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mercoledì 30 marzo 2011

Epidemie, migrazioni, crisi economiche effetti della sovrappopolazione.

Le grandi migrazioni degli ultimi 50 anni, le grandi epidemie (spagnola, AIDS, ebola, e la recrudescenza Tbc e la possibile futura Sars), le crisi economiche globalizzate sono effetti dell'eccesso demografico della popolazione di umani combinato con gli effetti della tecnica moderna. L'eccesso di popolazione rispetto alle risorse del territorio è infatti la causa prima delle migrazioni. Queste in passato ci sono sempre state in relazione all'eccesso di crescita demografica. Quello che contraddistingue le migrazioni attuali rispetto a quelle del passato è che la migranza non è verso territori scarsamente popolati, quali quelle successive alla crisi dell'Impero romano che vedevano le popolazioni nord orientali in forte crescita invadere le praterie dell'Europa occidentale e meridionale. Oppure quelle del boom demografico della fine del XIX secolo e dei primi decenni del XX secolo in Europa che fecero sì che enormi masse migrassero verso le deserte praterie e le poco popolose città dell'America. Al contrario le migrazioni odierne avvengono verso paesi fortemente popolosi, con altissima densità demografica, verso città che già contengono milioni o decine di milioni di individui. Ciò le rende costosissime del punto di vista sociale e devastanti da quello ambientale. Inoltre le società sovrappopolate odierne che caratterizzano questo mondo, lo rendono ideale per le pandemie. Milioni di persone viaggiano di continuo, miliardi vivono in baraccopoli senza fogne, mangiando cibo contaminato da escrementi, bevendo acqua inquinata, e vivendo a stretto contatto con animali come polli, suini e ratti. L'Aids è nato dal combinato disposto di una forte crescita demografica, una stretta convivenza con gli animali, facilità di viaggi, degrado dei costumi. Siamo tutti esposti a mutazioni di virus che potrebbero creare, da un momento all'altro, pandemie catastrofiche. La natura risponde all'eccesso demografico con tentativi di riequilibrio in cui rientrano queste pandemie di nuovo tipo. Infine la globalizzazione connessa alle migrazioni, alla nuova cultura mondialista, alle crisi di disponibilità di risorse rispetto ai tassi demografici, alle nuove economie di scala dei grandi agglomerati urbani, determinano crisi economiche globali con inflazione, depressione monetaria, squilibrio tra produzione e mercato, bolle finanziarie con ripercussioni mondiali e aggravamento delle condizioni sociali.

mercoledì 23 marzo 2011

Immigrazione e nichilisti nostrani


I nostri nichilisti predicano l'accoglienza di decine di migliaia di immigrati in arrivo nel nostro paese, dimenticando (o meglio fingendo di dimenticare) quello che ciò comporta: la ulteriore cementificazione del territorio italiano. A differenza dei migranti che nel secolo scorso si recavano nelle Americhe, i migranti che arrivano da noi giungono in un territorio già ampiamente sovrappopolato ed edificato. Non c'è area regionale, provinciale o comunale che ormai sia esente da strade, superstrade, case, palazzi,case, casette, villini, tuguri, capannoni, magazzini, centri commerciali, ripetitori, fabbriche. Aspetto caratteristico dei nichilisti nostrani è che essi avversano i grandi progetti, le grandi opere, le trasformazioni ambientali basate su visioni alte e idee di ampio respiro. Ritengono, sulla base di premesse ideologiche vetero-marxiste o da cattolici pauperisti, che le grandi idee di cambiamento del paese presuppongono grandi imprese realizzatrici e quindi grandi capitali, grandi finanze. Ritenendo il capitalismo e il libero mercato equivalente alla speculazione finanziaria, ed essendo intrinsecamente nichilisti, il loro motto è: piccolo è bello ( a meno che non si tratti di cooperative). Risultato: il nostro paese è fatto solo di piccole e medie imprese, a parte la solita eccezione della Fiat, o da imprese di Stato. Le nostre imprese edilizie sono imprese familiari che hanno scopi strettamente speculativi (il nichilismo genera nichilismo). Le costruzioni in questo paese sono in maggioranza costruzioni fai da te, spesso artigianali e comunque fatte da piccole società che realizzano edifici scadenti, di bassa qualità architettonica, di bassa classe energetica, fatti di materiali rabberciati. Tra l'altro spesso si tratta di edifici costruiti contro la legge in violazione o "in deroga" a piani regolatori, quando esistono. Questa filosofia anticapitalista e d'accatto ha generato periferie degradate, senza servizi,senza un piano regolatore, che hanno spesso distrutto luoghi di rara bellezza. Basti pensare alla periferia romana, in particolare la zona est di Roma: una distesa di casupole ad uno o pochi piani, larghe e basse, mal costruite, prive di qualsiasi criterio funzionale oltre che estetico. Questo modo di utilizzare l'agro romano ha distrutto un ambiente unico al mondo per bellezza e ha fatto perdere l'occasione per uno sviluppo moderno della città basato su costruzioni, anche abitative, di ampio respiro, architettonicamente qualificate, con bassa dispersione di energia e bassi consumi, con un rapporto tra edifici e aree verdi che le rendesse vivibili e degne di Roma. L'arrivo di altre migliaia di immigrati in un paese che non possiede una classe politica ed imprenditoriale con una visione alta, dotata della capacità di pensare in larga scala e su ampi progetti, porterà ulteriore degrado alle nostre città, ulteriore cemento di bassa qualità, invivibile, antiestetico, fonte di ulteriore costo energetico e di inquinamento ambientale.

sabato 19 marzo 2011

La lezione di Veronesi

La lezione che credo dobbiamo trarre da Fukushima è che non possiamo non rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari. Il che non vuol dire ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero - ed è scientificamente vero- che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico. Dobbiamo pensare al futuro tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che possono fare delle fonti di energia strumento di ricatto economico e politico; che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi di persone sulla Terra, con consumi sempre maggiori di energia; che le altre fonti di energia, le rinnovabili, hanno grandi potenzialità, ma per alcune non abbiamo le tecnologie che rendano accessibili i costi di trasformazione e globalmente non sono sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno. La scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile e il nostro compito è ora quello di garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente.
Umberto Veronesi - La Repubblica del 19-03-2011