Carl Schmitt nel suo testo “Il Nomos
della Terra” identificava nel suolo le radici non solo della identità di un popolo , ma il
fondamento di ogni diritto.
Tutta la storia del mondo moderno,
successiva alla fine dell’impero romano-cristiano, è basata sullo jus publicum
europaeum ossia sul diritto nato dal suolo europeo in seguito alle linee di
confine terrigne tra poteri locali contrapposti, nati dopo la fine e la disgregazione dell’impero.
"Dal punto di vista filosofico il
significato di una linea di confine è una linea che rappresenta originariamente
la dicotomia amico-nemico che ha effettivamente aperto un abisso tra la
libertà, ovvero l’assenza del diritto tipica dello stato di natura, e l’ambito
di uno stato civile ordinato…Per Hobbes lo stato di natura è un regno di lupi
mannari. L’uomo è qui un lupo per l’altro uomo, non diversamente da come “al di
là della linea” l’uomo diventa per l’altro uomo un animale selvatico…Lo stato
di natura di Hobbes è sì una terra di nessuno, ma non per questo un non-luogo.
Esso è localizzabile, e Hobbes lo localizza, tra l’altro, anche nel nuovo
mondo… Anche in Locke le rappresentazioni dello stato di natura sono legate,
nella prospettiva storica del tempo, a quelle del nuovo mondo. Solo che questo
stato di natura è già divenuto uno stato sociale assolutamente sopportabile,
ben diverso dall’antico beyond the line. Il significato delle linee d’amicizia
del XVI e XVII secolo per il diritto internazionale stava nel fatto che grandi
spazi di libertà furono allora delimitati quali zone belliche in cui poteva
aver luogo la lotta per la spartizione del nuovo mondo. La giustificazione
pratica che si poteva addurre era che attraverso la delimitazione di una libera
zona di lotta veniva sgravato il campo al di qua della linea, ovvero il campo
del diritto pubblico europeo. Esso diventava una sfera della pace e dell’ordine
e non era più posto in pericolo in modo troppo diretto dagli avvenimenti che si
svolgevano al di là della linea, come sarebbe invece successo in mancanza di
una tale delimitazione. La delimitazione di una zona di lotta extraeuropea
servì insomma a limitare la guerra europea…"
(Da Carl Schmitt: Il Nomos della
Terra. Adelphi, 1991)
"Mentre dal lato terrestre degli
eventi storici si realizzava un’immane conquista di terra, in mare si compì
l’altra, non meno importante metà della nuova spartizione del nostro pianeta.
Questa avvenne con la conquista britannica del mare, che è, dal lato marittimo,
il risultato del generale risveglio europeo di quei secoli. Con essa è
stabilita la linea fondamentale del primo ordinamento spaziale planetario, la
cui essenza risiede nella separazione fra terra e mare. La terraferma
appartiene ora a una dozzina di Stati sovrani, mentre il mare appartiene a
tutti o a nessuno o in definitiva soltanto ad uno: l’Inghilterra. L’ordinamento
della terraferma consiste nella suddivisione in Stati; il mare aperto è invece
libero, cioè esente da confini nazionali e non soggetto ad alcuna sovranità
territoriale. Sono questi, per quanto riguarda lo spazio, i dati di fatto
fondamentali da cui si è sviluppato il diritto internazionale cristiano-europeo
degli ultimi trecento anni. E’ questa la legge fondamentale, il nomos della
terra in quell’epoca. Solo alla luce del fatto originario della conquista
britannica del mare e della separazione fra terra e mare si chiarisce il vero
senso di molte frasi e formule celebri. Così la massima di Sir Walter Raleigh:
“Chi domina il mare domina il commercio del mondo, e a chi domina il commercio
del mondo appartengono tutti i tesori del mondo e il mondo stesso”. A partire
dalla conquista britannica del mare, gli inglesi e i popoli che ne hanno subito
l’influenza si sono abituati al nuovo ordinamento e al nuovo modo di vedere il
mondo. Secondo la loro visione, il pensiero che una potenza terrestre potesse
esercitare una supremazia mondiale in grado di abbracciare l’intero globo era
inaudito e insopportabile. Diversamente si guardava invece alla possibilità di
un dominio mondiale che fosse costruito su un’esistenza marittima separatasi
dalla terra, e che comprendesse gli oceani del pianeta. Una piccola isola
situata al margine nord-occidentale dell’Europa diventò così, vogendo le spalle
alla terraferma e decidendosi per il mare, il centro di un impero mondiale."
(Da Carl Schmitt: Terra e Mare.
Adelphi, 2002).
La spinta di libertà dai vecchi ordinamenti e di libertà per il singolo cittadino dovuta in gran
parte alle nuove conquiste dei territori oltremare e alla Riforma, doveva
culminare con la dichiarazione di indipendenza americana e di seguito nella
Rivoluzione Francese. Il luteranesimo prima, poi soprattutto il calvinismo e il puritanesimo furono le forze fondamentali della determinazione e aspirazione alla libertà e all'affermazione individuale. Dal punto di vista filosofico e culturale fu
l’Illuminismo a portare avanti le nuove istanze universaliste e razionaliste che avevano però dentro di sé alcuni pericoli presto implementati e portati in evidenza dalle successive
vicende storiche.
La grande organizzazione del mondo
moderno che aveva portato alla
diffusione del diritto civile europeo e occidentale in gran parte del mondo, pur con gli aspetti deleteri del colonialismo i cui elementi fondamentali erano già
apparsi fin dai primi momenti della conquista del nuovo mondo nei secoli XVI e XVII, doveva volgere ad una
fine traumatica nel XX secolo.
Nel “Viaggio al termine della notte”
di Celine c’è, oltre le vicende narrative, magnificamente espressa l’atmosfera cupa della fine di un
mondo. Con la Grande Guerra finiva l’ordinamento giuridico e politico che aveva
retto il pianeta per quasi cinque secoli, il mondo del diritto fondato sul suolo
e le potenze terrigne, sulle nazioni, sui confini, sulla dialettica amico-nemico,
sul riconoscimento reciproco basato sugli stati secondo lo jus publicum
europaeum, sulla separazione di influenza basata sul suolo. Alle fondamenta del nuovo
sistema non c’erano solo l’Universalismo evoluto in una forma acritica di
impronta illuminista, ma soprattutto il mercantilismo e l’ideologia del libero
commercio così come sviluppatasi negli Stati Uniti, vincitori della Guerra
europea 1915-1945 e nuovi dominatori del mondo. Ma lo sviluppo tecnologico
ormai inarrestabile con la diffusione del controllo politico e tecnologico anche all’aria e i nuovi potenti mezzi di distruzione, l’avvento di nuove potenze economiche e
commerciali in zone estranee alla tradizione occidentale, la fine delle appartenenze e dei valori tradizionali, hanno
relegato l’Europa in posizione sempre più marginale e portato al trionfo del consumismo su scala planetaria.
E’ tragica metafora del mondo contemporaneo che la ricerca della felicità
evocata come fine supremo dell’individuo libero dalla dichiarazione dì
indipendenza americana sia finita, nelle rappresentazioni pubblicitarie odierne
(ma significative di un modo d’essere…) nell’acquisto di un fustino di
detersivo o di un’auto di lusso.
Nel mondo contemporaneo gli uomini con la loro storia e le loro
tradizioni perdono progressivamente di importanza a favore delle merci e del
mercato, un sistema in cui conta il prezzo e non più l’identità del compratore
o la sua appartenenza ad un territorio e ad una storia, alla tradizione
culturale di un popolo. Il
processo di disintegrazione è stato talmente rapido da lasciare stupiti tutti
gli osservatori. Ma la perdita di tutti i punti di riferimento non è il solo
dato drammatico principale: c’è di peggio. Insieme al crollo delle ideologie
occidentali tradizionali si assiste al cambiamento traumatico di tutto
l’ambiente del pianeta. La Terra non vede solo sconvolti tutti gli ordinamenti
tradizionali, ma viene soffocata dagli scarti della produzione industriale
delle merci, dalle emissione di gas carboniosi, da polluzioni tossiche in grado
di alterare rapidamente il clima e la vivibilità ambientale. Soprattutto si
assiste all’esplosione demografica incontrollata che sta alterando rapidamente
tutti i rapporti tra le varie
specie viventi e le risorse
naturali, portando ad un cambiamento sostanziale di tutti gli equilibri su cui
la Terra si è sempre retta. Non si
tratta più solo di un cambiamento epocale del nomos della Terra, ormai si tratta di pura e
semplice distruzione della Terra stessa.
<< La delimitazione di una zona di lotta extraeuropea servì insomma a limitare la guerra europea >>
RispondiEliminaTeoria molto interessante quella di Schmitt, ma credo che fosse più una conseguenza della spinta conolonizzatrice europea, che non una scelta razionale e voluta.
Credo anche io che tutto il processo della modernità fosse il portato di scelte non volute. I grandi cambiamenti, come dice Hayek, sono frutto di conseguenze imprevedibili di scelte fatte per altri scopi.
RispondiEliminaSono d'accordo. Ho la sensazione che la storia venga sempre fatta da uomini inconsapevoli, che non si rendono letteralmente conto delle forze che li stano guidando.
RispondiEliminaForze che saranno visibili, a posteriori, solo nell'analisi degli storici.