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martedì 28 aprile 2020

L'attacco

Dice Lorenz nel suo piccolo grande libro "Gli otto peccati capitali della civiltà" che "Devastando in maniera cieca e vandalica la natura che la circonda e da cui trae nutrimento, l’umanità civilizzata attira su di sé la minaccia della rovina ecologica. Forse riconoscerà i propri errori. quando comincerà a sentirne le conseguenze sul piano economico, ma allora, molto probabilmente sarà troppo tardi. Ciò che in questo barbaro processo l’uomo avverte di meno è tuttavia il danno che esso arreca alla sua anima. L’alienazione generale, e sempre più diffusa, dalla natura vivente è in larga misura responsabile dell’abbrutimento estetico e morale dell’uomo civilizzato" (Konrad Lorenz : gli otto peccati capitali della civiltà" Adelphi, 1973).
Tornano alla mente le sue parole quando leggiamo notizie come quella che riferisce della uccisione di 13 ranger (eroi che per pochi soldi rischiano la pelle per difendere i gorilla) e cinque civili nel parco Virunga in Congo da parte, sembra , di milizie Huti. Gli scopi degli assassini? E' presto detto: prendere il controllo del parco, uccidere tutti gli animali, tra cui gli ormai rari gorilla della montagna, che sono la principale attrattiva per i turisti che visitano il parco. Lo scopo finale del massacro è poter permettere così agli speculatori, che finanziano le milizie, di appropriarsi del territorio per poterlo sfruttare nelle sue ricchezze: petrolio e oro, e fare per quel che ne resta terra bruciata. I guerriglieri che in passato operavano nel vicino Rwanda hanno spostato il loro campo d’azione nell’est del Congo-K, dove da anni commettono atrocità indescrivibili contro la popolazione civile. Sono accusati di reclutare con la forza bambini-soldato, di saccheggiare i villaggi e di finanziare le loro attività criminali grazie al traffico illecito di oro e legno pregiato. Fanno gola agli speculatori non solo il petrolio e l'oro ma le terre vergini da dedicare all' agricoltura e agli allevamenti e la cementificazione, per creare le strutture necessarie ad una popolazione di Homo in forte crescita. Vicina al parco è la città di Butembo che con i centri vicini ha una popolazione complessiva di due milioni di abitanti in rapida crescita ed espansione e le cui necessità non possono che indirizzarsi verso le vergini terre del parco.
La strage del parco di Virunga è solo uno dei tanti episodi che mostrano il degrado in cui è giunta l'anima dell'uomo, che stenta a trovare un senso alla sua presenza sul pianeta terra. Nelle foreste del Borneo e di Sumatra prosegue il genocidio degli Orango, sempre più ristretti in aree limitate, privati del loro ambiente, mentre le foreste vengono abbattute e sostituite da quelle strutture artificiali ed estranee che sono la caratteristica dell'azione di Homo ovunque si insedi.Colture di specie vegetali esotiche, come la palma da olio e le altre coltivazioni commerciali, o lo sfruttamento di minerali, della gomma e delle risorse idriche hanno ben più valore dei pochi oranghi rimasti, per una popolazione di umani passata nel Borneo da 280 mila a 22 milioni in appena 60 anni. Per Sumatra va anche peggio. In tutto il pianeta le ultime aree silvestri sono aggredite. Nell'Amazzonia prosegue l'attacco di Homo con l'incessante opera di deforestazione allo scopo di insediare allevamenti ed aumentare la produzione di minerali e legname, con una perdita di specie che è stimata di migliaia al giorno.
Neanche il segnale del Covid 19 e del riscaldamento globale smuovono Homo dalla sua azione cancerogena sulla biosfera. Da quando il virus ha cominciato la sua diffusione globale sul pianeta la popolazione mondiale, in poco più di tre mesi, è cresciuta di ben 24 milioni di esemplari Homo. Le attività di replicazione degli umani non hanno sosta, indifferenti ad ogni epidemia. E questo è avvenuto dopo un inverno che non c'è stato, essendo stato caratterizzato da temperature quasi ovunque molto al di sopra della norma per effetto del riscaldamento dovuto alle emissioni della specie infestante. Il temporaneo miglioramento dovuto alle sospensioni delle attività umane per la presenza della pandemia, con minori immissioni di CO2 e di particolati nell'atmosfera e di veleni e plastiche nelle acque, sta per terminare, tra poco tutto tornerà su livelli uguali, anzi superiori al passato per il noto effetto rebound. Le specie animali e vegetali continueranno così a morire, le foreste a sparire e gli umani a crescere. Una umanità senza più anima, come giustamente denunciato da Lorenz. L'attacco di Homo al pianeta continua...

domenica 12 aprile 2020

Il nuovo modello

Il significato di questa pandemia è chiaro: otto miliardi di homo sono troppi su un pianeta limitato. Se non si cambia il modello basato sulla crescita continua della popolazione, della produzione e dei consumi non ci sarà futuro sul pianeta Terra. Cambiare il modello. Ma come? Bisogna tornare indietro da due imbuti logici: Primo imbuto logico: La megalopoli come polis contemporanea. Secondo imbuto logico: consumi come misura di tutte le cose. L'idea alla base della catastrofe: l'uomo al centro dell'universo padrone della natura. Il nuovo imperativo categorico kantiano: arrestare la crescita demografica di Homo. Se si arresta la crescita demografica c'è soluzione alle aporie degli imbuti logici. Se non si arresta la crescita demografica rimane il modello unico della crescita: megalopoli e consumi.
Lo strano effetto della pandemia e l'insegnamento che dobbiamo trarne.
Dalla chiusura delle attività industriali e commerciali sta nascendo un modello che potrebbe esserci utile nella costruzione di una società ecologica più rispettosa del pianeta. La sospensione delle attività di piccole, medie e grandi imprese e degli esercizi commerciali, il divieto di uscita dalle case, la riduzione notevole del traffico urbano, il blocco dei voli e del traffico navale, la riduzione diffusa delle attività umane ha creato un effetto che sebbene previsto ha sorpreso molti. Dalle foto satellitari risulta per la prima volta da decenni un'aria più pulita e più trasparente sulla valle Padana: la nube di fumi e particolati si è di molto assottigliata. Il mare è ovunque più trasparente, con tante specie di pesci che tornano a vedersi e che sembravano in precedenza sparite. I fiumi e i laghi hanno acque più pulite e tornano a vedersi anatre, cormorani, cicogne, aironi sulle sponde. Le montagne sembrano ovunque ritrovare pace e bellezza, e tornano ad essere un luogo di incontro con il significato più profondo della natura, un posto privilegiato per chi vuol sentirsi parte dell'universo. Finalmente hanno smesso, purtroppo temporaneamente, di essere quella specie di luna park per gente che ci vede solo occasione di svago dozzinale e di interesse commerciale; sembra quasi che speculatori e cementificatori, quelli che avevano riempito coste montane e valli di orribili impianti di risalita e spianato boschi per far posto a strade, palazzi, piste e centri commerciali, siano spariti per sempre. Forse con un po di freddo la montagna avrebbe ritrovato tutta la sua natura, con la neve e i lupi, le aquile, le volpi. Di nuovo le valli montane avrebbero riavuto l'ululato notturno, la musica delle montagne, un vero canto spirituale ad un mondo tornato ad essere mondo. Ma non è così purtroppo.
Le spiagge sembrano essere tornate luogo di incontro con il mare, momento di riflessione ed empatia tra noi e l'ignoto, tra il piccolo e il grande, tra lo stare e il partire, tra l'essere se stessi e il perdersi ("in questa infinità s'annega il pensiero mio e il naufragar..."). Fino a pochi giorni fa si preparavano a ricevere la folla di consumatori, l'osceno scempio della fruizione meccanizzata di massa in cui il mare era divenuto merce come tutto il resto, se non discarica e occasione per squallidi giochi, sport, autostrada per imbarcazioni inquinanti di ogni tipo, e via antropizzando. Dopo molti anni si sono rivisti i delfini vicino alle coste. La campagna, in questi giorni di pandemia, sembra essere tornata... campagna! si rivedono animali di ogni tipo come i tassi, le lepri selvatiche, i cerbiatti, i caprioli che ancora al tempo dei nostri nonni e bisnonni facevano compagnia ad agricoltori e abitanti dei piccoli paesi in collina, in un mondo assai meno popolato dell'attuale. I cinghiali e i gabbiani si riavvicinano ai centri abitati. E' come se la natura tornasse a riappropriarsi, ora che l'uomo sembra indietreggiare, sembra... I piccoli paesi, le cittadine, e persino le periferie di grandi città sembrano tornare ad una dimensione...umana. L'aria non odora più di fumi di scappamento delle auto, il cielo è più terso. Sembra essere tornato azzurro come nell'infanzia, anche in città. La folla ha lasciato il posto nelle nostre strade alle persone, tornano i nomi, il rapporto di conoscenza al posto dell'anonimato. Torna a sentirsi il rintocco delle campane delle chiese, come in una poesia di Pascoli. Manca l'asinello o il cavallo al posto delle rare auto e sembrerebbe tornato il mondo di un secolo fa. Le megalopoli appaiono quasi ferme, come un gigantesco meccanismo inceppato. La gente va in strada con il cane, o è affacciata al balcone. I negozi chiusi, i rumori quasi assenti. Il rombo dei motori sembra scomparso come per magia. Il mondo di otto miliardi di Homo sembra tornato quello di due, tre miliardi. Un mondo più pulito, meno inquinato, dove la natura ha ancora la sua voce forte, profonda, capace di dare un senso alla vita, a tutte le vite. Non ci sono aerei nel cielo, il cielo ha perso le sue macchine volanti ma è tornato ad avere significati, ad ospitare gli dei. E' un cielo con meno uomini ma più umano.
Me è solo un effetto temporaneo delle misure prese dai governi per contrastare l'epidemia.
Presto tutto tornerà in moto, la macchina riprenderà a girare, gli ingranaggi a sferragliare, i fumi a uscire, i rombi torneranno a sentirsi ovunque. Gli aerei ricominceranno a rullare sulle piste, a decollare e solcare il cielo. Le navi torneranno a salpare per i loro viaggi spesso senza senso, senza perché. I cargo pieni di merci e di petrolio riprenderanno la navigazione per alimentare dei consumi senza scopo, un inutile dispendio di energia, una produzione e un commercio fine a se stessi. Le auto torneranno a invadere strade e piazze, le folle a uscire. Gli impianti di risalita torneranno a funzionare per folle festanti di turisti. Le megalopoli torneranno ad essere megalopoli e gli otto miliardi di consumatori a consumare. Di nuovo milioni di tonnellate di plastiche invaderanno terre e mari e le discariche di immondizie a riempirsi. Nel cielo torneranno a versarsi milioni di tonnellate di carbonio, gli idrocarburi ad essere bruciati, la benzina a salire di prezzo. Sarà finita l'epidemia , ma anche il sogno di un mondo più pulito, più naturale, in cui la presenza umana sia in armonia con quella delle altre specie. Un sogno appunto, ma anche un modello. Forse questo virus ci ha lasciato un piccolo modello e ci ha dato un grande insegnamento.