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mercoledì 1 ottobre 2014
L'ultima relazione della OWG on Sustainable Development
L’ Open Working Group on sustainable development, organizzazione Onu che si occupa di studiare le strategie per uno sviluppo sostenibile (equo e solidale) che contrasti il degrado ambientale del pianeta e il surriscaldamento dell’atmosfera, ha partorito nel luglio scorso una relazione finale in cui si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere e le modalità per assicurare alla Terra un futuro sostenibile. Il lavoro può essere consultato direttamente al sito dell’organizzazione:
http://sustainabledevelopment.un.org/focussdgs.html
(per una traduzione in italiano vedi: http://alba-alba.blogspot.it/2014/09/ilmondochevogliamo-relazione-finale-19.html?spref=fb)
La lettura del documento è indispensabile in quanto fornisce una misura diretta del grado di inutilità di queste organizzazioni, della loro vuota retorica fatta di parole-totem assolutamente prive di senso, dell’accozzaglia di banalità e insulsaggini che affliggono il movimento ambientalista e che costituiscono un ostacolo alla vera comprensione del problema cui il pianeta si trova di fronte. Come in una cantilena di un oligofrenico si ripetono vuote formulette del tipo:
crescita inclusiva, sviluppo equo e solidale, fine della povertà, energia affidabile sostenibile e a prezzi accessibili, fine della fame, agricoltura sostenibile, pratiche resilienti agricole, infrastrutture resilienti, dimezzare le morti globali, flessibilità (?) e accesso gratuito ai farmaci specie nei paesi poveri, lavoro per tutti, stili di vita sostenibili, diritti umani, promozione di una cultura di pace e non-violenza, cittadinanza globale, apprezzamento della diversità culturale, multiculturalismo, cooperazione internazionale, gestione sostenibile delle risorse, riutilizzo delle tecnologie, patto globale per l’occupazione, garantire pari opportunità e ridurre le disparità di risultati, inclusione sociale equa e solidale, città inclusive sicure resilienti e sostenibili, verde pubblico inclusivo (?) e accessibile, pianificazione nazionale e regionale di sviluppo, turismo sostenibile, riduzione dell’impatto del cambiamento climatico, massimo rendimento sostenibile (?), uso sostenibile degli ecosistemi, ripartizione giusta ed equa dei benefici, promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile (Sic!), istituzioni efficaci responsabili e inclusive, politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile, operazionalizzare pienamente le tecnologie abilitanti (?), stabilità macroeconomica globale, partership della società civile equa e solidale, e via banalizzando e ripetendo a pappagallo…
Ora la prima reazione alla lettura di questi documenti, assolutamente ripetitivi e privi di sostanza, farciti di formulette idiote prive di ogni significato concreto, scritte in un politichese corretto irritante e nauseabondo, da vomito politico, è una reazione di rifiuto, di accesso d’ira distruttivo (in genere vengo preso da una frenesia che mi porta a stracciare in mille pezzi tali documenti se stampati, o di cestinarli rapidamente se on line). Ma la cosa che mi spinge a leggerli è generalmente la ricerca, in questi florilegi di nullità, di un qualche accenno al problema vero del pianeta: la sovrappopolazione umana. Anche questo documento di Sustainable Development, come quelli di tante altre organizzazioni del “politicamente corretto”, manca completamente del minimo accenno al problema sovrappopolazione. Al contrario, questi sedicenti ambientalisti sostengono –dietro le loro vuote formulette ripetitive- la necessità di assicurare più diritti umani,di appropriarsi di una maggiore quantità di risorse da parte della specie Homo, come se lo strapotere dell’uomo sul pianeta non fosse ancora sufficiente. Chiedono di fare dei diritti di Homo un totem assoluto a cui sacrificare tutte le altre specie e tutta la natura ridotta ad essere un semplice sfondo, un magazzino da utilizzare da Homo a suo piacimento e per i propri incondizionati interessi fino alla catastrofe che porrà fine all’antropocene. Questi finti ambientalisti sono in realtà ben poco interessati all’ambiente, e il centro delle loro preoccupazioni rimangono gli interessi di Homo sulla proprietà e sulla trasformazione dell’ambiente terrestre. In questa loro distorta visione prospettica un pianeta di sette miliardi di umani che viaggia –come l’Onu stessa riconosce - verso gli undici-dodici miliardi è un futuro non solo accettabile (sostenibile come dicono loro) ma anche auspicabile in quanto assicura un pianeta Terra del tutto antropizzato e a disposizione delle egoistiche esigenze di Homo. A questo scopo sono costretti a tacere l’origine dei mali del pianeta e la realtà di una esplosione demografica senza precedenti di una sola specie arrogante e distruttiva che sta parassitando la natura e la vita sulla Terra.
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Però però ... così male non sono le richieste elencate, anzi direi che sono il top, l'optimum per l'umanità, una più bella dell'altra, come si può essere contrari o anche solo critici? È un poema, un inno alla vita, finalmente una società di uguali ...
RispondiEliminaMa, non so perché, rido rido rido a leggere queste richieste: che sia cinico o disfattista? A me sta storia della perfetta uguaglianza nun me piasce, 7 o 10 miliardi di cloni per fare che? Alcune cose però sono anche, come dire, molto sottili e sfiziose, per es. la storia delle pari opportunità abbinata alla riduzione della disparità dei risultati. Già, perché nonostante le pari opportunità in partenza poi le cose vanno per il loro verso e abbiamo di nuovo dei riccastri e dei poveracci, e questo non va bene, certo. Donde la necessità della riduzione delle disparità dei risultati, apparentemente ineliminabile perché - guarda un po' - non siamo tutti uguali. E dài, un po' di disuguaglianza non guasta. Anzi, rivendichiamo il diritto alla diversità!
Però il poema è spassoso, rido ancora.
Giusto per ristabilire un po' di equilibrio, vedi se quest'altra pagina ti procura un minimo di effetto Malox:
RispondiEliminaRiflessioni su sostenibilità, crescita della popolazione ed ambiente
Non so cosa sia l'effetto Malox. Comunque ho seguito il tuo consiglio e ho letto l'interminabile articolo che mi hai indicato (tradotto da un vecchio amico, Aldo Carpanelli, fondatore del Movimento italiano per il decremento demografico, MIDD).
RispondiEliminaTi confesso che mi sono parecchio annoiato, non vedevo l'ora di arrivare alla fine. E mi sembra anche di non aver appreso niente di veramente nuovo. Ho però trovato il tutto condivisibile, tutte cose ragionevoli e quindi anche un po' scontate.
Il concetto più semplice da capire è proprio l'inconciliabilità di crescita e sostenibilità. Alcuni insistono ancora oggi sulla differenza di "crescita quantitativa" e "crescita qualitativa". Ma anche quella qualitativa è sempre crescita e rimanda semplicemente la resa dei conti. Invece i concetti di sviluppo e progresso possono essere benissimo sganciati dal concetto di crescita. Nessuno può essere contro lo sviluppo e il progresso ovvero contro cambiamenti che migliorano la qualità della vita. Proprio madornale l'errore di traduzione, "I limiti dello sviluppo". Il bello è che questo errore è stato ancora ripreso nella nuova edizione del 2004.
Allo stato dei fatti però la crescita è imprescindibile per non far precipitare le masse di disoccupati (in Italia, nell'UE, mica a Gaza o in altri inferni) nella disperazione. Perciò gli appelli di Napolitano, Renzi & C. alla crescita, a nuovi grandi piani industriali, anche dello Stato (Barbara Spinelli). Solo che la situazione non si sblocca. La Banca europea stampa miliardi di euro per rllanciare l'economia che resta ferma al palo lo stesso. Come mai? Be', per crescere ci vogliono gli imprenditori con dei progetti, gli investitori. Ma gli imprenditori sembra che latitino, non si vedono (e questa può essere una fortuna, così non producono altre schifezze poi da smaltire). Io il "diritto al lavoro", invocato oggi di nuovo anche dal papa, non lo riconosco. Come non riconosco il lavoro com'è concepito oggi (8 ore al giorno, 40 settimanali). Secondo me c'è invece il dovere di rendersi utili in qualche modo, e di cose da fare ce ne sono. C'è troppo terziario inutile. Quando senti dire che gli italiani certi lavori non li vogliono (più) fare ti girano le scatole. Fra parentesi è lo stesso discorso che si faceva in Svizzera 40 o 50 anni fa: gli Svizzeri non volevano fare più lavori sporchi, pesanti, usuranti, per questo c'erano gli Italiani!
Cos'è l'effetto Maalox? Facile, guarda qui.
RispondiEliminaL'origine dei mali sono due:
RispondiElimina1) la crescita infinita (di consumi e popolazione)
2) la crisi energetica
La prima deve essere fermata necessariamente, prima o poi (non si può crescere all'infinito in un pianeta finito);
la seconda è necessaria se vogliamo una vita che non sia solo: sofferenza, lavoro pesante, malattie, ecc.
Io sto cercando di risolvere la seconda facendo ricerca (www.energiaricerca.it);
altri possono cercare di risolvere la prima (in modo indolore... si spera).
"la seconda è necessaria se vogliamo una vita che non sia solo: sofferenza, lavoro pesante, malattie, ecc."
EliminaDirei però che questi obiettivi sono stati già raggiunti, almeno in occidente. Lavori veramente massacranti non ce non sono più o non più tanti. Anche il lavoro dei campi è oggi meno pesante (al contrario della tua infanzia).
È possibile estendere i benefici del progresso a tutta la popolazione mondiale attuale e agli 11-12 miliardi previsti per il 2100? E se cominciassimo a non produrre più cose veramente inutili? Forse non ci vorrebbe poi tutta questa energia che ti sogni. Si spendono miliardi nella pubblicità per indurre la gente a spendere, consumare. Qualcuno diceva che bisognerebbe proibire la pubblicità. Io non demonizzo la pubblicità che può essere informazione, dunque utile o interessante. Però quante schifezze si producono di cui si potrebbe davvero fare a meno - riducendo così anche la domanda di energia.
OT
RispondiEliminaSvizzera, 30 novembre 2014: ultima fermata?
Dum Romae consulitur ... Mentre qui si chiacchiera quattro gatti, i soci di Ecopop (circa 350), sono riusciti in un'impresa di cui nemmeno vi sognate: imporre all'agenda politica una riflessione sulla crescita demografica in Svizzera e nel mondo intero. Grazie a un lascito è stato possibile lanciare l'iniziativa "Stop alla sovrappopolazione - per la conservazione delle basi naturali della vita". Sono state raccolte le 100'000 firme necessarie e adesso il popolo sarà chiamato a esprimersi il 30 novembre. L'iniziativa ha superato lo scoglio dell'ammissibilità - contestata dai democristiani - ed ora la parola tocca agli elettori. Vi invito a seguire, per quanto possibile, il dibattito e la nostra lotta: sul nostro sito - www.ecopop.ch - trovate informazioni sull'iniziativa e la nostra associazione (in parte anche in italiano, cliccare su it in alto a destra). SI TRATTA DI UNA PRIMA MONDIALE. Nel dibattito parlamentare l'iniziativa è stata fatta a pezzi da tutti i partiti che hanno sparato a zero su Ecopop, considerati nella migliore delle ipotesi degli imbecilli, ma piuttosto anche xenofobi e razzisti. Quante possibilità ha la nostra iniziativa? Difficile dire perché dopo l'iniziativa del 9 febbraio scorso - approvazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa - il popolo svizzero è sotto attacco da tutto l'establishment elvetico e dall'UE e regna molta apprensione. La nostra iniziativa è molto più radicale e soprattutto precisa, perché indica delle cifre che sarebbero fissate nella Costituzione (l'iniziativa del 9 febbraio era invece aperta e ambigua).
Comunque si parla di incremento demografico, in Svizzera e nel mondo, e di pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo. Questo secondo punto è considerato persino dai Verdi indegno, colonialista, perché c'immischieremmo nelle faccende interne di altri paesi. In realtà l'iniziativa di Ecopop esige semplicemente l'utilizzo del 10% dell'attuale aiuto allo sviluppo della Svizzera per promuovere la pianificazione VOLONTARIA in detti paesi. Il 10% sono ca. 200 milioni di franchi, una somma irrisoria.
Fate il tifo per noi. Quasi sicuramente l'iniziativa non passerà, ma si sarà parlato a livello ufficiale e nazionale di sviluppo demografico e di sovrappopolazione.
"Questo secondo punto è considerato persino dai Verdi indegno, colonialista, perché c'immischieremmo nelle faccende interne di altri paesi."
RispondiEliminaNon riuscirò mai a comprendere questi cosiddetti verdi: sono persone a cui non interessa nulla dell'ambiente naturale, sono concentrati su un loro egoismo di specie assolutistico che li porta a mettere sempre al centro i diritti della specie Homo su tutto il resto della natura. Si riducono così al ruolo di giardinieri del padrone cementificatore: mettono qualche fioriera e qualche alberello in mezzo ad asfalto e cemento. In quanto all'immischiarsi nelle faccende di altri paesi da parte di chi lotta per il controllo demografico siamo al ridicolo. E perché quando veniamo invasi da milioni di immigrati questo non è un immischiarsi negli affari nostri da parte di paesi che si rifiutano di praticare ogni controllo demografico producendo così la massa di disperati che poi chiede di stabilirsi in Europa, chiede sovvenzioni, sussidi economici, case, servizi, lavoro in una terra già devastata dal cemento e sovrappopolata? Non tocca a noi andarli a prendere sui barconi, sfamarli, sovvenzionarli, dargli assistenza, abitazione, lavoro? Con giusto diritto chiediamo dunque di regolamentare le nascite in quei paesi come presupposto per poterli aiutare a casa loro. Spero che i verdi spariscano distrutti dalla loro incomparabile stupidità...e che possa rinascere un vero movimento ambientalista basato sulla lotta alla sovrappopolazione del pianeta e al controllo demografico della specie umana
Caro Agobit, sono assolutamente d'accordo con te.
RispondiEliminaNon si poteva dire meglio.
Sacrosanto l'intervento di Agobit (08 ottobre 2014 05:08). Concordo in ogni virgola tranne una: occuparsi della sovrappopolazione del pianeta va bene, ma è molto più realistico ed urgente (ed in ultima analisi non contraddice l'assunto generale) occuparsi della sovrappopolazione d'ogni piccola area territoriale in modo indipendente ed autonomo. Il che ci riporta al tema del contrasto il più possibile energico ed efficace dell'immigrazione e, aggiungo io, alla revisione delle politiche di incentivazione/disincentivazione demografica interne per quelle aree d'Italia già trementamente sovrappopolate, e non sono certo poche! Lodevole EcoPop in questo senso: si occupano sì della questione a livello globale ma, per cominciare, tentano di fare qualcosa per la loro Svizzera (che, non dimentichiamolo, equivale territorialmente e per popolazione a una qualsiasi regione italiana).
RispondiEliminaNon lo dico certo ad Agobit, che lo sa meglio di me, ma è bene ricordare che niente è irrecuperabile, se non la mancanza di volontà di recuperare. E quello non sia un difetto di quei pochi che sono consci del problema numero 1 alla base della stragrande maggioranza degli altri problemi che ci affliggono.
INCREDIBILE !!! SOCCORSO «VERDE» PER L'INIZIATIVA ECOPOP
RispondiEliminaUna psicoterapeuta ticinese, del partito dei Verdi, si schiera a favore della nostra iniziativa.
Caro Alec, ecco il testo e la foto, buona giornata! claudia
Mi chiamo Claudia Crivelli Barella (1968), ho uno studio di psicoterapia a Mendrisio, all'estremo sud del Ticino, e vivo con mio marito Andreas Barella (coordinatore della campagna contro il raddoppio della galleria del San Gottardo) e le mie tre figlie. Faccio parte del consiglio comunale della mia città e del Gran consiglio ticinese per i Verdi.
Il numero di abitanti aumenta cinque volte più velocemente rispetto a quanto avviene nell’Unione europea e ogni secondo viene cementificato 1,1 metro quadrato di terreno. Ecopop si prefigge di garantire una crescita sostenibile in Svizzera limitando l’immigrazione al massimo allo 0,2% del totale degli abitanti della Confederazione. Per lottare contro la sovrappopolazione a livello mondiale propone di destinare il 10% dei fondi di aiuto allo sviluppo a misure di controllo delle nascite nei paesi poveri. Vi invito a considerarla con attenzione per quello che è: una difesa del territorio, del valore della vita e della biodiversità messa a rischio dalla specie invasiva più pericolosa del pianeta: l’essere umano.
Ho pertanto deciso che voterò di sì all’iniziativa, che affronta un tema spinoso con un approccio da ecologia profonda (deep ecology).
Beh, che il movimento dei Verdi si sia cacciato, nel suo complesso, in un vicolo cieco demografico, non significa che non vi siano parecchie persone al suo interno che invece il problema lo hanno capito perfettamente.
RispondiEliminaSperiamo che possano far sentire la loro voce e magari, far cambiare rotta al movimento.
Recupare il movimento dei verdi sarebbe davvero un grande colpo per noi.
Scusate se mi intrometto per una richiesta comunque relativa ad argomento correlato.
EliminaLumen, una volta avevi citato una pagina nel tuo diario (blog) relativa ad uno studio che correlava la violenza di alcune società al forte sbilanciamento della demografia sulle fasce di popolazione più giovani.
Il tuo profilo ora non cita più il tuo luogo.
Se fossi così gentile, mi faresti avere il collegamento a quella pagina (supposto che sia accessibile (per me)) o gli estremi di quello studio?
Se non vuoi rispondere qui puoi rispondermi via mail (v. il mio profilo).
Grazie in anticipo.
Se vuoi ti mando la traduzione che ho fatto di quell'intervista a Gunnar Heinsohn e che pubblicò Lumen nel suo blog. È del 2009, un'eternità fa. Personalmente la trovai interessante, ma era pur sempre una teoria non so quanto attendibile.
EliminaSe mi indichi il tuo email te lo mando. O se non vuoi rendere pubblico il tuo email dimmi come devo fare.
Il mio comunque è sergio.pastore@bluewin.ch
Grazie a Sergio per l'aiuto.
EliminaEcco l'apertura dell'intervista a Gunnar Heinsohn.
Ho ripreso il tentativo di una formula mondiale del francese Gaston Bouthoul del 1970, l'ho sviluppata e applicata a 70 paesi. Il risultato: sempre quando le donne - per decenni o persino secoli - hanno 6 - 8 figli, dunque 3 o 4 maschi, le cose si mettono male. Solo uno o al massimo due di essi potranno assumere ruoli sociali. Il terzo e il quarto, ambiziosi e nel pieno delle forze, o emigrano o cercano di ottenere anche loro una posizione con la violenza. Quando ci sono troppi giovani maschi si uccide: criminalità, guerre civili, genocidi di minoranze, rivoluzioni, guerre internazionali o colonizzazioni. La violenza perdura finché i maschi eccedenti soccombono e muoiono e il numero dei nati diminuisce.
L'intervista completa è reperibile in rete qui.
Concordo con le tesi di Heinsohn le quali non possono che trovare conferma nella storia. Le guerre di conquista o di predominio (ma anche le grandi rivoluzioni, come quella francese ) sono sempre state sostenute dalla crescita demografica. Una delle cause fondamentali della I guerra mondiale fu l'esplosione demografica degli anni della "belle epoque" che precedettero il conflitto. La guerra in atto oggi nel medio oriente, con i suoi aspetti di estremismo e violenza, è sostenuta da una alta natalità degli stati arabi in atto già da qualche decennio. L'alta natalità assicura la "massa critica" di giovani preda dell'estremismo e della violenza
EliminaUno - ma è uno solo dei fattori di stabilità e qualità, del ben-essere - è una certa equità nella ripartizione delle risorse.
RispondiEliminaE' del tutto ovvio che se il tuo cruccio è su quale modello di Maserati o di panfilo prendere e i cruccio del tuo vicino è cosa mangiare stasera, ci sono ampie probabilità che il secondo cercherà, pur di sopravvivere, di prendere parte delle tue risorse e cercherà di farlo in modo violento perché nessuno dei riccastri (a parte eccezioni molto rare) ha alcun motivo per rilasciare le risorse che possiede.
Anzi, la miserabile mentalità di scarsità perenne dei ricchi è tale per cui qualsiasi ricchezza è, per loro, sempre insufficiente e cercheranno di aumentarla il più possibile e con ogni modo possibile.
Questa premessa, le banalità moraliste dei cocomeriani sono sconcertanti.
Una coacervo contraddittorio di cose campate per aria. Come scrivevo, c'è la stessa ipocrisia nauseante e sconclusionata delle più ritrite robe chiesastiche senza i meccanismi di repellenza di queste ultime.
La crescita demografica che è il problema n° 1 è il tabù e questo tabù è un'aggravante de-facto molto pesante per questi che si ergono ad ambientalisti.
Perché non c'è nulla di più pericoloso del dellinquere e commettere crimini ecologici ideologici e non credendo di fare del bene.