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lunedì 12 luglio 2021

Nasce Europa verde con tabù incorporato

Ho seguito ,con molta noia, su radioradicale il congresso di fondazione del nuovo partito dei verdi "Europa verde", tenutosi recentemente a Chianciano terme. Come automi arrugginiti gli esponenti dei verdi continuano a ripetere vecchi slogan e vecchie litanie, quelli risalenti a venti o trenta anni fa, in un mondo che appare sempre più estraneo, artificiale, cementificato e caldo e su cui non sono riusciti ad intervenire, sia a livello politico che pratico, in modo efficace. Proclamano la fine dell'economia a idrocarburi, vox clamans in deserto, quando interi continenti si volgono al carbone e al petrolio in cerca di dollari e sviluppo per una popolazione sempre più numerosa ed in cerca di consumi (vedi i dati sul consumo annuale di petrolio, gas e carbone di Cina, India, Russia, Brasile e Stati Uniti per esempio...). Al congresso di Chianciano sono pochi e depressi, non tentano nemmeno di alzare i toni, gli applausi sparuti, ed hanno il fallimento dipinto sulle facce segnate dal tempo inutilmente trascorso. Mi sono poi letto il nuovo statuto approvato, ricercando - come sempre faccio nei documenti prodotti dal movimento verde- un qualsiasi se pur vago accenno al problema che sta alla base del disastro ambientale in corso: la sovrappopolozione della specie Homo sul pianeta terra. Niente, assolutamente rimosso ogni accenno al tema: un vero tabù su cui si deve assolutamente tacere in ogni consesso dei cosiddetti verdi. La loro visione resta antropocentrica, tutto gira sui diritti di Homo e sul soddisfacimento dei suoi bisogni. Ma questo non e' il solo elemento che colpisce. C'e' dell'altro. Nello statuto si pongono i temi costitutivi del nuovo partito dei verdi: si all'accoglienza indiscriminata di tutti i migranti, si all'incremento delle rinnovabili finanziate dalle tasse dei cittadini a scapito del paesaggio, del suolo e degli animali. No ai fertilizzanti chimici e ai pesticidi, no all'uso della tecnologia ogm. No al nucleare in ogni sua forma (vietato ogni accenno alla ricerca su nuovo nucleare e sull fusione). No agli idrocarburi e ai motori a combustione, si all'elettrico. Niente sul consumo di suolo verde. No al capitalismo e all'aumento della produzione industriale: probabilmente più che agli Usa o all'Europa si guarda alla Cina e alla sua industria di stato.
Poiché la possibilita di nutrire sette miliardi di umani e' connessa strettamente all'uso dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi in agricoltura, va subito all'occhio la contraddizione tra l'assenza di ogni accenno alla pianificazione familiare e la conseguenza dei divieti a fertilizzanti e pesticidi: la popolazione cresce e la produzione agricola si riduce. Ma sembra che il sillogismo sia troppo semplice per la mente complessa degli euroverdi. La lotta al cambiamento climatico secondo il nuovo partito verde dovrebbe avvenire basandosi sull'uso estensivo delle rinnovabili, non rendendosi conto che l'energia non basterebbe all'incremento dei consumi elettrici conseguente allo stop degli idrocarburi e del nucleare (mobilita', riscaldamento, condizionamento estivo, industria ecc.) e porterebbe un aumento generalizzato dei prezzi con ripercussioni sociali(diseguaglianze, nuova poverta'). Come dimostra la storia recente dei vari tentativi delle conferenze sul clima di ridurre le emissioni, il ricorso agli idrocarburi (basti pensare al carbone cinese, al petrolio americano e al gas russo) non verrebbe ridotta ma incrementata per il minor costo della produzione energetica dal carbonio, in presenza di alta richiesta di energia per la popolazione in crescita. Quanto alla politica migratoria dell'accoglienza indiscriminata, si avrebbe come conseguenza il continuo aumento del consumo di suolo nel nostro paese e in europa, l'aumento della antropizzazione e l'espansione ulteriore delle periferie urbane e delle megalopoli con l'incremento del modello di crescita megapolitano: piu' cemento, piu consumi, piu prodotti industriali, piu plastiche, piu emissioni di carbonio, piu mobilita', piu tecnologie inquinanti, piu chimica, piu richieste alimentari ,più rifiuti, più particolato, più fumi, più inquinamento delle acque.Il totem dell'economia del riciclo permane, nonostante che in presenza di crescita demografica e dei consumi, rimanga un miraggio lontano finora rivelatosi impossibile se non in settori ristretti e marginali. Ridurre gli allevamenti intensivi e' una bella idea, ma difficile da applicare in un mondo in crescita demografica con sempre maggiori richieste di proteine animali per l'alimentazione, e i popoli che oggi ricorrono agli insetti non sognano che di mangiare una succosa bistecca.
Si tratta dunque del consueto e ormai storico libro dei sogni del movimento verde, un movimento che non contribuisce minimamente alla lotta all'inquinamento e alla catastrofe ambientale, ma anzi se possibile lavora per incrementare i problemi ecologici planetari. Il movimento e il nuovo partitino sono dunque destinati ad un ruolo insignificante nel panorama politico e continueranno a perdere credibilita', man mano che risulteranno evidenti i danni su paesaggio, flora e fauna, dovuti all'uso estensivo delle rinnovabili su un territorio prezioso dal punto di vista paesaggistico e ambientale come quello italiano. Cominciano inoltre a farsi sentire i problemi di smaltimento di vecchi pannelli, pale eoliche, ecc. e i danni sull'uso dei ruscelli di montagna a scopo energetico. L'ira dei cittadini per le bollette gonfiate dalle rinnovabili si riverserà sul nuovo movimento (già vecchio in verità) e farà fare la fine che merita a chi nega l'evidenza: l'eccessiva pressione antropica su un territorio che vede perdere ogni giorno natura e varietà di specie viventi. Finche' continueranno a considerare tabu' il tema dell'eccesso di nascite della specie Homo, i verdi non usciranno dal ghetto in cui si sono autocondannati.