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martedì 9 luglio 2013

James D. Watson: DNA E OSCURANTISMO





Parliamo continuamente di cambiare l’ambiente per permetterci di vivere meglio. Ma ci sono altre possibilità, come ci ricorda James Watson, uno dei due premi Nobel che hanno scoperto la doppia elica del codice genetico (1953). Secondo Watson per ritrovare una armonia tra uomo e pianeta possiamo anche modificare il DNA umano, e non solo per eliminare alcune malattie. Oggi la biologia da diritti fondamentali ad una madre. Lei può sapere con molto anticipo  se avrà  un bambino malato di cui porterà le conseguenze. In teoria in futuro sarà possibile avere persone più idonee ad imparare e utilizzare una intelligenza più brillante (già oggi è possibile farlo intervenendo sul codice genetico di popolazioni di topi per migliorarne la memoria e la capacità a risolvere problemi). Una maggiore consapevolezza nel mettere al mondo figli che siano sani, più istruiti, più idonei alla cultura  e in grado di vivere nella modernità senza ricadere negli errori del passato, può contribuire a ridurre la discrepanza tra tassi di natalità e rispetto del pianeta.  Watson denuncia le resistenze fortissime che la religione e gli ideologi dell’antropocentrismo oppongono alle nuove frontiere della genetica. Costoro vedono solo l’uomo e fanno l’errore di vederlo staccato da tutto il resto della natura, posto su di un piedistallo di intangibilità etica (mentre tutto il resto della natura sarebbe tangibilissimo e a disposizione…).
In fondo solo pochissime modificazioni del DNA ci separano dallo scimpanzè, eppure sono bastate quelle poche per generare il bene e il male della storia dell’Homo sapiens. Tenere presente questa vicinanza e la possibilità di correggere gli errori di una nostra eccessiva arroganza riportandoci a quella realtà biologica cui tutti gli esseri viventi appartengono ci potrà aiutare a ritrovare il nostro posto nel mondo.
Riporto alcuni brani tratti dal libro di James D. Watson: "DNA – Il segreto della vita." - Adelphi (2006).

“Gli studi sul DNA hanno dimostrato che noi siamo geneticamente distinti dall’uomo di Neandertal. D’altra parte, l’insegnamento generale che possiamo trarre da un approccio molecolare allo studio dell’evoluzione umana ha fornito una indicazione opposta, e cioè che siamo sorprendentemente vicini, dal punto di vista genetico,al resto del mondo naturale…Nel loro confronto dei genomi dello scimpanzè e dell’uomo, Mary-Claire King e Wilson combinarono numerosi metodi, compresa una tecnica molto ingegnosa, denominata “ibridazione del DNA”. Il grado di prossimità si rivelò sorprendente: Mary-Claire King riuscì infatti a stabilire che le sequenze di DNA delle due specie differiscono solo dell’un per cento. Abbiamo in comune   con lo scimpanzè più di quanto lo scimpanzè abbia in comune con il gorilla, giacché il genoma delle due antropomorfe differisce di circa il 3 per cento. Il risultato era talmente straordinario che King e Wilson si sentirono in obbligo di avanzare una spiegazione per l’evidente discordanza tra il ritmo (lento) dell’evoluzione genetica e quello (rapido) dell’evoluzione anatomica e comportamentale.  Come poteva un cambiamento genetico così esiguo render conto della differenza sostanziale che si osserva, al giardino zoologico, tra gli scimpanzè e la specie che li guarda dall’altra parte della vetrata? Essi ipotizzarono che la maggior parte dei cambiamenti evolutivi importanti si fosse verificata nei tratti di DNA che controllano l’attivazione e la disattivazione dei geni (ad esempio l’organizzazione tridimensionale della molecola che espone alcuni gruppi di geni e ne nasconde altri secondo la nuova  nascente scienza epigenetica. Ndr). In tal modo, un piccolo mutamento genetico poteva avere un impatto significativo, modificando, ad esempio, la scansione temporale dell’espressione di un certo gene. In altre parole, la natura può creare due esseri di aspetto molto diverso semplicemente orchestrando gli stessi geni in modo che funzionino in modo differente…
Pur ammettendo che il pressante desiderio di migliorare le condizioni altrui faccia parte della natura umana, molti non sono d’accordo sul modo migliore di perseguire quel fine, così che questo rimane un eterno argomento di dibattito politico e sociale. Secondo l’ortodossia prevalente, il modo migliore per aiutare i nostri simili consiste nell’affrontare i problemi legati all’ambiente e alla cultura. Esseri umani privati di cibo, amore e istruzione hanno minori possibilità di condurre una vita  produttiva. Ma come abbiamo visto, pur essendo fattori estremamente influenti, ambiente e cultura hanno i loro limiti, che si rivelano in modo decisamente drammatico nel caso di gravi difetti genetici. Ad esempio bambini con grave sindrome dell’ X fragile non diventeranno mai adulti capaci di badare a se stessi. Né tutta l’assistenza scolastica del mondo potrà mai garantire a chi ha seri problemi di apprendimento di diventare il primo della classe. Il punto è questo: siamo preparati ad accogliere il potenziale della genetica al fine di migliorare la condizione umana a livello individuale e collettivo? Che dire della prospettiva di una terapia genica sulla linea germinale: saremmo disposti in futuro a esercitare il potere di trasformare, ancora prima che nascano, gli individui che apprendono lentamente in soggetti più brillanti? C’è da chiedersi quale sarebbe stata la nostra risposta viscerale di fronte a tali prospettive se l’umanità non avesse assistito all’oscura esperienza dell’eugenetica. La realtà è che l’idea di migliorare il nostro patrimonio genetico naturale allarma la gente, dando per scontato che la soluzione escogitata dalla natura sia necessariamente la migliore. Nel campo della salute questo viene più accettato, ad esempio nel modificare i nostri geni per renderci più resistenti all’AIDS. Ma qualcuno sosterrà che invece di modificare i geni delle persone, dovremmo concentrare i nostri sforzi nel curare chi può essere curato e inculcare in tutti gli altri la cognizione dei pericoli della promiscuità sessuale. Secondo me, una reazione moralistica di questo tipo è profondamente immorale. Attualmente, in tutto il mondo le leggi proibiscono di aggiungere DNA alle cellule germinali umane. Il sostegno a tali proibizioni viene da numerosissimi gruppi di opinione. I gruppi religiosi – convinti che maneggiare la linea germinale umana sia come sostituirsi a Dio – sono i principali responsabili della violenta opposizione nell’opinione pubblica. Da parte loro, i critici laici temono trasformazioni sociali: scenari in cui le naturali differenze umane sono amplificate, cancellando ogni traccia di società egalitaria. Io vedo un solo argomento razionale per ritardare il progresso del miglioramento genetico umano, ed è la preoccupazione se la terapia genetica della linea germinale potrà mai essere eseguita in condizioni sufficientemente sicure. Vale la pena sottolineare che, contrariamente alla apparenze, dovrebbe essere meno rischioso intervenire con la terapia sulla linea germinale che non sulle cellule somatiche. Infatti nella cellula germinale il DNA viene inserito in una singola cellula ed è possibile monitorare il processo in modo rigoroso, mentre sulle cellule somatiche bisogna intervenire su una moltitudine di cellule. Secondo me dovremmo prendere in seria considerazione la terapia genetica  della linea germinale e trascurare le critiche inevitabili. Alcuni di noi già conoscono il dolore che si prova ad essere fatti oggetto delle censure un tempo riservate agli eugenetisti. In ultima analisi, però, si tratta di un piccolo prezzo da pagare per raddrizzare l’ingiustizia genetica. Se questo tipo di ricerca sarà definito eugenetica, allora io sono un eugenetista…Il fatto che nella nostra società tanto progredita dal punto di vista medico quasi nessuna donna sia sottoposta allo screening per rilevare la presenza della mutazione dell’X fragile, a dieci anni buoni dalla scoperta (1993), può testimoniare solo ignoranza o intransigenza ideologica (e religiosa). Qualsiasi donna legga queste mie parole dovrebbe rendersi conto che una delle cose importanti che può fare come madre (reale e potenziale) è di raccogliere informazioni sui rischi genetici che i suoi figli, non ancora nati, dovranno poi affrontare; lo potrà fare cercando geni deleteri nella propria famiglia o in quella del suo partner; o anche, più direttamente, nell’embrione di un figlio già concepito. E che nessuno dica che una donna non ha il diritto di accedere a questa conoscenza. Ne ha invece tutto il diritto, come è suo diritto agire tenendone conto.  E’ lei, infatti, che ne subirà le immediate conseguenze…Io non discuto il diritto dei singoli individui di rivolgersi alla religione come bussola morale privata; contesto però l’assunto di troppe persone religiose, secondo le quali gli atei vivrebbero in un vuoto morale. Secondo me, quelli di noi che non sentono alcun bisogno di un codice morale scritto in un libro antico fanno ricorso a un intuito morale innato, plasmato moltissimo tempo fa dalla selezione naturale, per promuovere la coesione sociale nei gruppi  dei nostri progenitori. La frattura fra tradizione e laicismo aperta per la prima volta dall’Illuminismo ha poi imposto il ruolo che la biologia deve avere nella società…Se solo riuscissimo ad accettare senza paura la verità rivelata dal DNA, non dovremmo più disperare per il futuro di chi verrà dopo di noi.”

2 commenti:

  1. << Io non discuto il diritto dei singoli individui di rivolgersi alla religione come bussola morale privata; contesto però l’assunto di troppe persone religiose, secondo le quali gli atei vivrebbero in un vuoto morale.>>

    Caro Agobit, questa è senza dubbio una delle affermazioni più false e detestabili di tutto l'armamentario religioso.
    Ed il colmo è che, molto spesso, chi la pronuncia mentre cerca disperatamente la pagliuzza altrui, perde di vista la propria trave.

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  2. Il viaggio del Papa con la sceneggiata a Lampedusa mi ha confermato, una volta per tutte, che questa Chiesa è sorda e cieca. Il mondo va in rovina, il pianeta soffoca, la biosfera va degradandosi giorno per giorno, e questi ragionano con lo stesso armamentario di secoli fa, quando il mondo aveva qualche centinaio di milioni di abitanti. Dio ci salvi da questa chiesa

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