Ognuno ha i suoi incubi. Un mio incubo ricorrente è tipico di
tutti quelli che amano la libertà. Mi trovo in un’aula di fronte ad un folto gruppo di gente
abbigliata come uomini di fine settecento che urla insulti verso di me. Un
forsennato cammina avanti e indietro di fronte alla mia sedia di imputato.
Porta una appariscente coccarda tricolore sul berretto e lunghi capelli fino
alle spalle. Ogni tanto si ferma e mi punta il dito e mi accusa con lo sgardo
carico d’odio. Ma non mi accusa per un fatto, per qualche episodio della mia
vita. Mi accusa perché penso. Non cerca prove, non giudica fatti. Valuta il
sospetto di un pensiero libero. Ce l’ha con i miei pensieri, perché mi oppongo
alla sua verità.
Il sogno non richiede grandi sforzi per
essere interpretato. Quell’uomo esagitato è un giacobino. Sono di fronte ad un
comitato di salute pubblica e quello che sto rischiando è la morte per
ghigliottina. Quella violenza di atteggiamento, quell’arroganza assoluta,
quella sovrumana certezza di possedere la verità e di annientare tutti coloro
che vi si oppongono la conosco. Quel giacobino è l’archetipo, il modello di
tante figure di violenti nel campo della politica e della cultura che si sono
succeduti nei due secoli successivi, fino ad oggi. E’ lo stesso pensiero
politico violento che ha dato luogo ai campi di concentramento nazisti, ai
gulag comunisti, ai regimi totalitari del novecento. La stessa violenza che ha
armato la mano di assassini per abbattere il pensiero degli altri, di coloro
che si oppongono alla verità che loro credono di possedere. La persona secondo costoro è un semplice
contenitore di pensiero, non è un uomo, e va abbattuta insieme ai pensieri
(reificazione della persona). Hitler, Stalin, i carnefici di stato o
dell’antistato, terroristi, brigatisti, ecc. sono tutti figli del Comitato di
salute pubblica, il tribunale nato per abbattere i pensieri altrui al tempo
della rivoluzione francese.
Questa estate mi sono sorbito la lettura delle 650 pagine di
un libro che avrebbe potuto essere bello. Un bel saggio sulla storia del pensiero
europeo degli ultimi 200 anni: il libro di Zeev Sternhell “Contro
l’Illuminismo” –Dal XVIII secolo alla guerra fredda- Baldini Castoldi editore".
L’analisi del razionalismo illuminista, dei valori universali nati dalla
rivoluzione francese sono particolareggiati, ben analizzati, interessanti. Ma
nel libro è nascosto un veleno, che presto si appalesa: lo spirito di quel
giacobino che a volte tormenta le mie notti. Si perché accanto ai grandi valori
della Ragione universale, ai valori dell’uomo posti al centro di ogni dominio
sulla Terra, la rivoluzione illuminista ha albergato nel suo seno i semi
avvelenati del’intolleranza politica, della violenza contro il pensiero non
uniformato al pensiero unico della verità, l’archetipo della violenza politica
dell’uomo sull’uomo, i Robespierre, i tribunali di salute pubblica, gli orrendi
apparati di morte a ripetizione come i patiboli della ghigliottina nella piazza
della rivoluzione, o i pogrom della Vandea con i massacri di massa degli oppositori all’unica verità. Zeev
Sternhell si rivela appoggiare questo aspetto della rivoluzione illuminista,
quando accomuna tutti gli oppositori, tutti i critici, o tutti –semplicemente-
i liberi pensatori ai nemici dei valori umani universali. La Ragione, così, da
libero pensiero si trasforma in serva di istinti bellicosi, in volontà di
annientamento, in utopia che trasforma gli uomini in cose, in mero oggetto di
scopi “superiori” e quindi “roba”da sacrificare sull’altare del progresso e delle sorti luminose
dell’umanità. E’ così che nella mente di Sternhell i grandi pensatori liberali
come l’inglese Burke o i
francesi Tocqueville e Taine che
mettevano in guardia contro gli eccessi della violenza giacobina, divengono
biechi reazionari, oppositori dei lumi e dei diritti universali dell’uomo (qui
nasce l’antropocentrismo moderno sfociato nel disastro planetario attuale).
Fichte, persino lui, viene accusato di aver, nei suoi “Discorsi”, diretto la
rivolta della cultura Germanica non solo agli eserciti di Napoleone ma anche ai
lumi francesi. Ma Sternhell non si accontenta, trascina nel Comitato di salute
pubblica grandi pensatori e storici come
Herder, Renan, Carlyle, D’Holbac o Mendelssohn. Raggiunge vette di faziosità
e violenza intellettuale mai raggiunte prima quando indica Gianbattista Vico e
la sua Scienza nuova come un baluardo della reazione, un bieco difensore della tradizione
storica e dell’appartenenza alla cultura dei popoli, rispetto alla necessità
rivoluzionaria di far trionfare la tabula rasa della Ragione assolutizzata
staccata da ogni esperienza storica, impregnata del nuovo valore assoluto: i
diritti universali dell’uomo visto come padrone della terra e dominatore della
natura. Il grande richiamo alla Storia del pensiero di Vico, ai valori in essa depositati, viene così banalizzato a mera reazione anti-illuminista. Con tipico pensiero totalitario Sternhell ritiene che di fronte al diritto assoluto dell’uomo va abolita ogni differenza, ogni distinzione, ogni libera determinazione. Il
pensiero deve essere uno e uno solo, freddo, razionale, onnicomprensivo di ogni
aspetto della realtà, totalitario. Il povero Vico viene accomunato a Croce,
ambedue ispiratori della reazione e dell’opposizione ai Lumi. Croce, filosofo
storicista, fondatore del moderno liberalismo democratico, viene accomunato ad altri intellettuali nella condanna di Sternhell. Tra
questi lo storico Meinecke, Splenger, tutti colpevoli di aver intentato un
processo al razionalismo, all’intellettualismo, all’utilitarismo e alla laicità intesa in senso assolutistico. Tutti sono avviati sulla
ghigliottina metaforica degli intellettuali, portatori di un pensiero
anti-illuminista. Continua poi Sternhell: “Certo il più grande nemico che il
pensiero illuminista abbia mai conosciuto è senza dubbio Nietzsche…egli
contribuisce ad alimentare la rivolta contro i diritti dell’uomo, il
liberalismo e la democrazia, fornisce il sigillo del genio all’antirazionalismo
e all’antiuniversalismo e nessuno ha fatto più di lui per volgere in derisione
la pretesa all’uguaglianza”. Verso la fine del libro Sternhell si scatena,
spinge sulla ghigliottina del pensiero, oltre ovviamente ai reazionari come De
Maistre, Maurras, e Spengler, anche liberali come Walpole, critici dello
sradicamento razionalista come Barres, o addirittura filosocialisti non
marxisti come Sorel, tutti oppositori del giacobinismo. Ma in Sternhell c'è un certo strabismo: gli anti-illuministi sono solo nel campo dei liberali, dei democratici moderati, tutti visti come precursori del nazismo e del fascismo. L'altro grande totalitarismo del 900 non esiste per l'autore. Ho cercato lungo le centinaia di pagine un accenno alla dittatura comunista, ai gulag, agli assassinii della polizia segreta sovietica, alle stragi di culaki, le fosse di Katyn, alla sottomissione di milioni di cittadini a regimi ferocemente repressivi...ma invano; su questo aspetto della storia europea Sternhell è cieco e e sordo. Non ammette che Il pensiero totalitario giacobino si sia incarnato nei
grandi ideali marxisti e nell'estremismo politico. Anzi il socialismo radicale è visto come il positivo esito dell’universalismo
razionalista antropocentrico dell’illuminismo. La lista dei condannati non si arresta: una condanna a
parte, dopo Croce, merita il liberalismo di Weber, colpevole di accettare la
logica capitalistica del mercato e di aver difeso la borghesia imprenditrice del nord europa . Ma soprattutto viene condannato Berlin con il suo
liberalismo moderato, con il suo dichiararsi per la “libertà da…” rispetto alla
“libertà per…” di cui parlava Rousseau.
Rousseau dichiarava infatti che la libertà è vera libertà solo se è per
il bene, e il bene ovviamente era quello che affermava lui. Tutte le altre sono
false libertà e vanno represse in nome della Ragione. Berlin diceva invece che
non esiste un’unica verità attingibile con la ragione e condannava gli
illuministi radicali in quanto negavano il concetto di pluralità e competizione
tra idee diverse e diverse visioni, a favore di una unica ragione totalitaria e
pianificante. L’autore dedica molte pagine –una vera requisitoria- a Berlin, uno degli intellettuali più
odiati dai neo-giacobini. Ma dove Sternhell raggiunge il culmine è quando
accomuna tutti questi pensatori che criticavano singoli aspetti del pensiero
illuminista (quelli più violenti verso le persone) , a fondatori intellettuali del nazionalismo
estremista e quindi li equipara apertamente a precursori del nazifascismo. La solita accusa stalinista che riecheggia in tanti intellettuali di oggi -quelli che in genere parlano con l'erre moscia della superiorità ostentata: chi non la
pensa come dico io è un fascista e un razzista! Al rogo, alla ghigliottina, o
davanti ad un bel plotone di esecuzione. E’ così che Sternhell racchiude in un
ideale campo di concentramento tutti coloro che non gli aggradano: da Fichte, a
Burke, a Herder, a Carlyle, Vico,
Taine, Renan, Sorel, Weber, Spengler, Croce, Berlin e via enumerando, file di filosofi, storici,
scrittori, intellettuali non
omogenei al pensiero unico giacobino, tutti da avviare su di un simbolico patibolo per metter fine al
loro pensiero, quel pensiero che non si è uniformato alla verità assoluta dei
diritti dell’uomo inteso dominatore della Terra (diritti assolutizzati che ci hanno consegnato un pianeta avviato alla distruzione). Sternhell riconosce solo i diritti della Ragione così come declinati da
Babef, da Marat, Da Robespierre, e via via passando per Marx, Lenin e Stalin fino ad approdare
al pensiero degli intellettuali neo-giacobini contemporanei, quelli che si ritengono gli unici possessori della verità e disprezzano tutti gli altri.
Modestamente, respingendo in maniera totale questa posizione di Sternhell, mi
chiedo invece se non sia stato proprio il giacobinismo a creare le fondamenta,
oltre che del comunismo, anche del totalitarismo nazista e fascista. Sono
cosciente che i pogrom sono sempre esistiti, ma essi erano confinati ad episodi
limitati nella storia, nel tempo e nei luoghi, e comunque con motivazioni storicamente individuate da conflitti
religiosi o territoriali. La
rivoluzione intellettuale illuminista è stata un grande momento di sviluppo
per la società ed il pensiero umano. Ma il giacobinismo è stato un tarlo che si
è insinuato nel corpo stesso della rivoluzione alterandone per certi aspetti
l’evoluzione storica successiva. La cambiale è passata all’incasso nel 900. C’è
una domanda di fondo: la shoà poteva avvenire nel mondo pre-illuministico? Non
è stato il giacobinismo, figlio deteriore dei lumi, a radicalizzare nel campo
del pensiero la dialettica politica amico-nemico? I conservatori liberali come
Burke hanno dato luogo alle grandi democrazie anglosassoni in cui domina la
libertà dell’individuo e del pensiero. I mostri risvegliati dal giacobinismo
hanno invece devastato l’Europa
specie nella guerra civile del 900 e prodotto totalitarismi di destra e di sinistra,campi di
sterminio e milioni di morti. Sarebbe da auspicare maggiore prudenza e maggiore
equilibrio, in definitiva maggior libertà di pensiero, in intellettuali che,
come Sternhell, vogliono identificarsi con i difensori della grande epopea
illuminista.
ciao agobit,
RispondiEliminami sono fatta attendere nel leggere questo post. Molto interessante, ma ahimè capisco poco perchè molti di questi nomi non li conosco.
Ho capito però cosa intendi per neo-giacobini.
Eh sì, brutto chi non accetta semplicemente il portatore di idee diverse, senza argomenti al contrario.
Grazie Laura, il tuo giudizio mi conforta: l'importante era capire il pericolo giacobino che si annida nel pensiero occidentale da più di duecento anni. Mi rendo conto che il post è un po' troppo carico di contesti storici che non tutti conoscono, del resto di questi è pieno il libro di Sternhell. A me interessava sottolineare che gran parte dell'intolleranza verso il pensiero altrui è un peccato originario del nostro mondo occidentale e che essa alberga sia a destra che a sinistra (e al centro). Molti intolleranti sono anche tra gli ambientalisti, ed anzi il pensiero ambientalista -per come si è strutturato negli ultimi 30 anni- è fortemente intriso di intolleranza verso gli altri e di giacobinismo. Anche loro si ritengono, a torto, possessori della verità assoluta.
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