Translate

lunedì 18 maggio 2009

L'editoriale di Ronchey sul Corriere

Nel suo editoriale sul Corriere di Oggi riguardo i flussi migratori provenienti dall'Africa, Ronchey sembra girare intorno al toro, senza avere il coraggio di prenderlo per le corna. Dice che gli africani erano 170 milioni all'inizio del '900 e oggi sono 930 milioni, sestuplicati in un secolo, ma sottintende tutto il resto. Dice che controllare i flussi è estremamente difficile e che la pressione illimitata dell'Africa è insostenibile, ma qui si ferma. Non propone nulla, se non forse appoggiare, ma si badi bene, senza dirlo, la politica dei respingimenti intrapresa in questi ultimi giorni dal governo. Nessuna parola sul problema della proliferazione incontrollata della popolazione in un continente privo di risorse alimentari adeguate e con il cronico problema della siccità. Un continente il cui sottosviluppo è indissolubilmente legato alla alta prolificità. Come dimostra la vicenda dei paesi asiatici lo sviluppo economico è più facile in presenza di una pressione demografica bassa. L'Africa è stata letteralmente devastata da politiche irresponsabili, come quella legata alla dottrina della Chiesa, che hanno scoraggiato l'uso dei preservativi e degli altri metodi di contraccezione: una politica che ha contribuito alla diffusione dell'AIDS, tipica malattia da sovrappopolazione. Perfino Ronchey, che in passato ha più volte sottolineato il problema demografico, oggi nel suo editoriale non ha il coraggio di denunciare il male di fondo da cui derivano tanti mali secondari cui oggi assistiamo come la immigrazione clandestina e l'insicurezza sociale. Quel male di fondo ha un solo nome: la sovrappopolazione diffusa in tutto il pianeta e specialmente in quelle aree povere di risorse come l'Africa.

mercoledì 13 maggio 2009

i Verdi e la devastazione del territorio italiano

La coordinatrice dei Verdi Francescato ha dichiarato che abbiamo il dovere di accogliere tutti i migranti clandestini e che anche noi italiani siamo stati migranti quando emigrammo in America nei primi anni del '900. Non dice però che noi emigravamo verso una terra che aveva meno di un abitante per chilometro quadrato, quelli che arrivano oggi in Italia lo fanno in una terra sovrappopolata con 200 abitanti per kmq (più di 300 per kmq se si escludono le aree montane). In pochi anni la popolazione italiana, con l'immigrazione incontrollata, è passata da 52 milioni a 60 milioni. Questo significa, e Francescato lo sa, una enorme cementificazione delle periferie delle città, dei piccoli centri, dei paesi e delle campagne. Tutto il paesaggio italiano, una volta famoso per la sua bellezza e conservatosi intatto per secoli, si sta rapidamente degradando con la costruzione di strade, caseggiati, opere di edilizia scadente, discariche, depositi di materiali, bivaccamenti ecc.E molti di questi clandestini non hanno alloggi sufficienti ed adeguati e pertanto ne dovranno essere costruiti ancora molti con una devastante ulteriore cementificazione del territorio. Con il buonismo anche i Verdi contribuiscono al degrado ambientale del nostro paese.

sabato 9 maggio 2009

Da "Optimum Population Trust"

The world's population is expected to grow by another 2.3 billion, from 6.8 billion in 2009 to 9.1 billion in 2050.

Human consumption of renewable resources is already overshooting Earth's capacity to provide. Resources are becoming scarcer and the number of hungry people increasing year by year.
Reversing population growth is one of the measures needed to ensure environmental survival. It can be done by voluntary and peaceful means, given a political and individual will to act without delay.
Politically, governments can give urgent attention and increased resources to providing access to contraception and education to the estimated 200 million women worldwide who need and want it.
Individually, couples can decide to have smaller families, for example to Stop at Two children to make a difference to population growth.

giovedì 7 maggio 2009

Oggi siamo a quota 6.833.860.000

Oggi 7 maggio 2009 il mondo ha 6.833.860.000 umani, continua così la giornaliera spaventosa crescita della specie umana che sta antropizzando il pianeta e azzerando la diversificazione genetica della biosfera. Nessuno ne parla, se non i pochi consapevoli, nessuno fa nulla, nessuno protesta per questa vera emergenza internazionale. I cosiddetti ambientalisti hanno gettato nel dimenticatoio e apertamente boicottato i testi che per primi denunciarono il problema, "I limiti dello sviluppo" del Club di Roma e la "Bomba demografica" di Paul Ehrlich, per rivolgersi alla critica del capitalismo, secondo i canoni della ideologia marxista che ha intossicato e stravolto l'originale impostazione ambientalista di denuncia della esplosione demografica della specie umana. Costoro criticano le immissioni di CO2 nell'atmosfera giudicandole un prodotto del capitalismo e non della eccessiva antropizzazione. Predicano un mondo in cui il Prodotto interno lordo si riduca a livelli medioevali, lasciando crescere liberamente la popolazione del globo. Preparano così un mondo più simile all'Inferno che al pianeta terra come lo abbiamo conosciuto. A questo conduce la cecità ideologica e il rifiuto di vedere la realtà nella sua semplicità. Tra l'altro, contrastando l'economia di mercato e le risorse che questa produce in termini di ricerca e di tecnologie, i cosiddetti verdi si castrano e vogliono castrare tutta la società privandola di quegli unici mezzi che possono consentire a un così alto numero di individui umani di sopravvivere su un pianeta fatto per un numero assai inferiore di persone e un ben diverso equilibrio tra le varie specie viventi: la scienza e la tecnologia, prodotti di quel capitalismo e di quel mercato che i verdi combattono aspramente.

lunedì 4 maggio 2009

Testo di Ryerson sulla sovrappopolazione

La questione della popolazione globale e il lavoro del Population Media Center

Intervento al Convegno sulla Sovrappopolazione del Gruppo Consiliare Radicale alla Regione Piemonte in Italia

Torino,15 Gennaio 2005

Di William N. Ryerson (presidente del Population Media Center)
Sito Web: www.populationmedia.org


La situazione della popolazione
I mezzi di informazione europei e statunitensi da alcuni anni continuano a parlare di una “carenza di nascite”[1] e della possibilità che si arrivi ad un calo della popolazione entro un arco di tempo compreso tra i 50 e 200 anni. Questi articoli non colgono l’aspetto più vistoso e immediato di ciò che sta accadendo nel mondo. Nel prossimo mezzo secolo, proiezioni demografiche prudenti mostrano che la popolazione mondiale crescerà di 3 miliardi di persone: un aumento del 50%. Questo è ora il problema più immediato e importante che si presenta all’attenzione del mondo.

Si può discutere di quale sia esattamente la “capacità di carico” del nostro pianeta, e non è certamente un qualcosa che rimanga costante: è un numero che muta con l´avanzamento della tecnologia. Comunque il prof. David Pimentel della Cornell University ha stimato la capacità a lungo termine del globo in 2 miliardi di persone e quella degli Stati Uniti in 200 milioni. Se Pimentel ha ragione, il mondo si trova in un stato di “eccesso”, che sarà seguito da uno stato di collasso, parallelamente all’esaurimento delle risorse naturali fondamentali. L’Accademia Nazionale delle Scienze e la Royal Society di Londra hanno emesso una solenne dichiarazione congiunta per avvertire che la popolazione di tutto il mondo deve essere stabilizzata al più presto, se si vogliono evitare catastrofiche conseguenze sull’ambiente.

Gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo per crescita annuale della popolazione, dopo l’India e la Cina. A dispetto di un tasso di fertilità vicino a quello di sostituzione, l’immigrazione sta provocando una crescita che potrebbe portare la popolazione degli Stati Uniti a raggiungere il miliardo entro la fine di questo secolo. La crescita della popolazione statunitense è oggetto di grande preoccupazione a due livelli: globale ed interno. A livello globale la crescita del numero di residenti negli Stati Uniti, che consumano e inquinano a un tasso di circa dieci volte quello pro capite dei paesi in via di sviluppo, fa sì che gli Stati Uniti graveranno sempre più, dal punto di vista ambientale, sul resto del mondo. Incrementare il numero di tali mega-consumatori non è nell’interesse generale.
A livello interno la crescita della popolazione americana sta portando ad una perdita di spazi liberi, ad un aumento dell'inquinamento atmosferico, a una sensibile riduzione della disponibilità d’acqua , a una maggiore dipendenza da petrolio estero e ad un abbassamento della qualità della vita. Nel 1973 gli Stati Uniti dovettero importare il 38% del loro petrolio. Ora la percentuale è salita al 55. A causa della crescita della popolazione, si stima che nel 2025 gli Stati Uniti dipenderanno dall’estero per il 78% del loro fabbisogno di petrolio. Il Census Department[2] prevede, nei prossimi 46 anni, un incremento del 50% della popolazione statunitense, che passerà così dagli attuali 290 milioni a 420 milioni nel 2050.
L’assunto che rapidi tassi di crescita demografica in qualche modo stimolino la crescita economica è stato a lungo sostenuto dagli economisti, ma è durante l´amministrazione Reagan che ha acquisito maggiore rilevanza. La tesi, sostenuta da Julian Simon, Malcolm Forbes Jr. (in un editoriale sulla rivista Forbes) e altri, è che rapidi tassi di crescita demografica incrementino i consumi e che la domanda aggiuntiva stimoli la crescita economica.
Potrebbe essere ben vero il contrario. Come spiegato da Ansley Coale della Princeton University, nei paesi del sottosviluppo c’è un rapporto di proporzionalità diretta tra tassi rapidi di incremento della popolazione e condizioni economiche declinanti. Le economie di molti paesi in via di sviluppo, ad esempio quelli dell’Africa e dell’America Latina, vengono frenate dal fatto che un’alta percentuale del reddito personale e di quello nazionale venga spesa per rispondere a necessità di consumo immediate, per cibo, alloggio e vestiti - ci sono, infatti, troppi bambini per ogni lavoratore adulto. Così rimane poco reddito disponibile, a livello personale e nazionale, per accumulare capitale da investire. La mancanza di capitali d’investimento deprime la crescita di produttività dell’industria e porta ad un’alta disoccupazione (che è esacerbata dalla rapida crescita del numero di persone in cerca di prima occupazione). La mancanza di capitale contribuisce anche all’incapacità, da parte di un paese, di investire in educazione, amministrazione, infrastrutture, nelle necessità ambientali e in altri settori che potrebbero contribuire al miglioramento della produttività a lungo termine dell’economia e degli standard di vita della gente.

Nessun paese, nel ventesimo secolo, ha fatto molti progressi nella transizione da “in via di sviluppo” a “sviluppato”, fino a che non ha messo sotto controllo la crescita della sua popolazione. Per esempio, in Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong, Singapore, nelle Bahamas e nelle Barbados, un rapido sviluppo economico, misurato in prodotto nazionale lordo pro capite, è avvenuto solo dopo che ognuno di questi paesi aveva raggiunto un tasso di crescita naturale della sua popolazione al di sotto dell’1,5% l´anno e un numero medio di figli per donna di 2,3 al massimo. Herman Daly, ex Senior Economist della Banca Mondiale, ritiene che criteri simili potrebbero valere anche per altri paesi. Detto in parole semplici, se quanto affermano Simon e Forbes fosse vero, i paesi a bassa crescita demografica dell’Europa e del Nord America dovrebbero avere economie deboli, mentre le economie dell’Africa sub-sahariana e degli altri paesi dell’Asia e dell’America Latina, caratterizzati da una crescita impetuosa, dovrebbero essere robuste. La Cina è un buon esempio dei giorni nostri di come un cambiamento demografico nella direzione di una riduzione della fertilità possa stimolare il settore manifatturiero e potenziare la crescita economica.

La vera misura della ricchezza economica non è né il prodotto nazionale lordo né il reddito nazionale, ma il reddito medio su base pro capite. Stimolare il prodotto nazionale lordo facendo in modo che ci sia sempre più gente che compra sempre meno, non accresce il benessere economico. È possibile che qualcuno tragga vantaggio dalla crescita della popolazione, ma non la grande maggioranza delle persone.
Secondo un ampio rapporto dell’autore americano Bruce Sundquist, i paesi in via di sviluppo avrebbero attualmente bisogno di circa mille miliardi di dollari per la realizzazione di nuove infrastrutture solamente per far fronte all'incremento della loro popolazione - una cifra molto lontana dall’essere raggiunta e che effettivamente non è alla portata di questi paesi. Questo spiega perché gli aiuti umanitari del mondo sviluppato e i prestiti ai paesi in via di sviluppo, del valore di 56 miliardi di dollari all’anno, non sono stati sufficienti a migliorare le loro infrastrutture e spiega perché il mondo in via di sviluppo venga schiacciato dai fabbisogni di una popolazione aggiuntiva di 9,5 milioni di persone ogni sei settimane, equivalente a quella della contea di Los Angeles.

Esiste una stretta correlazione tra debito estero dei paesi in via di sviluppo e tasso di crescita della popolazione. Dei 41 paesi che la Banca Mondiale definisce “paesi poveri pesantemente indebitati”, 39 ricadono nella categoria dei paesi ad alta fertilità, nei quali le donne, in media, hanno 4 o più figli ciascuna. Allo stesso modo, si prevede che i 48 paesi identificati dall’ONU come “i meno sviluppati” triplicheranno la loro popolazione entro il 2050. Nel suo insieme, il mondo in via di sviluppo paga con fatica 270 miliardi di dollari all’anno, a fronte di un debito estero di 2.500 miliardi - un debito che cresce di altri mille miliardi di dollari ogni dieci anni.

Molti articoli sulla cosiddetta “carenza di nascite” evitano di porsi la domanda se l’ecosistema mondiale sia in grado di sostenere 9 miliardi di persone. Molti non sono consapevoli del fatto che la crescita della popolazione mondiale continua ad un tasso globale di 76 milioni di persone l´anno. Non si rendono inoltre conto dell’impatto che una tale crescita ha sull’ambiente globale, ivi comprese le minacce alle riserve ittiche oceaniche, alle aree selvagge, alla biodiversità, alla disponibilità di energia, a quella di acqua dolce, e alle foreste; tutto questo unito alla povertà, alla cattiva salute e alla sofferenza umana, che derivano da gravidanze non pianificate. La crescita della popolazione ha anche effetti disastrosi in termini di erosione del suolo, aumento delle inondazioni, eccessivo sfruttamento dei pascoli, salinizzazione dei suoli causata dall’irrigazione, esaurimento delle falde acquifere sotterranee (usate per l’irrigazione), distruzione delle barriere coralline, depositi fangosi nelle acque a monte delle dighe ed estinzione delle specie. Oltre a questo, molte zone di pesca del mondo sono sotto minaccia di collasso - in larga parte perché, come Sundquist evidenzia nel suo rapporto, le flotte pescherecce di tutto il mondo hanno una capacità di pesca pari al doppio della quantità che le riserve naturali del pianeta possono sostenere.
La mancanza di capitale causata dalla crescita della popolazione rende sempre più difficile, per i paesi in via di sviluppo, far fronte al crescente fabbisogno di scuole. Una delle ragioni principali delle pessimistiche previsioni negli ambienti dei servizi segreti sulla crescita del terrorismo in Medio Oriente, è il debole sistema educativo esistente nella regione - un "costo capitale" legato alla crescita della popolazione. Questo produce generazioni che difettano di competenze, tecniche e atte alla risoluzione dei problemi, che sono necessarie per ottenere una crescita economica.
In aggiunta a tutto questo, nota Sundquist, nei paesi in via di sviluppo massicce migrazioni dalla campagna alla città vanno rendendo la situazione dei grandi centri urbani sempre più disperata, con quartieri poveri che si espandono, privi di condizioni igienico-sanitarie di base e senza acqua. È probabile che queste migrazioni aumentino fortemente negli anni a venire. Man mano che i sistemi fondati sull’agricoltura si trasformeranno in sistemi ad alta intensità di capitale, enormi quantità di persone che vivono nelle aree rurali diventeranno disoccupate. Dati i maggiori tassi di crescita della popolazione nelle aree rurali, le proiezioni relative alle migrazioni dalle campagne alla città nei prossimi 30 anni sono impressionanti. In questo lasso di tempo ben quattro miliardi di persone potrebbero abbandonare le aree rurali dei paesi in via di sviluppo e unirsi al miliardo che già vive nei quartieri poveri delle città oppure emigrare verso i paesi sviluppati. Questo è un modo efficace per generare instabilità politica, sociale ed economica in tutto il mondo!

I dati provenienti da indagini demografiche effettuate in tutto il mondo evidenziano che il non-uso della pianificazione familiare NON è primariamente dovuto a mancanza di accesso a servizi di contraccezione. Piuttosto, le principali ragioni che la gente adduce per motivare il mancato uso della pianificazione familiare sono il desiderio di avere più figli, la paura per gli effetti secondari dei contraccettivi, l’opposizione, reale o percepita, dei maschi, le proibizioni religiose e la convinzione che non si abbia il diritto morale di determinare il numero dei figli e l’intervallo tra le gravidanze.
Questi problemi culturali e di informazione possono essere affrontati soltanto attraverso strategie comunicative tali da far cambiare le norme sociali, strategie come quelle portate avanti dal Population Media Center (PMC).

I costi in sofferenza umana che derivano da gravidanze non pianificate ed eccessive sono impressionanti:

- 600.000 donne e ragazze in tutto il mondo muoiono ogni anno di gravidanza e di parto - un numero pari alla somma delle perdite umane degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, nella seconda guerra mondiale, nella guerra di Corea e in quella del Vietnam. La maggior parte di queste donne sono adolescenti o ventenni, forzate dalle loro società ad avere figli in giovane età e con una frequenza di gran lunga eccessiva.
- 140.000 donne muoiono ogni anno di emorragia durante il parto. È tragico che molte di loro muoiano pur essendo vicine a strutture sanitarie, perché i loro parenti non permettono loro di essere curate da medici di sesso maschile.
- 75.000 donne muoiono ogni anno nel tentativo di interrompere le loro gravidanze. Le Nazioni Unite stimano che, in tutto il mondo, 50.000 donne e ragazze (vale a dire 18,3 milioni l´anno) tentano ogni giorno di abortire da sole. Molte di quelle che sopravvivono soffrono poi di dolori disabilitanti per tutta la vita.
- Approssimativamente 100.000 donne muoiono ogni anno di infezione e altre 40.000 muoiono nell’agonia di doglie prolungate. E questi sono solo i casi di morte. Le statistiche dell’UNICEF mostrano che per ogni donna che muore, 30 sopravvivono con orribili lesioni e disabilità. In tutto sono 17 milioni di donne ogni anno.
A tutto ciò si aggiunga il peso devastante di gravidanze e parti ripetuti e si avrà un quadro globale della sofferenza femminile, che impone una risposta globale.
Ciò che suscita maggiore indignazione è che queste morti e queste tragiche lesioni sarebbero quasi interamente prevenibili. Eppure, il mondo sviluppato nel suo insieme non è riuscito neppure ad avvicinarsi al mantenimento degli impegni presi alla Conferenza del Cairo relativamente all’assistenza alla popolazione. Il mondo in via di sviluppo è così affamato di capitali, a causa dell’alto tasso di crescita della sua popolazione, che è spesso estremamente difficile destinare una qualche frazione dei bilanci governativi alla cura della salute riproduttiva. Sia i paesi sviluppati sia quelli in via di sviluppo dovrebbero triplicare i loro contributi per avvicinarsi a quanto si sono impegnati a fare al Cairo. La vita di miliardi di persone del mondo in via di sviluppo viene resa sempre più disperata dalla loro esclusione dall’accesso a informazioni e servizi di pianificazione familiare, che pure vorrebbero e dei quali avrebbero estremo bisogno.
Un’analisi costi-benefici di diverse strategie utilizzate per affrontare la crescita della popolazione, effettuata da Sundquist, mostra che la strategia più efficace e più umana è quella che consiste nel fornire informazione, motivazione e servizi medici di pianificazione familiare in grado di prevenire quest’orrendo tributo di sofferenza umana e contemporaneamente di fare uno “sconto demografico” sulla richiesta di infrastrutture a governi che stentano ad adeguarsi alle necessità di popolazioni in crescita.
È proprio nel campo dell’informazione e della motivazione che si verifica la maggiore carenza a livello globale. E, appunto, le strategie comunicative dirette a far cambiare i comportamenti, usate dal Population Media Center, hanno dimostrato di essere di gran lunga il mezzo più efficace, considerando il rapporto costi-benefici, per ridurre le nascite. Allo stesso tempo, queste strategie consentono di estendere la libertà di scelta e i diritti delle donne e delle ragazze, molto al di là del loro attuale destino di precoci e ripetute gravidanze.
Il soddisfacimento dell’intero fabbisogno d´informazione e servizi di pianificazione familiare, ad un costo di soli 15,2 miliardi di dollari l’anno, esteso per molti decenni, potrebbe far maturare un beneficio a lungo termine, per il mondo in via di sviluppo, di oltre mille miliardi di dollari l’anno, attraverso la riduzione della necessità di nuove infrastrutture.
Il Population Media Center si serve di sceneggiati a puntate a carattere ricreativo/educativo, diretti ad aiutare le persone a capire l’importanza di una paternità e maternità responsabile, dei diritti delle donne, dell’educazione delle ragazze e della comunicazione tra marito e moglie riguardo al futuro della loro famiglia. I fondatori del Population Media Center sono stati leader per decenni nel campo della demografia e hanno creato un genere molto efficace di serial di intrattenimento educativo. Il PMC sta mettendo in pratica, in sette paesi, progetti a lungo termine di soap opera dirette a cambiamenti comportamentali, e sta lavorando a nuovi progetti in altri otto paesi.

Prove dell´efficacia dell´intrattenimento educativo
Ci sono prove convincenti che le strategie mass-mediatiche, e in particolare i programmi di intrattenimento, abbiano giocato un ruolo significativo, in alcuni paesi, nel determinare cambiamenti del comportamento riproduttivo e nel promuovere l’adozione di altre misure sanitarie. Gruppi di ricerca indipendenti hanno documentato, in Messico, India, Kenya e Tanzania, gli straordinari effetti di soap opere radiofoniche e televisive sull’atteggiamento e sul comportamento del pubblico, con riferimento alla profilassi dell’AIDS e all’uso della pianificazione familiare.
Uno dei vantaggi dell’uso di sceneggiati a puntate rispetto all’uso di documentari o di sceneggiati in una sola puntata è che essi danno tempo al pubblico di affezionarsi ai personaggi e permettono ai personaggi stessi di evolversi nel loro modo di pensare e di comportarsi, su varie questioni, in modo graduale e credibile, in risposta a situazioni problematiche che sono state ben illustrate durante lo svolgimento della trama. Un’altra cosa, altrettanto importante, è il fatto che i programmi di intrattenimento creano legami emozionali con il pubblico che influenzano valori e comportamenti con maggior forza che non informazioni puramente cognitive come quelle fornite nei documentari. Come descritto nella teoria dell’apprendimento sociale dello psicologo Albert Bandura della Stanford University, l’“apprendimento vicario”, ossia l'apprendimento derivante dall’osservazione degli altri, è un potente maestro di atteggiamenti e comportamenti. Accanto ai modelli costituiti dai coetanei e dai genitori, i modelli provenienti dai mass-media sono di particolare importanza nel formare gli atteggiamenti culturali e il comportamento.

Sceneggiati melodrammatici[3] in più puntate che usano la metodologia elaborata dal messicano Miguel Sabido per promuovere la salute riproduttiva, sono stati straordinari nella loro capacità di non attirarsi serie opposizioni in nessun paese. Questo è il frutto, in parte, delle approfondite ricerche che hanno preceduto la creazione dei programmi, dirette a quantificare gli atteggiamenti e le norme del pubblico riguardo a questi temi. Solo questi studi permettono di creare dei personaggi che rispecchino il carattere del pubblico e siano in armonia con la sua cultura. Attraverso l’evoluzione graduale dei personaggi, man mano che affrontano problemi vissuti anche da molti nel pubblico, le soap opera possono mettere in scena l’adozione di comportamenti nuovi e non tradizionali, in un modo che non genera reazioni negative da parte del pubblico. A causa dei legami emozionali che a questo punto sono stati creati tra personaggi e pubblico e a causa della condivisione di problemi che personaggi e pubblico affrontano, quest’ultimo tende ad accettare i cambiamenti rappresentati, anche se essi sono contrari alle sue tradizioni culturali. Poiché tali programmi si occupano di questioni delicate come le relazioni sessuali e la riproduzione, è particolarmente importante che essi siano progettati in modo tale da non suscitare ostilità o provocare dei contraccolpi negativi.

Nel 1977, Miguel Sabido, allora Vice-Presidente, in Messico, della Televisa, ha creato la prima soap opera avente lo scopo di promuovere la pianificazione familiare, intitolata Acompaname ("Accompagnami"). Come un altro serial da lui prodotto in precedenza, che trattava del problema dell’alfabetizzazione illustrando la vita di personaggi analfabeti, il programma era stato progettato per creare dei personaggi che si sarebbero evoluti nel tempo fino a divenire dei modelli positivi per il pubblico. Acompaname metteva in scena, nel corso di puntate durate nove mesi e focalizzate sul tema dell’armonia familiare, i vantaggi personali che si ottengono pianificando la propria famiglia.
I risultati di Acompaname, come riferito dall’ente governativo messicano National Population Council (CONAPO), furono:
1. Le telefonate al CONAPO per richieste di informazioni sulla pianificazione familiare crebbero da zero a una media di 500 al mese. Molte delle persone che chiamavano facevano menzione del fatto che erano state incoraggiate a farlo dalla soap opera televisiva.
2. Più di 2.000 donne si registrarono come volontarie nel programma nazionale di pianificazione familiare. Questa era un’idea suggerita nella soap opera televisiva.
3. Le vendite di contraccettivi crebbero del 23% in un anno, a fronte di un aumento del 7% l’anno precedente.
4. Più di 560.000 donne si iscrissero ai consultori familiari, con un aumento del 33 percento (a fronte di una diminuzione dell'1 percento l’anno precedente).
In Messico, ad oggi, sono state trasmesse altre 5 soap opere, tutte realizzate da Miguel Sabido: Vamos Juntos (“Andiamo insieme”), Caminemos (“Camminiamo”), Nosotros las Mujeres (“Noi donne”), Por Amor (“Per amore”), e Los Hijos de Nadie (“I figli di Nessuno”).
Nel decennio 1977-1986, quando molte di queste soap opere messicane andarono in onda, il paese ottenne un calo del 34% del tasso di crescita della popolazione, così che, nel maggio 1986, il Messico ottenne il Premio Popolazione delle Nazioni Unite per il maggiore successo al mondo in tema di demografia.
Thomas Donnelly, allora in Messico con la USAID, scrisse: “in tutto il Messico, ovunque uno viaggi, quando chiede alle persone se sanno qualcosa sulla pianificazione familiare o cosa le ha indotte a praticarla, la risposta che ottiene ne attribuisce universalmente il merito a una delle soap opere realizzate dalla Televisa. ... Le soap opere sulla pianificazione familiare della Televisa hanno dato il più potente contributo all’esperienza messicana di successo demografico”.

India

L’India cominciò a trasmettere la sua prima soap opera a contenuto sociale, Hum Log (“Noi gente”), nel luglio del 1984, in seguito a un incontro di David Poindexter, ora presidente onorario del Population Media Center, e Miguel Sabido con Indira Ghandi, e a un corso di formazione per la Televisione Indiana (Doordarshan) organizzato dagli stessi Poindexter e Sabido. Attraverso le parole e le azioni dei protagonisti si promuovevano la pianificazione familiare e l’innalzamento della condizione femminile.

Nel corso dei 17 mesi di trasmissione, gli episodi di Hum Log ottennero ascolti tra il 60% e il 90%. Ricerche condotte dal professor Everett M. Rogers e da Arvind Singhal, allora alla Annenberg School of Communications dell’Università della California Meridionale, rilevarono, attraverso un sondaggio, che il 70% degli spettatori dichiarava di avere imparato da Hum Log che le donne avrebbero dovuto avere pari opportunità, il 68% che le donne avrebbero dovuto essere libere di fare le proprie scelte di vita, e il 71% che le dimensioni della famiglia dovevano essere limitate. Il programma, tra l’altro, spinse oltre 400.000 persone a inviare lettere all’Autorità della Televisione Indiana e a vari personaggi del programma per esprimere il loro punto di vista sulle questioni trattate o per chiedere aiuto e consiglio.

In seguito a un secondo corso formativo rivolto a un gruppo indiano, tenutosi a Città del Messico nel dicembre 1986, il produttore Roger Pereira di Bombay intraprese la creazione di una seconda soap opera televisiva. Il programma che ne risultò, Humraahi (“Vieni con me”), andò in onda nel gennaio del 1992. Aveva per tema la condizione delle donne, con particolare attenzione all’età del matrimonio e a quella della prima gravidanza, ai pregiudizi legati al genere sessuale nella procreazione e nell’educazione dei figli, alle pari opportunità nell’ambito dell’istruzione e al diritto delle donne di scegliere con chi sposarsi. Nel giro di quattro mesi, Humraahi divenne il programma più seguito della televisione indiana, con un’audience stimata in circa 230 milioni di spettatori. In questa soap, una ragazza che fa la domestica muore durante la gravidanza all’età di 15 anni, dopo essere stata obbligata dai suoi genitori, a 14 anni, ad accettare un matrimonio combinato. Dopo questo episodio-chiave, gli altri personaggi cominciano a deplorare la situazione delle ragazze in India e la tragedia dei matrimoni e delle gravidanze precoci. Uno studio finanziato dalla Rockfeller Foundation e realizzato da William Ryerson ha dimostrato che gli spettatori, a differenza dei non-spettatori, avevano cambiato significativamente atteggiamento riguardo all’età ideale per sposarsi e alla presenza delle donne nel mondo del lavoro; due questioni centrali, nella trama.

Kenya

David Poindexter cominciò a lavorare in Kenya nel 1983 per la governativa Voice of Kenya, che più tardi diventò Kenya Broadcasting Corporation (KBC). Dopo aver addestrato personale della radio e della televisione keniota in Messico con l’ausilio di Miguel Sabido, Poindexter collaborò alla realizzazione di due programmi: la serie televisiva Tushauriane (“Parliamone”) e la serie radiofonica Ushikwapo Shikamana (“Se aiutata, aiuta te stessa”). Questi programmi, trasmessi nel 1987, puntavano ad aprire la mente agli uomini affinché permettessero alle loro mogli di ricorrere alla pianificazione familiare. Mettevano inoltre in stretta correlazione le dimensioni della famiglia e l’eredità terriera, e quindi la capacità o incapacità dei figli di mantenere i genitori durante la vecchiaia. I due programmi risultarono i più popolari mai trasmessi da Voice of Kenya, rispettivamente tra quelli televisivi e radiofonici.

Quando terminarono, si constatò che l’uso dei contraccettivi in Kenya era aumentato del 58% e che il numero di figli desiderato era crollato, passando da 6,3 a 4,4 per donna. Indubbiamente furono molti i fattori che concorsero a determinare questi cambiamenti; in ogni caso, da uno studio condotto dalla Scuola di Giornalismo dell’Università di Nairobi presso centri sanitari rurali emerse che parecchie donne vi si presentavano riferendo che i loro mariti avevano permesso loro di ricorrere alla pianificazione familiare grazie a quel programma radiofonico.

Tanzania

La valutazione più piena degli effetti di un serial a contenuto sociale si ebbe tra il 1993 e il 1997 in Tanzania, dove Radio Tanzania mise in onda uno sceneggiato melodrammatico a puntate che catturò il 58% della popolazione (di età compresa tra i 15 e i 45 anni) in diverse zone raggiunte dalla trasmissione. Per valutare meglio il suo riscontro, in una particolare area del paese - la zona intorno alla città di Dodoma - nel corso dei primi due anni del progetto (1993-95) invece della soap opera si mandò in onda un programma musicale. Poi, dal 1995 al 1997, la soap fu trasmessa anche in quella zona di Dodoma.

Attraverso alcune ricerche indipendenti condotte nell’Università del Nuovo Messico e nell’ambito del Piano del governo della Tanzania su popolazione, famiglia ed educazione, si esaminarono gli effetti del programma in merito a questioni quali i comportamenti di prevenzione dell’AIDS, l’età ideale del matrimonio per le donne e l’uso di metodi di pianificazione familiare. Poiché la popolazione della zona di Dodoma che era stata esclusa dalla trasmissione nei primi due anni era più urbanizzata del resto del paese, un’analisi a regressione multipla eliminò l’influenza che tale caratteristica poteva avere avuto sull’esito. Durante e dopo la trasmissione del programma furono condotti sondaggi su scala nazionale su campioni casuali che coinvolsero 2.750 persone. Si raccolsero anche dati del Piano governativo per il Controllo dell’AIDS, del Ministero della Salute e dell’Indagine Demografica e Sanitaria. Tutti questi dati confermavano il notevole impatto della soap opera sugli atteggiamenti e i comportamenti delle persone.

Si rilevarono anche significativi aumenti: nella percentuale di popolazione che avvertiva il rischio di contrarre l’HIV; nella convinzione generale che si potesse agire efficacemente per prevenire l’HIV/AIDS; nelle comunicazioni interpersonali sul tema dell’AIDS; nella convinzione che gli individui, e non il loro dio o il loro destino, potessero decidere quanti figli avere; nella convinzione che i bambini vivessero meglio in famiglie di piccole dimensioni piuttosto che in famiglie molto numerose; nella percentuale delle persone che rispondevano ai sondaggi dicendo di approvare la pianificazione familiare.

Lo studio dimostrò anche che il serial radiofonico tanzaniano contribuiva a importanti mutamenti di comportamento. Oltre la metà della popolazione delle zone in cui il serial fu trasmesso si dichiarò ascoltatrice del programma, con un pubblico composto più da uomini che da donne. Uno dei personaggi-chiave della soap opera era un camionista che, durante il tragitto, passava da una ragazza all’altra. A un certo punto quest’uomo contrae l’AIDS. Degli ascoltatori intervistati, l’82% affermò che il programma li aveva spinti a cambiare comportamento per evitare l’HIV, limitando il numero di partner sessuali e facendo uso del preservativo. Dati indipendenti del Piano del governo della Tanzania per il Controllo dell’AIDS evidenziarono un aumento del 153% nella distribuzione di preservativi nelle zone interessate dalla soap opera nel corso del primo anno di trasmissione, mentre la distribuzione di preservativi nella zona di Dodoma che era stata esclusa dalla trasmissione era aumentata solo del 16% nello stesso periodo.

Il programma fu anche efficace nella promozione della pianificazione familiare. Si verificò una forte relazione positiva tra livelli di ascolto per distretto e cambiamento della percentuale degli uomini e delle donne che utilizzavano metodi di pianificazione familiare. La ricerca mostrò anche un aumento nella percentuale di tanzaniani, nelle zone raggiunte dalla trasmissione, che discutevano di pianificazione familiare con i propri mariti o le proprie mogli. Il programma ebbe anche un significativo effetto nell’innalzamento dell’età considerata ideale, per una donna, per sposarsi e per avere il primo figlio.

Dove il programma andò in onda, la percentuale delle donne sposate che al momento usavano un metodo di pianificazione familiare aumentò di 10 punti nei primi due anni di trasmissione, mentre non ci furono variazioni nella zona di Dodoma nel periodo in cui il programma non fu trasmesso. Quando poi il programma fu trasmesso anche lì, il tasso di diffusione dei contraccettivi aumentò del 16%. Dove il programma fu trasmesso, il numero medio di nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare per clinica, su un campione di 21 cliniche, aumentò del 32% dal giugno del 1993 (il mese precedente alla messa in onda dello sceneggiato) al dicembre 1994. Nello stesso periodo, il numero medio dei nuovi utilizzatori presso le cliniche della zona di Dodoma rimase sostanzialmente stabile.

Dati indipendenti di cliniche del Ministero della Salute mostrarono che il 41% dei nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare vi ricorrevano sotto l’influenza della soap opera. Tra questi, un 25% citava la soap opera per nome quando gli si chiedeva perché si fosse recato alla clinica, e un altro 16% citava “qualcosa per radio” e poi individuava la soap quando gli si mostrava una lista di programmi in onda in quel periodo. Un altro serial sulla pianificazione familiare che usava una diversa metodologia, trasmesso su scala nazionale da Radio Tanzania sempre in quel periodo, fu citato appena dall’11% di nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare nelle stesse cliniche del Ministero della Salute. Questi dati sottolineano l’importanza della metodologia usata nell’elaborare questi serial.

Calcolando tutti i costi di questo serial radiofonico, il costo per ogni nuovo utilizzatore di metodi di pianificazione familiare è stato inferiore agli 80 centesimi di dollaro; il costo per ogni persona che ha cambiato comportamento per prevenire l’HIV/AIDS è stato di 8 centesimi di dollaro.

Poiché i programmi di intrattenimento (per radio o per televisione, a seconda della presenza di questi due media nei diversi paesi) sono i più seguiti dal pubblico, è particolarmente importante avvalersi dei media di intrattenimento per diffondere informazione su questioni di salute riproduttiva.

Il Lavoro del Population Media Center

Il Population Media Center è impegnato nella realizzazione di ampie campagne mediatiche nei paesi in cui attua i suoi progetti. Essendo comprovata la loro efficacia, i serial a contenuto sociale costituiscono, per lo più, il centro della strategia di qualsiasi paese. Strategia che consiste nell’utilizzare il meglio di ciò che si è fatto in passato e, su questa base, sviluppare in ciascun paese attività che trattino in modo intensivo le questioni relative ai comportamenti sessuali a rischio. Il PMC intende in questo modo contribuire, in ogni parte del mondo, a un rapido cambiamento del comportamento delle persone nei riguardi della propria salute.

Il PMC offre intrattenimento e informazione per aiutare le persone a prendere decisioni informate senza dire loro esplicitamente cosa fare. L’approccio del PMC fa leva su un modo non coercitivo e informato di prendere le decisioni, definendolo su misura a seconda dei casi e a seconda delle esigenze e delle situazioni locali. I suoi programmi sono progettati per promuovere la salute e la dignità umana attraverso l’educazione, presentando varie alternative con le rispettive conseguenze.

Oltre alla sede centrale negli Stati Uniti, il Population Media Center ha uffici e operatori in Brasile, Messico, India, Filippine, Etiopia, Kenya, Malawi, Mali, Nigeria, Ruanda e Sudan; paesi in cui porta avanti progetti già avviati o in via di realizzazione. Il progetto per il Mali serve anche per il Burkina Faso e la Costa d’Avorio. Si stanno elaborando progetti anche in Nepal, ad Haiti, in Mozambico, in Nigeria, nello Swaziland e nel Togo. Ecco alcuni esempi di questo lavoro:

Etiopia

In Etiopia il PMC sta attuando un progetto che comprende alcuni serial radiofonici nelle lingue principali, amarico e oromiffa. Dopo una fase di ricerca preparatoria, terminata nel 2001, nel giugno del 2002 sono cominciate la produzione e la trasmissione di questi lavori radiofonici. I programmi affrontano questioni riguardanti la salute riproduttiva e la condizione delle donne, compresi l’HIV/AIDS, la pianificazione familiare, il matrimonio forzato (ottenuto attraverso il rapimento), l’educazione femminile, la comunicazione interconiugale e argomenti correlati. I programmi stanno avendo un enorme riscontro in termini di audience. Finora sono già arrivate più di 14.000 lettere da parte degli ascoltatori.

Un segno dell’impatto dei programmi del Population Media Center in Etiopia è dato dal fatto che attualmente[4] il 60% di coloro che si recano per la prima volta nelle cliniche del paese per accedere a servizi di salute riproduttiva dicono di seguire uno dei serial radiofonici del PMC. Come ha scritto qualcuno, i programmi del PMC stanno facendo uscire l’Etiopia da un buio di secoli.

Da notare che il 18% dei nuovi utenti di questi servizi nomina uno dei programmi del PMC come primo fattore motivazionale della decisione di ricorrere a servizi di salute riproduttiva. Di coloro che citano programmi radiofonici come motivazione del ricorrere a tali servizi, il 96% dichiara di essere stato motivato da uno dei programmi del PMC. La cosa più importante è che la proporzione di donne sposate che dicono di avere usato anticoncezionali almeno una volta è passata dal 27% del periodo immediatamente precedente la messa in onda dei programmi al 79% tra gli ascoltatori di questi ultimi[5], di contro a un 47% tra i non ascoltatori.
Sempre in Etiopia, il PMC sta mettendo in atto due progetti che, nell’affrontare questioni riguardanti la popolazione e la salute riproduttiva, fanno leva sulla creatività. Questi progetti comprendono la produzione di spettacoli itineranti che trattano questioni di salute riproduttiva; la realizzazione di videocassette su questioni inerenti alla popolazione in Etiopia; un concorso sui migliori racconti e le migliori poesie su questioni di salute riproduttiva; un corso di formazione per giornalisti sul modo in cui trattare argomenti di attualità collegandoli alla crescita della popolazione. Come parte di questo lavoro, PMC-Etiopia ha pubblicato, nel 2003, una raccolta di poesie e racconti vincitori di premi nazionali incentrati sull’HIV/AIDS e su questioni sociali correlate, dal titolo Yehiowt Tebitawoch (“Gocce di vita”). Questi lavori sono stati selezionati tra 146 racconti e 176 poesie presentate a un concorso nazionale per le migliori poesie e i migliori racconti su temi inerenti alla salute riproduttiva e all’HIV/AIDS. Di questo libro sono state pubblicate 10.000 copie, attualmente distribuite sul territorio etiope. Nel 2004 è stato pubblicato un secondo volume di racconti, in seguito a un secondo concorso svoltosi su scala nazionale. Il libro, Kinfam Hilmoch (“Sogni Alati”) sarà distribuito su larga scala come il precedente. Il PMC ha anche prodotto un’intera opera teatrale sul tema della prevenzione dell’HIV/AIDS intitolata Yesak Jember (“Risata al Crepuscolo”). Il lavoro è stato inaugurato il 29 settembre 2003 e ha avuto tra i suoi spettatori l’ex presidente della Repubblica Federale Democratica d’Etiopia, il dottor Negasso Gidada. Yesak Jember è rimasto nei teatri della capitale per 10 settimane, seguito da rappresentazioni in altre 14 città etiopi. Il copione è affidato a gruppi teatrali locali per gli adattamenti.

Il PMC ha avuto l’appoggio per realizzare e trasmettere un talk show radiofonico incentrato sul mondo giovanile mirante a informare i ragazzi sull’HIV/AIDS, la salute riproduttiva e su questioni sociali correlate. Le trasmissioni del programma avranno inizio nel 2005 su Radio Etiopia.

Mali, Costa D’Avorio e Burkina Faso

In Africa Occidentale, il PMC sta trasmettendo un serial radiofonico che affronta questioni inerenti allo sfruttamento dei bambini, compreso il legame tra questo problema e fattori che provocano la povertà come le gravidanze indesiderate e l’HIV/AIDS. Per sovrintendere al progetto, il PMC ha aperto un proprio ufficio a Bamako, in Mali. Le ricerche preparatorie si sono concluse, e nel giugno del 2004 si è tenuto un tirocinio rivolto al produttore e agli autori. Il lavoro, intitolato Cesiri Tono (“Tutte le ricompense del coraggio e della fatica”), è andato in onda l’11 novembre 2004 ed è attualmente distribuito, attraverso il satellite WorldSpace, a stazioni radio pubbliche locali e alla radio governativa, che ha trasmesso il programma anche in Mali, Costa D’Avorio e Burkina Faso.

Sudan

Il PMC sta trasmettendo un serial radiofonico settimanale su questioni di salute riproduttiva in Sudan. Il PMC ha condotto ricerche preparatorie di base durante la seconda metà del 2003, e ha tenuto un laboratorio formativo per il produttore e gli autori nel febbraio 2004. I risultati della ricerca preparatoria sono stati presentati durante questo laboratorio, per fornire una base su cui costruire la storia, i personaggi e il copione. Dopo un iniziale test delle prime quattro puntate pilota, sono state scritte e prodotte le prime 64 puntate, e successivamente se ne sono scritte altre 30. Il programma, Ashreat Al Amal (“Vele di speranza”), è trasmesso dal 22 novembre 2004 su tutto il territorio dello stato di Khartum. A trasmetterlo su scala nazionale è Radio Omdurman. La messa in onda è fornita gratuitamente dal ministero dell’informazione.

Brasile

In Brasile il PMC sta lavorando in partnership con Comunicarte, un’organizzazione non-governativa di Rio de Janeiro, al fine di influenzare i programmi prime time[6] di TV Globo. Lo staff che si occupa di questo progetto si incontra regolarmente con gli autori delle tre telenovele di prime time di TV Globo per suggerire temi e storie inerenti alla salute riproduttiva. Nel 2003 si è riusciti a convincere TV Globo a integrare 1.354 scene che trattavano di salute riproduttiva, dimensioni familiari ridotte e questioni sociali e sanitarie correlate. Questi programmi sono trasmessi su scala nazionale in Brasile ed esportati in dozzine di paesi del mondo, doppiati in varie lingue.

Messico

Qui dei giovani stanno creando serial radiofonici su temi legati alla sessualità adolescenziale. Il PMC sta lavorando con il Centro per l’Orientamento degli Adolescenti (CORA) del Messico per produrre una serie di mini-serial radiofonici inframmezzati a talk-show nei cinque stati del Messico con i più alti tassi di fertilità. Questi programmi sono stati realizzati da giovani e sono rivolti a un pubblico giovane. Il PMC ha saggiato il modello per i programmi radiofonici nello stato del Puebla e ha poi realizzato un manuale di metodologia. Il PMC e il CORA stanno estendendo l’uso di tale metodologia ad altri stati, a cominciare dall’Hidalgo, il Tlaxcala e il Michoacan. Oltre ai programmi radiofonici, i progetti comprendono una formazione intensiva per chi opera nel settore della cura della salute e per il personale di agenzie di servizi per giovani affinché siano in grado di trattare efficacemente le questioni legate alla sessualità adolescenziale.

Stati Uniti

Il PMC sta tenendo un concorso annuale nazionale che premierà le migliori vignette già pubblicate su questioni relative alla popolazione, sperando di stimolare, con questa strategia semplice ma molto efficace, una maggiore attenzione verso tali temi da parte dei media statunitensi. Nel primo anno del concorso sono state inviate 188 vignette.

La giuria del concorso di quest’anno comprendeva l’ex-governatore del Colorado Richard Lamm, il presidente – ora in pensione – di United Media Robert Metz, il professor Robert Wyman dell’Università di Yale, la vice-presidente per i programmi internazionali di Planned Parenthood Federation Allie Stickney e i vignettisti Edward Koren e Signe Wilkinson. La National Cartoonists Society e la Association of American Editorial Cartoonists hanno pubblicizzato il concorso tra i loro membri.

A vincere l’edizione del 2004 del concorso è stato Clay Bennett, vignettista editorialista del Christian Science Monitor e vincitore del Premio Pulitzer nel 2002. La vignetta di Clay Bennett, “Siate fecondi e moltiplicatevi… Ora dividete”, ha trionfato su altre 187 vignette e si è aggiudicata il gran premio di 7.000 dollari, oltre al viaggio completamente spesato a New York. Il premio gli è stato consegnato il 5 ottobre 2004 allo Yale Club di New York. I vignettisti Jeff Parker ed Eric Lewis hanno vinto rispettivamente il secondo e il terzo premio. Jeff Parker disegna per la pubblicazione Florida Today, e i suoi lavori sono anche diffusi attraverso il sito web caglecartoons.com. Eric Lewis disegna per il New Yorker. Le vignette vincitrici si possono vedere su http://www.populationmedia.org/cartooncontest/index.html
A livello regionale

Il PMC ha recentemente messo a punto per l’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) un progetto regionale per l’Africa e l’Asia, volto ad aiutare le stazioni radio locali, pubbliche e in FM, ad affrontare questioni relative all’HIV/AIDS e alla salute riproduttiva attraverso l’intrattenimento educativo. Il progetto comprende una stima delle esigenze dei gestori delle radio pubbliche di determinati paesi africani e asiatici in tema di informazione sulla salute riproduttiva, e laboratori di formazione per l’uso di tecniche di intrattenimento educativo per produttori di radio pubbliche e rappresentanti di alcune particolari ONG. Questo progetto ha visto il tirocinio del personale di stazioni radio e di ONG di otto paesi africani – Angola, Guinea Bissau, Mali, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Sudafrica - in un laboratorio di Johannesburg nel marzo del 2003. Sei paesi asiatici - Cambogia, Mongolia, Nepal, Papua Nuova Guinea, Filippine, Vietnam – hanno partecipato a un laboratorio simile a Manila nel maggio del 2003. A seguito di questi laboratori, il PMC, insieme a diversi partecipanti ai tirocini, sta elaborando progetti per serial di lunga durata a contenuto sociale.

Nel 2004 l’UNFPA ha chiesto al PMC di elaborare una guida formativa con informazioni dettagliate sull’applicazione della metodologia fondata sul serial radiofonico o televisivo per affrontare questioni come l’impatto delle discriminazioni di genere sulla vulnerabilità delle donne all’HIV/AIDS. La guida formativa sarà pubblicata nel gennaio del 2005.

Per ulteriori informazioni, contattare:
Population Media Center
PO Box 547
Shelburne, Vermont 05482 USA
Telefono: 802-985-8156
Fax: 802-985-8119
E-mail: pmc@populationmedia.org
Sito web: www.populationmedia.org

Traduzione di Guido Ferretti, Alberto Licheri, Renata Pantucci

domenica 3 maggio 2009

L'esplosione demografica

Il problema demografico non è più soltanto una minaccia per il futuro come lo era quando fu scritto The Population Bomb (1968) e c'erano soltanto 3,5 miliardi di esseri umani. La popolazione umana è ora di più di 6 miliardi, e sta ancora crescendo. Nei sei secondi necessari per leggere questa frase, saranno nate altre 18 persone. Ogni ora ci sono 11.000 bocche in più da sfamare; ogni anno più di 95 milioni. Eppure il mondo ha centinaia di miliardi di tonnellate di suolo agricolo in meno e centinaia di miliardi di litri di acqua in meno con cui coltivare derrate alimentari di quanti ne avesse nel 1968...un mondo in cui i consumi degli Stati Uniti sono tanto sfrenati che la nascita di un bambino americano medio è un disastro per i sistemi di sopravvivenza della Terra, e un mondo in cui la maggior parte della gente non è consapevole del ruolo della sovrappopolazione in molti dei problemi che ci travagliano...Tra le cause che stanno alla base della precaria situazione in cui si trova il nostro pianeta quella principale è l'eccessiva crescita della popolazione umana e il suo impatto sia sugli ecosistemi sia sulle comunità umane. Questi impatti sono i fili che collegano tutti i problemi, apparentemente slegati: foreste tropicali in fiamme, le spiagge lordate dai rifiuti, campi colpiti dalla siccità, la fotografie di bambini africani che muoiono di fame, ingorghi stradali, persone senza casa, l'AIDS, la cementificazione del verde, l'effetto serra, le pioggie acide, ecc. La crescita esplosiva della popolazione umana, il suo significato per voi e per i vostri figli e nipoti, e ciò che voi e i vostri amici potete fare per creare un futuro migliore: ecco di cosa parla questo libro.
(Tratto da: Paul R. Ehrlich, Anne H. Ehrlich
Un pianeta non basta 1991
Franco Muzzio Editore)