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domenica 8 settembre 2013

Le Rinnovabili: speranze e disillusioni




E’ bello pensare che il mondo si avvia a funzionare con l’energia di sterminate distese di pannelli solari e di fittissime foreste di torri eoliche, o mediante marchingegni in grado di tirar fuori l’energia dal moto ondoso dei mari. E’ bello pensare che questo ci salverà dal riscaldamento globale, dallo scioglimento dei poli e dei ghiacciai perenni e dall’innalzamento dei mari. E’ bello immaginare che le città, alimentate dalle rinnovabili, saranno pulite, con l’aria tersa, senza smog: il traffico fatto solo di auto elettriche, le piste ciclabili affollatissime di biciclette.Tutto questo è bellissimo, ma è purtroppo un tragico sogno, un’illusione tanto bella quanto falsa. I dati della realtà parlano in maniera ben diversa dalle illusioni.

 La realtà è che le rinnovabili sono tanto costose quanto inefficienti, senza un adeguato sistema di stoccaggio dell’energia, esposte alla variabilità del tempo e, nonostante tutti gli incentivi ricevuti, incapaci di decollare. Dati della FREE, l’associazione che riunisce i produttori di fotovoltaico ed eolico riferiscono, per il solo fotovoltaico, che in Italia nel 2012 sono in attività 500.000 impianti con una produzione, al picco diurno, di 18,3 TWh e parlano ottimisticamente di transizione energetica. I dati ufficiali (fonti europee) danno invece un quadro ben diverso. L’Unione Europea riferisce un risparmio medio dovuto alle rinnovabili di circa 2 centesimi/kilowattora al mese, che per l’Italia porta il risparmio cumulativo energetico dovuto alle rinnovabili a 1,4 miliardi di euro nel 2012. Nello stesso 2012 il ministro dello Sviluppo Zanonato ha riferito che gli incentivi alle rinnovabili pagati con la bolletta elettrica degli italiani sono costati 12 miliardi di euro ( per il 2015 il costo degli incentivi è stimato in 12,5 miliardi). Questo rapporto disastroso tra costi e benefici è esteso a tutti gli altri paesi d’Europa come indicano i dati di Spagna e Germania (dove tra l’altro all’abbassamento del costo della bolletta contribuiscono le centrali nucleari in attività).

 L’inefficienza energetica del fotovoltaico è anche certificata dalle chiusure a raffica degli impianti di produzione: la californiana Sun Power ha annunciato la chiusura di alcuni impianti, così come la First Solar (anch’essa americana) che ha ridotto i costi operativi tagliando il personale. Ancora l’americana United Solar Ovonic sta in gravi difficoltà e sta chiudendo le fabbriche all’estero. La tedesca Q.Cells ha portato i libri in tribunale, dopo il fallimento di Solon e Solar Millennium. La tedesca Odersun ha annunciato la prossima chiusura. Più recentemente in Germania ha annunciato la fine del programma di produzione sul fotovoltaico persino la Siemens, azienda leader nel settore in Europa. In Italia la Solarday, con fabbrica nel brianzolo, è in liquidazione e lo si può leggere nella home page del sito dell’azienda, e molte altre imprese del settore stanno chiudendo o sono in difficoltà. Tornando a livello globale, invece, dalla settima conferenza Photon in Germania è emerso un dato allarmante: dei circa 120 produttori di moduli fotovoltaici più grandi attivi a inizio 2012, almeno la metà sparirà dal mercato nel corso del 2013. E questo numero si dimezzerà ulteriormente nel 2014. Molte delle chiusure hanno a che fare con i prezzi estremamente concorrenziali dei pannelli prodotti in Cina grazie a fiumi di incentivi statali. Ma anche lì il settore è gonfiato e ci sono già state le prime chiusure di impianti di produzione con una grave crisi in atto del settore. Ristagna la richiesta dall’estero, dopo i primi trend positivi delle vendite dovuti ai ribassi. E soprattutto ristagna la domanda interna dove, per gli alti costi e la bassa efficienza, le rinnovabili sono progressivamente abbandonate per puntare invece sul tradizionale carbone e sugli idrocarburi (dove le nuove tecnologie estrattive stanno aumentando l’offerta e stabilizzando i prezzi).

 Se analizziamo le curve dei consumi energetici degli ultimi anni vediamo che la diffusione delle cosiddette fonti rinnovabili non solo non è riuscita a modificare le curve di aumento del consumo di carbone, petrolio e gas, ma addirittura si è assistito ad una impennata dei consumi di idrocarburi (in particolare carbone e gas) proprio in concomitanza con il periodo di diffusione degli impianti di eolico e fotovoltaico, che si sono rivelati incapaci di rallentare la curva di crescita delle fonti tradizionali. Poste sui tetti o in qualche terreno le rinnovabili ci danno conforto alla coscienza e qualche Terawattora di produzione pagato a prezzi altissimi. Ma rispetto alla necessità energetiche dei dieci miliardi di umani che stanno dietro l’angolo, le fonti alternative hanno dimostrato solo una funzione estetica. Il mondo va verso gli 11 miliardi di abitanti a fine secolo. Nonostante le belle teorie di Latouche e sodali questi miliardi di persone chiederanno ancora energia, sempre più energia, e se la situazione non cambia saranno le fonti tradizionali ad assicurarla. Con l’immissione in atmosfera di ulteriori quantità di anidride carbonica e l’aggravamento dell’effetto serra.

1 commento:

  1. Il problema del fotovoltaico e dell'eolico è che, a parte gli alti costi, se l'energia deve essere immagazzinata da qualche parte per poi essere utilizzata in un secondo momento, la doppia conversione da energia elettrica a energia chimica e viceversa, si mangia almeno il 60% dell'energia.

    Questo rende ancora meno concorrenziali tali energie.

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