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lunedì 26 febbraio 2018

Conferenza su popolazione e riscaldamento globale

Il malato e' grave ma e' ancor più grave che i medici al suo capezzale continuino a sbagliare diagnosi. L'obiettivo dell'accordo di Parigi di contenere il riscaldamento atmosferico ad 1,5 gradi sta fallendo. La temperatura del pianeta continua a crescere e sembra insensibile a tutti i tentativi di invertire la tendenza. I grandi esperti del clima si guardano l'un l'altro attoniti: perché' non si riesce a ridurre le emissioni di CO2? Eppure l'uso delle rinnovabili va a gonfie vele, anzi la Cina e' divenuto il primo produttore al mondo di pannelli solari e di torri eoliche e le piazzano in gran parte nei paesi occidentali (primi acquirenti gli Usa e la Germania). Quanto a loro si sacrificano bruciando ancora carbone e petrolio in milioni di tonnellate. Ma hanno promesso che tra circa un secolo si adegueranno. Quando Trump ha letto questi impegni sull'accordo di Parigi e' andato (giustamente) su tutte le furie prendendosela con Obama che li aveva sottoscritti in quei termini. L'Europa, che ha subodorato la fregatura ma per motivi politici fa finta di crederci, ufficialmente fa propaganda per le rinnovabili, ma in silenzio fa accordi miliardari per importare gas e petrolio. L'Italia e' talmente attiva con le sue piattaforme e trivelle che rischia un conflitto con la Turchia, e con l'Egitto ha firmato un contratto di estrazione passando sopra il caso Regeni. Gli ambientalisti non sanno spiegarsi il motivo per cui il riscaldamento continua a crescere, e le preoccupazioni per i poli e il livello dei mari non li lascia dormire. La risposta al quesito sulla inutilità delle varie conferenze sul Clima tuttavia e' più' semplice di quel che credono i verdi dal pensiero politicamente corretto. Il motivo del riscaldamento inarrestabile e' la loro ottusità': il non voler vedere quello che e' evidente a tutti.
La popolazione mondiale continua a crescere. E con la popolazione crescono i consumatori, cioè gli emettitori di Co2. Da qui al 2050 ci saranno due miliardi di emettitori di CO2 in più sulla faccia del pianeta. L'Africa passera' da 900 milioni a due miliardi e mezzo di umani e l'Asia insieme al medio oriente ci regaleranno un altro miliardo e mezzo di sapiens. Per un totale planetario di 11 miliardi (certificato persino dall'Onu). Questi nuovi cittadini del pianeta non si accontenteranno di camminare scalzi e abitare in tuguri di paglia. Pretenderanno l'automobile e di abitare in palazzi di cemento ben riscaldati o refrigerati. E non si limiteranno a mangiare bacche e radici di arbusti ma vorranno anche loro una alimentazione proteica di qualità'(sembra che gli immigrati che arrivano da noi non gradiscano molto i vermi e pretendano bistecche e pesce) . Il problema della crescita esplosiva della popolazione dei consumatori per i geni dell'ambientalismo ufficiale non conta minimamente, e preferiscono ignorare l'argomento e continuare a prendersela con i motori a scoppio e con la produzione industriale. Il che significa preoccuparsi delle conseguenze ma non della causa.
Ma qualcosa comincia muoversi e qualcuno comincia ad aprire gli occhi. Il prossimo 3 marzo a Londra presso la Conway Hall (25 Red Lion Square) si terra' la Conferenza di Population Matters su "Popolazione e Riscaldamento Globale". All'evento parteciperanno come relatori il Direttore di Population Matters Robin Maynard, l'ambientalista Sara Parkin, il giornalista del Guardian John Vidal, il documentarista e divulgatore Adrian Hayer ed altri ecologisti non affetti da cecità ideologica. E' possibile registrarsi e partecipare on line alla conferenza direttamente dal sito web di Population Matters. Obiettivo della conferenza e' -per la prima volta in modo così chiaro- denunciare l'impatto della crescita inarrestabile della popolazione mondiale sul riscaldamento atmosferico, e di sottolineare come sia necessario combattere oltre alle emissioni di anidride, anche l'eccessiva crescita del numero degli emettitori. Senza di che, lo stupore degli ambientalisti continuerà' a crescere insieme ai gradi di riscaldamento. I verdi mainstream ovviamente ignorano la conferenza e cercano di silenziare la cosa con il solito ritornello. Sostengono infatti che la crescita della popolazione in paesi come la Nigeria (da 150 a 950 milioni entro questo secolo) o come il Bangladesh (raddoppio della popolazione entro il 2050) non impatta sul clima perché' il consumo pro capite in quei paesi e' molto inferiore al nostro. Ma il ritornello funziona sempre di meno. Infatti le nuove popolazioni di giovani africani ed asiatici non sono più disposte ad aspettare gli aiuti che le varie Ong gli scaricano dagli aerei e dalle navi. Lo sviluppo se lo vanno a cercare direttamente in occidente e non sono disposti ad arrestarsi di fronte a nessun confine. Quanto alla arretratezza economica dei loro paesi di origine non può essere più considerata motivo di basse emissioni. Infatti i giovani si sentono cittadini globali e vogliono crescere e svilupparsi: i consumi cresceranno rapidamente anche nei loro paesi (e con impatti ambientali spesso più devastanti rispetto all'occidente) e, dove non cresceranno, saranno le popolazioni a spostarsi. La globalizzazione dei consumi non e' letteratura ma realta' e solo i verdi si immaginano romanticamente che i nigeriani e i bengalesi continueranno a fare i pastori e a coltivare patate in terre sempre più' aride. La crescita della popolazione mondiale è una variabile impazzita che farà fallire ogni tentativo di ridurre le emissioni di CO2 finché verrà ignorata delle varie conferenze Cop che si sono finora succedute. Con l'iniziativa di Population Matters finalmente si comincia a discutere di demografia e dell'impatto devastante che la crescita demografica avrà' sul riscaldamento globale del pianeta. Se non arrestiamo la devastante esplosione demografica di Homo la temperatura globale continuerà' a salire ben oltre il grado e mezzo che gli utopisti di Parigi avevano sognato.

mercoledì 7 febbraio 2018

Le tristi elezioni italiane

Non credo di aver mai assistito ad una campagna elettorale più spenta di questa. Non so perché ma tutte le facce dei principali candidati mi sembrano tristi, come tragici mascheroni. Berlusconi appare una mummia con lo sguardo perso e non ride più come rideva nel 94. Ha una fissità che oserei definire parkinsoniana. Leggo nella sua pupilla questo interrogativo: ce la faccio ancora o non ce la faccio più? (e non credo che la questione riguardi il governo). Anche la vispa Meloni ha un qualcosa di tragico che la accomuna ai clown di certi circhi di periferia in dismissione con gli animali vecchi che si fatica a far uscire dalla gabbia per lo spettacolo. Salvini mi sembra uno appena sceso dal camion che fa una pausa prima di ripartire con il suo carico. Renzi ha l'aspetto di uno che è sopravvissuto al terremoto e che mostra una euforia parolaia senza senso. Parla sempre di futuro ma è inesorabilmente ancorato ad un breve passato che puzza di bruciato. Non riesco a ricordare gli altri del PD: facce neutre che non si fissano nella mente. Ricordo solo la Boschi e il suo spaesamento. Quanto a Grasso mi da molta tristezza per quel suo bloccarsi con un groppo in gola appena sta per dire qualcosa di sensato, evidentemente colpito lui stesso dalla rarità del fenomeno. Su Bersani e D'Alema stendo il velo pietoso che copre i vecchi mobili di una casa invenduta. Il vecchio padrone è finito all'ospizio e la casa è in malinconico abbandono. Un discorso a parte merita il candidato Di Maio. Ho fatto un esperimento: ho chiuso l'audio mentre il soggetto parlava esponendo il suo programma. Ho trovato una forte dissociazione tra lo sguardo, perennemente interrogativo, e la zona orale impegnata ad esprimere concetti non collegati con lo sguardo. La composizione tra parte superiore ed inferiore del viso era impossibile nel momento in cui l'esponente 5 stelle sorrideva: la bocca ridente voleva essere rassicurante ma gli occhi allarmati indicavano una vulnerabilità di pensiero preoccupante e inquietante. Riattivando l'audio la sensazione dissociata restava pur un poco nascosta dall'eloquio. Gli altri esponenti del movimento mi sembrano accomunati da un aspetto e una loquela aggressiva dietro cui però si percepisce un vuoto cognitivo che lascia interdetti. Come il loro patron Grillo sono bravi a urlare deridere e sfasciare ma sul fare concreto casca l'asino.
Passando in rassegna i principali candidati si tratta ora di parlare di fantasmi. Infatti scorrendo partiti e movimenti mi sono messo a cercare dove fossero mai finiti i verdi. Non si trovano. Cerca e ricerca qualcuno mi ha spiegato l'arcano: si presentano in una listarella di un cespuglietto collegato al PD che mi sembra di ricordare si chiami "Insieme" (il nome è vago e rispecchia la vaghezza delle proposte che nessuno conosce). Pare che il movimento verde vi sarà rappresentato da Angelo Bonelli e sul sito web di Insieme si parla di "aggregazione civica , ecologista, progressista e riformista che guarda al civismo, alle battaglie ecologiste e ai diritti", parole e concetti di rara originalità e capaci di aprire un abisso di contenuti e di fatti. Abisso nel senso di vuoto abissale, di assoluta mancanza di materia, di assenza di concretezza. Pare che questo Insieme, dietro le roboanti enunciazioni, nasconda un misero valore elettorale: stando ai sondaggi lo 0,4%. E' così che finisce la storia di un movimento verde che aveva suscitato in tutti noi, in anni lontani, grandi speranze. Finisce autodigerito per una serie di aporie ideologiche e politiche fortemente autodistruttive. Sul tema del riscaldamento globale hanno fatto politiche a dir poco daltoniche: hanno combattuto ferocemente il nucleare, la principale fonte di energia priva di emissioni di CO2. Si sono battuti per dirottare sulle rinnovabili (eolico e solare) miliardi di finanziamento pubblico elevando alle stelle il costo dell'energia e facendo aumentare l'importazione di petrolio e gas (siamo tra i principali paesi importatori) cioè fonti di emissioni primarie di CO2. Ciò ha contribuito ad aumentare i costi dell'energia e a rallentare l'economia e la ricerca tecnologica del paese.
Non parliamo delle politiche ambientali dei verdi: se ne sono letteralmente dimenticati. Non sono riusciti a premere sui governi per legiferare contro il consumo di suolo, ma si sono concentrati sulle politiche di accoglienza dei migranti. Così, mentre avrebbero dovuto combattere contro la cementificazione e la scomparsa del verde, hanno lavorato per l'aumento dell'antropizzazione del territorio italiano e quindi per la cementificazione. I nuovi residenti immigrati (a cui secondo i verdi va anche concessa con facilità la cittadinanza) hanno infatti bisogno di lavoro, di mobilità, di assistenza sanitaria, di abitazioni, di svago, di formazione, di cibo, di riscaldamento ecc. E' necessario quindi provvedere a costruire le strutture abitative, le infrastrutture, gli impianti sportivi, capannoni e discariche, aumentare la produzione di cibo, energia, strade, ferrovie ecc. Ovviamente ai temi della accoglienza e della visione positiva dei fenomeni migratori, i cosidetti verdi non hanno accompagnato alcun discorso sulla necessità di proporre e favorire politiche denataliste nei paesi di provenienza, in alcuni dei quali la media dei figli per donna raggiunge la doppia cifra. Considerando che gli alti tassi di natalità sono alla base del sottosviluppo e della mancanza di risorse da investire nella industrializzazione e nella formazione e innovazione tecnologica in quei paesi, questo aspetto della politica dei verdi posso semplicemente definirlo criminale verso l'ambiente. E' così che il cerchio si chiude delineando un paradosso: i verdi sono con la loro politica demenziale tra i principali responsabili del degrado ambientale e sociale del pianeta.
Per finire voglio accennare ad uno dei principali temi della campagna elettorale a cui tutte le forze politiche hanno dato risalto. Signori, nel caso non lo aveste capito, lo sapete qual'è il principale pericolo dell'Italia? La desertificazione e la scomparsa del genere umano. Si avete capito bene: per tutte le forze politiche che si contendono il 4 marzo i seggi al parlamento, il principale pericolo italiano sono le culle vuote. Già ci immaginiamo le conseguenze tra qualche anno. Immense distese di terra italiana disabitata, coste marine spoglie e prive di case, montagne senza villaggi turistici e piste da sci, la pianura padana ridivenuta una steppa abitata da animali inselvatichiti e priva di umani. Le nostre città ridotte a rovine che rivedranno crescere la vegetazione su strade rotte e resti di edifici diroccati. Sorgeranno numerosi problemi: chi pagherà le pensioni? Chi acquisterà auto nuove? Chi comprerà i detersivi e le padelle? Chi comprerà le case e gli elettrodomestici? I mercati saranno vuoti e la produzione invenduta. Un disastro generale.
Ecco allora tutte le forze politiche affannarsi a dare incentivi per coiti ripetuti, per rimettere in moto la fabbrica antropica e la sana cementificazione planetaria. Renzi lancia 380 euro mensili a figlio fino ai 18 anni, Berlusconi 500 euro a coito (ognuno ha le sue fisse) con prole, la Meloni altrettanti fino all'università, Grasso vuol tassare chi non figlia, Di Maio vuole dare il reddito di culla che poi si trasformerà in quello di cittadinanza.. Nessuno accenna al fatto che, nonostante le culle vuote, la popolazione italiana residente aumenta anno per anno, mese per mese. Vengono da altri paesi e vanno ad aggiungersi alla curva demografica italiana. Già il Papa, le catene commerciali, le multinazionali hanno un sogno: una italia divenuta una unica grande megalopoli, una distesa ininterrotta di grattacieli e asfalto in cui centinaia di milioni di afro-europei compreranno milioni di tonnellate di prodotti importati dalla Cina. Il sol dell'avvenir risplenderà su una fitta nebbia cronicamente stesa a ricoprire di miasmi, particolati e anidride l'immensa megalopoli italia. Dalla coltre ininterrotta di smog emergeranno solo le punte dei grattacieli, dei campanili e dei minareti. Le culle saranno piene e le maschere antigas andranno a ruba.