Il
giorno 27 settembre uscirà il quinto rapporto IPCC (Intergovernamental Panel on
Climate Change), un testo di 2.200 pagine elaborato da oltre 200 cattedratici e
scienziati, coadiuvati da 1500 esperti di tutto il mondo, con il compito di
prevedere gli scenari futuri ed elaborare le strategie. In breve i saggi Onu
danno al pianeta 10 anni di tempo per trovare un programma rapido che permetta
di salvare la civiltà umana. Dalle anticipazioni della stampa gli scenari previsti per la fine del
secolo sono quattro. Nel più drammatico si prevede un aumento di 4 gradi
Celsius della temperatura media, un innalzamento del livello dei mari di 62
centimetri, desertificazione delle terre attualmente temperate, collasso di
gran parte delle specie viventi. Nello scenario più favorevole, i mari
cresceranno di 24 centimetri e la temperatura aumenterà di un grado rispetto al
periodo 1986-2005. Rispetto all’epoca pre industriale l’aumento a fine secolo,
in questo secondo scenario, sfiorerà la soglia dei 2 gradi, quella considerata
dai governi il limite di sicurezza da non superare. Quale dei due scenari
estremi è più probabile? L’Ipcc riconduce la mutazione del clima all’accumulo
di anidride carbonica in atmosfera.
“Potremmo
salvarci, imboccando la via dello scenario migliore, se riuscissimo a restare,
sempre a fine secolo, entro un tetto di 421 parti per milione di CO2. Non sono
poche: in epoca pre-industriale erano 280 e da milioni di anni non si supera il
livello attuale. Abbiamo già oltrepassato le 400 parti per milione e
l’indicatore continua a salire al ritmo di 2 parti abbondanti all’anno. Tra 10
anni saremo fuori dall’area di sicurezza.”
Di
fronte a questo scenario cosa propongono i soloni dell’Onu?
“Dovremmo
dare un taglio immediato e drastico all’uso di conbustibili fossili,
responsabili assieme alla produzione di cemento dell’89 per cento delle
emissioni, e bloccare la deforestazione, che pesa per il rimanente 11 per
cento”.
Tuttavia
la strategia delle riduzioni volontarie, come quella decisa dal vertice di Copenaghen del 2009, si
è risolta in un aumento delle emissioni serra che viaggia oltre il 2 per cento
l’anno. Anche se si stabilisse un buon accordo globale da far entrare in vigore
nel 2020, il tetto delle 421 parti per milione verrà superato dall’inerzia di
un sistema energetico che continua a puntare su carbone, petrolio, gas
tradizionale e shale gas. Gli accordi restano lettera morta e i governi
continuano a bruciare idrocarburi, indifferenti alle condizioni del pianeta e
sensibili invece ai costi dell’energia. Il perché dei fallimenti sulle
emissioni i soloni dell’ Onu non
lo dicono, e non lo diranno mai visto che va contro i loro totem ideologici: le rinnovabili
sono un bluff, sono inefficienti, incostanti e costano troppo (hanno bisogno di
sovvenzioni per funzionare). Purtroppo se si continua così si arriverà entro un
secolo alle 936 parti per milione.
“In questo caso” racconta Riccardo Valentini, uno dei coordinatori europei
degli scienziati Ipcc, “l’impatto sulla vita del pianeta sarebbe pesantissimo:
i biologi ormai parlano di sesta estinzione di massa”. Per rispondere alle
polemiche che lo hanno bersagliato sempre più spesso negli ultimi anni l’Ipcc
si spinge a definire “ virtualmente certo” il cambiamento climatico, ed esprime preoccupazione
sull’innalzamento dei mari e sul problema di “dove –in questo caso-
trovar posto a 9 miliardi di esseri umani”.
Commenta
Stephanie Tunmore, responsabile clima di Greenpeace, riassumendo quello che
propongono gli esperti di Ipcc : “agendo subito in direzione dell’efficienza
energetica, delle fonti rinnovabili e della modifica degli stili di vita
possiamo ancora contenere i danni”.
Viene
da chiedersi, a commento di queste indiscrezioni uscite sul documento dell' Ipcc, se
convenga ancora pagare decine di milioni di dollari a questi comitati di “esperti” per partorire alla fine dei topolini.
Praticamente hanno confermato quello che già si sapeva: il malato ci ha la
febbre, la Terra sta male. Ma sulle origini della malattia i soloni Onu fanno
come i medici al tempo della peste descritta dal Manzoni: dibattono sul fatto
che si tratti di sostanza o di accidente. Nel frattempo il malato muore. E
muore per una malattia che dai soloni non viene mai nominata:
Esplosione Demografica della Specie
Umana.
I
soloni, al contrario danno per scontato che la Terra viaggi verso i 9 miliardi
e la cosa non li disturba affatto. Nessuno se ne lamenta, nessuno dei grandi esperti propone strategie di contenimento della crescita demografica. Il problema, semplicemente, non esiste. Candidamente dichiarano che bisognerebbe
diminuire da subito le immissioni di anidride carbonica in atmosfera. Verrebbe
da dire: …ma no!!! E come diminuirle? Arriva Cappuccetto Rosso /Greenpeace a
chiarire come: con le rinnovabili e la modifica dello stile di vita, più
l’efficienza energetica. Tappezzando di pannelli e di torri eoliche le terre
emerse e spingendo i miliardi di cinesi e di indiani, oltre che europei e
americani, ad andare in bicicletta o a tornare al calesse. Il tutto, come nel mondo delle fiabe,
dovrebbe accadere mentre la popolazione mondiale cresce da sette a nove
miliardi e poi a 11 miliardi. Qui ci vorrebbe la fata turchina!
La
verità è molto più prosaica e per niente fiabesca. Aumenteranno i consumi di
petrolio, gas, shale gas, carbone, ecc. come sta già avvenendo da decenni –
senza che le famigerate rinnovabili abbiano cambiato di un minimo il trend in
salita delle emissioni di anidride carbonica-. La popolazione mondiale continuerà ad
aumentare, come dice l’Onu stessa nel suo ultimo rapporto, verso gli 11
miliardi per la fine del secolo. Gli abitanti dei paesi avanzati e quelli dei paesi in via di sviluppo non cambieranno il loro stile di vita, se non per le innovazioni tecnologiche e gli aspetti che non alterano la qualità complessiva della vita. Anzi, le masse dei paesi che accedono ora allo sviluppo chiederanno più consumi. I nuovi nati, a meno che non saranno tutti santi come
Francesco, continueranno a chiedere consumi, trasporti, acqua, cibo, risorse ed
energia. Il pianeta continuerà a precipitare nel baratro, e all’Onu
continueranno a percepire compensi milionari per consulenze inutili. Noi, da
parte nostra, continueremo a gridare, anche in mezzo ai sordi, che al primo
posto, al primo posto, ci deve essere da subito l’impegno a RIDURRE LA
NATALITA’ della specie umana su tutto il pianeta.