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lunedì 11 febbraio 2013

Le dimissioni



Nel momento in cui il Papa abbandona per la prima volta dopo secoli la sua carica, penso al disperato destino umano, a questo scorcio di epoca così irrimediabilmente priva di speranza. Qualcuno ha detto che è la modernità che avanza e trasforma la storia e anche il papa si adegua alla modernità. Ma il gesto va interpretato ermeneuticamente nella sua lampante simbolicità. E' il richiamo di fronte a un mondo sordo, a un mondo oscurato, senza significato.  Dio è sparito da un pezzo, dentro le stradine asfaltate delle periferie, nei grigi casermoni di cemento, nei mucchi maleodoranti di spazzatura, nei piloni di cementoarmato che sorreggono gli enormi, brutti, squadrati centri commerciali, vere uniche cattedrali rimaste dove la gente va a trovare conforto in insulsi oggetti ad una vita senza senso. Non c'è più nulla di sacro in questo pianeta, sparito nei fumi riversati nell'aria, nelle foreste disboscate, nelle acque di fiumi e laghi riempite di tossici, nelle campagne ridotte a discariche, nelle megalopoli teatro di una vita da incubo. In un mondo così persino Cristo può scendere dalla croce.
Non sono credente, ma quel papa che arretra, forse per vecchiaia o forse per rassegnazione, che dice in latino e sommessamente il suo discorso di rinuncia, riesce a smuovermi dentro l'emozione della verità. La verità, diceva Schelling, ha voce sommessa ma insistente. La sommessa voce del papa dice in una lingua antica la verità di una perdita irrevocabile che riguarda l'essenza stessa dell'uomo. Non abbiamo più tempo e la verità insiste a chiamarci ad una responsabilità che continuiamo a rifiutare. Sordi e ciechi continuiamo a uccidere la natura come niente fosse. Forse tutto questo non c'entra niente con le dimissioni di Benedetto. Ma spesso i fatti parlano più di tutte le intenzioni e le parole per spiegarli. Per me il papa oggi ha gridato in mezzo a una massa di zombie, ci ha esortato a fermarci.
Nelle improvvise  dimissioni c'è una piccola Apocalisse. Ma  in ogni apocalisse c'è anche un richiamo salvifico che bisogna saper ascoltare.
Nessuno come Ceronetti ha posto l'accento sulla perdita della natura come luogo del sacro. Riporto il seguente brano  in cui lo scrittore filosofo denuncia la follia umana e il   destino, apparentemente disperato,  cui stiamo avviando il pianeta. Eppure  c'è la possibilità di capire  con il cuore, prima che con la ragione, dove ritrovare noi stessi.
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"Tutto tende alla potenza e ogni crescita in potenza abbrevia gli anni della presenza umana sulla terra, corrodendo l'abitabilità di questo già per destino pochissimo abitabile pianeta - irreparabilmente.
Quando parli ecologia, subito lo avverti questo muro in cui non si fanno brecce: " tra dieci anni? E dovrei rinunciare a vivere come mi pare oggi, perché non muoiano tutti gli alberi tra dieci?". Dieci, neppure venti...Il Breve Termine non spaventa nessuno, eppure siamo leti sub dentibus, dunque c'è un piacere a sentirsi nella carne i denti della morte planetaria, forse perché è sentita piacevolmente inattuale, senza l'urgenza di quella personale. Oppure non esiste la specie; e la solitudine del principio individuale non è minimamente solidale con la multiforme vita da cui dipende la propria: siamo qua, miliardi di deambulanti mortifere pestifere monadi cieche, ciascuna contenta di non essere parte bruta del tutto di cui è necessariamente parte, in quanto è dubbio, è metafisicamente  piuttosto incerto, che esista davvero, questo visibile Tutto creato dall'insania del nostro Logos...
Un punto fermo mi pare questo, di effetto cordialmente vasodilatatorio: non si può (proprio è impossibile) parlare seriamente di ecologia senza che per successivi scatti di molla rapidi siano evocati nella sua integrità il disperato destino umano, la difettosità e la tortuosità della coscienza, gli inganni dell'istinto vitale, l'impurità incurabile che ristagna nelle anse cloacali della razionalità. E anche, con quello, la poesia, il rischio, l'operare degli Dei, il mistero biologico della Divinità, il sadismo e il dolore della storia, la Necessità e la Nemesis, la verità oracolare e profetica nei suoi appuntamenti storico-temporali. Ed ecco: se il nobile e, come può, sapiente cavallo da tiro Verde si volta a guardare che cosa sta tirando, di tanto pesante, che lo sfiata - vedrà il Carro di Fieno di Bosch, una sua versione enorme, e avrà il piacere di trasformarsi subito in un monumento di sale.
Quante volte l'avrò citato, ripetuto a me stesso, questo che metterei tra i cento più bei pensieri del mondo: "Nessun pensatore oserebbe dire che il profumo del biancospino non è importante per le costellazioni"? (E' di Victor Hugo). E vorrei proporlo come summa indicibile del verdismo astratto, del verdismo speculativo (la Protezione Filosofica dell'ambiente) e fiore che nella teca del cuore non rinsecchirà, ma un pensiero così folgorantemente esatto, al cento per cento scientifico appena ne gratti il lirismo, potrebbe mai infimamente regolamentare, introdurre un pallido albore di resipiscere, in questi ribollimenti compatti, universali ormai, di violenti deliri istituzionalizzati che in dirotti eufemismi chiamiamo sviluppo economico, Stato sociale,progresso tecnico, poggianti su Università, governi, opinioni, affari? Il medesimo che avrà, leggendo il manuale, esclamato oh bello! e com'è vero! non si affannerà certo per dissuadere un trattorista dal rovesciare i gas di scarico del suo mezzo sulle siepi di biancospino e non dimenticherà la raccomandazione di sua moglie, di comprare per lei un certo spray dei più invisi alle costellazioni.
Nello spazio occupato da una Casalinga non può penetrare nessuna bandierina verde, se non si tratti di una convertita. Fiumi e mari davanti a lei si retraggono con spavento; sono meno pericolose le petroliere, le navi dei veleni...Per l'ambiente le casalinghe sono dei dracula, delle SS...Avere tutto che brilla, tutto bianchissimo, e lavorare pochissimo per preparare un pranzo, ricorrendo all'alimentazione industriale, è la regola unica, applicata con metodica ferocia. Il frigorifero, la lavatrice nocivi all'ambiente? Provocatori di melanoma da raggi cosmici tra un anno? Ma cosa farnetichi? Che lingua mi parli? E: "Senza macchina come farei?". E: "Torno dal lavoro alle otto!". E: "Io prendo tutto al supermercato..." Certo l'aria è irrespirabile e l'acqua imbevibile, ma è una questione tecnica, non dipende mai dagli intangibili comportamenti individuali, ci sono le sigle istituzionali per questo, come per tutto il resto. Eh si, aveva ragione il Sublime Gotama, "è un letamaio la casa", verità che sussiste e si rinnova, crudele, anche nel dramma ecologico che viviamo. La casa è un letamaio che, per ripulirsi,  ha inventato infiniti modi per trasformare il mondo in un immenso letamaio. Differenza tra tana e tana: l'umana soltanto è micidiale all'ambiente, parte della faccia tenebrosa dell'uomo, spavento della natura. Dappertutto case, dappertutto brulicare di rifiuti che acidi e fuoco non dissolvono più. L'ospedale più pulito è un tremendo porcile, che infetta non soltanto i dintorni ma, in un mondo unificato, arriva con le sue sozzure di lazzaretto a portare morte in un pezzo d'Africa, mentre cauterizza, lava sangue, analizza, taglia, addormenta corpi passivi in gioiosa kermesse a Milano, a Francoforte... Letamaio è una vecchia parola di uso pratico con cui oggi intendiamo altro, rifiuti chimici, rifiuti indecomponibili; rifiuti psichici, e anche logici, vanno compresi nel suo significare: Giobbe sedeva sul letame di un mondo pastorale, bastante alla sua solitaria umiliazione, le nostre città siedono in fondo ad una voragine di letami di cui resta indecifrabile la figura. Sopraelevate, teatri, metropolitane, arene di calcio, chiese, vaticani, cremlini, minareti: tutto là dentro, in un miasma denso che sconcerta l'analisi, virulenza che il catalogo dei componenti non riesce a spiegare, perché la sua origine è più profonda, l'essenza di tanta materia inferocita è immateriale e il suo volto "ama nascondersi".
Non sono un Verde; li aiuto come posso, gli ecofili, ma li vorrei più forti in capire e in agire. L'Inquinamento è un'occasione di conoscenza che finora non si era mai presentata alla nostra mente, e superiore di gran lunga alla peste tucididea e a quella del XVI secolo: sarebbe peccato tralasciare di coglierla! Morire a occhi aperti è ancora un dignitoso morire! ...Andarsene è la soluzione migliore per non inquinare più, salvo l'usurpazione provvisoria di un po' di spazio vagamente consacrato.
L'umanità appare sedottissima dall'opportunità, che gli è benevolmente fornita, di perire. Vuole nello stesso tempo dimenticare che la fine incombe e lavorare per affrettare quei giorni di superiore filantropia, ma ci arriverà malconcia, degradata, mutilata della lucidità, della facoltà di giudicare. Non c'è soltanto indifferenza per la sopravvivenza della specie ma vergogna di farcela, cambiando strada, a tirare avanti, sempre più disperati, per un'altra decina di secoli. Parliamo a dei malati, a degli alterati, i meglio ragionanti non sono affatto delle menti sane, non è un pubblico "normale" questo, siano spettatori o lettori, è una platea di detenuti e di gente in attesa, a cui parlare con eccessiva lealtà provoca altra follia, alterazioni impensate, disagio da flash negli occhi.
L'ultima carta della persuasione biofila e filantropica è una figura in penombra, il demone androgino Ethos. Mi è familiare. Non serve a nulla dire (verdi ed ecologisti ormai si sono fatti rauchi nel ripeterlo) che certi comportamenti rispettosi e sensati contribuiscono alla salvezza comune e a non peggiorare la vita. La salvezza comune non è mai stata nelle mani di nessuno e la vita seguiterà a peggiorare a ritmo di Marcia Turca: la risposta generale sarà sempre più l'indifferenza, l'incredulità e il raddoppio del furore distruttivo perché l'attimo presente sia più violentemente vivo. Bis cecidere manus, le mani sempre ricascheranno impotenti di fronte al muro delle fronti opache, crucciate da scemenze senza numero,che la testa genera senza posa. Chi prega può pregare così:  Signore aprigli gli occhi, ma il fiat voluntas tua di quando si balbava latino in chiesa è più profondo e più saggio. E poi Dio sembra intenzionato a tapparglieli...
La stella polare è questa: che c'è una bellezza morale, la faccia di sorriso del dovere..."Fa' così: è bello!" Non perché sia utile, non perché la specie dannata esca fuori (sono miliardi nella tarppola!! cinque, sei, sette...) dalla rete dove l'hanno rinchiusa promettendogli il paradiso-in-terra (non siamo noi i padroni delle uccellande: noi siamo gli uccelli da acchiappare, i topi da intrappolare, le formiche offerte alla lingua del formicovoro) ma perché è bello proteggere un albero come un bambino, impedire uno scempio, far mettere i sigilli ad una fabbrica del cancro, aprire stabulari, non versare detersivo nei lavandini, non fare stupidamente il bagno quotidiano (su questo c'è un'ottima pagina di Pratesi) , mangiare strettamente vegetariano, ribellarsi ad un impianto di morte, non introdurre hamburger e altre sozzure nel tempio arciprofanato del corpo, non far girare motori per motivi futili; sparare alle bocche sonore che emettono rock, prendere a nerbate i piromani che incendiano i boschi, non far crescere col nostro denaro i grandi fatturati assassini (cosa più difficile che rifiutarsi al  fisco), non contribuire ad allargare il deserto, ad aumentare la bruttezza e l'oscurità del mondo.
Il bello morale ci resta, se ogni altra bellezza è perduta. Ci resta e può essere moltiplicato. La protezione ambientale è un'occasione fra migliaia per moltiplicarlo. Un atomo di pulito etico vale cento alberi del Mato arsi, li compensa sub specie aeterni. E' vita invisibile chiamata a soccorrere la straziata, sinistramente, vita visibile.  Fare questo sentendo che il male è ineluttabile e che il castigo è meritato. Perché non siamo "creature innocenti", ma degli empii e dei paranoici.  Gettare nella immane pattumiera che ci è cresciuta intorno quest'obolo della vedova, questo pane rotto sulla faccia dell'acqua. La via sbagliata non si lascia per la giusta, se la giusta non è compresa come l'unica bella. Fare appello all'utilità è non conoscere il cuore umano. Bisogna far sentire quanto importa, alle costellazioni, il profumo del biancospino. "

(Guido Ceronetti: La Lanterna del Filosofo. Adelphi, 2005 pag. 70-77)


5 commenti:

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  2. Se il mondo è sovrappopolato è a causa loro e degli islamici,visto il loro ostracismo a qualsiasi metodo contraccettivo che non sia quello NATURALE,e alla tendenza a essere molto prolifici.

    Era solo per ricordare i fatti ...non voglio essere l'ennesimo persecutore/critico della CCAR ...che noto essere una moda molto in voga sul web.

    Vorrei far notare un altro aspetto di questa vicenda vaticana,qualcosa che ho intravisto oggi al TG.
    E cioè che il papa dispone di ampi giardini,quelli vaticani (ma anche a castel gandolfo c'è molto verde),dove ama passare piacevoli momenti allietandosi al contatto con la natura.
    Lontano dalle annose dispute teologiche.

    Interessante.

    E' forse un modo per ricaricare l'animo o anche solo
    per sviluppare una vita spirituale?
    Per mia esperienza è cosi,e i benifici sono anche quelli di sentirsi meno materialisti.
    Se ci penso è qualcosa che ci tornerebbe molto utile per contrastare quest'epoca dominata dal consumismo.

    Quindi se 2+2=4, per fare ciò per ognuno di noi ha bisogno ANCHE del PROPRIO spazio verde,cosa che ci è preclusa visto che siamo già cosi in sovrannumero che per farci stare tutti in una città abbiamo bisogno di sviluppare l'edilizia in modo verticale.

    Se la chiesa vuole far rinascere in noi la cultura della vita spirituale,cosi come si prefigge,deve interrogarsi su quesiti come questo,e sono sicuro che tornerà cosi a riscuotere più simpatia presso le genti.

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    1. Giusto per completare il mio pensiero...


      Non credo che vivere in una gabbia di cemento e asfalto,alla lunga,porti le persone a coltivare una vita spirituale,a essere virtuosi o almeno a tentare di esserlo,anzi semmai porta all'ansia sociale,a disturbi del comportamento e anche a una certa asocialità,tutti comportamenti innaturali nell'essere umano.

      Le grandi metropoli in particolare,sono la prima rovina dell'uomo,anche se sono necessarie visto il nostro numero.
      Dobbiamo rivedere tante cose del nostro stile di vita ma per farlo dobbiamo prima cominciare a diminuire di numero.

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  3. anche io, completamente d'accordo.

    "Non credo che vivere in una gabbia di cemento e asfalto,alla lunga,porti le persone a coltivare una vita spirituale,a essere virtuosi o almeno a tentare di esserlo,anzi semmai porta all'ansia sociale,a disturbi del comportamento e anche a una certa asocialità,tutti comportamenti innaturali nell'essere umano."


    Purtroppo conosco persone che,nonostante non nutrano nemmeno un profondo desiderio di famiglia e figli,
    sostengono che un giorno faranno dei figli ("almeno uno", a dir loro. E sapete perchè 1?perchè con la crisi e i prezzi che ci sono 2 o più è difficile...solo per questo!)

    perchè "i figli ci vogliono", i loro amici lo vorrebbero e così anche loro.....e pi hanno dei genitori che li pressano per avere dei nipoti e così loro, per mettersi alla pari con gli altri, per Apparire "normali",
    faranno (almeno 1) figli.

    eco: quando ho a che fare con persone di questo genere, mi spavento.
    perchè non hanno la ben che minima coscienza globale (o almeno "locale"), fanno le cose perchè "gli altri le fanno", non gliene frega niente nè del mondo circostante, nè del fatto che 1 figlio generato da loro influirà anche l'individuo sull'isola di Pasqua (talmente siamo interconnessi ormai, visto che siamo tantissimi) , nè se vogliono DAVVERO avere figli.

    Lo faranno perchè si fa.
    se avessi una bacchetta magica li fermerei...
    mi fanno paura,tristezza, ma anche rabbia.

    se dico io come la penso, mi rispondono semplicemente: "mmm....beh, un figlio ci viole, sennò resti solo....."


    :-(

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