L’INU (Istituto Nazionale Urbanistica) di Basilicata scrive una lettera aperta al Consiglio Regionale.
POTENZA – La Giunta Regionale di Basilicata, nella seduta del 24 maggio 2013, ha autorizzato la realizzazione di una serie di “parchi eolici” che, sommati a quelli già costruiti, ed a quelli in lista d’attesa, configurano un quadro sconvolgente per il futuro del paesaggio regionale.
Praticamente tutti i crinali che strutturano il territorio regionale, caratterizzato da una sequenza di vallate (fiumi), e crinali collinari e/o montani, potrebbero essere occupati, da Nord a Sud, da selve di pali eolici (dell’altezza media di 150 ml. = palazzi di 50 piani!).
Le proposte di parchi eolici spaziano in effetti dalle dolci colline a vigneti del Vulture(Melfi, Venosa, Rapolla, Lavello) a quelle a seminativo doc della valle del Bradano(Acerenza, Oppido Palazzo, Genzano, Grottole, Miglionico ecc.) fino all’acrocoro calcareo-collinare di Matera e Montescaglioso (si salva Irsina, per una benemerita sentenza del Consiglio di Stato che ha ribadito il valore del paesaggio quale “bene primario ed assoluto”– art.9/Costituzione); dalle Valli del Basento/Cavone (Potenza, Vaglio, Campomaggiore, Tricarico, Grottole Garaguso, Salandra, Ferrandina, ecc.) alla Valle dell’Agri/Sauro (Viggiano, Laurenzana, Corleto, Gorgoglione, Stigliano,S. Arcangelo, Roccanova, Montalbano, ecc.), nelle quali si alternano varietà di paesaggi (dalle ricche terrazze metapontine, ai calanchi lunari, alle colline antropizzate, coltivate o boscate; dall’altrettanto mutevole Valle del Sinni, che definisce il piede del Massiccio del Pollino (Latronico, Colobraro, Rotondella , Valsinni, ecc.) alle valli dell’Appennino occidentale (Pescopagano S. Fele, Castelgrande, Muro, Vietri, Savoia, Brienza, ecc.): una vera e propria vendita del paesaggio lucano (per un piatto di lenticchie, purtroppo!). Una operazione che potrebbe cambiare letteralmente e radicalmente i connotati del paesaggio lucano, con buona pace dei programmi regionali che fanno, dei valori naturalistico-ambientali e del paesaggio, la principale risorsa strategica del territorio lucano (cfr.:“la nostra forza è il fascino dei nostri paesaggi”!); e con buona pace anche delle dichiarazioni che tutti i giorni, i nostri amministratori regionali fanno nella medesima direzione.
Il caso di Matera (“gratificata” da due delle approvazioni di cui sopra, ed in attesa di altrettante due: un inammissibile “accerchiamento”), è emblematico a riguardo: avremo un parco eolico, costituito da 15 aerogeneratori di h = 140 ml., collocato in bella vista, ai piedi del Sito/UNESCO (nonché Parco Regionale della Murgia Materana), ad “arricchire” un paesaggio storico-culturale e naturalistico–ambientale di straordinaria importanza, ormai universalmente riconosciuto a livello internazionale (ma, evidentemente, non a livello regionale). Un paesaggio le cui “matine” a seminativo, da sempre (dal neolitico) spazio rurale di riferimento della città rupestre, diventeranno a breve il toponimo nientemeno che di un “parco eolico”.
Alcune domande (a chi ha valutato i progetti, e a chi li ha approvati): nel calcolo costi-benefici del progetto eolico, è stato valutato il danno d’immagine (e quindi economico) che provocherà un simile attentato al “quadro” paesaggistico ed habitat culturale della Basilicata più noto al mondo, costituente del resto il principale pilastro strategico del presente e del futuro della città (vedi Matera/2019)?
E se questo stravolgimento paesaggistico dovesse indurre l’UNESCO a declassificare Materada “Bene del Patrimonio Mondiale” a “Bene in Pericolo”, chi ne pagherebbe le conseguenze?
Ora, quello che sta avvenendo nel paesaggio lucano non è frutto né di un destino “cinico e baro”, nè di un’imposizione esterna del potere statale (burden sharing richiesto di energia da fonti rinnovabili = 1438 MW), ma di una gestione “politica” del territorio che non ha mai voluto darsi regole valutative (obiettive, trasparenti, valide in tutti i casi) delle trasformazioni territoriali, affossando da subito la Carta Regionale dei Suoli, prevista dalla LUR dal lontano 1999. Ciò ha permesso, tra le altre cose, l’approvazione di un PIEAR (Piano Energetico Regionale) che non tutela sufficientemente il territorio regionale ed il suo paesaggio, anche rispetto a quanto previsto dalla “Linee Guida” nazionali in materia (D.M.10/09/2010), cui non si è mai adeguato; e che, rinviando l’individuazione dei crinali di valore elevato (non idonei all’installazione di parchi eolici) ad un ipotetico Piano Paesistico Regionale (chi l’ha visto?), sta dando comunque via libera all’indiscriminata occupazione di paesaggio di cui oggi siamo testimoni.
Applicando questo PIEAR, si sta semplicemente consentendo la distruzione del paesaggio lucano, sulla base di convenienze imprenditoriali, senza il riscontro di un ragionato progetto” pubblico” di tutela paesaggistica e naturalistico-ambientale.
Pertanto, vista la gravità della situazione che si sta determinando, l’INU/Basilicata fa appello al Consiglio Regionale di Basilicata, perché, prima del suo previsto scioglimento, esamini in seduta straordinaria la problematica in oggetto, sulla scorta di una semplice cartina geografica che, rappresentando i parchi eolici esistenti e/o previsti, faccia prendere coscienza ai Consiglieri del possibile scenario prossimo futuro del paesaggio lucano, che essi stanno “regalando” ai propri amministrati; dopodiché, auspichiamo, dando un segnale di grande senso di responsabilità, deliberi un’aggiornamento del PIEAR che contenga: l’adeguamento alle “Linee Guida” nazionali, dei criteri per la determinazione dei “siti non idonei” all’installazione dei parchi eolici ; l’individuazione di massima delle aree di crinale strutturanti il paesaggio regionale (par.1.2.1.1 del PIEAR), e delle aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità, e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, elaborate direttamente dal Dipartimento Ambiente e Territorio, nelle more della loro più puntuale definizione nel Piano Paesaggistico Regionale (ormai da anni in perenne itinere). una conseguente riduzione della quota di energia da fonti rinnovabili assegnata all’eolico (allo stato i 2/3 del burden sharing!), trasferendola per quanto possibile al fotovoltaico, integrato nelle architetture e/o collocato nelle sterminate aree industriali dismesse della regione.
Quindi non una generica moratoria, facilmente censurabile (vedi sentenza della Corte Costituzionale su prospezioni petrolifere), ma un adeguato, severo ed illuminato aggiornamento dei criteri di gestione del territorio lucano ai fini della produzione di energia da fonti rinnovabili.
L’INU/Basilicata fa appello inoltre a tutte le Associazioni Culturali (ambientaliste e non) della Regione, perché si organizzi un’azione comune di sensibilizzazione della comunità regionale su di una problematica di fondamentale importanza per il futuro dell’identità geografica e culturale della nostra Regione.
Della serie: ogni fonte energetica ha pro e contro.
RispondiEliminaIl problema che non è solo una questione di scelta di quali "contro" siamo disposti ad accettare, perché non tutte le fonti energetiche hanno il potenziale per soddisfare il bisogno energetico mondiale.
La fonte energetica del futuro non è tra quelle che già conosciamo.
Che tristezza... la kasta incompetente riesce a distruggere il territorio anche con le energie verdi/pulite/ecologiche...
RispondiElimina"La fonte energetica del futuro non è tra quelle che già conosciamo."
RispondiEliminaConcordo. Ma non ci dimentichiamo di quello che si sta costruendo a Cadarache, che sarà l'argomento di un prossimo post.
La fusione nucleare è un'ottima candidata per il futuro, però:
Elimina1) Verrà costruita nel 2020 (tra 7 anni);
2) E' stato verificato solo che la macchina funziona, non che abbia un EROI > 1, cioé che emetta più energia di quella consumata;
3) Le prove sono durate solo qualche secondo. Quanto tempo deve passare tra un'accensione e l'altra? Ci sono problemi di smistamento del calore?
Io credo che il futuro sia nella Fusione nucleare, però non è detto che noi riusciremo in tempi accettabili a creare una macchina efficiente per la produzione dell'energia.
In alcuni articoli si parlava che, non si prevede nessun utilizzo civile prima del 2050.
Ma... chi ci arriva al 2050 se continua così (aumento popolazione, esaurimento risorse)?