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mercoledì 24 luglio 2013

I Maggiori quotidiani in Italia si accorgono della sovrappopolazione





Sembra che il tema della sovrappopolazione, finalmente, cominci a trovare spazio anche nei grandi giornali italiani. Fino a qualche anno fa era un tabù,  semplicemente non se ne parlava, oppure il problema era l’esatto contrario: le culle vuote. Il primo a scrivere sul Corriere dell’eccessiva pressione demografica in Italia fu il grande giornalista Alberto Ronchey, denunciò il problema fin dai tempi del Club di Roma. Giovanni Sartori è spesso tornato sull’argomento, e dai suoi tanti articoli sul Corriere ha tratto recentemente  il libro La Terra scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo”. Le prese di coscienza sui giornali si moltiplicano negli ultimi mesi, e nei settimanali come Panorama e l’Espresso il termine sovrappopolazione ricorre sempre più frequentemente con le denuncie sui rischi planetari in termini di inquinamento e cambiamento climatico.
Finalmente sulla Stampa il 22 luglio scorso compare un articolo a firma Luca Mercalli, noto ambientalista, che denuncia i pericoli crescenti dell’Antropocene così definito:

 “...a significare  come gli oltre sette miliardi di umani freneticamente intenti a divorare le risorse globali, stiano rivaleggiando con i processi naturali: muoviamo più suolo dell’erosione dei fiumi e ghiacciai, ci appropriamo del 25 % della produttività netta primaria della fotosintesi, che è il vero prodotto interno lordo terrestre, deforestiamo, estinguiamo  specie, sovrasfruttiamo la fauna ittica, inquiniamo aria acqua e suoli con oltre 140.000 sostanze chimiche di sintesi, alteriamo il ciclo dell’azoto, del fosforo e del carbonio, cambiamo il clima e acidifichiamo gli oceani.”

Per coloro che, come il sottoscritto, si sono occupati da anni del problema demografico spesso nella più completa indifferenza, se non ostilità, delle opinioni altrui, la lettura di questi articoli è un fatto nuovo e sorprendente. Ma è soprattutto il quotidiano la Repubblica che, inaspettatamente e per la prima volta in maniera così esplicita, affronta il problema sovrappopolazione in un articolo del 20 luglio scorso, rompendo così un tabù della sinistra che impediva di parlare dell’eccesso demografico in quanto espressione di interessi “egoistici” e dei “paesi ricchi”. La catastrofe incombente ha evidentemente fatto cambiare parere anche ai progressisti antropocentrici  della Repubblica (e della sinistra italiana) che fino a poco tempo fa parlavano di un futuro mondo democratico ed egualitario fatto di megalopoli sovrappopolate ma senza diseguaglianze sociali, con gli abitanti multietnici stipati in megaedifici riscaldati da pannelli solari, che viaggiano su auto elettriche e mangiano cereali, che passano le vacanze andando a cercare il verde residuo rimasto in isolate riserve “indiane” come futuribili musei. Peccato che questo idilliaco scenario si vada guastando già oggi con la comparsa della cappa di anidride che surriscalda e soffoca il pianeta e lo scoppio della violenza nelle periferie sovrappopolate e inquinate delle megalopoli. Non parliamo della sempre più accentuata corsa ad appropriarsi delle risorse (non solo petrolio e gas, ma soprattutto acqua e suolo fertile) via via più scarse per una popolazione sempre maggiore.  L’articolo che riconduce alla realtà i lettori di Repubblica è talmente importante che lo riporto qui di seguito quasi integralmente:

L'Onu rivede i dati demografici:
nel 2100 l'Africa supererà Cina e India
Secondo le stime gli africani saranno 4 volte di più. Gli europei quasi scomparsi, 1 su 10. Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam e Niamey le metropoli boom dei prossimi anni. Dati che, incrociati con il riscaldamento globale, fanno ipotizzare una crescita esponenziale dei flussi migratori
di MAURIZIO RICCI

 
C'è l'Africa nel nostro passato. Centomila anni fa, l'umanità è partita dagli altopiani del continente nero per colonizzare il mondo. E c'è l'Africa nel nostro futuro. Entro questo secolo, il grosso degli uomini e delle donne che popolano il pianeta sarà originario dell'Africa. Un extraterrestre che, nel 2100, facesse una visita mordi-e-fuggi sul nostro pianeta e ci dovesse descrivere brevemente riferirebbe che, per lo più, i nostri nipoti e pronipoti hanno la pelle nera e i capelli crespi. Almeno quattro persone su dieci, di quelle che avrebbe incontrato sarebbero africane. Molto più che cinesi e indiane. E gli europei? Be', l'extraterrestre dovrebbe aver fortuna per trovarli. Praticamente invisibili, una sparuta minoranza: uno su dieci.

  I dati sul boom demografico africano correggono, in parte, la previsione che la stessa Onu aveva fornito un anno fa, quando si pensava che la crescita della popolazione fosse destinata ad arrestarsi nei prossimi decenni. Invece no: andrà avanti anche dopo il 2050. Succede, con le proiezioni. Quelle demografiche si basano, sostanzialmente, su due fattori.

Il primo è l'aspettativa di vita. Salvo catastrofi imprevedibili (una pandemia? Il cambiamento climatico?) è molto probabile che uomini e donne, grazie ai miglioramenti igienici e sanitari, vivranno più a lungo: 89 anni, in media, nei paesi ricchi, 81 in quelli che lo sono un po' meno. L'altro fattore è molto più volatile. È la fertilità delle donne: quanti bambini ognuna di loro mette al mondo. Il problema, più che fisiologico, è culturale: dipende soprattutto dall'età del primo parto. Scolarizzazione, urbanizzazione, aumento del reddito, di solito, la ritardano. Ma gli esperti dell'Onu avevano, a quanto pare, sopravvalutato questi fattori. La fertilità è più alta del previsto. Il risultato è che, oggi, siamo un po' più di sette miliardi e, con nuovi conti, saremo un po' più di otto nel 2025, appena meno di dieci nel 2050, circa undici nel 2100. Miliardo più, miliardo meno (10,9-11,3 miliardi è il range medio ipotizzato).

Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam, anche Niamey. Sono queste le metropoli-boom dei prossimi decenni. I paesi destinati a una più rapida crescita di popolazione sono, in effetti, paesi di cui parliamo poco, se non mai: Nigeria, Congo, Etiopia, Tanzania, Niger. L'Africa che ha oggi, sparsi fra savane, foreste e deserti, poco più di un miliardo di abitanti, ne avrà, prevede l'Onu, più del doppio (2,4 miliardi) nel 2050 e quattro volte tanto (4,2 miliardi) a fine secolo. Più di Cina e India messe insieme. La politica del "figlio unico" di Pechino si prepara, infatti, a dispiegare i suoi effetti: dal 2030, la popolazione cinese comincerà a diminuire e potrebbe assestarsi poco sopra il miliardo di persone a fine secolo.

Quando, invece, gli indiani saranno, più o meno, un miliardo e mezzo. Oltre il doppio degli europei, destinati a restare, grossomodo, come oggi (640 milioni contro gli attuali 740 milioni). 


Grazie all'allungamento delle aspettative di vita, l'età media di uomini e donne, nei prossimi decenni, è destinata a salire. Anche i paesi in via di sviluppo, più che paesi di bambini e adolescenti, saranno paesi di giovani adulti. Solo l'Europa sarà terra di vecchi, con età medie degli abitanti vicine ai cinquant'anni. Nel 2050, in Italia, ci saranno cinque milioni e mezzo di bambini sotto i dieci anni e oltre quattro milioni e mezzo di over 85. Nel 2100, il sorpasso sarà compiuto: 5,2 milioni di bambini, contro oltre sei milioni di "nonni" (compreso mezzo milione di gagliardi centenari).

Basterebbe questo squilibrio per indicare che il grande fenomeno dei prossimi decenni saranno le possenti correnti di migrazione attraverso il globo. L'Onu prevede che, da qui al 2050, ogni anno trecentomila persone lascino il Bangladesh, e altrettante la Cina e l'India. Dal Messico partiranno in oltre duecentomila e dal Pakistan centosettantamila l'anno. Dove andranno? Gli Stati Uniti devono prepararsi ad assorbire un milione di nuovi immigrati l'anno, circa duecentomila ognuno per Canada e Gran Bretagna. In Italia se ne aspettano oltre centotrentamila l'anno, fino al 2050. In questa fiumana, l'Africa ha un posto di primo piano. Fino a oltre metà secolo, mezzo milione di persone abbandonerà, ogni anno, il continente, per più di metà dai paesi al di sotto del Sahara. La pressione a emigrare dovrebbe attenuarsi negli ultimi anni del XXI secolo, fino ad azzerarsi all'inizio del XXII. L'Onu non ne spiega il motivo, ed è un peccato, perché non si capisce. Altri dati, dello stesso rapporto, infatti, indicano una pressione demografica sempre meno sostenibile: in Nigeria, in viaggio verso il miliardo di abitanti, la densità di popolazione, oggi di duecento persone circa per chilometro quadrato, a livello del-l'Italia, dovrebbe passare a un incredibile 989 persone per chilometro quadrato. Pare inverosimile che questa pressione non si riversi all'esterno.

Non è la sola ragione per cui le previsioni Onu in materia di migrazioni appaiono ottimistiche. Il rapporto si limita a considerare i numeri della demografia. Incrociateli con quelli del riscaldamento globale e il risultato è una miscela esplosiva. A fine secolo  -  secondo gli ultimi dati  -  la temperatura potrebbe essere salita di quattro o cinque gradi. Ma questa è una media mondiale. Ai Tropici sarà di più. Sei o sette miliardi di persone vivrebbero in paesi largamente desertificati, con un'agricoltura distrutta: migrazione, a questo punto, è un eufemismo. La parola giusta, probabilmente, è esodo. Milioni di persone in marcia, senza più niente alle spalle: su scala globale. L'umanità non ha probabilmente mai dovuto affrontare una prova più difficile.

Il brutto è che, anche a voler essere ottimisti per forza, non si arriva molto lontano. Immaginiamo, infatti, che l'effetto serra venga, invece, sconfitto e la diffusione di un generale benessere spenga l'ansia di migrare. Un mondo abitato da serene classi medie. Cosa pensate che mangeranno? È bastato che i cinesi benestanti cominciassero a manifestare interesse per bistecche e latte per far saltare gli equilibri alimentari mondiali. Non ci sono abbastanza vacche e abbastanza spazio per mettercele. Peraltro, non ci sono neanche abbastanza cereali per dare una birra a ogni cinese. Prima o poi, bisognerà pure far di conto sulle risorse disponibili. Non sarà un secolo facile.


 PS: Faccio notare come l’utopismo progressista democratico e di sinistra rifaccia capolino, dopo il grosso dell’articolo catastrofista, nell’ultimo paragrafo dove è prospettato un mondo con generale benessere, pacifico, senza migranti,  dove l’effetto serra è sconfitto dalle pale eoliche, “un mondo abitato da serene classi medie” che girano in bicicletta e mettono i fiori ai balconi. Vien da chiedersi dove siano andati a finire, in questo mondo idilliaco, i miliardi di popolazione composta da gente affamata, assetata, senza casa, poveri, e integralisti estremisti. Che fine abbiano fatto i conflitti etnici e culturali e gli interessi contrapposti di aree geopolitiche in tensione reciproca.  ma qui mi fermo altrimenti rischio l’accusa di oscurantista reazionario. Anche il giornalista di Repubblica ha tuttavia qualche dubbio e termina chiedendosi cosa mangeranno le classi medie (forse insetti, come qualcuno propone?) e con l’ammissione che “non sarà un secolo facile”.



3 commenti:

  1. Beh, certo il finale buonista ed utopico fa un po' sorridere (ma la sinistra non è forse la figlia scapestrata di una grande utopia ?).
    Però che un giornalone come Repubblica si metta a pubblicare certe cose, accidenti, mi pare un sogno !
    Abbiamo bisogno che questi problemi escano dalla clandestinità e la strada è solo quella dei grandi media.

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  2. mentre leggevo questo post tremavo, e provavo rabbia.

    tremavo,perchè è uno scenario orrendo.
    provo rabbia,perchè se esco di casa è facile trovare qualcuno (soprattutto vecchi e i genitori del mio ragazzo che mi pressano per dargli un nipote) dire che "in italia non si fanno più figli",
    o ancora "ah ma se non facciamo più figli gli stranieri ci battono" (e chissenefrega,dico io),
    "ah ci stiamo estinguendo".

    Questo è terribile.
    E molti ammirano i popoli dove la donna fa figli a tutto andare, dove l'immagine del post sopra (donna africana con bebè sulle spalle) sta diventando quotidianità anche qui, dato che ogni donna immigrata che vedi è facile che abbia più bambini (e un pancione).

    Li ammirano, molti, e dicono come invece noi italiane pensiamo solo alle scarpe e alla moda...anzichè ai bambini.

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  3. L'utopia del giovane Marx, in cui vagamente accennava anche a temi proto-ambientalisti e alla alienazione dei ritmi di lavoro del capitalismo e delle megalopoli, potrebbe essere accettabile. Ma quella successiva totalitaria e repressiva, specie nella interpretazione Leninista, è abominevole. Oggi la sinistra con il suo acritico terzomondismo basato sui diritti assoluti dell'uomo a scapito del pianeta e della natura è altrettanto nichilista del bolscevismo originario.
    Per Laura aggiungo che tassi di natalità così alti in alcune zone del pianeta non sono dovuti solo a eredità religiose e di culture ataviche. Ci sono dietro anche interessi e strategie. Chi vuole distruggere la società occidentale e la democrazia liberale ha trovato una bomba ben più potente di quella nucleare: la bomba demografica. essa è in grado di stravolgere le leggi del mercato e di aprire la strada a nuovi poteri globali, e di distruggere assetti geo-politici considerati fino a pochi decenni fa intoccabili e inamovibili.

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