I demografi in genere sono dei moderati. Ritengono che si,
la popolazione mondiale cresce ( anzi esplode…) ormai da molti decenni, ma
aggiungono con una certa sufficienza che comunque, prima o poi, la crescita si stabilizzerà e il mondo
avrà una popolazione stazionaria. Lo dicono da un paio di decenni. Eppure da
molti decenni la popolazione continua a crescere, e cresce molto di più di
quello che prevedono i demografi. Ora finalmente cominciano a preoccuparsi
anche loro. Nel suo quinto rapporto l’IPCC dell’Onu (l’organo che studia il
cambiamento climatico per conto delle Nazioni Unite) ha rivisto la crescita
demografica mondiale, prospettando per il fine secolo addirittura i 13 miliardi
di umani. Per il 2050 si parla di 9-10 miliardi o, secondo alcuni pessimisti
anche di più. Quale sarà l’impatto
degli altri miliardi di abitanti sulla Terra previsti entro la fine del secolo?
Il demografo italiano Massimo Livi Bacci si preoccupa per l’impatto ambientale
e climatico di questa crescita impetuosa e fuori controllo. In un articolo su
Limes (dicembre 2012) esamina i problemi in campo. L'articolo è stato scritto quando gli ultimi dati dell' IPCC non erano ancora noti. Ancora una volta quindi le stime vanno riviste in senso peggiorativo. Riporto di seguito una
sintesi del suo intervento.
Gran parte della crescita futura si concentrerà nei paesi poveri, e quasi il 40% della
popolazione aggiuntiva spetterà all’Africa. Nei paesi poveri con le popolazioni
in rapida crescita e che perseguono uno sviluppo ancor più rapido del prodotto
pro capite (necessario per uscire dalla povertà e ridurre le distanze col mondo
ricco), ogni unità aggiuntiva di prodotto avrà un alto contenuto energetico.Là
dove si sopravvive con qualche euro al giorno, l’euro aggiuntivo sarà speso per
acquistare combustibile per riscaldarsi o spostarsi, cibo per nutrirsi,
utensili per lavorare, materiale da costruzione per alloggiare, fibre per
vestirsi. Tutti prodotti ad alto contenuto energetico e derivanti da materie
prime non rinnovabili, ad alto impatto ambientale. Come dimostra l’equazione di
Ehrlich (I = P x A x T) l’impatto ambientale (I) è pari al prodotto della
popolazione (P) per l’indice di affluenza (A) espresso dal flusso di beni
prodotti o consumati per persona e moltiplicato per l’indicatore di tecnologia
(T) che esprime il contenuto, in ciascuna unità prodotta, di materie prime,
energia e spazio utilizzato. Maggiore è la tecnologia , minore è T: un’ auto,
un telefono, un computer, un motore necessitano – per la loro
costruzione e funzionamento - di meno materie prime e meno energia di mezzo
secolo fa. Così stando le cose è ovvio che l’equazione di Ehrlich è la bestia
nera di molti ecologisti contrari alla tecnologia non solo perché valorizza il dato “popolazione” e quindi
natalità, ma anche per la rilevanza che da alla tecnologia nel ridurre
l’impatto ambientale (frenare la tecnologia non è una buona cosa per
l’ambiente). Che le popolazioni in rapida crescita non si accontentino delle
già scarse risorse disponibili, ma aspirino a maggiori risorse e consumi è una
evidenza, resa ancora più evidente dai fenomeni migratori alla cui base c’è la
richiesta di una vita migliore, dove per migliore si intende un miglior accesso
a beni e consumi e un maggior consumo di energia per produrre e utilizzare quei
beni. Il fatto che nessuna soluzione disponibile ad oggi riduca l’impatto
ambientale dell’antropizzazione si può dimostrare con un esempio che utilizza
l’equazione di Ehrlic. Facciamo l’ipotesi che si voglia mantenere l’indice
d’impatto I costante – per esempio tra oggi e il 2050, e compariamo due paesi
come l’Italia e l’India. Supponendo che il reddito pro capite in Italia cresca
al ritmo del 1,6 % e in India al 5 %, avremmo che –fatto pari ad 1 il livello
di A nel 2007, nel 2050 A sarebbe
pari a 2 (un raddoppio) in Italia e a 8,6 in India. Inoltre fatta uguale a 1 la
popolazione del 2007 e supponendo la popolazione italiana stazionaria pari a 1
nel 2050, sappiamo che quella dell’India avrà un aumento del 50 % e il suo
indice (P) nel 2050 sarà pari a 1,5. Ne segue che la componente P x A,
passerebbe per l’Italia da 1 a 2 nel 2050, mentre in India da 1 a circa 13 (1,5
x 8,6 = 12,9). Perché l’impatto ambientale rimanga costante occorrerebbero in
Italia adeguate iniezioni di tecnologia che permettessero di dimezzare nel 2050
il contenuto di energia e di materie prime di ogni unità di prodotto (T= 0,5).
Ma tali iniezioni dovrebbero essere fortissime in India, perché tale contenuto
dovrebbe ridursi ad un tredicesimo
del livello attuale (T= 0,0769). E’ impossibile che questo avvenga
perché la crescita indiana nei prossimi decenni moltiplicherà soprattutto il
consumo di quei beni –cibo, manufatti- ad alto contenuto materiale ed
energetico, circostanza necessaria per uscire dalla povertà e non ci possono
essere risorse così ingenti da assicurare una ricerca che porti ad una
tecnologia assai meno inquinante. Quindi il mondo andrà incontro ad una
crescita “insostenibile” sospinta da un’ulteriore crescita demografica e dalla
soddisfazione di bisogni elementari oggi compressi a bassissimi livelli. Le
emissioni di anidride carbonica avranno un forte aumento e gli effetti
climatici saranno ancora più gravi di quelli a cui abbiamo assistito in questi
decenni.
La crescita avrà effetti devastanti in ambienti delicati,
quali sono le fasce costiere, la cui densità antropica è destinata a
moltiplicarsi nel prossimo mezzo secolo. Ovunque poi si combinano gli effetti
dell’urbanizzazione con quelli della concentrazione costiera. Questa
concentrazione si accentuerà in futuro, esponendo crescenti quote di
popolazione ai maggiori rischi delle catastrofi ambientali proprie delle aree
costiere a bassa elevazione (Acbe). I due terzi delle metropoli con oltre 5
milioni di abitanti si trovano nelle Acbe.
La crescita demografica riguarderà inoltre ambienti fragili
come le foreste e le aree di vegetazione pluviale. Il processo di
deforestazione è sospinto dalla pressione demografica che determina la
preparazione di nuovi terreni per la coltivazione: il ritrarsi della superficie
forestale è la diretta conseguenza della crescente domanda di cibo e di legname
dovuto alla crescita demografica. Indagini macro riscontrano una relazione
positiva tra tasso di crescita della popolazione e velocità della
deforestazione. Sono disponibili esempi in contesti diversi come quello delle
Filippine – dove la migrazione dalle terre basse, densamente insediate, verso l’interno
montagnoso scarsamente popolato ha prodotto una rapida perdita della foresta
pluviale- ai casi di Guatemala, Sudan, Thailandia.
La crescita demografica influendo pesantemente sulla
economia crea sacche di povertà e di estremo degrado ambientale, essendo il mix
crescita demografica-povertà economica all’origine delle spirali negative che
vanno ad incidere sull’ambiente determinando consumi energetici inquinanti, innalzamento di temperature,
meno risorse idriche, crisi dell’agricoltura, carestie, epidemie, migrazioni,
conflitti. Quello che stupisce è che evidenze empiriche e riflessioni logiche
di tanta chiarezza e incontestabilità, vengano sottaciute da governi,
istituzioni nazionali e sovranazionali, autorità politiche e religiose,
movimenti ed organizzazioni che si occupano di ambiente, associazioni verdi e
ambientaliste. Troppo forte, rispetto all’evidenza, è la volontà di non sentire
e di non vedere.
<< Troppo forte, rispetto all’evidenza, è la volontà di non sentire e di non vedere. >>
RispondiEliminaE' la classica rimozione freudiana che, credo, sta alla base del sistematico occultamento di questi problemi.
Accetteranno di vederli quando ne saranno (saremo) sommersi e allora sarà, letteralmente, troppo tardi.
Già.
RispondiEliminaNulla di nuovo.
Ti ho citato. :)
RispondiEliminaBestiale.
RispondiElimina"Quello che stupisce è che evidenze empiriche e riflessioni logiche di tanta chiarezza e incontestabilità, vengano sottaciute da governi, istituzioni nazionali e sovranazionali, autorità politiche e religiose, movimenti ed organizzazioni che si occupano di ambiente, associazioni verdi e ambientaliste."
RispondiEliminaAggiungerei anche le associazioni "a scopo umanitario" che con lo scopo (dichiarato) di aiutare i popoli poveri, usa le solite locandine di bambini e neo-mamme o donne partorienti per convincere a donare (soldi,ovviamente)......
Come se lì i bambini,lì, piovessero dalle nuvole!
Ma cavolo,ci vuole tanto a capire che se tu li aiuti (ammesso che lo facciano. ..e quanto del donato finisce veramente a loro..) MA loro continuano a sfornare figli come si sforna il pane la mattina,
NON concluderai nulla??
E fioccano le solite scusanti....."eh ma loro hanno un cultura diversa dalla nostra......eh ma quando si arricchiranno faranno meno figli anche loro" (ok,aspettiamo di diventare 15 miliardi allora!!!) "eh ma ogni vita è un dono..........."
Altro che migranti...altro che barconi..............Se continua così quello a cui assistiamo oggi è solo una goccia!!
Cari amici, me la vedo brutta.
RispondiEliminaProvate a contare il numero dei migranti che arrivano OGNI GIORNO sulle coste meridionali dell'Italia, e poi fate un confronto con quelli che arrivavano 10 anni fa.
Non avete l'impressione che il baratro sia ormai molto, ma molto vicino ?
L’equazione di Ehrlic ci dice che, salvo progressi tecnologici eccezionali più unici che rari, NON ci sarà una soluzione indolore al problema ambientale / risorse / energetico! :-(
RispondiEliminaPer dare dei valori accettabili tra alcune decine d'anni, in quell'equazione dovrebbero succedere, almeno una di queste cose:
1) la popolazione mondiale diminuisce (naturalmente o con la forza... leggi guerra!);
2) si riduca di molto i bisogni della popolazione (A), questo si collegherà con P che di conseguenza, aumenterà la mortalità e quindi abbasserà la popolazione;
3) T non si può ridurre di molto... perché come citato, i prossimi beni consumati in abbondanza, saranno quelli fisici (cibo, vestiti, casa), invece di quelli virtuali (disponibili illimitatamente);
però un aumento notevole della tecnologia, potrebbe abbassare notevolmente P, trasferendo parte della popolazione in altri pianeti. Infatti, andrebbe inserita non la popolazione, ma la densità di popolazione.
Come si vede, l'unica via d'uscita indolore, è quella di un aumento NOTEVOLE del livello tecnologico / scientifico.
Questo mi consola solo da un punto di vista; che è quello che io ho sempre sostenuto, con la necessità di aumentare la ricerca base di Fisica.