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mercoledì 5 dicembre 2012

LE VERE CAUSE DELLA CRISI ECONOMICA MONDIALE


Nel grafico: previsioni sulla produzione di petrolio e gas in Usa


La causa della grave crisi economica mondiale in atto ha poco a che vedere con il debito privato americano, e molto a che fare con la crisi energetica e i prezzi del petrolio.
Davvero abbiamo creduto alla favola che la recessione 2007-2009, prodromo di quella dalla quale si sta cercando con fatica di uscire, sia stato il frutto dell’indebitamento eccessivo di banche e Stati? La causa è ben diversa e va più in profondità della semplice speculazione finanziaria. Altro che subprime, la crisi finanziaria è stata “esacerbata e anche largamente provocata” dall’esplosione dei prezzi del petrolio dopo il 2005, “quando la rapida espansione dell’Asia si è sommata ai grandi consumi occidentali nel creare una imprevista crisi energetica”. Questa  la tesi avvincente, che condivido,  a firma di Giles Keating, head of research for private banking e asset management del Credit Suisse.
L’analisi dell’esperto parte da una ricostruzione storica. Se negli anni Cinquanta e Sessanta si assistette ad una progressiva riduzione dei prezzi del petrolio (da 16 dollari al barile nei primi anni 60, a valori odierni, a un minimo di 10 nel 1970), le crisi del decennio successivo portarono un picco di prezzo (58 dollari alla fine del 1973) e il mutamento di paradigma: “Dal potere dei consumatori al potere dei produttori”, come si legge nello studio di Credit Suisse. Nel quarto di secolo seguente gli choc subiti hanno portato  a un efficientamento energetico marcato nei paesi Ocse, con un lungo periodo di stabilità dei prezzi (30-40 dollari a metà anni 80) che sostenne il trend rialzista dei mercati azionari e obbligazionari. Emerse così una sovreccedenza di petrolio e un “falso senso di sicurezza che provocò il fallimento di un coordinamento globale tra i paesi industrializzati e quelli di nuova industrializzazione in Asia”. Dalla fine degli anni 90 sullo scenario globale ha fatto irruzione la Cina, il cui pil per un decennio è cresciuto a ritmi del 10%; conseguentemente il suo consumo di petrolio è passato da 4,2 milioni di barili al giorno nel 1998 a 7,9 nel 2008. Nel periodo, la sovreccedenza di petrolio del ’98 (prezzo di 18 dollari al barile) si è trasformata “impercettibilmente” in una carenza strutturale (Brent spot a 150 dollari al barile nel 2008). In questa fase tutti gli attori principali, dalla Fed alla Cina, “seguivano strade che avrebbero presto richiesto più petrolio di quanto il mondo potesse produrne”. La catena formata da carenza di petrolio-impennata dei prezzi-rallentamento della crescita-inesigibilità dei debiti-esplosione della crisi finanziaria, è così ricostruita.  Per ridurre la domanda di petrolio occorreva un rallentamento mondiale e questo è quanto è accaduto”. Altro risvolto dello stazionamento del petrolio a prezzi alti è poi di tipo industriale, dal momento che ha ridotto la capacità produttiva dell’economia rendendo poco convenienti modelli produttivi antiquati basati su prezzi più bassi dell’energia. “Ci concentriamo così tanto sui flussi finanziari e sulle misure di rigore dei governi che ignoriamo questi aspetti, ma sicuramente la triplicazione dei prezzi dell’energia, stabilmente ai massimi storici, deve avere un impatto notevole”, si legge nel report. Ecco perché, allora, a riprendersi è in primis la produzione economicamente più conveniente, in grado di efficientarsi sul lato dei consumi. Motivo per cui “in quanto investitori dovremmo iniziare a guardare oltre la crisi finanziaria e dell’Eurozona, concentrando l’attenzione su come l’attuale era dei prezzi petroliferi elevati sta modificando le nostre economie, potenzialmente permettendo alla produzione di sorprendere in positivo”. ( Da un articolo su Milano Finanza, quotidiano finanziario).

A conferma di quel che scrive Keating ci sono i dati che vengono dalla IEA sull’enorme sforzo degli Stati Uniti per modificare gli aspetti geo-strategici della estrazione e produzione di petrolio e gas nei prossimi anni.
La International Energy Agency (IEA) fornisce previsioni petrolifere inverosimilmente elevate nel suo nuovo 2012 World Energy Outlook (WEO) –vedi il grafico sotto al titolo-. L'agenzia dichiara, fra le altre cose, che gli Stati Uniti diventeranno il più grande produttore di petrolio al mondo intorno al 2020 e il Nord America diventerà un esportatore di petrolio dal 2030. Ma gli effetti sulla riduzione dei prezzi probabilmente non ci saranno, visto che i costi di estrazione saranno maggiori che in passato. I nuovi giacimenti in territorio americano e canadese infatti si trovano in depositi di rocce bituminose che richiedono tecniche complesse di estrazione, tipo il freaking, molto più costose oltre che estremamente dannose per l’ambiente (nel grafico in alto questo tipo di petrolio ad estrazione difficile viene denominato "Tight Oil"). Quindi i pressi alti non si ridurranno e i meccanismi che hanno generato la crisi economico-finanziaria continueranno ad agire. Ecco come l’aumento dei prezzi dell’energia si ripercuote sull’economia e i mercati.  Quando i prezzi del petrolio salgono, il prezzo del cibo e del pendolarismo tendono ad aumentare. Entrambi sono considerati essenziali da gran parte dei consumatori, quindi i consumatori riducono le spese superflue per avere denaro sufficiente per quelle essenziali. Questo porta a licenziamenti nelle industrie superflue, come agenzie viaggi e ristoranti. L'aumento di lavoratori licenziati porta un aumento dei fallimenti e problemi per le banche. L'edilizia e il prezzo di vendita de beni immobili tendono a crollare a causa della domanda in contrazione, aggiungendosi ulteriormente ai problemi di fallimento. I governi dei paesi importatori di petrolio vengono trascinati in questo in molti modi: (1) Le loro entrate vengono ridotte, perché ne hanno di meno dalle tasse pagate dalla gente che viene licenziata dal lavoro e da aziende con minori vendite. (2) Viene loro richiesto di sostenere le banche che stanno fallendo e di stimolare l'economia. (3) Viene anche chiesto loro di pagare i lavoratori che sono stati licenziati dal lavoro. Il risultato di tutto ciò è che molti governi di paesi importatori di petrolio si ritrovano con enormi buchi di bilancio e la loro capacità di far fronte al deficit declina. Questo schema è esattamente quello che vediamo oggi in molti paesi dell'Eurozona, degli Stati Uniti e del Giappone.
Le politiche restrittive e di tagli che stanno avvenendo nell’Eurozona  non sono sufficienti, a meno di riportare tutto il continente ad una economia minima di sussistenza. Inoltre la spirale di crescita della tassazione per far fronte al deficit finanziario aggrava ulteriormente la recessione. Nonostante le favole sulle rinnovabili, enormemente costose ed inefficienti, non ci sono scorciatoie per ritrovare energia a prezzi compatibili. La crisi dei prezzi dell’energia ha portato inoltre al maggior uso di carbone e gas, specialmente da parte dei paesi in sviluppo, come Cina e india (ma anche l’Europa!), aggravando così il problema delle emissioni, e alla faccia dei vari protocolli tipo Kyoto e seguenti (non è possibile ormai neanche ricordarne i nomi vista la completa irrilevanza). Bisogna tener presente che la popolazione mondiale cresce ogni anno di circa 100 milioni, ed è come se ogni anno si aggiungesse, ad aumentare i consumi globali,  quasi un paese come il Pakistan. In questa situazione la catastrofe economica e ambientale si avvicina sempre di più. Purtroppo i paesi europei ( a parte la Francia, l’Inghilterra e i paesi dell’est) si sono segati le gambe decretando lo stop alla crescita delle fonti di energia pulita e a costi accessibili come il nucleare di ultima generazione. Ciò non potrà che aggravare la crisi e aumentare il consumo di idrocarburi a più basso prezzo come carbone e gas, oltre al petrolio,  e accelerare l’inquinamento, l’effetto serra e il riscaldamento globale. Si è fatto l’esatto contrario di quello che era necessario: spingere sulla costruzione di nuove centrali e sulla ricerca per il nucleare di ultima generazione e le centrali a fusione calda. Tutta energia che è a prezzo conveniente rispetto al petrolio (soprattutto in futuro per quanto riguarda la fusione) e ad emissione 0 di gas serra. Invece, bloccando il nucleare abbiamo aggravato la crisi economica, che a questo punto diviene strutturale, e avviato il pianeta al disastro del global warming. A questo ci sta portando l’idiozia diffusa, compresa quella dei movimenti verdi europei. Fortunatamente sono in corso gli studi teorici sulle centrali di terza e quarta generazione, tra cui quelle al torio, e procedono con buoni risultati anche quelle sulla fusione calda tipo Itor (nonostante la crisi abbia ridotto in parte i finanziamenti). Per l’Europa un ritorno al nucleare pulito e alla Fusione è l’unica speranza. Altrimenti c’è la recessione perenne e il declino economico, accompagnati dalla crisi ambientale e politico-sociale.

  

10 commenti:

  1. Caro Agobit, sono assolutamente d'accordo che l'origine vera dell'attuale crisi mondiale non è finanziaria ma energetica.
    La spiegazione ufficiale è, in fondo, abbastanza autoconsolatoria, perchè da una crsi finanziaria si può recuperare, mentre da una crisi enegetica strutturale no.

    Non mi trovo invece d'accorto con te sul nucleare, che continuo a ritenere una scelta non conveniente.
    Sull'argomento io sono fermo all'analisi, piuttosto critica, che puoi trovare qui http://ilfenotipoconsapevole.blogspot.it/2011/05/hiroshima-mon-amour.html .

    Oltretutto, va considerato che forse le energie rinnovabili, con la loro bassa densità, potrebbero portare naturalmente ad un calo significativo della popolazione, mentre con il nucleare questo non succederebbe.

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  2. Caro Lumen, capisco la tua posizione sul nucleare, anche perché la pressione dei midia e della cultura attualmente dominante è forte in senso anti-nucleare. Su quel che scrive Saraceno rilevo alcune imprecisioni. Lui afferma che il nucleare è vecchio e le rinnovabili sono una tecnologia nuova, ma come puoi vedere in questo intervento sul mio blog: http://sovrappopolazione.blogspot.it/search?updated-max=2012-08-01T05:04:00-07:00&max-results=7 (Le rinnovabili sono una tecnologia nuova?), dimostro con tanto di foto che sono una tecnologia che ha la stessa età del nucleare. Purtroppo non sono così ottimista come te sulle rinnovabili, né vedo una connessione con il calo della popolazione. Un'altra imprecisione di Saraceno è sul fatto che gli Usa non costruiscono più centrali dal 1977; al contrario sono attualmente in costruzione due reattori in Georgia e uno in Tenessee, negli Stati Uniti. Altri nove sono pianificati. Prevedo che in futuro, con l'aggravarsi del global warming, il nucleare prenderà di nuovo vigore, anche in Europa. Non si spiegherebbero altrimenti i finanziamenti che Usa, Germania, Francia, Inghilterra, oltre a tanti altri paesi nel mondo come India, Cina e Brasile stanno riversando nello studio e nello sviluppo di centrali di nuova generazione, sicure riguardo a incidenti ambientali e con scorie a bassa radioattività e rapido decadimento. Anche se la maggioranza è contraria, in Italia tra i fautori del nucleare ci sono personaggi come Veronesi, Zichichi, Margherita Hack, Chicco Testa, e tanti altri scienziati e personaggi della cultura e della politica.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Non si può essere d'accordo su tutto,ma sulla questione
    questione nucleare dico: ni...

    Non mi convince al'attuale nucleare di terza generazione,dove l'errore umano,che c'è e ci sarà sempre,ha conseguenze che ancora non riusciamo a contenere.
    Inoltre parliamo di conseguenze che sono amplificate proprio dal fatto che la terra è troppo densamente popolata.
    Esempio: Se nell'incidente della centrale di daichichi-Fukishima fosse stato rilascio del plutonio in quantità massiccie (rilascio c'è stato ma minimo) ci saremmo giocati qualsiasi forma di vita in un raggio di parecchi km.
    E plutonio a parte avere una parte di giappone inabitabile per millenni è una pessima idea,dove andremmo a mettere i profughi di quella prefettura? la prospettiva di ammassarli in nuove megalopoli non mi convince - con buona pace per l'ambientalista americano a cui hai dato spazio qualche articolo fa.

    Tuttavia non chiudo le porte al nucleare,e anzi se il progetto ITER desse i risultati sperati (ed io ci credo fortemente) le centrali nucleari di 4a generazione sarebbero l'ossattura principale di qualsiasi piano energetico sensato.


    Per tornare all'articolo,quello che viene da pensare leggendo l'outlook energetico 2013 è che i vari stati nazionali torneranno a puntare massicciamente sul carbone in quanto è l'unica fonte di energia fossile ancora a buon mercato.
    Le conseguenze dello sdoganamento di questa fonte fossile possono essere facilmente intuibili.

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  5. Sì, in effetti il ritorno al carbone è veramente preoccupante, con le conseguenze sull'inquinamento mondiale che si possono facilmente immaginare.
    D'altra parte la bulimia della nostra economia per i combustibili fossili è ben nota e temo che non cesserà se non di fronte a disastri ecologici planetari, ovvero troppo tardi.

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  6. Nessun incidente nucleare ha finora reso inabitabile per millenni nessun luogo. A Cernobyl -l'incidente più grave- il luogo è attualmente densamente popolato, la vegetazione è rigogliosa, gli animali abbondanti e sani. Ci sono documentari e studi ufficiali facilmente reperibili su internet. Il numero delle vittime del nucleare è enormemente inferiore, in rapporto alla potenza prodotta (n.vittime/terawattora) rispetto ai combustibili fossili. Anche a livello di radioattività vivere un anno entro 50 miglia da una centrale nucleare espone a 0,09 µSv; mentre vivere un anno entro 50 miglia da una centrale a carbone da una dose molto superiore: 0,3 µSv. Ricordo che una tac all'addome apporta ben 18 µSv, cioè come vivere 200 anni accanto ad una centrale nucleare. Non parliamo di una scintigrafia tiroidea che apporta dosi molto superiori a quelle assorbite dai lavoratori della centrale di Fukushima. Riguardo al plutonio, oggi una centrale al torio 232 (quelle consigliate dal Nobel Rubbia) non utilizza nè produce plutonio. La radioattività delle scorie prodotte nelle centrali al torio decade rapidamente al di sotto di quella naturale (alla profondità in cui vengono stoccate: 70-80 metri). Bisogna tener presente che il ciclo delle centrali a fissione avrà una durata di circa 40 anni, poi saranno sostituite da quelle a fusione con scorie=0 e radioattività ambientale=0. Ovviamente sia le centrali a fissione che a fusione hanno emissione = 0 di anidride carbonica o altri gas serra, un vantaggio inestimabile in presenza del global warming. Quanto alle megalopoli di cui parla Brand esse non sono certo dovute alle esplosioni di centrali nucleari, ma ad una ben altra esplosione: quella demografica. Non sono un desiderio di Brand ma una ovvia necessità conseguente alla sovrappopolazione, per minimizzarne gli effetti catastrofici.

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  7. Mi scuso per il ritardo ma non ho avuto tempo in questi giorni.


    Secondo le ultime stime di Tepco dall'incidente ad oggi sono stati liberati nell'ambiente 900mila Tbq tra iodio131 e cesio137, non tanto distanti dalle emissioni di Cernobyl per fare un paragone.
    Il cesio radioattivo presente negli animali è di 25.800 bacquerel al Kg, ovvero 258 volte più elevato rispetto agli standard previsti dal governo giapponese

    Questo solo per fornire una minima idea delle conseguenze dell'incidente,che ci sono state e sono anche piuttosto pesanti.
    Non sono state cosi disastrose solo perchè il container vessel del reattore 1 è riuscito a contenere il nocciolo ormai fuso,altrimenti quest'ultimo sarebbe andato a spasso nel sottosuolo e quelle lande sarebbero divenute inabitabili,oltre alla relativa contaminazione delle falde acquifere e del suolo.

    E questo ha dimostrato tutti i limiti del nucleare di seconda generazione,che è poi la tecnologia su cui è costruita la centrale di Fukhusima.
    Ed io contesto le tecnologie vecchie del nucleare,non l'uso dell'energia nucleare,che anzi userei a partire dalla prossima generazione di reattori.



    Mai messo in dubbio che se andiamo a fare la conta dei morti ne fanno sicuramente di più
    le fonti fossili che non il nucleare,io contesto il danno negli scenari peggiori.

    Peccato che non sia un forum,trovo scomodo il blog per parlare.
    Ma ripeto,non sono contro l'energia nucleare,dico solo che io non metterei in cantiere
    centrali di terza generazione,che è l'unica tecnologia attualmente disponibile se vuoi avere il nucleare...lasciamo stare rubia che è un teorico ...quello che afferma sia possibile fare lo devono poi riprodurre fisici e ingegneri nucleari.

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  8. 1) E' da circa 6 decenni che si studia e si parla di Fusione nucleare da realizzarsi "fra qualche decennio".
    2) Mi pare che a tutt'oggi le prospettive che essa si realizzi siano ancora proprio rimandate a "fra qualche decennio".
    3) A questo punto mi pare che sia anche legittimo dubitare che ci si arrivera' mai dato che i progressi in termini di sostanziale avvicinamento tecnologico al risultato desiderato sono circa ZERO se non si e' accorciato di niente il tempo di studi che ci separa dal risultato.
    Insomma la fusione nucleare dopo decine di anni di ricerche ed enormi investimenti appare come l'araba fenice, della quale "che ci sia ciascun lo dice", ma quando appaia nessun lo sa.
    4) Se spesso facciamo entrare nei nostri discorsi sul futuro energetico la molto ipotetica araba fenice di cui sopra, od altri discorsi anch'essi molto ipotetici ossia frutto solo di estrapolazioni di ipotesi logiche, (piu' o meno logiche ma certo non frutto di verifica sperimentale), allora, io mi sorprendo perche' non diamo attenzione ad un'altra tecnologia del futuro probabilmente molto piu' prossimo ed altrettanto rivoluzionaria come prospettive promesse, e che per ora vede perfino la ricerca italiana all'avanguardia.

    Parlo dell'Eolico d'alta quota del progetto KiteGen / KiteStem
    dell'ingegner Massimo Ippolito.
    L'energia Eolica d'alta quota da attingersi con aquiloni o vele o simili invece che con pesanti e costose torri eoliche, promette:
    a) Energia totale producibile molte volte oltre i consumi globali attuali (sommati da tutte le fonti)
    b)Di ridurre il costo dell'energia fino ad un quinto o un decimo dei costi attuali.
    c) Di essere disponibile in modo estremamente diffuso in quasi tutto il mondo eliminando cosi' la dipendenza da sceicchi arabi, ayatollah iraniani, autocrati russi e dittatori vari.
    d) Di essere almeno dieci volte piu' vicina nel tempo: dopo essersene parlato (e ricercato) per circa 4 anni si sta procedendo da un anno a costruire un prototipo industriale produttivo, che dovrebbe entrare in produzione nell'anno prossimo, (insomma anche se non c'e' ancora la produzione in atto, almeno qua si parla di mesi e di anni, non di decenni!)
    e) Si tratta di tecnologia che per la produzione ha emissioni zero di Anidride Carbonica.
    d) Ha una importantissima densita' di produzione e percio' una occupazione di spazio aereo ed occupazione consumo del territorio nonche' un impatto visivo incredibilmente bassi, davvero inimmaginabili finche' non si approfondisce.
    f) NON richiede atti di fede, dato che non contraddice nessuna delle teorie fisiche o dei dati sulla disponibilita' del vento comunemente accettate dalla comunita' scientifica.

    Per chi desiderasse approfondire esiste il sito K i t e g e n . c o m
    Dal sito riporto:
    La tecnologia Kite Gen® costituisce una evoluzione, o meglio un superamento, del modo attuale di sfruttamento dell’energia eolica. Si tratta di un progetto radicalmente innovativo, che potrà dimostrarsi in grado di battere, qualitativamente e quantitativamente, le prestazioni ottenibili dalle altre fonti rinnovabili, rendendo queste ultime competitive e concretamente sufficienti a risolvere la crisi energetica mondiale. Kite Gen Research è impegnata dal 2006 nello sviluppo di una nuova tecnologia per la trasformazione dell’energia del vento di alta quota in energia elettrica.
    Grazie alla disponibilità di vento in alta quota ed attraverso il Kite Gen®, sarà possibile fornire, in ogni territorio, quantità di energia anche superiori a quelle di fonte fossile o nucleare attualmente utilizzate e ciò senza grandi strutture, senza creare pericoli per l’uomo, senza creare danni ambientali, senza danneggiare l’avifauna e, fin dall'inizio ad un costo competitivo con quelli attuali di mercato.

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  9. Ho sentito parlare di questa tecnologia ma non ne conosco i particolari. In base a quello che dici mi sembra interessante e mi andrò a guardare il sito che consigli. Dal punto di vista teorico mi sembra tuttavia difficile che dai movimenti delle masse d'aria in alta quota si possa trarre tanta energia da soddisfare 7 e più miliardi di consumatori.Se prima riducessimo, con opportune politiche demografiche, la massa di consumatori ad una dimensione "umana" allora forse....

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  10. Guarda caso il PIL americano è in rialzo proprio nel momento in cui il prezzo del petrolio cala. Ci vuole un'altra conferma sul contenuto di verità dell'articolo di cui sopra?

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