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martedì 8 novembre 2011
RICONOSCERE IL PROBLEMA DEMOGRAFICO
Non c'è nessuna base ragionevole per affermare che il problema della fame sia "soltanto" un problema di distribuzione, anche se è vero che oggi una ridistribuzione delle risorse alimentari allevierebbe enormemente la fame. Purtroppo, una verità importante- che la maldistribuzione è attualmente una causa della fame- è stata usata per eludere una verità ancora più importante: che la sovrappopolazione è cruciale oggi e può mettere in discussione la questione della distribuzione domani.
Il problema alimentare, tuttavia, desta poca preoccupazione immediata per i ben nutriti americani, che non hanno nessuna ragione per essere consapevoli della sua gravità ed estensione. Ma altri fatti che potrebbero porre chiunque di fronte alla gravità del dilemma demografico sono attualmente intorno a noi, poiché i problemi alla cui gravità contribuiscono in misura notevole la sovrappopolazione e la crescita demografica stanno peggiorando molto rapidamente. Essi appaiono spesso nei telegiornali, anche se non sono quasi mai posti in relazione con il problema demografico. Prendiamo le immagini televisive di navi cariche di rifiuti che vagano per i mari...esse mostrano i risultati dell'interazione fra troppe persone che vivono nell'opulenza e le tecnologie ambientalmente distruttive che la rendono possibile. La crescente probabilità di nuotare in una miscela di spazzatura e rifiuti sanitari lungo le spiagge americane si può far risalire alle medesime cause. Le moltitudini che muoiono di fame nell'Africa subsahariana sono le vittime di siccità, di politiche agrarie fallimentari e di una sovrappopolazione, con la guerra che spesso da il colpo finale. Tutti questi sono sintomi del massiccio e crescente impatto negativo dell'umanità sui sistemi di sopravvivenza della Terra. L'uomo medio, persino lo scienziato medio, raramente coglie la connessione tra questi eventi apparentemente disparati e il problema demografico, e quindi non si preoccupa. In certa misur, questa incapacità di mettere assieme i vari pezzi è dovuta ad un tabù, che vige in molti settori, di discutere francamente della crisi demografica - un tabù in parte generato dalle pressioni della gerarchia cattolica, in parte da altri gruppi che temono che trattare dei problemi demografici produca dei risultati socialmente dannosi...Tutti noi tendiamo naturalmente a osservare il tabù di non occuparsi della crescita demografica. Le radici della nostra avversione a limitare la consistenza numerica della popolazione umana sono altrettanto profonde e diffuse delle radici del comportamento sessuale umano. Per miliardi di anni di evoluzione biologica, la regola del gioco è stata quella di riprodurre il maggior numero possibile di altri individui della specie. Questa è la base stessa della selezione naturale, la forza motrice del processo evolutivo. Ciononostante il tabù deve essere sradicato e respinto.
IL SUPERAMENTO DEL TABU'. Non c'è più tempo da perdere; in effetti non ce n'era nemmeno nel 1968, quando fu pubblicato The Population Bomb. L'inazione umana ha già condannato altre centinaia di milioni di individui a morire prematuramente di fame e di malattie. Bisogna che l'opinione pubblica si convinca della connessione demografica. L'azione per arrestare umanamente l'esplosione demografica e avviare un graduale declino demografico deve diventare una priorità assoluta; il tasso di natalità deve essere abbassato al più presto possibile un po' sotto il tasso di mortalità. Può darsi che ci sia ancora tempo per limitare la portata della catastrofe incombente, ma non molto tempo. Porre termine all'esplosione demografica controllando le nascite è necessariamente un processo lento. Solo il modo crudele della natura di risolvere il problema può essere rapido. Ovviamente se ci destiamo e riusciamo a controllare le dimensioni della nostra popolazione, ci rimarranno da risolvere tutti gli altri problemi spinosi. Limitare il numero degli esseri umani non porrà da solo fine alla guerra, al deterioramento ambientale, alla povertà, al razzismo, al pregiudizio religioso, o al sessismo: ci darà soltanto la possibilità di porvi fine. Come dice il vecchio adagio, qualunque sia la tua causa, senza controllo demografico è una causa persa.
L'America e gli altri paesi ricchi sono attualmente di fronte ad una scelta chiara. Possono continuare a ignorare il problema demografico, allora saranno intrappolati in una spirale discendente. Siccità più frequenti, cattivi raccolti, carestie, una maggiore deforestazione, più inquinamento, più conflitti internazionali, più epidemie, più ingorghi stradali, più droga, più criminalità, una massa crescente di rifiuti e altre cose spiacevoli segneranno il nostro cammino. Oppure possiamo mutare la nostra mentalità collettiva e prendere le misure necessarie per abbassare drasticamente il tasso di natalità mondiale. La gente può imparare a trattare la crescita come quella malattia cancerosa che è, e a muoversi nella direzione di una società sostenibile.
(P.R. Ehrlich: Un pianeta non basta, ed. Franco Muzzio, 1991 pag.15-18)
Nota del curatore del Blog: sono passati più di venti anni da quando Ehrlich scriveva queste parole. Il mondo ha continuato la sua folle corsa. Qualche giorno fa i midia hanno riportato la notizia del raggiungimento di sette miliardi di umani, spesso rallegrandosene. Quando Ehrlich scriveva ce n'erano 5,3 miliardi. La bomba non si è fermata. L'esplosione continua. I chiechi continuano a essere ciechi, i sordi a fare i sordi. La vita si avvia ad essere invivibile, il mondo a perdere la sua bellezza, l'uomo a perdere la sua umanità per divenire un numero, un pollo in batteria. Viviamo in mezzo ai tossici. Il richiamo di Ehrlich continua ad essere un grido nel deserto.
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Sono parole terribili, che sembrano ancora più terribili se si pensa all'assoluta indifferenza del mondo intorno a noi. Purtroppo, quando arriverà il redde rationem, saremo costretti a ridurci con i metodi crudeli della natura. Peccato, davvero.
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