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mercoledì 26 febbraio 2014

Scenari energetici



A cavallo del prossimo decennio il consumo di gas dei Paesi del Medio Oriente supererà quello di tutta l'Unione Europea. Il Qatar, da solo, possiede un terzo delle riserve mondiali di gas.  L'Agenzia Internazionale dell'energia fa sapere che i Paesi esportatori diventano sempre più rapidamente grandi consumatori. Il contrario avviene negli Stati Uniti che con lo shale gas e con il fracking per il petrolio si trasformeranno in grandi esportatori, oltre che consumatori, e supereranno nella produzione addirittura l'Arabia Saudita e la Russia. Intanto proprio in questi mesi la Cina si sta aggiudicando la palma di maggiore importatore al mondo di petrolio ed entro il 2030 diventerà il maggior consumatore con 15 milioni di barili "bruciati" ogni giorno. Tutto l'asse energetico terrestre si sta spostando non solo per fattori tecnici, economici e geopolitici. Conta anche la demografia: con una popolazione in crescita ( l'Onu stima 11 miliardi entro il secolo, con boom demografico soprattutto in Africa e Asia) ed economie in espansione nei prossimi anni (almeno quelle extraeuropee), la domanda mondiale di energia è destinata a crescere di un terzo tra il 2011 e il 2035 fino a quota 17.500 milioni di "toe", tonnellate di petrolio equivalente. Un punto fermo è che le tradizionali "fonti fossili", cioè petrolio, gas e carbone, continueranno a farla da padroni, comunque si costruiscano gli scenari mondiali di consumo, con una quota che difficilmente scenderà sotto il 70 % (ma solo in caso di un improbabile accordo sul clima)  e che più probabilmente si manterrà vicina all'80 %. Il Re Petrolio rimarrà il componente numero uno dell'  "energy mix" planetario anche quando nel 2035, il suo peso scenderà al 30 %. I prezzi si sono costantemente mantenuti sopra i 100 dollari al barile e ciò significa che la ricerca e la messa in produzione di greggio in aree difficili, assai più costosa, consente ugualmente margini di profitto. Ecco quindi spiegati i calcoli dell'Iea, secondo la quale le riserve "provate" di petrolio coprono oggi 54 anni di consumi. Con quelle tecnicamente "recuperabili" si potrebbe arrivare a quasi due secoli (190 anni). Le equazioni tradizionali delle fonti energetiche non verranno sostanzialmente cambiate: così petrolio sarà ancora l'equivalente di trasporti, mentre gas e carbone lo saranno di elettricità. All'incirca sei barili su dieci serviranno ancora a nutrire il movimento delle flotte automobilistiche di tutto il mondo, mentre la corrente continuerà a essere prodotta bruciando gas naturale nelle centrali e, soprattutto, utilizzando il  carbone, che continuerà a pesare tra il 50 e il 40 %. ( E' il caso di ricordare che le polluzioni da utilizzo del carbone è tra le prime cause di morbilità e mortalità come dimostra il caso della Tirreno Power di Savona a cui si addebitano da parte della Procura ben 400 morti, un numero che da solo -per inciso- copre ben più di tutte le morti accertate che riguardano il nucleare da quando esiste...). La Cina a fine 2012 era il più grande importatore e consumatore mondiale di carbone. 
Dopo due anni abbondanti di penitenza post-Fukushima l'energia nucleare ha già rialzato la testa. Nello stesso Giappone, dove il governo Abe sta faticosamente cercando di ribaltare il "phase out" deciso dopo il disastro del 2011; in Europa, con la Gran Bretagna di Cameron pronta a dotarsi di due centrali per supplire al possibile calo delle produzioni di petrolio del mare del Nord. Anche la Francia ha deliberato nuove centrali, nella cui costruzione mantiene un "know how" invidiabile. La Francia non volge le spalle al nucleare, tutt'altro. Il ministro dell'Industria Arnaud Montebourg ha chiarito in questi giorni come l'atomo continuerà a garantire il 50 % del fabbisogno energetico del Paese. Inoltre la Francia continua la collaborazione nel settore con la Cina  e il gruppo francese Areva sta già costruendo due nuovi reattori nella provincia di Guangdong Il colosso orientale,di fatti, per sostenere la sua crescita produttiva ha deciso di differenziare il più possibile le proprie fonti di approvvigionamento e, accanto a massicci investimenti sulle rinnovabili, sta mettendo in atto un piano per la costruzione di 30 nuovi reattori.  Per le rinnovabili la politica rimane un fattore decisivo: la loro competitività dipende dagli incentivi che vengono concessi e nel mondo nel 2012 sono stati pari a 102 miliardi di dollari. In queste condizioni le rinnovabili non sono in grado di sostenere in maniera significativa  la domanda mondiale di energia nei prossimi decenni sostenuta dalla crescita economica e demografica di tante aree del pianeta. 
Nel frattempo che fine farà il pianeta e il riscaldamento globale in atto? L'unica speranza viene dalla California, dove la fusione nucleare ha avuto un altro importante risultato, anche se ancora limitato. Al National Ignition Facility ,  presso il Lawrence Livermore National Laboratory di Livermore,  ha avuto successo l'accensione -attraverso il raggio di 192 laser-  della fusione all'interno di una microcapsula contenente deuterio-trizio compresso e congelato. L'energia in entrata è stata di 1875 megajoule e nella fusione si è generato un eccesso di energia del 10%, non ancora sufficiente a mantenere l'innesco ma già un notevole risultato che dimostra la possibilità di produrre energia al netto di quella immessa. 

sabato 22 febbraio 2014

La crescita umana e la distruzione della bio-diversità





Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite per la fine di questo secolo la Terra potrebbe ospitare 11 miliardi di persone. Live Science in un suo articolo esamina ciò che il raggiungimento di questo “traguardo” potrebbe rappresentare per il nostro pianeta: dalla scarsa capacità di fornire il nutrimento a tante persone, alla alterazione dell’ambiente naturale, alla deforestazione, alla cementificazione, fino al nostro impatto sulle altre specie che abitano la Terra. Fino a circa 2000 anni fa nessun essere umano aveva messo piede in Madagascar. Questo paese dalla meravigliosa fauna selvatica ad est dell’Africa è la patria di tutti i lemuri del mondo, un gruppo eterogeneo di primati, la maggior parte dei quali hanno volto da volpino e occhi grandi. I Lemuri discendono da animali che sono arrivati sull’isola tra i 50 e i 60 milioni di anni fa. Da quando sono arrivati gli umani, circa 20 varietà di queste specie di lemuri si sono estinte, probabilmente a causa della perdita di habitat e per la caccia. Tra queste specie ve ne erano alcune con maschi grandi come gorilla. Queste estinzioni sono avvenute nel corso degli ultimi centomila anni. Ma oggi gli umani impattano sull’ambiente naturale dell’isola in modo assai maggiore del passato. Le rimanenti specie sopravvissute di lemuri insieme a migliaia di altre specie animali sono in via di estinzione, ha detto il primatologo Paul Garber dell’Università dell’Illinois. Attualmente 93 specie di lemuri sono in pericolo, soprattutto a causa del disboscamento delle foreste dell’isola secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), una organizzazione ambientalista. La deforestazione ha acceleratonella sconda metà del 20° secolo e negli ultimi 60 anni è sparita la metà delle foreste secondo uno studio del 2007 della rivista Biology Letters.  Durante questo periodo la popolazione dell’isola è quadruplicata e questo ha inciso in vari modi. Non solo vi è stata la scomparsa dell’ambiente naturale in cui vivevano i lemuri, molti animali sono stati catturati per essere venduti al commercio illegale, oppure sono stati cacciati per la carne.
La situazione dei lemuri del Madagascar è solo un esempio di come una popolazione crescente di esseri umani sta contribuendo alla sesta più grande estinzione di massa nella storia del pianeta.

 Secondo l' IUCN , 20.000 specie di animali e piante sono considerati ad alto rischio di estinzione, nel senso c'è una buona probabilità che ciò ha un’alta probabilità di accadere se non si prendono provvedimenti per garantire la loro sopravvivenza . Se le specie continuano a morire a tassi correnti , oltre il 75 per cento di tutte le specie attualmente sulla Terra potrebbe estinguersi nel giro di pochi secoli , secondo uno studio del 2011 sulla rivista Nature . Le estinzioni – secondo Small-Lorenz  del  l’Environmental Defense Found- è stimato essere da 100 a 1000 volte il tasso naturale che si avrebbe senza la presenza umana.

  I cambiamenti climatici indotti dall'uomo , insieme  ad altri fattori di stress di origine antropica , come la distruzione degli habitat , l'inquinamento e le specie invasive , rischia di accelerare tali estinzioni ha detto Small - Lorenz a LiveScience .
Alcuni degli animali più rappresentativi della Terra , come i lemuri , sono a rischio di perdita di habitat, sfollati dalla crescita delle popolazioni umane e dall'aumento della domanda di prodotti agricoli . Questa minaccia è diventata ancora più palpabile questa estate  in quanto le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto  in cui si stima che  la popolazione mondiale possa raggiungere gli 11 miliardi entro il 2100 , molto più velocemente di quanto stimato in precedenza . 
" Ogni scienziato esperto è preoccupato per la malattia del pianeta rappresentata dalla esplosione demografica della specie umana , " ha detto Paul Ehrlich , ricercatore e presidente del Centro per la Biologia della conservazione presso la Stanford University.
 Uno dei principali modi con cui gli esseri umani hanno determinato l’estinzione delle   specie   è stata la distruzione del loro habitat .

Gli scienziati sono particolarmente preoccupati per la perdita di habitat in alcuni luoghi chiave con i più alti livelli di biodiversità , come le  Ande tropicali, le foreste pluviali dell'America Centrale , le foreste costiere atlantiche del Brasile , il Sud-Est asiatico e  molte isole del Pacifico , le foreste pluviali dell'Africa centrale e del Madagascar .
Le foreste costiere del Brasile , per esempio , sono quasi biologicamente ricche come la foresta amazzonica , e circa il 60 per cento degli animali minacciati del paese vivono in queste foreste costiere , secondo la Nature Conservancy , un gruppo internazionale di conservazione ambientale . Per esempio, solo 1.500 esemplari di leone d'oro tamarin , un magnifico primate coperto di pelo rosso , rimangono  allo stato brado in queste foreste, riporta il Smithsonian National Zoological Park . Ma questo è anche il luogo dove vive la maggior parte della gente del Brasile, e rimangono solo il 12 per cento delle foreste originali , in quanto  in gran parte sono state abbattute negli ultimi decenni per creare spazio alla crescita della popolazione umana residente.
Nel Borneo e Sumatra , le grandi aziende stanno distruggendo le foreste e la loro sostituzione con grandi distese di monocolture di alberi di palma , minaccia  l' esistenza futura degli oranghi , ha detto Lee Hannah , senior fellow del cambiamento climatico e biologa al Conservation International , un gruppo globale dedicato alla lotta per risparmiare gli habitat e le specie in pericolo dall’estinzione. Sono rimaste solo poche migliaia di oranghi selvatici , e circa 1.000 vengono uccisi ogni anno , principalmente dalla distruzione degli habitat.
Lo stesso sta accadendo in Perù, dove le foreste vengono abbattute per far posto a piantagioni di palma , ha detto Clinton Jenkins , uno scienziato   della North Carolina State University . Tali palme sono una ricca fonte di olio di palma , che viene utilizzato in prodotti alimentari e per la produzione di biocarburanti come biodiesel , un combustibile con una crescente domanda come fonte di energia "pulita" . Ma molti scienziati hanno sottolineato che il costo di questo combustibile - la distruzione delle foreste pluviali vitali in Sud America , del Sud-Est asiatico e del Pacifico - non è controbilanciato da eventuali benefici di risparmio energetico .

martedì 18 febbraio 2014

Esplosione demografica in Egitto



 La vicenda di Dahab Abdel Hamid, 19 anni, arrestata dalla polizia nel corso di una manifestazione a pochi giorni dal parto, diventa un caso. Alla bimba la giovane mamma ha dato il nome di "Libertà".
Pare che tutto il mondo si sia, giustamente, indignato per la foto di una ragazza egiziana ammanettata su una barella  poco dopo aver partorito. La giovane Dahab Abdel Hamid è stata arrestata dalla polizia per aver partecipato alla manifestazione al Cairo dei sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi dei fratelli mussulmani. In stato di fermo ha dato alla luce una bimba. Nessuno dei giornalisti ha fatto notare un dato: la ragazza ha 19 anni e, secondo i dettami del movimento integralista, si è già trasformata da adolescente a macchina sforna-figli .
E’ questo il contesto culturale e religioso in grado di spiegare come mai negli ultimi anni sia accaduto in Egitto uno dei più grandi boom demografici della storia: nel 2012 si sono registrate in Egitto 560 mila nascite in più rispetto a quelle del 2010. Un boom che rischia di esacerbare le tensioni sociali di un Paese fortemente instabile sia politicamente che dal punto di vista sociale. Un’ascesa demografica che potrebbe condurre l’Egitto a superare paesi come Russia e Giappone entro il 2050 (per quell’anno è prevista nel paese nord africano una popolazione di 138 milioni di persone). “Non si è mai visto un tale salto demografico in un periodo di due anni” , dice Magued Osman, statistico egiziano. Il record è stato dovuto soprattutto ai tassi di natalità delle zone rurali del paese, dove si registra un aumento del 41 per cento di nuove nascite ed è da riferire alla mentalità e alle influenze favorevoli alle nascite dei "fratelli musulmani". L’aumento della popolazione è visto come una bomba sociale dai politici  più avveduti, che se irrisolta, esaurirà le risorse dell’Egitto, aggraverà il mercato del lavoro e aumenterà la frustrazione sociale. Con il 60 % degli egiziani sotto i 30anni, un tale aumento della popolazione giovane ridurrà ulteriormente le già limitate opportunità di lavoro, aggraverà l’instabilità sociale e politica, accentuerà le rivolte violente e aumenterà il  già massiccio flusso emigratorio verso l’Europa. Inoltre “Non si può mantenere un buon sistema di istruzione con questi numeri” prosegue Osman “ Se la popolazione aumenta si ha un bisogno di aumentare in parallelo il numero di classi e di scuole. Tra il 2006 e il 2012 c’è stato un aumento del 40 per cento delle nascite. Questo significa che c’è bisogno di 91 mila nuove classi per mantenere lo stesso livello”.
Inoltre ogni anno oltre 800 mila giovani egiziani entrano nell’età che presuppone la ricerca di un posto di  lavoro, in un mercato dove il tasso di disoccupazione è già del 13,4 %.  Con un tasso di natalità incontrollata e un aumento dell’aspettativa di vita, la disoccupazione aumenterà rapidamente e di conseguenza la rabbia popolare. “Già ora c’è un tasso molto alto di giovani, anche laureati, senza speranze e opportunità, e questo è stato uno dei fattori delle rivolte del 2011. L’eccezionale boom demografico andrà anche a pesare sulle risorse naturali dell’Egitto.   Il Paese deve affrontare carenza di acqua, energia e grano, oltre che di investimenti esteri. Secondo gli esperti il controllo delle nascite, che ha avuto un discreto successo negli anni 80 e 90, ha iniziato a cedere negli ultimi anni del governo di Hosni Mubarak ed è stato ignorato dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011. Inoltre, durante  la presidenza  di Morsi, l’amministrazione ha pubblicamente dichiarato che il controllo delle nascite non era più un obiettivo del governo e che, al contrario, era interesse dei musulmani egiziani favorire la natalità. Uno dei responsabili della politica demografica del precedente regime di Mubarak, Hala Youssef, ha dichiarato che bisogna tornare a favorire la diffusione della contraccezione tra le donne egiziane, spiegando bene alla popolazione i benefici  economici e di salute derivanti dall’avere meno figli.




sabato 8 febbraio 2014

Il DDL del Governo contro il consumo di suolo

Finalmente si intravede un piccolo spiraglio ad uno dei principali problemi del nostro paese: la cementificazione massiccia che sta distruggendo le residue aree verdi alla velocità di circa 8 metri quadrati al secondo. Con questi ritmi, in pochi decenni vivremo in un territorio completamente urbanizzato dalle Alpi a Lampedusa. 
Il consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di un Disegno di Legge che recepisce le direttive europee sulla salvaguardia di suolo verde. La proposta intende allineare le politiche del nostro Paese agli orientamenti espressi dalla Unione europea e alla roadmap da essa suggerita a tutti gli Stati membri per giungere al “consumo netto zero di suolo/territorio” entro il 2050.  Il Forum nazionale "Salviamo il Paesaggio" presenta i contenuti principali del provvedimento con accanto i punti deboli che meritano un approfondimento della discussione e le proposte di  modifica che rendano efficace ed attuabile il provvedimento. Riporto di seguito il link al documento scaricabile in pdf:

 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2014/02/DdL_Consumo-di-Suolo_valutazione_SIP.pdf


  



lunedì 3 febbraio 2014

Lyotard: La fine del mondo moderno




Il mondo ci ha creduto al fatto che fosse  possibile emancipare gli uomini con la forza della ragione e della giustizia. Tutti abbiamo creduto nella scienza come il mezzo per farci uscire dal bisogno verso un futuro di progresso. Abbiamo persino creduto che attraverso la scienza avremmo potuto sconfiggere la malattia e la morte, e raggiungere la felicità su questa terra. I popoli hanno confidato e si sono battuti per due secoli in favore degli ideali del progresso umano senza limiti, verso una società più libera e giusta.
Il disastro del XX secolo e il naufragio ecologico del XXI sono il triste retaggio di tante speranze.
Quando alla fine della seconda guerra mondiale Horkheimer e Adorno scrissero “Dialettica dell’Illuminismo” furono i primi a porsi la domanda: dove abbiamo sbagliato? Perché la ragione umana e la scienza ci hanno consegnato un mondo dove milioni di uomini si sono massacrati su fronti opposti e ora si fronteggiano con armi in grado di distruggere il pianeta in poche ore?
Nietzsche l’aveva detto: caduto ogni significato metafisico dell’uomo, non restava che la potenza fine a se stessa. Tutto il cosiddetto progresso umano si sarebbe risolto in una pura volontà di potenza che avrebbe portato al nichilismo. Senza un senso che  trascenda il dato sensoriale e l’immediatezza, l’uomo è destinato a distruggersi. Se esiste un profeta dell’annientamento del mondo contemporaneo dietro la crescita fine a se stessa questo è il filosofo tedesco.
Nel 1979 uscì un piccolo libro del filosofo francese Jean Francois Lyotard dal titolo “La condizione post-moderna”. Il libro annunciava una rivoluzione che era in atto dalla fine della guerra e che stava affermandosi ogni giorno di più: i grandi discorsi di legittimazione del sapere del passato avevano perso ogni legittimità nella grande società di massa dominata dai nuovi mezzi di comunicazione. I racconti ideali cui alludeva Lyotard  erano metastrutture universali del sapere che autorizzavano un discorso razionale in grado di guidare gli uomini verso l’emancipazione. Cosa sono questi discorsi di legittimazione? Sono quelle visioni generali   che danno un senso al mondo e che consentono di costruire, attraverso teorie coerenti,  un percorso di progresso che liberi le persone dall’ingiustizia, dallo sfruttamento, dalla subalternità e assicurino il progresso umano. Con la perdita di legittimità di quelle visioni, l’uomo aveva ridotto se stesso ad un semplice fruitore del presente, alla società massificata di consumatori, alla società virtuale dedita al piacere e alla soddisfazione del momento, alla società dei diritti assoluti dell’uomo inteso come soggetto assoluto che vive distaccato dal tempo e dalla natura.
Quali sono i grandi discorsi deleggitimati? Quelli che avevano dominato negli ultimi due secoli e che avevano accompagnato lo sviluppo della società tecnologica:
l’illuminismo che aveva sperato di liberare l’uomo attraverso la scienza, l’idealismo che aveva confidato nel sapere la possibilità di un illimitato progresso, e il marxismo come riscatto degli uomini dall’ingiustizia verso una società di eguali.  Il libretto di Lyotard prendeva atto del tramonto del mito dell’illuminismo, dello storicismo, e di ogni discorso di liberazione dell’uomo e prendeva atto della impossibilità di considerare la scienza come mezzo per assicurare uno sviluppo progressivo all’umanità.
Su quali dati Lyotard basava la sua analisi? Su alcuni aspetti della realtà che l’uomo contemporaneo si trovava davanti in quegli anni. La tecnologia che sembrava dovesse liberare l’uomo dai limiti fisici tradizionali, aveva generato i grandi massacri della guerra e creato le moderne armi di distruzione di massa, in grado di annientare la civiltà sulla terra nel giro di poche ore. Terribili e recenti erano i ricordi dei campi di concentramento che avevano riempito l’Europa, terra della civiltà e dei lumi, degli orrori più nefandi.   Nel dopoguerra la nuova Cultura di massa che gli intellettuali avevano esaltato come mezzo di liberazione e di formazione di un “uomo nuovo”, aveva al contrario dato luogo ad una indifferenza verso i temi classici della cultura per generare una sottocultura da supermercato, ben rappresentata dalla "pop art", in cui venivano esposti prodotti del mercato interpretati come arte. L’architettura moderna aveva da parte sua generato l’International style basato sul razionalismo funzionalistico, il quale aveva dato luogo ad una uniformizzazione degli edifici e delle costruzioni che rendevano le grandi città e i paesaggi tutti simili tra di loro in una sorta di appiattimento generale basato sull’uso massiccio del cemento.
Questa evoluzione della modernità era stata preconizzata dai grandi pensatori.  Nella Genealogia della Morale era esplicitamente detto che dietro tutti i  discorsi morali, l’umanità nascondeva motivi abietti di potere e di interesse personale. Sulla stessa strada di pensiero il filosofo post-moderno Michel Focault dirà che il sapere non è emancipativo –come pretendeva il pensiero moderno- né disinteressato. Richiamandosi anche al pensiero marxista e a Freud, Focault denuncerà il fatto che dietro la scienza si nasconde la volontà di potenza dell’uomo  , forti interessi economici di gruppi di potere, e persino forti istanze che provengono dall’inconscio come la sessualità e il desiderio di possesso. Oggi potremmo definire tutti questi fattori all’interno del concetto di antropocentrismo. Il libro di Lyotard influenzò tutta la riflessione filosofica e diede inizio al vasto movimento definito post-moderno con aspetti riguardanti l’architettura, l’arte, la letteratura. In America il filosofo Rorty di formazione pragmatista, arriverà a dire che non dobbiamo basare più le nostre azioni sui concetti di verità e di oggettività (come pretendeva la scienza), ma su quelli di utilità alla crescita umana, come la democrazia e la solidarietà. Anche Rorty, indirettamente, deleggittima il sapere –inteso come conoscenza del vero-  in quanto non utile, per se stesso, al progresso umano. La razionalità, che Kant aveva posto alla base dell’agire umano, viene dai post moderni equiparata a mezzo di dominio e controllo della realtà. La verità e la ragione, come strumenti di potere, si rivelano come oppressione e la scienza come potenza neutrale e potenziale mezzo di distruzione.  Nietchze aveva parlato della necessità di una nuova mitologia, in cui contasse assai di più l’apparire, un apparire  che deve coincidere con l’essere, al di là di ogni verità oggettiva. In questo senso già veniva preconizzata la realtà virtuale
Altrettanto forte la critica di Heidegger: la scienza non pensa, si limita a calcolare e  a misurare. La scienza non è in grado di desiderare e quindi ad aspirare ad alcuna emancipazione. Negli anni settanta, dopo i primi anni di sviluppo  seguiti alla guerra, arriva la crisi del capitalismo e del sistema liberale. Negli stessi anni si assiste al declino della rivoluzione russa e del comunismo che termina con la rivolta contro il muro e il fallimento del marxismo. Sono gli anni in cui nasce la cosiddetta società affluente in cui i filosofi e i sociologi comprendono l’enorme importanza assunta dai mezzi di comunicazione di massa. Finisce la visione elitaria del sapere, si parla di società post-industriale, società dei computer, di internet. Il moderno non si identifica più  con l’acciaio e le fabbriche, nasce il post-moderno in cui domina il terziario, la comunicazione, l’immagine. Habermas denuncia: “il post-moderno è neoconservatorismo basato su un edonismo individualista e sulla rivalutazione del nichilismo nietzschiano. Si assiste ad un nuovo capitalismo basato sui consumi di massa e sulla globalizzazione dei mercati. E’ Focoult a intravedere cosa si nasconde dietro la crisi della modernità e la nuova esaltazione del progresso come progresso puramente economico, semplice aumento del prodotto interno lordo. E da questo non ci può salvare neanche il sapere perché, dice Lyotard, il sapere stesso è divenuto merce di scambio dopo l’avvento della comunicazione di massa e dei nuovi modi di produzione e fruizione. Dice ancora Lyotard: ogni sapere, per essere tale nella società contemporanea, deve essere performativo. Lo scopo di ogni sapere è assicurare una funzione, e cioè accrescere il potere dell’uomo sulla natura e sugli altri uomini.
 E’ il Potere che decide cos’è il sapere; la domanda su un enunciato della scienza non è più: “è vero?”. Ma è: “si può vendere?”.