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lunedì 29 luglio 2013

AUMENTO DELLA POPOLAZIONE E CONSUMO DI SUOLO



Popolazione-italiana-1861-2011-trend
Finalmente. Ci voleva l'Associazione Salviamo il Paesaggio a rompere il tabù. Per la prima volta in maniera così chiara Gaia Baracetti dice apertamente la verità che nessuno dei verdi ufficiali osa dire: la distruzione del paesaggio italiano e il consumo di suolo è dovuto alla eccessiva densità demografica, alla sovrappopolazione del territorio italiano. Sembrerebbe una verità talmente lapalissiana che neanche c'è bisogno di spiegarla. Eppure, per ragioni di bassa ideologia (la colpa è del capitalismo, dei mercati, delle multinazionali, della grande finanza, ecc. ecc.) per troppi anni nessuno ha detto questa semplice verità, se non quei pochi pochissimi che hanno avuto l'ardire di parlare contro il pensiero unico antropocentrico. Basta un nome per tutti: Luigi De Marchi, psicologo e antropologo, grande pensatore liberale. Ma per i cosidetti verdi, quelli che si autodefiniscono ecologisti e difensori dell'ambiente, l'argomento sovrappopolazione non si può toccare. Si rischia di essere additati come razzisti, anche se i veri razzisti, anzi specisti, sono loro. L'uomo, anche per loro, deve stare al di sopra di tutto e sull'altare dei diritti assoluti degli umani si può procedere alla devastazione del territorio, alla cementificazione massiccia, all'annientamento di tutte le altre specie viventi, magari salvaguardando l'apparenza con qualche piantina messa qua e là in mezzo al cemento.  Per questo l'articolo di Gaia mi da molta soddisfazione, vuol dire che la lotta che stiamo conducendo da anni comincia ad avere i risultati sperati. 
Molto interessante è anche la discussione che segue all'articolo pubblicato sul blog della Associazione. Ne riporto le parti salienti.  Qui si vedono i soliti verdi ortodossi che tentano di ribaltare la verità: non è la sovrappopolazione il problema, ma gli interessi economici, le speculazioni, i centri commerciali. Ovviamente anche questi fattori hanno un ruolo, ma nel senso che fanno anch'essi parte della pressione antropica. Alla base di ogni interesse speculativo c'è una popolazione in crescita.



Aumento della popolazione e consumo di suolo


Perché in Italia ci troviamo oggi ad affrontare la tragedia del consumo di suolo e della distruzione del paesaggio? Alcuni dei motivi li sentiamo nominare spesso: speculazione edilizia, lacune nelle norme di tutela o nella loro applicazione, classe dirigente miope o corrotta, interessi dei grandi costruttori, cattivo uso degli incentivi alle fonti rinnovabili…
C’è un colpevole che però non viene mai additato, nonostante sia tra i più importanti: la crescita della popolazione italiana. Nessuno ricorda che siamo passati dai 22 milioni di abitanti dell’Unità d’Italia ai quasi 60 attuali, e che non sono solo i nostri consumi ad essere cresciuti, ma anche il nostro numero.
Dietro alla colata di cemento, dietro ai nuovi quartieri, strade, parcheggi, centri commerciali, centrali elettriche, ma anche scuole ospedali, strutture sportive, centri vacanza e chi più ne ha più ne metta non c’è solo la perversione dell’offerta ma anche, a conti fatti, l’aumento innegabile della domanda. E la domanda viene determinata da due fattori: che tenore di vita vogliamo mantenere, e quanti siamo.
Nonostante tutto quello che ci viene detto, la popolazione italiana, con rarissime eccezioni, non ha mai smesso di crescere. Attualmente il tasso si assesta sullo 0,49 % all’anno – che nel 2012 ha significato quasi trecentomila persone in più. Davvero possiamo pensare che incrementi del genere non abbiano nulla a che fare con il consumo di suolo?
Anche il blog di Salviamo il Paesaggio, che leggo regolarmente e con attenzione, non tratta quasi mai l’argomento. Mi permetto di fare qualche osservazione sulla base di una ricerca che ho effettuato sul sito, prendendo in considerazione articoli sia originali che tratti da altri media.
Effettivamente di popolazione ogni tanto si parla, ma per dire quasi sempre che non sta crescendo: a Nuoro (qui è vero, è in leggero calo), nella provincia di Bologna (falso: secondo l’Istat nel 2012 è aumentata di 14 mila unità rispetto all’anno precedente), a Osoppo e Pozzuolo in provincia di Udine (ni: nel comune cala leggermente od oscilla, ma nella provincia continua a crescere), Laigueglia nel Savonese (idem)… È fuorviante prendere in considerazione il raro centro in cui la popolazione cala appena, quando nell’intera provincia questa aumenta, facendo magari sperare agli amministratori di attirare nel proprio comune i nuovi abitanti della zona.
Il punto è proprio questo: se le città si svuotano e si riempiono le campagne intorno o i comuni limitrofi, il consumo di suolo nella zona nel complesso aumenta.
Non corrette anche le affermazioni fatte per quanto riguarda la Lombardia e Roma: nella prima il “documentato calo demografico” in realtà è un aumento (nel 2001 la regione risultava popolata da 9032554 persone; da 9794525 alla fine del 2012). Lo stesso discorso si può fare per la capitale: se c’era stato un decremento negli anni ’90, nell’ultimo decennio la popolazione non ha fatto che crescere, e risulta attualmente maggiore di ben 92038 unità rispetto al 2001. Chiunque dubiti di questi dati può consultarli sulla pagina demografica dell’Istat; il censimento del 2011 ha corretto al ribasso le stime del precedente decennio, ma non nega la tendenza di fondo. Senza contare che, secondo i dati raccolti da wikipedia, la situazione sarebbe grave anche se stabile: la densità di abitanti in Italia è di quasi 200 per chilometro quadrato, molto al di sopra della media dell’Unione Europea, 116 per chilometro quadrato.
Perché la menzogna viene ripetuta ossessivamente? Perché si dice che la popolazione cala quando invece aumenta?
Una possibile risposta è la più semplice: perché il saldo naturale in Italia, nel complesso, è negativo: muoiono più persone di quelle che nascono. La popolazione però cresce a causa dell’immigrazione: la differenza tra il saldo migratorio e quello naturale dà un aumento molto consistente, che non si ferma nemmeno davanti alla crisi. Curiosamente, però, i media considerano ‘popolazione’ solo quella italiana e fanno finta di non sapere che anche gli immigrati, in quanto persone, abitano, vivono, consumano sul territorio.
Più complessa forse è la risposta alla domanda: perché ogni volta che si parla di consumo di suolo non si ricorda anche uno dei suoi motori, cioè l’aumento della popolazione? Forse è più facile mobilitare l’opinione pubblica se si pensa che il nemico sia uno solo, cioè l’avidità dei costruttori e la complicità dei politici. Aggiungere all’equazione anche l’effettivo aumento della popolazione e della conseguente richiesta di antropizzazione del territorio significa complicare le cose e fare domande molto scomode.
Inoltre, si potrebbe sostenere che non necessariamente le due cose sono legate: il nostro paese è pieno di case sfitte e capannoni vuoti. Vero: però la soluzione proposta, cioè di utilizzare prima l’inutilizzato, ha senso solo se la crescita della popolazione si arresta. Se continua, arriverà per forza di cose un momento in cui anche tutti gli edifici inutilizzati saranno riempiti e ne serviranno di nuovi. È una questione matematica. Ogni successo ottenuto nel recuperare un edificato o un pezzo di città in disuso è automaticamente vanificato dall’aumento della domanda di case, strade, negozi, parcheggi, servizi… Questo vale, per inciso, per qualsiasi risparmio di risorse.
Il tema è tabù, probabilmente, anche perché ammettere che la popolazione italiana è in crescita e anche per questo si costruisce ha come conseguenza logica la domanda: cosa si può fare per fermare questa crescita? Dato che essa è dovuta interamente all’immigrazione, si capisce che si entra in un territorio minato in cui già è scomodo porre domande, figurarsi offrire soluzioni. Se non lo facciamo, però, non possiamo sperare di risolvere davvero il problema del consumo di suolo in Italia.
Gaia Baracetti

COMMENTI POSTATI SUL BLOG

Finalmente, dopo tanti anni di “silenzio stampa” ( a parte Sartori e Levy Strauss e tanti altri..scherzo ovviamente….) una voce come quella di Gaia che nella sua lucida analisi prevede quello che ormai da 30 e più anni ho cercato di spiegare in tanti convegni e luoghi “politici”, ricevendo solo fraintendimenti (talvolta pelosi e voluti), sul necessario concetto di “carico” sostenibile di popolazione umana nei diversi ecosistemi e nelle diverse situazioni agro-territoriali e urbane,che sarebbe urgentemente auspicabile promuovere, in relazione anche alla presenza di tanti altri “viventi” che non dovrebbero da noi umani che siamo liberi di farlo, venire “suicidati” ed eliminati senza averne nessuna consapevolezza e contezza.
Insomma il diritto del riccio a poter attraversare una strada… a cui nessuno pensa ….le future TAV del mondo, in Asia, Sudamerica e Africa, oltre a frammentare tutti gli ecosistemi con tracciati invalicabili, sono strettamente connesse ad una visione di antropizzazione e sovvrapopolazione , senza limiti ed indirizzo
Noi siamo solo una delle tante specie e dato che ne abbiamo coscienza, avremmo il dovere morale ed esistenziale, di rispettare le altre, anche l’ultima formichina, nei limiti dei rapporti biologici e di predazione, senza sentirci investiti da missioni divine che ci giustificano in ogni nefandezza verso gli altri viventi.
Inoltre, a volte penso che forse saremmo troppi, anche solo in 2 miliardi, con gli stili di vita che il modello anglosassone e turbo-capitalista propone nel suo dominio mediatico e culturale mondiale, con la lucida e suicida corsa verso le megalopoli del mercato globale che implicano i ghetti interni e l’agricoltura intensiva e mortifera, all’esterno.
Senza contare che ormai le miniere di rame e di altri minerali si stanno esaurendo e che l’eccesssiva richiesta, anche dei minerali rari per l’informatica, stanno facendo dilagare guerre e contrasti, di cui la sovvrapopolazione mondiale costituisce il brodo di coltura.
Solo l’esistenza di “biospazi” socio-industriali e di reti di imprese cooperative internazionali, in un ottica di equilibrio ( meglio del confusivo termine di decrescita) nei rapporti con gli spazi degli altri viventi, potranno forse rallentare la corsa verso il “grande fratello del disastro prossimo venturo”.
Esso vive di boom demografici,guerre conseguenti, migrazioni incentivate per incrementare l’offerta di manodopera e per far fare i lavori che non vogliamo facciano i nostri figli, disoccupati con tre masters.
Ed inoltre a ciò concorre il buonismo spray di tutte le forze politiche, a caccia di voti ma incapaci di analisi…Per fortuna solo un mese fa, 2 insigni economisti indiani ( di quelli che non invitano nei salotti buonisti), hanno recentemente detto a tutti i ciechi benpensanti del mondo (che non vogliono sentir parlare di sovvrapopolazione), che se continua l’attuale trend demografico ( non bastano lievi rallentamenti), solo in India ci saranno a breve circa 500 milioni di persone che non hanno NESSUNA possibilità di integrazione sia in agricoltura che nei servizi che nell’industria.
L’automazione dilagante,dall’agricoltura all’industria, congiuntamente alla quasi assoluta mancanza di politiche reali sulla maternità consapevole, renderanno a breve la situazione fuori controllo come sta già succedendo in Egitto , in cui NON UNO , dei nostri politici, sociologi, economisti, ecc. ha il coraggio di dire che l’incremento demografico egiziano, spinto anche culturalmente da forze religiose , porterà ai disastri prossimi venturi, come quelli a cui assistiamo in Brasile e dintorni, alla faccia dei cosiddetti BRICS emergenti.
Ghetti, sofferenze e fame nelle baraccopoli,guerre, ecco i risultati del silenzio totale, da tutti condiviso, sulla sovvrapopolazione pilotata e sulla visione del mondo che la sottende, ecco il futuro del mondo ….anzi con un futuro, quello di disperati che si affidano a religioni e sistemi economici che hanno bisogno di carne da cannone, anche informatica, di voli su Marte per galvanizzare le folle……in un mondo sempre più invivibile,in cui la presenza degli altri viventi viene inserita contabilmente nei bilanci ambientali…
p.s. a fronte della chiarezza dell’intervento ed analisi della Baracetti, mi stupisco come si possa equivocare o dire cose che assolutamente non si evincono. Ma mi rendo conto che questo ed altri argomenti tabù, sono difficili da digerire, se non si adotta una visione fortemente laica comunitaria, autogestita ed internazionale, realmente solidale e biocentrica nonchè alternativa sia al modello mercatistico anarco-liberale che a quello religioso-ecclesiale ..nei fatti strettamente connessi
paolo debernardi — AGER


Nel mio paese Canale a iniIo ’900 gli abitanti erano 5500 ,più o meno quelli di adesso.Il perimetro urbano
 Intanto è aumentato da sei a dieci volte come nella media dei paesi e città italiane.L’articolo rischia di
giustificare la colossale abbuffata che ha stravolto un intero territorio. GUNO

Cara Gaia, è utile e doveroso dibattere sulla questione e far emergere tutti i risvolti che un fenomeno ha – in questo caso – sull’ambiente, la società etc. Urge doveroso però farti notare che l’aumento della popolazione, attualmente e qui da noi in Italia, non giustifica lo spreco (oltre che consumo) di suolo cui stiamo assistendo. Lo dico riportando solamente alcuni dati relativi al Veneto (li trovi in numerosi lavori del prof. Tiziano tempesta): 1. mediamente esistono dieci (10!!!) aree produttive per singolo comune. Il sistema di gestione del territorio così non è certo efficiente. Non è nemmeno efficace, visti i risultati che abbiamo in termini di crescita economica/qualità della vita etc. 2. I permessi di costriure case in Veneto, tra il 2001 e il 2009 sono stati pari a 127 milioni di mc, a fronte di un aumento di popolazione di 370 mila persone il cui fabbisogno, stando agli standard di 120-150 mc su abitante, si attesta a 44-55 milioni di mc. 3. Infine, nello stesso periodo le concessioni edilizie rilasicate per costruire capannoni sono state oltre 111 milioni di mc, ma nello stesso periodo l’occupazione nell’industria è diminuita per oltre il 6% e la ricchezza per oltre il 14%. NICOLA

Dopo aver fatto le considerazioni precedenti
sono anche ovviamente sconcertato da
 questa strenua difesa “dell’ingresso ” degli stranieri a prescindere
 dal numero delle persone che potrebbero essere accolte compatibilmente
 con la densità di abitanti del territorio che le dovrebbe ospitare.
 E’ illusorio pensare che i figli degli stranieri, che
 stanno frequentando le scuole italiane, vorranno fare i lavori umili dei loro
 genitori, perché, ovviamente, ambiscono a diventare ingegneri,
professori, ecc. Quindi mi domando perché si
 difenda la necessità di fare entrare tanti stranieri (quanti? Si
 intravede un limite?) adducendo come motivazione
quella che essi saranno indispensabili in futuro per fare
 lavori umili. Ma se i loro figli, che stanno studiando e
sono nelle stesse condizioni dei ragazzi italiani, vorranno diventare (tra
qualche anno ) insegnanti o ingegneri, diremo allora che
avremo bisogno che vengano a stabilirsi in Italia tanti altri stranieri perché continuino a fare i
lavori più umili ? Così saremo da capo, ma con milioni di persone in più.
E’ LA DENSITA’ ASSOLUTA DI PERSONE NEL NOSTRO PAESE LA COSA CHE DOVREBBE PREOCCUPARE TUTTI !Questo è a mio parere il dato più importante che si deve prendere in considerazione quando si vogliono fare valutazioni sulle risorse che un paese è in grado di offrire ai propri abitanti, e sulla QUALITA’ della vita.
Un settantenne che è appena andato in pensione consuma tanta energia nella sua abitazione quanto un giovane, e tanto gas per riscaldamento ( anzi di più perché sopporta meno bene il freddo ). Egli ha la possibilità (giustamente) di spostarsi quotidianamente molte volte con l’automobile, mentre un giovane va al lavoro e torna una sola volta o due al massimo.
Quindi i calcoli energetici sulla idoneità di uno stato di poter sopperire alle esigenze di una popolazione devono sempre fare riferimento al numero degli abitanti di un territorio a prescindere se sono più o meno giovani.
E lo spazio ? Dopo il cibo è a mio parere l’esigenza più insopprimibile di ogni essere vivente, animale o umano che sia. E lo spazio è un’altra cosa che non si può modificare ed inoltre è DECISIVO nel determinare la qualità della vita di tutti.
Chi vi racconta che l’Italia ha bisogno di tanti stranieri lo fa solo
per il secondo fine di avere il consenso politico nei prossimi anni,
(quindi più sono meglio è ), oppure vuole sfruttarli economicamente,
trascurando che in Italia ci sono anche gli italiani !
Non ho comunque risentimenti nei loro confronti, li ho solo nei confronti di coloro i
quali fanno credere di essere altruisti
e invece vogliono perseguire esclusivamente altri obiettivi ! ROBERTO

L’articolo di Gaia Baracetti è cristallino e pone un dilemma etico a semplicità elementare, artimetica che è quello della ovvia correlazione tra cementificazione e distruzione del territorio, del paesaggio e delle risorse naturali e degli spazi selvatici ed agricoli e la crescita demografica alla quale, sciaguratamente, hanno contribuito gli immigrati (si veda nel grafico l’impennata nel decennio 2001 – 2011) invertendo un salvifico principio di decrescita, purtroppo.
La popolazione nel 1881 era di poco inferiore ai 29M homo (dati Istat qui) e non di 45M, come afferma Roberto.
Il criterio politico fondamentale è e dovrebbe essere quello di una decrescita radicale dell’impronta ecologica (consistenza numerica della popolazione e suo tenore di consumi) fino a rientrare ad un certo margine di sicurezza inferiore per una certa quota alla biocapacità complessiva nazionale (qui i dati riassuntivi).
E questo si deve ottenere agendo sia sulla consistenza numerica della popolazione di homo sia sui consumi di questa (il problema è drammatico ed è necessario attaccarlo su entrambi i fattori).
La decrescita demografica non è assolutamente compatibile con l’immigrazione di massa, specie considerando che gli immigrati hanno compulsioni consumistiche e riproduttive fortissime e, quasi sempre, nessun anticorpo intellettuale, cognitivo, culturale e negli usi rispetto al peggio della società liquido-consumistica.
La crescita (esponenziale) della popolazione annullerebbe molto velocemente qualsiasi meritevole sforzo di uso di edifici vuoti. Anche questo è estremamente chiaro, matematico.
La cementificazione e la distruzione dei sistemi biotici sono ovviamente correlati anche con la consistenza numerica della popolazione: a parità di condizioni, 6M homo consumeranno ca. un millesimo di 60M homo.
In realtà è peggio perché si ha una sensibile correlazione tra aumento della popolazione e diminuzione assoluta della biocapacità (l’aumento della popolazione non solo comporta un aumento dei consumi delle risorse ma comporta anche una *diminuzione* della produzione biologica rinnovabile ed annuale di risorse, una riduzione delle capacità di biodegradazione dei rifiuti prodotti da homo).
Gaia Baracetti ha scritto in modo chiaro e ha esposto in maniera limpida il problema del disastro del carico antropico anche in termini di distruzione del territorio (sua artificializzazione, cementificazione, infrastrutturazione, inquinamento irreversibile, riduzione e scomparsa dei francobolli di aree non ancora antropizzate, etc.).
Semplicemente esercitate il sistema al contorno, immaginatevi che paradiso potrebbe essere un’Italia con 6M di homo in termini di sostenibilità totale, di margini di sicurezza, di restauro del selvatico, di recupero degli spazi vuoti da homo e lasciati alla natura, etc. .
Viceversa immaginate il pessimo stato attuale di molte zone o l’inferno che sarebbe l’Italia, con, ad esempio, 120M di homo. UOMO IN CAMMINO

IL PIU’ GRANDE GUAIO (tutti gli altri sarebbero risolvibili quasi istantaneamente), e quello dal quale derivano praticamente tutti I problemi più gravi, è proprio che siamo in troppi. Se fossimo rimasti qualche centinaio di milioni potremmo vivere ora TUTTI da nababbi ! E la salute della Terra sarebbe indubbiamente migliore.
In Italia, al contrario di quello che sostengono anche giornalisti come Piero Angela, che contraddice quello che ha detto in decine di anni di trasmissioni che iniziavano con il monito di non consumare il territorio naturale , la situazione è fra le peggiori .
In Italia nel 1870 morivano 4 bambini su 10 prima dei 5 anni e l’età media era di circa 45 anni anni. Oggi, se muore un solo bambino per cause naturali è una catastrofe, lo si dice addirittura al telegiornale perché fa notizia
Ci avviamo quasi tutti a raggiungere l’età di 100 anni e non ci sono per il momento più guerre (per fortuna).
Quindi è ovvio che
la percentuale di persone tra i 45 e i 100 anni nel prossimo futuro sarà sempre preponderante su quella dei giovani dai 20 ai 45 che entrano nel mondo del lavoro, o se vogliamo dirlo in altro modo la società sarà composta da più vecchi che da giovani
L’unico modo per sovvertire ciò sarebbe immettere decine di milioni di giovani coppie prolifiche istantaneamente che per qualche decennio riporterebbe i giovani a prevalere .
Ma dopo qualche decennio la situazione ritornerebbe come prima per quanto riguarda la proporzione giovani e longevi
E questa volta sì sarebbe la catastrofe perché saremmo diventati magari 100 milioni o più invece dei 60 che eravamo
Ogni anno in Italia nascono circa cinquecentomila bambini
L ” ‘intera gamma dei lavori più faticosi ” che in tutta l’estensione del territorio dell’ Italia possono essere svolti solo da giovani intorno ai vent’anni , richiederebbe solo qualche decina di migliaia di lavoratori ogni anno ; quasi tutti gli altri possono essere al giorno d’oggi svolti a qualsiasi età, ( esempio : ho fatto il facchino insieme a sessantenni che lavoravano benissimo )
Quindi è una fortuna che almeno per un po’ la popolazione italiana (mi rivolgo al giornalista Piero Angela se gli capita di leggere su questo sito) diminuisca e il rapporto nati morti sia momentaneamente alterato (ricordo che nel 1880 la popolazione in Italia era più o meno di 45 milioni)
altrimenti la densità di abitanti aumenterebbe sempre , e questa è una cosa di cui doversi preoccupare in una nazione già sovraffollata
a meno che qualcuno non spieghi come farebbero , ad esempio 120 milioni di persone in Italia , a : lavorare tutti – farsi la doccia ogni giorno – guidare la macchina – avere gas , corrente elettrica – avere a diposizione i materiali per produrre tutti i beni di cui facciamo uso – spazio per una qualità di vita come quella odierna  ROBERTO


Secondo me andrebbero confrontate le curve di crescita della popolazione, con quella consumo di suolo durante lo stesso periodo. Confrontare queste due curve aiuterebbe a dare una risposta a questo articolo.
Negli ultimi 20-30 anni mi aspetterei una crescita del consumo di suolo molto piu’ pronunciata rispetto alla crescita di popolazione. Anche perche’a guardar bene, dal 1980 la crescita si e’ridotta di molto.
Insomma, i capannoni, i centri commerciali, le strade, gli outlet, gli expo non sono realizzati solo in funzione della crescita di popolazione, ma soprattutto in funzione di interessi economici. Secondo me questo articolo e’ fuorviante ed incompleto nella sua analisi.
Tanto per fare un esempio vorrei ricordare la soluzione berlusconiana di incentivare il settore delle costruzioni come rimedio alla crisi..
Oppure ai numerosi ettari consumati nei dintorni di Pisa in un solo colpo per rilanciare l’industria nautica e construire l’IKEA. Quelli non sono per niente legati all’aumento di popolazione  GUIDO


Cosa c’è nel mio articolo che giustifica la cementificazione in Italia?
È vero che alcuni piccoli paesi nel corso del Novecento si sono spopolati o hanno mantenuto la stessa popolazione, ma spesso si trattava di paesi dove i giovani non riuscivano a trovare lavoro e dovevano emigrare (quindi la popolazione era eccessiva rispetto alle risorse e possibilità di allora), dove si viveva con pochissimo e le famiglie, numerose, stavano tutte in una sola casa. Quasi nessuno aveva la macchina, si comprava poco (niente centri commerciali) e sicuramente non si facevano ferie. Molti, me compresa, pensano che si debbano ridurre i consumi: ma fino a che punto? Il passato non è perfetto. GAIA


Rispondo a Guido e alle altre obiezioni. Non sostengo, come precisato esplicitamente nell’articolo, che l’unica causa del consumo di suolo sia la crescita della popolazione. Quello che volevo dire è che non ci si può concentrare solo sullo sfitto e sulla speculazione dimenticando il fatto che la domanda effettivamente è in aumento: questo significherebbe trovarsi prima o poi nella situazione in cui lo sfitto è tutto occupato ma la popolazione continua a crescere e bisogna edificare ancora. La crescita demografica, che era rallentata (senza però fermarsi) dagli anni ’80, è ripartita dopo il 2000 e non si sta arrestando. L’anno scorso sono state aggiunte all’Italia quasi trecentomila persone: come una città di dimensioni medio-grandi con tutto il suo corredo non solo di abitazioni, ma di infrastrutture di ogni tipo.
Ricordo infatti che il consumo di suolo legato alla crescita della popolazione non è solo quello di case, o di grandi opere. C’è l’edilizia che è uno dei settori principali dell’economia italiana e uno dei grandi datori di lavoro (più popolazione significa anche più richiesta di lavoro), c’è la produzione di energia e di merci per soddisfare i bisogni, ci sono i tanti piccoli parcheggi e parcheggetti costruiti continuamente sul territorio italiano anche (non solo) perché ce n’è sempre domanda, le case vacanza, i negozi, gli uffici, le nuove strade locali e gli allargamenti delle strade perché il traffico aumenta, e così via. Per non parlare di asili, ospedali… dire: “ci sono tante case vuote quindi il problema non esiste” significa pensare che l’unica esigenza materiale delle persone sia quella di dormire da qualche parte, e tutto il resto non conti nulla.
Certo, si può pensare di potenziare settori dell’economia che non siano quello edile, ma comunque chi lavora ha bisogno di spazio e strutture, che siano uffici (che occupano spazio), campi (idem), scuole, negozi… il problema rimane.
Per quanto riguarda il fatto che gli stranieri spesso occupano edifici abbandonati vivendoci in molte famiglie, io non credo che sia qualcosa di cui rallegrarsi: l’affollamento non piace a nessuno. Inoltre, nel momento in cui il tenore di vita aumenta aumentano anche le richieste di consumi e di spazio. L’ambiezione di ogni immigrato di tipo economico, a lungo andare, è raggiungere un tenore di vita simile a quello dell’italiano medio.
Concludo dicendo che una piccola parte di sfitto è fisiologico: certo non ai livelli a cui siamo abituati, ma dobbiamo mettere in conto una bassa percentuale di abitazioni temporaneamente vuote perché alla ricerca di un affittuario o un acquirente. GAIA BARACETTI











2 commenti:

  1. ciao,
    volevo segnalarti i commenti scritti in fondo in questa pagina: http://gaiabaracetti.wordpress.com/2013/05/19/sovrappopolazione/


    Rifacendomi al post precedente,dove si chiede aiuto per sfamare 9 miliardi per persone,come vedi altre persone si pongono lo stesso dilemma: possibile che la crescita demografica venga data per scontata????
    I governi devono intervenire,illuminare le teste!
    Giacchè diciamocelo,se io parlo a qualcuno il cui modello di vita è nasco-cresco-seguo la moda-faccio figli perchè ci vogliono- muoio, di sovrappopolazione,questi mi guardano come fossi matta.

    I governi intervengano,con campagne educative e spendano danari NON per aiutare famiglie numerose,ma per diffondere contraccezione ed educazione.

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  2. Purtroppo, cara Laura, non sono solo i governi che non intervengono. Se vai sul sito di Rientrodolce troverai uno scambio di post tra me e uno dei responsabili del sito, Nurcis, in cui chi dovrebbe battersi contro la sovrappopolazione (Nurcis) sostiene che l'ingresso ogni anno in Italia di 350000-400000 clandestini non influisce sulla sovrappopolazione in Italia e sul consumo di suolo verde. Pare che, secondo i responsabili di Rientrodolce, l'installarsi sul nostro povero paese ogni anno di una città come Bologna non abbia alcun impatto ambientale.

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