Translate

venerdì 11 ottobre 2013

Mente tribale e crisi globale




Jonathan Haidt è uno psicologo e filosofo che nel suo libro “Menti tribali” (Edizioni Le Scienze, 2013) si chiede come si formano e si strutturano i sistemi morali. Haidt rifiuta l’idea cara ai progressisti che le idee morali siano derivate dal razionalismo critico, frutto di una visione superiore e intellettualmente illuminata della realtà. Al contrario riconosce nella molteplicità dei sistemi morali, nel loro variare a seconda della società di appartenenza, delle aree geografiche e storiche di origine, un sistema assai più “antico” basato sulla intuizione che precede il ragionamento e sulla formazione della coscienza morale durante il periodo infantile, sulla trasmissione dei valori da parte degli anziani ai giovani. In pratica si tratta del vecchio modello “tribale” il quale rende le società umane spesso impermeabili tra loro e schierate su fronti contrapposti e in conflitto. Un esempio di sistemi tribali è quello delle religioni, che prevedono divinità-totem e  obblighi morali diversi e inconciliabili. Qualunque critica, all'interno di questi sistemi totemici, è irricevibile in quanto mina alle fondamenta tutto l'edificio di credenze. Persino all’interno delle nostre società contemporanee, negli schieramenti politici, si rispecchiano valori morali diversi che si basano su convincimenti pre-razionali e  riproducono le caratteristiche delle antiche divisioni tribali. Gli odii e i conflitti tra progressisti e conservatori vengono così a perdere quella valenza di posizioni razionali che si confrontano dialetticamente, per rispecchiare invece appartenenze tribali basate su sistemi etici incompatibili tra loro che portano a vedere in chi appartiene all’altro schieramento un nemico mortale. La storia dei conflitti religiosi, spesso all’interno di una stessa appartenenza etnica, o peggio tra gruppi etnici diversi, sono esempi di queste appartenenze pre-razionali a sistemi tribali. La storia dell’Europa nel 900 è un esempio di questi schieramenti in conflitto alla cui base vi sono visioni del mondo e dell’uomo incompatibili, in quanto radicati in diversi sistemi morali, diversi miti di riferimento, diversi "totem e tabù" come erano in origine quelli che appartenevano a tribù umane diverse tra loro.
Ma nei momenti critici, di fronte a situazioni che portano a minacciare la sopravvivenza stessa della civiltà, l’uomo è stato in grado –almeno nel passato- di riorganizzare le proprie società, di cambiare le visioni del mondo e i sistemi morali, per approdare rapidamente a società in grado di affrontare le crisi. In fondo il successo evolutivo di Homo si è basato molto su questa possibilità di cambiamento dei propri sistemi morali e delle visioni del mondo   di fronte a situazioni estreme. Questi cambiamenti epocali dovettero ad esempio accompagnare il passaggio dalle società umane di cacciatori-raccoglitori a quelle stanziali basate sull’agricoltura e la pastorizia, circa 10000 anni fa. L’estinzione di Neanderthal fu probabilmente dovuta ad eccessiva rigidità mentale, ad una chiusura affettiva  nella propria tribu’. Cambiamenti altrettanto importanti si sono avuti con la creazione dello Stato moderno e con lo sviluppo della tecnologia negli ultimi 4-5 secoli. Questi cambiamenti sono stati il portato di situazioni di crisi generale della vecchia organizzazione economica e sociale, in cui condizioni esterne venivano a mettere in tensione e a rompere le precedenti visioni morali e i valori su cui si basava la società tradizionale. La natura ancestrale e tribale alla base della rigidità della mente degli individui   è stato un fattore decisivo nel progresso per “crisi” delle società umane e nel  procedere per rotture traumatiche. Elemento costante delle situazioni di crisi  è la necessità di fondare rapidamente nuovi valori condivisi per uscire dalla situazione critica. Spesso il cambiamento necessario è troppo rapido per poter conservare i precedenti valori di riferimento, e può avvenire solo con un distacco netto.
E’ innegabile che oggi ci troviamo in un momento di crisi generale delle società umane tradizionali, nessuna delle quali –pur nella loro molteplicità di valori e visioni morali- è in grado di affrontare in maniera adeguata la situazione che abbiamo di fronte. Il mondo, dopo quattro secoli di sviluppo tecnologico illimitato, è sull’orlo di una catastrofe climatica, di un esaurimento delle risorse ambientali, di una devastazione ambientale irreversibile .  L’ esplosione demografica umana che è alla base della crisi ambientale  si è sviluppata in un lasso di tempo brevissimo,   ed è stata così dirompente da passare in poco più di cento anni da uno a sette miliardi di individui. Haidt afferma che siamo in un momento cruciale, in cui è necessario un cambiamento radicale dei nostri valori, fino ad oggi basati su credenze e sistemi morali che vedono l’uomo al centro di tutto e considerano la natura al nostro servizio. Un cambiamento epocale come quelli che in passato hanno portato a superare momenti difficili è oggi ancor più necessario di fronte alla prospettiva di un collasso globale del pianeta. La possibilità di effettuare rapidi cambiamenti nelle nostre condotte riguardo la sessualità, la natalità, il concetto di famiglia, il modo di produrre e di consumare,  implicano la necessità di uscire dagli schemi troppo rigidi delle appartenenze tribali. È necessario un cambiamento profondo delle nostre menti ancora legate a schemi del passato.  Le nostre profonde divisioni religiose, ideologiche e politiche hanno ancora un senso in un mondo sovrappopolato e teleconnesso?  In un mondo di migrazioni di massa  e convivenze forzate, la mente dell’uomo è chiamata ad una presa di coscienza sui nuovi valori e su una nuova morale che veda al centro non la propria tribù, ma la natura e tutte le specie viventi.



2 commenti:

  1. << La natura ancestrale e tribale alla base della rigidità della mente degli individui è stato un fattore decisivo nel progresso per “crisi” delle società umane e nel procedere per rotture traumatiche. >>

    Per l'appunto.
    Sarebbe bello poter governare il cambiamento con la nostra preziosa e illuminata razionalità, ma non ne saremo capaci.
    E questo, proprio a causa dell fondamento irrazionale delle nostre credenze, così ben illustrato da Haidt.
    Peccato.

    RispondiElimina
  2. Di questo dobbiamo essere coscienti. Le pulsioni istintive dominano i comportamenti umani. Sperare solo nel controllo razionale dei processi, tipico di una certa cultura che male interpreta Kant, conduce a strade senza uscita. Questa mentalità è tipicamente espressa da chi presume che possa bastare una legge per cambiare comportamenti e fenomeni epocali o comunque storici. Quando poi, ovviamente, si constata il fallimento (quando va bene) o il peggioramento del fenomeno che si voleva correggere (il più delle volte...) si elaborano ragionamenti giustificativi ex post. In questo modo si perpetuano i comportamenti tribali in un circolo chiuso...

    RispondiElimina