tag:blogger.com,1999:blog-65029987969272243432024-03-26T23:37:04.910-07:00unpianetanonbastaagobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.comBlogger606125tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-78958246172349178382023-12-02T04:07:00.000-08:002023-12-14T03:31:57.393-08:00La società concentrazionaria (e delle enclaves)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLyj3gKzkZHMDJSoG44ybu5hE_f-ZB0BKOQDRU5Ir8NPluuTebSk65vJQUwhyphenhyphen_guGiDcAwMnGX1po6os5_sO_mFTyHhn5vJyHyk3xkexxTGH_6UQbrjhtZuCegJ-Zcb9gIqcxdv4RvaiydZg37-WXxlQn0k2zjqfzQZBwBHi60G3Rrdh4kJPiJEsUkryg/s1574/MEGALOPOLI.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="938" data-original-width="1574" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLyj3gKzkZHMDJSoG44ybu5hE_f-ZB0BKOQDRU5Ir8NPluuTebSk65vJQUwhyphenhyphen_guGiDcAwMnGX1po6os5_sO_mFTyHhn5vJyHyk3xkexxTGH_6UQbrjhtZuCegJ-Zcb9gIqcxdv4RvaiydZg37-WXxlQn0k2zjqfzQZBwBHi60G3Rrdh4kJPiJEsUkryg/s400/MEGALOPOLI.png"/></a></div>
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Come agisce sul pianeta la sovrappopolazione umana, l'enorme crescita dell'antropizzazione per l'eccesso senza precedenti delle nascite umane e per le trasformazioni e le attività connesse alla presenza umana? Come la sovrappopolazione sta cambiando la organizzazione stessa della società umana?<blockquote></blockquote>
Da un lato si assiste allo spostamento di grandi masse umane nelle citta dando origine alle megalopoli odierne che in futuro caratterizzereranno ancora di più la presenza umana. Dall'altro la disomogeneita della crescita nelle diverse aree e popolazioni planetarie genera la creazione di spostamenti di massa, migrazioni, formazione di enclaves all'interno delle stesse megalopoli, enclaves che tendono a preservare le specificità etniche e culturali e che vanno tanto piu strutturandosi, quanto piu si assiste alla scomparsa delle nazioni intese come territorio di pertinenza di certe etnie e culture delimitato da confini tradizional. L'economia stessa si ristruttura: alle imprese mononazionali si sostituiscono quelle multinazionali, al commercio locale il commercio globale delocalizzato. Le enclave determinano convivenze di culture ed etnie diverse sullo stesso territorio, aumentando i rischi di conflitti all'interno delle megalopoli. Le diversita culturali persistono e a volte si rafforzano per la convivenza stretta ed esplodono in determinate contingenze storiche, come si puo vedere ad esempio nella societa nord americana dove etnie che convivono da qualche secolo conservano la conflittualita sotterranea, la quale esplode nei momenti critici.
i fenomeni di accentramento della popolazione hanno origine sia dall'aumento dei numeri della popolazione sia dalle facilitazione tecnologiche che assicura la citta moderna, che danno luogo alla velocizzazione e aumento dei consumi e della produzione. L'accentramento concentrazionario facilita l'organizzazione complessiva della società di massa, la quale prevede cambiamenti strutturali (l'architettura delle megalopoli) e culturali come i processi neo-identitari, la formazione delle enclaves.
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Le città si trasformano e si assiste alla crescita della densita abitativa in enormi grattacieli, o palazzi di grande estensione con numerosi piani. La concentrazione delle masse nelle megalopoli avviene sia per migrazioni planetarie, dalle zone arretrate e in cescita demografica, sia all'interno dei singoli paesi con lo spostamento dalle campagne verso le citta. Il cosiddetto spopolamento delle campagne e tutt'altro che uno spopolamento: l'antropizzazione trasforma la campagna in servizio aceessorio alle megalopoli in crescita. La campagna diviene un aiuto al processo di concentrazione cittadino , un mezzo per fornire cibo, per offrire vacanze e tempo libero, un parco giochi per cittadini stressati.La campagna perde la sua autonomia, l'autosufficiena come mondo di tradizioni, si trasforma come il resto del paesaggio. Le montagne perdono di significato: divengono piste da sci e fruizione di divertimento o di sport (un consumo di massa). Il mare non è più il mito umano come nell'Odissea, ma fruizione di svago, le coste, aree da edificare per le esigenze di famiglia, per avere uno status. Le concentrazioni non si limitano all'economia, con le multinazionali, le imprese di consumo, le catene di supermercati, secondo quello che pensava Marx, ma si estendono all'uso del territorio cittadino sovrappopolato e tecnologicamente organizzato, in cui cultura, stili di vita, emotività e obiettivi sociali sono finalizzati alla ottimizzazione dei consumi. Il consumo di massa è consustanziale alle megalopoli le quali ne costituiscono l'aspetto strutturale, organismico.
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L'economia di scala che caratterizza l'organizzazione delle citta' si estende a tutte le altre manifestazioni della societa come la sanità o l'organizzazione industriale. La prima guerra mondiale e'stata la prova generale della nuova società industriale e globale, in cui tecnologia e mobilizzazione di massa hanno trasformato i conflitti e la politica. L'intreccio tra tecnologia e natalità umana, tra risorse sanitarie e diminuzione della mortalità, sono aspetti che nell'ultimo secolo hanno guidato e determinato la trasformazione planetaria.
La trasformazione industriale e sociale è fotografata nel libro "l'uomo ad una dimensione" del filosofo Marcuse, scritto negli anni 70. L'uniformizzazione dei processi produttivi di massa, i consumi standardizzati globali, il venir meno delle culture nazionali (almeno in occidente), l'organizzazione della vita degli individui all'interno della grande macchina produttiva, Questi processi trasformativi si accompagnano alla crescita delle megalopoli, alla antropizzazione artificiale della superficie del pianeta, alla mobilità meccanica dei trasporti umani, alla rivoluzione del web come mezzo di espansione globale delle informazioni, alla uniformizzazzione del mondo.
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L'effetto perverso della concentrazione sociale delle masse umane, della organizzazione delle megalopoli, consiste in una perdita di senso dell'individuo, tanto più paradossale in quanto il racconto dominante è di una liberta individuale senza precedenti. Ma questa liberta e soltanto nominale, virtuale. In realta l'individuo e libero di muoversi ma dentro una rete, all'interno di narrazioni e di vissuti predeterminati. Gli impegni di lavoro, i rapporti sociali, le dipendenze dai servizi, gli obblighi, le convenzioni, i doveri e gli stessi diritti contemperati con quelli di tutti gli altri, costringono a comportamenti uniformi, in cui lo spazio di libertà è tra bivi in cui le strade sono già predeterminate. Gli obblighi finanziari ci accompagnano dalla nascita alla tomba. L'illusione della libertà sfocia nella frustrazione,a volte nella depressione, nelle droghe. Lo stress e la perdita di senso crea un uomo senza qualità (descritto nel preveggente libro di Musil) , la cui felicita - evocata dai modelli pubblicitari che bombardano costantemente i singoli- è indicata nel consumo di merci fine a se stesso. Tanto più forte è questo modello, quanto maggiore è la concentrazione e la rigidità dell'organizzazione in cui milioni di individui sono costretti. Quando il mondo era diviso dai confini tra nazioni e culture, vi erano dei limiti che impedivano le grandi concentrazioni umane. L'artificio di consentire la crescita illimitata della città concentrazionaria, attraverso la creazione delle enclaves, è funzionale ai poteri economici e produttivi, ma prepara una società del conflitto "interno" di cui si possono appena cogliere le avvisaglie. La società del mondo sovrappopolato non sarà la società della giustizia climatica, ma quella del conflitto culturale e del disastro ecologico. agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-83702322859708807102023-10-07T09:01:00.003-07:002023-10-07T09:06:41.533-07:00La strategia verde: dall'ambiente all'uomo<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicmNKN2mLbW9GFkHm4U3JocKl2Akdpe7GOf_ezDRkixr4lC0BPH6SZa8D2JTilcu5NpA9ohzY1KBdXI2P5AgYiD811oxbLQAS8Dod1SjytQThl9CEg8mmJ1ieWRNxy0WpvdKhnqJ_fZPvGcunF59qRjIM1HDxXMyy-LkOpDLvLzebNS8BETNaVAc4BGJ0/s1972/ONG.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1316" data-original-width="1972" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicmNKN2mLbW9GFkHm4U3JocKl2Akdpe7GOf_ezDRkixr4lC0BPH6SZa8D2JTilcu5NpA9ohzY1KBdXI2P5AgYiD811oxbLQAS8Dod1SjytQThl9CEg8mmJ1ieWRNxy0WpvdKhnqJ_fZPvGcunF59qRjIM1HDxXMyy-LkOpDLvLzebNS8BETNaVAc4BGJ0/s400/ONG.png"/></a></div>
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I verdi tedeschi sono uno dei partiti piu importanti in europa, anche per numero di voti, ed ha come programma politico quello ecologista, in teoria contro la distruzione ambientale e il riscaldamento climatico. Oggi il partito verde tedesco (in buona compagnia con i verdi italiani) ha fatto una svolta epocale assumendo come primo scopo politico l'accoglienza per gli immigrati, e il finanziamento delle ong dedicate alla migrazione. Il cambiamento puo essere definito ideologico: le battaglie sull'ambiente e sull'inquinamenro passano in secondo piano. Passano in secondo piano i diritti degli animali e dei loro habitat. <blockquote></blockquote>
Sebbene il riscaldamento climatico rimanga al centro delle politiche verdi, diviene essenzialmente un argomento strumentale per favorire le migrazioni: è il riscaldamento globale che determina la fuga dai paesi di origine e il diritto e la necessità dell'accoglienza.
Al primo posto ora per i verdi mondiali si colloca l'uomo con i suoi diritti assoluti, il primo dei quali e' la libera migrazione da ogni luogo per ogni luogo (antropizzazione globale). La bomba demografica che travolgerà nei prossimi anni l'europa , oltre che la civilta e la cultura occidentali ( ma su questi ultimi si puo gia da ora mettere un amen) permetterà al mercato globale di prosperare a vantaggio di chi le frontiere le chiude e difende le proprie produzioni, la Cina in primis.I verdi tedeschi ed europei sono continuamente dediti all'azione politica per assicurare risorse finanziarie, assistenza, alloggi, facilitazioni al vasto movimento migratorio. Entro la fine di questo secolo la popolazione dell'Africa sarà piu che quadruplicata rispetto ad oggi: da un miliardo a quattro miliardi e mezzo. Solo la Nigeria a fine secolo ( poche decine di anni) avrà da sola piu popolazione di tutta l'europa. Questo significa che portare avanti la lotta per l'accoglienza e i diritti delle masse sempre piu numerose di migranti si prefigge lo scopo di assicurare la casa , le strade, il lavoro, le infrastrutture, l'energia, la mobilita, l'assistenza sanitaria,la produzione delle sostanze chimiche artificiali come liquidi industriali, pesticidi o farmaci, la produzione materiale, i consumi, lo smaltimento dei rifiuti, le stazioni, gli aeroporti, i traffici commerciali, la fabbriche, i supermercati, gli spazi abitativi, le espansioni di citta e megalopoli per decine e decine di milioni di nuovi abitanti delle gia devastate terre europe. Nuove aree verdi risparmiate finora dalla crescita antropica, saranno destinate alla cementificazione , alle strade, alle infrastrutture. Cosa c'entra tutto questo con la difesa dell'ambiente ? Il programma originario viene sacrificato alla nuova versione antropocentrica del credo ambientalista. <blockquote></blockquote>
Sono lontani i tempi di "Primavera Silenziosa" della Carson o quelli di "The Population Bomb" di Paul Ehrlich, gli iniziatori della visione ecologista che denunciavano nella eccessiva crescita umana la vera causa del disastro planetario. Come se la distruzione delle specie e degli habitat non bastasse gli attuali verdi pretendono di destinare la superficie risparmiata dal cemento. le terre agricole, le campagne e le valli alpine, anche di aree ad elevato valore paesaggistico (un esempio sono le aree intorno ai grandi laghi come a Bolsena nel Lazio) ai pannelli solari e alle torri eoliche, gigantesche strutture di cemento e plastica con i loro rotori portatori di inquinamento acustico ed estetico. La letteratura scientifica ha descritto con abbondanza di dati i danni alle specie animali e vegetali di tali apparati artificiali. Le immense distese blu di pannelli, le torri, le strutture di servizio, come strade, accumulatori ed elettrodotti sono gli abbellimenti paesaggistici che gli attuali ambientalisti propongono per un futuro più "sostenibile". Allo stesso tempo i verdi sono oggi coloro che, non facendo nulla contro l'eccessiva natalità umana, stanno lavorando per la fine delle specie animali come l'elefante africano o i pochi gorilla rimasti, i rinoceronti, gli uccelli Diomedea e tante altre specie in pericolo. Non c'è traccia nelle loro incoerenti posizioni e proposte politiche, per la lotta contro la sovrappopolazione e per cercare di arginare la diffusione del cancro umano che attanaglia il pianeta. agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-36783593268808456082023-07-23T02:39:00.001-07:002023-07-23T02:43:13.331-07:00Dal blog dei climatologiPubblico questo post ripreso dal blog dei climatologi dell'Areonautica Militare. Come si puo vedere, non segue il pensiero unico imposto dalla narrazione dominante. Tra poco, seguendo quanto vorrebbero imporre gli ecologisti alla Bonelli, fare queste affermazioni potrebbe costare la galera. Stalin era solo una premonizione del nuovo giacobinismo verde-rosso. Ma finche' si puo'.....
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Quando ero piccolo
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Pubblicato da Massimo Lupicino il 19 Luglio 2023
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Ricordo bene le vacanze di tanti anni fa, di quando ero piccolo. Già da piccolo guardavo più il cielo di qualsiasi altra cosa. E d’estate più che il cielo (regolarmente sereno, da queste parti) guardavo i termometri appesi sulle pareti del terrazzo di casa, o sullo stipite della finestra del salotto. E ricordo bene l’eccitazione di quando si segnavano nuovi record di temperatura.
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Andavo e venivo dal terrazzo per prendere nota sul mio quaderno delle temperature ora per ora. E chi si dimentica quei 44 gradi del 1987, tutt’ora imbattuti? Era il 20 luglio o giù di lì, proprio come in questi giorni. Non era tempo di “global warming” quello, né tantomeno di “crisi climatica”, giacché i media ci raccontavano che era imminente l’arrivo di una glaciazione.
Quando ero piccolo aspettavo con trepidazione quelle giornate estive in cui si superavano i fatidici 40 gradi. Succedeva quando c’era vento di “faugno”, il vento che soffiando da sud-ovest e valicando l’Appennino, scendeva caldo e secco lungo i litorali adriatici pugliesi e quelli ionici lucani. Faugno era la versione dialettale dell’italiano favonio, non a caso. Ché già i nonni ci insegnavano che da queste parti quando soffiava il faugno i 40 gradi si raggiungevano e si superavano sempre, a luglio e ad agosto.
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Strategie di adattamento
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Nessuno si sorprendeva di quei 40 gradi, al contrario ci si adattava: tapparelle abbassate dove batteva il sole, ma con “i buchi aperti”, per far passare l’aria che in casa circolava grazie alle tapparelle tenute alzate sul lato dove il sole non batteva. Dopo mezzogiorno si invertiva la modalità di apertura delle tapparelle stesse, al ruotare del sole. Qualche ventilatore nelle stanze dove passavamo più tempo. E la sera finestre tutte spalancate, e pazienza se entrava qualche zanzara: si risolveva il problema con qualche tavoletta di VAPE nelle camere da letto.
La mattina si andava al mare, perché al mare un po’ di brezza si trovava sempre, e potevano esserci fino a dieci gradi in meno rispetto alle temperature registrate in città. Bastava un tuffo in acqua per rinfrescarsi. E poi c’erano gli amici con cui giocare, e le ragazze con cui fare gli scemi, o da guardare furtivamente perché in città giravano ancora con le gonne lunghe e ben coperte, anche d’estate.
Quando ero piccolo non si andava in giro per la città nelle ore più calde quando soffiava il faugno. La città alle due del pomeriggio era deserta. Del resto non c’era motivo per uscire: i negozi restavano chiusi fino alle 5 del pomeriggio, e non c’erano turisti sciamanti e tavolini buttati in ogni angolo della città a giustificare un “orario continuato”.
Oggi lo devono spiegare in TV, che è meglio non uscire se fuori ci sono 42 gradi, con contorno di virologo che esorta soprattutto “i fragili” a rimanere a casa. Quando ero piccolo questo termine orrendo non lo utilizzava nessuno: al più si sarebbe detto che chi usciva di casa alle 2 del pomeriggio con il faugno era fragile di mente. Ma si sarebbe usata sicuramente una espressione più colorita.
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Questione di preposizioni
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Oggi guardavo quello stesso termometro di quando ero piccolo. Di gradi ne segnava 10 di meno rispetto a quel fatidico 1987. Eppure in giro la gente si lamentava come se di gradi ce ne fossero 50. Sul tavolino del bar campeggia un giornale con un bollettino di guerra “climatica”: morti, feriti e temperature infernali. Il mio amico d’infanzia mi chiede: “ma davvero ci sono stati 49 gradi?” “No Carlo, ma quali 49 gradi”. “Ma qua c’è scritto”.
Gli spiego che quei 49 gradi di cui si scriveva nel giornalone erano “temperatura del suolo”, non la “temperatura al suolo” delle misurazioni ufficiali. Una preposizione che cambia tutto, che simboleggia la trasformazione della meteorologia di quando ero piccolo nella pagliacciata indegna della “crisi climatica” che domina ogni narrativa su qualsiasi mezzo di “informazione” di oggi.
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Grande informazione<blockquote></blockquote>
Maledetto il Guardian e il giorno in cui i giornalisti inglesi ci hanno informati che siccome la parola “Climate Change” non spaventava più nessuno, da quel momento si sarebbe usato il termine “Crisi Climatica”, che secondo gli psicologi avrebbe avuto un effetto più efficace sulla psiche dei lettori. O sulla psiche dei “fragili”, direbbe il virologo. E siccome di fragili di mente l’editoria nazionale abbonda, quel diktat del Guardian è stato recepito da tutti. Ma proprio tutti: non c’è nessuna trasmissione di “approfondimento” (meglio sarebbe sprofondamento) che in questi giorni non si premuri di spiegarci che ci sono 35 gradi a causa della “crisi climatica”.
Per esempio, oggi pomeriggio su Rai 1 c’era una trasmissione con un “inviato sul campo”. Si trattava di un giornalista (suppongo) che con tono tra l’afflitto e il concitato raccontava che in Sicilia era stata registrata la temperatura più alta d’Europa. Notiziona, perché le temperature più alte d’Europa notoriamente non si registrano a pochi chilometri di distanza dall’Africa: in Sicilia o in Andalusia, ma piuttosto sulle Highlands scozzesi, in Islanda e a Capo Nord.
Siccome i poco più di 40 gradi registrati non erano abbastanza, l’inviato aggiunge: “alcuni passanti mi hanno detto che i loro termometri sul balcone hanno segnato anche 48 gradi!”. I due conduttori in studio, entrambi coreograficamente armati di ventaglio, annuiscono scioccati. Quando la grande scienza si fa grande informazione sulla TV di Stato, ci si sente ancora più orgogliosi di essere italiani.
Mentre commentavo con epiteti irriferibili le trasmissioni in questione, mia madre si godeva l’aria condizionata: “senza condizionatori sarei già morta!”. L’affermazione non è casuale, perché su tutti i media si attribuiscono al caldo di questi giorni le morti di poveri cristi colti da infarto o ictus mentre si trovavano in spiaggia, o a passeggiare in città. Resta il fatto che mia mamma i condizionatori li paga cari, letteralmente. Perché l’elettricità costa più o meno il 500% in più del 1987. Le hanno spiegato che questo accade perché “ora siamo più green”, ma non mi sembra convinta che ne sia valsa la pena.
Chissà se anche in Ucraina si sta morendo di caldo, in questi giorni…Magari ce lo spiegherà il Guardian con uno scoop. Intanto il cugino del Guardian, il Times, informa il mondo intero che Roma è diventata una città africana. Estasiati, i media italiani rimbalzano la notizia, evidentemente orgogliosi del fatto che la castroneria del Times ha fatto crollare le presenze dei turisti stranieri, atterriti dalla prospettiva che la Crisi Climatica li colga di sorpresa sui sanpietrini della Capitale, accoppandoli senza pietà.
Non gli par vero, alla “grande editoria italiana” di aver trovato un nuovo argomento, dopo la “transizione energetica” e la “fedeltà atlantica”, per distruggere quel poco che resta dell’economia nazionale.
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Ed è subito sera<blockquote></blockquote>
Ho concluso la mia giornata con una visita serale al sito meteo (bellissimo, e aggiornato di fresco) dell’Aeronautica Militare. Siccome da quelle parti sono ancora seri come lo erano 40 anni fa, vengono riportati solo i dati “osservati” delle stazioni meteorologiche ufficiali. E in uno slancio vintage che ci fa tornare tutti bambini, vengono riportate quelle osservazioni soltanto per i capoluoghi di regione. Proprio come sulle cartine commentate da Bernacca o Baroni la sera in TV una quarantina d’anni fa.
Ebbene, le massime di oggi erano state di 40 gradi a Roma Ciampino, ma “solo” 33 gradi a pochi chilometri di distanza, sul mare di Fiumicino. 37 gradi a Firenze e a Bologna. 33 gradi a Milano, 32 a Torino. Appena 28 a Genova. 33 gradi a Napoli e 34 a Bari.
Mi immagino da piccolo, a vedere queste temperature sulla cartina di “Che Tempo Fa”, su Rai 1, illustrate dalla bacchetta di Baroni. Avrei pensato che si trattasse solo di una normale, calda giornata nel cuore dell’estate italiana. E avrei aspettato che il faugno arrivasse anche qua, per aggiornare i miei taccuini di osservazioni meteo. E per scappare al mare a giocare con gli amici, dopo essermi accertato che le tapparelle esposte a sud fossero tutte abbassate, ma “con i buchi aperti”, come volevano la mamma e papà.
Vorrei tanto tornare ad essere piccolo.agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-12115723253114738872023-06-17T09:00:00.002-07:002023-06-17T09:44:32.936-07:00La distruzione green degli Oceani
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEFqjqhz40PqTe3Xje2PYVyxOzNOd_tEvUcOQMyQg4JQ9bfq4u27TOq-pfDzY6yVHOEsiCXVImAx74Yy7DaCKXWMmpRdwhfxsn32e_bBO7ddGXLWsr4iDU4E00jS1dAyfWkVhszOOFm4OHe48GipECCo6BPS4UAv6_-M3XpdeFi1sGd7Og_0j8DHEe/s988/Brussato.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="568" data-original-width="988" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEFqjqhz40PqTe3Xje2PYVyxOzNOd_tEvUcOQMyQg4JQ9bfq4u27TOq-pfDzY6yVHOEsiCXVImAx74Yy7DaCKXWMmpRdwhfxsn32e_bBO7ddGXLWsr4iDU4E00jS1dAyfWkVhszOOFm4OHe48GipECCo6BPS4UAv6_-M3XpdeFi1sGd7Og_0j8DHEe/s400/Brussato.png"/></a></div>
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<i>Nella foto un automezzo robottizzato sta per essere calato nei fondali oceanici per effettuare trivellazioni di prova alla ricerca dei metalli nobili della nuova economia green.</i>
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Il grande businness della produzione e vendita nei prossimi anni di un miliardo di vetture elettriche, di miliardi di batterie, di accumulatori, di motori magnetici per pale eoliche e di milioni di pannelli solari, e di tutto ciò che è connesso alla economia green ( ma non solo, anche di microchip e di armi di precisione) sta portando all'inizio della grande corsa verso i fondali oceanici, dove gli elementi nobili titanio, cobalto, manganese, litio ecc. e le terre rare necessarie alla nuova produzione, abbondano in modo superiore agli attuali giacimenti terrestri in Congo o in Cile. Come sempre ai primi posti nella corsa all'accaparramento c'è la Cina con le sue industrie di Stato, ma non solo : le multinazionali con sede a Bruxelles, l'americana Lokheed per le armi, la Tesla ecc.
Nel silenzio generale dei media, con le bocche tappate dei movimenti verdi che al riguardo tacciono in modo assoluto, si sta per realizzare la piu grande devastazione ambientale a livello planetario con operazioni di scavo, di estrazione, di sommovimento (anche con esplosivi), di abbattimento, di trascinemento, di frantumazione e di immissione di sostanze chimiche nei fondali oceanici, con la distruzione senza precedenti della biodiversita' e la rovina dell'ecosistema oceanico di assorbimento del carbonio e della liberazione di ossigeno (circa il 50 % dell'ossigeno in atmosfera viene dai fondali oceanici). E' una opèerazione che fa impallidire tutti gli altri tipi di inquinamento e devastazione industriale della terra e dei mari degli ultimi decenni. Le grandi multinazionali che hanno deciso la svolta green nell'economia, tra cui i colossi produttori delle rinnovabili, hanno avviato le procedure per iniziare l'esplorazione e i primi sbancamenti delle profondita oceaniche : una regione di pianure abissali ampia quanto gli Stati Uniti continentali, situata in acque internazionali e che si estende dalla costa occidentale del Messico al centro del l'Oceano Pacifico, appena a sud delle Isole Hawaii.
Allo scopo hanno ottenuto dall'ISA (agenzia Onu composta da circa 50 persone che ha autorita' su tutti i fondali in acque internazionali) i permessi per iniziare lo scavo dei fondali e l'inizio della estrazione del prezioso fondo oceanico che, oltre a contenere nelle proprie viscere i metalli rari preziosi per la produzione delle batterie, dei microchip, dellle armi e dei motori elettrici, costituiscono l'ambiente che supporta migliaia di nuove specie ancora sconosciute avviate alla distruzione senza neanche essere catalogate e studiate ( con importanti perdite non solo per la biodiversita, ma anche per la medicina e la biochimica, derivando molti farmaci e prodotti utili dalle componenti fisiologiche che sono il prodotto sintetizzato da innumerevoli specie naturali).
In nome della nuova religione green con i suoi idoli (Riscaldamento Climatico, Rinnovabili, Sostenibilità ecc.) si prepara così l'ennesima distruzione ambientale politicamente corretta. Il massacro degli oceani è ovviamente accompagnato dal solito silenzio: quello sulla responsbilità della crescita della popolazione umana senza limiti, cioè la vera causa di tutte le devastazioni ambientali del pianeta. E' proprio di questi giorni la notizia che le grandi multinazionali che guidano l'economia verde, sotto la guida di una holding controllata da Singapore, stanno preparando il piano per co-finaanziare con 150 miliardi di dollari la costruzione di 123 megalopoli in Africa, tutte alimentate -secondo i progettisti- con "energia sostenibile" (sic!), servizi idrici, trasporti e infrastrutture comprese, con buona pace (eterna) delle foreste e delle selve africane e della loro biodiversità. ( Le notizie su progetto Africa 123 le potete trovare sul Sole 24 ore del 9 giugno 2023 pag.11. )
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Riporto di seguito l'articolo: " Salvare la Terra. Oceani Esclusi?", scritto da Giovanni Brussato per la rivista L'Astrolabio. Cercare l'argomento sulle riviste edite dai verdi e dai movimenti contro il cambiamento climatico e' inutile. Non troverete nulla. L'argomento non e' politicamente corretto...
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Si apre l’era dell’attività mineraria negli oceani, necessaria a reperire i minerali per un passaggio accelerato alla mobilità elettrica e alle fonti rinnovabili elettriche intermittenti. Con incognite e rischi ambientali gravissimi per habitat che non conosciamo o di cui non abbiamo nemmeno cominciato a comprendere le caratteristiche.
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Foto copertina: Un robot per l'estrazione mineraria dai fondali oceanici della Global Sea Mineral Resources sta entrando nelle acque del Pacifico il 20 aprile. Fonte Global Sea Mineral Resources- Gruppo Deme
L'Autorità internazionale dei fondali marini (ISA) si sta preparando ad approvare il codice minerario che da luglio potrebbe innescare una corsa per estrarre i metalli necessari per alimentare la rivoluzione dei veicoli elettrici. Le associazioni ambientaliste internazionali, affiancate da molti enti di ricerca, affermano che metterebbe in pericolo i fragili ecosistemi marini e temono che l'ISA non stia valutando se estrarre questi minerali dai fondali marini, ma solo, come estrarli.
I timori per i rischi ambientali sono talmente gravi che hanno spinto persino BMW AG, Volvo, Google di Alphabet Inc. e Samsung SDI Co., preoccupati per la propria immagine, ad affermare, il mese scorso, di non essere disposti ad acquistare i metalli estratti dall'oceano fino a quando la ricerca non dimostrerà che questa attività non danneggia gli ecosistemi marini.
Cos’è che ci inquieta? Ci inquieta che un problema di questa gravità, l’assalto delle compagnie minerarie ai fondali oceanici, che mette a serio rischio il più grande ecosistema del Pianeta, giustamente sollevato da importanti organizzazioni ambientaliste internazionali e riconosciuto dalla scienza e dall’industria, non sia posto con adeguata efficacia all’attenzione dell’opinione pubblica e, tantomeno, del dibattito politico sulla transizione ecologica nei diversi paesi avanzati.
Ad esempio, la recente pubblicazione di “In too deep what we know, and don’t know, about deep seabed mining” da parte del WWF ci offre uno spunto di riflessione sull’evidente contraddizione tra le preoccupazioni espresse dagli esperti delegati a seguire questo specifico settore a livello internazionale e quelle che sono le indicazioni univoche delle stesse associazioni ambientaliste e dei loro apparati – fatte proprie dai Governi - per il contrasto al cambiamento climatico, ovvero auto elettriche e fonti rinnovabili elettriche intermittenti che richiedono grandi sistemi per lo stoccaggio dell’elettricità prodotta e, di conseguenza, enormi quantità di metalli necessari alla loro produzione.
Non è il primo caso, in effetti, perché analoghi dubbi ci erano venuti con “Deep Trouble. The murky world of the deep sea mining industry” di Greenpeace e, per dirla tutta, ci avevamo già pensato quando uscì “In deep water. The emerging threat of deep sea mining”. L’impegno minimo che ci saremmo attesi è quello di vedere tradotti e pubblicati questi contributi, posti all’attenzione mediatica di quanti nel nostro paese seguono con attenzione le vicende della transizione energetica ed hanno a cuore il bene del Pianeta.
Invece? Invece si tiene un profilo basso. Sembra di essere tra le associazioni di pescatori dove ci sono quelli d’acqua dolce e quelli d’acqua salata e gli uni non sanno niente dei problemi degli altri.
È come se gli ambientalisti – e i Governi –, pur riconoscendo il problema delle nuove miniere e delle loro incognite, non volessero vederne la connessione ai programmi di decarbonizzazione che vengono promossi e sostenuti in modo acritico.
Il problema, infatti, è più complesso di quanto sembri e mette in dubbio seriamente il supposto “basso impatto ambientale” delle transizioni energetiche fondate su pale eoliche, pannelli fotovoltaici e auto elettriche. Qualora l’attenzione mediatica si concentrasse su quanto avviene nei remoti uffici della ISA, la International Seabed Authority, potremmo scoprire che il nuovo codice minerario che si sta redigendo, in un opportuno silenzio, dovrà regolamentare la più grande estrazione mineraria della storia, i cui effetti per gli oceani sono ancora sconosciuti e non meno preoccupanti per il Pianeta rispetto alle estrazioni di combustibili fossili.
Gli attori di questa vicenda sono molteplici: dalle compagnie minerarie comeDeepGreen Metals ad aziende specializzate nelle attività offshore come Global Sea Mineral Resources (GSR) sussidiaria della società belga DEME o la UK Seabed Resources, una consociata interamente controllata da Lockheed Martin, uno dei più grandi produttori di armi al mondo oltre naturalmente ad altre società cinesi e di altre nazioni come la francese Ifremer.
Per tutte la motivazione è la stessa: il mondo non sopravvivrà se continueremo a bruciare combustibili fossili ed il passaggio ad altre forme di energia richiederà un massiccio aumento della produzione di tecnologie green. Su un pianeta con un miliardo di automobili, la conversione in veicoli elettrici richiederebbe molto più metallo di tutte le riserve terrestri esistenti e l'estrazione comporterebbe un pesante tributo ambientale e sociale. Pertanto, queste industrie non si definiscono più industrie minerarie ma piuttosto aziende nel business della transizione energetica: vogliono aiutare il mondo a uscire dai combustibili fossili con il minor impatto ambientale possibile. Quindi è la necessità di fornire veicoli a emissioni zero ad attirare l'attenzione a tre chilometri di profondità nell'Oceano Pacifico, dove le riserve di cobalto e nichel fanno impallidire quelle che si trovano nella Repubblica Democratica del Congo e in Indonesia, i maggiori produttori terrestri dei due metalli.
Quello che, del tutto incidentalmente, omettono è quello che invece l’intera comunità scientifica evidenzia: conosciamo meglio la superficie di Marte che i fondali oceanici, l'oceano profondo costituisce oltre il 95% dello spazio dove c'è vita sul pianeta, ma solo circa lo 0,0001% dei fondali marini profondi è stato studiato. I biologi scoprono nuove specie in quasi ogni spedizione di esplorazione scientifica, ci sono temi di assoluta rilevanza, come il ruolo degli oceani nel ciclo del carbonio planetario e le potenziali risorse per la medicina umana presenti nella vita biologica da comprendere compiutamente. L'attività mineraria rischia di modificare irreparabilmente, o distruggere, habitat che non conosciamo o di cui non abbiamo nemmeno cominciato a comprendere le caratteristiche.
Come dicono all’Ocean and Marine Wildlife Conservation Initiatives (worldwildlife.org):“È importante. Perché rischiamo di perdere per sempre qualcosa di cui non abbiamo ancora nemmeno conosciuto l’esistenza”.
Eppure, su questi rischi, nel nostro paese – e negli altri paesi avanzati protagonisti della transizione – non si dice neppure una parola, quasi non ci riguardassero o forse perché toccano nervi scoperti, aspetti contraddittori di una decarbonizzazione spinta di cui non sono ancora chiari né gli esiti né i costi. Le stesse dichiarazioni delle compagnie minerarie inconsapevolmente squarciano il velo di riservatezza sui reali costi sociali ed ambientali. Dovremo estrarre enormi quantità di metalli devastando innumerevoli ecosistemi. Li useremo soprattutto nei nostri paesi ricchi ma non li estrarremo noi: li estrarranno compagnie minerarie multinazionali che li venderanno al miglior offerente. Oppure, come frequentemente avviene, li acquisteremo dalla Cina che detiene il controllo della produzione delle tecnologie verdi. La stessa Commissione Europea afferma sommessamente che potrebbe prefigurarsi per l’Europa una dipendenza da queste materie prime superiore a quella dei combustibili fossili. Ma questa è ancora un’altra storia.
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*Giovanni Brussato è l’autore di “Energia Verde? Prepariamoci a scavare” edizioni Montaonda,
Una decarbonizzazione rapida e profonda in tutto il mondo è lo scenario elaborato dalla IEA (International Energy Agency) per riuscire a contenere l’aumento delle temperature medie nel modo più rapido possibile, e prevede l’impiego massiccio delle tecnologie conosciute come green: pannelli fotovoltaici, impianti eolici, sistemi di accumulo e mobilità elettrica.
La costruzione di questi dispositivi richiederà enormi quantità di risorse non rinnovabili.
Per sostenere la richiesta la World Bank stima che nei prossimi 25 anni sarà necessario estrarre 3,5 miliardi di tonnellate di metalli, una quantità colossale: estrarremo più rame nel prossimo quarto di secolo che in 5000 anni di storia dell’umanità.
La carenza di efficaci tecnologie per il riciclo dei materiali provenienti dall’obsolescenza dei dispositivi comporterà inoltre la produzione di enormi quantità di rifiuti.
L’autore analizza gli impatti di simili obbiettivi su più livelli.
Dal punto di vista estrattivo realizza un percorso attraverso il Pianeta per descrivere gli impatti ambientali e sociali dell’industria mineraria, dai boschi dell’Alaska alla foresta andina ecuadoregna, dal deserto di Atacama all’isola di Sulawesi, fino a prendere in considerazione l’intenzione, già avanzata da più parti, di sfruttamento minerario dei fondali oceanici.
Descrive quindi le principali conseguenze legate all’attività estrattiva: dal drenaggio acido, che contamina le risorse idriche, ai potenziali disastri legati alle dighe di sterili, come quelli avvenuti di recente in Brasile, alle diverse conseguenze dell’estrattivismo sulle popolazioni locali.
Ma in particolare la verità scomoda è che la maggior parte dei metalli viene e verrà consumata dai cittadini di una manciata di nazioni ricche, mentre le conseguenze ambientali, sociali e culturali, ricadono e sempre più ricadranno sulle popolazioni delle nazioni povere da cui vengono estratti.
Completano l’analisi considerazioni di carattere geopolitico, che evidenziano come queste materie prime critiche, fondamentali per centrare gli obbiettivi degli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici, comportino una dipendenza nelle forniture da Paesi in diretta competizione per i medesimi obiettivi, come la Cina, evidenziando come la dipendenza attuale dai combustibili fossili verrà sostituita da una dipendenza dalle materie prime.
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-51379958741938447822023-05-20T03:24:00.004-07:002023-05-21T03:02:27.161-07:00Peppone e Don Camillo svelano la bufala sul clima<blockquote></blockquote>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUpcSVB716T_qjPsudfJNz0b1fcdVD_wT_tqIflbkQJ0_nPQHlOELjuCWMNyIZUUFzfD-U_l9Cht2cQ0fPFW_6NNC5KLSzuedT2WZpOCv19PI0crVAXy2zp7MyjirwZIl_f-bFrsZC7RUOWsAX_7Fv5aI1-nYfWyJCqnwhFejvNXrJHxLogFFnwrgM/s1540/PEPPONE.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1090" data-original-width="1540" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUpcSVB716T_qjPsudfJNz0b1fcdVD_wT_tqIflbkQJ0_nPQHlOELjuCWMNyIZUUFzfD-U_l9Cht2cQ0fPFW_6NNC5KLSzuedT2WZpOCv19PI0crVAXy2zp7MyjirwZIl_f-bFrsZC7RUOWsAX_7Fv5aI1-nYfWyJCqnwhFejvNXrJHxLogFFnwrgM/s400/PEPPONE.png"/></a></div>
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Corre su tutti i media e sui social la narrazione che le alluvioni, sempre esistite in Italia, siano dovute al "Riscaldamento climatico" che tradotto significa: alla nostra economia, all'alta concentrazione della Co 2 in atmosfera conseguente all'uso di idrocarburi come fonte di energia. Posto che il consumo di idrocarburi dell'intera Europa influisce sull'8 % delle emissioni di carbonio, e quello della sola italia per meno dell'1 %, bisogna constatare che le alluvioni, meraviglia, esistono da molti secoli e che ,stando solo agli ultimi decenni, ne sono accadute tante in Italia, anche negli anni 40-50-60-70 in cui la concentrazione di carbonio in atmosfera era inferiore ad oggi. Una bella foto che riporto sotto il titolo,con Gino Cervi in barca nel piccolo comune del reggiano allagato, tratta dal film di Peppone e Don Camill0 (1953) -scena girata durante l'alluvione della bassa reggiana del '51- , ci fa vedere come le alluvioni in Emilia e Romagna fossero frequenti anche in anni lontani. Che questa narrazione del riscaldamento climatico sia tutta una bufala? Riporto un paio di articoli: il primo sull'alluvione del polesine (1951) in zone che hanno interessato in parte gli stessi luoghi della odierna alluvione, e il secondo, un articolo del foglio che fa la cronistoria delle alluvioni recenti in Emilia Romagna. Una foto a fine articolo ci ricorda la violenta alluvione in Toscana del 1966.
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14 NOVEMBRE 1951: L’ALLUVIONE DEL POLESINE
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Il 1951 fu un anno particolare. Da gennaio a ottobre su tutto il territorio nazionale si susseguirono piogge, inondazioni e frane che complessivamente causarono oltre 150 morti, 90 dei quali nel solo mese di ottobre in Calabria (72), Sicilia (12) e Sardegna (6). Nei primi giorni di novembre il nord Italia venne colpito da piogge intense e persistenti che in val Padana raggiunsero l’apice tra il 6 e il 12. In questi sei giorni sul bacino del Po vennero misurati mediamente circa 30 millimetri di pioggia al giorno, con picchi che superarono anche di quattordici volte la media mensile dei cinque anni precedenti. Una tale quantità di acqua, caduta su terreni già saturati dalle piogge del mese di ottobre, determinò la piena di tutti i corsi d’acqua del bacino. I primi fenomeni di dissesto geo-idrogeologico si verificarono in Piemonte e in Lombardia, dove si registrarono anche alcune vittime. Il Po crebbe velocemente, ingrossato dalle acque di tutti i suoi affluenti di destra e sinistra e col deflusso verso il mare ostacolato da venti di Scirocco. Tra l’11 e il 12 novembre il fiume ruppe nella zona del parmense, sommergendo migliaia di ettari di terreno. Due giorni dopo la piena raggiunse il Polesine. Con questo nome si identifica l’area del Veneto compresa tra i corsi inferiori dell’Adige e del Po, e comprende l’intera provincia di Rovigo e la zona del cavarzerano in provincia di Venezia. Questo territorio pianeggiante è caratterizzato da ampie depressioni, con molti ettari a quote inferiori al livello del mare. Per fronteggiare i ripetuti allagamenti nel tempo erano stati costruiti canali e argini che, danneggiati durante il periodo bellico e malridotti per la scarsa manutenzione, si trovavano in precarie condizioni. Particolarmente critica era la situazione nel tratto fra Santa Maria Maddalena e Occhiobello, e fu proprio in questa zona che il giorno 14 novembre l’argine cedette, dando inizio alla più estesa alluvione del XX secolo in Italia. Le rotte furono tre, in rapida successione: la prima, che raggiunse i 220 metri di lunghezza, si verificò nel tardo pomeriggio nel territorio di Canaro, a Paviole; le altre due, lunghe rispettivamente 312 e 204 metri, si aprirono nel comune di Occhiobello, a Bosco e a Malcantone. In poche ore le acque dilagarono e raggiunsero, rimanendovi bloccate, l’argine della Fossa Polesella, un canale navigabile di comunicazione tra il fiume Po e il Canalbianco che produsse una sorta di effetto diga. Per favorire il deflusso verso il mare, sarebbe stato opportuno aprire dei varchi nell’argine, ma le autorità tergiversarono e così le acque iniziarono a risalire anche verso monte. L’enorme quantità di acqua proveniente dalle rotte ben presto superò la quota dell’argine della Fossa e si riversò anche nel Canalbianco, dove si aprirono alcune rotte in sinistra mettendo a rischio i due maggiori centri del Polesine, Adria e il capoluogo Rovigo. Adria venne completamente inondata. Oltre 20 mila persone rimasero bloccate in città e isolate per diverse ore, prima di essere tutte evacuate. A Rovigo, dove era stato organizzato il quartier generale dei soccorsi ed erano stati ospitati molti sfollati, le acque furono in parte trattenute dall’argine del canale Adigetto che, fungendo da diga, salvò il centro storico.
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Area inondata (Mappa modificata da E. Migliorini, UTET, vol IV, 1962) area inondata
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHuBn0G5KO_VL5Xbv2mZRTPAiD_nk-ecJIjEgZNodnfyxa0PIavVWCEkpsXg6SgbudhYCFU3GM3x3DRaO0aut8A2DPj7F99bHGVS86pxwswfr9ddBuR9k5p48b2VRM-sWshV7o-7XewJ4CrkRP01MEr5MlnMnMu0Z4lcajH7d0TO_zfVKdWCnNve4v/s1440/AREA.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="492" data-original-width="1440" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHuBn0G5KO_VL5Xbv2mZRTPAiD_nk-ecJIjEgZNodnfyxa0PIavVWCEkpsXg6SgbudhYCFU3GM3x3DRaO0aut8A2DPj7F99bHGVS86pxwswfr9ddBuR9k5p48b2VRM-sWshV7o-7XewJ4CrkRP01MEr5MlnMnMu0Z4lcajH7d0TO_zfVKdWCnNve4v/s400/AREA.png"/></a></div>
Difficile quantificare il volume delle acque che per undici giorni sommersero almeno 1.170 chilometri quadrati di terreno, raggiungendo in alcuni punti la profondità di sei metri, le stime oscillano fra i tre e gli otto miliardi di metri cubi. Dopo circa una settimana dalle rotte del Po le acque raggiunsero finalmente l’Adriatico e il livello dell’esondazione iniziò a scendere. Tuttavia gli argini della Fossa Polesella costituivano ancora un ostacolo al deflusso e si decise di farli saltare. L’operazione venne portata a termine tra il 24 e il 26 novembre, dopo alcuni tentativi e con oltre 70 quintali di tritolo. I tre varchi di Canaro e Occhiobello furono chiusi poco più di un mese dopo le rotte, mentre le strutture arginali vennero ricostruite nel corso del 1952.
Il numero totale delle persone coinvolte fu molto alto: 101 morti, sette dispersi e circa 180.000 tra sfollati e senzatetto. La maggior parte delle vittime si registrò a Frassinelle, nella notte fra il 14 e il 15 novembre. La dinamica dell’accaduto è ancora oggi non del tutto chiara. Di sicuro si sa che un camion adibito al trasporto degli sfollati, inadeguato ad accogliere il gran numero di persone che vi erano salite, finì per impantanarsi e venne completamente sommerso dalle acque. Alla fine persero la vita 84 persone, molti annegati, altri per sfinimento e per il freddo.
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ALLUVIONI IN EMILIA ROMAGNA DAL 1949:
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La solidarietà con i romagnoli è rafforzata dal lavoro sulla memoria. Il lavoro sulla memoria non si esercita nel fluire continuo del presente sulle piattaforme social; il suo strumento si sofferma invece sulla carta indelebile su cui gli studiosi del passato posavano i fatti. Ecco che cos’è accaduto dal 1945 al 1990 in Romagna durante le due classiche stagioni delle piogge, cioè primavera e autunno, secondo le “Memorie descrittive della carta geologica d’Italia”, di Vincenzo Catenacci, Servizio geologico nazionale, stampato dall’Istituto poligrafico e zecca dello stato 31 anni fa. Tutti i verbi sono al tempo presente, modo indicativo: come se fosse oggi.
Il 27 novembre 1949 in provincia di Ravenna il Senio rompe l’argine e allaga 2.200 ettari.
Il 5 dicembre 1959 a Sant’Agata in provincia di Ravenna il Santerno sommerge 3.300 ettari.
Il 27 dicembre 1961 il Marecchia in piena sbriciola il ponte di Santarcangelo di Romagna mentre vi passava un’auto; annegano le tre persone che vi erano dentro.
Autunno 1963. Frane e allagamenti in Romagna e in Emilia per le piogge torrenziali. In provincia di Forlì crolli a Bagno di Romagna, a Civitella Romagna (2 frane), a Predappio (5), a Premilcuore, Santa Sofia, Sarsina, Torriana, Verghereto. In provincia di Ravenna crollano terreni a Brisighella, con 11 frane tra le quali quella di Monticello che travolge anche la chiesa e la canonica di Monticino e lambisce il centro di Brisighella; ma anche a Casola (7 frane) e a Riolo Terme (4 frane). In Romagna le frane di quei giorni coprono in tutto circa 1.700 ettari.
Il 4 novembre 1966, mentre vanno sott’acqua Firenze e Venezia, il Senio tracima a Passo Donegallia e inonda 2.200 ettari.
L’anno 1973 è devastante. Dal 1° gennaio al 1° ottobre ci sono decine e decine di alluvioni in tutta la regione. Il 7 e l’8 marzo 1973 a Ravenna la rete di fossi non riesce più a smaltire l’acqua e sono allagati 20 chilometri quadri fra città e campagna. Il 27 settembre 1973 a Cesena il torrente Pisciarello allaga le campagne fra Ponte Pietra e Casone e interrompe la statale 304.
Il 19 agosto 1977 un nubifragio (non è ancora stata inventata la locuzione corriva “bomba d’acqua”) allaga Cattolica e San Giovanni in Marignano.
Nel 1978 crolla ancora la frana di Linaro, frazione di Mercato Saraceno (Forlì). Il paese si affaccia su uno sperone alto su un’ansa del torrente Borello; la parete verticale di roccia continua a cedere da secoli. Una parte dell’abitato fu sbriciolata nel 1819, poi attorno al 1955. Accadrà ancora.
Nella primavera del 1978 a Brisighella (Ravenna) in località Zattaglia la frana sul torrente Sintra si rimette in movimento e sprofonda nel letto del fiume; danneggia due case abitate e distrugge un capannone.
Nel marzo 1985 le piogge primaverili rimettono in movimento la frana di Case Gamberini a Bagno di Romagna, vicino al corso del Savio. I geologi classificano il fenomeno come “franamento di tipo rotazionale con colamento al piede”. Danni alle abitazioni, a un’osteria e alla provinciale 26.
Nel 1986 si risveglia la frana di Linaro, frazione di Mercato Saraceno. La pioggia battente sbriciola altre parti della parete di roccia; si sgretola e precipita la porzione di un cortile; parti di edifici restano sospese nel vuoto. A Pescaglia, in comune di Sarsina, il terreno smotta e danneggia diverse costruzioni; a rischio la statale 71 umbro-casentinese e la provinciale fra Sarsina e Ranchio. La rupe che sovrasta Torriana minaccia di cadere sulle case lungo la provinciale per Montebello.
Nel dicembre 1988 viene rinnovato secondo i nuovi criteri il censimento regionale del rischio idrogeologico. Sono 152 in 80 comuni i centri abitati da consolidare o addirittura da trasferire subito senza-se-e-senza-ma. In provincia di Forlì sono 22 gli abitati a rischio all’interno dei comuni di Bagno di Romagna, Cesena, Civitella, Coriano, Meldola, Mercato Saraceno, Montefiore Conca, Montegridolfo, Portico San Benedetto, Predappio, Santarcangelo, Santa Sofia, Sogliano al Rubicone, Torriana, Verghereto e Verucchio. In provincia di Ravenna sono a rischio 4 paesi nei comuni di Brisighella e Casola Valsenio.
Il 2 settembre 1989 un nubifragio allaga diverse zone del Ravennate e inonda la riviera fra Porto Corsini e Cervia.
PS: Fino agli anni 90-2000 quelle che oggi si chiamano bombe d'acqua (perché il termine si adatta alla narrazione del cambiamento climatico), venivano chiamate nubifragi, temporale, forte pioggia e altre locuzioni simili. Erano la stessa cosa, con o senza riscaldamento climatico. (Da "Il Foglio" 19 maggio 2023).
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<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilQ631w6HsYPd0EQUyD2jXBv8PGHOYlpSmT2GiP2KLxqq-W5OtP8rdxuSnsvI3Y9KqQ8fI3_Z7Nw3sb5Orh3XUeHShGOH0q3hNokq7eyLmfPNtAeP39wnDy1ZYzM5KstTm5IENrG-opCLrWwP5OGQj4Fy1lGVBtZK2dYf3vfdDYUGp7rFQh7_4QxXy/s1284/FIRENZE.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="788" data-original-width="1284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilQ631w6HsYPd0EQUyD2jXBv8PGHOYlpSmT2GiP2KLxqq-W5OtP8rdxuSnsvI3Y9KqQ8fI3_Z7Nw3sb5Orh3XUeHShGOH0q3hNokq7eyLmfPNtAeP39wnDy1ZYzM5KstTm5IENrG-opCLrWwP5OGQj4Fy1lGVBtZK2dYf3vfdDYUGp7rFQh7_4QxXy/s400/FIRENZE.png"/></a></div>
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Firenze alluvionata, 1966agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-53238377687678373042023-05-09T13:00:00.004-07:002023-05-12T14:07:33.651-07:00Professore Battaglia: "I Cambiamenti climatici non dipendono dall'uomo"Il Professor Franco Battaglia, docente di Chimica fisica all'Università di Modena , tra i massimi esperti in Italia di questioni climatiche, asfalta i catastrofisti climatici. L'uomo non è responsabile di alcun cambiamento climatico, e il carbonio fa bene alla biosfera (è il principale alimento e costituente delle piante). L'uomo è un cancro per l'ambiente terrestre ma per la crescita spropositata della popolazione e l'inquinammento ad essa collegato, allo sviluppo delle megalopoli, alle strutture artificiali, alla cementificazione, allo sfruttamento delle risorse idriche, all'estrazione di metalli e minerali e in genere all'attività propriamente umana di trasformazione dell'ambiente naturale e di distruzione delle specie e della biodiversità.<blockquote></blockquote>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/qwNtPB1zIvE" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-17350833512202117202023-03-04T06:01:00.004-08:002023-03-07T03:09:32.545-08:00L’Affare del Carbonio (parte terza)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNU9sVHipVlFjH-0w4BPCglO6a-T_5_rew4kEI5rhaQb_cdErySWJKixLWEnWrg4Fx2_SneB89uZWsEcB7qn6sZzDTJbHs6giAZOdnMDoBmvC5SvREsxBlOJnLLt1n23mi5lJIO4XJ_bFrqpyldYVg4JJzi972eFA9BWu2f-qbRZOkP6QIs8AkoSzJ/s848/SOROS.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="702" data-original-width="848" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNU9sVHipVlFjH-0w4BPCglO6a-T_5_rew4kEI5rhaQb_cdErySWJKixLWEnWrg4Fx2_SneB89uZWsEcB7qn6sZzDTJbHs6giAZOdnMDoBmvC5SvREsxBlOJnLLt1n23mi5lJIO4XJ_bFrqpyldYVg4JJzi972eFA9BWu2f-qbRZOkP6QIs8AkoSzJ/s400/SOROS.png"/></a></div>
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Ai verdi naif questo articolo (terza e ultima parte) ricorda un fatto fondamentale: a governare il mondo globalizzato è la grande finanza internazionale e le multinazionali della produzione. Le narrazioni, tra cui quella imperante del riscaldamento globale da carbonio, sono prodotte e implementate dai big della finanza mondiale ( e dai politici che intendono reintrodurre ideologie sconfitte dalla storia). Quello che colpisce e l'appecoronamento dell'occidente al nuovo dictat ideologico, mentre Cina, India e affiliati predicano bene (guadagnandoci sopra con imprese di rinnovabili e monopolio dei minerali necessari) e razzolano male: non hanno mai firmato i documenti conclusivi che impegnano alla riduzione di emissioni della varie Cop barzelletta. Questi utimi paesi sono tra i principali emettitori di carbonio e continuano imperturbabili, prendendo per i fondelli l'occidente che fa il primo della classe. Non solo. La geopolitica sta ridisegnando il potere mondiale in base ad un parametro di cui nessuno parla. Questo parametro consiste nei tassi di natalita': il futuro del mondo va verso il declino dell'occidente e il ridisegno delle grandi economie mondiali in base al numero dei consumatori. Cina, India e Africa verso i primi posti, anche se la fine della politica del figlio unico decisa dal partito comunista cinese proprio per favorire il nuovo equilibrio delle potenze mondiali, non sta andando come prevedevano i dirigenti comunisti (visto i costi crescenti le famigle cinesi non gradiscono i figli numerosi). L'accusa, ormai riguardante il passato remoto, all'occidente di essere stato il primo emettitore e responsabile del riscaldamento globale, autorizza i paesi emergenti a chiedere i trasferimenti di denaro (le tasse che pagano le famiglie dei paesi occidentali) verso economie che crescono a base di numero di figli e di emissioni crescenti di carbonio. Oggi i primi emettitori mondiali sono la Cina e l'India. All'impoverimento e all'autocastrazione energetica dell'occidente corrisponde l'aumento di potere e di emissioni inquinanti dei paesi ex emergenti in vorticosa crescita a scapito delle economie occidentali dove l'energia ha costi sempre piu alti e le favole sulle rinnovabili, che i popoli bombardati dai media devono imparare come le filastrocche, annunciano un declino inarrestabile per costi dell'energia sempre più alti. L'argomento climatico si presta anche ad un'altra funzione, più politica. La completa distruzione dell'idea di stato nazionale, di cultura locale, di confine, di appartenenza. Se il riscaldamento atmosferico è un fatto globale, di tutto il pianeta, e dovuto a emissioni che non possono essere circoscritte in quanto, ovunque emesse, vanno ad impattare globalmente, allora non esistono più confini, non esistono più popoli, non più appartenenze e il mondo è un tutt'uno, come è unico il diritto di vivere di chiunque dove più aggrada e unico il diritto di emigrare, unico il diritto di lavorare, di commerciare, nella piena eguaglianza di ogni popolo e di ogni individuo. La stessa proprietà non ha alcun senso, perché se l'aria e la terra sono di tutti, tutti hanno diritto allo stesso bene e alla stessa vita, senza distinzioni se non sull'unica base delle capacità di acquisto e di consumare. Su questo concetto gli egualitaristi mondiali si sono gettati a capofitto, invocando in primo luogo la redistribuzione della ricchezza su base mondiale, ai danni dei popoli del mondo occidentale e senza considerare che oggi le maggiori crescite economiche mondiali riguardano paesi come la Cina, l'India e altri paesi orientali, il Brasile, e presto alcuni paesi dell'Africa. Ma il declino riguarda <b>solo i popoli</b> dell'occidente, la gente comune, in quanto i grandi poteri finanziari avranno tutto da guadagnare da un mondo economico globalizzato. Le ristrette economie nazionali non erano più in grado di finanziare lo sviluppo economico dei grandi capitali gestiti dai nuovi poteri. Il declino demografico è stata una coostante preoccupazione della grande finanza. Per questo i big della finanza si sono messi a capo della rivoluzione cosiddetta verde. Otto miliardi di consumatori globali (presto saranno 10 miliardi) sono un paradiso per gli speculatori e le multinazionali. La sovrappopolazione non assicura solo una crescita del mercato e dei consumatori, in quanto ha anche l'effetto di abbassare il costo del lavoro, come vediamo con quello che avviene nel fenomeno migratorio: tutti i grandi capitalisti gridano che "ne abbiamo assoluto bisogno". La cultura e la democrazia non contano nulla nella nuova prospettiva. Conta il mercato globale che è senza confini, senza paese e senza appartenenza. E per questo i vecchi capitalisti si sono trasformati e sono divenuti paladini della redistribuzione della ricchezza (non la loro ovviamente, ma quella delle popolazioni, specie se poco prolifiche come quelle occidentali). Presto l'unico bene da distribuire da parte occidentale sarà solo il nostro declino, insieme all'economia, anche della cultura e della democrazia. A crescere in compenso sarà il mercato globale e la produzione mondiale, insieme al numero di abitanti del pianeta. E' di qualche giorno fa, per inciso, la notizia che l'India sta avendo un boom demografico senza precedenti e che è prossimo il sorpasso della popolazione indiana su quella cinese. Ma questo non desta alcuna preoccupazione su chi paventa il riscaldamento globale da causa antropica. Il silenzio sul tema, da parte dei verdi, è totale.
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Terza parte dell'articolo ECONOMIA E FINANZA DELLE POLITICHE CLIMATICHE di Mario Giaccio (Dal libro: "Dialoghi sul Clima" editore Rubettino)
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<br><br>Il WORLD ECONOMIC FORUM<blockquote></blockquote>
Il baluardo della globalizzazione dell'economia è il World Economic Forum, conosciuto anche come Forum di Davos. E' una fondazione senza fini di lucro, nata nel 1971 per iniziativa dell'economista Klaus Schwab. Organizza ogni inverno, presso la cittadina di Davos nel Canton Grigioni, in Svizzera, un incontro tra esponenti di primo piano della politica e delleconomia internazionale, al quale partecipano anche studiosi e giornalisti accreditati (spicca la presenza assidua di Lilly Gruber), per discutere delle questioni rilevanti che il mondo si trova ad affrontare. Nel 2020 il tema dominante del forum e' stato il cambiamento climatico e le azioni rivolte verso " <i>un mondo coeso e sostenibile</i>", con particolare attenzione a "<i>come salvare il pianeta</i>". Cio che emerge dall'incontro fra i piu grandi gestori di fondi di investimento, i maggiori detentori di capitali del mondo e i principali banchieri centrali, è che si prepara un massiccio cambiamento nei flussi di capitali globali finalizzati a "<i>fermare</i>" il cambiamento climatico. Il promotore della globalizzazione e' molto interessato al cambiamento climatico e i giganti della finanza sperano di guadagnare moltissimo.
Il WEF ha un Consiglio di fiduciari. Nel consiglio si ritrovano: il multimilionario del clima, <b>Al Gore</b>, presidente del Climate Reality Project e primo finanziatore di <b>Greta Thunberg</b>; l'ex presidente del FMI, ora presidente della Banca Centrale Europea, <b>Christine Lagarde</b>, le cui prime parole alla BCE furono che le banche centrali dovevano ritenere il cambiamento climatico una priorità; il Presidente uscente della Banca d'Inghilterra <b>Mark Carney</b>, consigliere di Boris Johnson per il cambiamento climatico, il quale ha fatto notare che i fondi pensione che non tengono conto del cambiamento climatico rischiano il fallimento! <blockquote></blockquote>
Il Consiglio include anche:
<b>David M. Rubenstein</b>, e' uno dei fondatori del <b>Carlyle Group</b>, società internazionale di asset management con un patrimonio complessivo di circa 203 miliardi di dollari in gestione, ripartiti in 129 fondi e 141 fondi di fondi che operano su scala globale. Total assets 15,7 trilioni di dollari; patrimonio netto: 2,93 miliardi di dollari; utile netto 382,8 milioni di dollari (2020).
<b>Feike Sijbesma</b> e' stato amministratore delegato e presidente del consiglio della <b>Royal DSM NV</b> dal 2007 al 2020, quando ne e' diventato il presidente onorario. La società e' una multinazionale olandese che opera in svariati settori: alimentazione, igiene personale, farmaceutici, dispositivi medici, industria automobilistica, vernici, elettricità ed elettronica, tutela della vita, energie alternative, ecc. Fatturato 9,267 miliardi di euro (2018); utile netto 649 milioni di euro. La societa e tra le prime 30 multinazionali chimiche nel mondo per fatturato.
<b>Larry Fink</b>, fondatore e amministratore delegato del gruppo <b>BlackRock</b>, e forse il più interessato alla promozione della nuova agenda verde del WEF.
Infatti, il 14 gennaio 2020, pochi giorni prima dell'incontro di Davos, Fink ha pubblicato una lettera indirizzata agli amministratori societari, perorando con enfasi gli investimenti climatici (un compendio della lettera e pubblicato nell'articolo di Enrico Marro "Il climate change trasformera per sempre la finanza" sul Sole 24 ore). Nella lettera vi sono indicazioni per le aziende o gli enti che vogliono investire presso Black Rock, "Il cambiamento climatico e diventato un fattore determinante nelle prospettive a lungo termine delle aziende". "Credo che siamo all'inizio di un rimodellamento fondamentale della finanza. Le prove sul rischio climatico stanno costringendo gli investitori a rivalutare le ipotesi fondamentali sulla finanza moderna". Fink pone la (difficile) domanda su come i rischi climatici impatteranno su intere economie, in quanto rileva che:" il rischio climatico e il rischio di investimento". Tenendo conto che vi sarà "una profonda rivalutazione del rischio e del valore delle attività" , Fink risponde:" poiché i mercati dei capitali anticipano il rischio futuro, si verificheranno cambiamenti nell'allocazione del capitale più rapidi di quanto cambiera il clima stesso...prima di quanto si possa prevedere , ci sarà una significativa riallocazione del capitale". E ovvio che pochi, tra i grandi gruppi finanziari mondiali, guideranno questa riallocazione.
In che modo Fink e gli altri gestori di fondi sposteranno i flussi di investimento, quelli propri e quelli di terzi? Il gruppo Black Rock, da lui amministrato, prevede di chiedere alle aziende in cui investe i suoi 7 trilioni di dollari, di dimostrare la loro conformità alla ideologia "verde": "la sostenibilità deve essere parte integrante della costruzione del portafoglio e della gestione del rischio; investimenti che presentano rischi dovuti alla "non sostenibilità", come ad esempio il comparto del carbone fossile, dovranno essere scartati". Ovvero, se non seguirai i dettami dell'IPCC e dei suoi sostenitori, come Larry Fink, perderai molti soldi.
Per rassicurare gli amministrati della Black Rock, e degli altri miliardari detentori di fondi, che l'investimento verrà effettuato nelle Societa "giuste", Fink ritiene che ci si debba rivolgere al Sustainability Accounting Standards Board (SASB), "che fornisce con chiarezza gli standard informativi sulla sostenibilità in una vasta gamma di problemi, dalle pratiche di lavoro, alla privacy dei dati e all'etica aziendale...".
Il SASB è quindi un'organizzazione no profit, fondata nel 2011 per sviluppare standard informativi per gli investitori, in funzione della sostenibilità e per facilitare le informazioni tra aziende e investitori sugli aspetti finanziariamente rilevanti e utili per le decisioni su base globale, in quanto, a detta del Board of Directors, gli investitori, i finanziatori, i sottoscrittori di assicurazioni e altri fornitori di capitale finanziario, sono sempre <i>piu attenti all'impatto dei fattori ambientali, sociali e di governance sulla performance finanziaria delle aziende. </i>
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Fra i membri componenti del SASB, oltre alla BlackRock e ad alcune Banche , vi sono:<blockquote></blockquote>
<b>Vanguard Group</b> con sede a Philadelphia, è una delle piu grandi società d'investimenti al mondo...<blockquote></blockquote>
<b>Fidelity Investiments Inc.</b>, è una multinazionale statunitense di servizi finanziari...<blockquote></blockquote>
<b>Goldman Sachs</b> una delle più grandi banche mondiali...<blockquote></blockquote>
<b>State Street Global Advisors</b> è la divisione per la gestione degli investimenti della <b>State Street Corporation</b>, è il quarto gestore patrimoniale piu grande al mondo....<blockquote></blockquote>
<b>Carlyle Group</b><b></b>
<b>Rockefeller Capital Management </b> è una societa indipendente di gestione patrimoniale e servizi finanziari di proprieta privata ...<blockquote></blockquote>
<b>UBS Group</b> e la piu grande ed importante banca svizzera...<blockquote></blockquote>
Ultimamente i principali banchieri centrali del mondo hanno dichiarato (sorprendentemente) che il cambiamento climatico è una parte importante delle "responsabilità fondamentali" della banca centrale ( problemi come l'inflazione o la stabilita monetaria passano in secondo ordine?) . Non è siegato bene però, come dovrebbe funzionare questa responsabilità bancaria.
In una intervista con la "Neue Zurcher Zaitung", <b>Ottmar Edenhofer</b>, vicedirettore del Postdam Insitute for Climate Impact Reserch, e responsabile del gruppo di lavoro 3 dell'IPCC, dichiarò :"<i>Bisogna dire chiaramente che stiamo di fatto ridistribuendo la ricchezza mondiale attraverso la politica climatica. ...Bisogna liberarsi dall'illusione che la politica climatica internazionale sia politica ambientale. Questo non ha quasi nulla a che fare con la politica ambientale o con problemi come la deforestazione o il buco dell'ozono</i>".
In effetti si intuisce che la complicata azione globale per il clima riguarda maggiormente la riorganizzazione della economia globale, che non la diffusione di fonti energetiche poco efficienti e molto costose, come le energie rinnovabili, che comporterebbe un drastico abbassamento degli standard di vita specialmente per i meno ambienti. Quale modo migliore per farlo se non quello di iniziare con i più grandi controllori di denaro del mondo come BlackRock?
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LA BREAKTRHOUGH ENERGY COALITION<blockquote></blockquote>
A marginedella conferenza sul clima COP21 di Parigi del 2015, e stata lanciata l'iniziativa <b>Mission Innovation</b>, volta ad accelerare l'innovazione nel settore delle cosidette "<i>energie pulite</i>". 24 Paesi e la Commissione europea aderirono a questa iniziativa impegnandosi a raddoppiare i finanziamenti per tale scopo fino a circa 30 miliardi di dollari all'anno entro il 2021.
Nell'ambito di Mission Innovation , nel 2016, e nata la <b>Breaktrhough Energy Coalition</b>, per attuare le suddette finalità. Si tratta di un gruppo di 28 investitori, ad alto patrimonio, che si impegnarono a investire in imprese emergenti coinvolte nel settore delle energie rinnovabili.
Oltre al fondatore <b>Bill Gates</b>, che guida il gruppo con un proprio investimento di 2 miliardi di dollari, vi fanno parte:<blockquote></blockquote>
J<b>effrey Bezos</b> e' il fondatore e presidente di Amazon, fondatore e amministratore di Blue Origin, società per i voli spaziali, proprietario del <b>Washington Post</b>.E' il secondo uomo piu ricco al mondo.<blockquote></blockquote>
<b>Mark Elliot Zuckerberg</b> e' un informatico e imprenditore statunitense, fondatore di Facebook. Dall'aprile 2013 è presidente e amministratore delegato di Facebook Inc. <blockquote></blockquote>
<b>Jack Ma</b>, imprenditore miliardario della Repubblica Popolare Cinese. Ex presidente del gruppo Alibaba. <blockquote></blockquote>
<b>Masayoshi Son</b>, fondatore e amministratore delegato della holding finanziaria multinazionale giapponese Softbank. Presidente della Spring Corporation con sede negli Stati Uniti e presidente della britannica ARM Holdings. <blockquote></blockquote>
<b>Ray Dalio</b> è un imprenditore statunitense, fondatore di Bridgewater Associates, il piu grande hedge found del mondo.<blockquote></blockquote>
<b>Nathaniel Simons</b> e' un gestore di hedge found e filantropo americano, ex presidente di <b>Renaissance Technologies</b>, uno dei più grandi hedge found del mondo. <blockquote></blockquote>
<b>George Soros</b> e' un imprenditore e filantropo ungherese naturalizzato statunitense. A maggio 2017, aveva un patrimonio stimato in 25,2 miliardi di dollari, fra le prime trenta persone più ricche al mondo. Avviò il suo primo hedge found, Double Eagle, nel 1969: ribattezzato Quantum Found, e' stata la principale azienda di cui Soros e' stato consulente, passando da 12 milioni di dollari di attività in gestione alla sua fondazione fino a 25 miliardi di dollari nel 2011. Soros è noto come l'uomo che ha sbancato la Banca d'Inghilterra e la Banca d'Italia per le sue speculazioni di maggior successo, quando durante il mercoledì nero (16 settembre del 1992) vendette sterline a pronti contro termine per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari, costringendo la Banca d'Inghilterra a svalutare la sterlina e guadagnando così in un giorno una cifra stimata in 1,1 miliardi di dollari. Operazione analoga fu da lui effettuata contro la lira italiana col risultato che questa fu svalutata del 30%. E' noto per le sue speculazioni monetarie e per la condanna per insider trading sulla Societé Generale. Soros è un noto progressista e liberal e dispensa donazioni attraverso la sua Open Society Foundations. Tra il 1979 e il 2011, ha donato piu di 11 miliardi di dollari per varie cause filantropiche; nel 2017, le sue donazioni hanno raggiunto i 12 miliardi di dollari (negli US le donazioni sono spesso utilizzate per abbassare la pressione fiscale). <blockquote></blockquote>
<b>Marc Benioff</b>, fondatore, presidente a amministratore delegato di <b>Salesforce.com</b>, società di cloud computing aziendale. E' una dirigente d'azienda statunitense, e stata per due decenni alla guida di eBay e poi della Hewlett Packard.<blockquote></blockquote>
<b>Julian Hart Robinson</b> imprenditore statunitense, gestore dal 1980 al 2000 di uno dei primi hedge found, Tiger Management.<blockquote></blockquote>
<b>Margaret Cushing</b>, è stata alla guida per due decenni di eBay e poi della Hewlett Packard.
<b>Sir Richard Branson </b>fondatore di Virgin Group che comprende oltre 400 societa'.<blockquote></blockquote>
<b>David Rubenstein</b> è un ex funzionario del governo americano, cofondatore e presidente della società internazionale di investimento The Carlyle Group.<blockquote></blockquote>
<b>Reid Hoffman</b> cofondatore e presidente di Linkedin.<blockquote></blockquote>
<b>Tom Steyer</b> imprenditore e filantropo, fondatore del fondo speculativo <b>Farallon Capital</b>, della Onecalifornia Bank e dell'organizzazione NextGen Amarica. Ha finanziato le campagne elettorali dei candidati democratici, e dall'ottobre 2017 ha speso 10 milioni di dollari per una campagna a sostegno dell'impeachment per Donald Trump.<blockquote></blockquote>
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IL FONDO EUROPEO DI INVESTIMENTI " BREAKTHROUGH ENERGY VENTURES EUROPE".<blockquote></blockquote>
Nel 2017 la Francia ha ospitato a Parigi il "One Planet Summit" per ribadire la continuità dell'impegno sulle tematice climatiche e mobilitare il settore finanziario nella lotta al cambiamento climatico. Hanno partecipato come organizzatori l'Onu e la Banca Mondiale. Durante il secondo vertice di OPS, tenutosi a New York nel 2018, la UE ha dichiarato che per raggiungere gli obiettivi di Parigi, occorrono circa 180 miliardi di euro di investimenti extra ogni anno, fino al 2030. Il mese successivo (ottobre 2018) la Commissione Europea e il gruppo Breakthrough Energy, guidato da Bill Gates, hanno firmato un memorandum d'intesa per istituire il <b>Breakthrough Energy Europe (BEE)</b>. Bill Gates ha dichiarato: "Servono tecnologie nuove per evitare le conseguenze dei cambiamenti climatici". L'Europa ha dato ottima prova di sé nel ruolo di guida in quanto ha investito cospicuamente nella ricerca e sviluppo. Scienziati e imprenditori che sviluppano innovazioni per far fronte ai cambiamenti climatici hanno bisogno di capitale per costruire società che portino innovazioni nel mercato mondiale. BEE è concepita per fornire quel capitale". Nel 2019 e stato avviato il primo fondo pilota con finanziamenti pubblici e capitale di rischio per innovazioni nell'efficienza energetica - nei settori elettricità, trasporti, agricoltura, industria ed edilizia. Metà del capitale viene da Breakthrough Energy, l'altra metà da InnovFin, lo strumento di finanziamento della Commissione Europea.
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LA COP 26 DI GLASGOW: GLI ACCORDI FINANZIARI<br><blockquote></blockquote>
La Cop 26 (Glasgow, 31 ottobre-12 novembre 2021) è stata caratterizzata dal maggior numero di partecipanti nella storia delle conferenze. In sintesi, le parti si sono impegnate a ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas metano del 30% rispetto ai livelli del 2020. <b>L'accordo non è stato sottoscritto da Cina, Russia, India e Iran</b> che figurano tra i primi dieci maggiori emettitori di metano, e inoltre l'accordo non è vincolante.<blockquote></blockquote>
Si è ribadito un maggiore impegno per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi celsius; di aumentare i contributi determinati a livello nazionale (NDC) ovviamente a carico dei paesi occidentali, e allo stesso tempo di garantire il fondo da 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo (senza alcun vincolo ecologico, ad esempio sull'uso di fonti fossili, tanto meno un qualsiasi controllo della crescita demografica-ndr). Di proseguire con il regolamento attuativo per l'esecuzione dell'Accordo di Parigi. Si tratta fondamentalmente di buone intenzioni, invece l'unico risultato concreto raggiunto a Glasgow è l'accordo finanziario. Infatti, la <b>Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ)</b> ha annunciato il nuovo traguardo: 0 emissioni nel 2050, per l'occidente, che per Cina e India diventano il 2070, un'altra epoca che toglie ogni significato all'accordo. Ma , e questo è il risultato concreto, fornisce una guida professionale per le società finanziarie per programmare i finanziamenti all'obiettivo zero emissioni che per ora valgono solo per i paesi occidentali. <blockquote></blockquote>
Il copresidente del GFANZ è <b>Mark Carney</b> che è l'inviato speciale delle Nazioni Unite per l'azione climatica e la finanza, nonché consulente finanziario del primo ministro inglese. Carney ha approntato un nuovo piano per aumentare i finanziamenti ai paesi emergenti, <b>senza vincoli ecologici</b>. Mark Carney ha dichiarato: " L'architettura del sistema finanziario globale e stata trasformata per arrivare a zero emissioni...abbiamo gli strumenti per spostare il cambiamento climatico <i>dai margini all'avanguardia della finanza </i>in modo che ogni decisione finanziaria tenga conto del cambiamento climatico...questo obiettivo puo essere in grado di reperire i circa 100 trilioni di dollari di investimenti necessari nei prossimi tre decenni per un futuro di energia pulita...Tramite il GFANZ le aziende possono fornire solidi piani di transizione." Quest'ultimo è un punto essenziale in quanto lo sviluppo delle fonti rinnovabili è legato ai sussidi di Stato, a causa del loro elevato costo di produzione con rese limitate; quindi, se la politica statale venisse meno in tema di sussidi <i>non ci sarebbe più convenienza all'investimento</i>.A tal proposito è emblematico il caso della Germania : l'energia prodotta dagli impianti installati nel 2004, ha un prezzo tra i 460 e 570 euro a MWh; quella degli impianti installati nel 2010 ha un prezzo tra 280 e 380 euro al MWh. Si ricorda che fino al 2019 il prezzo dell'elettricità all'ingrosso in europa si aggirava intorno ai 30-60 euro per MWh e soltanto dall'ottobre scorso il prezzo e salito intorno ai 180 euro, comunque sempre di molto inferiore all'importo dei sussidi.
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UN CLUB PER SOLI MILIARDARI<blockquote></blockquote>
L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile "per garantire un presente ed un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano (degli animali e piante non si parla -ndr)", è stata sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 paesi delle NU. In pratica "per trasformare il nostro mondo", ivi comprese le misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze, implica lo sviluppo di trilioni di dollari di investimenti e di nuova ricchezza per le banche globali e i giganti finanziari che sono i veri poteri costituiti (Engdahl 2020).<blockquote></blockquote>
L'Agenda 2030 contiene una novità: viene riproposto, dopo il Club di Roma del 1972 (Meadows et al. 1972), un chiaro giudizio sulla insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo, ma questa volta viene espresso non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo l'idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello svliluppo. E' l'aggiornamento in funzione oligarchico-finanziaria dell'ideologia malthusiana già presente nel rapporto della commissione Brundtland (Our Common Future) del 1987. Quando le multinazionali più influenti e i maggiori investitori istituzionali del mondo (supportati dall'ideologia che va di moda all'Onu), tra cui Morgan-Chase, Goldman Sachs, BlackRock, la Banca Mondiale,la Banca d'Inghilterra e altre banche centrali, si schierano per finanziare una cosiddetta <i>Agenda Verde o un Green New Deal </i>o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, sarebbe meglio chiedersi cosa c'è sotto le campagne pubblicitarie che cercano di convincere la gente comune a fare sacrifici inspiegabili per "salvare il nostro pianeta". O per salvare il <b>"loro"</b> pianeta?
Considerando l'avanzato stadio degli enormi impegni finanziari nel settore energetico con la motivazione "clima", se in un futuro più o meno vicino si dovesse addivenire ad una eventuale revisione di tale motivazione, la grande finanza internazionale o "<i>i veri poteri costituiti</i>" sarebbero disposti a tornare indietro? O il tema clima, essendo entrato profondamente negli interessi della grande finanza, non è più discutibile, ovvero non può più essere oggetto di dibattito? L'aggressione dei vari media e della politica mainstream verso chiunque osi soltanto tentare di aprire un libero dibattito sul clima e il cosiddetto cambiamento climatico è un chiaro segno sulla indiscutibilità delle posizioni ideologiche imposte dai poteri forti. <blockquote></blockquote>
Dilemma: si tratta di "transizione energetica" o di "transizioni finanziarie"?<blockquote></blockquote>
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<blockquote></blockquote>
Il sistema economico mondiale è diventato obsoleto (come accade a tutti i sistemi) non si può più estrarre abbastanza valore, quindi bisogna cambiarlo.Se si potesse fare una analogia con la fisica , è come se, aumentata l'entropia (il caos finanziario), il tutto sia diventato più "freddo", si sia appiattito.
Il quadro che emerge è il tentativo di riorganizzare finanziariamente l'conomia mondiale usando l'obiettivo "zero emissioni" come scusa. La finalità dell'ideologia non è il benessere del pianeta (che dovrebbe salvaguardare le specie viventi e quindi guardare ad una riduzione della pressione demografica umana-ndr), ma è il benessere della grande finanza.
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-75617640215875200902023-01-19T06:30:00.010-08:002023-01-23T14:54:27.631-08:00L'Affare del Carbonio (Parte Seconda)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTJfbHuCob2OObLlFBIG8E_WJcWbBgIbSh45KGypkoVcAaUigjrd9HeZuWm_-3a0S27iNCpACnb92uAGIcZeFV594NwLHmHFunhyfwXTe6NLBwSW8krf8VRA8iOj8D_sUqBltlGBgeFrNbof6SSNdcEj_Q6wBqAmbC6_eeLketE44e50tcR2_oC0p2/s1322/CLIMA.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="1322" data-original-width="857" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTJfbHuCob2OObLlFBIG8E_WJcWbBgIbSh45KGypkoVcAaUigjrd9HeZuWm_-3a0S27iNCpACnb92uAGIcZeFV594NwLHmHFunhyfwXTe6NLBwSW8krf8VRA8iOj8D_sUqBltlGBgeFrNbof6SSNdcEj_Q6wBqAmbC6_eeLketE44e50tcR2_oC0p2/s400/CLIMA.jpeg"/></a></div>
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( La seconda di copertina del Testo: Dialoghi sul Clima, Rubettino editore, 2022)
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Se qualcuno crede ancora al mondo immaginato dai Verdi come il regno dell'uguaglianza e dei popoli al potere, del ritorno all'agricoltura di una volta, alle biciclette e alla mobilità senza auto inquinanti, alla decrescita del Pil e dell'uso del denaro, alla Terra tornata libera dalle emissioni, e governata da cittadini solidali riuniti in associazioni verdi "senza scopo di lucro"; se crede ancora ai paesi fondati su economie non capitalistiche e con sistemi energetici rinnovabili, paesi in cui i potentati economici non contino nulla e tutto sia nelle mani di famiglie ecologicamente pure,che vivano nella natura, che credano nella felicità e non nel denaro...beh allora si leggano questa seconda parte dell'articolo del professor Mario Giaccio pubblicato sul libro : "Dialoghi sul Clima" (Editore Rubettino 2022) a cura del professor Prestininzi. Scoprirà così che Cappuccetto Rosso non esiste e che la cosiddetta <i>Rivoluzione verde</i>, a differenza delle rivoluzioni del passato che videro la partecipazione attiva delle popolazioni e degli svantaggiati ed emarginati dai vari sistemi di potere, è condotta invece in prima persona dai grandi poteri bancari e finanziari mondiali, dai governi autocratici e antidemocratici delle potenze economiche e politiche emergenti, dall'Onu dominato dagli esperti a prevalenza terzomondista e antioccidentali, e vedono nel popolo bue solo la massa da manovrare, da indottrinare con i nuovi social di proprietà di miliardari e tecno-capitalisti. Gli individui -secondo costoro- sono materiale da manipolare e da incanalare verso una visione in cui la propria appartenenza ad un paese e ad un territorio è azzerata, e il cittadino è un apolide provvisto di POS: un consumatore ecologicamente risanato, un cittadino globale, un codice a barre senza nome e senza volontà, guidato dalla Grande Mente Verde Carbon Free. La Grande Mente ha capito una cosa sostanziale: gli appartenenti alla specia Homo hanno bisogno di credere in qualcosa, in una grande illusione, in una prospettiva di salvezza ontologica: nel tempo della tecnica e della tecno-economia, la vecchia religione con un dio monocratico non serve più, serve una nuova religione, quella che riscatta l'umanità dal carbonio, questo demone liberato dai miasmi della vecchia industria e dall'energia degli idrocarburi. I grandi affari si fanno sempre sotto la maschera di una grande fede ideologica. Il popolo bue deve cambiare antropologicamente: ogni caratteristica che possa riportare ad una appartenenza o a un gruppo, come la lingua, la religione, la cultura delle origini, le tradizioni locali, o addirittura il sesso, viene demonizzata e neutralizzata, in favore di una "persona" neutra e priva di storia che possa solo reclamare i diritti che attengono al buon consumatore ecologicamente corretto. Per essere un buon consumatore bisogna essere carbon free, rivolti esclusivamente al compito di ridurre le emissioni di carbonio, pena la distruzione del mondo in una palla di fuoco, il nuovo inferno del riscaldamento globale. Tutto ciò che è stato prima non conta, e la storia non solo è azzerata ma addirittura neanche nominata: si è accettati nel nuovo mondo green solo in quanto privi di storia, di una determinazione che ci venga dal passato. Il progresso tecnologico è guardato con sospetto dai nuovi poteri: anche le tenologie non sono tutte uguali, vanno accuratamente selezionate in base alle idee della Grande Mente. Buona lettura.<blockquote></blockquote>
IL CARBONIO: IL NUOVO ORO DELLA GREEN ECONOMY<blockquote></blockquote>
CHI GOVERNA IL CLIMA<blockquote></blockquote>
La conferenza COP 21 di Parigi (del dicembre 2015) segnò l'avvio della politica della Finanza Verde. Benché la raccomandazione di instaurare un sistema finanziario green fosse già contenuta nel famoso rapporto commissionato nel 2006 dal governo britannico al sopra citato economista Nicholas Stern (Stern 2007), fu alla Cop 21 di Parigi che per la prima volta l'espressione Green Finance comparve in un documento finale. Nell'articolo 2 dell'accordo si parla del settore finanziario; da argomento per scienziati e industriali, il tema diventa finanziario: " Gli obiettivi climatici saranno raggiunti solo se inizieremo a riorientare i flussi di capitale verso un mondo a basse emissioni".<blockquote></blockquote>
Altre iniziative sono sorte in seguito alla Cop 21, fra cui: il "Network for Greening the Financial System" (NGFS), per convincere e coinvolgerele banche centrali e le autorità istituzionali nelle politiche favorevoli a una finanza <i>verde</i>; il "Gruppo di Esperti ad Alto Livello sulla finanza sostenibile" (HLEG) per elaborare le politiche della UE (per i dettagli si veda Celani et al. 2020). <blockquote></blockquote>
Nello stesso anno della Cop 21, il Financial Stability Board (FSB) della Bank for International Settlements, presieduto allora da Mark Carney (presidente uscente della Banca d'Inghilterra) ha creato una Task Force di informativa finanziaria per il clima, la "Task Force on Climate-related Financial Disclosures" (TCFD) per consigliare "investitori, finanziatori ed assicurazioni sui rischi legati al clima". La TCFD ha 31 componenti ed è presieduta dal miliardario Michael Bloomberg (patrimonio stimato 59 miliardi di dollari, 2021); fra i componenti della TCFD vi sono (in ordine approssimativo di ricchezza):<blockquote>
</blockquote>
<b>ICBC</b> <b>(Industrial and Commercial Bank of China) </b>è una banca cinese il cui maggior azionista è lo Stato. Per patrimonio totale è la più grande banca del mondo: con un total assets di4,32 trilioni di dollari USA (2020); ha superato JP Morgan Chase (ora al secondo posto). Secondo Fortune Global 500 è la quarta azienda per fatturato (105,4 miliardi di dollari nel 2018) e la prima al mondo per profitto: 44,7 miliardi di dollari; utile netto 43,42 miliardi. <blockquote></blockquote>
<b>JP Morgan Chase</b> è la seconda banca del mondo con una capitalizzazione di mercato di oltre 420 miliardi di dollari; dollari in custodia 25,4 miliardi (2019); fatturato 100 miliardi (2017); utile netto 24,4 miliardi di dollari. <blockquote></blockquote>
<b>Black Rock </b>è la più grande società di investimento del mondo con sede a New York.Domina la proprietà azionaria delle principali borse valori del mondo, dei principali azionisti delle maggiori compagnie petrolifere e delle maggiori compagnie carbonifere mondiali. Gestisce un patrimonio di 7 trilioni di dollari (2020) (è più del pil della Germania e della Francia messi insieme) di cui un terzo in Europa. Fatturato 4,2 miliardi di dollari (2018); utile netto 4,3 miliardi di dollari.<blockquote></blockquote>
<b>Barclays Bank PLC </b>è una banca internazionale britannica, presente in oltre cinquanta Paesi; svolge servizi finanziari, bancari e assicurativi. Nel 2020 risulta: Total assets 1,35 trilioni di sterline; patrimonio netto totale 66,88 miliardi di sterline; fatturato 21,77 miliardi di sterline; utile netto di 2,46 miliardi di sterline.<blockquote></blockquote>
<b>HSBC</b> (The Hongkong and Shanghay Banking Corporation Limited) è la più grande banca di Hong Kong, opera nella regione Indo-Pacifico e in altre zone del mondo. E' autorizzata dall'Autorità monetaria di Hong Kong a emettere banconote in dollari di Hong Kong. Patrimonio 1 trilione di dollari (2017); fatturato : 53,8 miliardi di dollari (2018); reddito 32,93 miliardi di dollari (2017).<blockquote></blockquote>
La <b>Swiss Re</b> (Swiss Reinsurance Company) è la seconda società di riassicurazione mondiale e una delle principali società di assicurazioni del mondo e di altre forme di trasferimento di rischi assicurabili. Totale attivo: 238,6 miliardi di dollari; fatturato: 49,31 miliardi di dollari; utile 727 milioni di dollari.<blockquote></blockquote>
<b>ENI S.p.A.</b> è una multinazionale italiana collocata fra le sette maggiori compagnie petrolifere del mondo. Nel 2020 risulta : total assets di 109,64 miliardi di euro; un fatturato di 44 miliardi di euro; capitalizzazione di mercato 36,08 miliardi di dollari. Secondo la classifica Fortune Global 500 del 2020, è posizionata al 24° posto del settore energetico.<blockquote></blockquote>
<b>Dow Chemical Company</b> è una multinazionale del settore chimico. All'epoca della creazione del TCFD era la seconda più grande industria chimica del mondo, dopo BASF. Nel 2016 ha fatturato 48 miliardi di dollari con un utile netto di 4,4 miliardi di dollari. Nel 2017 vi è stata la fusione con la DuPont, sciolta dopo due anni. <blockquote></blockquote>
<b>BHP Billiton</b> è la maggiore società mineraria al mondo. Proviene dalla fusione della società australiana Broken Hill Proprietary Company con la società inglese Billiton. Total assets 104,8 miliardi di dollari; ricavi 43 miliardi (2020); reddito netto 8,74 miliardi (2020); patrimonio netto 48 miliardi di dollari. CO2 emessa negli ultimi 5 anni: 83 milioni di t.<blockquote></blockquote>
<b>Tata Steel</b> è una multinazionale indiana fra le principali aziende produttrici di acciaio a livello mondiale (13 milioni di tonnellate di acciaio all'anno). E' nella lista delle 500 più grandi società del mondo. Nel 2021 risulta: patrimonio 33 miliardi di dollari; reddito netto 1 miliardo di dollari; rediito operativo 2,8 miliardi di dollari; patrimonio netto 9,7 miliardi di dollari. E' ovviamente uno dei maggiori emettitori di CO2 (110 milioni di tonnellate negli ultimi 4 anni).<blockquote></blockquote>
<b>Generation Investment Management LLP (Generation IM)</b> è una società di servizi finanziari e di gestione degli investimenti presieduta da <b>Al Gore </b>e co-fondata con il capo dell'Asset Management della Goldman Sachs, il miliardario David Blood, nel 2004. La finalità è di raccogliere investimenti sui fondi comuni di investimento e altri investimenti cosiddetti "<i>sostenibili</i>" gestiti dalla società. Il valore dei fondi investiti al 31-12-2020, era di 22,4 miliardi di dollari.<blockquote></blockquote>
<b>Greta Thunberg</b> è collegata all'organizzazione di Al Gore. Greta e Jamie Margolin sono "consulenti speciali per i giovani" e fiduziarie della ONG svedese <b>"We Do not Have Time"</b>. Quest'ultima è "piattaforma di recensioni" e "rete di social media" per tutti coloro che vogliono cercare di contrastare "il riscaldamento globale che minaccia la nostra esistenza". La piattaforma è stata fondata dal promotore di Greta, Ingmar Rentzhog, leader del Climate Reality Project di Al Gore (il progetto è partner di We Do not Have Time), che fa parte della Task Force del <b>CEPS</b> (Center for European Policy Studies) con sede a Bruxelles, che intraprende ricerche "per portare a soluzione le sfide che l'Europa deve affrontare oggi". Il Centro, nel 2019, disponeva di un'entrata di 7,3 milioni di euro. Il Climate Reality Project è un'organizzazione senza scopo di lucro volta all'educazione e alla difesa dai cambiamenti climatici, proviene dalla fusione di due gruppi ambientalisti, l'Alliance for Climate Protection e The Climate Project, entrambi fondati da Al Gore.<blockquote></blockquote>
In relazione al TCFD, Philip Hammond, già Cancelliere dello Scacchiere britannico dal 2016 al 2019, nel 2019 ha pubblicatoun opuscolo di 43 pagine "per rendere più ecologici i sistemi finanziari": <i>Green Finance Strategy - Trasforming Finance for a Greener Future.</i> In esso si afferma : "Una delle iniziative più importanti che emergono è la Task Force del Financial Stability Board che ha lo scopo di fornire informazioni finanziarie relative al clima (TCFD), essa è supportata da Mark Carney e presieduta da Michael Bloomberg. Le istituzioni partecipanti (alla Task Force) rappresentano 118 Trilioni di dollari di assets a livello globale".<blockquote></blockquote>
La Green Finance Initiative è stata lanciata nel gennaio 2016 dalla City of London Corporation e dal governo del Regno Unito, con l'obiettivo di indirizzare trilioni di dollari per investimenti "verdi". E' stata messa in atto per garantire che la City di Londra possa mantenere l'egemonia sul sistema finanziario "verde". Si tratta di finanziare alcuni mezzi (è esclusa l'energia nucleare) per ridurre le emissioni di carbonio o aumentare l'efficienza delle risorse. L'iniziativa può vantare: 100 miliardi di sterline di investimenti nel settore dell'energia pulita del Regno Unito; 80 Green bond quotati alla borsa di Londra (per 24 miliardi di dollari); 2 miliardi di sterline raccolti dalle piattaforme di crowdfunding per Green Investment; l'85% è la quota di Londra sul mercato mondiale del carbonio.
Nel settembre del 2017 il governo britannico ha incaricato la Green Finance Initiative di istituire una Green Finance Taskforce. L'obiettivo è di aiutare a procurare gli investimenti necessari per la strategia industriale della crescita pulita del Regno Unito; di consolidare a livello internazionale la leadership del Regno Unito negli investimenti "puliti", ecc. La Green Finance Taske Force è guidata dall'ex sindaco della City di Londra, Sir Roger Gifford e ha 17 membri esperti nell'ambito della comunità finanziaria (Report 2018). <blockquote></blockquote>
Una iniziativa importante della Taskforce è stata quella di caldeggiare la creazione di un nuovo Istituto: il "<b>Green Finance Institute</b>". La raccomandazione è stata accolta e il Cancelliere dello Scacchiere ne ha dato l'annuncio il 21 giugno 2018. E' stato quindi istituito nel 2019, come parte integrante della visione futura dei servizi finanziari del Regno Unito, che aspira ad essere leader mondiale nel settore della finanza sostenibile.Infatti, il nuovo Istituto è finanziato dagli stessi promotori della Green Finance Initiative (la City of London Corporation e il Tesore del R.U.). Il Cancelliere ha detto: " il Regno Unito è già in testa in questo mercato, con quasi 80 geen bond che hanno raccolto più di 24 miliardi di dollari in sette valute...Ma se vogliamo raggiungere insieme i nostri obiettivi climatici globali, dovremo mobilitare 90 trilioni di dollari entro il 2030".
La finalità dell'Istituto è quella di accelerare la transizione verso un'economia pulita, resiliente e sostenibile dal punto di vista ambientale, convogliando i capitali progressivamente su vasta scala verso obiettivi di economia reale che creeranno posti di lavoro e aumenteranno la prosperità di tutti.<blockquote></blockquote>
Rhian-Mari Thomas, ex banchiere di Barclays e amministratore delegato del Green Finance Institute, ha dichiarato: "Il rischio sistemico posto dalla crisi climatica ai servizi finanziari richiede un'azione decisa e una rapida svolta verso le opportunità offerte dall'economia a zero emissioni di carbonio. Buone intenzioni, discussioni, slogan e affidamento sull'eroismo di singoli individui non potranno raggiungere la dimensione della trasformazione richiesta. Per finanziare la transizione globale può riuscirci soltanto una mobilitazione di capitali mirata alla creatività e all'innovazione e con le competenze del settore finanziario". Ossia: il capitalismo finanziario produrrà nuovi titoli e strumenti derivati in cui investire la liquidità delle banche centrali. Una parte di questi titoli sarà acquistata dalla BCE.
Il presidente del Green Finance Institute è Si Roger Gifford, che è anche a capo della filiale britannica della banca svedese Skandinaviska Enskilda Banken (e della Camera di Commercio Britannico-Svedese) che finanzia in parte <b>IKEA</b>, la cui direttrice generale delle <i>public relation</i>, Daniela Rogosic, fa parte dell'Advisory Board di "We Don't Have Time" di Ingmar Rentzhog.<blockquote></blockquote>
La deputata <b>Alexandria Ocasio-Cortez</b>, nella proposta di legge sul <i>Green New Deal</i>, presentata al Congresso. degli Stati Uniti insieme ai senatori Ed Markey e Bernie Sanders nel 2019, ha indicato un importo simile a quello indicato dal Cancelliere dello Scacchiere, fatte le proporzioni tra i due paesi, per "riorganizzare completamente l'economia statunitense": circa 100 trilioni di dollari. I consiglieri di Alexandria includono il co-fondatore dei justice Democrats,Zack Exley, che era finanziato, tra gli altri, dalla Open Society Foundations e dalla Ford Foundation. Fra i modi per reperire tale somma la stessa Alexandria ha suggerito il semplice aumento del circolante: "I finanziamenti proverrebbero principalmente da alcuni enti pubblici, tra cui la Federal Reserve statunitense e una nuova banca pubblica o sistema di banche pubbliche regionali e specializzate" (Celani et al. 2020) (Sull'effetto inflazionistico generale americano e non solo, dovuto alla semplice stampa di dollari e al suo effetto di generale impoverimento della popolazione di lavoratori e pensionati dell'occidente è scesa una cortina di silenzio. Ndr). <blockquote></blockquote>
Il primo indice globale di titoli ambientali di livello superiore è stato promosso dalla <b>Goldman Sachs</b>, l'onnipresente banca di West Street. The Goldman Sachs Group, Inc. è una dellee più grandi banche d'affari del mondo, con sede legale a New York e filiali nei principali centri finanziari mondiali. Si occupa principalmente di investimenti bancari ed azionari, di risparmio gestito e altri servizi finaziari. Sottoscrizioni di titoli di debito, gestione delle risorse finanziarie, consulenze aziendali ecc. Il patrimonio gestito è di 1,3 trilioni di dollari (2019) , con un fatturato di 32 miliardi e un utile netto di 4,3 miliardi di dollari (2017). E' facile reperire notizie sulle frodi perpretrate ai danni dei propri risparmiatori e dei propri clienti negli Stati Uniti e in Inghilterra dalla Goldman Sachs; sulle strategie segrete di acquisto e vendita di titoli e assets per conto di clienti selezionati; vendita di titoli garantiti da mutui, mascherando conflitti di interesse con i propri clienti tramite omissioni materiali ed errori nelle documentazioni; ecc.
L'indice, denominato CDP <b>Environment EW e CDP Eurozone EW</b>, si propone di attirare fondi di investimento; sistemi di pensioni statali dei dipendenti pubblici della California, come il CALPERS (California Public Employees' Retirement System) e degli insegnanti statali della California, come il CALSTRS con un patrimonio complessivo di oltre 600 miliardi di dollari da investire, ovviamente in obiettivi accuratamente scelti dal CDP.
Il <b>CDP</b> è finanziato, oltre che dalla Goldman Sachs, da altri investitori fra cui: <b>HBSC</b>; <b>JP Morgan Chase</b>; <b>Bank of American Corporation</b>: è una multinazionale bancaria e di servizi finanziari. E' la seconda grande istituzione bancaria degli US, dopo JP Morgan Chase. Patrimonio 2,8 trilioni di dollari (2020); fatturato 91,24 miliardi di dollari (2018); utile netto 28,14 miliardi di dollari (2018). <b>American International Group Inc.</b> (AIG), è una società finanziaria e assicurativa multinazionale americana attiva in più di 80 Paesi. AIG risulta al 60° posto nell'elenco Fortune 500 del 2018. Nel 2020: patrimonio 586 miliardi di dollari; fatturato 43,34 miliardi, reddito netto 5,97 miliardi.
State Street Corp è società statunitense di servizi finanziari e bancari, è una della maggiori società di gestione patrimoniale al mondo con 3,15 trilioni di dollari in gestione nel 2019 e 34,36 trilioni in custodia e amministrazione. Patrimonio 315 miliardi di dollari (2021), fatturato 11,98 miliardi; reddito netto 2,43 miliardi (2020). <blockquote></blockquote>
Fra le società più quotate nell'indice CDP vi sono (oltre alla Goldman Sachs): <blockquote></blockquote>
<i>Alphabet Inc.</i> è una holding statunitense, fondata nel 2015, alla quale fanno capo <b>Google LLC</b> e molte altre società controllate. Nel 2020 risulta: total assets 319,6 miliardi di dollari; fatturato 182,5 miliardi; utile netto 40,27 miliardi. E' divisa in settori in base agli interessi, ad esempio: investimenti finanziari (<b>Google Ventures, Google Capital</b>), biotecnologie (Calico), robotica (<b>Google X Lab</b>), ricerca e sviluppo, ecc. La società proprietaria di Google è molto interessata al clima, infatti ha annunciato una nuova politica per inserzionisti, editori e per You Tube, che vieterà la pubblicità e la monetizzazione di contenuti che contraddicono il "consolidato consenso scientifico sull'esistenza e le cause del cambiamento climatico". Questa politica impedisce la libera circolazione del pensiero e delle opinioni e impedisce il dibattito libero tra idee diverse. Impedisce anche di usufruire di dati scientifici empiricamente validati, quando non conformi al pensiero unico consentito e alle direttive di Google. <blockquote></blockquote> <i>Microsoft Corporation,</i> è una delle più importanti aziende di informatica al mondo e anche una delle più grandi aziende per capitalizzazione azionaria, circa 1,4 trilioni di dollari nel 2020; il fatturato è di 143 miliardi di dollari, con un utile netto di 44,3 miliardi di dollari.<blockquote></blockquote>
<i>ING Group</i> (<b>Internationale Nederlanden Groep</b>) è un gruppo bancario olandese. Fatturato 17,64 miliardi di euro (2020); utile netto 4,96 miliardi di euro. Nel 2007 era il maggiore gruppo finanziario del mondo. <blockquote></blockquote>
<i>Diageo PLC </i> è una multinazionale inglese operante nel settore delle bevande alcoliche. Fatturato 12,9 miliardi di sterline, utile netto 4 miliardi (2019). <blockquote></blockquote>
<i>Philips</i> è una azienda multinazionale olandese . E' stata per 120 anni tra le maggiori aziende al mondo nel settore elettronico, ma a partire dal 2011 si è orientata verso le tecnologie della salute. Fatturato 24,52 miliardi di euro (2016); utile netto 1,49 miliardi di euro (2016). <blockquote></blockquote>
<i>Danone</i> è una multinazionale francese di prodotti alimentari. Fatturato 25,3 miliardi di euro, utile netto 1,92 miliardi (2019). Nonostante faccia parte delle società più quotate all'Indice CDP (Indice globale dei titoli ambientali) l'associazione ambientalista Hall of Shame l'ha posta al settimo posto delle imprese manifatturiere più inquinanti.<blockquote>
</blockquote>
Continua nella Terza Parte. Tratto dal Libro: Dialoghi sul Clima, editore Rubettino 2022, pag. 32-41.
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-36457811076208187172023-01-15T10:03:00.004-08:002023-01-19T04:18:57.597-08:00L'Affare del carbonio. (Parte Prima)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6cc49bgVHzuvFHzCdEm6mCDR-x3Zx6Tko6vRKkzjRB5J8SdffPQgwSlHJ59ov_vCSCTJiTbQEIKVOq_BVRYt4OyrQv2dzjZTN2x5BBacghKRyMwT--RT6zyK_28CBHNe7JqB1r3sjOLbHNyRnPPCgFY7c7CyREQJUFGq9CDV5lNeck3-hg0fqSj50/s1367/CLIMA.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="1367" data-original-width="871" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6cc49bgVHzuvFHzCdEm6mCDR-x3Zx6Tko6vRKkzjRB5J8SdffPQgwSlHJ59ov_vCSCTJiTbQEIKVOq_BVRYt4OyrQv2dzjZTN2x5BBacghKRyMwT--RT6zyK_28CBHNe7JqB1r3sjOLbHNyRnPPCgFY7c7CyREQJUFGq9CDV5lNeck3-hg0fqSj50/s400/CLIMA.jpeg"/></a></div>
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Nella più completa sopraffazione delle voci discordi, senza alcuna libertà di dibattito, con l'arroganza delle nuove ideologie, nella mistificazione dei dati e degli studi, prosegue il lavaggio del cervello a tutta la popolazione in particolare nei paesi occidentali, sul cosidetto cambiamento climatico che sarebbe dovuto alle emissioni del carbonio. Poche sono le voci libere che reclamano almeno un franco dibattito alla luce di dati scientifici corretti liberamente discussi. Una importante voce libera è il nuovo libro a cura del professor Prestininzi uscito alla fine del 2022 dall'Editore Rubettino: <i>"Dialoghi sul Clima" tra emergenza e conoscenza</i>. Riporto di seguito alcuni passi dell'importante capitolo <i>sull'Economia e finanza delle politiche climatiche, ad opera di Mario Giaccio</i>, già professore di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia all'Università G. D'Annunzio di Pescara. A parte la contraddittorietà e la non univocità dei dati sul riscaldamento climatico e soprattutto i dubbi più che giustificati dai dati scientifici sulla sua origine dalle emissioni antropiche, l'articolo rivela i giganteschi interessi economici e politici in gioco, e il ruolo delle potenze geopolitiche emergenti che vogliono togliere all'Europa e all'intero occidente il primato economico e tecnologico, sottrarre risorse e reindirizzarle, dietro lo schermo e la scusa dei cambiamenti climatici, verso i nuovi interessi e centri di potere. Gli argomenti sono sempre gli stessi: le emissioni dei paesi occidentali enfatizzate ipocritamente, in quanto i dati esposti nell'articolo mostrano una realtà ben diversa, e il silenzio completo sul vero fronte che pone a rischio la biosfera, e cioè la sovrappopolazione della specie Homo e i suoi inauditi tassi di crescita che vedono i paesi emergenti (alcuni dei quali ex -terzo mondo, attualmente in forte sviluppo) , in prima linea. Purtroppo il cancro pseudoecologista alberga principalmente in occidente, e gli ideologi del carbon free sono protagonisti della politica in casa nostra, e stanno distruggendo le economie dei paesi democratici approfittando della uniformizzazione del pensiero e della repressione del dibattito da parte dei poteri finanziari e delle autocrazie che guidano la politica mondiale. Gli utili idioti seguaci di Greta e gli esperti prezzolati dell'Onu hanno la coda di paglia, perché nei vari studi sulle emissioni (tutta colpa ovviamente dei paesi democratici occidentali) non inseriscono mai il dato sulla popolazione e sul numero di nascite per donna, che porterebbe a guardare in tutt'altra direzione per spiegare l'origine dell'inquinamento ambientale - compresa la CO2- e sulla causa del disastro della biodiversità e l'esaurimento delle risorse naturali. Ma veniamo all'articolo.
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PREMESSA<blockquote></blockquote>
"Si ricorda che l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è stato fondato nel 1988. Pubblica report scientifici e "Istruzioni per i politici" sull'argomento clima. Elabora modelli per dimostrare che l'anidride carbonica, emessa con l'uso dei combustibili fossili, produce un riscaldamento globale.
Il protocollo di Kyoto è un accordo internazionale, firmato nel 1997, per limitare le emissioni ritenute responsabili dell'effetto serra. E' entrato in vigore nel 2005. I partecipanti al protocollo si impegnarono a ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 5 % rispetto ai livelli del 1990.
In atmosfera vi sono 3000 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2, negli strati superficiali dell'oceano ve ne sono 3600 Gt. La CO2 emessa dall'uomo nel 1990 ammontava a 22,3 Gt, quindi l'incidenza era dello 0,74 %. Pertanto, la riduzione proposta , sulla quantità globale di CO2, è dello 0,037% (il 5% dello 0,74 %).
Nel 2019 la cO2 emessa dall'uomo è stata di 34,2 Gt, pertanto dal 1990 al 2019 si è avuto un incremento delle emissioni del 53% (dal 22,3 a 34,2) (<i>altro che riduzione del 5%!-ndr</i>). Sono di seguito riportati i sei emettitori che forniscono il 68,5 % delle emissioni globali nel 2019:<blockquote></blockquote>
CINA 9,92 Gt. (29,0%)<blockquote></blockquote>
USA. 4,97 Gt. (14,5%)<blockquote></blockquote>
EU (28 stati). 3,47 Gt. (10,0%)<blockquote></blockquote>
INDIA. 2,48 Gt. ( 7,2%)<blockquote></blockquote>
FEDERAZIONE RUSSA. 1,53 Gt. ( 4,5%)<blockquote></blockquote>
GIAPPONE. 1,12 Gt. ( 3,3%)<blockquote></blockquote>
<blockquote></blockquote>
L'Europa , nella conferenza di Parigi (Cop 25) del 2015, dichiarò di voler ridurre del 20% le proprie emissioni entro il 2020 e del 40% entro il 2030 (rispetto ai dati del 1990). Si noti che le emissioni europee, dal 1990 al 2007, per 17 anni sono rimaste praticamente le stesse. Dal 2009 al 2019 le emissioni europee si sono ridotte dell'11 %, quindi una media dell'1 % all'anno. La riduzione non è dovuta alle politiche green, bensì alla grave crisi economica iniziata nel 2008 e innescata dai mutui subprime americani e del trasferimento delle produzioni industriali fuori dall'Europa, segnatamente in Cina. Pertanto, la produzione industriale e i consumi di energia europei sono diminuiti. L'Europa acquista i beni dalla Cina e quindi risparmia le proprie emissioni. Quanta CO2 produce la Cina come conseguenza della produzione di beni esportati verso l'Europa?
A fronte della diminuzione dell'1,0 % all'anno, l'Europa "emette" , tramite la Cina, il 16,6% all'anno in più delle emissioni proprie. Quindi la diminuzione delle emissioni europee è di gran lunga superata dal surplus di CO2 incorporata nei beni importati dalla Cina. L'Europa continuerà a finanziare con le proprie importazioni l'industria fortemente emissiva dei Paesi extra UE. Una rassegna sulla circolazione "commerciale" dell'anidride carbonica a livello mondiale è riportata da Peters et al. (2012).
Le stesse produzioni, se fossero attuate in Europa, produrrebbero molta meno anidride carbonica; infatti, se si esamina e si confronta il mix energetico delle fonti energetiche primarie in Europa e in Cina, si nota una differenza molto evidente: il mix energetico cinese è fortemente spostato verso i combustibili fossili (carbone principalmente). Pannelli e pale eoliche sono in produzione, ma esportate in quasi totalità in occidente (evidentemente sono i primi a non crederci).
Anche se l'Europa riducesse del 40 % le proprie emissioni per il 2030, il risultato sarebbe "invisibile", infatti l'Europa (nel 2019) ha prodotto 3,47 Gt di CO2, ossia il 10% delle emissioni globali, ossia lo 0,11% di tutta l'anidride carbonica presente in atmosfera: il risparmio del 40% sulle attività considerate dall'Europa (il 45%) influirebbe sul quantitativo totale do CO2 atmosferica per lo 0,020% (il 40% del 45% dello 0,11%) in 10 anni! Se in atmosfera ci sono 400 ppm di CO2, lo 0,020% di 400 è= 0,080 ppm (ossia 8 parti per miliardo all'anno!) quantità difficilmente apprezzabile, infatti le oscillazioni naturali dell'anidride carbonica sono quasi 1000 volte superiori a tale quantità: variano da 3 a 6 ppm (giorno/notte, primavera/autunno). Quindi, supponendo che la presenza di CO2 in atmosfera sia dovuta esclusivamente alle azioni dell'uomo, la finalità dell'Europa è ridurre la CO2 atmosferica da 400 ppm a 399,92 ppm in dieci anni.
<blockquote></blockquote>
IL MERCATO DELL'ANIDRIDE CARBONICA<blockquote></blockquote>
Tenendo conto delle suddette quantità, l'apparato economico-finanziario messo in atto sembra spropositato per un risultato che appare privo di significato. Da ciò si evince che non vi è attinenza con le fluttuazioni climatiche, le azioni proposte sembrano più verisimilmente indirizzate a delle politiche finanziarie. Vediamo quindi quali sono i mezzi proposti e/o utilizzati dall'Europa per raggiungere tale risultato. L'accordo di Kyoto propone due sistemi per sensibilizzare le Nazioni verso il ruolo del carbonio:
<blockquote></blockquote>
1) ETS= Emission Trading System: è il sistema di scambio commerciale delle quote, o permessi di emissione, di anidride carbonica emessa. Si basa sul cosidetto <i>cap end trade:</i> si fissa un limite (<i>cap</i>) alla quantità totale di emissioni che ciascun paese può emettere; le aziende soggette all'accordo, se superano la quota assegnata, possono acquistare sul mercato (<i>trade</i>) i permessi di emissione da quelli che emettono di meno.
In pratica, il produttore di CO2 non necessariamente deve ridurre le proprie emissioni, ma può comprare i permessi di emissione in modo da rientrare nei limiti assegnatigli. Un esempio di tale meccanismo è l'acquisto, da parte della FIAT Chrysler Automobiles, di permessi di emissione da altre società del settore, in particolare da Tesla e da Toyota. La FIAT, poiché supera il limite assegnatole, dovrebbe pagare una multa intorno ai 2 miliardi di dollari. Pertanto, ha acquistato crediti di carbonio: nel 2017 ha acquistato da Tesla crediti per un valore di 279,7 milioni di dollari; nel 2018 per ulteriori 103,4 milioni di dollari. Tesla ha permessi in esubero perché produce automobili elettriche: ha fatto della vendita di permessi di emissione un vero affare e inoltre gode di incentivi pubblici per la sua produzione.
<blockquote></blockquote>
2) CDM: Clean Development Mechanism. E' il sistema della "compensazione" (<i>offset</i>), che permette ai produttori di CO2 di finanziare progetti di compensazione o di riduzione di emissioni in altri paesi, invece di ridurre le proprie emissioni. Una delle tipologie più comuni è quella di piantare eucalipti in un luogo lontano dal quale è localizzato l'impianto che emette CO2: gli alberi, crescendo, dovrebbero assorbire l'anidride carbonica emessa dall'opificio industriale, ad esempio la British Petroleum ha impiantato alberi a Sao Josè do Buriti in Brasile, per compensare le emissioni di una delle più grandi raffinerie di petrolio d'Europa, localizzata nelle vicinanze di Grangemouth in Scozia. E' ovvio che quando gli alberi muoiono restituiscono tutta l'anidride precedentemente sottratta all'atmosfera, solo in modo diluito. Inoltre vengono alterati i sistemi naturali dove questi alberi vengono impiantati.
In questo modo le aziende dei Paesi industrialmente avanzati possono rinviare i costi necessari per adeguarsi a casa loro. L'utilizzo degli <i>offset</i> per ridurre (?) le emissioni di gas serra è come cercare di perdere peso pagando qualcun altro per fare la dieta. I gravi danni umani e ambientali prodotti dal Clean Development Mechanism, con la letteratura specifica, sono riassunti in Giaccio, 2019.<blockquote></blockquote>
.....<blockquote></blockquote>
Il mercato mondiale del carbonio si è aggirato, nel 2020, intorno ai 220 miliardi di euro, l'Europa detiene il 90 % di questo mercato.Uno studio di Bruyn S. et al. (2010), effettuato nei primi anni di attuazione dell'ETS, ha evidenziato che il costo di acquisto dei permessi di emissione è stato trasferito interamente sui consumatori attraverso l'aumento dei prezzi in fattura. Nel 2008-2012 si è consentito ai produttori di energia elettrica di accollare ai consumatori il futuro costo dell'adeguamento attraverso l'aumento dei prezzi in bolletta, consentendo accumuli di risorse finanziarie che oscillano tra i 23 e i 71 miliardi di euro. Inoltre: per erogare sussidi alle rinnovabili i consumatori italiani hanno pagato, con le bollette elettriche, 13,4 miliardi di euro netti all'anno (Rapporto GSE, 2014)<blockquote></blockquote>.
......
<blockquote></blockquote>
LA TRASFORMAZIONE DEL MERCATO<blockquote></blockquote>
Dopo la crisi economica si è avuta una riduzione dei prezzi della compravendita delle emissioni. La Comunità Europea è interventuta ritirando delle quote, il che ha contribuito a risollevare i prezzi del carbonio, ma la loro tenuta sembra essere dovuta principalmente a due fattori:<blockquote></blockquote>
1) La trasformazione progressiva del mercato del carbonio in un mercato finanziario che attrae operatori, non soggetti all'ETS, aventi finalità speculative o interessati a offrire servizi finanziari legati ai permessi di emissione.<blockquote></blockquote>
2) L'aspettativa di una nuova regolamentazione del mercato, che ha creato attesa per il rialzo dei prezzi e ha indotto gli operatori finanziari a non abbandonare il mercato del carbonio. <blockquote></blockquote>
La maggior parte del mercato dei crediti che rappresentano i permessi di emissione di CO2 nell'ambito del sistema di scambio istituito a livello comunitario (ETS), è diventato un mercato a termine: in teoria si può contrattare anidride carbonica non ancora prodotta.La maggior parte delle contrattazioni sul mercato a termine riguarda i prodotti Future ad un anno. I Future possono essere negoziati con tre finalità: copertura dei rischi, speculazione e arbitraggio. Dice il rapporto GSE: gli andamenti dell'ultimo anno hanno mostrato come l'interesse del mondo finanziario abbia costituito un elemento di continuità per il mercato dei crediti e quindi del meccanismo ETS (2014). In pratica, se non ci fossero stati gli operatori esterni e la speculazione, il sistema ETS sarebbe crollato.
<blockquote></blockquote>
I PARADOSSI DELLE POLITICHE EUROPEE SUL CLIMA ED ENERGIA<blockquote></blockquote>
I due sistemi proposti hanno degli inconvenienti. Il meccanismo dell'ETS ha provocato l'effetto contrario a quanto si proponeva: i permessi costavano poco quindi alle imprese forti consumatrici di energia non conveniva investire per ridurre le emissioni.
La Germania per esempio, ha incrementato la sua produzione di energia elettrica dal carbone: nel 2013 ha raggiunto 162 miliardi di chilovattora, il livello più elevato dal 1990.
Il meccanismo CDM ha contribuito scarsamente a limitare le emissioni a livello globale. I due sistemi sono risultati convenienti per i movimenti finanziari speculativi.
Da uno studio Nomisma Energia (2016) , risulta che la crescita delle rinnovabili in Europa è avvenuta a discapito delle centrali a gas (-30%) , piuttosto che di quelle a carbone o a lignite (-12 %). Questo andamento ha ridotto di oltre la metà i benefici che si sarebbero potuti ottenere se la quota di gas fosse rimasta quella di prima: le emissioni si sarebbero ridotte di 180 milioni di tonnellate annue, invece dei 70 milioni regisdtrati.
Si è detto prima degli inconvenienti del basso valore dei prezzi delle quote carbonio; tali prezzi hanno subito un forte incremento a partire dal 2018: si è passati dai 5,5 euro del 2016 ai 60 euro del 2021. La produzione termoelettrica italiana (con una quantità di CO2 emessa di 600g a KWh) ha avuto un incremento del costo di produzione di 5,5miliardi di euro. Non è sicuro che l'alto livello dei prezzi sosterrà le fonti rinnovabili. E' sicuro invece che l'aumento del costo di produzione industriale dell'energia elettrica, di 5,5 miliardi di euro , si riverserà totalmente sul consumatore. Se si fa riferimento all'esperienza storica , le produzioni europee diventeranno ancor meno competitive a vantaggio dei produttori extra UE, dove si ricorre a fonti energetiche poco costose e altamente emissive. Sono inoltre allo studio da parte della commissione europea altre misure come i finanziamenti per il clima di 18 miliardi di euro l'anno (a favore di paesi che utilizzano idrocarburi e hanno alti tassi di natalità -ndr). L'intenzione dell'Europa di spendere 10 miliardi l'anno per utilizzare una parte della CO2 dell'atmosfera per il recupero secondario del petrolio 8operazione che una volta le industrie facevano a spese loro).
L'inutile lotta per il clima fa diminuire la spesa per finalità sociali, infatti nel bilancio UE del 2020 è previsto un aumento della spesa destinata a "lottare contro la CO2" fino a un totale di 30 miliardi di euro. Ma a questo aumento dei fondi destinati a salvare il climaa, corrisponde una diminuzione dei fondi destinati all'agricoltura, una volta considerata da proteggere per motivi sociali. Riassumendo: il volume di denaro messo in movimento in Europa, direttamente o indirettamente, per la lotta contro la CO2 è di oltre 500 miliardi di euro all'anno, tutto questo per far diminuire di 8 parti per miliardo, all'anno, la quantità di CO2 in atmosfera. Vi è da ricordare un ulteriore movimento di euro, è quello delle frodi fiscali. Il mercato dell'anidride carbonica si presta bene a questo tipo di frode perché non vi è movimentazione materiale: il tutto avviene senza emettere bolle di accompagnamento, senza un effettivo trasporto, senza una logistica, in altre parole non vi è traccia materiale dell'operazione. Il passaggio di proprietà di una quota, tra le due controparti, è tecnicamente realizzato con il trasferimento di un data base elettronico dal venditore a quello dell'acquirente. I conti sono iscritti nel cosiddetto Registro delle Quote.L'Europol stima che la perdita fiscale, dovuta alle frodi dei crediti di carbonio nel periodo compreso tra giugno 2008 e il dicembre 2009 si è aggirata intorno ai 5 miliardi di euro. La percentuale di scambi legata ad attività illecite dovrebbe aggirarsi intorno al 90 % (Ufficio Europeo di polizia 2012). Si noti che il succitato rapporto non è stato mai aggiornato e, a oggi, se si va sul sito Europol, si ritrova ancora il dato del 2012. O non si sono più verificate frodi dopo quel periodo o le frodi non vengono più segnalate.
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IL CLIMA E IL RILANCIO DELLA FINANZA MONDIALE<blockquote></blockquote>
A livello mondiale si riscontra la tendenza al disinvestimento dai combustibili fossili, ad esempio le compagnie di assicurazione ed i fondi pensione non inestono più nel comparto carbone, petrolio gas. E' ovvio che questi disinvestimenti non hanno niente a che vedere con la riduzione delle emissioni di carbonio, infatti se c'è qualcuno che vende ci deve essere qualcuno che acquista e quindi gli investimenti nel settore fossile restano gli stessi (in verità aumentato perché siamo in una fase di espansione dell'utilizzo fossile). Ci guadagnano ovviamente le imprese di altri settori. La Banca Mondiale ha stimato nel 2017 che gli investimenti nel settore energetico debbono essere incrementati a 700 miliardi di dollari all'anno fino al 2030 per limitare l'aumento della temperatura globale sotto a 2 gradi Celsius. Così concludeva Nicholas Stern alla Cop 21 di Parigi: " Gli investitori vedono nel cambiamento climatico la nuova svolta economica da cui estrarre valore". Le stime sulla spesa sono tuttavia in aumento. Nel dicembre 2017 Macron ha ospitato un Summit per un patto Finanza- Clima. Nel rapporto finale si denunciava il caos climatico e finanziario verso il quale si dirige l'umanità.
I promotori chiedono di riorientare la politica monetaria per finanziare la transizione energetica (transizione....parola magica delle nuove elites ecoideologiche -ndr). La corte Europea stima che occorrano poco più di 1110 miliardi di dollari d'investimenti privati e pubblici all'anno, assicurando che questi investimenti daranno molti profitti. Per reperire tali fondi si propone una Tassa sulle Transazioni Finanziarie e una Tassa sulla CO2. Si propone inoltre che: l'emissione di nuova moneta debba essere messa al servizio della lotta contro gli "Sconvolgimenti climatici"e che il dumping fiscale europeo deve essere contrastato, creando una Contribuzione Clima del 5 %, che è semplicemente una ulteriore tassa (<i>i cui profitti dovranno essere destinati ai paesi che risentirebbero dei cambiamenti climatici, tutti -guarda caso- ad alta nalatiltà e in crescita demografica - ndr</i>).
Supponendo che si debba ancora emettere (o ritirare) la moneta per le sue funzioni classiche (ad esempio per equilibrare la domanda e l'offerta di danaro nelle fase espansive - recessive dell'economia), le nuove emissioni per gli sconvolgimenti climatici finanzierebbero l'intera economia o andrebbero ai settori esposti agli sconvolgimenti? L'espansione monetaria avverrebbe per prevenire lo sconvolgimento o dopo che l'evento si è verificato? Se si verificasse uno sconvolgimento climatico dannoso chi dovrebbe decidere l'intervento della banca di emissione? Un comitato di climatologi o di economisti o di finanzieri? (<i>L'emissione di nuova moneta non porterebbe ad un'alta inflazione a carico delle popolazioni europee? Sul fatto che le nuove Economie Green comportino pesanti ricadute a carico diretto dei cittadini europei e a vantaggio invece delle banche e della finanza è ben evidente dalla nuova legislazione europea sulla case, che porteranno entro il 2030 ad affrontare ingenti spese per realizzare il salto di qualifica energetica agli appartamenti, una vera patrimoniale i cui reali vantaggi sono ancora da dimostrare-ndr)</i>
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Continua nella seconda parteagobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-24864365869170824132022-12-25T03:58:00.002-08:002022-12-25T07:41:36.198-08:00Si alla fusione
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqVn5Ma6h5LDVyHDkr2fAzrTHDFA-OunOITfW9KLFZLbDYTd_dU4wpyyY3WyjQsZbf2FBi2bXcr2CUA0mItmYJKUFfVhVUUgGz7LOgEaK6b6Blif7NzS9h7wJ1dDl0WEYI9uTscm_ZhwvD3tjj5kYTd0_yjUqZaOvjuVsXKHD7eT14xygkPHj3BTaQ/s1660/Schermata%202022-12-25%20alle%2012.35.38.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="792" data-original-width="1660" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqVn5Ma6h5LDVyHDkr2fAzrTHDFA-OunOITfW9KLFZLbDYTd_dU4wpyyY3WyjQsZbf2FBi2bXcr2CUA0mItmYJKUFfVhVUUgGz7LOgEaK6b6Blif7NzS9h7wJ1dDl0WEYI9uTscm_ZhwvD3tjj5kYTd0_yjUqZaOvjuVsXKHD7eT14xygkPHj3BTaQ/s400/Schermata%202022-12-25%20alle%2012.35.38.png"/></a></div>
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Sul pianeta terra ci sono rinnovabili da centinaia di milioni di anni. Sono le piante ,che catturano la luce solare e la trasformano in costituenti strutturali (cellulose, la scorza degli alberi, fibre vegetali) o in idrocarburi ( zuccheri, resine) i quali vanno poi a costituire le riserve energetiche degli organismi viventi (piante e animali ). Anche i venti e le correnti marine, o l’energia dei corsi d’acqua fa parte dei cicli che assicurano il buon funzionamento della biosfera, il che consente alle specie di sopravvivere e di assicurare là variabilità delle forme di vita e l’equilibrio dell’intero sistema biologico e ambientale. Da alcune decine di anni gli umani stanno cercando di sostituire rinnovabili artificiali a quelle naturali. Questo, a differenza di quello che credono gli ambientalisti, non è senza prezzo, un prezzo che paga la terra è il suo sistema biologico. La distruzione di ampie superfici verdi e la loro sostituzione con distese di pannelli fotovoltaici, lo sfruttamento dei venti e delle acque con sistemi altamente impattanti sull’ambiente fisico e sulle specie viventi, comportano una violenta alterazione dei sistemi naturali che ha conseguenze devastanti sulla biosfera. Mentre le rinnovabili naturali come le piante, catturano la gran parte del carbonio libero in atmosfera , le rinnovabili artificiali non catturano carbonio e non entrano quindi nel ciclo di fissazione di esso nelle strutture viventi: con i sistemi artificiali creati dall'uomo viene meno quindi un elemento centrale della biosfera e della biodiversità, che si basa sul ciclo naturale di fissazione del carbonio. A ciò si aggiunga che le quantità di energie ricavabili dai pannelli fotovoltaici e dalle torri eoliche sono limitate, e non esistono tuttora sistemi di accumulo che consentano una continuità energetica adatta a tutte le necessità di otto miliardi di umani. I quantitativi di energia necessari a certe produzioni, si pensi alle acciaierie e agli altiforni, comporterebbero una tale distruzione di ambienti naturali, per installare pannelli solari, torri eoliche, bacini idroelettrici ecc. che qualsiasi altra fonte di energia avrebbe un costo ambientale più sostenibile. L'estrazione dei minerali, del silicio, delle terre rare, necessari alla costruzione dei sistemi ad energia rinnovabile è inoltre fortemente impattante. Di fatti gli stessi Verdi sono quelli che, pur predicando a favore delle rinnovabili, si oppongono quando queste vanno a modificare e devastare gli ambienti e i paesaggi che li riguardano ( not in MyNimby…).Le rinnovabili hammo dimostrato, in concreto, il loro totale fallimento nell'attuale crisi dei prezzi degli idrocarburi: nessun paese al mondo è stato in grado di sostituire il gas , il petrolio o il nucleare con le rinnovabili. Durante la crisi è molto indicativo il veloce ritorno al carbone come principale fonte di energia, come ad esempio è accaduto di recente in Germania e , da tempo, accade in Cina ed India.
Lo stesso avviene nei paesi in via di sviluppo, dove l’economia viene implementata ai fini dello sviluppo solo con energia da idrocarburi, per lo più del tipo a maggiori emissioni (carbone e petrolio). La continua crescita della popolazione mondiale non fa che sostenere l’aumento altrettanto continuo del consumo da fonti fossili, tanto che le statistiche elaborate dall’ASPO certificano un consumo di idrocarburi nel 2022 in quantità senza precedenti, al di là delle chiacchiere inconsistenti e del tutto avulse dalla realtà delle varie conferenze Cop dedicate alla illusoria frenata sulle emissioni.
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Per questi motivi è una buona notizia la comunicazione dell’amministrazione americana sull’avvenuta fusione a bilancio energetico positivo nell’esperimento del Lawrence Livermore National Laboratory , in cui sono stati concentrati numerosi potenti laser su minuscoli contenitori di deuterio e trizio. Dagli stessi partecipanti all'esperimento viene consigliata cautela: l'utilizzo pratico della fusione è di la da venire e richiederà ancora decenni. Intanto prosegue la costruzione del grande prototipo a confinamento magnetico del plasma di Caradache in Francia, insieme alla progettazione e realizzazione di nuovi modelli su scala più ridotta, in cui il plasma di protoni viene isolato con sistemi di campi magnetici a geometria variabile: uno di questi ultimi prototipi è in via di realizzazione in Italia al Cern di Frascati. La Cina sta assumendo, al riguardo, un ruolo di primo piano, in particolare nei reattori a fusione piccoli e pratici che possano servire localmente dove è necessario e diffusi su larga scala. Gli esperti parlano di un periodo di transizione per arrivare alla fusione commerciale di circa trent'anni, durante i quali gas, petrolio, nucleare a fissione e rinnovabili potranno assicurare le quantità di energia necessarie.
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Dice Federico Rampini nel suo ultimo libro sul problema energetico: " La fusione nucleare e' un sogno che la scienza insegue fin dagli anni Cinquanta. L'amministratore dell'Eni pensa che stavolta le probabilita' di successo siano incoraggianti, sente che una svolta e' vicina. Considera enormi i benefici per l'ordine globale: il mondo non sarebbe piu diviso tra chi ha e chi non ha accesso a risorse rare, che siano il petrolio o il gas o i minerali per le batterie dell'auto elettrica. L'acqua pesante ce l'hanno tutti. Le centrali sarebbero piccole (senza consumo di suolo verde o distruzione di paesaggio). L'elettrificazione low cost diventerebbe accessibile perfino alle zone piu povere dell'Africa, dove per centinaia di milioni di persone la corrente e' ancora un lusso. Avremmo centrali piccole, diffuse, alla portata di chi finora e' dipendente dalle materie prime altrui" (Federico Rampini: Il lungo Inverno. Pag. 80. 2022 Mondadori. )
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Ma le conseguenze del salto tecnologico della fusione non sarebbero solo economiche. Lo sviluppo porterebbe, come accaduto in occidente, ad una riduzione spontanea dei tassi di natalita' anche nelle aree dove, per la mancanza di risorse, l'unica risorsa e' la prole. Non sarebbero piu necessarie le migrazioni epocali per cause economiche, e si ridurrebbero anche quelle generate da guerre e carestie. Lo sviluppo tecnologico sarebbe diffuso a tutte le aree del pianeta, anche a quelle oggi arretrate economicamente e socialmente: si aprirebbero nuove opportunità in cui il numero di popolazione non servirebbe più per dare sostegno economico in economie arretrate, ma diverrebbe un problema per gli alti costi della crescita dei figli, come accade in occidente. Le necessità generate dallo sviluppo tecnologico sottrarrebbe risorse che oggi vanno alla crescita della popolazione sotto forma di assistenza e alimentazione. Le tradizioni delle famiglie numerose, come in certe zone dell'Africa e dell'India verrebbero meno spontaneamente, per banali motivi economici, e non per imposizioni di legge che, nella maggior parte dei casi, hanno dimostrato di non funzionare. Le politiche di potenza e le guerre basate sulla competizione per le risorse, avrebbero meno influenza sulla geopolitica globale e potrebbero essere meglio controllate da istituzioni sovranazionali. Le grandi distorsioni geopolitiche generate dalla diversa disponibilità di gas e petrolio delle varie nazioni, di cui abbiamo ai nostri giorni un clamoroso esempio nella guerra in Ucraina, scomparirebbero o perderebbero di importanza.
A difendere il vecchio mondo resterebbero solo le forze politiche che hanno scelto la via della scarsita' e delle decrescita economica ( ma assolutamente non demografica!) : i verdi e i loro sodali. Tanto più impraticabile in quanto la decrescita dei consumi e dell'economia dovrebbe essere imposta da uno stato che non potrebbe non essere autoritario e antidemocratico, come la storia insegna. Un mondo che esiste solo nella loro testa e in quella dei creatori dello spot pubblicitario sul "mulino bianco". Un modo di vedere utopico che ci porterebbe dritti alla distruzione ambientale e alla morte dela pianeta devastato dal cancro della crescita umana. agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-87897662191268976352022-11-19T02:31:00.002-08:002022-11-19T09:47:43.396-08:00Otto miliardiMentre la Cop 27 che si e' tenuta in Egitto la settimana scorsa andava incontro al suo ennesimo fallimento, senza che nessuno dei partecipanti abbia mai accennato al boom demografico, l'Onu ha comunicato che il pianeta ha raggiunto e superato gli 8 miliardi di umani. La cosa sorprendente e' che i 7 miliardi erano stati raggiunti soltanto 12 anni fa. Un miliardo di umani in piu in cosi breve tempo significa una cosa sola:l'esplosione demografica degli ultimi decenni e' in piena salute e continua senza limiti e senza dare tregua al pianeta. Tutti i nuovi nati saranno futuri consumatori, sia se rimarranno nel paese di nascita sia se emigreranno in aree economicamente sviluppate. Tacere sul fenomeno demografico e' la strategia sia dei verdi che dei governi piu o meno autoritari e corrotti che amministrano le aree del pianeta con alta natalita', che non fanno nulla contro il boom demografico, anzi ne approfittano per politiche di potenza e per lucrare sul fenomeno tramite l'emigrazione e i rientri delle rendite. Lo stallo demografico da tanti ritenuto prossimo, non si vede ancora e non se ne hanno tracce. Si puo dire che la famosa transizione demografica e' come l'araba fenice " che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa". Di fatto la specie umana prosegue la sua crescita cancerosa, di cui le migrazioni rappresentano le metastasi, una crescita che sta soffocando la biosfera, distruggendo l'ecosistema, cioe' la base della vita e della varieta' delle specie viventi. L'antropocentrismo dominante e' preoccupato del cosidetto riscaldamento climatico o dell'inquinamento ambientale solo per le ripercussioni sulle popolazioni umane e per la sopravvivenza e i diritti della sola specie umana. Di fronte ai diritti di Homo passano in secondo piano la fine delle specie animali e vegetali, come ad esempio l'Elefante africano, il rinoceronte di cui restano poche migliaia di esemplari, la tigre delle indie e tante altre rare specie viventi, finora miracolosamente sopravvissute al cancro umano. Eppure questa e' di gran lunga la prima emergenza planetaria, tutte le altre seguono. Il riscaldamento climatico, l'immissione di carbonio in atmosfera, l'inquinamenti da altri gas e sostanze quali i nitrati e i solfuri, da particolati, da prodotti chimici, da pesticidi, da plastiche ecc. non e' legato a particolari civilta' o a sistemi economici come il libero mercato e il capitalismo, ma semplicemente al numero di abitanti perche' nel mondo globalizzato ogni esemplare di homo e' un produttore - consumatore, sia esso americano, indiano, cinese o africano, sia esso stanziale o migrante. Piu alto e' il numero degli homo piu alta e' la produzione di merci, il commercio, ,le eiezioni di gas e sostanze inquinanti, piu alta la crescita di rifiuti e discariche. Non nego la necessita di ridurre i consumi e il consumo di idrocarburi, nego che la cosa abbia una qualche rilevanza senza la riduzione della natalita' umana e la decrescita demografica.
Finora non e'stato ancora inventato un uomo non consumatore e non produttore, anche se persiste nella mente degli ecologisti mainstream l'utopia dell'Homo abstinens, contemplativo, sostenibile, che vive di assistenza statale e bonus, senza emissioni, appiedato o al massimo fornito di bicicletta, mangiatore di insetti e piantatore d'alberi. Nella realta' Homo e' un grande emettitore, inquinatore, vorace consumatore di energia, estrattore ed utilizzatore di acqua, deforestatore, cementificatore e costruttore, mobile e mobilizzabile con i mezzi piu' inquinanti come aerei, navi, auto, treni, porti, ferrovie, gallerie, aeroporti, rampe, funivie, seggiovie, piloni ed altre amenita' ecologicamente insostenibili e incompatibili. L'unica possibilita' di salvezza e' il controllo demografico, non esistono altre vie o scorciatoie. Intanto i verdi del politically correct continuano a strepitare contro i consumi della societa occidentale, proprio mentre milioni di persone dall'asia e dall'africa cercano in tutti i modi di divenire consumatori occidentali violando ogni limite e confine e traversando mari ed oceani (come in Australia ed in America). Anche le popolazioni che restano nei paesi poveri, cercano lo sviluppo secondo un modello occidentale d'annata, basato su consumi energetici e produzione, consumi e cementificazione. Oggi il paese piu inquinante non e' piu un paese dell'occidente capitalistico, il maggiore emettitore di carbonio, produttore di rifiuti e inquinamento planetario e' l'antioccidentale Repubblica Popoplare Cinese, guidata dal Partito Comunista e abitata da un miliardo e mezzo di umani. Con il raggiungimento del "traguardo" degli otto miliardi cade il velo di maia dei movimenti verdi. Il loro silenzio e' una accusa alla loro fede ambientalista, un'auto condanna alla marginalita' e alla irrilevanza in questa cruciale fase di storia del pianeta. A volte l'incomprensione dei verdi riguardo al vero problema del pianeta sfocia nella stupidita', come quando , con somma irresponsabilita' e cecita', affermano che per l'uomo c'e' ancora tanto spazio da occupare sulla Terra.agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com31tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-35706370968570140382022-07-26T05:56:00.005-07:002022-07-27T04:56:36.294-07:00Riscaldamento: non solo l'uomo<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibtFnrESZZg1SO6fy9Z7SENkFoLYBdnLl44MqyvAgxrhc6zGRRjRYtrd8vMUtsQ6dzmK224W3_KcA9j6gPKLfNrmXSQoh3mR6qR4M5-ZPY_uSIcguEuGV9pXYdTI43tjh-8OokqJ_dR-RTZ3fWj4mefkJGc7YtJv4c1kcMlfNk3DgborKNQpwc4RKR/s2012/CLIMA.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1804" data-original-width="2012" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibtFnrESZZg1SO6fy9Z7SENkFoLYBdnLl44MqyvAgxrhc6zGRRjRYtrd8vMUtsQ6dzmK224W3_KcA9j6gPKLfNrmXSQoh3mR6qR4M5-ZPY_uSIcguEuGV9pXYdTI43tjh-8OokqJ_dR-RTZ3fWj4mefkJGc7YtJv4c1kcMlfNk3DgborKNQpwc4RKR/s400/CLIMA.png"/></a></div>
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<i>Riporto questo articolo di Monica Panetto dell'Università di Padova sulla posizione critica del professor Scafetta della Duke University,sulle posizioni dell'IPCC a proposito del riscaldamento climatico. Rispetto alla divulgazione ormai totale dei media sulla causa antropica come causa unica e principale del riscaldamento, ritengo utile valutare le posizioni che offrono prospettive diverse. Le lobby che sostengono le cause antropiche, guarda caso ridotte alla sola emissione di carbonio da idrocarburi, sono sospette, tanto più sospette quanto più rifiutano ogni discussione e criminalizzano chi la pensa diversamente. In particolare queste lobby, supportate dai verdi ormai politicamente schierati a favore dei paesi in via di sviluppo e contro l'occidente, negano e silenziano ogni discorso sulla pressione eccessiva sul pianeta di otto miliardi di Homo, e riportano ogni problema ad una unica causa: il sistema del libero mercato e e dei consumi di idrocarburi, invocando una redistribuzione delle risorse che non prevede la "pace demografica" da parte dei paesi emergenti. Il sistema capitalistico, pronto ad adeguarsi al nuovo credo, si sta rapidamente trasformando per assicurare i nuovi prodotti e i nuovi consumi necessari alla economia senza carbonio. Allo stesso tempo le nuove potenze economiche emergenti: Cina, India e presto l'Africa, premono sullo sfruttamento di ogni tipo di energia, dal carbone al nucleare, dal gas al petrolio per assumere il ruolo che fu dell'occidente. La Cina, principale produttore delle cosiddette rinnovabili, e altri paesi asiatici vendono il prodotto a Europa e Usa, utilizzandolo solo marginalmente in casa propria (vista la scarsa efficienza e gli alti costi). Gli stessi paesi emergenti utilizzano il boom demografico come strategia di questo nuovo ruolo, mentre l'occidente affonda e con esso il pianeta, ridotto a discarica di Homo.</i>
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"RISCALDAMENTO GLOBALE: L'UOMO COLPEVOLE SOLO A META'"
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Secondo l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) le emissioni globali di gas serra sono in aumento a un ritmo doppio rispetto a dieci anni fa e la temperatura media continua a crescere rispetto ai livelli pre-industriali. In tutto questo l’uomo avrebbe causato più del 90% del riscaldamento globale sin dal 1900 e praticamente il 100% dal 1970. Da qui tutta una serie di politiche di intervento che vanno dalla riduzione delle emissioni di gas serra ad azioni di riforestazione, dal ricorso alle energie rinnovabili a una gestione più sostenibile delle città. Eppure, a fronte di questa situazione, c’è chi sostiene che gli scenari di previsione dell’Ipcc non siano del tutto corretti perché basati su modelli climatici che considerano solo in minima parte le variabili naturali accanto al contributo antropico. Di conseguenza anche le responsabilità attribuite all’uomo sarebbero state sovrastimate. A esserne convinto è Nicola Scafetta, docente alla Duke University in North Carolina, che ha esposto i suoi studi nei giorni scorsi a Padova.
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“Il clima è influenzato certamente dal fattore antropico, ma anche da fattori naturali che possono essere interni alla terra, come nel caso dei vulcani, e astronomici. La critica che io muovo all’Ipcc è di non sapere modellare bene la componente astronomica del clima. I modelli dell’Ipcc parlano solo di irradianza solare che, tra l’altro, si ritiene dia un contributo esiguo ai cambiamenti climatici e ignorano altri aspetti”. Il sole, ad esempio, non emette solo luce, ma anche un forte campo magnetico. Questo influenza i raggi cosmici che a loro volta incidono sulla nuvolosità e quindi sulla quantità di luce che raggiunge la superficie terrestre con conseguenti ripercussioni anche sul clima. E non vengono presi in considerazione nemmeno gli effetti lunari: accanto alle maree giornaliere esistono infatti cicli molto più lunghi che influiscono sugli oceani e sul trasferimento di calore dall’equatore ai poli. Producendo anche in questo caso cambiamenti climatici.
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Scafetta aggiunge che i modelli dell’Ipcc si basano dal 2001 su una ricostruzione della temperatura globale degli ultimi 1000 anni, conosciuta come hockey stick, elaborata da Michael E. Mann nel 1998 su cui tuttavia sono stati avanzati dei dubbi. Secondo lo studio, il pianeta sarebbe stato caratterizzato da una temperatura costante prima del 1900 e successivamente da un riscaldamento anomalo. Il risultato tuttavia è in contrasto con quanto sostenuto da storici e geologi, secondo i quali i primi secoli del millennio dovevano essere piuttosto caldi, al contrario dei secoli dal 1400 al 1800, ritenuti invece molto freddi e conosciuti come la “piccola era glaciale”. In effetti già dal 2004-2005 l’hockey stick comincia a essere criticato. Tra gli altri Anders Moberg e Fredrik Charpentier Ljungqvist propongono ricostruzioni alternative del clima. E anche Scafetta dà il proprio contributo.
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“Negli ultimi 400.000 anni – spiega – si sono alternati sul nostro pianeta periodi caldi e periodi freddi di cui i modelli dell’Ipcc non riescono a dare conto”. E continua: “Se la temperatura presenta cicli periodici naturali, l’unica spiegazione ragionevole è che il sistema climatico sia modulato da cicli astronomici”. Le oscillazioni naturali del clima sarebbero dunque sincronizzate con oscillazioni astronomiche, cioè con oscillazioni del sistema solare indotte dal movimento dei pianeti. Sole, luna e pianeti sono caratterizzati da numerosi cicli a diverse scale temporali: di 11 e 12 anni quelli del sole e di 18,6 e 8,85 anni i cicli maggiori della luna. Giove ha un periodo orbitale di circa 12 anni e Saturno di 30 anni cui se ne aggiungono altri tre: i dieci anni dell’opposizione dei due pianeti, i 20 della congiunzione e i 60 anni necessari per essere allineati con la Terra attorno al sole. Scafetta avrebbe individuato, ad esempio, una corrispondenza ciclica di 60 anni nei periodi 1880-1940 e 1940-2000, durante i quali le temperature hanno dimostrato un andamento simile. Consentendo anche di fare previsioni per il futuro.
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Gli studi del docente della Duke University aprono dunque scenari differenti rispetto a quelli proposti dall’Ipcc. “Secondo i miei calcoli l’uomo contribuisce al riscaldamento globale per circa il 50% e non per il 100% come vorrebbe l’Ipcc. L’altra metà può essere attribuita a oscillazioni astronomiche”. E continua: “Se non si è in grado di modellare la componente del clima condizionata dai fenomeni astronomici, non si può nemmeno quantificare con esattezza la componente antropica”. Anche le previsioni relative alla temperatura per il prossimo secolo si discostano da quanto sostenuto finora. Sembra infatti che fino agli anni 2030-2040 si assisterà a una stasi o addirittura a un raffreddamento.
“I modelli dell’Ipcc stanno fallendo – argomenta Scafetta – Anche se la quantità di anidride carbonica è aumentata molto, dal 2000 la temperatura è rimasta costante. E sebbene l’Ipcc lo riconosca e ammetta che i modelli climatici utilizzati stanno presentando dei problemi, utilizza poi quegli stessi modelli per le previsioni climatiche del ventunesimo secolo”.
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Monica Panetto
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-49736958809012335282022-07-06T03:03:00.006-07:002022-07-07T13:58:59.923-07:00La bufala riscaldamento<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1OpS302H_Dt2et1-2cMphEsHJ_b8ssm0R7UBTvx0hBut6ezNJg_0cBSD6pQRhX904Ht053hJfCxqrt3OQ_OhiyjKgdv0sxkyZjZCkiZQDzGtC4XqBnP93hxdNjbsphuu9nMaTatxItlzlZU-Oz6iOAe3pRFZ6AAz_BXyuZZCtX47xY2zn6_8dvYBn/s1284/Schermata%202022-07-06%20alle%2011.53.31.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="848" data-original-width="1284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1OpS302H_Dt2et1-2cMphEsHJ_b8ssm0R7UBTvx0hBut6ezNJg_0cBSD6pQRhX904Ht053hJfCxqrt3OQ_OhiyjKgdv0sxkyZjZCkiZQDzGtC4XqBnP93hxdNjbsphuu9nMaTatxItlzlZU-Oz6iOAe3pRFZ6AAz_BXyuZZCtX47xY2zn6_8dvYBn/s400/Schermata%202022-07-06%20alle%2011.53.31.png"/></a></div>
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(La recente conferenza di unificazione tra sinistra e verdi)<blockquote></blockquote>
Mi convinco sempre di più che la storia del riscaldamento climatico sia una colossale bufala dietro cui ci sono interessi costituiti potenti. Troppo potente il bombardamento mediatico sulla gente, troppo uniforme il messaggio, troppo violenta la espulsione dal contesto civile di chi pone dei dubbi. L'allineamento dei governi al fideismo sul global warming è impressionante, pressoché totale, ma i comportamenti poi sono molto differenti dai declami. La Cina è il primo produttore al mondo di rinnovabili, ma sono anche il primo consumatore al mondo di carbone e petrolio. Anche sul merito del riscaldamento non ci sono certezze. I dati che vengono diffusi sono per lo più manipolazioni, come dimostra in numerose pubblicazioni e convegni il geologo e metereologo Prestininzi dell'Università di Roma, con i suoi studi sulla rilevazione delle temperature degli ultimi secoli o come afferma il più importante climatologo italiano a livello internazionale, Franco Prodi: “<i>Nessuna ricerca scientifica stabilisce una relazione certa tra le attività dell'uomo ed il riscaldamento globale. Perciò, dire che siamo noi i responsabili dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato</i> ". Le oscillazioni del clima ci sono sempre state, Carlo Rubbia in un noto discorso al Senato ricordò quelle degli ultimi duemila anni, con punte di caldo ben più corpose di quelle attuali. Questo non significa che le emissioni di carbonio e l'inquinamento da combustibili non esista, esiste e contribuisce alla irrespirabilità dell'aria e al degrado chimico dei suoli e delle acque. Ma ogni discorso sul contenimento delle emissioni è inficiato dall'oblio e dal silenziamento del fattore popolazione, vero tabù dei movimenti verdi. Se il riscaldamento fosse una vera emergenza, il problema popolazione dovrebbe essere al primo posto. Eppure nessuno ne parla: né i governi, né le istituzioni, né gli studiosi del problema che accettano acriticamente il cambiamento climatico,, né tantomeno i movimenti politici che si richiamano alla difesa ambientale. <blockquote></blockquote>
La storia del riscaldamento globale del resto è un ottimo argomento per permettere ai verdi di sopravvivere e di contare politicamente a livello mondiale, ma sono loro stessi a non crederci, per lo meno nei termini catastrofici che strombazzano su tutti i media. Se ci credessero veramente, la loro battaglia anticonsumista e per una economia della redistribuzione basate solo sulle rinnovabili, verrebbe messa in secondo ordine rispetto al primo fattore all'origine del disastro ambientale: la sovrappopolazione umana del pianeta terra. L'equazione di Ehrlich I = PxAxT mette al primo posto nell'Impatto sull'ambiente la popolazione umana. Ehrlich è molto chiaro al proposito: "<i>L'immissione in atmosfera dei principali gas serra, anidride carbonica e metano, che possono modificare il clima e rovinare la produzione agricola, non è facile da correggere. La concentrazione atmosferica di questi gas è strettamente legata alle dimensioni della popolazione. Conseguentemente, non c'è nessun metodo pratico per ottenere la necessaria riduzione dell'emissione di questi gas senza un controllo demografico "</i> (P. e A. Ehrlich: Un pianeta non basta 1991, pag.61). <blockquote></blockquote>
Dunque i verdi tacciono sul fattore principale della immissione di gas serra, metre spingono l'acceleratore sul cambiamento politico ed economico: socialismo, carbon tax solo contro i paesi occidentali, redistribuzione a favore dei paesi emergenti e stop ai consumi dei paesi occidentali. Non si accenna minimamente ai tassi di natalità di alcuni paesi dell'Africa o dell'oriente, i quali determinano un accrescimento medio dei consumatori ed emettitori di carbonio sul pianeta di circa 90 milioni ogni anno. Chi è nato negli anni 50 del novecento è nato in un altro pianeta: allora c'erano due miliardi di umani, oggi ce ne sono otto. Tutto questo nel volgere di una sola generazione: una esplosione demografica mostruosa che non si era mai vista per nessuna altra specie sulla terra. Una esplosione che è la causa della scomparsa di migliaia di specie viventi ogni anno con perdita della biodiversità e di interi ambienti naturali. Ciascuno dei nuovi nati della specie Homo cerca benessere e consumi e tutti i discorsi alla Greta servono solo a punire gli occidentali del passato sviluppo. Anzi i movimenti tipo Friday for Future chiedono a gran voce che cinesi, indiani ed africani si allineino ai consumi dei paesi ricchi (o ex ricchi) e che vengano abolite le differenze economiche e sociali su tutto il pianeta. Il risultato pratico di tutto questo si può leggere consultando i grafici delle emissioni di carbonio in atmosfera: nonostante le varie conferenze basate sul nulla (COP nelle varie declinazioni geografiche- Kyoto, Parigi ecc.- e numeriche)e i pareri dei soloni dell'Onu, le emissioni crescono senza mai deflettere, conferenza dopo conferenza. <blockquote></blockquote>
Cina, India, Pakistan, Africa, ecc. accelerano sui consumi ricorrendo al carbone, petrolio, nucleare ecc. e tutto quello che assicura energia a basso costo, badando al proprio tornaconto e profittando dello stallo occidentale. Nessuno dei paesi in questione adotta più politiche di contenimento demografico, complici gli interessi politici e le politiche di potenza regionale o globale. In questo scenario i verdi vengono a dirci che il futuro del pianeta dipende dallo stop ai consumi in Europa e in Usa (paesi in rapido declino economico, la fine di un mondo dove tra l'altro sono situati i paesi con regime democratico e liberale), ed alla adozione - ma solo da parte occidentale- di energie costose e poco efficienti come le pale eoliche o i pannelli solari. Sul primo fattore di Ehrilch, la popolazione planetaria, silenzio assoluto e chi osa soltanto accennarvi è condannato all'inferno politico, al rigetto morale e all'isolamento dal contesto "civile"del pensiero unico politically correct. Chi accenna al problema è attaccato e deriso, i dati scientifici pubblicati su riviste rigorose considerati carta straccia se non allineati alla nuova ideologia del cocomero verde. L'Antropocentrismo è verde, il pianeta può divenire immensa discarica e cimitero di tutte le altre specie viventi purché si pensi ai diritti di una sola specie: Homo. L'importante è l'uomo verde e progressista, il cocomero verde fuori e rosso dentro, come mostrato al termine della recente conferenza di unione politica tra sinistra e verdi. agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-37000642500075606262022-06-05T02:38:00.002-07:002022-06-05T06:34:31.076-07:00La distruzione verde del paesaggio italianoPare che il progetto stia per passare, con il beneplacido degli ambientalisti doc. Sette torri eoliche di 200 metri sulle colline tra Orvieto e Bolsena, uno dei paesaggi piu' belli e incontaminati d'Italia. Oltre all'inquinamento acustico dei rotori, al degrado dell'ambiente naturale che ospita specie aviarie e animali da tempo in pericolo, c'e' lo sfregio al paesaggio che neanche il piu' infame speculatore avrebbe osato realizzare. E' appena immaginabile lo sbancamento di terreno di alto valore naturalistico necessario all'impianto di queste torri, le colate di cemento, le strade di collegamento, gli elettrodotti e tutte le devastazioni ambientali per le strutture collegate. Ma i verdi sono entusiasti. Abbiamo l'energia pulita grazie alle rinnovabili. Davanti all'idolo delle rinnovabili, cosa vuoi che contino il Duomo di Orvieto o le verdi colline intorno al lago di Bolsena? Con la nuova energia si potranno realizzare nuovi condomini di dieci piani che vadano ad accrescere la gia' orrenda periferia di quella che un tempo Freud considerava una delle piu belle cittadine storiche del belpaese e ne aveva fatto uno dei suoi luoghi preferiti di vacanze. Antropos viene sempre per primo, dicono i verdi, avanti con i rotori.
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Riporto l'articolo di un opinionista del Corriere che non ha nulla a che fare con l'ambientalismo ufficiale, per fortuna.
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di E. Galli della Loggia<blockquote></blockquote>
"Una multinazionale progetta di piazzare sette pale eoliche per la produzione elettrica — di duecento metri di altezza — sul crinale delle colline prospicienti il lago di Bolsena, tra Orvieto (con il suo miserabile duomo alto appena 50 metri) e Castel San Giorgio
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In Italia è sempre così. C’è un’ emergenza, il tempo stringe, bisogna fare in fretta e allora avanti ad autorizzare e a permettere anche ciò che non potrebbe esserlo. Naturalmente per la gioia di chi ha qualche interesse in ballo e che così può farsi meglio gli affari propri. Con l’emergenza Covid ad esempio, bar e ristoranti sono stati a autorizzati a mettere qualche tavolo all’aperto senza pagare nulla per l’occupazione del suolo pubblico. Risultato: in cento città praticamente la metà dei posti macchina disponibili in centro sono stati mangiati dai dehors e dovunque i marciapiedi e perfino il centro delle piazze sono invasi quasi per intero dai tavolini. Se mai verrà il momento ci vorrà la Folgore per far tornare le cose come prima.
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Nel caso di Orvieto oggi basterebbe invece molto meno. Basterebbe che il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani desse uno sguardo al progetto delle «Rwe Renewables Italia» e dicesse un semplice no. Grazie questa volta all’emergenza Ucraina, infatti, e all’ulteriore allentamento delle regole del settore, la suddetta multinazionale progetta di piazzare a breve sette pale eoliche per la produzione elettrica — sette cosucce di duecento metri di altezza — sul crinale delle colline prospicienti il lago di Bolsena, tra Orvieto (con il suo miserabile duomo alto appena 50 metri) e il comune di Castel Giorgio. Rovinando così uno dei paesaggi più belli dell’Italia centrale e colpendone la vocazione turistica: con un progetto che tra l’altro potrebbe essere tranquillamente spostato in mezzo al mare. È mai possibile, mi chiedo, dovere stare ancora a ripetere queste cose? Da decenni essere costretti a battere e ribattere sempre le stesse cose perché in Italia lo Stato centrale e i suoi politici non sembrano accorgersi mai di nulla, muovendosi spontaneamente per primi in difesa del Paese che governano?
Coraggio ministro Cingolani, ci dia l’illusione che con lei le cose vanno diversamente!
ENERGIE ALTERNATIVE
ORVIETO
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-48304180810968459402022-05-11T08:59:00.003-07:002022-05-11T09:49:32.444-07:00Verdi e popolazione: il muro non cade<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvbTelwFFY7SLk6MdMFwLtmruj0VR715l97BKssaV2BJ3F4RsiBU7eeqF0GD-5JKrM-SoOXceBRvT30n1i_DSC2yvJnX6CEHDbq4sC_zmal55Urhe-aTUzecgqxH0l06MA6SQwXZlqXYtNxL38D440Zv-vRISsX_z1VOrkhrXPKIsWP36QD3WA0uqn/s1418/Muro.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="946" data-original-width="1418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvbTelwFFY7SLk6MdMFwLtmruj0VR715l97BKssaV2BJ3F4RsiBU7eeqF0GD-5JKrM-SoOXceBRvT30n1i_DSC2yvJnX6CEHDbq4sC_zmal55Urhe-aTUzecgqxH0l06MA6SQwXZlqXYtNxL38D440Zv-vRISsX_z1VOrkhrXPKIsWP36QD3WA0uqn/s400/Muro.png"/></a></div>
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Riporto questo articolo del Fatto Quotidiano perché esprime in maniera paradigmatica il pensiero del movimento verde (caduto nell’antropoegoismo assoluto) attraverso quelli che attualmente ne rappresentano esponenti di primo piano, come Fridays for Future e l’ecogiornalista inglese Monbiot. Le frasi estratte dal pensiero verde antropoegoico sono caratteristiche: non contano le specie viventi diverse da Homo ma solo i diritti di Homo. Il lento e sotterraneo movimento per i diritti degli animali e per un visione non antropocentrica, sembra ancora non scalfire il muro che separa gli ecologisti dalla presa di coscienza della principale criticità del pianeta: la sovrappopolazione umana. Nel pezzo vengono continuamente citati i diritti (di Homo), tra cui quello di figliare a piacimento. Si nega che la crescita demografica sia un problema, anzi:
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“l’impatto globale di essa è molto più esiguo di quanto molti possano immaginare”.
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“La crescita demografica non è, come molti sostengono, esponenziale. Anzi il tasso è in rapido calo”.
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“Considerare i figli come un grave errore di cui vergognarsi…è piuttosto desolante, sintomo di una società vecchia e reazionaria”.
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Poi si riportano le posizioni di George Monbiot, un giornalista ecologista che era partito bene in passato, contribuendo insieme ad altri (Wilson et al.)a fondare il concetto e la filosofia del Rewilding, cioè di una azione ecologica rivolta non solo a conservare le aree verdi e le specie a rischio, ma anche a reintrodurre il selvaggio, gli ambienti naturali, le specie tipiche, nelle varie zone da cui l’antropocentrismo le ha cacciate e restaurando le aree incontaminate stravolte dalla presenza umana.
Purtroppo Monbiot è caduto anche lui nelle posizioni dei diritti di Homo e nell’antropocentrismo ideologico, dimenticandosi del mondo selvaggio. La giornalista del Fatto, riportandone l’evoluzione del pensiero, parte con la solita sparata dei cannoni con cui i verdi attaccano il pensiero dissenziente:
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“…una vena più o meno razzista e colonialista nell’accusa che le nazioni ricche fanno alle nazioni povere (di fare troppi figli senza avere le risorse per mantenerli)”.
Sono infatti le soscietà ricche quelle con la crescita demografica zero, ad essere più inquinanti, consumiste e ad avere impronte carboniche maggiori, commenta la giornalista.
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A parte il fatto che a pensarla così non sono le nazioni ricche (molte multinazionali portano avanti il pensiero unico equosolidale...)ma ecologisti che non vogliono adeguarsi al politically correct ma pensare con la propria testa, questo modo di vedere nasconde una presunzione di verità e una omissione.
La presunzione di verità è la seguente: un mondo più povero, con le risorse equamente distribuite, ma senza maggior produzione (e quindi più povero, per una legge matematica), sarebbe meno inquinante anche se sovrappopolato, rispetto ad un mondo più ricco con popolazione stabile o in decrescita. Un mondo più povero e popolato, al di là delle astrazioni ideologiche, è già presente oggi in alcune aree del pianeta: non mi risulta che siano le meno inquinate. Provare per credere: proprio in questo blog ho varie volte accennato a megalopoli sovrappopolate e con tecnologia arretrata per povertà di risorse economiche (come nel mio articolo su Karachi, o su certe megalopoli africane) ridotte a discariche gigantesche e fonti di inquinamento chimico, da particolato, da plastiche, da tossici , con aria irrespirabile e tassi di morbilità e mortalità elevati.
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Veniamo all’omissione: si tace , rimuovendola da ogni argomentare, sul fatto che oggi i tassi di natalità non possono più essere considerati appartenenti a certe aree e non ad altre, della superficie terrestre. Quando si dice che i tassi di natalità, ad esempio, sono alti in Africa o in Bangla Desh, ma troppo bassi in Europa si dice una menzogna colpevolmente nascosta dai verdi antropoegoici. E’ vero infatti che la natalità è concentrata in certe aree, dove tra l’altro non vi sono risorse, ma poiché il mondo oggi è globalizzato, l’affermazione che la crescita demografica è riservata a certe zone è falsa. In passato, quando gli spostamenti di popolazione erano più rari e difficoltosi, le risorse locali (acqua, produzione agricola, alimentari, lavoro, sanità ecc.) fungevano da limitazione alla natalità. Oggi questo non costituisce più impedimento alle alte natalità, in quanto i nuovi nati, spesso ancora minorenni, si trasferiscono (o meglio vengono trasferiti con vere e proprie tratte…) nelle aree dove possono trovare risorse adeguate (Europa essenzialmente). La mobilità delle merci, ma in questi ultimi decenni soprattutto delle persone, è divenuta estremanente efficiente e diffusa (nonostante i frequenti incidenti, ma di questi i trafficanti non si preoccupano). Ciò significa che di chi nasce, ad esempio, in Nigeria, solo una parte rimarrà sul luogo, la stragrande maggioranza vivrà in Europa. (Ciònonostante la popolazione della Nigeria cresce a ritmi che la porterà ai 950 milioni a fine secolo. E stiamo parlando solo della Nigeria). E’ palesemente falso quindi che chi nasce in Nigeria inquinerà di meno: inquinerà con gli stessi tassi di tossicità chimica e fisica e le stesse emissioni di chi vive in Europa. A ciò si aggiunga che gli stessi Nigeriani aspirano ad aumentare i consumi e gli inquinanti, non volendo giustamente vivere da poveri e ricercando le vie brevi per lo sviluppo. La frase di Monbiot: “Poiché la crescita demografica riguarda soprattutto i più poveri del mondo, questi hanno un impatto sul pianeta molto più lieve rispetto ai ricchi e quindi la crescita demografica è molto inferiore a un terzo dell’aumento complessivo dei consumi” è quindi un insieme di falsità, un inganno senza se e senza ma. Monbiot tace poi miseramente sulla fine delle specie animali selvaggie africane dovuto alla crescita dell'agricoltura, delle città e delle infrastrutture. Un silenzio di tomba è il termine adeguato su una perdita irreparabile per il pianeta Terra. Altro che ritorno al selvaggio, come predicava Monbiot agli inizi della sua carriera ecologista...
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Dopo di ché l’articolo vira sulle banalità: se si assicurano i diritti delle donne, se si da istruzione ed emancipazione a donne e bambini, la natalità cala bla bla bla direbbe Greta. (E’ evidente la contraddizione tra il dire che la natalità non conta in quanto contano i consumi dei ricchi, e poi auspicare il calo della natalità per diritti). Sono le posizioni dell’Onu, ma se non si interviene con politiche attive di controllo delle nascite la storia dell’ultimo secolo dimostra che i tassi sono molto lenti a calare, o non calano affatto. A volte la natalità è anzi aumentata con lo sviluppo economico e sociale. Se ad esempio per ragioni politiche o religiose, o per semplici tradizioni secolari,per nazionalismo, o come avviene oggi in certi paesi per interessi economici (rimesse ecc.), si perseguono l’aumento della popolazione e un alto numero di figli, lo sviluppo di economie più floride non arresta la crescita. Si consideri l’inerzia demografica delle popolazioni immigrate: la riduzione, pur presente in certi casi, è molto lenta e i tassi si mantengono alti soprattuto nelle culture poco disposte all’integrazione. C’è infine il discorso della campana demografica: le popolazioni in crescita sono molto giovani, e su una popolazione con alti numeri di giovani la base su cui si applicano le percentuali è più ampia. Alla lunga, anche se il tasso di natalità cala leggermente nelle percentuali, i numeri assoluti dei nuovi nati sono in crescita, pur in presenza di sviluppo economico e di diritti. Il finale di simili articoli sconfina a volte nel patetico e nel politically correct: " Perché i bambini lavorano nei paesi poveri? Perché gli adulti non hanno salari adeguati, perché le multinazionali (e quindi la colpa è sempre dell’occidente…) subappaltano ecc. ecc. Stendo un pietoso velo su questa congerie di corbellerie di cui è difficile fare anche un commento. Come se l’Africa, qualora mancassero le imprese occidentali, sarebbe in rigoglioso sviluppo. Sospetto che, semplicemente, sarebbe preda delle imprese di rapina cinesi, o, bene che vada, russe o indiane. <blockquote></blockquote>
Come sempre i verdi sono ormai in pieno delirio antropocentrico e , parafrasando il filosofo, forse soltanto un Dio ci può salvare.
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<blockquote><i>Articolo del Fatto Quotidiano (Autrice : Linda Maggiori)</i></blockquote>
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Ogni volta che provo a parlare di stili di vita, che testimonio come si possono ridurre i consumi, che parlo di giustizia ecologica e globale, immancabilmente qualcuno mi attacca dicendomi: “Ipocrita, taci, tu vegana e senz’auto, inquini più di me che mangio tutti i giorni la bistecca e che vado sempre col Suv, perché hai fatto 4 figli”.
Considerare i figli come un grave errore di cui vergognarsi, o un motivo per accusare e zittire una donna impegnata nell’ambiente, è piuttosto desolante, sintomo di una società vecchia e reazionaria. Non ho mai “sbandierato” questa scelta (la pianificazione familiare è un fatto privato). Mi accorgo però che sul concetto della sovrappopolazione tanti si aggrappano, forse per mettersi a posto la coscienza. Pochi figli (o zero figli) legittimano stili di vita inquinanti? Al contrario è colpa di chi fa più figli se il mondo va a rotoli?
Una settimana fa i Fridays for Future Italia hanno sollevato questo tema, scatenando un vespaio. Hanno citato un articolo di Monbiot, giornalista del Guardian, che affermava (2020): “Non c’è dubbio che la crescita demografica sottoponga l’ambiente a uno stress. Ma l’impatto globale è molto più esiguo di quanto molti possano immaginare. La crescita demografica globale (annua) è oggi dell’1,05% e costituisce la metà del tasso di crescita massima, raggiunto nel 1963 (2,2%). In altre parole, la crescita demografica non è, come molti sostengono, esponenziale. Anzi, il tasso è in rapido calo. Di contro, fino alla pandemia, la crescita economica globale si era aggirata per diversi anni intorno al 3% e ci si aspettava che restasse stabile. In altre parole, la crescita era esponenziale. Poiché la crescita demografica riguarda soprattutto i più poveri del mondo, questi hanno un impatto sul pianeta molto più lieve rispetto ai ricchi e quindi la crescita demografica è molto inferiore a un terzo dell’aumento complessivo dei consumi”.
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George Monbiot sottolineava una vena più o meno consapevolmente razzista e colonialista nell’accusa che le nazioni ricche fanno alle nazioni povere. Sono infatti le società ricche, quelle con crescita demografica zero, ad essere più inquinanti, consumiste e ad avere impronte carboniche maggiori.
Prendiamo l’Italia, dove ci sono più morti che nati, dove il cemento avanza imperturbabile la sua corsa e le auto aumentano di anno in anno. Sempre meno persone, sempre più oggetti. Una società vecchia, sempre meno attenta ai bisogni delle nuove generazioni, e piuttosto cinica rispetto al futuro. In Italia i bambini sono 5 volte in meno delle auto (8 milioni contro 39 milioni), i diritti e lo spazio destinato ai bambini in città è sempre più esiguo.
Nel Sud del mondo la sovrappopolazione è davvero un problema, ma è un problema soprattutto di diritti. Le donne dei paesi poveri hanno tanti figli non sempre per libera scelta, ma perché non hanno diritti, sono costrette in matrimoni forzati e precoci, hanno scarso accesso ai metodi contraccettivi, alle cure sanitarie, all’istruzione, i bambini sono braccia da lavoro, sfruttati nel lavoro minorile. Con programmi di emancipazione, salute e istruzione per donne e bambini, mettendo al bando lo sfruttamento del lavoro, la crescita demografica naturalmente rallenta.
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Ma perché i bambini lavorano? Perché gli adulti non hanno salari adeguati, perché le multinazionali subappaltano chiudendo gli occhi sui diritti, perché noi occidentali abbiamo fame di continui vestiti, giocattoli, oggetti a prezzi stracciati. Solo dando maggiori diritti a donne e bambini si riuscirà a rallentare la crescita demografica nei paesi poveri. Al contempo il modello occidentale, consumista ed energivoro non può essere un modello da seguire per chi esce dalla povertà. E siamo noi i primi a dover dare il buon esempio, consumando meno. Il punto è tutto qua.
Nel mondo ci sono quasi 2 miliardi di auto (concentrate soprattutto nel nord del mondo), qualcosa come 210 miliardi di animali allevati, (carne destinata per lo più a occidentali ipernutriti – e malati) e una marea di cibo sprecato. Il 5% dei 7 miliardi di attuali esseri umani usa il 25% delle risorse disponibili e il 20% della popolazione mondiale usa l’80% dell’energia.
Le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale toccherà i 9,8 miliardi nel 2050 per poi diminuire. Se tutti vorranno mangiare così tanta carne come mangiamo noi, se vorranno avere un’auto a testa come noi, cementificare, produrre rifiuti, sprecare cibo e comprare vestiti come facciamo noi, cosa diremo loro? “Noi sì, voi no, stateci a guardare e fate meno figli”?
Oltre a garantire diritti, istruzione e salute nei paesi del Sud del mondo, dobbiamo ridurre la nostra impronta ecologica, per permettere a tutti gli abitanti del pianeta di raggiungere la stessa dignità e sobrietà. Non c’è pace senza giustizia ecologica.
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Linda Maggiori
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-19931503706054947532022-05-08T02:16:00.001-07:002022-05-08T02:17:37.551-07:00Il mondo che si delinea dopo la guerra<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7SEsnaWJF7aIhriNQJ9G071GiJAz-Vm4M0F3PkDW0uQJHeW9fsEsRXjv_cvL6dFWjL9CIH9_RfIi9lKdOFAKcaJSQBbr9iA1ppHayF5RjuJOOjtleB7gyj9L_NKYwlmAPgnpvpNnAe2_ZCMsuKh41Zljf9vja0Y2l76Po1ikOFK47Tg_47YkADpUn/s1314/Schermata%202022-05-08%20alle%2011.14.45.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="676" data-original-width="1314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7SEsnaWJF7aIhriNQJ9G071GiJAz-Vm4M0F3PkDW0uQJHeW9fsEsRXjv_cvL6dFWjL9CIH9_RfIi9lKdOFAKcaJSQBbr9iA1ppHayF5RjuJOOjtleB7gyj9L_NKYwlmAPgnpvpNnAe2_ZCMsuKh41Zljf9vja0Y2l76Po1ikOFK47Tg_47YkADpUn/s400/Schermata%202022-05-08%20alle%2011.14.45.png"/></a></div>
<blockquote></blockquote>Si temeva che le emissioni di carbonio portassero alla fine della civiltà nel giro di alcuni decenni. Ben più rapidamente l'emissione di stupidità da parte degli umani sta portando ad una crisi planetaria da cui non vedo vie di uscita. La guerra e, prima ancora la pandemia, ci stanno insegnando che sperare nelle risorse delle civiltà che si confrontano sulla terra è pura illusione. La globalizzazione si è rivelata per quel che era, un fatto commerciale per ridurre il costo del lavoro e implementare le produzioni su scala mondiale(senza più alcuna attenzione alla democrazia). In realtà, dietro le menzogne sull'economia globale, c'erano interessi di potere di paesi e governi ben determinati a fare solo i propri affari. La fine del lungo dopoguerra è ormai evidente dalla politica Usa degli ultimi presidenti, senza distinzione di partito. Molto illuminante è stato come l'america ha risposto alla aggressione russa dell'Ucraina: il presidente, un vecchio signore dell'establishment, invece di arrivare ad un compromesso onorevole con l'aggressore,come avrebbe fatto un quasiasi Kennedy o Nixon, ha cominciato ad inveire contro il nemico, ha escluso accordi fin da subito, infine si è limitato a inviare armi, lasciando la politica dell'occidente in balia dei singoli governi incapaci di dare una risposta unitaria. Dietro le parole inutili era possibile leggere questo pensiero: l'America non ha intenzione di sporcarsi le mani a migliaia di chilometri dai suoi confini, noi siamo qui, vedetevela voi. La crisi dell'Europa è evidente a tutti, e gli unici interlocutori della potenza nucleare russa sono stati la Cina ed Erdogan. L'europa è un circolo dopolavoro che fa continue riunioni senza concludere nulla. Manca di strumenti adeguati , non ha un esercito, ha una economia frammentata, e legislazioni completamente diverse nei singoli paesi. Anche nella pandemia abbiamo assistito allo spettacolo di una Europa incapace di coordinarsi, ed a una america che ha vaccinato solo una parte della popolazione. La sfiducia nella scienza è manifesta ovunque nella terra della sera, come chiamavano i greci la parte di mondo soggetta alla loro influenza. La scienza è nata in occidente ma la civiltà occidentale non trasmette più istruzione, la scuola ha perso i suoi riferimenti e i contenuti tecnici sono scadenti. Se fosse possibile stilare un indice di sviluppo tecnologico, al primo postro sarebbe la Cina. Le lingue parlate in europa sono tutte alla fine, l'inglese regge finchè ci si gestirà il commercio, ma presto arriverà il cinese o l'indiano. La vicenda delle vaccinazioni ha dimostrato che non c'è più una comunità con valori condivisi. Ancora alcuni decenni fa si seguivano le indicazioni degli scienziati senza discutere, oggi si fanno dibattiti per qualsiasi argomento. Il crollo culturale non è che il riflesso del crollo dell'ambiente, della biosfera, e di quella luce intellettuale che è oggi sostituita dal commercio e dalle vendite. In questo mondo mediatito sembra di assistere alla continua menzogna pubblicitaria, senza un senso di verità che guidi da qualche parte. Siamo tutti più soli, in un mondo di otto miliardi, chiusi in scatoloni di cemento, irrorati dal verbo consumistico, impoveriti di concetti e di parole, in preda a ciarlatani e a scienziati che parlano nel deserto di coscienze intellettuali, mescolando le loro voci in un osceno caleidoscopio. Non ci sono più cori gregoriani, ma coretti da pollaio. Nella tv russa hanno parlato, le nuove menti che orientano i popoli, di missili termonucleari lanciati su città come Londra o Berlino, o Parigi. Non sono stati neanche in grado di capire la follia e il paradosso che si nasconde diatro queste esibizioni. Questo nel bel mezzo di una guerra che rischia ogni momento di estendersi. Il discorso ecologico, al momento della crisi, non ha retto alla prova.I vari protocolli tipo Kyoto sono belli e seppelliti, e ogni paese si industria a bruciare petrolio, carbone e gas senza più alcuna remora. Sulle rinnovabili pongo pietoso velo, visto che la situazione ha fatto gettare la maschera a tutti: nessuno crede che siano di qualche importanza per superare la crisi. L'economia si avvia verso la stagnazione e l'inflazione, contemporaneamente. Dall'aumento vertiginoso dei prezzi dell'energia si salvano per il momento i paesi che usano il nucleare, ma ciò non basta all'economia mondiale. Nel frattempo si preparano scenari di fame e di migrazioni di massa visto la crescita demografica del nord Africa e dell'India. Migrare verso la crisi economica è pur sempre meglio che rimanere nella fame certa. E nessuno ancora azzarda a prporre politiche demografiche che facciano almeno ridurre il problema tra dieci o venti anni. Le emissioni di stupidità da parte di Homo non si fermano: paesi alla fame cercano di incrementare le nascite per pura politica di potenza o per la speranza di rientro economico delle rimesse degli emigrati. Si procede alla cieca...chi vivrà, vedrà.agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-1708017130733027252022-02-24T02:01:00.005-08:002022-02-24T02:17:02.989-08:00Considerazioni geopolitiche<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjcYM1yVkx-qRILU9d0IM7HviaiDF3Yy7LCBIaoqmNHle8EM7_9vxut2MCNSJJO-k9j82CnfXx11OTIx5b5Qjqc_VslpYbPvwVib9U1UZB-qkum2ZqBvn5Osw9j9FMVbvjskxb02f3QWnruh0ardz60ZemQQ5UApxhRtEcVQolpUW2oCEEZfuD_d5d-=s888" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="666" data-original-width="888" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjcYM1yVkx-qRILU9d0IM7HviaiDF3Yy7LCBIaoqmNHle8EM7_9vxut2MCNSJJO-k9j82CnfXx11OTIx5b5Qjqc_VslpYbPvwVib9U1UZB-qkum2ZqBvn5Osw9j9FMVbvjskxb02f3QWnruh0ardz60ZemQQ5UApxhRtEcVQolpUW2oCEEZfuD_d5d-=s400"/></a></div>
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Non c'è bisogno di essere esperti in geopolitica per trarre alcune conclusioni sulla guerra russo-ucraina.
Lo spettacolo recente dell'Afganistan, del cosidetto esercito più potente del mondo (quello americano) che fugge letteralmente con aerei stracarichi all'ultimo istante davanti ad un esercito (più banda che esercito...) di straccioni impreparati e disorganizzati, non poteva che portare al via libera: la Russia si sta riprendendo l'Ucraina, la Cina a breve si riprenderà Taiwan. <blockquote></blockquote>
Lo spettacolo dell'Occidente (la terra del tramonto) di fronte ai nuovi scenari è devastante. A fronte dell'alleato americano suonato e sotto KO, incapace perfino di reagire con dignità, c'è la figura meschina dell'Europa incapace di fare un comunicato unico che esprima un'idea. Lasciamo stare l'aspetto militare: dal secondo dopoguerra gli europei, ed in parte gli stessi americani, hanno disimparato di come si fa e si conduce una guerra. Quello che sanno fare è solo "polizia internazionale" o peace kiping che dir si voglia. Quando il Nobel Obama si rifiutò di bombardare in Libia il palazzo che ospitava qualche centinaio di terroristi (ed i loro capi) perché c'era il pericolo della presenza di alcuni civili nei dintorni, permettendo così ai terroristi di lasciare indisturbati il loro quartier generale e fare poi nelle settimane successive migliaia di morti civili innocenti tra massacri, esecuzioni e attentati, fu chiara a tutti la parabola di una potenza che non era più niente di rilevante sulla scena mondiale. <blockquote></blockquote>
Di fronte all'invasione russa, il nostro ministro degli esteri Di Maio ha minacciato come ritorsione di non incontrare per un po' i governanti russi. Putin e Medvedev pare siano stati colti da una crisi di panico. Poi però si sono ripresi e hanno commemtato: "ma come, se viene qui solo per magiare ai ricevimenti...".
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La politica energetica europea è poi l'esempio più eclatante della fine di un'epoca. Mentre avanzano sulle scenario geopolitico le nuove "sovranità" internazionali: la Russia, la Cina, l'Asia sud orientale e il Giappone, e si affaccia persino qualche nazione africana, l'Europa segue il destino che si è scelta. Da anni ha rinunciato alla sovranità energetica e optato per la dipendenza dal gas russo. Prima ha scelto di dipendere per respirare dal boccaglio russo, ora fa la voce grossa con chi gli da l'ossigeno. E' chiaro che quella che esce è una voce in falsetto, siamo in piena comicità di una tragicommedia. Un mare di pannelli cosiddetti solari funzionano solo in virtù di generosi finanziamenti che fanno apparire essenziale quello che essenziale non è, e migliaia di torri eoliche stanno sorgendo ovunque, devastando ambienti e paesaggi, in attesa di un vento che non arriva, e se arriva è vento di guerra mosso dalle bombe. A ciò si aggiunge l'irrilevanza politica: la capacità europea di influire sulla geopolitica è legata solo ai regali economici, al comprarsi la benevolenza. Ovviamente ognuno ne approfitta secondo i propri interessi: basti vedere la rapina del gas che in teoria sarebbe nei confini europei. La Turchia si sta prendendo tutti i pozzi di gas e carburanti nel mediterraneo orientale, e le trivelle egiziane e algerine sono già all'opera nei nostri mari.
Un fallimento più grande di così era difficile immaginarlo per i demagoghi europei, seguaci della nuova religione verde con un dio dal nome ridicolo e impronunciabile: Rinnovabile. Anzi una novella trinità se si aggiungono Sostenibile ed Equosolidale. <blockquote></blockquote>
Di questi tizi il lupo russo fa un boccone solo, e giustamente. Le sanzioni, l'unica arma spuntata che la terra del tramonto è in grado di porre in campo, fanno ridere chi, da un momento all'altro, può decidere di bloccare la nostra economia, il riscaldamento in inverno, l'aria condizionata in estate (di cui non sappiamo più fare a meno), le fabbriche, le città di una terra che è ormai terra di tutti e di nessuno. Basta un grido di Putin per far scappare tutti gli europei, con la coda bassa, sotto il padrone Usa, che però ha perso ogni capacità di padroneggiare chicchessia.
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E ora prepariamoci a Taiwan...agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-46348785323918016682022-01-20T02:28:00.006-08:002022-01-20T06:22:47.921-08:00E se il riscaldamento da carbonio non ci fosse?</blockquote><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi6mYCBoXM0FCw-ItcGgBBUeRPWyY2VOTDwed8ldd_5NSO0HPeHUiN7664z8FT-ZTJm-qntDEw9ELanlxnVfaTHZWkkLryC7udXZG_ln7lLUFnI0iZuaSy6g5lKskO7qWyU_0-Giev_odGy_S3-VmA9BmUcPoTLfkoVL9VGWaT6_uijVRAAEQJQRlfv=s1284" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="886" data-original-width="1284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi6mYCBoXM0FCw-ItcGgBBUeRPWyY2VOTDwed8ldd_5NSO0HPeHUiN7664z8FT-ZTJm-qntDEw9ELanlxnVfaTHZWkkLryC7udXZG_ln7lLUFnI0iZuaSy6g5lKskO7qWyU_0-Giev_odGy_S3-VmA9BmUcPoTLfkoVL9VGWaT6_uijVRAAEQJQRlfv=s400"/></a></div>
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(La curva di Michel Mann)
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Riporto il seguente intervento del Professor Prestininzi (maggio 2021) al Collegio degli Ingegneri di Padova e pubblicato su Meteoweb. Il professore sostiene che il riscaldamento atmosferico in atto, che non nega, non dipende dalla presenza di CO2 in eccesso, ma da cicli che sulla Terra sono sempre esistiti. Porta a dimostrazione dati scientifici e studi di esperti scienziati del clima, riportati su riviste internazionali. La denuncia dello scienziato è netta: dietro gli allarmismi sul clima c'è una strategia delle lobby dell'ecologismo mainstream con l'intento di far passare la loro politica: rinnovabili come sola fonte energetica consentita, redistribuzione delle risorse a danno dell'occidente (ma non della Cina), stop alla crescita economico-tecnologica, libera espansione numerica della nostra specie. Questa visione è infatti viziata da un dato di fondo: la rivoluzione verde dovrebbe avvenire senza mai toccare il tema della popolazione umana e dell'effetto antropico dovuto alla sovrappopolazione sulla catastrofe ecologica. La questione del riscaldamento da carbonio costituisce il leit motiv che permette ai Verdi di conquistare una rilevanza politica dietro una ideologia faziosa che esamina solo i dati che la supportano e silenzia tutti gli altri. Se guardiamo alle scelte delle istituzioni europee e quelle del presidente democratico americano, si tratta per ora di una strategia vincente che ha visto schierati in campo anche gli esperti Onu e che ha silenziato tutte le voci contrarie. La sopraffazione di chi denuncia la unilateralità di questa ideologia e il silenziamento dei dati scientifici, sono fatti che debbono aprire gli occhi oltre che il dibattito su temi che non possono essere monopolizzati dai soliti noti. La lotta politica e gli interessi di potere delle lobbies -comprese quelle cosidette ambientaliste- non possono sopraffare la libertà di pensiero basata sui dati oggettivi, come quello riguardante le cause reali dei cambiamenti climatici e le conseguenze della prevaricazione della nostra specie su tutte le altre.
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<i>"Il Collegio degli Ingegneri di Padova ha promosso il ciclo di conferenze dal titolo “Dialoghi sul Clima” per dare voce ai numerosi punti di vista su questo tema tanto dibattuto. L’obiettivo è promuovere un confronto su ampia scala e sui diversi aspetti del clima, ospitando esperti dei diversi settori al fine di acquisire un quadro complessivo fondato su basi scientifiche.
Nell’appuntamento del 26 Maggio, è intervenuto il Prof. Alberto Prestininzi, Docente di Geologia applicata presso La Sapienza di Roma, che ha affrontato alcuni temi spesso trascurati nel dibattito nazionale: cosa emerge dalle conoscenze del passato? La storia geologica ed i suoi archivi possono aiutarci a decifrare il comportamento climatico del nostro pianeta? Ecco i contenuti principali dell’intervento del Prof. Prestininzi.
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Sono oltre 40 anni che tv, giornali e media parlano di “catastrofi imminenti” riguardo al clima, “incutendo terrore misto a minacce e ritorsioni, mentre l’accademia non è più il luogo del confronto”. Inizia così l’intervento di Prestininzi, che cita come esempi i seguenti articoli di giornale:<blockquote></blockquote>
• 1989 Repubblica, 2 novembre – Dieci anni per salvare la Terra, lo affermano gli scienziati<blockquote></blockquote>
• 2007 Repubblica, 16 dicembre – Ambiente: due anni per salvare il mondo. Gli scienziati sono ormai tutti d’accordo<blockquote></blockquote>
• 2007 Corriere della Sera, 5 maggio – Le Cure per guarire la Terra suggerite dagli scienziati: ci sono solo 8 anni di tempo<blockquote></blockquote>
• 2008 Repubblica, Giugno – Entro l’estate Polo senza ghiaccio; Lo dicono gli scienziati<blockquote></blockquote>
• 2013 Repubblica, 9 settembre – Dieci anni per salvare il pianeta. L’allarme degli scienziati dell’Onu. (dal Quinto Report IPCC).
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“Come mai abbiamo trasferito questo tema dai luoghi deputati alla ricerca ad un dibattito-confronto politico-ideologico, gestito formalmente dal sistema di comunicazione?”, si chiede l’esperto. “DaI severo discorso fatto da J. Hansen al Congresso USA nel 1988, l’ONU ha assunto l’onere «di capire» fondando l’IPCC (presieduto sempre da economisti), al quale è stato affidato il compito «scientifico» di verificare gli effetti sul clima connessi alle emissioni di CO₂. Negli ultimi due decenni, gran parte dell’isteria sul riscaldamento globale – in seguito ri-etichettata “cambiamenti climatici” – si è basata sul cosiddetto grafico a “mazza da hockey” creato da Michael Mann (figura sotto il titolo). Il grafico è stato utilizzato dall’IPCC per rendere credibili i modelli previsionali. Ma questo grafico è una frode. Un algoritmo software creato dall’uomo e truccato per produrre una forma di bastone da hockey, indipendentemente dai dati reali. A Michael Mann non piaceva essere considerato un ciarlatano dagli scienziati critici, quindi li ha citati in giudizio per diffamazione. E alla fine di agosto 2019, una di quelle cause è stata conclusa dalla Corte Suprema della British Columbia, in Canada, che ha respinto la causa di Mann contro il Dr. Tim Ball. Ma c’è di più. Secondo Principia-Scientific, il tribunale non solo ha accolto la domanda di Ball per l’annullamento della causa pluriennale da nove milioni di dollari, ma ha anche compiuto il passo aggiuntivo garantendo a Ball di non pagare i costi legali. Si prevede che questo straordinario risultato provocherà gravi ripercussioni legali per il dottor Mann negli Stati Uniti e potrebbe rivelarsi fatale per le affermazioni scientifiche sul clima secondo cui le temperature moderne sono “senza precedenti”. Michael Mann si è rifiutato di consegnare i dati che ha utilizzato per costruire il grafico”, spiega Prestininzi, che è poi passato ad affrontare l’aspetto scientifico della questione clima.
“Un gruppo internazionale di esperti ha studiato le carote di ghiaccio nell’Antartide, arrivando fino a 800.000 anni fa e ricostruendo le variazioni della CO₂, della temperatura e del metano nel tempo (figura seguente). Si nota che ci sono cicli grossomodo di 100.000 anni, che sono esattamente i cicli di Milankovic. Milankovic ha giustificato le vecchie glaciazioni con dei cicli che obbedivano a quella che era l’oscillazione dell’asse terrestre e quindi degli effetti del sole sulla Terra, producendo questi cicli periodici di 100.000 anni. Nei 100.000 anni, ci sono oscillazioni minime che hanno una grossa influenza e che noi possiamo misurare”, spiega Prestininzi.
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Diminuendo la scala a 10.000 anni, attraverso dati veri ottenuti da fossili guida, usati per la datazione relativa delle rocce, l’esperto illustra l’esempio del clima in Europa nell’Olocene, evidenziando le grandi oscillazioni all’interno di questo periodo. “Il clima della Terra non è qualcosa di omogeneo: abbiamo un clima che caratterizza la parte all’estremo nord, un clima temperato, un clima che riguarda la zona equatoriale e così via. In ognuno di questi evidentemente ci sono condizioni differenti e quindi trovare le medie globali del clima per capire qual è il trend è una cosa molto molto difficile”, spiega Prestininzi.
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<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhTL4Jk0i-jTG266tP7P0z5ahxO3-PgCOH60KCt_7imCg4y_T3e6WwUfR2jeuLdiyTAj8vsYkiE6jMonatxamL5lMvXkR4q7cczMXE6FzSN9hBDHJv2HTBkkJylyWqOoLGZpCwdW_Pqe4_ClNz_ydvESIEcYDtc5FdDNSaOAARikkf2GiO35AsQoBuY=s1516" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1078" data-original-width="1516" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhTL4Jk0i-jTG266tP7P0z5ahxO3-PgCOH60KCt_7imCg4y_T3e6WwUfR2jeuLdiyTAj8vsYkiE6jMonatxamL5lMvXkR4q7cczMXE6FzSN9hBDHJv2HTBkkJylyWqOoLGZpCwdW_Pqe4_ClNz_ydvESIEcYDtc5FdDNSaOAARikkf2GiO35AsQoBuY=s400"/></a></div>
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<i>L’esperto sottolinea come l’andamento del clima degli ultimi 10.000 anni “rispetta certe leggi che oggi andiamo via via dipanando perché esistono delle perfette correlazioni con questi cicli inferiori ai 100.000 anni e questi cicli trovano corrispondenza con l’attività solare”. Prestininzi evidenzia poi che dal grafico sull’andamento della CO₂, basato su dati reali, non emerge alcun tipo di correlazione con le oscillazioni della temperatura negli ultimi 10.000 anni.
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L’intervento di Prestininzi si concentra poi su uno studio condotto da ricercatori italiani e pubblicato su Scientific Reports, dal titolo “Persistent warm Mediterranean surface waters during the Roman period”. Nello studio, i ricercatori hanno voluto misurare la temperatura superficiale del Mediterraneo in un certo tempo, utilizzando punti particolari come Mar Egeo, Mare di Sicilia, Mare di Minorca e Mare di Alboran (Stretto di Gibilterra). In questi punti, sono stati eseguiti dei carotaggi. I dati ottenuti sono poi stati confrontati con le oscillazioni del Nord Atlantico. È emerso che il cosiddetto periodo caldo romano è presente in tutte le valutazioni. Tutti questi dati dimostrano che si tratta di un “trend generale del pianeta”, spiega l’esperto. Nel caldo romano, “Annibale ha attraversato con gli elefanti le Alpi, che erano caratterizzate da una bassa presenza di neve, cosa che circa 100 anni dopo non avrebbe potuto fare a causa del seguente abbassamento della temperatura durante la Piccola Era Glaciale, durata fino al 1700. Poi inizia il trend in risalita del riscaldamento in cui oggi siamo immersi. Dallo studio è emerso che durante il periodo romano c’erano circa 2°C in più rispetto ad adesso”, aggiunge l’esperto.
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Prestininzi parla poi del bacino dell’Amerasia, sotto i ghiacci dell’Artico. “Finora sono state condotte poche ricerche per la difficoltà di esplorare il fondale marino sotto la coltre di ghiacci dell’Artico. Da 10 anni, due grandi centri di ricerca, uno in Germania e uno negli Stati Uniti, stanno conducendo e pubblicando ricerche interessantissime che però non vengono assolutamente pubblicizzate. L’IPCC non ne parla. Gli studi stanno documentando una straordinaria attività vulcanica con emissioni idrotermali ad altissima temperatura lungo l’estremità della dorsale medio atlantica, lunga 1.600km, sotto i ghiacci del Mar Glaciale Artico. Questo idrotermalismo, ossia una circolazione di acque calde, va ad influenzare tutto il bacino”, spiega l’esperto, affrontando il tema del riscaldamento dell’Artico, tanto dibattuto quando si parla di riscaldamento globale.<blockquote></blockquote>
Prestininzi poi parla delle proiezioni ufficiali fornite dall’IPCC riguardo l’innalzamento del livello del mare entro il 2030. Nel 1977, era stato previsto un innalzamento di 6 metri, nel 1985 era stato previsto un innalzamento di 1,4 metri. Nel 1990, si prevedeva un innalzamento di 0,3 metri, sceso a 0,2 nelle proiezioni del 1995 e a 0,17 nelle proiezioni del 2000. Nel 2013, infine, è stato previsto un innalzamento di 0,53-0,98 metri entro il 2100. Prestininzi sottolinea, invece, come negli ultimi anni il livello del mare abbia oscillato solo di pochi centimetri, sulla base di dati satellitari reali.
A conclusione del suo intervento, l’esperto cita il Premio Nobel per la Fisica Ivar Giaever che ha definito il riscaldamento globale come “una nuova religione”: bisogna cioè accettare la tesi delle responsabilità umane come un dogma ed è proibito discuterne da un punto di vista scientifico.<blockquote></blockquote></i>"
(Da Meteoweb.eu)
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-1127238355033700052022-01-12T09:46:00.014-08:002022-01-16T04:18:25.377-08:00Un ecologista diverso<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEii239HBhyKpm_OEHqyfadRFIJbh-6Qk8umk5_SSsZTwL6HlCVNmSuQdW8OA7OfkNe5yr09KNAJnHvLyLfLCoojAENoZMAQmE-O3psxZc09Y4qX8D06Uis_qwKKNiJ4Htgt3z8sVcd4oDyDuYmfRVTuD3MORKytyG421EqYX3khAy5Yct5o6FVhTiSM=s2061" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="2061" data-original-width="1350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEii239HBhyKpm_OEHqyfadRFIJbh-6Qk8umk5_SSsZTwL6HlCVNmSuQdW8OA7OfkNe5yr09KNAJnHvLyLfLCoojAENoZMAQmE-O3psxZc09Y4qX8D06Uis_qwKKNiJ4Htgt3z8sVcd4oDyDuYmfRVTuD3MORKytyG421EqYX3khAy5Yct5o6FVhTiSM=s400"/></a></div>
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"<i>Il rapporto tra Gaia e l'ambientalismo non e' mai stato facile. Mi sembra di considerare la politica ambientalista proprio come George Orwell guardava al socialismo dei suoi tempi.Il mio cuore e' con gli ambientalisti, ma vedo le loro buone intenzioni vanificate dall'incapacita' di comprendere che la difesa dei diritti dell'uomo da sola non basta. Se, distratti dalla preoccupazione per gli esseri umani, trascureremo di prenderci cura di tutte le altre forme di vita presenti sulla Terra, la nostra civilta' finira' per soffrirne, e noi patiremo con essa...Condivido il disincanto di Patrick Moore nei confronti dell'ambientalismo. Moore fu uno dei fondatori di Greenpeace, ma come me ha una visione orwelliana delle lobbies ambientaliste odierne."
( James Lovelock: Omaggio a Gaia. 2000, Bollati Boringhieri pag. 26)</i>
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L' idea di Gaia consiste nel considerare il pianeta terra un sistema olistico in cui numerosi feed back assicurano alcune condizioni favorevoli alla vita, come la temperatura, il ciclo del carbonio, la produzione di ossigeno, la funzione della vegetazione, degli insetti, degli animali in genere, la presenza elementi chimici e di acqua. Il sistema Terra è quasi un organismo vivente a cui partecipano sia gli elementi biologici che chimico-fisici, con i suoi diversi equilibri omeostatici.
L'idea di Gaia dagli ambientalisti mainstream non è mai stata accolta ed il motivo è semplice: al centro dell'ideologia verde rimane l'uomo, i suoi diritti e i suoi interessi. Tipica di questo modo di pensare è la frase con cui si invoca la difesa della natura e degli animali: "per lasciare ai nostri discendenti (umani) un mondo migliore" (sic!)-. Il concetto di Gaia introduce una prospettiva diversa che vede la biosfera come un organismo unico, di cui l'uomo è una delle componenti dipendente dalle altre. Secondo l'ideologia dei Verdi permane l'idea cartesiana dell'uomo come sede dell'intelletto (res cogitans), mentre la natura non è che "res extensa", materia e materiali a completa disposizione di chi detiene il supremo potere dell'intelletto, meritevoli di protezione solo in quanto beni goduti dal padrone. La natura va si protetta, ma come dominio dell'uomo, e viene dopo le sue esigenze di giustizia sociale e fruizione dei beni. Che i sistemi naturali, a prescindere dalla presenza umana,siano sistemi olistici in grado di autoregolarsi e funzionare autonomamente è qualcosa che confligge in modo diretto con il credo cartesiano. Già Gregory Bateson aveva specificato nel suo "Verso una ecologia della mente" (1972) che i sistemi naturali sono sistemi complessi che mostrano di funzionare secondo regole che possiamo definire "intelligenti". L'intelligenza, a differenza di quel che ritengono i cartesiani, non è una realtà umana, ma appartiene alla natura nel suo complesso e ai vari sistemi che la compongono: l'intelligenza è diffusa.
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Lovelock non nasce come ecologista, ma come scienziato e ricercatore applicato a problemi pratici. Questo gli ha dato una impostazione scientifica e non basata sulle posizioni politiche preconcette e pregiudiziali. Una delle sue grandi invenzioni è il gascromatografo a "cattura di elettroni" (1957). Questo strumento, abbastanza semplice nella sua realizzazione pratica ma geniale nella teoria basata su flussi di gas in un campo elettrico, gli permise di individuare numerose sostanze inquinanti presenti nell'atmosfera - anche se in quantità infinitesimali dell'ordine di una parte su svariati miliardi- ma capaci comunque di determinare effetti deleteri sulla salute umana e in quella della biosfera. Tra queste sostanze i fluorocarburi (capaci di distruggere lo strato protettivo di ozono della stratosfera), i nitrati, i dimetilsolfuri,i metilioduri cancerogeni, gli idrocarburi aromatici policiclici e tanti altri. Fu grazie alle sue ricerche e agli strumenti da lui sviluppati che Rachel Carson poté scrivere l'opera fondamentale che diede l'avvio al movimento ecologista: Silent Spring. In essa l'Autrice denunciava l'onnipresenza sulla Terra di veleni chimici generati dall'attività antropica. fu anche grazie ai dati di Lovelock che Paul Herlich scrisse gli effetti devastanti della sovrappopolazione umana nel suo libro "The Population Bomb". Ma subito il movimento verde abbandonò la strada dell'analisi oggettiva dei dati e scelse quella comoda dell'ideologia antropocentrica, in cui i diritti umani divengono assoluti e la colpa del degrado ambientale ricade solo sullo sviluppo economico e industriale. Una strada che nega nei numeri senza limiti della crescita di Homo anche la verità più banale degli effetti drammatici sull'ambiente.
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Tra i verdi e Lovelock non c'è amore, anzi c'è un certo astio che sfocia a volte in odio. Reciproco. Il suo nome non viene mai pronunciato nelle varie conferenze e congressi ecologisti. Come avveniva ai tempi del politburo del PCUS, la sua immagine è scomparsa dalla foto di gruppo dei personaggi di riferimento del movimento. La disistima dell'inventore di Gaia nei confronti degli ambientalisti mainstream è totale: l'accusa più benevole è di ideologismo. Una ideologia rigida, totalitaria ed estremista che non ammette la critica scientifica difendendo posizioni più politiche che derivate dai dati oggettivi. Una ideologia che, dice Lovelock, è più dannosa di tante posizioni politiche contrapposte, perfino di quelle che difendono l'industrialismo. Una delle rigidità che Lovelock critica è quella che non riconosce il problema della sovrappopolazione della specie umana e attribuisce la presenza ubiquitaria dei veleni ambientali esclusivamente allo sviluppo industriale capitalistico:
"Una delle varie ragioni per cui considero il movimento dei Verdi con un misto di irritazione e tenerezza è la loro ossessione per i prodotti delle industrie chimiche e nucleari. Per molti Verdi se una sostanza chimica come il metilioduro o il disolfuro di carbonio proviene da un oscuro, satanico stabilimento, è per sua natura l'incarnazione del male; viceversa, se proviene da alghe coltivate con metodi biologici o cresciute spontaneamente, allora deve essere per forza buona e sana. Per me, come scienziato, non fa alcuna differenza da dove essa provenga; il fatto essenziale è che se ne introduco troppa nel mio corpo, mi avveleno. La stricnina e il cianuro non sono meno velenosi se sono estratti da una pianta spontanea o coltivata secondo i dettami dell'agricoltura biologica; né la loro tossicità aumenta se sono il prodotto di una sintesi eseguita in laboratorio. Le sostanze più velenose in assoluto sono le tossine prodotte dai microrganismi e dalle piante: il botulino di certi batteri, la ricina del ricino e la falloidina dell'amanita falloide. Bruce Ames ha saggiamente osservato che nella nostra dieta normale, non importa se provenienti dall'agricoltura biologica o intensiva, i cancerogeni e i cocancerogeni naturali sono migliaia di volte più abbondanti, e altrettanto tossici, dei prodotti dell'industria chimica. Vorrei tanto che una buona volta i Verdi crescessero , e dimenticassero le semplicistiche bugie della loro gioventù. Quando si è giovani è naturale guardare con sospetto l'industria e il movente del profitto, ma nel momento in cui diventiamo noi stessi consumatori, contribuiamo tutti allo sfruttamento della Terra. Ognuno di noi - non meno delle industrie che soddisfano le nostre necessità e i nostri desideri- è responsabile dei danni che le sono inferti. Vorrei che un maggior numero dei Verdi guardasse in faccia il problema: come fare per nutrire, vestire e dare un tetto all'abbondante popolazione umana, senza contemporaneamente distruggere gli habitat delle altre creature che vivono sulla Terra?"
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Ma ben presto i Verdi ebbero un altro argomento per condannare Lovelock. La teoria di Gaia non l'hanno mai digerita. Non tanto per il rifiuto di un certo finalismo nei meccanismi della natura che va contro l'impostazione cartesiana, o per il fatto che fa del pianeta un sistema olistico in grado di reagire ai cambiamenti e spesso di autocorreggere gli squilibri tra le varie componenti, togliendo all'uomo il suo ruolo dominante; quanto perché andava contro il modello riduzionista in voga tra i verdi che riportava il problema ambientale alla critica del modello economico del libero mercato e della produzione industriale quale causa unica del collasso. Togliere importanza alla politica e alla ideologia anti-industriale era troppo per un movimento nato con grandi visioni di rivoluzione sociale oltre che ambientale. I dati scientifici che mostravano gli effetti devastanti sul sistema Terra di una eccessiva crescita della specie umana a danno di tutte le altre non potevano essere accettati: venivano ignorati nei congressi ambientalisti e osteggiati coloro che osavano accennarvi. Carson ed Herlich erano stati messi da tempo nel dimenticatoio.
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Quando James Lovelock introdusse il concetto di Gaia, molti scienziati arricciarono il naso e risposero con diffidenza. I più videro in Gaia una specie di mitologia religiosa o addirittura un sottoprodotto new Age. Ma nella teoria non vi era nulla, a parte il nome, che richiamasse mitologie. Tutti i dati venivano da rilevazioni scientifiche. Racconta Lovelock (siamo nella metà degli anni '60):
"...pensai che in qualche modo fosse la vita a regolare il clima e la chimica della Terra (gli scienziati erano meravigliati dalla costanza della temperatura e della composizione dell'atmosfera pur in presenza di irraggiamento variabile e fenomeni di ossidazione tra i componenti). All'improvviso, nella mia mente emerse l'immagine della Terra come un organismo vivente in grado di regolare la propria temperatura e la propria chimica conservando uno stato stazionario soddisfacente."
Quando due anni dopo (1967) Lovelock presentò la sua idea di un sistema terrestre autoregolante ad un convegno dell'American Astronautical Society, la relazione fu accolta con entusiasmo. La cosa non è sorprendente, commenta Lovelock, giacché gli ingegneri - e con essi i fisiologi- capiscono perfettamente il concetto di feedback e il funzionamento ad autoregolazione dei sistemi complessi. Meno ricettivi furono gli scienziati dell'ambiente e i biologi in successive comunicazioni e convegni. In particolare i biologi si scagliarono sul nome Gaia e sulla metafora di una Terra vivente come se la teoria li desse come dati di fatto. Era l'approccio olistico che non condividevano, soprattutto contrastava con l'idea di un uomo unico depositario dell'intelletto e del dominio, in un pianeta ridotto a materiale da sfruttare o trasformare a piacimento. La biologa Lynn Margulis, in controtendenza, arricchì le idee di Lovelock con la sua comprensione e conoscenza delle comunità microbiche, scrivendo un libro (Microcosmos) sulla interazione dei microbi con l'ambiente e l'uomo in linea con l'intuizione di Lovelock. Altri elementi fondamentali per Gaia sono i microrganismi marini e le alghe di cui abbondano i mari. Racconta lo scopritore di Gaia:
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"Lungo i bordi dei continenti, i movimenti della terra e lo spostamento della sabbia e della ghiaia causato dalle correnti formano lagune che intrappolano l'acqua degli oceani. Nelle regioni più calde del mondo, queste lagune perdono per evaporazione più acqua di quanta ne acquistino grazie alle precipitazioni o all'acqua di mare proveniente dall'oceano. Di conseguenza, il sale originariamente presente nell'acqua si concentra fino a cristallizzare, formando quelli che i geologi chiamano depositi di evaporiti. Questo processo ha luogo dai tempi più remoti e i letti di evaporiti si trovano sotto i sedimenti in tutto il mondo. Essi formano immensi depositi di sale , come quello che si estende sotto l'Europa settentrionale a qualche centinaio di metri sotto la superficie. I tappeti algali si estendono sopra questi depositi di evaporite. Lynn Margulis e io speculavamo sul ruolo di queste comunità di alghe nel mantenere la concentrazione salina dei letti, e pertanto nel conservare le acque dell'oceano al di sotto del livello critico di salinità di 0,8 M. Al di sopra di quella soglia, la sopravvivenza degli organismi viventi diventa difficile. Lynn tagliò con la paletta un pezzo di tappeto di alghe di 10 cm di lato. Osservammo la sua struttura bandata, in cui ogni fascia corrispondeva ad una diversa comunità di microrganismi, isolata dalle altre in base al flusso di nutrienti e ossigeno. Tutto sembrava ordinato per mantenere l'equilibrio salino del mare."
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Meccanismi analoghi regolano la temperatura della superficie terrestre, ad esempio la colorazione delle piante, l'umidità conservata o emessa dalla vegetazione, la riserva dei ghiacci artici e delle grandi montagne, le correnti oceaniche. Le temperature sono un elemento essenziale nel mantenere le popolazioni in un range equilibrato ai fini della biodiversità. " <i>La maggior parte dei vincoli che limitano la crescita degli organismi (anche somatica oltre che numerica) è costituita da forze chimiche e geofisiche che si oppongono alla crescita stessa innalzando barriere non superabili con l'adattamento. Nel mondo naturale, la crescita delle piante puuò essere ancora più limitata di quanto lasci pensare l'intervallo tra 5 e 40 gradi celsius. Negli oceani, la disponibilità dei nutrienti è un fattore limitante la crescita delle alghe, e questa disponibilità declina bruscamente quando la temperatura dell'acqua sale al di sopra dei 12 gradi. L'acqua calda, infatti, stratifica e i nutrienti disciolti nelle acque più fredde relegati negli strati inferiori, non sono più disponibili</i>." L'evoluzione dell'ambiente - rappresentata dalla temperatura e dalla composizione- e quella degli organismi costituiscono un processo unico e accoppiato con sistemi di controllo reciproco a feedback.
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Un elemento fondamentale dell'omeostasi della temperatura ottimale della biosfera compresa tra 5 e 40 gradi centigradi sono le nubi.
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"L'evento che avrebbe sollevato la teoria di Gaia dalla indifferenza generale si presentò del tutto inaspettato. Nel 1986, il dottor Murray, oceanologo della Washington University di Seattle, mi invitò da lui come visiting professor. In seguito a una conferenza tenuta al dipartimento di chimica, ebbi una feconda discussione con Robert Charlson, un insigne scienziato che si occupava di problemi dell'atmosfera. Bob mi spiegò che le nubi sovrastanti l'oceano erano al centro di un problema irrisolto. Quale era la fonte delle minuscole particelle, nuclei di sostanze idrosolubili, dalle quali si formano le nubi? Senza di esse, senza questi nuclei, non possono esistere le nubi. Quando Bob mi disse questo rimasi sorpreso. Senza dubbio, pensavo io, l'acqua che evapora dal mare tiepido condenserà in goccioline mentre, salendo, attraverserà strati di aria più fredda. -Si, ammise Bob, salirà. Ma se ci saranno pochi nuclei sui quali condensare, si tratterà di gocce grandi. Non saranno goccioline foriere di nubi, così piccole da galleggiare quasi sospese nell'aria. Invece, saranno grosse gocce che precipiteranno da un limpido cielo azzurro -.
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Bob proseguì raccontandomi che sulle terre emerse ci sono sempre particelle intono alle quali si possono formare le nubi- per esempio le goccioline solforiche derivanti dall'inquinamento dell'aria; sull'oceano invece, a parte qualche isola vulcanica, non ci sono fonti di questi nuclei. Campionando l'aria sull'Oceano Pacifico, abbiamo trovato nuclei abbondanti di goccioline di acido solforico e solfato d'ammonio. Da dove provengono, si chiese Bob? Il giorno prima aveva tenuto una lezione sulla regolazione del ciclo dello zolfo e di altre sostanze chimiche attraverso l'emissione di dimetilsolfuro da parte delle alghe dell'oceano, e improvvisamente venne in mente a entrambi che le goccioline di acido solforico - quelle che fungevano da nuclei per la formazione delle nubi- potessero derivare propro dalla ossidazione del dimetilsolfuro. Ci spingemmo poi oltre, domandandoci se questo fenomeno non potesse far parte di un processo di autoregolazione del clima su vasta scala. Senza le nubi che sovrastano l'oceano , la vita come noi la conosciamo non potrebbe esistere. L'oceano infatti - con la sua massa scura che assorbe fortemente la luce solare - copre il 70 per cento della superficie del pianeta; le nubi invece sono bianche e riflettono le radiazioni. Senza le nubi la Terra sarebbe stata di circa venti gradi più calda; una Terra senza nubi avrebbe avuto una temperatura superficiale di 35 C, e pertanto sarebbe stata inospitale per il nostro tipo di vita. Esistono anche altre fonti di nuclei per la formazione di nubi; noi però pensammo che fosse ragionevole riflettere sul legame fra clima, nubi, dimetisolfuri e alghe considerandolo quale parte del sistema di autoregolazione di Gaia. Decidemmo di mettere le nostre idee nero su bianco in un articolo da pubblicare su Nature che poi venne pubblicato come editoriale".
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I Verdi non accettano l'idea di trovare dei limiti alla crescita demografica di Homo. L'antropizzazione eccessiva della biosfera non smuove le loro proteste, quello che li disturba e' la tecnica e l'aumento di produzione delle merci. Le condanne riguardano l'industria, il mercato e l'energia da idrocarburi e da nucleare che sono visti come unici responsabili della catastrofe ambientale. La critica al consumismo e' assoluta ma, stranamente, non riguarda il numero dei consumatori. Ma bisogna domandarsi: non sono i consumi degli individui a sostenere le grandi industrie? E piu' numerosi sono gli individui piu' alti sono i consumi. Non sono le richieste di produzione da parte di otto miliardi di umani a stabilire il tipo di economia? Non sono gigantesche masse umane a spostarsi, anche fisicamente, verso le produzioni più abbondanti sostenendo industria e consumi, distruzioni di habitat e di natura? <blockquote></blockquote>
L'antipatia del grande ecologo Lovelock verso i Verdi è dunque giustificata. Cosi conclude infatti la sua autobiografia: <blockquote></blockquote>
"...dovremmo cercare di migliorare la nostra capacità di convivere con il nostro pianeta. Questa idea ci mette in guardia dalle conseguenze di un umanesimo senza freni. Abbiamo dovuto spingerci fin quasi ai giorni nostri per riconoscere che l'esclusivo amore per la nostra stirpe e la nostra nazione sfigura il patriottismo, stravolgendolo in un nazionalismo esasperato e dannoso. Oggi cominciamo a intravvedere la possibilità che la venerazione dell'umanità possa anch'essa trasformarsi in una filosofia squallida che esclude gli altri esseri viventi - le specie che vivono con noi sulla Terra. L'ape non è completa senza il suo alveare; tutti gli esseri viventi hanno bisogno dell'ambiente fisico che la Terra offre loro. Insieme alla Terra, tutti noi costituiamo un'unità.Dobbiamo riprendere la nostra percezione della Terra come organismo, e tornare a rispettarla. Gaia fa parte della scienza, e pertanto sarà sempre provvisoria; la Terra, che è la sua incarnazione, è invece qualcosa di reale, qualcosa più grande di noi.Ogni cambiamento che apportiamo avrà delle conseguenze se rivolto solo ai nostri interessi. Il nostro destino ultimo non è quello di avere diritti infiniti in un ambiente finito: è di condividere il futuro con il sistema della Terra e con tutte le altre specie viventi, e alla fine di fonderci nella chimica del nostro pianeta vivente." <blockquote></blockquote>
<i>Le citazioni, con qualche adattamento, sono tratte da James Lovelock: Omaggio a Gaia , la vita di uno scienziato indipendente. Bollati Boringhieri, 2000</i>agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-90750970091907589102021-12-25T06:45:00.006-08:002021-12-25T11:19:22.368-08:00La guerra cinese per il terzo millennio<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjBAkqni72MAT3J0DTU77SY2Bk1cMmlYWXQwGmUcLpdfKs0_wRzuxhlQ9OC-mjFwbpqNoBCmM_4VuzC2TpVgG0z5bNy7-g3lGN_bvx_P7A6JUcN-IuI4NS_xj8Yy0vrEi2R4Uz9XXn4PBS0zrxwuPUsUDkSwcGzJ64qCB_8jEQgSmS87nKQmBNChgcM=s1818" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="1818" data-original-width="1274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjBAkqni72MAT3J0DTU77SY2Bk1cMmlYWXQwGmUcLpdfKs0_wRzuxhlQ9OC-mjFwbpqNoBCmM_4VuzC2TpVgG0z5bNy7-g3lGN_bvx_P7A6JUcN-IuI4NS_xj8Yy0vrEi2R4Uz9XXn4PBS0zrxwuPUsUDkSwcGzJ64qCB_8jEQgSmS87nKQmBNChgcM=s400"/></a></div>
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Mentre in Occidente avanza il pensiero unico dell'ambientalismo naif e del politically correct multicultural-nogender, il mondo si frantuma dietro nuove linee rosse che delineano la nuova geopolitica del terzo millennio. Alcune linee di fondo sono chiare: il declino, ancora limitato della potenza americana; il crollo (una specie di Titanic) dell'Europa e della sua rilevanza politica; l'emergere della superpotenza cinese e, assai dietro, di quella indiana. La ridefinizione delle aree di influenza è rapida: l' Asia sta velocemente cadendo sotto l'egida del dragone, l'Africa è letteralmente comprata dal governo cinese, la Russia sta apertamente scegliendo l'autocrazia autoritaria elaborando consapevolmente una ripulsa, filosofica prima che politica, della democrazia liberale. Tutti questi fenomeni della geopolitica contemporanea sono descritti nell'ultimo interessante libro di Federico Rampini "Fermare Pechino" con sottotitolo: "Capire la Cina per Salvare l'Occidente". Finalmente Rampini introduce, nell'analisi politica, l'elemento che in passato veniva rigorosamente evitato per la solita ideologia dominante terzomondista : la demografia. Non si può infatti ignorare che dietro l'abbandono della politica del figlio unico la Cina abbia indicato la demografia come un'altra delle armi a disposizione per le sue ambizioni mondiali. Come in passato il contenimento della crescita della popolazione era conseguente alla politica di investimenti interni per la modernizzazione, nell'attuale fase di espansione planetaria la crescita demografica conviene al potere cinese esattamente come conviene il greenwashing, cioè la sua politica degli annunci sulla economia verde, nella realtà mai attuata nel territorio controllato da governo cinese, se non in modo superficiale e di facciata. L'ambientalismo infatti è buono per porre in crisi il concorrente americano ed europeo, si pensi alla frattura fra US e EU sulle politiche dei dazi e la tassazione delle emissioni. Ma per quello che riguarda la produzione nazionale, la Cina apre nuove centrali a carbone e sfrutta in maniera massiva l'energia da idrocarburi o quella idrica con annessa devastazione ambientale. Come esempio si guardi alle oltre cento dighe costruite dai cinesi e che hanno alterato i sistemi naturali dei fiumi Yarlung Tsangpo-Brahmaputra, generando tra l'altro un conflitto ancora sottarraneo (ma che potrebbe degenerare in conflitto aperto) con l'India per lo sfruttamento delle acque. Su quel confine asiatico si fronteggiano tre miliardi di umani e i loro interessi politico-economici. Mentre l'occidente si alambicca il cervello con la macchinosa burocrazia dei dazi sulla sostenibilità e con l'industria delle certificazioni del carbon border tax, il protezionismo ambientale non si concilia con gli interessi dei paesi emergenti, per i quali l'orizzonte delle zero emissioni non è realistico . La Cina, nella sua attuale espansione in Africa, ha un argomento forte: esporta un modello che ha funzionato a casa propria per fare il salto verso l'industrializzazione, che significa la vittoria contro la fame e la miseria. Gli occidentali pensano a un futuro sostenibile dell'Africa come una sorta di Arcadia bucolica, che eviti il passaggio sgradevole del boom manifatturiero, e non hanno un modello concreto, esistente, da opporre a quello di Pechino. La Cina ha studiato la storia dello sviluppo economico occidentale con più attenzione dei sacerdoti verdi. "I poveri erediteranno la terra" non fa parte del repertorio ideologico del suo presidente, che in questo ha abbandonato il vecchio maoismo in favore di un capitalismo regolato dallo stato. Xi Jinping vuole fare della Cina una potenza ricca come ai tempi dell'Impero Celeste. Il dominio del mondo esige sviluppo economico , risorse energetiche a basso costo ed efficienti, e una produzione industriale capace di rifornire gran parte del mondo con merci scarsamente studiate per ridurre gli impatti ambientali. Qualcosa che i fondamentalisti verdi preferiscono ignorare.
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La Cina è campione mondiale del globalismo commerciale, ma allo stesso tempo è uno stato fortemente "sovranista", nazionalista, protezionista verso le proprie produzioni e insofferente verso le prediche dell'Occidente sui diritti umani. Riferisce Rampelli che sull'argomento ne sanno qualcosa H&M, Adidas, Nike, Zara e molte altre marche della moda e abbigliamento. Quando i top manager delle aziende hanno applicato il politically correct -fatto per piacere al pubblico occidentale- al problema cinese degli uiguri esprimendo condanna per gli abusi del governo verso la minoranza musulmana della regione dello Xinjiang, e hanno boicottato il cotone proveniente dalla regione perchè prodotto con l'opera di detenuti, si è avuta una reazione furibonda. H&M e le altre marche ha subito la chiusura in molti shopping mall cinesi, che hanno revocato i contratti. Sono state cancellate tutte le vendite on line producendo un danno commerciale enorme. L'aritmetica è banale: in un braccio di ferro l'azienda occidentale può subire un danno cinquanta volte superiore a quello, teorico, che la Cina subirebbe da un blocco delle sue esportazioni. Il "consumatore morale " in Estremo Oriente segue canoni molto diversi dai nostri. Mentre da noi si accusa di nazionalismo e razzismo per qualunque cosa chiunque non si attenga al politically correct, e si attaccano sempre i brutti e cattivi americani, in oriente non viene passata nessuna critica. L'associazione dei produttori della moda ha dovuto autocensurarsi e cancellare dal proprio sito ogni riferimento ai lavori forzato degli uiguri. Ora preferiscono riservare le loro critiche alle ingiustizie della società americana, dove sanno di non dover pagare prezzo, anzi incassano applausi. Allo stesso tempo, nel silenzio generale, Xi abolisce la legge costituzionale sul limite di mandato e sulla direzione collegiale, avviando la Cina verso una dittatura autocratica personale. <blockquote></blockquote>
Il flusso continuo delle merci- e delle materie prime essenziali per produrle- è in balia di eventi che possono interromperlo: una pandemia, un conflitto, un embargo, una sanzione, un incidente, un cyberattacco. Altre volte interi settori strategici si scoprono davvero troppo vulnerabili, alla mercé di fornitori lontanissimi, talvolta ostili. Per questo la Cina espande le sue infrastrutture strategiche, acquista porti in tutto il mondo, costruisce e gestisce ferrovie in Africa, espande le sue flotte militari, pensa all'annessione prossima di Taiwan (ricca di terre rare e imprese per la produzione di microcip), esprime la politica più sovranista e ipernazionalista che si possa immaginare. Allo stesso tempo si traveste da agnello alle Conferenze sul clima, è il principale e , ormai quasi unico, produttore mondiale di pannelli solari e altre rinnovabili che però usa poco in patria ma esporta per la quasi totalità. Condanna le emissioni di carbonio, ma espande la produzione di energia con il carbone e altri idrocarburi. Firma contratti del valore di decine di miliardi di dollari con i principali produttori di petrolio e gas, e riceve poi gli applausi alla Cop 6 dalla dabbenaggine degli ambientalisti alla cappuccetto rosso. Questa politica mantiene basso il costo medio dell'energia in Cina mentre le politiche succubi dell'ambientalismo naif stanno portando a triplicare il prezzo dell'energia in Occidente (salvo in parte per chi produce con il nucleare). Con mossa furbesca il Governo Cinese, nell'ultima conferenza climatica di Glasgow, ha prima firmato la dichiarazione di rientro dalle emissioni di carbonio, partecipando alla pantomima delle fotografie di gruppo con sorrisi e abbracci, e in seguito ha comunicato di rimandarne l'applicazione -per quanto riguarda la Cina- al 2060, imitati in questo dagli Indiani che la fissano al 2070, cioè un'altra era. Si tratta con ogni evidenza di una solenne presa per i fondelli degli ambientalisti alla cappuccetto rosso. I risultati sono sotto gli occhi: il 2021 è segnato un record tragico. E' il secondo anno più dannoso della storia per la quantità di CO2 rilasciata in atmosfera. La causa è prevalentemente la crescita asiatica, in particolare cinese. Le emissioni carboniche a fine anno potrebbero raggiungere i 33 miliardi di tonnellate, l'aumento più considerevole dal 2010, secondo le stime Aie.
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Il governo cinese sta espandendo le sue ambizioni sfruttando le anime belle occidentali ben oltre le rinnovabili, ed oggi si rivolge alla rivoluzione elettrica. Ha cominciato boicottando la Tesla di Musk che produce auto elettriche il cui mercato principale era la Cina. L'offensiva ai danni di Musk nasconde un obiettivo protezionista.Le autorizzazioni a Tesla per costruire auto in Cina erano subordinate all'intento di acquisire la tecnologia. Xi ha messo l'auto elettrica nell'elenco delle tecnologie strategiche su cui vuole che la Cina conquisti il primato mondiale. Dopo anni di incentivi a imprese locali le vendite di auto elettriche made in China sul mercato cinese sono equivalenti a quelle dell'intera Europa (1,4 milioni). Per favorire le case cinesi, uno strumento a disposizione di Pechino è il protezionismo sui componenti e i minerali rari per le batterie. Nel futuro dell'auto elettrica la questione della componentistica è decisivo. Si fabbricano in Cina dal 70 all'80 per cento di tutte le parti necessarie ad assemblare le batterie per auto elettriche, nonché dei magneti usati nei motori. In quanto alle terre rare, minerali usati nell'industria elettronica e nelle batterie, la Cina è un fornitore dominante. La retorica ambientalista dei governi americano e cinese, che è diventata una liturgia, nasconde una realtà: Cina e Stati Uniti si sono convinti che la prossima guerra per il primato delle tecnologie strategiche riguarderà questo ambito, e in particolare l'auto elettrica e i microcip. Le questioni strategiche interessano anche la finanza: Exxon è stata espulsa dall'indice di borsa Dow Jones. A questo punto rimane una sola compagnia petrolifera nell'indice DJ, la Chevron. L'intero settore energetico che un decennio fa valeva 12 per cento del mercato azionario americano, oggi ha un peso inferiore al 2,5 per cento. Shell ha subito una sconfitta di fronte ad un tribunale olandese che la costringe a tagliare il 45 per cento di emissioni entro il 2030. Sorprendentemente ai primi posti negli investimenti per la ricerca su motori elettrici energie rinnovabili e nucleare sono le multinazionali degli idrocarburi. Questo, più di ogni altro elemento, dimostra che la strategia è già fissata e le banche lo sanno. Le multinazionali degli idrocarburi, più o meno volentieri, si adeguano investendo nei nuovi settori.
Per guidare la transizione energetica la Cina sta facendo forti investimenti in Africa con l'obiettivo di accaparrarsi tutte le miniere di terre rare, ma anche in Sud America. Il settore più strategico investito dall'invasione cinese sono le miniere di litio dell'Argentina, allo scopo di accaparrarsi un elemento essssenziale delle batterie. E così Biden si ritrova il problema di come fermare Pechino in quello che un tempo l'america considerava il cortile di casa propria. Il libero mercato non sembra essere in grado di guidare i processi con la necessaria previdenza e rapidità, mentre il capitalismo di stato cinese è stato sollecito.
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Seguendo le linee della geopolitica si può capire la virata del partito comunista cinese sul numero di figli. La politica di contenimento demografico seguita dalla Cina a questo punto era in contrasto con gli interessi geopolitici del paese. Il rallentamento della crescita della popolazione stava preoccupando i dirigenti del partito comunista. In prospettiva la diminuzione della forza lavoro e quella dei consumi minacciava la crescita economica.Inoltre la nuova politica di espansione della presenza militare in punti anche lontani del globo, e dell'emigrazione che assicura rimesse e presenza mondiale di punti vendita, richiedeva tassi di natalità più alti. Un invecchiamento della popolazione determina più spese sociali e sanitarie e a ciò si aggiunge che la popolazione anziana consuma di meno e tutta l'economia ristagna. Un vero esempio di decrescita. Un altro aspetto ha determinato il cambio di strategia: la lenta ma costante ripresa del tasso di natalità degli Stati Uniti, e quindi una aumento potenziale della concorrenza economica e militare. I cinesi sono preoccupati proprio dai superiori tassi di natalità degli Stati Uniti e guardano alle proiezioni dei demografi: in Cina gli ultrasessantenni, che oggi sono 264 milioni, saranno già a quota 300 milioni nel 2025, poi cresceranno a 400 milioni nel 2033 e varcheranno la soglia del mezzo miliardo nel 2050.Questo non potrà non ripercuotersi sulla produttività, oltre che sui consumi interni e la politica di potenza del paese che vede la Cina in piena espansione commerciale e imprenditoriale (oltre che militare) in Africa e in Asia. I falchi americani cercano di mantenere anche essi gli alti tassi di natalità, contrastando le politiche anticoncezionali e l'aborto, a cui si aggiunge la politica dei democratici favorevoli all'immigrazione che assicura nuovi consumatori e mano d'opera a bassi prezzi. A Washington c'è perfino chi si spinge a vedere (e a sperare) il sorpasso demografico: estrapolando i trend attuali, si può anticipare che nel 2100 sarà l'America ad avere più abitanti della Cina. Gordon Chang editorialista e avvocato americano di origine cinese, nel suo libro "The coming Collapse of China" prevede l'inverno demografico cinese e pregusta una ripresa dell'Occidente con gli Usa in prima linea di fronte ad una Cina in crisi. Sebbene alcuni economisti e sociologi cinesi vedano positivamente un calo demografico, ritenendo che la tecnologia e la intelligenza artificiale possano sopperire all'invecchiamento della manodopera, il governo comunista spinge sull'acceleratore della politica pro-natalista in maniera da mantenere alta l'espansione dell'economia e del potere geopolitico cinese. Così la moderna guerra (per ora fredda) tra le superpotenze non si fa più solo con la competizione sulle armi nucleari e la tecnologia come avveniva ai tempi dello scontro Usa-Urss, ma anche sui tassi di natalità e la demografia, con ripercussioni sull'ambiente che possiamo a mala pena immaginare. Le vittime in tutto questo sono la biosfera e il pianeta. Le politiche cosidette verdi dei burocrati europei contano, nel nuovo scenario con cui si apre il terzo millennio, meno di zero. Se non si cambia realisticamente l'approccio al problema ambientale, senza farsi inutili illusioni, lo scenario non verrà influenzato dalle deboli democrazie in particolare dell'Europa. Piuttosto che divisioni e conflitti interni, è necessario ad esempio una nuova idea di Stato che porti l'Europa a contare qualcosa e a dettare le sue condizioni. Ma di tutto questo non c'è traccia nella politica odierna.
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Così conclude Rampini il suo libro:"La tragica vicenda di Hong Kong potrebbe insegnarci qualcosa. E' un segnale d'allarme in molte direzioni. Xi ha distrutto quella piccola oasi di uno Stato di diritto, e non sta pagando alcun prezzo. A garantirgli impunità non ci sono solo i nostri Trenta Tiranni, cioè le nostre multinazionali e grandi banche per le quali <i>pecunia non olet</i>. Anche nella società civile, nei mezzi di informazione,tra gli intellettuali e <i>tra i giovani</i>, tanti pensano che "i valori dell'Occidente" siano una espressione ipocrita, un mito da sfatare, un'impostura da smascherare. Ragione di più perché Xi sia certo che nessuno ci riuscirà, a fermare Pechino".
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-13263781670902561812021-10-26T02:21:00.004-07:002021-10-26T23:50:34.887-07:00Il partito verde diventa blu<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNU_u0Q6MnkNFJAlFYBDkqYTs9IWdAR9ZaH6aK3VCqvPNWclm99ZaC4Hy4nyTYRHucCYKRXLEqQ422HSkcD_gI4oUIXK5IqFwCtuHeN0f6e-Kadm5CS6h8gFPuT3SDbPRJxaeXOm3oBrg/s2048/VIT.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1246" data-original-width="2048" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNU_u0Q6MnkNFJAlFYBDkqYTs9IWdAR9ZaH6aK3VCqvPNWclm99ZaC4Hy4nyTYRHucCYKRXLEqQ422HSkcD_gI4oUIXK5IqFwCtuHeN0f6e-Kadm5CS6h8gFPuT3SDbPRJxaeXOm3oBrg/s400/VIT.png"/></a></div>
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(Centrale fotovoltaica di Montalto di Castro - Viterbo)<blockquote></blockquote>
Siamo alla vigilia del piu grande attacco al suolo verde italiano dal dopoguerra, persino superiore alla grande cementificazione dell'ultimo cinquantennio. La cosa incredibile è che il principale sponsor di questa distruzione di natura e di paesaggio e' il movimento dei verdi, un partito che da oggi puo cambiare nome e chiamarsi partito blu, il colore dei pannelli fotovoltaici. Miliardi di finanziamento, provenienti in gran parte dall'Europa, stanno per affluire alle casse del governo cinese, il principale produttore mondiali di pannelli, per l'acquisto delle enormi quantità necessarie al nostro paese . Nei prossimi dieci anni dovrebbero essere destinati al solare fotovoltaico, solo in Italia, 500 mila ettari di suolo verde agricolo o di pascolo, per assicurare una produzione dei 114 Gigawatt previsti dal Pniec (Piano nazionale italiano energetico) entro il 2030, necessari ad avviare la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili, transizione che dovrebbe essere completata nel 2050 con ulteriore pannellizzazione del restante territorio verde italiano. Nessun territorio, nessun paesaggio, nessun ambiente naturale verrà risparmiato. Dalla pianura padana, alla verde umbria, dall'abruzzo alla puglia, alle pianure e colline laziali, persino il paesaggio toscano saranno asfaltati dai pannelli. Lo storico paesaggio della maremma e' sotto attacco: è già in fase avanzata il progetto di una centrale che dovrebbe ricoprire 300 ettari di maremma, ed ulteriori distese di pannelli sono previste sia in maremma sia nella Val d'Orcia, patrimonio mondiale dell'umanità. Una enorme distesa blu, un blu metallico, sta sostituendo vaste aree finora verdi e ricoperte da piante e vegetazione o da campi coltivati. Un'altra grande centrale e' in via di progettazione in Sicilia: 560 ettari di terreno agricolo tra Catania, Lentini e Motta Sant'Anastasia, verranno ricoperti di pannelli blu per produrre 256 megawatt, una enorme distesa artificiale che andrà a sostituire il verde, le colture, i pascoli. Altri progetti per migliaia di ettari sono previsti in Sicilia, con forti guadagni per gli speculatori. Secondo il piano, finanziato in parte con i soldi europei, e fortemente appoggiato dai verdi, sono previsti gia nei prossimi anni in Italia 4000 chilometri quadrati, un'area come il Molise, da destinare al fotovoltaico, per combattere - dicono- i cambiamenti climatici.
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Il paradosso chiude il suo cerchio: il partito degli ambientalisti si rivela il piu grande distruttore di verde della storia della penisola italiana: con la loro benedizione centinaia di migliaia di ettari verranno trasformati in una infinita distesa blu di pannelli di silice e acciaio, costruiti quasi tutti dal principale produttore mondiale, cioè in Cina, in fabbriche per lo più alimentate dall'energia prodotta nelle sue numerose centrali a carbone. Per ogni ettaro sottratto si toglie preziosa produzione agricola, la quale, ricordo, e' anch'essa trasformazione dell'energia solare in cibo, ossia energia riservata al mondo biologico ma non solo. Un'altra considerazione va fatta: per ogni ettaro sottratto all'agricoltura (e al paesaggio) e' necessario sostituire la produzione agricola distrutta nel nostro paese con l'importazione da paesi del terzo mondo di prodotti agricoli (in particolare carne e soia). Questo avviene attraverso la deforestazione delle foreste pluviali e nelle aree tropicali, aree che fissano carbonio attraverso la fotosintesi clorofilliana, e che vengono abbattute dai governi locali per dare luogo a nuovo terreno da destinare all'agricoltura e all'allevamento e ai prodotti di esportazione. Si tratta quindi di una colossale partita di giro, sulla base di interessi economici, che restituisce i danni all'ambiente e al clima ed in cui il risparmio di emissioni è solo apparente: di fatto si sposta l'emissione o il mancato assorbimento di carbonio in aree lontane, ma preziose per l'equilibrio ambientale planetario.
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La speculazione è il meccanismo che spinge i proprietari ad impiantare fotovoltaico. Terreni che richiederebbero investimenti per la loro destinazione all'agricoltura e per assicurare la produzione agricola e zootecnica, sono assai piu facilmente, ed in modo economicamente conveniente, ricoperti da pannelli solari che richiedono meno cure e assicurano rendimenti superiori con poche spese. I proprietari dei terreni usufruiscono della nuova opportunità economica senza preoccuparsi delle ricadute sulla natura dei luoghi e sul paesaggio. Non è un caso che la mafia abbia investito molte risorse nel settore, e ci siano segnali di accaparramento dei terreni ex agricoli per usufruire delle nuove opportunità di investimento nelle rinnovabili.
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Non ci sono limiti alla rivoluzione verde-blu. L'altra grande opportunità è quella dell'eolico. Anche qui la distruzione di natura e di paesaggio è senza limiti, e sempre nel nome della lotta al cambiamento climatico e dell'ambientalismo. Centinaia di torri eoliche sono in via di costruzione e molte altre migliaia sono in progettazione per essere impiantate sul suolo verde italiano, ciascuna alta piu di cento metri con le sue gigantesche eliche volteggianti, lungo i crinali appenninici, lungo le valli fluviali, lungo le coste delle nostre regioni del sud e delle isole, lungo l'adriatico, per realizzare un paesaggio che nemmeno Blade Runner aveva avuto la fantasia di immaginare. Solo per le base di queste mostruose torri, sono necessari enormi sbancamenti di terreno ed estese cementificazioni, strade di collegamento, elettrodotti e centraline per la gioia della flora e della fauna dell'ex Bel Paese. Si sono fatte battaglie su battaglie da parte degli ecologisti per impedire trivellazioni su minuscole piattaforme in mare, ma un silenzio assordante verde-blu accompagna i progetti di numerose batterie di torri da impiantare sui mari d'Italia in tutta prossimità delle coste, con quel ronzio insopportabile dei rotori che si diffonde per chilometri intorno, perenne inno alla stupidità e irresponsabilità umana. agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-27674612160004765072021-09-30T06:24:00.006-07:002021-10-03T02:04:18.616-07:00Il discorso di Greta<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOBK-iJeTY7FKYrcwXNdkDyRoRihpf-ORVTTnh7oG1webv6GBMgBSDDRkAnRweSmqsIXRQrz-vewV3rn4z1AnXJuysfaYaD_boALdf_27wrqur2O9m84y4YMnP2iTstGo2YDokxLHFYsQ/s1174/Greta.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="522" data-original-width="1174" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOBK-iJeTY7FKYrcwXNdkDyRoRihpf-ORVTTnh7oG1webv6GBMgBSDDRkAnRweSmqsIXRQrz-vewV3rn4z1AnXJuysfaYaD_boALdf_27wrqur2O9m84y4YMnP2iTstGo2YDokxLHFYsQ/s400/Greta.png"/></a></div>
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Giovanna d'Arco ha parlato nel suo discorso milanese della pre-Cop 26. Il riscaldamento globale è colpa del colonialismo e delle disuguaglianze. E del bla bla bla dei governi (ovviamente solo occidentali) che poi non fanno nulla. I soldi bisogna smettere di investirli nelle nostre imprese, ma vanno dati ai paesi vulnerabili e arretrati. Basta con le industrie basate sul fossile, tutto deve essere elettrico. E tutto l'elettrico deve essere basato sulle rinnovabili. Quasi ispirata da Di Maio ha auspicato la fine della povertà, quale condizione inscindibile dalla lotta al global warming.
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La domanda è: come si può abolire la povertà se si taglia l'energia da idrocarburi per affidarsi alle inefficienti e costose rinnovabili? E' appena immaginabile la crisi economica mondiale innescata dalla fine del petrolio e del gas. E poi: che senso ha accusare di bla bla solo gli occidentali e in particolare l'Europa che è responsabile solo del 6 % delle emissioni di carbonio? Il grosso viene dall'Asia e dalla Cina che utilizza ancora il carbone quale principale fonte. Avvieranno la transizione solo quando e se gli converrà, e non sarà certo Greta a convincerli.
Nel nostro paese, e parliamo solo dell'Italia, per avviare l'elettrico verso la sostituzione degli idrocarburi, servono almeno 114 Gigawatt entro il 2030, il che equivale a una superficie di pannelli solari (di ultima generazione) di 500 mila ettari oltre i pannelli attualmente in funzione. Se togliamo le montagne, i laghi, i fiumi, aeroporti e autostrade, ciò significa ricoprire con i pannelli gran parte delle pianure e gli edifici cittadini. Sulle zone montagnose e agricole si dovrebbero installare decine di migliaia di impianti eolici con le famose torri alte 100 metri. Il danno all'ambiente, al paesaggio, all'agricoltura e alla zootecnia sarebbe devastante. La fornitura elettrica sarebbe inoltre esposta alla meteorologia e al ciclo giorno-notte. La tensione di rete varierebbe nelle varie ore della giornata. Lo stoccaggio di energia è ancora un problema e sono richieste opere devastanti (bacini idrici e turbine, stock di batterie) per immagazzinare energia per le ore senza sole. Non parliamo dello smaltimento di pannelli e pale eoliche che hanno comunque limiti di durata. Lo sfruttamento del moto delle onde marine è ancora...in alto mare. La spesa per l'energia, già alta nel nostro paese, salirebbe alle stelle con ricadute su economia, prezzi e occupazione.
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Come è ovvio da tante premesse, i neo-verdi e i Fridays for Future si guardano bene dal toccare il tema del controllo della natalità per permettere di ridurre o anche solo stabilizzare nei prossimi anni la popolazione planetaria. Sia Greta che i vertici dei movimenti ambientalisti su questo tema tacciono come pesci, senza alcun "blablabla". L'argomento non è politicamente corretto e non è consentito parlarne o semplicemente accennarvi. Se qualcuno vi accennasse, sono pronti gli insulti, le accuse e la censura più o meno violenta dei verdi-pacifisti.
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Rimane il problema di come mandare aventi un pianeta con otto miliardi di umani, ponendo fine alle emissioni dell'economia basata sugli idrocarburi. Una soluzione ci sarebbe, ma va contro l'ideologia dominante, il conformismo delle idee tipico di chi spesso si ritiene rivoluzionario (ma lo è solo a parole). Se il pianeta è realmente a rischio per il riscaldamento globale, a breve termine non ci sono che le nuove tecnologie basate sul nucleare di ultima generazione, le uniche in grado di permettere la transizione senza innescare crisi planetarie che aumenterebbero di molto (altro che ridurla) la povertà di gran parte degli otto miliardi di homo. La nuova tecnologia a fissione prevede centrali più piccole e avanzate, con sistemi di controllo sicuri e con produzione molto limitata di scorie. I nuovi sistemi di controllo del nucleo in fissione controllata sono in grado di evitare la ripetizione di Chernobyl o di Fukushima. E' una tecnologia che numerosi paesi nel mondo stanno implementando (tra gli altri Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Svezia e Russia) e che comunque verrà utilizzata, che lo vogliano o meno le grandi menti dei FfF e i capoccioni old green. Queste centrali non hanno più nulla a che vedere con quelle di vecchio tipo. Perfino il nostro ministro della Transizione ecologica Cingolani, sull'onda di pareri espressi da commissioni europee di esperti, se ne è accorto e ha finalmente introdotto il tema nel dibattito politico nostrano, sollevando subito i cori di lai delle prefiche pseudoambientaliste. Eppure se il pianeta fosse veramente sull'orlo del baratro -come predicano- dovrebbero precipitarsi a proporre le nuove tecnologie nucleari a zero emissioni di carbonio. Ma credo che ai neo-verdi del riscaldamento globale non freghi nulla e probabilmente non ci credono, ma lo usano come una clava.
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La fissione inoltre si utilizzerebbe per un periodo limitato: qualche decennio. E' dei primi di questo settembre 2021 la notizia che il MIT di Boston insieme alla nostra Eni hanno felicemente testato il progetto Cfs riguardante il supermegnete che permetterà il confinamento del plasma di ioni idrogeno per la produzione dell'energia da fusione. La riuscita del test ha abbassato di molto la previsione dell'inizio degli esperimenti di fusione: La Cfs prevede di costruire il primo reattore sperimentale nel 2025. La messa a regime della fusione sarà la fine della tecnologia a fissione e anche la fine della produzione delle supertemute scorie. La fusione infatti non utilizza uranio ma isotopi dell'idrogeno, non produce scorie nucleari e ovviamente, così come per la fissione, non vi è alcuna immissione di carbonio in atmosfera. Ci sarebbe lo stop al riscaldamento climatico da carbonio. Il mondo potrà a quel punto funzionare tutto ad elettricità senza più alcuna polluzione di carbonio, senza particolati da combustione, senza inquinamento da idrocarburi (si pensi solo ai mari). Il petrolio, il carbone ed il gas saranno ricordi di secoli bui.
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Con una disponibilità pressoché infinita di energia pulita, il rientro demografico potrà avvenire con risparmio di molte risorse e investendo su innovazione tecnologica, riciclo, ritorno alla terra e alla produzione agricola con tecnologie avanzate, controllo dell'ambiente senza uso di prodotti chimici (lotta biologica, fertilizzanti naturali), salvaguardia delle acque senza sversamenti, senza opere di sfruttamento idroelettrico, e senza cementificazione dei letti di scorrimento. I viaggi aerei potrebbero essere ad eliche alimentate elettricamente senza emissioni.
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Questi argomenti per Greta e compagni sono bla bla bla... chiacchiere inutili. Per Greta e company si deve stoppare tutta l'energia da idrocarburi entro i prossimi 9 anni (2030). Come faranno, poveri figli, senza aria condizionata e senza cellulari? Senza viaggi aerei e utilizzando navi a vela che richiedono mesi di navigazione? Rischierebbero di rovinarsi le vacanze. <blockquote></blockquote>
Tra qualche decennio il pianeta sarà un altro: questo è sicuro. Nonostante l'opposizione di Greta, la fissione avrà il suo ritorno e la fusione, cui si stanno dedicando Stati Uniti, Cina, India, Russia, Europa e le altre principali nazioni, sarà l'unica prospettiva per salvare il pianeta e abbassare il livello di carbonio libero. Rimarrà il sogno dei verdi e dei giovani gretini di un mondo popolato da venti o trenta miliardi di umani, colorati come l'arcobaleno, poveri e disoccupati ma in un mondo senza frontiere e senza differenze, circondati da sconfinate distese di pannelli solari, sovrastati da migliaia di torri eoliche, e alimentati da prodotti provenienti da...marte. Greta, guidaci tu...agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com25tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-56861163837260811032021-09-24T03:51:00.003-07:002021-09-29T02:44:18.036-07:00Scenari di sovrappopolazione: Karachi (seconda parte) <div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqcyHmMfhLiWaVy4NmVdKPKxHs0o-pgOpmhT1d9JhWhypKYDbO9bNb-qlrq3J2vkRmfmUkerE2sfrAwokd2IgY7AWtCpneAmBVRZcNagaYihHQLI7Gr9-hK0hPAbYylEF3EntcIpd6WPQ/s1564/K.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="1564" data-original-width="1548" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqcyHmMfhLiWaVy4NmVdKPKxHs0o-pgOpmhT1d9JhWhypKYDbO9bNb-qlrq3J2vkRmfmUkerE2sfrAwokd2IgY7AWtCpneAmBVRZcNagaYihHQLI7Gr9-hK0hPAbYylEF3EntcIpd6WPQ/s400/K.png"/></a></div>
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C'e una forte violenza tra gruppi etnici, muhnajir contro pathani, pathani contro beluchi, autoctoni contro immigrati, specie afghani, bengalesi e indiani. A livello religioso musulmani contro indu . Gli stessi musulmani sono divisi tra loro: la parte hanafita contro la minoranza hanbalita, questa a sua volta divisa nelle correnti definite wahhabita o degli Ahle Hadith. I Cristiani sono perseguitati. Persino il locale cimitero cristiano è divenuto una discarica perché vi vengono riversati i rifiuti, inoltre hanno cominciato a divellere le tombe e fabbricarci sopra abitazioni e moschee. Nel 2013 più di 100 persone sono stati uccise in un attentato suicida in una chiesa di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan. Lo scorso novembre un gruppo di persone ha bruciato viva una coppia di cristiani in un forno per mattoni dopo averli erroneamente accusati di aver bruciato una copia del Corano. Ad aprile a Lahore, la seconda città per grandezza del Pakistan, alcuni attentatori suicidi hanno ucciso 15 persone durante delle messe cristiane.La violenza e l'intimidazione ha spinto molti cristiani verso l'emigrazione in altri paesi.
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L'aria della città e'una delle piu inquinate al mondo. Il PM 2,5 supera i 117 microgrammi a metrocubo. I fumi, il particolato ed i gas rendono il centro della città in una atmosfera irrespirabile, con incidenze elevate di patologia.
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Nella bidonville piu di metà della popolazione ha meno di 15 anni : maggiore è la poverta' piu alto il numero di figli. Nonostante questi grandi e mostruosi agglomerati urbani, la popolazione del pakistan rimane prevalentemente rurale, solo il 35% vive nelle citta, sebbene le migrazioni interne stiano lentamente cambiando il quadro demografico. La vicina valle centrale dell'Indo e' una delle zone piu popolose del pianeta ed anche delle più inquinate e deforestata. Essa è ormai una appendice della grande città e ne costituisce l'aspetto rurale e fortemente antropizzato. Tutti aspirano alla grande città per trovare un qualsiasi lavoro (anche se solo un quarto degli abitanti di Karachi risulta occupato)
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Considerazioni sulla megalopoli di Karachi e sulle megalopoli in generale
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Si potrebbe introdurre un neologismo per indicare questo grande organismo antropico: <i>homobionte (o tecnobionte)</i>. Con questo termine si intende una trasformazione artificiale di intere zone del pianeta dove lo sviluppo di strutture legate alla presenza umana vanno a sostituire gli elementi naturali della flora, della fauna e dell'ambiente. L'ecosfera, nell'homobionte , diviene antroposfera: tutti gli elementi naturali , territorio, acque, aria, vengono piegate al servizio di una sola specie. Nell'homobionte gli elementi che costituiscono il sistema antropico sono binari: da una parte c'è la megalopoli come struttura artificiale (grattacieli, strade, infrastrutture, periferie, fabbriche ecc.) e i suoi abitanti. La seconda componente sono i territori di affluenza. Nel caso di Karachi l'Homobionte ha il suo sistema binario: la megalopoli da una parte, e la sua area di affluenza diretta nella valle dell'Indo, dall'altra. I due termini costituiscono un simbionte: c'è uno scambio di persone, di merci e di risorse tra le due aree ed il risultato è la crescita dell'organismo antropico. La megalopoli dipende dai territori e questi dalla megalopoli. A volte i territori di affluenza sono distanti (come il nord dell'India nel caso di Karachi) ma il concetto binario rimane valido. Come un parassita la megalopoli attrae persone e risorse dai territori, questi vivono in gran parte con i prodotti reflui della megalopoli o le rimesse degli emigrati. La città funziona come attrattore e determina la natalità dei territori di afflusso che si mantiene alta. La megalopoli assicura sussistenza economica, risorse sociali, assistenza sanitaria, servizi. Il territorio affluente la demografia necessaria. La perdita del rapporto tra uomo e territorio nel sistema simbiontico si manifesta come fenomeno migratorio: l'area di forte antropizzazione concentra la produzione e il consumo e funziona come attrattore per le popolazioni dei territori di affluenza, che migrano richiamati dalla sussistenza offerta dall'area megapolitana. In questo modo l'antropizzazione del pianeta cambia aspetto: non funziona più come il vecchio insediamento umano in cui il tasso di natalità si doveva confrontare con le risorse disponibili in quel dato territorio. I sistemi di controllo della crescita demografica in passato erano la fame, le carestie, le epidemie, la mancanza di lavoro e di prospettive, i conflitti che sfociavano spesso nella guerra. Oggi la megalopoli assicura cibo di massa, sanità pubblica (anche se di basso livello), un lavoro o una prospettiva di lavoro, coesistenza di etnie e culture diverse con un grado di conflittualità più basso della guerra. Questo consente ai territori di affluenza di mantenere tassi di natalità molto alti, nonostante le risorse locali limitate. La devastazione del territorio è così duplice: alla cementificazione cittadina corrisponde l'urbanizzazione diffusa delle campagne e la deforestazione conseguente. Il rapporto diretto tra città e territorio di affluenza sta evolvendo: oggi i grandi homobionti come Lagos, Kinshasa, San Paulo, Pechino, Città del Messico o la diffusa area urbana europea attraggono popolazione anche da terre molto lontane, addirittura da continenti diversi. Gli homobionti si globalizzano. Tra Europa e Africa c'è un rapporto simbiontico che sta modificando i due continenti nel senso di una reciproca antropizzazione in cui la parte economicamente sviluppata funziona da attrattore e fornitore di consumi, la parte africana fornisce la demografia e il bacino di espansione (estrazione di risorse, esportazione di merci, investimenti in infrastrutture, ecc.). Sull'area africana si proiettano anche gli interessi degli homobionti cinesi con cui, come accade in tutti gli organismi antropici, quello europeo è entrato in conflitto. La fine delle savane, delle foreste e delle specie animali africane accelera così inesorabilmente.
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Il risultato finale del nuovo tipo di crescita antropica è sempre lo stesso: una violenta sostituzione di una monobiosi di homo alla pluralità della vita naturale, di una sola specie e dei suoi prodotti artificiali al posto delle molteplici specie di natura.
Si tratta di una crescita parassitaria: il territorio è soggetto a depredazione, deforestazione, sfruttamento di risorse, utilizzo di fonti idriche, estrazione di materiali, sovvertimento ambientale, cementificazione, inquinamento e trasformazione in discariche. L'inurbamento di popolazioni dai territori rurali e arretrati né e la caratteristica principale. Più che il consumismo globalizzato, la caratteristica dell'antropizzazione attuale è l'inurbamento massiccio e senza precedenti (più del 50 % della popolazione mondiale). Il miglioramento della qualità di vita è più apparente che reale, i meccanismi di crescita sono infatti limitati al solo aspetto numerico con più persone, strutture degradate , bassa tecnologia, economia senza innovazione e investimenti insufficienti. Le risorse sono in gran parte deviate sulle necessità vitali, e la massa degli occupati cresce complessivamente meno dei nuovi nati e dei nuovi arrivati. Il risultato è la gigantesca crescita delle bidonville che precedono l'espansione megapolitana più strutturata. Tutto il sistema è fortemente energivoro: la competizione sulle risorse energetiche vanifica ogni tentativo di porre sotto controllo le emissioni di carbonio. Crescendo continuamente la popolazione, la richiesta è sempre su alti livelli e scoraggia o rende impossibili politiche di controllo del consumo di idrocarburi.
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Karachi non e' una citta' lontana, ma il futuro che ci attende. La città pakistana rappresenta il modello delle megalopoli di tutto il pianeta al tempo della sovrappopolazione: elevata cementificazione, milioni di metri cubi sviluppati sia in altezza che in estensione, gigantesche periferie di bidonville, criminalita e disoccupazione, consumo di territorio, discariche estesissime e fumi in atmosfera con ambiente degradato e aria irrespirabile, acque intossicate da liquami chimici, biologici e industriali. Un anonimato diffuso che annienta ogni appartenenza storica e ogni tradizione culturale legata alla città, per trasformarsi in un estraneamento ad ogni valore che non sia il puro consumo e in una competizione senza regole. Alla identificazione con il luogo-città si sostituisce uno spezzettamento delle appartenenze, legate a visioni tribali.I collanti tradizionali: tradizioni, religione, cultura sono fonte di conflitti che coesistono come confronto latente (ma spesso, specie nelle realtà più degradate, il conflitto è manifesto). Il vecchio sistema statale, con i confini e le giurisdizioni nazionali, perde gradualmente significato. La finanza sovranazionale acquista di converso sempre più potere.
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Il nuovo sistema di crescita antropica è una violenta intromissione di homo che porta distruzione di vita e di specie. Non esistono meccanismi intrinseci che possano limitare la crescita. I limiti fisici si presentano come un progressivo aumento della viscosità nel flusso di risorse che dall’ecosfera vengono convogliate nell’antroposfera e come progressiva (ed evidente) saturazione degli ecosistemi terrestri e marini con i rifiuti delle nostre attività economiche e sociali.In questo sistema artificiale creato da Homo la pressione numerica umana continua a minare l'integrità e la capacità di generazione degli ecosistemi terrestri, marini e di acqua dolce. La monobiosi umana si sostituisce alla varietà naturale delle specie. Come un cancro le megalopoli si moltiplicano e si espandono sulla superficie del pianeta.
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agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-48497504962902127232021-09-08T01:37:00.015-07:002021-09-09T12:40:41.308-07:00Scenari di sovrappopolazione: Karachi. (prima parte)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWSbvt0FAB36hUQAGQiF1r2_zXSZoKRtQerDVh8WzVqK2XY6V5QrqRMNz0y0Duf8dGSiYi0URka9T_PcREGv3074tq2Rb3rAAwQPrnNQc_xFpFZWWjwEOFEkPpk7D2XfgM8xLBXm-Ah_o/s2048/Karachi.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="1291" data-original-width="2048" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWSbvt0FAB36hUQAGQiF1r2_zXSZoKRtQerDVh8WzVqK2XY6V5QrqRMNz0y0Duf8dGSiYi0URka9T_PcREGv3074tq2Rb3rAAwQPrnNQc_xFpFZWWjwEOFEkPpk7D2XfgM8xLBXm-Ah_o/s400/Karachi.png"/></a></div>
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Nel mentre ci balocchiamo a livello del pensiero verde mainstream,con il sogno di risolvere il riscaldamento atmosferico - sembra che tutto il complesso tema dell'eccesso antropico si risolva in questo unico tema - , e immaginiamo un futuro mondo verde fatto di pascoli, verdi vallate, di colline alberate e azzurri laghetti circondati da campi di pannelli fotovoltaici e torri eoliche, con stradine sterrate percorse da miloni di biciclette e auto elettriche, il mondo sta subendo ormai da qualche decennio una mostruosa trasformazione che rende inutile ogni tentativo di bloccare il riscaldamento e irreversibile la crescita esponenziale dei consumi.
Con "mostruosa trasformazione" intendo il fenomeno che negli ultrimi decenni ha portato alla nascita di megalopoli con milioni di umani concentrati in spazi ristretti e un ambiente degradato da tossici, rifiuti, plastiche e altri inquinanti.
Aree del pianeta sempre più sottratte al loro aspetto naturale per essere stravolte da strutture in cemento, asfalto, manufatti artificiali, con un'aria irrespirabile per particolati e fumi industriali, con prodotti inquinanti dovuti alle attività antropiche, con le acque avvelenate da liquami, chimica e plastiche, i suoli divenuti depositi chimici di fertilizzanti e veleni, spesso privati di ogni vegetazione anche spontanea per tossicità. Questi abnormi concentrati di homo non hanno più nulla di naturale o di semplicemente umano. Il rumore e' a livelli altissimi (per Karachi sono stati rilevate punte di più di 140 decibel) esteso a tutto larco delle 24 ore , per le continue attivita' umane che richiede una tanto alta concentrazione di abitanti; livelli che non consentono un riposo ed una tranquillita'anche temporanea alla maggioranza delle persone.Fu il grande fisiologo Selye che, studiando i reperti autoptici di animali vissuti in alta densita demografica in spazi ristretti, segnalo'per la prima volta gli effetti dello stress sul corpo degli animali. Tali effetti, che implicano una attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surreni e del sistema simpatico per continui stimoli esterni, e si concentrano in particolare su organi bersaglio quale cuore, vasi,polmoni, cervello e ghiandole surrenali, sono caratteristici degli abitanti delle megalopoli contemporanee in cui l'attività umana è continua e gli individui stressati dal sovraffollamento. Il cittadino megapolitano è esposto a malattie respiratorie, degenerative, del cuore, cancro, alterazioni psichiche e altri effetti dello stress. I farmaci necessari a curare gli effetti dell'ambiente malato e della concentrazione demografica si aggiungono agli altri tossici per moltiplicare gli effetti chimici sull'ambiente, in un circolo vizioso di autopotenziamento. Le specie animali restanti sono soggette a genocidio ed estinzioni, a squilibri degli ecosistemi, insieme alla scomparsa della flora preesistente. Per comprendere di cosa si parla con la trasformazione di cui siamo muti testimoni non servono discorsi generici, ma concreti esempi da studiare a fondo, perché lì è scritto il futuro della specie Homo e un destino catastrofico da cui è sempre più difficile salvarsi.
Qui di seguito riporto alcune impressioni, tratte da viaggiatori occidentali, riguardo ad una delle più grandi megalopoli mondiali: Karachi. Ma il modello Karachi è purtroppo simile a quello di tante altre megalopoli in ogni continente come San Paulo (Brasile), Mumbay in India, Pechino o Citta'del Messico che, giorno per giorno, stanno crescendo impetuosamente sulla spinta di una crescita demografica di Homo rapida ed inarrestabile, checché ne dicano i tanti demografi che parlano di picco demografico e altre amenità simili dalle loro aule universitarie o dai dorati e ben pagati scranni degli uffici dell'Onu.
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Karachi
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Uno dei problemi che impressionano il viaggiatore che capita nella grande megalopoli del Pakistan è una perenne presenza di nugoli di mosche che circondano merci, in particolare cibi, animali e persone, ovunque e a qualunque ora del giorno. E' un tormento biblico, una specie di punizione divina per un patto rotto tra l'uomo e la natura. Quell'infinito numero di mosche ci ammonisce che qui è avvenuto qualcosa, un fatale oltrepassamento di un limite, uno stravolgimento di ogni legge naturale.
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"<i>Karachi è stata la capitale del Pakistan fino a che negli anni Sessanta, con il preciso scopo di sostituirla, fu costruita Islamabad. Nonostante ciò, rimane oggi il più importante centro finanziario e culturale del paese, nonché la città più grande e popolosa: ha circa 24 milioni di abitanti, ed è in costante crescita. Un recente articolo del New York Times ha però parlato di Karachi per i suoi molti problemi, a partire dall’ultimo in ordine di tempo: un’invasione di mosche.
Il problema delle mosche è solo l’ultimo di una lunga serie: nei mesi scorsi le piogge della stagione dei monsoni hanno causato gravi inondazioni, con morti e feriti; poi ci sono stati alcuni blackout alla fine di luglio, che in certi casi sono durati più di due giorni; infine, a causa della costante crescita della popolazione, Karachi non riesce a smaltire Le mosche, scrive il New York Times, sono dappertutto e in una quantità tale da ricoprire quasi ogni superficie disponibile. Non danno tregua neanche alle persone, quando sono così tante, e si posano sulla merce dei mercati all’aperto, sulle case e sui marciapiedi. Oltre a dare notevole fastidio, poi, una quantità così grande di mosche può diffondere malattie come la febbre tifoide e il colera, e trasmettere infezioni agli occhi e alla pelle contaminando il cibo.
Secondo gli esperti, questa proliferazione straordinaria è causata dall’acqua stagnante delle piogge monsoniche e dai rifiuti non smaltiti, soprattutto i resti di animali macellati durante la recente festa islamica Id al-Adha; il problema, poi, non sono tanto le piogge, normali per questo periodo dell’anno, ma le infrastrutture molto carenti di Karachi che non ha un buon sistema fognario e di drenaggio delle acque, oltre ad avere problemi a smaltire i rifiuti solidi.
«Il Pakistan produce più di 20 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno e in città come Karachi, due quinti non vengono raccolti», ha affermato Ashraf Mall, rappresentante di Tearfund per il Pakistan. «Questa spazzatura o viene bruciata per la strada o è gettata nei fiumi, spesso finendo nell’oceano, o si accumula, causando inondazioni e problemi di salute. I generosi finanziamenti del governo britannico ci permetteranno di migliorare la vita quotidiana delle persone che vivono a Karachi e Hyderabad».
Il comune ha provato con la disinfestazione tramite fumigazione e insetticidi vaporizzati, ma a quanto pare non sta funzionando: le mosche rimangono. Alcuni commercianti, soprattutto quelli che hanno il bancone all’aperto, hanno provato a trovare rimedio con mezzi propri, accendendo fuochi e usando insetticidi spray, ma sempre senza successo. Peraltro, la presenza delle mosche sta danneggiando pesantemente i loro affari: un venditore di dolci tipici, intervistato dal New York Times, ha detto che le mosche non sono un problema nuovo, ma che stavolta non sembra esserci soluzione: «Non c’è niente che possiamo fare, siamo impotenti. Gli affari vanno malissimo». Il suo rimedio per proteggere i dolci dalle mosche è coprirli con un foglio di plastica.
Per risolvere il problema delle mosche andrebbe prima risolto quello dei rifiuti, che però è altrettanto complesso: Karachi è una città enorme e produce circa 12mila tonnellate al giorno di rifiuti, secondo un documento della Banca mondiale. Non è una quantità incredibile per una città di 24 milioni di abitanti – Roma ne produce quasi cinquemila tonnellate, a fronte di meno di 3 milioni di abitanti – tuttavia la gran parte di questi rifiuti non vengono smaltiti, rimangono lungo le strade oppure abbandonati in discariche improvvisate. Questa gestione fallimentare è dovuta in parte al fatto che il territorio di Karachi è frammentato dal punto di vista amministrativo: i servizi al cittadino vengono gestiti da diverse agenzie, per cui risulta difficile coordinare tutto il sistema e trovare una soluzione unitaria.
Il problema esiste da anni e rappresenta un rischio per la salute degli abitanti, non solo per le mosche ma anche perché i rifiuti finiscono in mare e nella rete idrica contaminando l’acqua, oppure perché vengono bruciati per accelerarne lo smaltimento, sprigionando gas tossici." (Dal New York Times)
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Ma non si tratta solo di mosche. Anche una banale osservazione dal satellite ci mostra una nuvola giallastra che, come una cappa, ricopre una enorme distesa grigia, questa non più aerea ma terrena, una specie di cancro o di muffa che mangia suolo verde e intossica ogni cosa. Non è più paesaggio ma artificio, una sussistenza aliena che indica una estraneità distruttiva di qualche specie infestante: è duro ammetterlo ma quella specie è Homo.
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A nord ovest del delta dell'indo si estende su una ampia pianura circondata da modeste alture, una delle manifestazioni piu chiare di cio che aspetta il mondo in preda alla sovrappopolazione: la devastazione ambientale, naturale e sociale di Karachi, una delle megalopoli piu popolose del mondo. Nel 1947 la città aveva 400 mila abitanti, oggi ne ha 24 milioni con il suo interland, in rapida crescita (ogni anno si aggiungono circa un milione e mezzo di nuovi abitanti). Se conideriamo che nel 1921 la città aveva 240 mila abitanti, la città ha moltiplicato per 100 volte la sua popolazione in un secolo. La cosiddetta citta' e' un ammasso informe di edifici costruiti a risparmio e nella maggioranza dei casi spontaneamente al di fuori di qualunque programmazione, con cemento, legname e poco ferro, con cunicoli e viuzze senza alcun piano regolatore, sull'onda di una richiesta demografica in crescita esponenziale e rapidissima sia per nascite (sette figli per donna in media) che per l'immigrazione dalle aree rurali. Alla crescita ha contribuito la forte immigrazione islamica dall'India per le guerre di religione che hanno interessato il continente. Ma la crescita esponenziale degli abitanti delle città-megalopoli è un fenomeno globale del pianeta, alimentato dall'eccesso di nascite e dalla riduzione della mortilità dovuta al fenomeno tecnico-scientifico. Di fatto la popolazione di Karachi cresce ancora oggi del 5% l'anno.
Il nucleo originario si trova tra il porto di Lalazar dove è anche il principale scalo ferroviario e la città "vecchia" posta tra gli sbocchi a mare dei fiumi Lyari e Indo. Lungo la Jnnah Road si affacciano alcuni dei più noti palazzi cittadini come il municipio, la torre Merewether, una reliquia del periodo coloniale in stile gotico e il mercato Bolton.il quartiere di Saddar è costituito dal vecchio centro coloniale di Karachi, con il Club Road — il prolungamento della precedente edificazione verso est. Il nome si riferisce al tratto dell'arteria che attraversa il quartiere coloniale di Saddar. Nelle sue vicinanze stanno gli alberghi Sheraton, Marriot e l'ambasciata USA. Tra "Jinnah Road" e "Moulvi Tamizuddin Khan", Chundrigar Road è una delle strade più famose del centro di Karachi, nota nel periodo coloniale come "McLeod". Vi si affacciano alti grattacieli (in genere costruiti da ditte cinesi), sedi di istituti finanziari e di importanti quotidiani. Vi si trova di tutto, dagli accattoni ai negozi di computer. Quando gli uffici chiudono per la pausa del pranzo, lunghe code si formano fuori dei ristoranti. Dopo le 8 di sera si svuota divenendo una strada fantasma. "Defence Housing Colony", la zona benestante di Karachi, costruita dall'esercito per i dipendenti.Saddar Town è il centro di Karachi sin dal tempo del dominio britannico, come attestano i suoi numerosi edifici in stile coloniale. Il distretto comprende i vecchi quartieri di Kharadar e Mithadar. È un'area commerciale; entro i suoi limiti sono situati lo storico Empress Market, la stazione ferroviaria e quella degli autobus extraurbani. Una delle strade più note è l'affollata "Zaib-un-nissa" intitolata a un famoso giornalista pakistano. In epoca coloniale era nota come Elphinstone Street e di quel periodo conserva ancora molti edifici, oggi sede di consolati o trasformati in alberghi di categoria inferiore.
Clifton — Il quartiere di Clifton si estende sul lungomare a sud di Saddar Town. È il luogo tradizionale della passeggiata domenicale degli abitanti di Karachi. Qui si trova la casa di Zulfikar Ali Bhutto, presidente del Pakistan dal 1971 al 1973 e padre di Benazir. Davanti alla casa dei Bhutto a Clifton fu assassinato nel 1990, Murtaza, il fratello di Benazir.
La nuova Karachi si estende parecchi km a sud-est dal convulso centro cittadino, su terre sottratte al mare. Vi sono sorti nuovi alberghi tra i quali il Carlton e sta per essere completato (2008) un porticciolo turistico, il "Marina Creek". "Crescent Bay" è un progetto portato avanti dalla società Emaar di Dubai. Il piano urbanistico prevede la realizzazione di un quartiere residenziale con grattacieli sul lungomare che accoglieranno alberghi e condomini di lusso.Come al solito ci sono interessi cinesi e, in minor misura, iraniani. La Cina è il principale partner che assicura mezzi e imprese per la costruzione di grattacieli, edifici, strutture portuali e areoportuali nella zona.
Separato dal centro dal corso del fiume Lyari,Gulberg Town è abitato soprattutto da Muhajir, termine con cui si indicano i discendenti di quegli indiani di credo musulmano fuggiti dall'India dopo il 1947, anno che sancì la spartizione della colonia britannica in due stati indipendenti.
Situato a nord del centro, oltre il fiume Lyari, Gulshan Town è quartiere degli spazi fieristici del "Karachi Expo Centre" e degli edifici dell'Università statale di Karachi, la più grande del paese. Verso est sud est si trovano i vasti concentrati umani come Hazara Colony e Hill Town o Green Belt , vere baraccopoli dove si sono concentrati le immigrazioni di gruppi etnici sia dell'interno che di nazioni vicine negli ultimi decenni. Il territorio vasto più del lazio è fortemente antropizzato ed ha subito una deforestazione totale con una superficie fangosa in cui scorrono fiumi che sono fogne a cielo aperto e le sponde del tutto prive di vegetazione per l'alta concentrazione di tossici e veleni. Per enormi distese di chilometri quadrati intorno al nucleo centrale si estende una città sparsa fatta di agglomerati senza alcun piano regolatore e cresciuti solo in funzione della crescita demografica di tutta l'area.
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La composizione e multietnica: munhajir (musulmani di lingua urdu),Pathani,beluchi, immigrati bengalesi, arabi, afghani (due milioni), africani. La grande maggioranza vive in una sconfinata bidoville alla periferia della citta, periferia popolosissima senza fognature, senza servizi, spesso con discariche sparse tra le baracche, e atraversata da fiumi come il Malir e il Lyari ridotti a discariche, neri di inquinanti e schiumosi per sostanze organiche e prodotti chimici, ma soprattutto carichi di plastiche, bottiglie, contenitori, sacchi, barattoli, residui chimici e organici ed altri inquinanti che vanno rapidamente a scaricare in mare dove formano strati galleggianti che si estendono per miglia verso il mare aperto e lungo la costa. Le foto satellitari mostrano grandi macchie giallastre in corrispondenza della foce dei fiumi che si espandono a distanza nell'oceano.Il fiume è il principale immissario di sostanze reflue nel mar Arabico, con un importo stimato di 909.000.000 di litri al giorno.[8][9] L'unica entrata non-salina è il locale di deflusso delle precipitazioni. Un gran numero di settori economici, tra cui il farmaceutico, il petrolchimico, il chimico, il tessile, le raffinerie e le industrie cartarie, opere di ingegneria e centrali termoelettriche che si trovano lungo il fiume, scaricano regolarmente i loro rifiuti industriali non trattati nel fiume.[10] Con la crescente quantità di sostanze organiche fertilizzanti nell'acqua del fiume, l'ecologia marina lungo la scarpata costiera è stata colpita in modo definitivo.[11] Le sostanze inquinanti insieme ad altre perturbazioni ambientali hanno anche dimostrato di essere dannosi per la biodiversità di specie marine lungo il porto peschereccio di Karachi[12], tra cui le tartarughe verdi, gli uccelli e i mammiferi marini.[13]
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Karachi e la capitale economica e sociale (quella amministrativa è Islamabad) del Pakistan, il sesto paese piu popoloso al mondo, con un tasso di natalità che lo porterà a divenire entro il 2050 il terzo paese piu popoloso al mondo.
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La città è stata definita "la metropoli più pericolosa del mondo" secondo un rapporto pubblicato sulla rivista americana Foreign Policy. Questo triste primato è dovuto al tasso di omicidi che è del 25% più alto rispetto a quello della media del paese.
Tra i motivi di questa criminalità record c'è la sovrappopolazione, secondo il rapporto di Foreign Policy. Tra il 2000 e il 2010 gli abitanti di Karachi sono aumentati dell'80%, "l'equivalente della popolazione di New York" nota lo studio.
Decine di migliaia di pachistani provenienti dalle aree pashtun del nord ovest sono confluiti nella metropoli a causa del conflitto con i militanti islamici estremisti.
Da tempo inoltre la città è controllata da bande criminali che si spartiscono il traffico di droga e di armi, sequestri di persona e altre attività illegali nei diversi quartieri.
Come fece notare Lorenz nei suoi studi sul comportamento animale, dove la concentrazione demografica di qualunque specie raggiunge livelli estremi e insostenibili, si scatenano aggressività e conflitti, mascherati da lotte (e persino guerre) per le risorse o da odi religiosi. Odi reali, non virtuali, che spesso sfociano in aggressioni, uccisioni e stragi.<blockquote></blockquote>
(Continua nella seconda parte)
agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-6502998796927224343.post-17638987653097142872021-08-19T02:51:00.006-07:002021-08-19T02:56:18.235-07:00La caduta di Kabul<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi41Dx9qXJ-4MCtjtwauVfD8mSeaLsURZ8z_PbOF7lqCI5t760KQT9LK1YRJ9-VPReOYCgqviLiq72bpORJcHK1jQLzjXfw9yOLIJb-lymppPdH61XtlsN2ds2JFeL-23y-0rxuCKOV3bM/s1508/Schermata+2021-08-19+alle+11.50.19.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="834" data-original-width="1508" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi41Dx9qXJ-4MCtjtwauVfD8mSeaLsURZ8z_PbOF7lqCI5t760KQT9LK1YRJ9-VPReOYCgqviLiq72bpORJcHK1jQLzjXfw9yOLIJb-lymppPdH61XtlsN2ds2JFeL-23y-0rxuCKOV3bM/s400/Schermata+2021-08-19+alle+11.50.19.png"/></a></div>
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Una breve nota a commento della caduta, prevista da tempo, della capitale dell'Afghanistan. Solo per constatare ancora una volta come il mondo reale è molto diverso da quello rappresentato nelle conferenze sul Clima o nei libro dei sogni dei movimenti verdi e arcobaleno. Mentre il mondo è sempre piu esposto alla crisi climatica e agli effetti del surriscaldamento atmosferico si viene a conoscere, ai margini della caduta del governo fantoccio filo americano, che nel paese sono in costruzione vari gasdotti e oleodotti con l'intento di portare milioni di tonnellate di idrocarburi l'anno dal Turkmenistan e dall'Iran alla Cina, al Pakistan e all'India dove sono evidentemente previsti giganteschi nuovi consumi di gas e petrolio che si vanno ad aggiungere alle enormi quantità bruciate attualmente, con pesanti immissioni di carbonio in atmosfera. E' evidente che dietro la lotta per il potere nel paese, i profitti e le tangenti del transito dei dotti costituiscono uno dei principali bottini che andranno a premiare il vincitore (l'altro è la coltivazione e la produzione del papavero con la relativa produzione di oppio ed eroina). India, Pakistan e Cina, si apprestano a raddoppiare i consumi di petrolio e gas a beneficio delle proprie economie in crescita e avviate a incrementare popolazione e consumi.Sono evidentemente lontane e relegate nel mondo dorato dei sogni e delle belle intenzioni da dare in pasto elle addormentate opinioni pubbliche occidentali, le belle sale affollate di inutili delegati che passano intere giornate a disquisire sul grado di riscaldamento in più o in meno, e sulla sostituzione dell'economia da idrocarburi in quella dei pannelli solari e dei mulini a vento. Memorabili (ma presto dimenticati) i bei slogan buoni per i palati dei cittadini europei e americani che debbono sganciare i soldi per mantenere l'apparato puramente propagandistico. Nel frattempo i barbuti talebani si apprestano a intascare i crescenti introiti in dollari per la gestione di questi condotti. Credere che i nuovi signori di Kabul siano isolati è un'altra delle illusioni occidentali. Tutta l'area geopolitica che circonda il paese, compresa la Russia di Putin, è in ebollizione per mantenere ottimi rapporti con gli scolari di Allah <blockquote></blockquote>
Dalla Stampa internazionale:<blockquote></blockquote>
<i>"Il “sogno – geopolitico – americano” in Afghanistan si chiama TAPI, ovvero il gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India.
Un progetto da 8 miliardi di dollari, lungo 1700 chilometri, che dovrebbe trasportare il gas naturale turkmeno attraverso l'Afghanistan, in quello che viene descritto dagli stessi Usa come un “corridoio di transito cruciale”, dal bacino del Mar Caspio al Mar Arabico.
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Sostenuto dall'Asian Development Bank (ADB), il TAPI ha il potenziale per trasportare 3,2 miliardi di metri cubi di gas al giorno dai giacimenti del Turkmenistan, passando vicino alle città di Herat e Kandahar, attraversando il Pakistan vicino a Quetta e collegandosi con i metanodotti di Multan, nella regione del Punjab pakistano.
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Gli Stati Uniti avevano propagandato il progetto come “collante magico” che avrebbe legato le diverse aree (spesso in attrito), in un quadro di cooperazione interdipendente: “Oltre a isolare ulteriormente l'Iran – si legge in un documento del 2011 dell'Institute of Asian Studies – l'interdipendenza risultante e i benefici della cooperazione potrebbero fungere da catalizzatore per la pace tra India e Pakistan”."
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Pechino in questo senso si sta segnalando per il suo attivismo nell’Asia centrale e recentemente ha incontrato autorità di diversi paesi della regione. Per rafforzare il suo prestigio, inoltre, lavora sul fronte economico attraverso lo strumento della Belt and Road. “Noi possiamo espandere il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) all’ Afghanistan e migliorare il livello della cooperazione commerciale e dell’interconnessione tra l’ Afghanistan e gli altri paesi nella regione”, ha spiegato Wang Yi. Il CPEC è stato lanciato nel 2013 nell’ambito di Belt and Road e prevede una rete di strade, porti, gasdotti, oleodotti e reti in fibra ottica in Pakistan per collegare i due versanti dell’Eurasia. E’ considerato un progetto altamente strategico da Pechino per la sua stabilità energetica e per la sua geopolitica regionale. E' in costruzione inoltre il nuovo gasdotto e oleodotto dall'Iran che attraverso l'Afhanistan porterà gas e petrolio verso il gigante consumatore cinese..."</i>agobithttp://www.blogger.com/profile/04657422204330750887noreply@blogger.com7