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martedì 22 novembre 2011

SOPRAVVIVERA' LA DEMOCRAZIA FINO AL 2050?


POPOLAZIONE E DEMOCRAZIA

"Sotto molti importanti aspetti, il mondo sta diventando più moderno e meno occidentale"
(Samuel P. Huntington: Lo Scontro di Civiltà)

Il sacrificio di Leonida alle Termopili è stato vano, e Carlo Martello a Poitiers ha solo ritardato la sconfitta. Nessuno dei due condottieri aveva previsto che tutto sarebbe andato perso per un nemico allora sconosciuto: il tasso di natalità. La cultura occidentale ha inventato la democrazia, ma quello che era possibile nella piccola Atene o ancora nelle democrazie rappresentative del secolo scorso, è sempre meno possibile in un mondo di sette miliardi di umani. La forma politica più splendida per dare l’uguaglianza di cittadini agli uomini può avere solo un ambito comunitario di reciproca, facile conoscenza. Quando l’individualità si perde nella massa dei numeri si diventa replicanti. La catalogazione di un computer non permetterà mai di dire; quello sono io. Una democrazia di milioni di persone è un affare di marketing. Anche le ideologie perdono di significato in bacini elettorali di centinaia di milioni di persone. Nei prossimi decenni nazioni come la Cina, l’India e la Russia passeranno alla guida del mondo e detteranno le regole politiche ed economiche, oltre a determinare la cultura del mondo futuro. Nessuna di esse è un campione di democrazia, e l’India con il suo miliardo e mezzo di cittadini non si può definire uno stato democratico come noi lo intendiamo. Quando le moderne democrazie sono nate il mondo intero aveva molto meno abitanti di quanti ne ha solo l’India oggi. Un paese sovrappopolato è un sistema dotato di forte entropia, e per assicurare il controllo e il funzionamento di procedure estremamente complesse, come richiesto da tanti milioni di abitanti, è necessario un gigantesco apparato burocratico, decisioni centralizzate, sistemi autoritari. Quanto può contare la libertà e la volontà di un cittadino in stati con una massa così grande di individui? Anche in occidente la democrazia sta sbiadendo nella insignificanza. Gli stati per contare debbono essere sempre più autoritari. Oppure cedono rapidamente la sovranità a gruppi di potere sovrastatali e sovranazionali. Oggi poteri più o meno occulti di tipo finanziario conducono i giochi al di sopra dei singoli governi nazionali. Su questa situazione del potere si innestano i grandi fenomeni strutturali innescati dalla sovrappopolazione e dalla tecnologia: l’inurbamento massiccio, le megalopoli, la globalizzazione dei commerci, la velocizzazione delle comunicazioni, internet. In Italia un magnate televisivo ha governato il paese per più di dieci anni. In America il presidente Obama è stato eletto tramite la rete. Quando le democrazie sono nate le scelte si facevano per conoscenza diretta o mediata da posizioni intellettuali e politiche. Ma in un mondo di sette miliardi di individui le ideologie e la politica contano sempre meno, e le scelte sono sempre più eterodirette. In questo quadro quale impatto avranno le tensioni sociali determinate dalla sovrappopolazione e dai conflitti per le risorse sulla democrazia del futuro? I grandi fenomeni migratori, il forte aumento delle tensioni tra stati e del terrorismo, la crisi finanziaria che attanaglia il pianeta, sono fenomeni che hanno molto a che vedere con l’entropia di un sistema con una massa di sette miliardi di umani.

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