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domenica 12 aprile 2020

Il nuovo modello

Il significato di questa pandemia è chiaro: otto miliardi di homo sono troppi su un pianeta limitato. Se non si cambia il modello basato sulla crescita continua della popolazione, della produzione e dei consumi non ci sarà futuro sul pianeta Terra. Cambiare il modello. Ma come? Bisogna tornare indietro da due imbuti logici: Primo imbuto logico: La megalopoli come polis contemporanea. Secondo imbuto logico: consumi come misura di tutte le cose. L'idea alla base della catastrofe: l'uomo al centro dell'universo padrone della natura. Il nuovo imperativo categorico kantiano: arrestare la crescita demografica di Homo. Se si arresta la crescita demografica c'è soluzione alle aporie degli imbuti logici. Se non si arresta la crescita demografica rimane il modello unico della crescita: megalopoli e consumi.
Lo strano effetto della pandemia e l'insegnamento che dobbiamo trarne.
Dalla chiusura delle attività industriali e commerciali sta nascendo un modello che potrebbe esserci utile nella costruzione di una società ecologica più rispettosa del pianeta. La sospensione delle attività di piccole, medie e grandi imprese e degli esercizi commerciali, il divieto di uscita dalle case, la riduzione notevole del traffico urbano, il blocco dei voli e del traffico navale, la riduzione diffusa delle attività umane ha creato un effetto che sebbene previsto ha sorpreso molti. Dalle foto satellitari risulta per la prima volta da decenni un'aria più pulita e più trasparente sulla valle Padana: la nube di fumi e particolati si è di molto assottigliata. Il mare è ovunque più trasparente, con tante specie di pesci che tornano a vedersi e che sembravano in precedenza sparite. I fiumi e i laghi hanno acque più pulite e tornano a vedersi anatre, cormorani, cicogne, aironi sulle sponde. Le montagne sembrano ovunque ritrovare pace e bellezza, e tornano ad essere un luogo di incontro con il significato più profondo della natura, un posto privilegiato per chi vuol sentirsi parte dell'universo. Finalmente hanno smesso, purtroppo temporaneamente, di essere quella specie di luna park per gente che ci vede solo occasione di svago dozzinale e di interesse commerciale; sembra quasi che speculatori e cementificatori, quelli che avevano riempito coste montane e valli di orribili impianti di risalita e spianato boschi per far posto a strade, palazzi, piste e centri commerciali, siano spariti per sempre. Forse con un po di freddo la montagna avrebbe ritrovato tutta la sua natura, con la neve e i lupi, le aquile, le volpi. Di nuovo le valli montane avrebbero riavuto l'ululato notturno, la musica delle montagne, un vero canto spirituale ad un mondo tornato ad essere mondo. Ma non è così purtroppo.
Le spiagge sembrano essere tornate luogo di incontro con il mare, momento di riflessione ed empatia tra noi e l'ignoto, tra il piccolo e il grande, tra lo stare e il partire, tra l'essere se stessi e il perdersi ("in questa infinità s'annega il pensiero mio e il naufragar..."). Fino a pochi giorni fa si preparavano a ricevere la folla di consumatori, l'osceno scempio della fruizione meccanizzata di massa in cui il mare era divenuto merce come tutto il resto, se non discarica e occasione per squallidi giochi, sport, autostrada per imbarcazioni inquinanti di ogni tipo, e via antropizzando. Dopo molti anni si sono rivisti i delfini vicino alle coste. La campagna, in questi giorni di pandemia, sembra essere tornata... campagna! si rivedono animali di ogni tipo come i tassi, le lepri selvatiche, i cerbiatti, i caprioli che ancora al tempo dei nostri nonni e bisnonni facevano compagnia ad agricoltori e abitanti dei piccoli paesi in collina, in un mondo assai meno popolato dell'attuale. I cinghiali e i gabbiani si riavvicinano ai centri abitati. E' come se la natura tornasse a riappropriarsi, ora che l'uomo sembra indietreggiare, sembra... I piccoli paesi, le cittadine, e persino le periferie di grandi città sembrano tornare ad una dimensione...umana. L'aria non odora più di fumi di scappamento delle auto, il cielo è più terso. Sembra essere tornato azzurro come nell'infanzia, anche in città. La folla ha lasciato il posto nelle nostre strade alle persone, tornano i nomi, il rapporto di conoscenza al posto dell'anonimato. Torna a sentirsi il rintocco delle campane delle chiese, come in una poesia di Pascoli. Manca l'asinello o il cavallo al posto delle rare auto e sembrerebbe tornato il mondo di un secolo fa. Le megalopoli appaiono quasi ferme, come un gigantesco meccanismo inceppato. La gente va in strada con il cane, o è affacciata al balcone. I negozi chiusi, i rumori quasi assenti. Il rombo dei motori sembra scomparso come per magia. Il mondo di otto miliardi di Homo sembra tornato quello di due, tre miliardi. Un mondo più pulito, meno inquinato, dove la natura ha ancora la sua voce forte, profonda, capace di dare un senso alla vita, a tutte le vite. Non ci sono aerei nel cielo, il cielo ha perso le sue macchine volanti ma è tornato ad avere significati, ad ospitare gli dei. E' un cielo con meno uomini ma più umano.
Me è solo un effetto temporaneo delle misure prese dai governi per contrastare l'epidemia.
Presto tutto tornerà in moto, la macchina riprenderà a girare, gli ingranaggi a sferragliare, i fumi a uscire, i rombi torneranno a sentirsi ovunque. Gli aerei ricominceranno a rullare sulle piste, a decollare e solcare il cielo. Le navi torneranno a salpare per i loro viaggi spesso senza senso, senza perché. I cargo pieni di merci e di petrolio riprenderanno la navigazione per alimentare dei consumi senza scopo, un inutile dispendio di energia, una produzione e un commercio fine a se stessi. Le auto torneranno a invadere strade e piazze, le folle a uscire. Gli impianti di risalita torneranno a funzionare per folle festanti di turisti. Le megalopoli torneranno ad essere megalopoli e gli otto miliardi di consumatori a consumare. Di nuovo milioni di tonnellate di plastiche invaderanno terre e mari e le discariche di immondizie a riempirsi. Nel cielo torneranno a versarsi milioni di tonnellate di carbonio, gli idrocarburi ad essere bruciati, la benzina a salire di prezzo. Sarà finita l'epidemia , ma anche il sogno di un mondo più pulito, più naturale, in cui la presenza umana sia in armonia con quella delle altre specie. Un sogno appunto, ma anche un modello. Forse questo virus ci ha lasciato un piccolo modello e ci ha dato un grande insegnamento.

1 commento:

  1. Il problema della hybris nell'ignorare i limiti è talmente antico che... è diventato religione. Cosa c'è di più chiaro (e allarmante!) della metafora babeliana?
    Eppure abbiamo invasati fondamentalisti orgoglioni sīglobal, crescisti, razzisti anti, debitisti, tecnoteisti, ugualisti, LGBTI_sDKIXVxMKKZzo, il caravan serraglio delle perversioni, la summa degli orrori.
    Più le loro assurde e nefaste teorie fanno danni, più gli invasati si inebriano dei loro valori storti e bacati marci, e li vogliono imporre costi quel che costi.
    Gli effetti distruttivi del teratoma umano e del suo metabolismo sono più che mai evidenti ora che, per alcuni aspetti, sono ridotti.
    Un amico di una città lombarda mi diceva, al telefono :- "Ora che le acciaierie sono ferme si respira!".
    E' necessario aggiungere qualcosa?

    Abbiamo i necrofili delle ONG scafiste che nella scatola di sardine italica iperpopolata di reclusi hanno ripreso la loro azione razzista e criminale di im/deportazioni di massa di alloctoni, con la benedizione della pastore sadico che risiede in Trastevere.
    La cancrena spirituale, etica, la follia sadica e distruttiva è un segno dei tempi orribili.

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