sono avuti due milioni e cento mila abitanti in più nell'Europa dei 27, di cui 1.500.000 per l'immigrazione e 600.000 per la natalità autoctona -anche essa in gran parte legata a popolazione di ex immigrati). Dati più recenti mostrano un aumento complessivo del numero annuale degli immigrati e una minore crescita dei nati autoctoni. Se notiamo le aree particolareggiate della carta europea redatta dal BBSR (ricordo che si riferisce al 2011 e non vi è ancora considerata l'accelerazione del fenomeno immigratorio degli ultimi anni) notiamo come a crescere complessivamente con una forte antropizzazione di tutto il territorio siano soprattutto la Francia, l'Irlanda e vaste zone della Spagna, il nord e il centro dell'Italia, il sud della Svezia, l'Inghilterra e la Scozia, l'area dell'ex Germania occidentale, le aree cittadine della Polonia.Tutte le grande aree urbane crescono fortemente. Fuori della UE è notevole la crescita in alcune aree della Turchia (grandi città). Crescono in maniera diffusa anche le popolazioni di Olanda e Belgio. La popolazione Italiana in assenza del fenomeno migratorio avrebbe potuto registrare un lieve calo di circa 60.000 unità per anno dal 2003 in poi. A causa della immigrazione regolare (quella illegale sfugge ad una quantificazione precisa e quindi non è compresa), il saldo demografico di crescita è consistito in circa 570.000 unità ogni anno, sempre a partire dal 2003. In sostanza, ogni due anni occorre trovare posto sul nostro già sovraffollato territorio (202 abitanti /kmq nel censimento 2012) per una nuova città delle dimensioni di Torino. Gli interessi della grande industria, dei gruppi finanziari e delle Banche (proprietarie di quasi tutti i giornali italiani) tendono ad identificare questa crescita come un fattore positivo per l'economia e una opportunità per il nostro paese. E' ovvio anche l'interesse dei costruttori, dei cementificatori, dei palazzinari e delle imprese che realizzano le infrastrutture sul nostro già martoriato e urbanizzato territorio, a vedere nella crescita della popolazione un ulteriore vantaggio e possibilità di affari (oltre che di corruzione). Sui media viene generata ad arte l'impressione che non esista alcun dissenso in merito, e che il destino del nostro paese e dell'Europa, dei paesaggi e della natura, del verde rimasto, dei suoli e delle acque di tutto il continente sia inesorabilmente segnato: teatro di una massiccia urbanizzazione, di una trasformazione in una unica infrastruttura che colleghi tra loro le aree delle megalopoli in un fitto intrecciarsi di asfalto, cemento, tubazioni, condotte, capannoni e tralicci. Areoporti, porti, stazioni, ferrovie e immense discariche di rifiuti, insieme a rigassificatori, centrali elettriche a idrocarburi, zone industriali e aree coperte da pannelli solari o colline rivestite di torri eoliche, secondo questi fautori della crescita demografica, completerebbero magnificamente il quadro paesaggistico della nuova Europa e dell'ex Bel Paese. Ultime arrivate, tanto per addolcire il panorama marino dalle nostre coste, le piattaforme di trivellazione per l'estrazione di gas e petrolio nelle coste e nei mari di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, magari ricorrendo al fracking per aumentare la resa. Tutto questo viene fatto passare come sviluppo, come normale progresso economico e sociale, rabbonendo la popolazione con le solite giaculatorie sul fare più figli, sull'accoglienza illimitata, sulla desertificazione impellente e sullo spauracchio delle culle vuote. (Con l'occasione di questo articolo ringrazio tutti i lettori per le 200.000 visualizzazioni che il blog ha raggiunto dal primo post nel 2009)

martedì 15 settembre 2015

Il casino di un presidente

Persino il freddo e distaccato Sergio Romano, che non ama sbilanciarsi in giudizi, ha sentenziato giorni fa sul Corriere: "Washington non vuole Assad, non vuole l'Isis e non vuole Putin nel Mediterraneo. Un tale groviglio di desideri incompatibili sarebbe più facilmente sostenibile se il presidente Obama fosse disposto ad impegnare le forze americane sul terreno. Ma esclude anche quella possibilità.Ha un altro piano? Se crede ancora che una guerra, come quella combattuta dall'Isis in Siria e in Iraq, possa essere vinta con i droni, commette un errore. E commettono un errore, per le stesse ragioni, quei paesi occidentali che sembrano pronti, pur di provare la propria esistenza, a ripetere la disastrosa esperienza libica". Il Nobel preventivo della pace dato ad Obama, come tutte le cose fatte per superficialità politica, ha premiato una nullità, una assenza assoluta di idee in politica estera. Una delle sue prime mosse fu di andare al Cairo a fare un bel discorsetto alla locale Università islamica, proponendo nientedimeno che una riconciliazione tra occidente e islam. Fu accolto dai sorrisetti degli imam e dalla presa di coscienza della sua debolezza. Ha cercato poi di convincere l'Iran a denuclearizzare, prima spingendo sulle sanzioni poi, con una piroetta da tanghèro, accettando un compromesso che da di fatto il via libera all'Iran sul nucleare militare. Nella questione palestinese si è arenato subito. Un capolavoro è stata l'estromissione di Gheddafi, fatta in combutta con Sarkozy interessato al petrolio e gas libico, che ha portato al disastro della guerra civile e alla conquista delle coste da parte del partito degli scafisti. Chi ne ha pagato le conseguenze è stata l'Italia. Ma il meglio di se il presidente americano l'ha dato con la Siria. Prima ha appoggiato i ribelli senza sapere bene chi erano e ha tentato di imporre il bombardamento di Assad. Poi, dopo avere irritato la Russia, ha tentato di metterlo fuori gioco con le buone. Peccato che il buon Assad non abbia alcuna intenzione di levarsi dai piedi, specie dando retta a dei discorsetti. Poi s'è reso conto che i ribelli erano egemonizzati dall'Isis, il quale era ben armato proprio da mezzi bellici americani passati da Sauditi,Quatariani, Turchi e Irakeni doppiogiochisti. Dice Massimo Gaggi sempre sul Corriere: " La Siria è la vera croce del presidente democratico: è sugli errori e ripensamenti davanti ai massacri, i tentativi falliti di estromettere Assad, la sottovalutazione dell'Isis, l'illusione di rimettere ordine in quello che è diventato il più pericoloso crocevia mondiale del terrorismo con qualche milizia filo-occidentale sommariamente addestrata, che Obama rischia di essere giudicato in modo severo dalla Storia". In queste condizioni, mentre ormai Damasco è assediata (due quartieri sono già in mano all'Isis) e gran parte del paese è caduta sotto il governo del califfato, è normale che Putin cerchi di riempire un abissale vuoto politico e di salvare le sue basi militari e l'influenza russa nella zona. Ormai quella è terra di nessuno. I milioni di profughi che scappano verso la Grecia e l'Europa stanno veramente fuggendo la morte sotto gli attacchi del califfato. La sovrappopolazione e la natalità ha solo assicurato la massa critica dei giovani militanti e delle masse di disperati, il resto del disastro lo ha fatto la dissennata politica occidentale e in primo luogo quella ondivaga e senza senso degli Stati Uniti ( cominciata con gli errori fatti in Irak dall'amministrazione Bush).La diplomazia americana è stata presa un'altra volta alla sprovvista dalla mossa di Putin che spostando armi e soldati nella zona ha messo gli stivali russi su suolo strategico in preda al caos. Intanto il regime sciita dell'Iran è stato rimesso in gioco proprio da Obama che spera di farne un alleato nella lotta contro l'Isis, ma in questo modo non farà che certificare la debolezza americana e rinforzare la presenza di Russia e Iran nella zona con quali prospettive, viste le intenzioni degli Iraniani verso Israele, è facile immaginare. Di tutto questo fallimento politico americano (e occidentale) per adesso pagano le spese gli europei, con migrazioni epocali che non possono essere regolate perché nessuno ha la forza di farlo.Di una fantomatica guerra agli scafisti parlano gli eterei governanti europei per solleticare un ego ormai inconsistente, ma di fatto continuando a restituire le imbarcazioni ai trafficanti per non irritarli, tutte le volte che li colgono in pieno traffico. Tutto questo serva almeno di insegnamento alle alte menti che assegnano i nobel della pace: aspettare a vedere che tipo di azioni il premiato compie, prima di precipitarsi a premiarlo per manifesta simpatia politica.

domenica 6 settembre 2015

Non c'è scampo

" Allorché per dismisura d'incivilimento l'incapacità di riflettere ci rimena alle sciagure della barbarie..." (Foscolo)
Dunque non c'e' scampo. Non siamo in grado di difenderci, di difendere la nostra Terra, i nostri paesaggi, il nostro suolo verde e incontaminato rimasto. Nessuno e' in grado di difendere la natura della penisola. Non siamo in grado forse di difendere la civiltà e la natura dell'Europa intera. Non sono questi che arrivano che spaventano, non sono i barconi, i treni presi d'assalto. Non sono quelli che si vedono, ma quelli che non vediamo. Non e' la realtà ma gli spettri che si aggirano per il mondo annunciando una fine che sta sbiancando i poli, seccando i fiumi, abbattendo le foreste, gassificando la biosfera. Quello che spaventa e' quello che ancora non si vede, e' l'ondata che si sta preparando nella profondità abissale dei continenti in esplosione demografica, e' il futuro inimmaginato e inimmaginabile quello che spaventa. Quello che spaventa e la incapacità di percepire le responsabilità,di comprendere l'origine del bene e del male. E' una seconda cacciata dal Paradiso terrestre, cioè dal pianeta Terra, forse quella definitiva. Si attribuisce la responsabilità della morte di un bimbo (chissà perché solo quello) e di migliaia di disperati alla civiltà occidentale con un senso di colpa che prelude al suicidio, e non si riconoscono gli assassini reali, vivi e vegeti che massacrano e scannano innocenti a qualche decina di chilometri. Non e' che l'inizio, e allo stesso tempo non e' che la fine. Ci attende una invasione enorme, epocale, secolare o millenaria, che trasformerà tutto, il mondo che conosciamo, i valori che condividiamo, le città a misura d'uomo (uomo di un altro tempo) che rimarranno un ricordo nel nuovo mondo fatto di megalopoli e asfalto. La Nato dice che durerà 20 anni, hanno sempre detto così:"durerà ancora qualche anno l'esplosione demografica di Homo poi ci sara' la transizione demografica e tutto tornerà normale". Lo dicevano sessanta, cinquanta, quaranta anni fa. Lo ripetono come una cantilena tranquillizzante i demografi, l'Onu, gli studiosi. Tutto falso. Il mondo soffoca sotto miliardi e miliardi di Homo inquinatori, che trasformano tutto quello che toccano, cementificano scavano tunnellizzano estraggono sbancano abbattono, producono rifiuti, tossici, veleni, pesticidi, acidi, corrosivi, fumi, diossine, chimica chimica per tutti per uomini piante e animali, asfaltano, sversano,bruciano, elettrificano, bombardano di radiazioni, ionizzano, strutturano, distruggono, consumano, esauriscono, carbonizzano l'atmosfera. Una delle più grandi invenzioni del novecento, i campi di concentramento, dopo essere stata sperimentata sulle persone viene ora estesa agli animali, da uccidere e macellare in maniera industriale per soddisfare le brame onnivore di sette militari e mezzo di Homo. Ci dicevano fino a poco tempo fa del picco di nove miliardi di Homo in questo secolo.Poi hanno detto dieci. Ora l'Onu stesso (che tutto minimalizza) ci dice dodici, ma forse 18, forse 20 miliardi. Una marea senza fine ne limiti. E non c'e' salvezza, non ci sara' salvezza se i numeri saranno questi. Il Papa,secoli fa guida spirituale dell'Europa,farnetica di un uomo padrone del creato e vieta ancora, ancora oggi che la rovina demografica ci e' davanti, la pillola e i preservativi, favorendo le nascite in luoghi dove le donne sono bestiame da parto, dove l'eccesso di bocche da sfamare impedisce qualunque sviluppo. In certe notti piene di incubi vedo la fine dell'Occidente iniziata nel 1914. Le premesse c'erano già nell'uso pazzo fatto dall'uomo della tecnica. E' una malattia cominciata nel 600. Ma la data del 1914 e' quella dell'inizio della fine. Nei campi di morte della Somme e Ardenne e sui monti del Carso si e concretizzata una follia autodistruttiva della civiltà di Cartesio e Kant, di Locke e di Voltaire.La civilta' laica basata sulla conoscenza che era cominciata nell'Atene di Pericle. Oggi non assistiamo che all'epilogo. Il trionfo di Darwin non poteva essere più completo verso una civiltà che non lo ha mai accettato. La civiltà occidentale e già morta da un pezzo, da circa un secolo. Due guerre mondiali in pochi anni erano il segno infausto di una morte annunciata. La degenerazione totalitaria era il segno della follia con i suoi milioni di vittime, con i suoi forni crematori, una malattia delle radici, malattia mortale nonostante ogni vittoria delle cosiddette democrazie ormai in preda al delirio consumistico. La guerra del 14 non e' finita, sta finendo oggi dentro le nostre città , nell'apatia dei nostri giovani verso i valori fondanti, nel non dominio della legge, nell'abiura della libertà, nel non riconoscimento delle differenze, nella nientificazione dei confini e della terra, nei diritti di Homo portati a valori assoluti contro tutta la natura, senza doveri e senza obblighi di rispetto per il suolo verde che ci nutre e verso gli animali che ci accompagnano nella nostra appartenenza al pianeta. Non e' quello che si vede che mi spaventa, ma quello che non si vede. Non e' il presente che preoccupa, ma il futuro che si prepara.