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domenica 24 dicembre 2017

La negazione

Quale è il problema dell'Italia? Le culle vuote.
Il Papa e la Lorenzin chiedono più neonati, Renzi dona i bonus alle mamme incinte.
Qual'è il problema dell'Europa? Aumentare il Pil e consumi con più nascite e immigrati.
Il problema dell'Africa? Più nascite, più popolazione e abbattere le foreste per creare agricoltura e allevamento.
Molti dittatori africani lo dicono apertamente: aumentare le nascite aumenta emigrazione e rimesse.
Il Papa benedice l'accoglienza e la fertilità delle coppie. La Chiesa proibisce la contraccezione.
Trump condanna l'aborto e incentiva le nascite.
La Cina chiude con il figlio unico: si può tornare a crescere.
I paesi islamici fanno politica di potenza con i tassi di natalità. "L'Islam vincerà con gli uteri delle nostre donne" è lo slogan degli Imam.
Tutto il mondo è in un delirio demografico: crescere crescere crescere.
E il pianeta muore. Per troppa antropizzazione. Ormai l'uomo è il cancro della Terra e sta uccidendo la natura.
Sebbene tutti se ne accorgano, nessuno denuncia apertamente la spaventosa trasformazione del pianeta. La considerano un dato di fatto, una conseguenza naturale dello sviluppo della civiltà. Le città crescono a dismisura e si avviano a divenire megalopoli. In oriente, ma anche in Europa, nelle Americhe, in Africa, le grandi città si avviano ai dieci milioni, alcune ai venti milioni di abitanti. Pechino con i centri metropolitani periferici si sta avviando ad un mostruoso record: 100 milioni di abitanti. In Italia la pianura padana da Torino all'Emilia passando per Milano, è completamente antropizzata cone una unica futura megalopoli, mettendo in crisi l'agricoltura e con tassi di inquinamento ambientali che possono competere con quelli di New Deli.
Le foreste dell'Asia e dell'Africa stanno facendo la fine che fecero le foreste europee. Presto le savane africane saranno terreni arati e pascoli o periferie di città con strade e tanto cemento. Spariranno l'Elefante e gli altri animali selvaggi, ormai confinati nelle riserve. Ma queste possono solo rallentare l'estinzione, la condanna di tante specie è già scritta nei tassi di natalità di Homo. Sparizione degli animali autoctoni, ferrovie e strade, cemento e infrastrutture sono il futuro prossimo di un continente che passerà da uno a quattro miliardi entro questo secolo. Nessuno si accorge (o finge di non accorgersi) che le imponenti migrazioni in atto sono solo la conseguenza di questa esplosione demografica e che tutta la geopolitica sarà sovvertita nel giro di pochi decenni. L'Europa sarà sempre meno legata alla sua storia e diventerà periferica rispetto alla potenza demografica africana e asiatica. Ma non si tratta della sopraffazione di una cultura sull'altra, perché sia la cultura di chi riceve che quella da cui partono i migranti verranno azzerate in favore della nuova cultura globale dei produttori-consumatori basata sulla produzione e sul consumo di massa. Una non-cultura senza valori e senza radici che uniforma il mondo.
La necessità di nutrire presto dieci miliardi di umani dovrà fare i conti con la riduzione dei terreni agricoli fertili e la scarsità delle fonti idriche e il riscaldamento del clima. Il ricorso ai fertilizzanti chimici e al cibo fatto con gli insetti non basterà a compensare la crescita demografica. Di fronte al disastro planetario c'è un silenzio assordante delle forze politiche e dei media. Nei talk show si discute delle più varie sciocchezze e si chiude gli occhi di fronte al problema dei problemi. C'è una paurosa negazione dell'esplosione demografica di Homo. Ma non è solo negazione della realtà, è anche delirio: il linguaggio del politicamente corretto vuole che ci si stracci le vesti per le culle vuote e si invochino misure per aumentare le nascite. Gli intellettuali tacciono, ma di questo non c'è da stupirsi, trattandosi di una classe di codini che seguono pedissequamente le imposizioni del potere e dell'ideologia dominante. Purtroppo, e questo è molto più grave, tacciono anche gli scienziati, legati come sono ai finanziamenti e alle carriere. C'è poi una remora interiore che deriva da una cultura secolare antropocentrica. Ma c'è anche una repressione del pensiero libero e responsabile da parte di poteri che tendono a criminalizzare chi non segue il pensiero unico antropocentrico dei diritti assoluti di Homo. La Chiesa e i preti spiccano ai primi posti in questa negazione del problema: per loro non si possono tollerare limiti alla crescita umana. Forse per loro è sopravvivenza, visto che prosperano con la miseria dei popoli, ma per il pianeta è il disastro. La grande finanza e il capitale spinge per i diritti umani ma non certo per filantropismo: più umani, più consumatori più affari più mercato più crescita più soldi. Solo pochi vedono il medio evo prossimo venturo di cui parlava già il club di Roma negli anni 70.
I Verdi volgono lo sguardo altrove, anche loro, anzi soprattutto loro negano il problema. Parlano di ridurre i consumi, ma non vedono da dove origina la catastrofe. Malati di ideologie considerano la distruzione dell'occidente un traguardo da raggiungere per un pianeta più giusto. Un pianeta morto sarà certamente privo di intollerabili diseguaglianze. La cecità di questi verdi è angosciante e a volte anche ridicola. Criticano la produzione industriale e il concetto di crescita economica ma non si rendono conto che la produzione industriale è figlia dell'esplosione demografica degli ultimi due secoli. Non si rendono conto che la crescita dell'inquinamento, della quantità di rifiuti, dei tossici e dei veleni, dell'anidride atmosferica è inevitabile portato della crescita della popolazione. Ancorati ai vecchi schemi marxisti e antropocentrici non vedono che la sovrappopolazione non è un banale fatto di numeri e di spazi (questo è quello che credono i mentecatti). Non è una misura della densità demografica. La sovrappopolazione è un concetto che riguarda il significato profondo della presenza della vita sul pianeta Terra: esprime la riduzione dell'uomo ad un essere vuoto senza più un rapporto con la natura da cui è nato e da cui trae senso, fino a farne una malattia che uccide tutta la vita terrestre. Un uomo ridotto a massa di nove o dieci miliardi di individui è una follia distruttiva e assassina verso le altre specie viventi. E' una massificazione che azzera ogni cultura: una massificazione che riguarda in primo luogo lo spirito, e poi anche la materia che compone la natura; quella natura che è la sostanza preziosa da preservare in questo piccolo frammento di universo.