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martedì 29 novembre 2011

ZAPRUDER, CHI ERA COSTUI?




Non ho mai creduto al complotto. JFK fu assassinato da un nullafacente, un nessuno: Oswald. Un nessuno, ma bravo a tirare con il fucile, il suo fucile italiano vecchiotto ma efficiente: il Mannlicher-Carcano, comprato per posta. Continuando con la banalità che irrompe nella storia c'è la vicenda del sarto Zapruter, un normalissimo sarto di Dallas che il 22 novembre del 1963, un venerdì, era andato con la moglie a vedere il corteo del presidente con la sua 8 millimetri. Zapruter diventerà famoso per il suo film che riprende e documenta momento per momento l'assassinio. Oswald sarà ucciso due giorni dopo da un gestore di night club: Jack Ruby.
La morte di Kennedy determinò un forte shock in tutto il mondo. Erano gli anni della guerra fredda, Usa e Urss si fronteggiavano con migliaia di testate atomiche. La grande illusione del dopoguerra, di un progresso generale verso il benessere trainato dalla spinta americana, dal sogno della nuova frontiera, terminava con quel filmato, era immortalato dalla cinepresa di Zapruter. Sarebbe seguito il Vietnam, la fine del sogno, la perdita della fede nel progresso, la monetarizzazione di tutti i valori, il consumismo fine a se stesso. Forse con l'assassinio di Kennedy finiva qualcosa di molto più importante, crollava tutta una visione del mondo. Non che ci fosse una relazione di causa ed effetto, si trattava di semplice coincidenza, ma era un segno che indicava altro. Quel filmato ci mostra ancora l'america degli anni cinquanta, fatta di vestiti e cappellini colorati, di macchine lunghissime con le code, delle buone casalinghe, della provincia felix. Ma quel giorno tutto questo finiva lì, insieme alla vita del giovane presidente, al sorriso della sua bella moglie. Si apriva la nuova questione del rapporto tra uomo e pianeta. Qualche anno dopo Paul Ehrlich avrebbe scritto The Population Bomb; il progresso e la tecnologia sarebbero apparsi non la salvezza, ma la causa della distruzione del pianeta. La competizione per il dominio tra le grandi potenze avrebbe lasciato il posto alla preoccupazione per il futuro, per la sopravvivenza di tutti.

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