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sabato 20 luglio 2013
UN'ESTATE CALDA PER LA FUSIONE FREDDA
Mentre Jean Paul Biberian pubblica il suo libro sulla Fusione nucleare (La Fusion dans tous ses etats, Tredaniel ed. 2013) in cui, come importante fisico francese, riconosce un ruolo centrale alla fusione fredda e alla nuova fisica su cui le LENR possono aprire nuove prospettive, prosegue e si estende in tutto il mondo l’interesse per la nuova potenziale fonte di energia.
E’ ormai già qualche mese che sono stati diffusi i risultati delle misurazioni “indipendenti” sull’E-cat di Rossi che hanno confermato la produzione di energia in eccesso secondo quantità che non possono essere ricondotte a reazioni chimiche tradizionali. Tuttavia in questo caso molte sono state le critiche da parte di scienziati ortodossi, in primo luogo per il fatto che non sono stati rivelati l’esatta composizione, le caratteristiche chimico-fisiche e la disposizione interna dei reagenti, in particolare non è stato rivelato il catalizzatore segreto (anche se ormai si parla apertamente di un “idruro”). L’effetto sorprendente della “fusione” del metallo della cella contenente il reattore durante il primo esperimento, ha colpito gli osservatori mostrando senza mediazioni l’enorme eccesso di calore prodotto che non poteva in alcun modo essere ricondotto all’energia elettrica immessa nel sistema all’inizio dell’esperimento. Se si tratta di un trucco, è un trucco certamente ben congegnato.
Durante la primavera-estate di quest’anno cruciale per la fusione fredda vi sono stati inoltre molti convegni in varie parti del mondo riguardanti il fenomeno delle LENR. Per la prima volta l’Università “la Sapienza” di Roma ha aperto le proprie aule, tra cui quella del prestigioso Istituto di Fisica che vide l’attività e l’insegnamento di Fermi, a due convegni sulla Fusione Fredda dove sono intervenutiti sia ricercatori che da anni si dedicano al tema, come Srivastava, Celani e Widom, sia ricercatori nuovi che si sono dedicati al tema solo di recente. Tra di loro molti stranieri. Anche il fisico Bartalucci, da sempre critico sui metodi e sui risultati delle ricerche, ha riconosciuto che ciò che emerge non può più essere ignorato e “qualcosa c’è”.
Il 21 luglio inizia inoltre a Columbia nel Missouri, presso la locale Università, l’importante congresso internazionale ICCF 18 ( la diciottesima edizione del Congresso internazionale sulla FF) che vedrà la partecipazione dei più importanti ricercatori internazionali tra cui David Kidwell, Robert Duncan, Edmund Storms, Zhong-Li, e Yasuhiro Iwamura ( quest’ultimo riferirà le ultime ricerche presso l’Univ. Di Osaka da parte della Mitsubishi). Kidwell, del Naval Research Laboratory di Washington, in una breve nota introduttiva riferisce i principali aspetti e le criticità del fenomeno FF che saranno trattati. In particolare fa notare come gli esperimenti in cui un metallo (palladio o nikel) viene messo a contatto con un gas ( idrogeno o deuterio) prevedano due modalità di fondo: una in cui l’innesco è assicurato da corrente elettrica, l’altra in cui si utilizza la pressione del gas. Nel primo caso l’energia prodotta è molta ed enormemente maggiore di quanto ci si possa aspettare da reazioni convenzionali; ma il punto debole del metodo è la scarsa riproducibilità (inferiore al 6%), ed inoltre non si conosce il meccanismo che innesca le reazioni anomale. Quando il palladio in nanoparticelle viene cimentato con un gas di deuterio pressurizzato la reazione è invece molto riproducibile, ma il calore risultante è di gran lunga inferiore a quello da esperimenti elettrochimici e quindi molto più difficile da caratterizzare come chimica non convenzionale. Il professor Kidwell riferisce che l’energia prodotta è solo sotto forma di calore e che né prodotti tipici delle reazioni nucleari (come protoni ad alta energia o trizio), né trasmutazioni nucleari sono stati osservati dai ricercatori del loro Istituto. Questi risultati divergono sotto aspetti importanti da quelli, ad esempio, ottenuti da Hagelstein al MIT o dai Giapponesi come Arata, e fanno capire che il campo della ricerca è ancora vasto e molto deve essere ancora fatto, e che ciò che noi definiamo LENR o Fusione Fredda sono un insieme di fenomeni diversi tra loro e riconducibili a fenomeni fisici eterogenei ( la cui scoperta apre comunque il tema centrale di una “nuova fisica” finora sconosciuta alla scienza ufficiale).
Ma in attesa di ciò che verrà riferito all’importante Congresso che inizia domani nel Missouri, c’è un’ulteriore appuntamento che rende calda, anzi incandescente, questa estate sul tema della fusione fredda. Infatti dopodomani 22 luglio è prevista la dimostrazione del nuovo reattore della greca Defkalion in cui verranno mostrate le principali componenti della macchina e ne verrà trasmesso in diretta streaming l’accensione ed il funzionamento con la misurazione dell’energia prodotta. La Defkalion è nata dalla rottura (traumatica) dei responsabili dell’impresa greca con Rossi, con cui stavano inizialmente collaborando per la produzione industriale del reattore. Oggi la Defkalion è una industria internazionale e risiede a Vancouver in Canada, il suo prodotto è allo studio per una ulteriore messa a punto e vede la collaborazione di una ventina di imprese internazionali, tra cui una grande industria automobilistica europea. Per quanto riguarda le specifiche tecniche del reattore, Alex Xanthoulis ha parlato di un Cop 5 – energia prodotta pari cinque volte l’energia immessa-, e di temperature raggiunte che varierebbero tra 350 e 500 gradi Celsius (comunque inferiori a quelle dell’ Hot Cat di Rossi). Per seguire lo streaming della dimostrazione che avverrà alle 12 del 22 luglio ci si può collegare a questo link:
streaming Defkalion fusione fredda
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