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sabato 3 marzo 2012

PROIETTILI AD URANIO IMPOVERITO E FUSIONE FREDDA




Perché tanto ostruzionismo verso la Fusione Fredda da parte dei centri di ricerca istituzionali più importanti? Perché negli Usa da parte di Nasa ed Esercito si è messo a tacere per tanti anni i risultati sorprendenti annunciati da Fleishman e Pons e poi sviluppati da tanti altri?
Una delle cause principali sarebbero gli interessi militari che fin dall'inizio avrebbero tentato di appropriarsi della nuova tecnologia.

Per i sostenitori della "fusione fredda" esisterebbe un complotto ordito dai militari che ne impedirebbero la diffusione, lo studio e la conoscenza, cito Roberto Germano da "Il discredito patologico":

"Un altro fattore di rischio che ritengo importante aggiungere a quelli individuati da Josephson è l’interesse militare. Infatti, la Fusione Fredda sembra ricondurci direttamente ai cosiddetti proiettili all’Uranio impoverito, proprio in quel periodo (’90) utilizzati dagli USA per la prima volta nella I Guerra del Golfo, e la cui tecnologia (secondo lo stesso Fleischmann) sembrerebbe basarsi su tecniche e fenomeni strettamente correlati a quelli evidenziati da lui stesso a da Pons nell’89. Questo farebbe anche comprendere il perché degli “annunci drammatici”, fatti tramite l’inusuale mezzo della conferenza stampa (Fleischmann ha ammesso indirettamente, ma chiaramente, che era pedinato da ambienti militari in quei giorni critici a cui seguì la tanto biasimata conferenza stampa). In effetti, sono già alcuni anni che questo possibile nesso si è fatto strada al di fuori degli ambienti militari; se ne sono occupati recentemente anche i giornalisti di RAI NEWS 24 nei reportage “Il Rapporto 41, Fisica e metafisica di una rivoluzione scientifica scomparsa” di Angelo Saso, e “Khiam, sud del libano: anatomia di una bomba” (che ha vinto il Premio “Ilaria Alpi” 2007) di Flaviano Masella e Angelo Saso.
Gli indizi sono questi:
Il proiettile all'Uranio impoverito dovrebbe semplicemente forare il carro armato e non certo causare la fusione di ampie superfici metalliche, né generare radioattività.
I morti colpiti da tali proiettili sono stati rinvenuti scuri di pelle, come fossero stati esposti a radiazioni ionizzanti.
Il metallo del carro armato diviene radioattivo.
Nel bunker a Bagdad, dove furono usati proiettili più grandi, sono state trovate le impronte di uomini vaporizzati sulle pareti, come avvenne a Hiroshima e Nagasaki.
Tra le nanoparticelle ritrovate nelle zone “incriminate” si trova il Bario, elemento raro ed evidente prodotto di fissione dell’Uranio (l’altro è un gas, il Kripto, ed è quindi volatile).
Un possibile scenario interpretativo è che un proiettile di Uranio impoverito, caricato opportunamente di Deuterio fino a una certa soglia molto elevata (l’Uranio tende ad assorbire facilmente Idrogeno e Deuterio), quando impatta sull'obiettivo alle velocità enormi tipiche di questi proiettili, ovviamente si comprime. Si raggiunge così la densità critica di Deuterio nell'Uranio che dà origine a uno stato di pre-fusione nucleare fredda che innesca a sua volta un fenomeno di fissione nucleare sui generis, con grande emissione di calore e raggi gamma.
Saremmo di fronte, quindi, a un'arma nucleare, ma tattica (può agire su aree limitate) perché non ha bisogno di dover raggiungere la massa critica, e quindi potenze necessariamente di molto superiori.
Dunque, buona parte dei fenomeni sociologici inquisitori e antidemocratici propri della saga della Fusione Fredda troverebbe una semplice spiegazione ipotizzando un cosciente e ben riuscito tentativo di insabbiamento di segreti militari."
Secondo il prof. Massimo Zucchetti e il gruppo di ricerca e studio sulle reazioni piezonucleri, non si tratterebbe di un complotto militare, ne di mini bombe nucleari a fusione fredda, ma semplicemente di una reazione piezonucleare indotta dalla pressione, dall'impatto quindi del proiettile ad uranio impoverito con la corazza dei carri colpiti.
(dal sito 22passi.blogspot.com).

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