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venerdì 31 ottobre 2014

Overshot della popolazione umana: le cause




















In un articolo su Finite World, lo statistico esperto di sistemi naturali Gail Tverberg si chiede il perché dell’esplosivo aumento della popolazione umana negli ultimi  secoli. Basandosi su un lavoro di Craig Dilworth,  analizza i fenomeni in atto nella nostra società sovrappopolata e indica i possibili rimedi. Le risposte di Tverberg, più o meno condivisibili, sono interessanti e offrono spunti di riflessione a chi, come noi, denuncia ogni giorno la vera malattia che sta portando a morte il pianeta Terra. Riporto la traduzione  dell’articolo.
Ci sono sette miliardi di umani sulla Terra al giorno d’oggi. Ritenevo all’inizio che la ragione principale della recente esplosione della popolazione umana fossero i combustibili fossili che hanno creato le condizioni aumentando la disponibilità di cibo e di energia e quindi di prodotti come tecnologia e medicine. Ho trovato però in un lavoro sull’argomento di Craig Dilworth ulteriori spunti che mostrano come le disponibilità energetica sia solo una parte del problema e molto dipenda anche dai comportamenti ormai stereotipati, dai bisogni indotti, dalle comunicazioni e da chi le gestisce, dalle nuove credenze e dalle gerarchie del potere che si sono instaurate. Tutti i tipi di animali (presumibilmente uomo compreso) hanno istinti innati e comportamenti appresi che impediscono alla popolazione di salire senza limiti. Dilworth riferisce di un esperimento in cui due ratti di Norvegia sono stati messi in un recinto di 1000 metri quadrati e forniti di abbondante quantità di cibo e acqua per 28 mesi. Secondo i tassi di replicazione teoricamente possibili ci sarebbero potuti essere circa 50.000 esemplari alla fine dell’esperimento; secondo invece i limiti che si riscontrano in laboratorio (max un esemplare per 0,2 metri quadri) ci si potevano aspettare 5000 esemplari. Nella realtà risultò una popolazione di ratti sabilizzata a 200 esemplari. Molti dei meccanismi di controllo della crescita degli animali sono attivi anche nelle popolazioni umane. Dilworth riferisce che molte specie animali hanno un certo rapporto con il “territorio”, e ad esempio l’aggressività tra i gruppi è uno dei più antichi meccanismi per mantenere la popolazione verso il basso. Un altro meccanismo, di cui parla il sociologo Paul Buchheit della De Paul University, è quello gerarchico. Se viene meno il rapporto con il territorio, diviene importante ai fini del controllo della popolazione il meccanismo gerarchico. Nelle popolazioni animali se non c’è abbastanza per tutti, vengono concentrate le risorse disponibili nelle mani di quelli al vertice della piramide, emarginando quelli alla base della piramide. In caso di insufficienza della risorse la popolazione al fondo della piramide si riduce, lasciando intatta quella in alto. Questo è quello che ad esempio è accaduto anche nella popolazione americana durante la crisi economica. Dilworth nel suo libro sulla popolazione distingue negli animali due specie di popolazioni: Le specie selezionate secondo la tolleranza Krowding (K-selezionate), in cui i membri sono caratterizzati da grandi dimensioni, crescita lenta e riproduzione con poca prole e bassa mortalità, alte cure parentali. In questo tipo di popolazione le dimensioni sono costanti e la sua esistenza è messa facilmente in pericolo da nuove predazioni. La maggior parte dei mammiferi sono K-selezionati, come lo sono anche gli alberi. La specie R-selezionata: è caratterizzata invece da piccole dimensioni degli individui, crescita rapida e rapida riproduzione, vita breve (a volte meno di un anno), numerosa prole con alta mortalità, poca o nessuna cura parentale e la mancanza di territorialità. Le popolazioni di questo tipo crescono esponenzialmente con improvvisi arresti. Insetti e piante annuali sono tipiche specie R-selezionate. In base alla definizione delle due varietà di specie, gli esseri umani appartengono a quelle K-selezionate e dovrebbero avere una popolazione di dimensioni stabili, e la territorialità dovrebbe giocare un ruolo prevalente per tenere bassa la dimensione limitando il numero di coppie in via di replicazione. I territori scelti per istinto sono abbastanza grandi da garantire che le popolazioni non crescano di dimensioni in maniera tale da compromettere la loro base di risorse. Quindi, se la territorialità funziona correttamente, non c’è nessun problema di eccessivo sfruttamento di risorse e crisi conseguenti, in quanto il territorio prescelto dal maschio per il suo gruppo familiare è abbastanza grande da sfamare la famiglia, con molto cibo a disposizione. Ci sono due meccanismi al lavoro nelle specie K-selezionate: la disponibilità di cibo e territorio adeguato. In questo caso è la legge di Liebig che individua il tipo di territorio adeguato alle specie K-selezionate. Liebig aveva osservato che se per una coltura sono necessari vari tipi di input (quali fertilizzanti azotati, fertilizzanti fosforati e potassio ecc.), la resa delle colture sarebbe determinata dalla risorsa più scarsa, non dalla quantità totale delle risorse. Pertanto, ulteriori fertilizzanti azotati non possono sostituire tutti gli altri tipi di fertilizzanti necessari. Nel caso delle specie K-selezionate, come ad esempio i primati, ci sono due esigenze incomprimibili come cibo e territorio, ma solitamente il limite sul territorio è raggiunto prima. Ci sono un certo numero di meccanismi naturali per mantenere le popolazioni K-selezionate in equilibrio con il resto del sistema ecologico. Per esempio, una popolazione troppo alta rispetto al territorio disponibile tende a causare stress e porta alla violenza sia interna al gruppo che contro i gruppi confinanti. Il vincitore ottiene più territorio; i perdenti sono in genere uccisi. Può accadere che i neonati vengano uccisi, per mantenere la popolazione in linea con le risorse. Anche l’accoppiamento può essere limitato in base a comportamenti appresi o istinti. Inoltre una popolazione superiore a quella sostenibile tenderà ad attrarre predatori (nel caso degli esseri umani si tratta di germi e virus). Se la popolazione è troppo alta si farà più evidente il comportamento gerarchico. Gli individui socialmente ed economicamente favoriti otterranno una quota sproporzionata sul totale delle risorse, e ci saranno meno risorse per quelli più in basso nella gerarchia, contribuendo a ridurre le dimensioni della popolazione più rapidamente che se le risorse fossero distribuite più equamente. Quelli in alto che detengono più conoscenze e mezzi economici vengono risparmiati dalla crisi. Con gli animali sociali, l’altruismo diventa importante, perché le pulsioni istintuali che mantengono la popolazione sotto controllo debbono essere represse all’interno del gruppo familiare. Pertanto all’interno del territorio di una popolazione omogenea, gli istinti sociali tendono a sopraffare quelli sessuali di riproduzione e quelli di sopravvivenza più fondamentali. Gruppi della stessa specie spesso sono portati a condividere le risorse, ad occuparsi dei giovani e a proteggere gli individui feriti, a mantenere una assistenza adeguata agli anziani riservando loro risorse. Nella maggior parte dei casi, popolazioni con questi (ed altri) controlli ed equilibri tenderanno a rimanere in “equilibrio dinamico” con il resto dell’ecosistema. Le uniche eccezioni a questa regola sono le situazioni “pionieristiche”, quando entrambi cibo e territorio aumentano, o quando i predatori vengono rimossi. L’uso umano di energia immagazzinata (sia in legno che in combustibili fossili) è in un certo senso una di questi comportamenti pionieristici, perché ci ha permesso di ampliare la nostra alimentazione ed eliminare i predatori. Gli esseri umani sono diversi dalle altre specie in quanto la nostra intelligenza ci ha permesso di sostituire l’apprendimento ad alcuni comportamenti istintivi. Questa sostituzione dell’istinto con l’apprendimento, insieme con l’uso di energia esterna, sembra essere la causa fondamentale dell’eccesso di popolazione. Attualmente ci sono più di 7 miliardi di umani sulla terra; Colin McEvedy e Richard Jones nel loro Atlas of World Population History stimano che la popolazione umana avrebbe dovuto essere in un range tra i 70.000 e 1 milione di individui, se avesse avuto un comportamento comparabile con specie affini come i gorilla o le popolazioni di scimpanzè. Oggi chiaramente la popolazione umana supera di gran lunga questa quota prevista dal sistema ecologico naturale nel caso si fosse trattato di una tra le altre specie animali. La mia interpretazione della teoria di Dilworth può essere applicata alle società umane primitive. Dilworth afferma che in queste società esistevano controlli interni della popolazione ( tra cui l’aborto,l’infanticidio, l’astensione prolungata dai rapporti ecc.) ed erano diffusi universalmente tra i primitivi. Se nascevano gemelli, spesso uno veniva messo a morte. Se la madre non era in grado di prendersi cura di un figlio, questo veniva sacrificato. Questi controlli interni sono stati utili a mantenere un rapporto tra popolazione e risorse, ma ad un certo punto non sono più serviti. Una parte del problema era che nuovi territori erano a disposizione e si aggiungevano sempre nuovi prodotti alimentari, a causa dell’inventiva degli umani. Gli uomini primitivi hanno iniziato ad utilizzare il fuoco circa 125.000 anni fa, e sono emigrati dall’Africa e si stabilirono in nuove terre circa 90.000 anni fa. L’antico mito di Prometeo che ruba il fuoco agli dei rappresenta la memoria sublimata di questo cambiamento. Le religioni hanno svolto un ruolo importante nel promuovere l’altruismo all’interno dei propri gruppi. Esse hanno anche consentito di trasmettere tradizioni e mantenere la coesione interna tra i membri. Le religioni moderne però non hanno assicurato il controllo della popolazione, anzi il comando “siate fecondi e moltiplicatevi” va in contro tendenza. Quando i missionari sono stati inviati presso i gruppi primitivi che utilizzavano pratiche per il controllo della popolazione come l’infanticidio o i divieti rituali, hanno condannato i comportamenti volti al controllo della popolazione, di fatto aumentando la natalità. La pratica di migliorare l’assistenza sanitaria senza fornire contraccettivi gratuiti e insegnare la responsabilità demografica rispetto alle risorse naturali locali ha portato ad aumenti insostenibili della popolazione. L’ “istinto” di combattere i gruppi appartenenti ad altre religioni è utile dal punto di vista del controllo della popolazione, ma la maggior parte dei lettori di questo articolo non approverebbe questo metodo al fine di controllare la popolazione. Purtroppo questo è un comportamento parallelo a numerose specie animali che controllano con l’aggressività tra gruppi diversi le rispettive popolazioni.
Se il controllo della popolazione non arriva con altri mezzi, il ricorso al comportamento gerarchico può prendere il posto di altri modi per risolvere il problema. Questo comportamento ha assunto sempre più importanza da quando i cacciatori-raccoglitori si sono trasformati in popolazioni stanziali dedite all’agricoltura. Il comportamento gerarchico è aumentato di recente nelle società umane. Le cause immediate del fenomeno si possono così riassumere: Maggiore specializzazione con maggior complessità dei processi produttivi. I lavori al vertice della gerarchia sono molto ben retribuiti. Globalizzazione con offerte di lavoro nella parte inferiore della gerarchia con il ricorso alla manodopera straniera in competizione con l’autoctona e disponibilità di lavoratori con bassi salari. Più debito a disposizione. Il debito tende a trasferire i pagamenti di interessi legati alla popolazione della parte inferiore agli individui al vertice della gerarchia. I regimi fiscali che nei sistemi moderni favoriscono i ricchi e le aziende. In un suo libro recente l’economista Charles Murray analizza la formazione delle classi nell’America contemporanea constatando come essa sia diversa rispetto al passato. Le classi inferiori stanno perdendo molti dei sistemi attivi in passato per stabilizzare la posizione e mantenerla verso la parità: il matrimonio, opportunità di frequentare scuole con persone di tutte le classi, unirsi a gruppi religiosi ecc. Potrei anche notare come l’economia, la fede nella crescita economica come un sistema di salvezza per tutti, è diventata quasi una nuova religione che tende a nascondere tutti gli altri problemi come quelli ambientali o legati alla sovrappopolazione. Poiché quasi tutti credono in questa nuova religione del progresso economico indefinito, c’è poco bisogno di altri sistemi di credenze. Le influenze economiche però non sono una novità. Il commercio è iniziato molto presto, anche prima dei tempi di Abramo e di Isacco nel Vecchio Testamento. Questo tendeva ad abbattere le barriere tra i gruppi umani, riducendo l’effetto della territorialità e contribuendo alla crescita demografica. Lo spostamento rapido di risorse tipico del mondo moderno ha contribuito a togliere alla territorialità e alla disponibilità locale di risorse, il controllo sulla crescita della popolazione. Un’altra fonte di sistemi di credenze sono gli show televisivi. Questi rappresentano la vita familiare come un continuo consumare prodotti e acquistare merci, e inducono a credere che la cosa più importante nella vita sia avere più roba! Tutte queste nuove influenze sono in conflitto con i nostri comportamenti istintuali che tendono a farci stare con i nostri gruppi familiari, e a non vivere con comportamenti che si discostano troppo da quelli che abbiamo conosciuto in passato. Speranze per il futuro. Dilworth non vede molte speranze per uscire dalla nostra situazione attuale. Si è ormai innescato un circolo vizioso. Uno stile di vita particolare ad un certo punto cessa di fornire cibo sufficiente per una popolazione in crescita, e si sviluppano così nuovi approcci al problema che in genere non sono sempre miglioramenti effettivi del comportamento. Ad esempio lo sviluppo dell’agricoltura invece della caccia e raccolta, o l’applicazione di prodotti chimici ad uso di fertilizzanti invece di aspettare il corso dei cicli naturali dei prodotti. Si finisce così nel sostentare la crescita di più persone in un certo territorio che poi richiedono più prodotti i quali a loro volta sostentano ulteriore popolazione in un circolo vizioso.
Mi vengono im mente un paio di possibili sistemi per mitigare il nostro futuro apparentemente cupo e dare una possibile risposta alle nostre aspettative riguardo l’ambiente.
1. Intervento di una potenza superiore. Se una persona guarda come funziona l’insieme dei sistemi ecologici, non si può fare a meno di rilevare come l’intero sistema lavora in armonia e in equilibrio. Solo gli esseri umani rompono questo schema. Forse c’è una forza superiore che assicura questa funzione d’insieme e che forse darà una soluzione in un modo o nell’altro al problema Terra. Non si tratta solo di un fatto religioso. Può essere ad esempio che la tecnologia faccia parte di questo disegno e possa in futuro riportare tutto in equilibrio, come una specie di destino. Questa speranza può essere utile per alcuni individui. 2. Maggiore flessibilità delle nostre società e concentrarsi sul presente. Penso ad una lettera ricevuta da Derek che ha vissuto molto tempo in Kenya, da me pubblicata su The Oil Drum nel mese di aprile 2009. Descrive lì una vita molto diversa dalle nostre in occidente. In Kenya si vive abbastanza bene con poca energia, dando e restituendo valore a tante cose, anche quelle che da noi sarebbero disprezzate come roba di poco valore. Anche lì la sopravvivenza e la felicità sono possibili. Stranamente all’inizio la vita di un Masai ci può sembrare orribile, ma poi si vede che sono persone felici forse più di noi. In Kenya si usa l’elettricità solo quando è disponibile (non sempre). Ci sono molte interruzioni. Ci sono molti altri limiti ad una vita comoda, e questi limiti sono alla base delle decisioni che si prendono. Spesso si rinuncia ad affari se questi non sono possibili per le risorse. Non ci sono troppi alti e bassi di felicità e non si è granché infelici se le cose vanno male. La gente lì celebra ogni giorno in cui le cose vanno bene. Il 95% dei keniani è focalizzata sull’oggi, e pensa poco al futuro. Quando c’è la morte di qualcuno, anche un bambino, la situazione viene accettata dopo un periodo di lutto, senza rimanere depressi o impressionati. Le persone hanno una visione diversa delle cose. Siamo portati a investire nel futuro impegnandoci in lunghi studi e facendo grandi investimenti. Ma queste cose funzionano sempre meno. Forse abbiamo bisogno di una maggiore flessibilità e tornare ad alcuni approcci tradizionali. Se le cose non funzionano dobbiamo avere la capacità di modificarle. Ci vuole più altruismo nelle nostre società, dare più valore alle persone e meno alla produzione, e ciò significa anche un minor numero di umani considerati semplici consumatori verso una maggiore valorizzazione della singola persona nella sua specificità, magari con un numero di umani inferiore e con valori diversi e più genuini. Nella società di massa dei consumatori si stanno creando troppi gruppi emarginati che più aumenta la popolazione, più si isolano in se stessi.
Gail Tverberg (traduzione personale)

venerdì 24 ottobre 2014

Renzi paga le mamme: ancora più figli

Non basta l'arrivo di 400 mila immigrati ogni anno. Non basta l'aggiunta di una città come Padova ogni anno alla cementificazione del territorio italiano. Ora il governo guidato da Renzi vuole più nascite, più densità demografica, ancora più abitanti in un paese fatto di poche pianure e 60 milioni di umani stipati in un territorio diffusamente urbanizzato, dove le case vengono costruite persino sul letto dei fiumi, spesso costretti a scorrere in tunnel innaturali scavati sotto le case, come dimostra il caso recente di Genova. E che dire delle coste italiane completamente edificate? In Emilia-Romagna viene persino a mancare il territorio verde per far pascolare le mucche che producevano il latte per il famoso parmigiano. Troppo cemento, troppe case, troppi capannoni, troppo asfalto, troppe discariche. In Campania, l'antica "Campania Felix" dei Romani c'è la più alta concentrazione demografica del paese. Se si rivolta una zolla di terra con la vanga viene fuori il fetore chimico delle sostanze tossiche che, interrate dalla camorra, stanno inquinando tutta l'agricoltura e tutti gli allevamenti. Eppure secondo Renzi questa Italia ha bisogno di altra gente, altri umani, più alta densità demografica, più città, più cemento, più rifiuti, più emissioni, più anidride carbonica, più fertilizzanti, più chimica, più auto. Più immigrati, visto che non ha fatto nulla per impedire sbarchi e nuova immigrazione.
Quando Renzi parlava alla Leopolda da semplice candidato PD aveva accennato una volta al problema del consumo di territorio verde. Essendo il personaggio facile agli annunci sparati e mai realizzati, aveva annunciato lo stop al consumo di suolo tra i suoi programmi. Come ciò sia compatibile con il massiccio afflusso di immigrati a cui ha più volta annunciato accoglienza e con i programmi per aumentare le nascite in Italia è veramente di ardua comprensione. Se aumentano arrivi di immigrati e le nascite degli autoctoni bisognerà costruire case, strade, scuole e infrastrutture per la nuova popolazione di residenti.Bisognerà dare lavoro, fabbriche, uffici, sanità, chimica, prodotti, consumi, riscaldamento, e bisognerà far fronte alla maggiore produzione di rifiuti. Bisognerà costruire centri commerciali, luoghi di culto, centri sportivi, luoghi di svago. In questa maniera il paese è destinato ad ulteriore cementificazione, a perdita di patrimonio paesaggistico, a maggiore inquinamento del suolo e delle acque, al peggioramento della qualità dell'aria delle nostre città, al peggioramento complessivo della qualità della vita nel nostro paese. Importare povertà in una situazione in cui lo sviluppo ha dei limiti intrinseci naturali ed economici, significa inoltre aumentare le spese per un paese già sovrappopolato e per di più in recessione economica, con altissima disoccupazione, soffocato dal debito pubblico e dilaniato dalla criminalità.
Quello che bisognava fare per salvare il paese è proprio l'esatto contrario rispetto al programma di Renzi di incentivare le nascite con gli 80 euro al mese alle neo mamme per tre anni. Bisognava aiutare le coppie senza figli con una forte detassazione, e aumentare le imposte progressivamente col crescere del numero dei figli. Disincentivare le nascite è l'unica speranza per ridare un futuro al paese e come estremo tentativo per salvare quel poco di natura che ancora rimane. Se qualcuno teme che il paese rimanga spopolato basta guardare le sterminate tendopoli che occupano vaste aree della Libia e che accolgono coloro che, provenendo da tutta l'Africa, si accingono ad attraversare lo stretto tratto di mare verso l'Italia accogliente e soccorrente con le sue navi. C'è inoltre l'arrivo massiccio di giovani immigrati da Asia e dal medio oriente. Non c'è pericolo che non si paghino le pensioni per mancanza di lavoratori. E nuove ulteriori incrementi di natalità non servono a nessuno, né agli italiani né ai nuovi residenti. Ma credo che Renzi non ragioni con la logica. E' sempre più chiaro che i suoi annunci puntino a creare il mito del gran capo della nave paese, del timoniere che porta la nave stracarica di umani nel porto della demagogia dove egli possa raggiungere potere e successo per se e i suoi sodali. Anche lui, dalla cui giovane età era lecito aspettarsi una visione nuova della politica più attenta alla salvaguardia ambientale e a un nuovo rapporto tra uomo e natura, non avremo altro che squallida politica di rapina e sfruttamento della natura di questo povero paese a favore dei soliti noti e degli interessi basati sull'egoismo umanocentrico.

martedì 14 ottobre 2014

La proposta di ecopop in Svizzera

Riporto la seguente notizia segnalata da Maria Luisa Cohen sul suo sito Assisi Nature Council. Al di là degli esiti dell'iniziativa di Ecopop quel che conta è che si cominci finalmente a discutere di sovrappopolazione come causa di fondo del disastro ambientale del pianeta e sui rimedi possibili e a portata di mano.
Svizzera, 30 novembre 2014: voto su riduzione incremento demografic Gio 9 Ott 2014 9:30 am . Inviato da: pastoresergio Svizzera, 30 novembre 2014: ultima fermata? I soci di Ecopop (circa 350), sono riusciti in un'impresa di cui nemmeno vi sognate: imporre all'agenda politica una riflessione sulla crescita demografica in Svizzera e nel mondo intero. Grazie a un lascito è stato possibile lanciare l'iniziativa "Stop alla sovrappopolazione - per la conservazione delle basi naturali della vita". Sono state raccolte le 100'000 firme necessarie e adesso il popolo sarà chiamato a esprimersi il 30 novembre. L'iniziativa ha superato lo scoglio dell'ammissibil ità - contestata dai democristiani - ed ora la parola tocca agli elettori. Vi invito a seguire, per quanto possibile, il dibattito e la nostra lotta: sul nostro sito - www.ecopop.ch - trovate informazioni sull'iniziativa e la nostra associazione (in parte anche in italiano, cliccare su it in alto a destra). SI TRATTA DI UNA PRIMA MONDIALE. Nel dibattito parlamentare l'iniziativa è stata fatta a pezzi da tutti i partiti che hanno sparato a zero su Ecopop, considerati nella migliore delle ipotesi degli imbecilli, ma piuttosto anche xenofobi e razzisti. Quante possibilità ha la nostra iniziativa? Difficile dire perché dopo l'iniziativa del 9 febbraio scorso - approvazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa - il popolo svizzero è sotto attacco da tutto l'establishment elvetico e dall'UE e regna molta apprensione. La nostra iniziativa è molto più radicale e soprattutto precisa, perché indica delle cifre che sarebbero fissate nella Costituzione (l'iniziativa del 9 febbraio era invece aperta e ambigua). Comunque si parla di incremento demografico, in Svizzera e nel mondo, e di pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo. Questo secondo punto è considerato persino dai Verdi indegno, colonialista, perché c'immischieremm o nelle faccende interne di altri paesi. In realtà l'iniziativa di Ecopop esige semplicemente l'utilizzo del 10% dell'attuale aiuto allo sviluppo della Svizzera per promuovere la pianificazione VOLONTARIA in detti paesi. Il 10% sono ca. 200 milioni di franchi, una somma irrisoria. Fate il tifo per noi. Quasi sicuramente l'iniziativa non passerà, ma si sarà parlato a livello ufficiale e nazionale di sviluppo demografico e di sovrappopolazione.
Home Film zur ECOPOP Initiative Was die ECOPOP Initiative will wird hier anhand eines kurzen Films erklärt. Schauen Sie hin! ECOPOP.CH

mercoledì 1 ottobre 2014

L'ultima relazione della OWG on Sustainable Development

L’ Open Working Group on sustainable development, organizzazione Onu che si occupa di studiare le strategie per uno sviluppo sostenibile (equo e solidale) che contrasti il degrado ambientale del pianeta e il surriscaldamento dell’atmosfera, ha partorito nel luglio scorso una relazione finale in cui si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere e le modalità per assicurare alla Terra un futuro sostenibile. Il lavoro può essere consultato direttamente al sito dell’organizzazione: http://sustainabledevelopment.un.org/focussdgs.html
(per una traduzione in italiano vedi: http://alba-alba.blogspot.it/2014/09/ilmondochevogliamo-relazione-finale-19.html?spref=fb)
La lettura del documento è indispensabile in quanto fornisce una misura diretta del grado di inutilità di queste organizzazioni, della loro vuota retorica fatta di parole-totem assolutamente prive di senso, dell’accozzaglia di banalità e insulsaggini che affliggono il movimento ambientalista e che costituiscono un ostacolo alla vera comprensione del problema cui il pianeta si trova di fronte. Come in una cantilena di un oligofrenico si ripetono vuote formulette del tipo:
crescita inclusiva, sviluppo equo e solidale, fine della povertà, energia affidabile sostenibile e a prezzi accessibili, fine della fame, agricoltura sostenibile, pratiche resilienti agricole, infrastrutture resilienti, dimezzare le morti globali, flessibilità (?) e accesso gratuito ai farmaci specie nei paesi poveri, lavoro per tutti, stili di vita sostenibili, diritti umani, promozione di una cultura di pace e non-violenza, cittadinanza globale, apprezzamento della diversità culturale, multiculturalismo, cooperazione internazionale, gestione sostenibile delle risorse, riutilizzo delle tecnologie, patto globale per l’occupazione, garantire pari opportunità e ridurre le disparità di risultati, inclusione sociale equa e solidale, città inclusive sicure resilienti e sostenibili, verde pubblico inclusivo (?) e accessibile, pianificazione nazionale e regionale di sviluppo, turismo sostenibile, riduzione dell’impatto del cambiamento climatico, massimo rendimento sostenibile (?), uso sostenibile degli ecosistemi, ripartizione giusta ed equa dei benefici, promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile (Sic!), istituzioni efficaci responsabili e inclusive, politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile, operazionalizzare pienamente le tecnologie abilitanti (?), stabilità macroeconomica globale, partership della società civile equa e solidale, e via banalizzando e ripetendo a pappagallo…
Ora la prima reazione alla lettura di questi documenti, assolutamente ripetitivi e privi di sostanza, farciti di formulette idiote prive di ogni significato concreto, scritte in un politichese corretto irritante e nauseabondo, da vomito politico, è una reazione di rifiuto, di accesso d’ira distruttivo (in genere vengo preso da una frenesia che mi porta a stracciare in mille pezzi tali documenti se stampati, o di cestinarli rapidamente se on line). Ma la cosa che mi spinge a leggerli è generalmente la ricerca, in questi florilegi di nullità, di un qualche accenno al problema vero del pianeta: la sovrappopolazione umana. Anche questo documento di Sustainable Development, come quelli di tante altre organizzazioni del “politicamente corretto”, manca completamente del minimo accenno al problema sovrappopolazione. Al contrario, questi sedicenti ambientalisti sostengono –dietro le loro vuote formulette ripetitive- la necessità di assicurare più diritti umani,di appropriarsi di una maggiore quantità di risorse da parte della specie Homo, come se lo strapotere dell’uomo sul pianeta non fosse ancora sufficiente. Chiedono di fare dei diritti di Homo un totem assoluto a cui sacrificare tutte le altre specie e tutta la natura ridotta ad essere un semplice sfondo, un magazzino da utilizzare da Homo a suo piacimento e per i propri incondizionati interessi fino alla catastrofe che porrà fine all’antropocene. Questi finti ambientalisti sono in realtà ben poco interessati all’ambiente, e il centro delle loro preoccupazioni rimangono gli interessi di Homo sulla proprietà e sulla trasformazione dell’ambiente terrestre. In questa loro distorta visione prospettica un pianeta di sette miliardi di umani che viaggia –come l’Onu stessa riconosce - verso gli undici-dodici miliardi è un futuro non solo accettabile (sostenibile come dicono loro) ma anche auspicabile in quanto assicura un pianeta Terra del tutto antropizzato e a disposizione delle egoistiche esigenze di Homo. A questo scopo sono costretti a tacere l’origine dei mali del pianeta e la realtà di una esplosione demografica senza precedenti di una sola specie arrogante e distruttiva che sta parassitando la natura e la vita sulla Terra.