(il sito di Caradache in Francia)
I giorni 29 e 30 agosto scorsi si è
riunito a Caradache il Comitato consultivo di gestione (MAC) del Progetto ITER per la realizzazione del reattore a fusione nucleare calda, in risposta alla
richiesta formulata dal Consiglio Iter tenutosi nel giugno scorso nella sua 10°
riunione a Washington DC.
L’Assemblea
speciale MAC era ristretta ad un numero limitato di partecipanti, al fine di
monitorare l’attuazione dei piani ITER, di rivedere le azioni già attuate (o da
attuare nel prossimo futuro), di riconsiderare alcuni aspetti organizzativi
dell’ITER al fine di portare le correzioni che si sono rese necessarie durante
le fasi di studio e realizzazione.
Significativo
era il fatto che i capi delle sette agenzie interne, invece di essere seduti
tra i membri del MAC come di solito avviene alle riunioni, erano seduti tra i
responsabili dell’Organizzazione ITER. Il Direttore Generale del progetto,
Motojima, li ha definiti come “Team Unique ITER”, un organismo integrato di
gestione che persegue un obiettivo comune e sempre più vicino e a portata di
mano.
In
un commovente discorso il Vice Presidente del Consiglio ITER, Edmund
Synakowsky, ha detto che le persone riunite in questa occasione erano giunte,
dopo tanto lavoro, ad un punto di
“qualcosa di veramente storico”. Considerata l’importanza dei temi trattati, la
gestione del MAC ha deciso di convocare nel pomeriggio, dopo la conclusione
della sessione speciale MAC, una riunione di tutto il personale che lavora al
progetto e ha chiesto al Presidente del MAC Ranjai Sharan (India)
e al Vice Presidente del Consiglio ITER Edmund Synakowsky di relazionare
al personale riunito sul Progetto ITER.
Parlando
a una platea gremita, Ranjai Sharan , che Motojima ha presentato come uno dei
membri principali del MAC che ha
visto tutti gli alti e i bassi dello stato di avanzamento del progetto dal
2007, ha affermato che siamo ad un punto di svolta per la realizzazione della
Fusione nucleare a caldo.
“
Il Comitato MAC che dirige il progetto è lieto di constatare che le azioni di
recupero e di correzione sono ormai in atto, che i problemi e i punti critici
sono ben identificati e non ho alcun dubbio che li risolveremo (…) Negli ultimi
tre mesi abbiamo raggiunto un’altra pietra miliare rispetto al target e questo
è un segnale molto buono”.
Il
Direttore della Sezione Scienza dell’Energia da Fusione del Dipartimento
dell’Energia degli Stati Uniti, Synakowsky, ha riconosciuto che qui a Caradache
si è raggiunto un punto di eccellenza che darà una forte accelerazione al
progetto ITER. Anche il capo ITER per la Corea è intervenuto ringraziando tutti
per l’impegno e ha assicurato che ormai si sta lavorando molto vicino al
successo definitivo del progetto.
Infine
ha preso la parola il Direttore Generale Motojima che ha esortato tutti ad
avere una visione più ampia e complessiva del progetto, cercando di uscire
dalle visioni troppo specialistiche riguardanti i singoli settori di
competenza.
(Le
notizie sopra riportate sono tratte dai siti: www.iter.org,
www.jet.efda.org) .
Quali
sono i problemi ancora aperti per ITER? Da quanto affermato nelle discussioni a
margine dei due giorni di Caradache e dai siti specializzati, si possono
riassumere in due parole: stabilità della reazione e sicurezza.
La
stabilità concerne essenzialmente i parametri di funzionamento del reattore che
assicurino costanza di lavoro e di produzione dell’energia. Già dal 1992 si è
constatato la effettiva realizzazione della fusione nucleare con produzione di
quantità di energia molto superiori
a quelle impiegate per l’innesco della reazione. ITER è progettato per
generare 500 megawatt di potenza, dieci volte l’energia necessaria per farlo
funzionare, utilizzando poco più che idrogeno, l’elemento più abbondante
dell’universo. Da allora si sta lavorando dal punto di vista ingegneristico per
dare stabilità al sistema. I problemi hanno riguardato in particolare il
confinamento del plasma (che per le altissime temperature in gioco è di per sé
estremamente difficile da contenere). La vicinanza del plasma alle pareti del reattore
determina un rischio di cedimento delle stesse in quanto nessun materiale
conosciuto è in grado di resistere al contatto. Allo scopo è stato necessario
potenziare i sistemi magnetici di isolamento del plasma e ciò ha richiesto la
ricerca e la realizzazione di materiali superconduttori in grado di produrre i
campi magnetici richiesti. Un problema ingegneristico è stato quello di
assicurare le bassissime temperature a cui lavorano i fasci superconduttori. Un
forte passo avanti sulla stabilità si è ottenuto riducendo il volume del
gas-plasma nel reattore, in ragione di un grammo di deuterio e trizio (più
reattivi rispetto all’idrogeno) in 100 metri cubi. Ciò ha permesso di aumentare
la stabilità della reazione e di assicurare lo spegnimento rapido in caso di
problemi. Si è dovuto anche
realizzare acceleratori avanzati in grado di sparare fasci di atomi neutri
verso il nocciolo per riscaldarlo insieme a generatori di microonde che
dovevano funzionare come un forno a microonde per plasmi. Sembra che complessivamente
il problema della stabilità del
sistema sia ormai molto vicino alla soluzione e l’ottimismo è generale.
Sulla
sicurezza il reattore a fusione è in dirittura di arrivo, nel senso che non vi
sono problemi particolari da risolvere. ITER non produce scorie radioattive,
non produce gas serra né CO2, non produce particolato. Il deuterio e il litio
non sono radioattivi. Il trizio è mediamente radioattivo ma viene prodotto e
consumato all’interno del reattore e conseguentemente non vi è trasporto di materiali
radioattivi né scorie da smaltire. Anche in caso di incidenti, persino i
peggiori immaginabili, non è richiesta alcuna evacuazione di popolazioni
residenti nei paraggi. Come già detto nessun gas e nessun particolato è prodotto. Il consumo dei reagenti è
estremamente basso. Una centrale a fusione da 1000 megawatt consuma 100 kg di
deuterio e tre tonnellate di litio all’anno per generare 7 miliardi di
kilowattora di potenza. Per fare lo stesso una centrale a carbone, anche di
ultima generazione, necessita di 1,5 milioni di tonnellate di carbone.
I
neutroni generati dalla fusione interagiscono con i materiali che contengono la
camera di reazione, e la scelta idonea di tali materiali garantisce che nessun inquinamento ambientale da
parte dei neutroni ad alta energia
possa avvenire. Ogni possibile radioattività è quindi di brevissima durata e
confinata nel sistema.
Infine
vi è il tema dei tempi necessari. ITER è ancora un progetto sperimentale, dopo
di esso ci sarà necessita di sviluppare un reattore pre-operativo. Allo scopo
si sono ridimensionati i progetti iniziali di multipli reattori e fasi diverse
di studio, in quanto troppo dispendiosi e con tempi troppo lunghi di
realizzazione. Si diminuirà quindi il numero di reattori e si accelereranno i tempi.
Tra l’altro a questo scopo si è deciso di ridurre le dimensioni del reattore,
in favore di una maggiore stabilità di funzione, migliore gestibilità, più
semplicità costruttiva. Il tokamak ITER, alto 24 metri e largo 30 metri, sarà più
piccolo di una centrale elettrica convenzionale. Dopo il o i
reattori pre-operativi sarà la volta della fase commerciale e di realizzazione
dei reattori per l’uso effettivo.
Ma la notizia più importante che si è avuta a Cadarache è che i tempi della realizzazione effettiva e commercializzazione dei nuovi reattori a fusione possono essere accorciati: si prevede, se non sorgeranno intralci a questo punto principalmente di tipo burocratico o, peggio, di bassa politica, in 40 anni il periodo per la sperimentazione definitiva e la messa in opera. In precedenza si parlava di 50 anni. Ciò significa che forse si intravede una possibilità di salvezza del pianeta dal riscaldamento globale. Se spingiamo ora per la costruzione dei reattori a fissione di ultima generazione (la cui durata di funzionamento effettivo è di circa 40-50 anni) avremmo, in attesa dei nuovi reattori a fusione, la possibilità di ridurre gradualmente l'immissione di CO2 e di altri gas serra (oltre che dei particolati altamente tossici) generati dai miliardi di tonnellate di petrolio, gas e carbone bruciati attualmente ogni anno per la produzione di energia necessaria al sostentamento dei sette miliardi di abitanti del pianeta (in corsa verso i 10 miliardi in qualche decennio). Il tempo rimasto è poco, e solo dal nucleare può venire la salvezza.
La realizzazione operativa dei reattori a fusione sarà
una svolta gigantesca per l’umanità. Un sogno che si realizza. Una fonte
inesauribile e a basso costo di energia a disposizione di tutti, dei paesi
ricchi e dei paesi poveri. Sarà la grande occasione per l’umanità, la
possibilità per tutti di vivere in maniera dignitosa, con uno sviluppo economico più equilibrato, con un benessere diffuso,
senza le attuali diseguaglianze tra i vari paesi e classi sociali. Ma non è
solo un problema di benessere e di giustizia. L’energia dalla fusione
assicurerà un mondo più vivibile, una natura più incontaminata da gas da
combustione di idrocarburi, da articolati, da fumi, da gas serra, da veleni
chimici. Il mondo avrà la possibilità di tornare ad essere verde. Un maggior
benessere ci darà anche più diritti, una donna più responsabile e padrona di se
stessa, minori tassi di natalità, un pianeta più equilibrato tra le varie
specie viventi.
Personalmente credo più in questo progetto che non nel e-cat di rossi,di cui invece ho cominciato a dubitare fortemente.
RispondiEliminaAnche io. Certamente dietro le varie denominazioni di LENR, fusione fredda, effetto FP, ecc. esiste un qualche fenomeno per cui l'energia prodotta è anomala, nel senso che è superiore a quanto ci si aspetta. Ma quanto ad essere sul punto di una grande rivoluzione energetica sarei cauto. Fino ad oggi nessuna macchina LENR ha dimostrato in modo incontrovertibile di produrre energia in eccesso in maniera tale da essere utilizzabile al posto di altre. Vediamo nel prossimo futuro...
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