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martedì 29 maggio 2012

UN MAGISTRALE ARTICOLO DI CERONETTI (2007)


RIPROPONGO UN POST  PUBBLICATO SU 

QUESTO BLOG NEL 2009 



L'assurda fabbrica di figli

Da "La Stampa" dell'8/6/2007

L'assurda fabbrica di figli

di Guido Ceronetti

Quando si tratta di cifre-uomo bisogna squarciare il velo statistico astratto e ficcare lo sguardo nel formicaio, l'uomo è là.

La Cina e l'India, da sole, fanno - già oggi - poco meno di due miliardi e mezzo di esseri umani, attivi e per lo più all'oscuro di tutto come animali ingabbiati. Con Giappone, Indonesia, Vietnam, Taiwan e Pakistan credo che i tre miliardi siano, se non già raggiunti o superati, a un passo. Le religioni in quel crogiuolo sono quasi incalcolabili, ma l'idolatria biologica della famiglia numerosa è comune: il raddoppio, senza che passino molti decenni, è possibile. Il regime cinese, in tutto spietato, ha frenato per un certo tempo le nascite imponendo il massimo di due figli e reprimendo crudelmente il prevalere, che è fenomeno planetario, delle femmine, e tuttavia i disciplinati cinesi hanno aggiunto al loro miliardo altri trecento milioni. L'India, per democrazia, ha fatto grandi sforzi non coercitivi (ci sono, o c'erano, addirittura associazioni di sterilizzati volontari, ai quali probabilmente si danno premi di Stato).

Resta che, da quelle regioni del povero mondo materiale lo Spermatozoo sempre più dilagherà come un immenso incandescente magma di vita produttrice quasi esclusivamente di consumazione e di distruzione. Guardarsi dal lodare scioccamente la loro industrializzazione: è ben più disumana di quella, terribile, dell'Inghilterra vittoriana, che produceva come nocciolini stracci d'uomini malati a morte, e il loro grado d'inquinamento è una minaccia per la vita di tutti. O cercare di pensare - o rischiare d'impazzire.

Intervistato a New York da «La Stampa» Giovanni Sartori, che con Alberto Ronchey è, credo, il quasi unico politologo in Italia che batte il chiodo dell'eccesso di popolazione con autentica percezione della gravità primaria del problema demografico, accennava a possibili misure coercitive su larga scala come soluzione - anche in Africa, in Sudamerica... Ma, da perfetto razionalista, Sartori si rifiuta di ammettere che qui Malthus suona la resa e che l'esplosione demografica non ha soluzione razionale. Le più dure misure di coercizione non hanno fermato la crescita cinese: avendo scoperto l'invecchiamento, la Cina deve rassegnarsi e presto cercherà, tragicamente, il suo lebensraum in terre africane decimabili ulteriormente da siccità e carestie (più la guerra permanente). E a dire tragico evochiamo l'estremo, tra il fisico e le ombre ctonie, del pensare umano: nel tragico l'insolubilità è cittadina sempre, la razionalità risolutrice no. Gli stessi Stati Uniti perdono sempre più spazio per la follia della loro famiglia-tipo di almeno quattro figli, e per il tranquillo, serafico coniglismo dei coloured e dei portoricani, mentre dal Rio Grande che cosa gli arriva? Malthus in carrozza?

Mi dicevano di una prostituta nera che, in una farmacia di Torino, chiedeva «medigina ber non fare gente»: lei sola, forse, povera bambina, a preoccuparsi del problema in tutto il suo continente, per igiene propria, però. Nella Cina antica, in regioni dove l'aut-aut era tra nascite di troppo o epidemie di fame, le levatrici praticavano il pestaggio a morte dei pancini gonfi: il rimedio della «Modesta proposta» di Swift per i neonati irlandesi in eccesso è addirittura un po' meno raccapricciante. Emanuele Severino, ragionando su questo, osservava che l'Occidente, una volta che la nube migratoria da Oriente e da Sud gli oscurasse il cielo, risolverebbe la cosa con l'atomica. Fortunatamente né Sartori né io vedremo sorgere la glooming peace di un simile giorno del crimine umano.

Noi qui non riusciamo a immaginare noi stessi così pigiati (solo cartoline dai viaggi: «Ah le folle, sapessi... dormono ammucchiati per strada... autobus che scoppiano... miasmi...») eppure abbiamo i ghetti etnici e i rifugi dei clandestini che prefigurano la densità futura e dove nessuno pone limiti allo spermatozoo di bandiera. E vediamo le immagini di città del mondo inaccessibili ad ogni pensare di plausibile esistere umano, deliranti di brutto, che bisogna, pensando, non dissociare dall'ipertrofia delle nostre, dal deteriorarsi di tutto nei maggiori concentramenti urbani, perché il troppo pieno, negli spazi d'Italia più abitati, è presente già, e da tempo gli architetti urbanisti ammoniscono e fanno piani.

Nell'Italia sconquassata del 1945 (abitanti 39 milioni e mezzo: un censimento ideale da non superare) l'esplosione dei rifiuti a Napoli e la penosità dell'alloggiare sarebbero stati impensabili. Oggi siamo quasi venti di più (censiti) e l'Insolubile urbano è Hannibal ad portas.

E poiché il mare tutto quanto cambia per una pietra, e se non vogliamo aggiungere lavoro all'impazienza dell'angelo sterminatore, prima d'introdurre anche un solo essere tra i sette miliardi raggiunti e inarrestabili, in qualunque luogo siamo, e pur distantissimi dai duecento milioni che brulicano lungo il Gange meridionale, la cui onda sacra è ormai un sorso di peste pura, chi abbia un'intelligenza e un'etica deve rifletterci. La mia personale politica della famiglia è molto lontana dal coro.

domenica 27 maggio 2012

ITALIA: IL CONSUMO DI TERRITORIO EMERGENZA NAZIONALE

Il Corriere della Sera: OGNI GIORNO IL CEMENTO FA SPARIRE QUARANTACINQUE ETTARI DI VERDE (Sergio Rizzo)

Consumiamo ogni giorno territorio con palazzine, capannoni, centri commerciali, discariche, asfalto. Impermeabilizziamo le superfici naturali con una alterazione irreversibile del ciclo naturale, delle falde idriche, della stabilità dei declivi montani e collinari, del corso dei fiumi e torrenti, procurando dissesto idrogeologico e modificazione del microclima. La superficie artificializzata dell'Italia è ormai al 7,3 % (dato Istat) contro una media europea del 4,3%. Nella nuova provincia  di Monza è cementificato oltre il 50% del suolo. In quella di Napoli il 43%.  In certe aree -scrive l'Istat- l'aggressione al territorio sta arrivando ad alterare un equilibrio storico fra paesaggio e insediamento urbano. Una perdita irreparabile. Tra l'altro si costruisce in modo avventato, senza regole edilizie, senza criteri di coefficienti termici e di sicurezza strutturale come dimostra il recente terremoto in Emilia. Non parliamo di criteri estetici, perché qui viene da piangere. Il nostro incomparabile paesaggio è devastato in maniera brutale da un'edilizia speculativa e di rapina ( quando non del tutto illegale) orribile e nauseante alla vista. Scrive il presidente del consiglio scientifico del Louvre, Salvatore Settis, nel suo libro "Paesaggio, Costituzione, cemento": "Vedremo boschi, prati e campagne arretrare ogni giorno davanti all'invasione di mesti condomini, vedremo coste luminose e verdissime colline divorate da case incongrue e palazzi senz'anima, vedremo gru levarsi minacciose per ogni dove. Vedremo quello che fu il Bel Paese sommerso da inesorabili colate di cemento". L'Istat riferisce che fra il 2001 e il 2011 il consumo di suolo è aumentato dell' 8,8 % a fronte di un aumento della popolazione residente del 4,7 %, quasi tutti immigrati. Il ritmo medio di cementificazione è stato di 45 ettari al giorno. Medio. perché negli ultimi anni il ritmo si sarebbe intensificato, toccando punte quotidiane di 161 ettari. La Lombardia ha 3.051 chilometri quadrati di cemento, poco meno il Veneto. La cementificazione del sud ha subito un aumento in questi ultimi anni raggiungendo il 10,2 % facendo sì che il divario tra l'urbanizzazione del Nord e del Sud verrà presto colmato. Nonostante lo sfacelo economico, le costruzioni continuano a spuntare come i funghi. Nel solo 2007 sono stati edificati ex novo la bellezza di 135 centri commerciali. Nello stesso anno ci sono state  4.235 nuove abitazioni,  e non è solo colpa dell'abusivismo. Al centro-nord si punta all'espansione delle località esistenti, fino a sommergere tutti gli spazi che separano una zona edilizia dall'altra. Al sud la tecnica è invece quella di creare nuovi centri abitati, oltre all'espansione dei già esistenti. Rispetto al 2001 ce ne sono 1.024 in più, il 42,3 % di tutte le nuove località italiane. Dieci anni fa, per esempio, il numero dei centri abitati della Puglia era del 17 % inferiore, in Sardegna del 12,1%, in Sicilia del 10,2%. L'agricoltura ovviamente, in questo contesto, va a farsi fottere. In Emilia-Romagna diminuiscono i pascoli e la produzione del Parmiggiano e del Grana. La produzione cerealicola è in calo irreversibile. Il venir meno della manutenzione contadina sta portando al degrado migliaia di ettari futuro territorio di espansione edilizia. Ma ci sono ancora le prefiche che piangono contro lo spopolamento del paese, contro la scarsa natalità ( le prefiche tacciono ovviamente sull'aumento reale della popolazione per il fenomeno immigratorio). Purtroppo la povera Italia non ha solo il danno della eccessiva pressione antropica, ci ha anche il disastro di una devastante stupidità retaggio di secoli di religione e ideologie.

martedì 22 maggio 2012

L'INTERVENTO DEL PROF. RICOTTI: I REATTORI A FISSIONE DI IV GENERAZIONE



L'INTERVENTO DEL PROFESSOR RICOTTI (Politecnico di Milano) AL POLITECNICO DI TORINO SULLE NUOVE ENERGIE NUCLEARI tenuto il 4 maggio 2012


Mentre in Italia ci si culla nell'illusione di un'economia pastorale, con le greggi di pecorelle, i mulini a vento e gli specchietti solari, in tutto il mondo prosegue la corsa verso i reattori di IV generazione. Reattori al torio, reattori veloci, reattori raffreddati al sodio e al piombo, mini reattori, scorie ridotte al minimo con decadimento in soli 300 anni, ecc. Sono in corsa gli Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania, Inghilterra, Cina, Brasile e le altre nazioni che non hanno i paraocchi e gli anelli al naso come noi. Il Professor Ricotti del Politecnico di Milano illustra nel suo intervento del 4 maggio TUTTE LE NOVITA' CHE L'ITALIA STA IGNORANDO DIETRO L'ILLUSIONE DELLE UTOPIE RINNOVABILI. E INTANTO COMPRIAMO L'ENERGIA NUCLEARE DALLA FRANCIA pagandola tre volte il prezzo che costa ai francesi, con le centrali a pochi chilometri dai nostri confini. Siamo la barzelletta del mondo.

lunedì 21 maggio 2012

QUELL’ANTROPOCENTRICO DI HEGEL




Hegel ha estremizzato la metafisica del soggetto, introdotta da Cartesio e da Kant. Nella sua tesi fondamentale: “ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale” esprime in maniera paradigmatica l’essenza dell’antropocentrismo. La mente dell’uomo, inteso come il soggetto che pensa, è la misura di tutte le cose e di riflesso l’uomo è il signore assoluto dell’universo. Anzi l’universo non esisterebbe senza l’uomo che lo comprende. Se non vi è coscienza (dell’uomo) la cosa non esiste. E, dice Hegel, l’Assoluto è proprio la congiunzione tra soggetto e oggetto, l’appropriazione del mondo da parte dell’uomo e del suo pensiero raziocinante. Le cose, la natura, l’universo intero in sé non hanno alcun valore, ma lo acquistano quando soggetti all’intervento dl pensiero e dell’azione trasformante dell’uomo. La ragione, tramite il pensiero dialettico, è in continuo progresso, quindi il mondo stesso è in continua trasformazione, in un perenne divenire, un progresso che conduce verso l’affermazione dello spirito assoluto. Il processo dialettico è alla base sia del pensiero umano che della storia. Ogni tesi trova la sua antitesi a un livello più alto. La nuova sintesi si ripresenta come tesi e trova una nuova antitesi e così via. Questa filosofia del divenire in progresso si basa sull’affermazione della ragione e della scienza. Si tratta di un processo storico in cui l’unico agente è l’uomo: la natura non è creatrice, non fa progressi. Solo il divenire umano è creatore, ed esso si esprime come storia. L’uomo è il principio attraverso il quale la ragione del mondo arriva alla coscienza di sé. Il mondo è un semplice sfondo all’azione dell’uomo, in cui l’uomo stabilisce le proprie leggi e  diviene l’artefice  della storia, di un continuo superamento. Alla base di questo pensiero c’è la famosa dialettica tra padrone e servo, l’uomo è l’unico padrone intorno a cui tutte il resto gira. L’incarnazione di questo Spirito umano che domina il mondo è lo Stato. Dice Hegel che lo Stato è la realtà dell’idea morale, è lo spirito morale in quanto volere, “è l’idea morale sostanziale che pensa mediante se stessa e sa e realizza quel che sa in quanto sapere”.  Questa idea delirante di uno Stato che realizza la volontà dell’uomo e che “si diffonde nel mondo, conferendogli forma e organizzazione” è alla base delle degenerazioni totalitarie dello stato moderno e dell’idea devastante di una progressiva antropizzazione del pianeta come espressione di pura volontà di potenza della specie umana attraverso il prodotto della sua attività raziocinante, cioè la tecnica. Nietzsche con la morte di dio e il mito del superuomo è la naturale evoluzione della metafisica hegeliana. Come è  ovvio lo strapotere dell’uomo, divenuto il nuovo dio mortale depositario di tutti i diritti e negatore di ogni altra realtà al di fuori della sua volontà, non può che condurre al nichilismo assoluto, alla distruzione di ogni valore naturale, ad un pianeta annichilito da sette miliardi di umani in preda ad una iperattività senza limiti. Anche i marxisti sono intrisi di hegelismo e vedono nello stato l'incarnazione dell'idea morale che impone l'eguaglianza.
Kirkegaard per primo fece notare l’assurdità di tutto il sistema hegeliano. Hegel è assolutamente inattaccabile all’interno della sua teoria, ma fa notare Kirkegaard che la teoria non ha validità alcuna perché basata su un’idea astratta dell’uomo. Essa dimentica l’esistenza concreta, l’uomo concreto che vive nella natura, che condivide il mondo con gli altri animali e gli altri esseri viventi. I concetti della metafisica hegeliana operano nel vuoto, non si confrontano con il singolo uomo e la sua vita concreta, all’interno di un mondo limitato nelle risorse e nella natura. Hegel è alla base del delirio antropocentrico che ancora guida il mondo e che lo sta portando alla distruzione

venerdì 18 maggio 2012

HOLLANDE: SI AL NUCLEARE DI NUOVA GENERAZIONE








Già le cornacchie ambientaliste gracchiavano il solito ritornello: Hollande vuole chiudere le centrali nucleari, vuol fare della Francia un paese "denuclearizzato". Tutto mulini a vento, biciclette e specchietti solari, giardini fioriti e massaie sorridenti...
Ovviamente Hollande non è un pazzo e non ha nessuna intenzione di fare della Francia un paese del terzo mondo, una specie di Laos europeo. Ha infatti subito precisato che dismetterà una o un paio di vecchie centrali obsolete, e darà poi il via alla costruzione di centrali nucleari di ultima generazione più sicure e produttive, con minor quantità di scorie facilmente smaltibili. Per ammansire poi gli intellettualoidi ambientalisti della sua coalizione ci ha aggiunto lo zuccherino del ricorso (molto di facciata e poco sostanzioso) alle rinnovabili, ma è evidente che non ci crede minimamente. Anche perché ormai il 70 % della produzione elettrica francese è da nucleare. E le favole vanno bene solo per i bimbi da far addormentare e per gli intellettuali della Gauche vecchio stile.
P.S. Ricordo che l'energia che viene prodotta dal nucleare è  a 0 emissioni di CO2,  a 0 emissione di particolato PM10. Si tratta di energia   gas-serra-free.

Riporto l'articolo tratto da Greenstyle:


 Hollande: sì alle rinnovabili e al nucleare di nuova generazione

17 maggio 2012 18:02 Guido Grassadonio
La vittoria di François Hollande alle Presidenziali francesi dovrebbe significare, stando ai proclami elettorali, una maggiore apertura dell’Eliseo alle questioni ambientaliste. Efficienza energeticarinnovabili e nucleare sono i temi su cui ci si aspetta di più dal nuovo Presidente.
Soprattutto, come si sa, ad appassionare i francesi sembra essere il tema dell’atomo. La Francia è senz’altro una delle massime potenze nucleari al mondo, sia come numero di centrali attive, sia dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, della ricerca e del know how.
Attualmente il nucleare copre il 70% di tutta l’energia prodotta dal Paese. L’obiettivo di Hollande sarebbe quello di ridurlo al 50% in poco più di una decina di anni. Vuol dire che la Francia si sta attrezzando per un abbandono dell’atomo, come Greenpeace (per fare un nome) auspicherebbe? La risposta del nuovo inquilino dell’Eliseo è precisa: assolutamente no!
Nel prossimo quinquennio verrà chiusa una sola centrale, quella di Fessenheim, in Alsazia. Si tratta di una centrale vecchia, la cui unica alternativa alla chiusura sarebbero, secondo l’Agenzia nucleare francese, dei lavori di adeguamento su uno dei reattori per prolungarne la vita per altri 10 anni. Sarkozy era orientato a fare quest’investimento, mentre Hollande marca qui la sua differenza con l’avversario:
Non sono per l’uscita dal nucleare e non sono dogmatico. Ma quella centrale è vecchia e per di più in una zona sismica.
Le precisazioni di Hollande sono importanti per capire il suo progetto. L’aumento degli investimenti nel settore delle rinnovabili farà aumentare la produzione di energia elettrica totale, riducendo matematicamente la quota del nucleare.
Il parco delle centrali atomiche francesi conta, poi, molti reattori decisamente vecchi: la “transizione energetica” di cui parla il nuovo Presidente sembra, allora, quella semplicemente di smettere di investire sul mantenimento di reattori obsoleti, accordando quei fondi alla ricerca ed alla costruzione di centrali di nuova generazione, ritenute più sicure. Difficile, infatti, interpretare diversamente le parole del Presidente:
Ho fiducia nel nucleare, ma bisogna guardare a quello di nuova generazione.

Dunque, quello di Hollande sembra un lento addio alle vecchie centrali, cominciando da quella di Fessenheim, per fare posto sì alle rinnovabili (seguendo il modello tedesco e quello italiano), ma soprattutto rilanciando la costruzione di nuove centrali nucleari.

mercoledì 16 maggio 2012

L'intervento del Prof. Hagelstein sulla Fusione Fredda al Politecnico di Torino



Dal Prof. Peter Hagelstein del MIT  la conferma che la Fusione Fredda o LENR funziona ed è riproducibile, e che la nuova realtà apre  prospettive rivoluzionarie alla fisica, fino a poco tempo fa impensabili.
L'intervento è stato tenuto il 4 maggio 2012.
(Dal sito 22passi.blogspot.com)

martedì 15 maggio 2012

LE ULTIME SULLA FUSIONE FREDDA-ECAT: ROSSI ACCELERA MA IL PROBLEMA E' LA SICUREZZA





 L'apparecchio di Rossi  ha ottenuto licenze di costruzione  in varie parti (specie nord Europa) ma non ancora quelle per l'uso civile. Si attende un altro importante test pubblico per ottobre 2012. L'impianto da 1 MW è stato già posto in produzione ed è attualmente in prova presso una struttura militare americana. Rossi ha recentemente dichiarato:

 “The 1 MW plant has been delivered and is working in a military concern. It has been made in the USA, after the October test of the prototype made in Italy; such prototype will be delivered, with the modifications which we will complete based on what we learnt from the model at work, to a European Customer in July. ”

  • L' ECAT 1 MW funzionante in USA è attualmente stabile con produzione di alte temperature.
  • Per l'uso industriale non sono ancora state concesse licenze.
  • Il prezzo è ancora di 1,5 milioni di dollari  
L'apparecchio è in continuo progresso tecnologico. Anche per quello di uso domestico si sta lavorando per stabilizzare la temperatura di funzionamento. Uno dei problemi principali dell'Ecat di Rossi è infatti quello di stabilizzare la resa energetica, ancora soggetta ad ampie oscillazioni. Inoltre le temperature variabili con la possibilità di raggiungere livelli elevati complica il problema della sicurezza (un altro punto debole dell'Ecat, specie per l'ottenimento dei brevetti e delle licenze per uso civile). Secondo Rossi la Leonardo Co che produce l'Ecat ( con sede in Florida-Usa) sta attivamente lavorando al problema sicurezza, pena il ritardo e l'eventuale fallimento del progetto. In particolare i Laboratori della Leonardo  starebbero studiando lo sviluppo  di un sistema di shut-off rapido dell'apparecchio in situazioni di emergenza. Il costo finale della macchina potrà risentire (anche molto) di queste ulteriori studi e certificazioni necessarie. In pratica la Leonardo Corp sta sviluppando un nuovo tipo di reattore che lavori con maggiore stabilità ed a temperature più elevate con resa intorno al +40 %di elettricità rispetto a quella in ingresso più la quota di calore grezzo. Si lavora sull'efficienza dei sistemi per trasferire l'energia prodotta e sul   controllo della  reazione mediante sistemi informatici. Il nuovo reattore è più piccolo, ciascuna unità ha un carico di 1,5 grammi di reagente ed una schermatura più sicura per i raggi gamma. Sono stati ridisegnati i sistemi per trasferire il calore in energia con modalità acqua-vapore, oli ad alta capacità di immagazzinamento, sistemi a sali fusi. Si lavora anche ad applicazioni Stirling Engines con espansione e contrazione di gas per trasferire energia.Il tutto per migliorare l'utilizzo industriale dell'apparecchio.




lunedì 14 maggio 2012

UNA RIDICOLA SCRITTA: COMUNE DENUCLEARIZZATO

comune denuclearizzato




IL SOLLIEVO DEGLI IMBECILLI

In tanti luoghi di questo povero paese si trova la scritta: "Comune Denuclearizzato", che pare sia -secondo alcuni- un residuo degli anni '80 quando era di moda essere contro tutto ciò che aveva a che vedere con il nucleare. Oggi la scritta è sempre di moda, come la stupidità. Che significato può avere in un paese senza centrali nucleari? Boh, nessuno lo sa, ma siccome suona bene e sa di politicamente corretto, proliferano le scritte in tantissimi comuni italiani. La cosa mi ricorda un cretino che va in giro con il cartello: "sono intelligente", credendo che una scritta basti a redimerlo.
Basta infatti girare per tanti comuni "denuclearizzati" per fare alcune sgradevoli scoperte. Spesso vicino al cartello in questione è possibile notare una montagnola maleodorante in cui arrivano o da cui partono autotreni carichi di monnezza.  Si tratta di discariche con tanto di diossina e percolati tossici.
Ma per fortuna il comune è denuclearizzato...
Girando intorno alla periferia del comune in questione ci si imbatte poi in decine di gru in azione, in scavatrici, cantieri, gettate di cemento, macchine asfaltatrici. Ecco poi apparire centinaia di quelle orrende villette a schiera tutte uguali tutte squallide, triste epitome della modernità edilizia italiana. Nelle vicinanze svettano poi i grandi parallelepipedi di cemento dei centri commerciali, nuovi templi al moderno dio Denaro.  Si scopre che il  famoso comune in questione ha così lastricato migliaia di ettari di campagna, di colture e terreno boschivo con centinaia di migliaia di metri cubi di cemento e metri quadri di asfalto, con lauti guadagni privati e scandalose mazzette di pubblico denaro.
Ma per fortuna il comune è denuclearizzato....
Accanto alle suddette villette è poi possibile ammirare splendidi capannoni, fabbriche, esalazioni tossiche, fumi di ciminiere, scarichi industriali verso antichi ruscelli divenuti fogne chimico-organiche di nauseante impatto ottico e olfattivo.
Ma per fortuna il comune è denuclearizzato....
Uno si chiede: se il comune è denuclearizzato da dove proviene tutta l'energia consumata dalle popolazioni locali e dai siti industriali del luogo? Poiché le utopie rinnovabili di cui tanto si parla sono come le fate turchine e cioè tutti ne parlano ma nessuno poi ci fa affidamento, l'unica alternativa reale sono i combustibili fossili e quindi la famosa scritta sul comune denuclearizzato significa una cosa sola semplice semplice: in quel comune  si brucia petrolio, gas e carbone a più non posso e si immettono quantità apostoliche di CO2 in atmosfera alla faccia di tutti gli effetti serra del pianeta. E così tutti dormono tranquilli, circondati da nubi tossiche e miasmi mortiferi, liquami velenosi e terreni inquinati.
Ma per fortuna che il comune è denuclearizzato....
In qualche caso ho notato, sempre nei pressi del mistificante cartello, la presenza di tettoie , di canne fumarie, di vasconi, di prefabbricati in purissimo amianto eternit. Può essere che il comune "ambientalista" abbia provveduto a "verniciare" il terribile materiale ma tutti sanno che con gli anni l'amianto "sfarina" e si disperde nell'aria. A Casale ad esempio, sede della vecchia fabbrica eternit,  la presenza microscopica delle fibre di amianto è documentata ovunque, perfino nelle scuole, pur dopo decine di interventi di cosiddetto risanamento ambientale e a ormai più di trent'anni dalla chiusura degli impianti. Ma anche in questi comuni ci si preoccupa dei fantasmi di un nucleare che in Italia non è mai partito. L'Italia chiuse   l'unica centrale nucleare (di Caorso) più di cinquant'anni fa, per andare poi ad acquistare energia elettrica dalla Francia che aveva costruite decine di centrali nucleari ai nostri confini.
Demagogia, pura demagogia che oggi, con il costo del petrolio, ci ha procurato danni incommensurabili.
Ma di questo cosa importa agli imbecilli che dormono contenti e certi di essere politically correct? A tranquillizzarli   c'è il famoso cartello:   Comune Denuclearizzato....

venerdì 11 maggio 2012

CARESTIE, POPOLAZIONE E MODERNITA'



foto

Somalia, un popolo in fuga dalla carestia



Nel libro "Storia delle carestie" di Cormac O' Grada (ed. il Mulino) l'autore racconta le grandi carestie dell'umanità, da quelle di cinquemila anni fa a cui accenna la leggenda babilonese di Gilgamesh a quelle riferite nell'Antico Testamento (libro di Neemia), poi a quelle storiche della Grecia, quella di Antiochia (363 dc), a quelle europee del XIV-XVII secolo, fino a quella irlandese del 1845-49 e quelle dell'Ucraina del 1932-33. Tra le più gravi per numero di morti furono le carestie della Cina e dell'India. O' Grada ricorda che  nel 1798 Malthus definì la carestia "l'ultima e più spaventosa risorsa della natura, il modo più atroce con cui la natura reprime una popolazione in esubero". Oltre alla fame, nella carestia agivano altri elementi che l'autore individua, come il fatto che la mancanza di cibo spinge grandi quantità di persone dalle campagne verso la città, dando luogo a sovraffollamento, epidemie e stragi di popolazione. Poi ci sono i danni provocati dalla politica: Adam Smith sosteneva che le carestie che avevano colpito l'Europa all'inizio dell'epoca moderna erano state provocate per lo più dai tentativi impropri di rimediare ai disagi causati dalla scarsità di cibo. I danni causati dai magri raccolti in Unione sovietica nel 1932-33 e in Cina nel 1959-61 furono molto aggravati dall'azione politica. Marx riferisce che nella grande carestia irlandese erano stati colpiti solo i poveri diavoli e di regola venivano incolpati gli uomini di potere per la mancanza di cibo. Ma le dinamiche reali delle carestie mostrano che a i benestanti erano esposti al rischio come gli altri, specie per le malattie. Tuttavia i tentativi di prevenire le carestie ebbero successo soprattutto a partire dal 1700 insieme allo svilupparsi dello stato moderno. Vennero istituiti "chambre d'abondance" ossia magazzini di stoccaggio del grano per sopperire nei periodi di crisi, si introdussero misure di sostegno che anticipavano il welfare state moderno e misure per ridurre l'oscillazione dei prezzi. Ma allo stesso tempo l'accentuarsi del ruolo dello stato portava alla corruzione. Con il libero mercato, ad iniziare dal XIX secolo, si accentuarono da una parte i rischi per le popolazioni arretrate economicamente e con alti tassi di natalità, ma allo stesso tempo la concorrenza spingeva alla operosità e al mutamento rapido delle condizioni sociali e delle strutture produttive, con un saldo alla fine positivo per le popolazioni. La questione della solidarietà si pose in modo definitivo nell'Ottocento. La cultura liberal malthusiana fece barriera contro il solidarismo. Thomas Wilson (direttore dell'appena nato "Economist") sosteneva che l'assistenza ai poveri non avrebbe fatto altro che "spostare le risorse dai più meritevoli ai meno meritevoli". Quello spostamento di risorse era un "azzardo morale", dal momento che per fronteggiare una crisi aiutando i più deboli, si creava un terreno fertile per ulteriori e più gravi carestie.  "In una versione provvidenzialista del malthusianesimo", scrive O' Grada, "la carestia veniva vista come un piano divino per attenuare il problema della sovrappopolazione". Oggi la modernità, l'industrializzazione, l'informatizzazione, i rapidi spostamenti, le migrazioni e tutti gli altri fenomeni collegati allo sviluppo tecnologico hanno relegato le carestie ad aree sempre più limitate del pianeta, ma gli effetti devastanti della sovrappopolazione hanno condotto a porre in pericolo la sopravvivenza complessiva della specie umana e della Terra. Se da un lato le carestie malthusiane sono per fortuna relegate al passato,  il controllo della popolazione è divenuto un compito dell'uomo, il primo e il più urgente.

sabato 5 maggio 2012

...INTANTO PROSEGUE LA COSTRUZIONE DI ITER



Forte dei finanziamenti europei (che nel caso della fusione calda non mancano) prosegue la costruzione di Iter- il reattore a fusione calda- nel sud della Francia. Nel servizio tratto dal Tg regionale si evidenzia la partecipazione italiana alla costruzione delle bobine di superconduttori, necessari a creare l'intensissimo campo magnetico necessario ad isolare e confinare il plasma contenente i protoni reagenti. Anche la fusione calda, come le LENR, potrebbe aprire prospettive nuove e inimmaginabili all'umanità e al pianeta. Una fonte di energia inesauribile e pulita, senza più scorie e senza emissione di gas serra. Se a ciò si aggiunge una controllata riduzione demografica che riporti, nel giro di uno o due secoli, il rapporto tra popolazione umana e pianeta ad un livello accettabile (si parla di due miliardi di abitanti), si può parlare di una UTOPIA POSSIBILE, cioè di un terra piena di verde e di foreste, di mari e cieli puliti, di città più belle e vivibili, di un benessere diffuso a tutto il pianeta senza devastazioni ambientali, senza eccessi di consumi, rifiuti, emissione di prodotti chimici e veleni. Senza conflitti etnici, senza razzismi, senza -ismi di qualunque tipo. Un mondo dove sia possibile tornare a dialogare tra gli uomini e tra uomo e natura. Dove l'uomo non consideri la natura come un posto da trattare senza alcun rispetto, dove -senza limiti- scavare, estrarre, costruire, impiantare, trivellare, trapanare, sbancare, traforare, riversare, scaricare, inquinare, bruciare...ma il posto in cui realizzare la propria umanità e in cui ritrovare i contenuti profondi che le piante, gli animali, i luoghi, i paesaggi, i fiumi, le rive del mare, i laghi, la bellezza del cielo ci comunicano ogni momento (ma oggi siamo ciechi e sordi).

giovedì 3 maggio 2012

CONVEGNO A TORINO SU FUSIONE FREDDA E CALDA






Si terrà domani 4 maggio al Politecnico di Torino un convegno sulle LENR  (di cui si parlerà in mattinata)


e sulla fusione nelle alte energie (pomeriggio)


Al convegno parteciperanno importanti ricercatori italiani e stranieri


Sarà possibile seguire l'evento in streaming dal  sito  www.theatomunexplored.com


Qui è visibile ii programma sintetico del convegno:




                 ESTRATTO DEL PROGRAMMA DELLA CONFERENZA "THE ATOM UNEXPLORED"

Il programma completo è scaricabile da questo link oppure dal sito ufficiale del convegno:www.theatomunexplored.com

10:30 Session I – Low Energy Nuclear Reactions

Walter PECORELLA
UNIVERSITÀ DI ROMA “TOR VERGATA”, ANSALDO ENERGIA

POLITECNICO DI TORINO, ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA METROLOGICA
Piezonuclear Fission Reactions in Rocks: Evidences from Microchemical Analysis, Neutron Emission, and Geological Transformation

MASSACHUSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY
JET Energy NANOR: The Role of the Nanoengineered Lattice in Enabling the CF/LANR Activity

Coffee break

Francesco PIANTELLI
NICHENERGY, CENTRO IMO ‐ UNIVERSITÀ DI SIENA

Valerio CIAMPOLI
NICHENERGY
Anomalous Phenomenon in Ni‐H Systems

Giovanni CHERUBINI
UNIVERSITÀ DI ROMA “LA SAPIENZA”, CENTRO RICERCHE RADIOATTIVITÀ CRR, ARPA LAZIO
Neutrons from Piezonuclear Reactions Induced by Cavitation

15.00 Session II – High Energy Nuclear Reactions

UNIVERSITÀ DI ROMA “LA SAPIENZA”

Douglas BARTLETT
EUROPEAN COMMISSION DG‐RTD, UNIT K5 ‐ ITER
The European Key Role in Design, Construction and Operation of ITER

Giovanni RICCO
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA, ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE

Alessandro ALEMBERTI
ANSALDO NUCLEARE
Accelerator Driven Sub‐critical Nuclear Reactors

Marco E. RICOTTI
POLITECNICO DI MILANO
The New Age of Nuclear Fission: a Roadmap for the Generation IV Lead Cooled Fast Reactors

(Dal sito www.22passi.blogspot.com)

martedì 1 maggio 2012

NOVITA' SULLA FUSIONE FREDDA: IL REATTORE BRILLOUIN




Grandi novità nel campo della cosidetta fusione fredda: Robert Godes un ricercatore di Berkeley che, in connessione con quelli del MIT di Boston, ha sviluppato numerosi esperimenti dal 2006 ad oggi, è riuscito  a ingegnerizzare e produrre un reattore che dovrebbe essere commercializzato dalla Brillouin Energy Corporation. In una intervista a Sterling Allen di PESN ha rivelato alcuni particolari del suo progetto. Innanzitutto il nuovo reattore può essere attivato e disattivato in maniera immediata e riproducibile, senza la variabilità di tempi e modi spesso riscontrata nei modelli dei concorrenti. Inoltre la reazione, una volta attivata funzionerebbe in modo stazionario con produzione di energia in modo regolare e a livelli stabili nel tempo, a differenza sia dell’apparecchio di Rossi che quello della Defkalion. In particolare Godes critica l’apparecchio di Rossi in quanto la variabilità della produzione, se tollerabile a livello del singolo apparecchio domestico, conduce a forti irregolarità di produzione in quelli multipli da un Megawatt che sarebbero quindi inaffidabili. Inoltre Godes contesta che sia possibile per Rossi avere l’autorizzazione per l’uso domestico in particolare per il problema dell’idrogeno usato in quantità rilevante in forma gassosa e infiammabile. Invece nell’apparecchio BEC l’idrogeno sarebbe prodotto al momento dell’utilizzazione nelle reazioni direttamente dall’acqua per idrolisi, e quindi non sarebbe pericoloso. Sebbene le caldaie della Defkalion, testate dai Los Alamos National Laboratories e dalla Standford Research International siano stati considerati affidabili e coerenti nei risultati (più dell’e-cat di Rossi), i nuovi reattori Brillouin sarebbero più adatti a far funzionare –secondo quanto dichiara Godes- le turbine delle centrali elettriche ad un prezzo trascurabile (1 cent per Kwh) e senza emissioni tossiche.
Ma forse la novità più importante di tutte del sistema Brillouin è nella nuova teoria fisica delle reazioni che producono energia prima raccolte sotto il termine complessivo (ed impreciso) di Fusione Fredda. Nelle celle di Godes il nichel avrebbe il ruolo di semplice e unico catalizzatore e non perteciperebbe alle reazioni – a differenza di quanto prevede la teoria di Rossi sulla fusione fredda del suo e-cat-. Godes aveva iniziato nel 2006 con una semplice cella con una spirale di palladio e acqua distillata con un eccesso energetico del 45%. Il nuovo   modello di reattore ha cominciato a operare nell’ottobre del 2011 con una cella pressurizzata con un sistema Nichel-Idrogeno che a permesso rese energetiche superiori. Questo sistema nella prima fase poteva generare un eccesso del 100 %.  I nuovi sistemi prevedono l’uso di impulsi elettromagnetici e di filtri di lattice (lo stesso sistema di filtri usato da Hagelsteen del Mit) che riescono –secondo la nuova teoria di Godes- a imprigionare gli atomi di idrogeno (protoni) nel reticolo di atomi di nichel  e produrre una condensazione tra protone-elettrone con sviluppo di un neutrone e produzione di energia. Non si tratterebbe quindi di fusione di atomi come nella fusione calda, dove l’energia richiesta per superare la barriera elettrica di Coulomb è altissima, ma della condensazione quantica tra protone ed elettrone favorita dalle distorsioni prodotte da campi magnetici oscillanti all’interno del reticolo di nichel carico di atomi di idrogeno, in campo elettrico.
Al di là delle differenti impostazioni teoriche e quindi sperimentali dei vari gruppi di studio che stanno portando avanti la scoperta di Fleishman e Pons del 1989, c’è da dire che ormai nel mondo sono tantissimi i ricercatori che confermano gli eccessi di energia non spiegabili con le teorie fisiche mainstream. Forse la macchina di Rossi è funzionante o forse è una bufala, ma possiamo dire che la Fusione Fredda, le Lenr o la teoria del Cecr o come altro verranno chiamate esprimono un fenomeno fisico nuovo ormai documentato in troppi studi in tutto il mondo (Cina compresa) per essere etichettato come abbaglio di qualche ricercatore.
Una illustrazione della teoria del Cecr (Controlled Electron Capture Reactor) abbastanza semplice è riprodotta nel seguente video: