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mercoledì 29 febbraio 2012
BJORN LOMBORG: LA CRESCITA CI SALVERA'
Dopo la tesi di Latouche -la salvezza sta nella DECRESCITA- presento la tesi opposta di Bjorn Lomborg: la CRESCITA ci salverà. Le differenze tra i due non stanno solo nelle rispettive opposte tesi. Sono anche due caratteri diversi. Latouche si da arie da filosofo, economista, zapatista da salotto. Lomborg è un superpignolo, meticoloso fino all'estremo, studioso documentatissimo -difficile da prendere in castagna- e potrebbe fare benissimo l'esattore delle tasse. La tesi di Lomborg è che gli ambientalisti mainstream sparino una serie di castronerie, più per contrarietà ideologica al sistema economico capitalista di libero mercato, che per convinzione. Lomborg riporta una serie impressionante di dati (L'Ambientalista Scettico - Mondadori) che dimostrano non solo che il pianeta è più sano e pulito rispetto al passato, ma che i rischi che correrebbe il pianeta come il surriscaldamento da effetto serra, all'inquinamento chimico, all'esaurimento delle risorse eccetera, sono tutte bufale. L'inquinamento -secondo il danese- è un fenomeno collegato al ritardo di sviluppo; al contrario i paesi sviluppati, con economie in crescita, sono paesi che migliorano lo stato dell'ambiente e la qualità della vita. La crescita economica, il libero mercato, portano allo sviluppo di nuove risorse e al miglioramento delle tecnologie, assicurando maggiori investimenti per la tutela ambientale e reali miglioramenti. Tuttavia, pur nella radicale opposizione tra le due tesi, c'è una somiglianza tra Lomborg e Latouche: ambedue dimenticano qualcosa. Tutti e due non parlano mai di sovrappopolazione. Sembra che il pianeta Terra funzioni meglio con la decrescita (Latouche) o con la crescita (Lomborg) riferite però all'economia. Che la soluzione stia proprio in ciò che tacciono i due "ambientalisti", e cioè nel controllo della spaventosa e distruttiva crescita della specie umana fino a 7 miliardi di individui? Limitarci a guardare solo gli aspetti economici del problema ambientale potrebbe non individuare l'aspetto fondamentale: la perdita del rapporto tra uomo e pianeta come "senso" del nostro stare nel mondo.
RIPORTO UN BREVE CAPITOLO, MOLTO INDICATIVO, DEL LIBRO DI LOMBORG: L'AMBIENTALISTA SCETTICO
"LA MINACCIA DELL'INQUINAMENTO SI E' ATTENUATA.
L'inquinamento non sta mettendo in pericolo il benessere dell'umanità. Al contrario, la sua minaccia si è drasticamente affievolita nei paesi del mondo industrializzato. Per quanto riguarda l'aria, i miglioramenti sono inequivocabili. La riduzione delle concentrazioni di piombo e particelle ha portato enormi beneficio alla salute umana. Contrariamente alla percezione comune, dal 1585 l'aria di Londra non era così pulita come lo è oggi... La qualità dell'aria è peggiorata nei paesi in via di sviluppo, soprattutto a causa della forte crescita economica. Tuttavia, tali paesi stanno solo attraversando la stessa fase di compromesso che i paesi industrializzati hanno conosciuto 100-200 anni fa. Risulta in effetti, se si osserva la questione in prospettiva temporale, che ambiente e benessere economico non sono concetti contrapposti, bensì complementari: senza una adeguata tutela dell'ambiente, la crescita economica è in pericolo, ma non ci si può permettere di tutelare l'ambiente senza crescita. E' quindi lecito prevedere che, come è stato per i paesi industrializzati, una volta raggiunti livelli di reddito maggiori, i paesi in via di sviluppo di tutto il mondo sceglieranno e potranno permettersi un ambiente più pulito.
D'altro canto, molti gravi problemi ambientali hanno dimostrato di non essere tali. Le piogge acide, che negli anni '80 si supponeva avrebbero distrutto le foreste, hanno avuto un impatto minimo sulla crescita vegetativa, sebbene abbiano nuociuto ai laghi più vulnerabili. Gli oceani non sono stati danneggiati in misura significativa ed è probabile che né la Guerra del Golfo del 1991 né l'incidente della Exxon Valdez abbiano causato alterazioni permanenti. Dal punto di vista mano, la qualità delle acque costiere è decisamente migliorata. Tuttavia, lunghi tratti di costa e di mare in diverse parti del mondo sono interessati da un apporto di sostanze nutrienti troppo elevato, che ha aumentato la frerquenza dell'impoverimento di ossigeno, o ipossia, fenomeno dannoso per gli organismi acquatici. Questo problema è soprattutto una conseguenza del diffuso accesso ai fertilizzanti, grazie ai quali si è aperta la strada alla rivoluzione verde e alla capacità di nutrire il mondo coltivando superfici meno estese, consentendo quindi di ridurre la pressione sulle foreste e sugli altri habitat naturali.In questa prospettiva, l'eccesso di sostanze nutrienti rappresenta il prezzo che l'uomo impone agli organismi marini per riuscire a nutrire l'umanità senza distruggere i grandi habitat forestali. Con l'impiego di risorse adeguate è certo possibile ridurre l'ipossia, ma è necessario chiedersi se tale impresa costituisca l'utilizzo più opportuno delle limitate risorse a disposizione. Migliorare l'ossigenazione delle acque del Golfo del Messico e salvare molte forme di vita che esistono sui fondali si può. ma al prezzo di oltre 2 miliardi di dollari all'anno. Volendo utilizzare al meglio quel denaro, è necessario riflettere sul fatto che una simile cifra potrebbe salvare almeno 30 milioni di persone nei paesi del Terzo Mondo.
Secondo quasi tutti gli indicatori, i fiumi mostrano un generale miglioramento.Il contenuto di ossigeno nelle acque del Reno, del Tamigi, e del porto di New York è aumentato ed è in grado di sostenere una flora e una fauna molto più numerose rispetto a 20-40 anni fa. Infine, la "crisi dello smaltimento dei rifiuti" è risultata essere un abbaglio degli anni '80. Perfino nel caso in cui la quantità di immondizia continuasse ad aumentare e la popolazione degli Stati Uniti raddoppiasse nei prossimi cent'anni, l'intera produzione degli Stati Uniti di tutto il XXI secolo occuperebbe una superficie quadrata di meno di 29 chilometri di lato, appena il 26 % della superficie della contea di Woodward, in Oklahoma. L'impatto dell'inquinamento sugli esseri umani è diminuito nelle città, dove l'aria è meno inquinata, ma anche nel mare, nel suolo e nei fiumi. Fra gli indicatori che lo testimoniano vi sono le concentrazioni di DDT nei tessuti adiposi e nel latte umani...La percentuale di cittadini statunitensi con presenza di PCB (piombo n.d.r.) nei tessuti adiposi è calata dal 68 % del 1972 al appena il 9 % del 1983. E' un dato molto importante alla luce di una nuova ricerca secondo la quale elevate concentrazioni di PCB nel latte materno possono provocare nei figli difficoltà di apprendimento e un quoziente di intelligenza inferiore. Anche i livelli di diossina sono in diminuzione. In un recente rapporto dell'Unione europea si afferma che "la riduzione dell'esposizione alla diossina nei paesi membri dell'Unione è compresa tra il 9% e il 12 % all'anno"; le concentrazioni nel latte materno sono calate dell'8% all'anno e quelle nel sangue di ben il 12 %.
Si è visto che i progressi umani sono stati straordinari. Che si tratti di derrate alimentari, materie prime o energia, all'orizzonte non si profila alcuna scarsità di risorse né alcuna minaccia alla crescita o alla produzione. Abbiamo già visto (nella parte IV) che i problemi derivanti dall'inquinamento non giustificano la convinzione che la crescita economica minacci di distruggere la Terra, è anzi vero il contrario. Per quanto riguarda la grande maggioranza dei settori più importanti, si registra una riduzione dell'inquinamento e un aumento della qualità dell'ambiente. Anche su questo fronte, il mondo è diventato un luogo migliore in cui vivere."
(Bjorn Lomborg: L'Ambientalista scettico, pagg.213-214, Mondadori 2003- le note al testo con i dati scientifici non sono state riportate).
Si può vedere come in queste pagine vi sia un convitato di pietra. Si accenna agli effetti devastanti sulle acque e sulle coste marine dovuto ai fertilizzanti e agli inquinanti chimici generati dalla necessità di una coltivazione più intensiva dei suoli onde assicurare cibo e risorse ai sette miliardi di abitanti del pianeta. L'effetto distorsivo sulle produzioni e di riflesso le conseguenze sull'ambiente della sovrappopolazione sono evidenti. Lomborg vede la soluzione dei problemi ambientali nella crescita economica. Ma per quanto tempo ancora sarà possibile una crescita economica in presenza di tassi di crescita demografica che stanno portando rapidamente il mondo a 10 miliardi di abitanti? E tutto ciò in presenza di una costante riduzione, anno dietro anno, delle risorse idriche, dei suoli utilizzabili, delle foreste, delle risorse ambientali? L'enorme massa di dati con cui Lomborg ci illustra le sue tesi, qui si arrestano e subentra uno strano mutismo...
domenica 26 febbraio 2012
ALDOUS HUXLEY: LA SOVRAPPOPOLAZIONE SCHIACCIA L'INDIVIDUO
DAL "RITORNO AL MONDO NUOVO" di Aldous Huxley
La via più breve e più larga che conduce al mondo nuovo passa, come già accennato, per una tappa fondamentale: l'eccesso di popolazione, l'accresciuto ritmo di incremento demografico: due miliardi e ottocento milioni oggi (1958), cinque miliardi e cinquecento milioni al volgere del secolo, sì che all'umanità si pone la scelta fra l'anarchia e il controllo totalitario. Ma la crescente pressione del numero sulle risorse disponibili non è la sola forza che ci spinge verso il totalitarismo. Questo cieco nemico biologico della libertà si allea ad altre forze potentissime, generate dai progressi tecnologici di cui più andiamo orgogliosi...Questi progressi ammirevoli, stupendi, si scontano. Storici, sociologi, psicologi hanno scritto molto sul prezzo che l'uomo d'Occidente ha pagato e sta pagando per il progresso tecnologico. Affermano, per esempio, che difficilmente può sperarsi che fiorisca la democrazia nelle società in cui il potere economico si concentra e si centralizza sempre più.Ma il progresso della tecnologia ha portato, e sta portando, proprio a questa centralizzazione del potere. L'apparato della produzione di massa (necessario a sostentare l'eccesso demografico, n.d.r.) migliorando la sua efficienza,tende a farsi sempre più complesso e costoso, meno accessibile quindi all'imprenditore che abbia mezzi limitati. Non solo: la produzione di massa non sta in piedi senza distribuzione di massa, e la distribuzione di massa crea problemi che soltanto i grossi produttori possono risolvere adeguatamente. Dove la produzione e la distribuzione divengono fenomeni di massa, grave è lo svantaggio dell'Uomo Piccolo, che non possiede una sufficiente riserva di capitale operante. Se entra in concorrenza con l'Uomo Grosso, perde prima i quattrini, e poi anche la qualità sua medesima di produttore indipendente; l'Uomo Grosso lo ha ingoiato. E scomparendo l'Uomo Piccolo, una quantità sempre maggiore di potere economico si riduce nelle mani un numero sempre minore di individui. Sotto la dittatura la Grande impresa, resa possibile dal progresso tecnologico e dalla conseguente rovina della Piccola Impresa, cade sotto il controllo dello Stato; cioè, di un piccolo gruppo di dirigenti politici e militari, di poliziotti, di funzionari che eseguono certi ordini. In una democrazia capitalista, come gli Stati Uniti, la Grande Impresa cade sotto il controllo di quella che il professor C. Wright Mills definisce "elite al potere". Questa elite impiega direttamente la forza lavorativa di milioni di cittadini nelle sue fabbriche, nei suoi uffici, nei suoi negozi, altri milioni controlla, e anche meglio, prestando loro i soldi perché comprino i suoi prodotti; ed essendo proprietaria dei mezzi di comunicazione di massa, influenza pensieri, sentimenti e azioni di tutti, in pratica. Parodiando una frase di Churchill potremmo dire che mai è accaduto che tanti uomini si lasciassero manipolare da un così ristretto gruppo. Siamo assai lontani dall'ideale jeffersoniano di una società veramente libera ... Noi vediamo dunque che la tecnologia moderna ha portato alla concentrazione del potere economico e politico, e alla formazione di una società controllata (spietatamente negli stati totalitari, pulitamente, nascostamente nelle democrazie) dalla Grande Impresa e dal Gran Governo. Ma le società sono composte di individui e sono buone solo nella misura in cui aiutano gli individui a realizzare le proprie possibilità, e a condurre una vita felice e creativa. Ebbene i progressi tecologici di questi ultimi anni in che senso hanno agito sull'individuo? Ecco la risposta del filosofo e psichiatra Erich Fromm:
"La nostra società occidentale contemporanea, nonostante il progresso materiale, intellettuale e politico, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale, e tende a minare invece la sicurezza interiore, la felicità, la ragione, la capacità d'amore dell'individuo; tende a trasformarlo in un automa che paga il suo insuccesso di uomo con una sempre più grave infermità mentale, con la disperazione di chi si cela sotto la frenetica corsa al lavoro e al cosiddetto piacere".
Questi milioni di individui abnormemente normali, che vivono senza gioia in una società a cui, se fossero pienamente uomini, non dovrebbero adattarsi, ancora carezzano l'illusione della individualità ma di fatto sono stati in larga misura disindividualizzati. Il loro conformismo da luogo a qualcosa che somiglia all'uniformità...Qui la riduzione teoretica della molteplicità a unità comprensibile si muta in pratica in riduzione della diversità umana a uniformità subumana, della libertà a servitù. L'organizzazione (in presenza di masse umane enormi) può anche essere letale. L'eccessiva organizzazione trasforma gli uomini in automi, soffoca lo spirito creativo, toglie ogni possibilità di liberazione...Gli effetti disumanizzanti della superorganizzazione si aggravano, sommandosi agli effetti disumanizzanti della sovrappopolazione. L'industria, ampliandosi, attrae nelle grandi metropoli una porzione sempre più grande dell'umanità, che cresce. Ma la vita nelle grandi metropoli sovrappopolate non da luogo alla salute mentale (ecco infatti che la più alta incidenza della schizofrenia, depressione, uso di droghe, si ha proprio nei formicai dei quartieri urbani poveri); né sollecita quel tipo di libertà responsabile entro un gruppo capace di autogovernarsi, che è la condizione prima della democrazia effettiva. La vita di città è anonima e per così dire, astratta. Gli individui entrano in rapporto l'uno con l'altro , non come personalità totali, ma come incarnazioni di altrettante funzioni economiche; o, quando sono fuori dal lavoro, come cacciatori irresponsabilidi divertimento. Soggetto ad una vita simile, l'individuo si sente sempre più solo e insignificante. La sua esistenza cessa d'avere un qualche scopo, un qualche senso.
(Aldous Huxley: ROTORNO AL MONDO NUOVO, 1958, Mondadori oscar ristampa 1991 pag. 250-255).
La lucidissima analisi di Huxley sugli effetti della sovrappopolazione umana e della tecnica moderna sull'individuo e sulla coscienza umana nel suo complesso, rimane un classico per tutti coloro che si occupano del problema sovrappopolazione. Insieme ai grandi precursori della filosofia antropologica come Hobbes e come Malthus, Huxley individua nella spaventosa esplosione demografica unita al potere deviante della tecnica, la causa prima della creazione di quell'apparato, quella grande macchina che costituisce la società moderna, in cui lo strapotere della massa umana annienta l'individuo e la sua libertà, facendone un automa condizionato dalla nascita alla morte, con pensieri e comportamenti che non hanno più un senso proprio ma sono indotti dai grandi midia manipolati a loro volta da poteri della superorganizzazione. Per l'uomo moderno è definitivamente perduto ogni rapporto con la natura, e tutto diviene artificiale: dai ritmi delle vita ai valori, ai consumi, agli svaghi. Tutto è regolato ed eterodiretto: ogni aspetto della propria intimità ed anche i contenuti di coscienza, sono imposti agli individui dal potere di una superorganizzazione. Forze sempre più lontane e indifferenziate gestiscono l'economia, i prodotti della cultura, l'orizzonte di vita e le speranze degli individui, ormai soli e indifesi nella loro libertà, schiacciati da una massa umana cresciuta al di là di ogni limite, di cui quelle forze sono l'oscura e inafferrabile espressione.
venerdì 24 febbraio 2012
L'INTERVISTA DI HAGELSTEIN A RADIO 24: LA FUSIONE FREDDA FUNZIONA ED E' LA NUOVA FRONTIERA
Il Professor Hagelstein ha rilasciato un'intervista a Radio 24 in cui definisce reale e rivoluzionaria la tecnologia della fusione fredda. L'intervista è importante perché in essa il Professore conferma la produzione di energia da parte del sistema sviluppato indipendentemente dal Jet (gruppo di lavoro sulle LENR) del Mit, diretto dal Professor Swartz, e definisce "storico" il momento attuale che sta assistendo ad una autentica rivoluzione scientifica. Considera inoltre la nuova tecnologia ancora allo stadio iniziale, suscettibile di enormi miglioramenti riguardo l'efficienza e la sicurezza. Ritiene reali gli sviluppi della tecnologia da parte dei gruppi italiani di Piantelli e Focardi, anche se ritiene l'apparato di Rossi ancora troppo rozzo ( la reazione è incontrollata e "consuma" il nichel, il quale invece dovrebbe preservarsi come avviene con il palladio) e da migliorare ulteriormente. Hagelstein non ritiene che, nell'apparecchio di Rossi e Focardi, la reazione avvenga tra nichel e idrogeno ma, come nell'apparato con il palladio, tra atomi di idrogeno o tra idrogeno e deuterio, e che il nichel funzioni solo da "reticolo" confinante gli atomi di idrogeno, fino a farli interagire.
Allego in due parti l'intervista (da Radio 24, Smart City):
(Se vi sono problemi con il Link si prega di utilizzare il copia-incolla sull'indirizzo web)
1° PARTE: http://www.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2012/120222-smart-city.mp3
2° PARTE: http://www.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2012/120223-smart-city.mp3
mercoledì 22 febbraio 2012
LATOUCHE: COME L’IDEOLOGIA DISTRUGGE LE IDEE (ANCHE QUELLE BUONE).
Giustamente il povero Latouche si lamenta del seguente fatto: ogni volta che va a qualche conferenza, qualcuno alza la mano e contesta a Latouche di volere la decrescita economica, ma NON quella DEMOGRAFICA. Una contraddizione che, ictu oculi, colpisce in tutti i suoi libri. Nell’ultimo: “Per un’Abbondanza Frugale” (Boringhieri), il filosofo della decrescita affronta di petto la questione e accusa chi parla di sovrappopolazione di voler fare EUGENETICA. Parla di nascite che non è possibile ridurre in quanto si tratta di “AVENTI DIRITTO” che accedono alla vita. Accusa i grandi capitalisti della Terra di volere il controllo delle nascite in quanto è una soluzione che non minaccia i rapporti sociali né le logiche di mercato. Poi passa ad accusare le associazioni che combattono la crescita demografica (come l’ASPO) di NAZISMO e di essere contro l’IMMIGRAZIONE (che evidentemente il Nostro considera non un problema da affrontare responsabilmente, ma estremamente positiva). Si lancia quindi in invettive contro Darwin colpevole di aver scoperto la selezione naturale. Dopo aver ribadito che sono gli Stati Uniti a voler dominare il mondo riducendo le nascite nei paesi del terzo mondo, cita alcuni "studiosi"che calcolano quanti abitanti sarebbe possibile sostenere senza problemi sviluppando ancora tecnologia e agricoltura: 35 miliardi, secondo lui una cifra ragionevole. Poi evidentemente sente che c’è qualcosa che nel ragionamento non quadra, e allora torna in parte sui suoi (avventati) passi e riconosce che…si…forse un problema demografico potrebbe IN TEORIA PROSPETTARSI nel futuro, ma una volta instaurato il regno della DECRESCITA (economica) allora sarà facile discuterne SERENAMENTE. Sentite che racconta a proposito dell’ITALIA:
“Quello che la decrescita mette in discussione è in primo luogo la logica della crescita per la crescita della produzione materiale, non l’abbondanza degli uomini. Anche se la popolazione si riducesse considerevolmente, la crescita infinita dei bisogni comporterebbe una impronta ecologica eccessiva. L’ Italia è un buon esempio di questa situazione paradossale. La popolazione DIMINUISCE, ma l’impronta ecologica, la produzione, il consumo, la distruzione della natura e dei paesaggi, l’erosione del territorio da parte delle costruzioni , la cementificazione, non smettono di crescere”.
Qui il povero Latouche risulta mal informato. In Italia la popolazione NON DIMINUISCE, tutt’altro, in pochi anni è passata da 50 a 61 milioni di abitanti. Soprattutto per i fenomeni immigratori, che il gran filosofo non considera come una criticità –incongruenza tra risorse e tasso di natalità in certe aree- ma un fenomeno positivo e AUSPICABILE.
Poi arriva il SUCCO del pensiero del gran filosofo: la colpa di tutto è “ la dinamica del -marcia o crepa- dell’economia di mercato capitalistica” che divora la biosfera. “Per il momento non sono gli uomini a essere troppo numerosi, ma le automobili”.
Infine ecco LA SOLUZIONE, l’IDEA CLOU: “ Siamo sovrappopolati?, Sicuramente, se tutti dovessero consumare quanto uno statunitense medio. Ma, al contrario, la dieta di base del burkinabé ci darebbe ancora un ampio margine di manovra”. In questo caso già oggi la popolazione potrebbe arrivare ai 23 miliardi! (il gioioso punto esclamativo è del Filosofo). Sento l’irresistibile bisogno di andarmi a vedere la dieta di un burkinabé , visto che mi toccherà mangiare quella se i fautori della decrescita vanno al potere ! (in questo caso il punto esclamativo è il mio). Tra l’altro, in alcuni riferimenti ad autori che propongono la decrescita, Latouche propone un modello economico basato su micro appezzamenti individuali da coltivare ecologicamente. In questo modo già tutta la attuale popolazione della terra potrebbe sostentarsi, a spese ovviamente di tutte le terre emerse comprese le foreste fluviali, i deserti e le cime dei monti. (I riferimenti a quanto sopra riportato sono nel volume: “Per una abbondanza frugale” , editore Bollati Boringhieri, 2012, pagg. 99-113).
Alla fine del libro il gran Latouche invoca una svolta NEO-ZAPATISTA nella politica mondiale, e parla in termini entusiastici del subcomandante Marcos (pag. 135). Non potendo sostenere il comunismo, visto il fallimento, anche ecologico, dei paesi del socialismo reale, ricorre alle idee del “giovane Marx” , sembra meno disastrose del Marx maturo. Evidentemente il buon Latouche non ha letto molto altro a parte Marx, Lenin e accoliti. C'è stato qualche altro, mi pare, che ha scritto di filosofia ed economia. Ma il pensiero Latouchiano è unico e uniforme, e non voglio pensare a quale società verrebbe edificata sulla base del pensiero unico di questi "intellettuali".
Cosa dire? Prima di tutto che prima di affidare cattedre a simili filosofi, bisognerebbe chiedere un consulto psichiatrico. L’ideologia, quando acceca la mente in questo modo, non è più un argomento di discussione tra persone ragionevoli, ma un problema sanitario. Chi vuole una società impoverita e ancor più sovrappopolata di oggi, ci sta preparando un futuro da incubo. Per finire una chicca: a pagina 101 il gran Maestro della Decrescita Felice accenna al fatto che dal 1800 ad oggi la popolazione mondiale sia passata da 600 milioni a sette miliardi. Vi accenna en passant, come se si trattasse del fatto che nel suo acquario si è passati in poco tempo da uno a sette pesciolini. (Latouche è un vero radical-chic, da antologia!). Nessun commento, nessun allarme per una tragedia che sta portando il pianeta alla distruzione.
lunedì 20 febbraio 2012
FUSIONE FREDDA: QUEI LAMPI GAMMA CHE DANNO RAGIONE A ROSSI
(Un rivelatore di Raggi Gamma)
Nella sua relazione tenuta il 18 febbraio 2012 a Roma, il Professor Francesco Celani ha confermato i buoni risultati dei suoi esperimenti sulle LENR ed ha ribadito oltre ogni ragionevole dubbio, che è ormai assodata la realtà delle LENR, pur essendo ancora necessari molti studi per chiarirne gli spetti teorici e assicurare livelli standard di riproducibilità al fine di poterne ricavare energia utilizzabile. Dopo evere fatto un escursus storico delle ricerche sulla cosidetta fusione fredda, dall'originario esperimento di Fleishman e Pons, poi gli studi in Giappone con Takahashi nel 1992, passando per le intuizioni di Preparata e Iorio, poi gli ulteriori sviluppi di Arata che scoprì l'importanza delle nanoparticelle di palladio amplificanti la reazione con il deuterio, poi Piantelli e il nichel-idrogeno, per finire con l'apparecchio di Rossi e Focardi, Celani ha raccontato di quel che avvenne nella dimostrazione dell'Ecat di Rossi avvenuta a Bologna nel gennaio 2011. Egli si era recato nella sede in cui avveniva la prova fornito di un rivelatore di raggi gamma, tenendo nascosto l'apparecchio in una valigetta e senza avvisare gli autori della dimostrazione. L'Ecat, pur essendo schermato con una sottile lamina di piombo, lasciava passare una parte degli eventuali raggi gamma prodotti dalle transizioni nucleari. L'eventuale emissione di neutroni - l'altro marcatore di reazioni nucleari- non avrebbe invece potuto essere schermata. Il Professor Celani ieri ha detto che, durante la prova di funzionamento dell'Ecat, ad un certo punto (verosimilmente all'inizio della reazione lenr come fatto notare dallo stesso Rossi agli astanti durante la conferenza che seguì la dimostrazione) ha rilevato col suo strumento un picco notevolissimo di emissioni gamma per una frazione di secondo tanto che stava pensando di lasciare la sala per motivi di sicurezza.
E lo stesso è avvenuto quando Rossi ha spento l'e cat: un secondo picco di emissione gamma è stato registrato dal rivelatore. Celani riferì subito l'esito delle misurazioni dei raggi gamma, durante un intervento che fece davanti a Rossi alla fine dell'esperimento. Il professore dell'ISFN di Frascati disse inoltre che le misurazioni escludevano che i lampi gamma provenissero da un emettitore apposito (messo per ingannare gli esperti presenti), in quanto le caratteristiche dell'emissione -irregolarità delle curve di intensità- ne dimostravano la natura "spontanea" ed escludevano l'artefatto. Rossi ne fu lusingato per la conferma che riceveva il suo apparecchio, ma invitò Celani a non ripetere in altra occasione le misure in quanto, con opportuni strumenti, avrebbero potuto rivelare la composizione del catalizzatore segreto.
Quindi Celani ha rilevato direttamente l'impronta nucleare della reazione ed in cuor suo è ragionevolmente convinto della genuinità del reattore di Rossi.
Non avendo potuto ottenere ulteriori dati non si esprime oltre.
Nella sua relazione tenuta il 18 febbraio 2012 a Roma, il Professor Francesco Celani ha confermato i buoni risultati dei suoi esperimenti sulle LENR ed ha ribadito oltre ogni ragionevole dubbio, che è ormai assodata la realtà delle LENR, pur essendo ancora necessari molti studi per chiarirne gli spetti teorici e assicurare livelli standard di riproducibilità al fine di poterne ricavare energia utilizzabile. Dopo evere fatto un escursus storico delle ricerche sulla cosidetta fusione fredda, dall'originario esperimento di Fleishman e Pons, poi gli studi in Giappone con Takahashi nel 1992, passando per le intuizioni di Preparata e Iorio, poi gli ulteriori sviluppi di Arata che scoprì l'importanza delle nanoparticelle di palladio amplificanti la reazione con il deuterio, poi Piantelli e il nichel-idrogeno, per finire con l'apparecchio di Rossi e Focardi, Celani ha raccontato di quel che avvenne nella dimostrazione dell'Ecat di Rossi avvenuta a Bologna nel gennaio 2011. Egli si era recato nella sede in cui avveniva la prova fornito di un rivelatore di raggi gamma, tenendo nascosto l'apparecchio in una valigetta e senza avvisare gli autori della dimostrazione. L'Ecat, pur essendo schermato con una sottile lamina di piombo, lasciava passare una parte degli eventuali raggi gamma prodotti dalle transizioni nucleari. L'eventuale emissione di neutroni - l'altro marcatore di reazioni nucleari- non avrebbe invece potuto essere schermata. Il Professor Celani ieri ha detto che, durante la prova di funzionamento dell'Ecat, ad un certo punto (verosimilmente all'inizio della reazione lenr come fatto notare dallo stesso Rossi agli astanti durante la conferenza che seguì la dimostrazione) ha rilevato col suo strumento un picco notevolissimo di emissioni gamma per una frazione di secondo tanto che stava pensando di lasciare la sala per motivi di sicurezza.
E lo stesso è avvenuto quando Rossi ha spento l'e cat: un secondo picco di emissione gamma è stato registrato dal rivelatore. Celani riferì subito l'esito delle misurazioni dei raggi gamma, durante un intervento che fece davanti a Rossi alla fine dell'esperimento. Il professore dell'ISFN di Frascati disse inoltre che le misurazioni escludevano che i lampi gamma provenissero da un emettitore apposito (messo per ingannare gli esperti presenti), in quanto le caratteristiche dell'emissione -irregolarità delle curve di intensità- ne dimostravano la natura "spontanea" ed escludevano l'artefatto. Rossi ne fu lusingato per la conferma che riceveva il suo apparecchio, ma invitò Celani a non ripetere in altra occasione le misure in quanto, con opportuni strumenti, avrebbero potuto rivelare la composizione del catalizzatore segreto.
Quindi Celani ha rilevato direttamente l'impronta nucleare della reazione ed in cuor suo è ragionevolmente convinto della genuinità del reattore di Rossi.
Non avendo potuto ottenere ulteriori dati non si esprime oltre.
venerdì 17 febbraio 2012
CONFERENZA DI CELANI A ROMA SULLA FUSIONE FREDDA
IL DOTT. FRANCESCO CELANI DEL INSF DI FRASCATI TERRA' DOMANI 18 FEBBRAIO A ROMA, PRESSO LA Sala dell'Enoteca Roscioli, via San Salvatore in Campo, 54 alle ore 17,30, un incontro incentrato sui temi che esporrà al prossimo Colloquium sulle LENR che si terrà il 22 marzo al CERN di Ginevra. Al centro della discussione i nuovi sviluppi delle ricerche sulle LENR e la FUSIONE FREDDA.
Per chi volesse venire direttamente sabato pomeriggio all'Enoteca Roscioli, informiamo che ci sono ancora posti disponibili, però date le dimensioni della sala (capienza max: 20-25 persone) è indispensabile prenotarsi il prima possibile scrivendo a pepealessandro@hotmail.com; la partecipazione è GRATUITA.
mercoledì 15 febbraio 2012
ETERNIT: UNA TRAGEDIA PLANETARIA
Nel 1901 l'austriaco Ludwig Hatschek brevetta il cemento-amianto, un materiale che per la sua elevata resistenza viene battezzato Eternit (dal latino aeternitas, eternità). Un anno dopo Alois Steinmann acquista la licenza per la produzione e apre nel 1903 a Niederurnen le Schweizerische Eternitwerke AG.
In breve l'Eternit diventa popolarissimo e nel 1911 la produzione di lastre e tegole sfrutta appieno la capacità produttiva della fabbrica.
Nel 1907 nacque il primo stabilimento italiano in Piemonte, a Casale Monferrato, dove esistevano numerose cave di amianto. La struttura è stata fondata dall'ingegnere italiano Adolfo Mazza, lo stesso che ha costruito nel 1912 la prima macchina per la produzione di tubi a pressione in cemento-amianto. Dal 1907 al 1986, anno della chiusura dello stabilimento, migliaia di persone hanno lavorato per la produzione di questo materiale tossico. La lavorazione generava tra l'altro enormi quantità di polveri che per mancanza di filtri venivano distribuite all'ambiente circostante, alle campagne, alla città, nelle case, nei cortili e nelle acque. Ma quello di Casale Monferrato non è stato l'unico stabilimento Eternit in Italia. Un'altra fabbrica è stata aperta a Cavagnolo (Torino). Poi altri stabilimenti sorsero a Broni (Pavia) e Bari. Benché sin dal 1962 fosse noto in tutto il mondo che la polvere di amianto, generata dall'usura dei tetti e usata come materiale di fondo per i selciati, provoca una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico (oltre che la classica asbestosi), a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari la Eternit e la Fibronit continuarono a produrre manufatti sino al 1986 (1985 per Bari e 1992 per Broni), tentando di mantenere i propri operai in uno stato di totale ignoranza circa i danni (soprattutto a lungo termine) che le fibre di amianto provocano, al fine di prolungare l'attività dello stabilimento e quindi accrescere i profitti.
Il 6 aprile 2009 inizia presso il Tribunale di Torino il processo istituito da Raffaele Guariniello contro uno dei due fratelli Schmidheiny (ex presidenti del consiglio di amministrazione dell'Eternit AG) ed il barone belga Jean Louis De Cartier de Marchienne. Sono ritenuti responsabili delle numerose morti per mesotelioma avvenute tra gli ex-dipendenti delle fabbriche Eternit a contatto con l'asbesto.
Il 13 Febbraio 2012 il tribunale di Torino emette una sentenza storica, condannando in primo grado De Cartier e Schmidheiny a 16 anni di reclusione, e obbligandoli al risarcimento di circa 3000 parti civili oltre al pagamento delle spese giudiziarie. Il caso Eternit è il primo al mondo in cui i vertici aziendali vengono condannati per disastro ambientale aggravato, costituendo un precedente importante che potrebbe dare il via a decine di processi in tutta Europa.
L'amianto è formato da silicati contenenti ferro e magnesio che generano, durante l'estrazione, la lavorazione e anche per successivo "sfarinamento" a contatto con gli agenti atmosferici, una polvere finissima composta da microparticelle filamentose estremamente irritanti per i tessuti biologici. L'Italia è un paese in cui l'amianto è stato utilizzato in maniera massiccia a partire dai primi decenni del novecento. La necessità di coibentare le tubazioni e di assicurare coperture impermeabili soprattutto in periodi di forte espansione edilizia successivi al boom demografico del dopoguerra ha portato ad un uso intensivo dell'eternit sia nelle città che nelle campagne. Tubature, coibentazioni, tettoie, baracche, tetti di edifici, capannoni. Venne impiegato anche in scuole, ospedali, palestre, cinema, oltre che in tutti i settori industriali, come fondo di strade selciate, come componente in polvere di cementi per uso edilizio (molte case a Casale furono costruite così). Vasconi per la riserva d'acqua degli edifici, lavatoi, condotte idriche coperte o scoperte, isolamento delle condutture termiche furono tutte opere eseguite in amianto in ogni città. l'amianto ebbe un intenso uso anche nelle campagne per uso abitativo o agricolo. Nel nostro paese molte di queste opere sono ancora visibili in condizioni precarie per il deterioramento causato dal tempo. Inoltre, nonostante in Europa l'eternit sia stato messo al bando negli Anni 90, ci sono Paesi dove viene ancora oggi utilizzato, come Russia, Canada, Cina, India, Brasile, Thailandia. Lo smaltimento del minerale è affidato oggi a ditte specializzate, ma per anni è stato smaltito in modo non corretto o in maniera illegale da parte di ditte in mano alla criminalità, spesso gettato direttamente nei terreni o nelle acque di fiumi, laghi e torrenti. Molte discariche abusive sono state documentate in mare nei pressi della costa italiana.
In tutto il mondo l'amianto è riconosciuto come causa del mesotelioma (cancro della pleura) e dell'asbestosi, una malattia polmonare che conduce alla insufficienza respiratoria e cardiaca. Ma l'amianto è anche riconosciuto come causa di cancro del polmone, e sospettato di causare -quando ingerito- il cancro del colon. Una volta inalate le microparticelle di amianto si depositano sugli alveoli polmonari dove agiscono come irritanti sulle cellule epiteliali respiratorie (su cui determina le due varietà di tumori: adenocarcinoma del polmone e cancro a cellule squamose). Poi le microparticelle penetrano nell'interstizio tra gli alveoli portando alla distruzione di tessuto polmonare (enfisema) e alla sclerosi (asbestosi). Infine raggiungono la pleura dove l'azione irritativa conduce al tumore pleurico maligno (mesotelioma). Sempre più evidenze esistono sulla correlazione tra ingestione di microparticelle di amianto (con i cibi, con le acque) e lo sviluppo di tumori intestinali come il cancro del colon e con malattie infiammatorie. Di certo è che le particelle una volta entrate nei tessuti non li abbandonano più svolgendo in maniera continuativa l'azione irritante per tutta la vita del soggetto interessato.
La notizia di questa prima condanna è dunque una buona notizia, ma che ripaga in maniera minima dei danni ambientali giganteschi fatti dall'eternit nella sua lunga storia. E' una vicenda tragica che ci deve far riflettere. Quale è stato il motivo dell'errore? Perché si è aspettato tanto per fermare il disastro ? ( le dimostrazioni dei tanti danni alla salute dell'eternit c'erano già nei primi anni sessanta!). Certamente c'è stata l'avidità di guadagno e le leggi incontrastate del profitto. Certamente c'è stata una criminale volontà di tener nascosta tutta la vicenda per non intralciare gli affari. Ma anche ha contribuito in maniera determinante la necessità cieca dell'espansione demografica incontrollata con tutte le attività indotte da questo tragico fenomeno che ha interessato l'Italia e il mondo per tutta la seconda metà del novecento e oltre, fino ad oggi. Una conseguente frenesia edilizia -fatta a tutti costi, fregandosene della tossicità dei materiali- e di cementificazione e devastazione delle campagne, delle coste, delle colline, dei paesaggi che costituivano il bel paese sacrificati sull'altare del delirio antropocentrico di crescita esasperata senza limiti.
sabato 11 febbraio 2012
LA ROTTURA TRA UOMO E NATURA: IL MITO DI ULISSE E LE SIRENE
Nell’antico testamento è riportato il mito della cacciata di Adamo (il primo uomo) dal Paradiso Terrestre. In quel mito si narra di una rottura di una unità originaria: quella tra uomo e natura. L’uomo è a tutti gli effetti biologicamente un animale, ma nel momento che ha sviluppato l’intelletto egli ha metaforicamente rotto un patto con il resto della natura. Egli ha “mangiato” del frutto dell’albero della sapienza, uscendo di fatto dal regno animale. Nella mitologia greca lo stesso significato è rappresentato nel mito di Prometeo, che rubò il fuoco a Zeus e fu per questo incatenato sui monti del Caucaso esposto ai tormenti della natura (un’aquila gli mangiava il fegato). L’uomo con il suo intelletto ha potuto intervenire nel mondo per mezzo della tecnica, ma così facendo ha dato inizio all’artificialità del suo agire. L’Homo Sapiens ha dunque avuto il privilegio, unico tra gli animali, della comprensione mediante l’intelletto, ma ha perso il suo posto naturale di animale tra gli animali sulla Terra. L’intelletto lo avrebbe dovuto guidare per mantenere comunque un rapporto di rispetto con la natura e gli altri esseri viventi, ma la stupidità e l’arroganza ha prevalso portando alla situazione disastrosa del mondo attuale. L’uomo ha dimenticato la sua origine e ha creduto di poter soddisfare ogni suo desiderio, ignorando tutto il resto , la sua appartenenza e la sua provenienza, la sua indissolubile unione al mondo naturale. Tornare indietro non è possibile, l’uomo ha perduto definitivamente il suo paradiso. Ogni tentativo di ritorno conduce alla irresponsabile inconsapevolezza, simboleggiata dalla morte collettiva sull’Isola delle Sirene nel famoso Mito descritto da Omero. L’uomo è condannato a procedere verso l’ignoto, ma senza lasciarsi dominare dall’Hybris tecnologica.
L’INCONTRO CON LE SIRENE
L’oggettività scientifica e tecnica del mondo è una condizione angosciante per l'uomo, il quale è ricorso alle favole, ai miti, alle ideologie ed infine alla sopravvalutazione di se e del proprio pensiero per sfuggire all'angoscia del nulla incombente. L’uomo è l’unico animale che ha coscienza del nulla cui è destinato.
C'è una metafora che rimane ancora insuperata per descrivere l'essenza dell'uomo occidentale, essenza che si fonda sull'agire tecnico. E' quella di Ulisse e il suo incontro con le Sirene. Ulisse sfida le Sirene passando con la sua nave accanto alla loro isola. I marinai hanno le orecchie tappate con cera e lui, il capitano, si fa legare al palo della nave ed ha le orecchie libere di sentire. Odisseo, proprio perché tecnicamente illuminato, riconosce in questo modo la strapotenza del canto delle Sirene e per questo si fa legare. Egli si china, protende il capo verso il canto del piacere, ma non cade in loro potere. Con tutta la violenza del proprio desiderio, egli non può raggiungerle, poiché i compagni che remano, con la cera alle orecchie, non sono sordi solo alle Sirene, ma anche agli ordini e al grido disperato del loro capitano.
In questa poetica metafora il pensiero è attratto dalla possibilità di sfuggire la natura tecnica del mondo attraverso il mito e l'illusione di una riunificazione dell’uomo ad una originaria appartenenza, simboleggiata dal canto delle Sirene. L’originaria appartenenza è quella di un mondo primordiale dove l’uomo era senza coscienza del nulla che lo avvolge, come lo sono sulla Terra gli altri animali senza intelletto, un mondo che potremmo definire “del Paradiso terrestre”, intriso di un profondo sentire poetico. La poesia stessa è il sentimento nostalgico di quella perdita originaria. Ma la necessità dell'agire concreto è espressa dalla funzione di macchina degli uomini (sordi) ai remi. Il sapiente è esposto all'attrazione del mito perché ha orecchie per sentire e del mito riconosce la potenza; ma egli è legato, ed è perciò tutt'uno con la macchina che viaggia nel mare sconosciuto. Egli, cioè l'uomo occidentale, sceglie il dominio sulla natura (con tutti i contenuti di violenza che tale scelta implica), pur riconoscendo la bellezza dell'illusione: che il pensiero non sia un prodotto tecnico come gli altri ma sia sostanza soprannaturale capace di riportarci all’antico Paradiso perduto. Il potere di questa illusione è riconosciuto, ma relegato nell'isola delle Sirene. Queste, essendo il simbolo della lontana appartenenza animale dell’uomo, sono per metà uccelli e per metà fanciulle, figlie di una Musa.
L’uomo, attratto dal loro canto, liberato dalle corde che lo legano al palo della realtà tecnica, correrebbe verso di loro – mostruoso mito distruttore- finendo come gli altri che giacciono putrefatti sugli scogli in una apocalisse collettiva (l’incoscienza originaria del mondo animale sarebbe l’annientamento della nostra essenza di uomini, cioè di creature coscienti e responsabili).
La mente non può dunque sottrarsi alla realtà del mondo fisico, anzi è legata indissolubilmente alla materia e alla tecnicità simboleggiata dalla nave e dal suo albero. Solo legandosi ad essa l’uomo può affrontare il mondo e i suoi pericoli. L’incontro con il nulla è solo rimandato nel tempo, e la tenebra della fine individuale sarà la conclusione del nostro viaggio. Ma questo è il destino proprio dell’uomo e attenersi ad esso è conservare la propria umanità. Conservare la propria umanità è il valore fondante di Ulisse, che lui ribadirà a Calipso quando la dea gli prospetterà l’immortalità: egli le risponderà che preferisce tornare al focolare domestico accanto alla moglie Penelope, vivendo fino alla fine il loro destino di mortalità. Tornando ad Itaca troverà un senso alla sua vita individuale racchiuso proprio in quel suo cercare, in quel nostalgico ritorno –sempre nuovo e ripetuto- ad un significato perduto. Qui sta l’eroicità dell’uomo occidentale: navigare senza gli dei e la certezza di una rotta, con la sola forza della propria curiosità e della propria nostalgia.
Diceva Nietzsche che la salvezza è lì dove il pericolo è più grande. Le Sirene, mezze fanciulle e mezze animali, sono la nostra appartenenza naturale e dunque vicino a loro che si può perire per sempre o salvarsi. Dall'altra parte c'è il vasto mare aperto dove l'uomo può perdere la sua appartenenza e la sua dimora per ritrovarsi in preda alla macchina che va verso l'ignoto. Non dobbiamo cedere al canto delle sirene, ma saperlo interpretare come via verso la salvezza. Un altro grande del pensiero, Freud, aveva individuato dentro la mente dell'uomo un inconscio dove erano racchiusi tutti gli istinti e le istanze di pensiero appartenenti ad una parte che abbiamo rimosso perché non compatibile con la vita razionale cosciente. Anche qui Freud ha interpretato questa parte come quella a cui ci richiamano le Sirene di Ulisse con il loro canto. E' la parte buia, nascosta, vicina al nostro passato animale. Eppure, dice Freud, è portandone alla coscienza i contenuti rimossi che spesso riusciamo a vincere la nevrosi e l'alienazione. Oppure nell'inconsio possiamo perderci come lo psicotico catturato dalle potenti pulsioni che vi abitano. Ancora una volta le Sirene ci possono perdere, ma anche guidare alla salvezza, a seconda di come sappiamo accettare la parte di natura, di appartenenza che ci lega al mondo animale e naturale. Schivare gli scogli che conducono al nulla, trovare la rotta che ci riporta all'Heimat, al territorio originario da cui siamo nati e a cui dobbiamo tornare con tutta la nostra sapienza tecnologica.
Tra il mito della natura perduta e la realtà dello strapotere della tecnica, resta all’uomo moderno la via di uscita di un ritrovato rapporto con la natura, in un rispetto reciproco che tolga ogni arroganza e violenza all’azione dell’uomo verso il pianeta e gli altri esseri viventi. Altrimenti c’è il Nulla dell’Isola delle Sirene o di un viaggio senza scopo in un mare sconosciuto.
venerdì 10 febbraio 2012
CELANI ANNUNCIA SEMINARIO AL CERN SULLA FUSIONE FREDDA
(Cliccare sull'immagine per ingrandire)
Il Professor Celani ha confermato che si terrà al Cern il prossimo 22 marzo il seminario sullo stato attuale delle ricerche sulla Fusione Fredda:
"Cari Colleghi,
dopo circa 3 settimane di lavoro preparatorio, ed attesa, le varie "formalità" per il seminario al CERN, categoria (prestigiosa) dei Colloquium, sono terminate.
Vi invio quindi il link all'argomento con la preghiera, se lo riterrete opportuno, di ridiffonderlo ai Vostri Colleghi/lettori.
http://indico.cern.ch/conferenceDisplay.py?confId=177379
Desidero sinceramente ringraziarVi per la pazienza che avete avuto nel seguirmi in questa lunga "avventura" ed il costante sostegno "morale".
Ovviamente il seminario in oggetto è solo "l'inizio": la strada da percorre sarà sicuramente lunga ed ancora più impervia.
Spero di non deluderVi.
A presto"
Al seminario parteciperà con una sua relazione il Professor Yogendra Srivastava (Università di Perugia).
Nel seminario si svolgerà una panoramica sui principali progressi fatti, dal marzo 1989 e attraverso studi sperimentali/teorici, sulle anomalie termiche/nucleari osservate nelle interazioni forzate di isotopi di idrogeno (H, D), in condizioni di non-equilibrio, con materiali puri o in lega (principalmente Palladio, Nickel).
La maggior parte degli esperimenti - prosegue il comunicato del CERN - hanno utilizzato ambienti elettrolitici a temperatura moderata (20-50° C). Più recentemente sono stati utilizzati ambienti con gas a temperature più elevate (tra 200-400° C e persino tra 500-900° C).
Nanostrutture specifiche hanno iniziato a svolgere un ruolo cruciale tanto negli studi di base quanto, come recentemente sostenuto, in applicazioni tecnologiche/industriali.
Una pletora di modelli teorici sono stati proposti per spiegare le varie anomalie sperimentate nelle LENR. Sarà presentata una breve descrizione di un modello di interazione debole che pretende di spiegare quasi TUTTI gli effetti anomali riscontrati finora."
Il Professor Celani ha confermato che si terrà al Cern il prossimo 22 marzo il seminario sullo stato attuale delle ricerche sulla Fusione Fredda:
"Cari Colleghi,
dopo circa 3 settimane di lavoro preparatorio, ed attesa, le varie "formalità" per il seminario al CERN, categoria (prestigiosa) dei Colloquium, sono terminate.
Vi invio quindi il link all'argomento con la preghiera, se lo riterrete opportuno, di ridiffonderlo ai Vostri Colleghi/lettori.
http://indico.cern.ch/conferenceDisplay.py?confId=177379
Desidero sinceramente ringraziarVi per la pazienza che avete avuto nel seguirmi in questa lunga "avventura" ed il costante sostegno "morale".
Ovviamente il seminario in oggetto è solo "l'inizio": la strada da percorre sarà sicuramente lunga ed ancora più impervia.
Spero di non deluderVi.
A presto"
Al seminario parteciperà con una sua relazione il Professor Yogendra Srivastava (Università di Perugia).
Nel seminario si svolgerà una panoramica sui principali progressi fatti, dal marzo 1989 e attraverso studi sperimentali/teorici, sulle anomalie termiche/nucleari osservate nelle interazioni forzate di isotopi di idrogeno (H, D), in condizioni di non-equilibrio, con materiali puri o in lega (principalmente Palladio, Nickel).
La maggior parte degli esperimenti - prosegue il comunicato del CERN - hanno utilizzato ambienti elettrolitici a temperatura moderata (20-50° C). Più recentemente sono stati utilizzati ambienti con gas a temperature più elevate (tra 200-400° C e persino tra 500-900° C).
Nanostrutture specifiche hanno iniziato a svolgere un ruolo cruciale tanto negli studi di base quanto, come recentemente sostenuto, in applicazioni tecnologiche/industriali.
Una pletora di modelli teorici sono stati proposti per spiegare le varie anomalie sperimentate nelle LENR. Sarà presentata una breve descrizione di un modello di interazione debole che pretende di spiegare quasi TUTTI gli effetti anomali riscontrati finora."
LA NUOVA DISCARICA DI ROMA NELL'AGRO ROMANO ANTICO
La Regione Lazio ha individuato un sito ottimale per la NUOVA DISCARICA: in pieno Agro Romano Antico, a poca distanza dalla Villa Adriana, patrimonio mondiale dell'umanità, ed in pieno territorio di alto valore storico, archeologico e paesaggistico. Riporto un articolo di Italia Nostra sul valore dell'Agro Romano Antico e sulla follia di distruzione che sembra aver interessato tutti, dalle istituzioni pubbliche che ne vogliono fare una discarica, ai privati cittadini che vi costruiscono abusivamente.
L’area pedemontana che si stende tra Tivoli e Palestrina è ricca di impor -
tanti testimonianze archeologiche, le più importanti forse in Italia Centra-
le, se si esclude l’area urbana di Roma.
Si tratta, nella zona più vicina a Tivoli, di imponenti resti di ville attri-
buite dalla tradizione a personaggi di primissima importanza storica, come
Bruto, Cassio, Varo. Sono resti ben visibili tra gli oliveti secolari, di impianto
rinascimentale. Nei pressi di Palestrina abbiamo anche, oltre a interessanti resti di ville,
un lungo tratto di basolato dell’antica via Prenestina, e uno dei meglio con-
servati. Tra le due città, nelle valli scavate nel tufo dai corsi d’acqua che scen-
dono dai monti Prenestini, si trovano i più imponenti resti di acquedotti ro-
mani d’Italia. Si tratta soprattutto di grandi ponti, alcuni dei quali ancora integri nelle strutture murarie principali. Le valli conservano l’originario aspetto boscoso, e ospitano ancora una flora e una fauna di grande interesse.
A monte, nella piana dell’Empiglione, tra Tivoli e Castel Madama, si possono ammirare numerosi resti di arcate degli stessi acquedotti, costruite per mantenere la quota e poter perforare
i monti in posizione conveniente. Di questo grande patrimonio archeo logico e ambientale sono più o meno degnamente valorizzati solo la Villa Adriana a Tivoli e il tempio della Fortuna a Palestrina. Il resto è solo occasionalmente visitato da volenterosi visitatori, che, stimolati dalle numerose riproduzioni pittoriche del paesaggio e dei monumenti, ammirate in qualche museo o mostra, e dalle citazioni letterarie, non si fanno scoraggiare dal fatto che non trovano sul posto nè centri di visita, né alberghi.
La tutela di questo territorio è affidata a vincoli paesistici e archeologici che lo coprono in parte notevole, e che, almeno in teoria, dovrebbero conservarlo per le future generazioni. La presenza nella zona di alcune delle maggiori ville della romanità, mai scavate sistematicamente, basterebbe a garantire lavoro di prim’ordine ai futuri archeologi. In pratica però i vincoli non sono sufficienti a garantire la tutela, e anzi il processo distruttivo ha subito negli ultimi anni una costante accelerazione.
L’azione delle macchine agricole fa crollare le mura delle antiche ville e i ponti degli acquedotti. Scompaiono gli ulivi secolari, bruciati dagli incendi o estirpati per far posto a nuove culture più redditizie. Scompaiono le grandi querce in filari e le tradizionali siepi nei campi e lungo le strade, per “liberare” il suolo che occupano, senza preoccuparsi del ruolo che hanno nel fissare il terreno e trattenere l’umidità. Appaiono invece sempre nuove discariche abusive. I ripidi pendii dei valloni tufacei vengono disboscati, innescando fenomeni di erosione. In aggiunta c’è un abusivismo edilizio diffuso che non rispetta neanche i ruderi più famosi. C’è il rischio concreto che questo grande patrimonio, tra i maggiori d’Europa, sparisca, lasciando il posto a un paesaggio degradato simile a quello che si può già osservare in prossimità del raccordo anulare. Se questo avvenisse i centri urbani, Castel Madama, San Gregorio, Casape, Poli, Gallicano, Zagarolo e le stesse città di Tivoli e di Palestrina, difficilmente eviterebbero di trasformarsi in degradate borgate.
In assenza di adeguate misure di tutela e di valorizzazione questo sarà il risultato inevitabile dell’espansione della metropoli verso est, già iniziata con la costruzione della bretella Fia-
no-San Cesareo, che prosegue ora con l’espansione di Ponte di Nona e le relative infrastrutture.
Le azioni di Italia Nostra per la tutela dell’Agro Romano Antico
L’Agro Romano Antico è il nome del progetto di ampio respiro di valorizzazione, promozione e gestione dell’area compresa tra le antichissime città latine di Tibur, Praenestee Gabii.
La Provincia di Roma, soggetto attuatore dell’iniziativa, ha sottoscritto con l’associazione Italia Nostra un accordo di ampio respiro che ha portato in prima istanza a inserire l’area tra
quelle meritevoli di valorizzazione ai sensi della Legge Regionale n. 40.
Inoltre con il lavoro capillare sul territorio si è creato un network tra amministrazioni, imprenditori, cittadini e associazioni per trovare un modello di gestione unitario dell’intera
area.
Il gruppo di lavoro costituitosi presso l’Assessorato all’Ambiente della Provincia ha recuperato il lavoro effettuato a partire dagli anni ’90 dal WWF e di Italia Nostra di Tivoli, più altre associazioni prenestine tra cui Aefula, Il Nibbio Bruno, Orchideae le sezioni del CAI di Tivoli e Palestrina nonché Fedetrek.
Il primo risultato importante si è avuto con l’edizione di una guida storico-naturalistica dell’Agro con relativi itinerari di visita curata dagli arch.tti Francesca Condò ed Enrico De Vita e pubblicata dall’editore Gangemi.
Parallelamente al progetto provinciale si è sviluppato un lavoro di documentazione del territorio con la produzione, sino ad ora, di due video, uno sull’Agro e uno su Tivoli, che sono
libe ramente visibili sul canale http://www.youtube.com/user/eremoII, ge-
stito dal regista Giuliano Petrelli.
Nei prossimi mesi verranno prodotti altri filmati per documentare le bellezze del nostro territorio e anche per porre solide basi alla battaglia contro la discarica di Corcolle che minerebbe uno degli angoli più belli dell’Agro.
L.M.
martedì 7 febbraio 2012
IL TURISMO DISTRUGGE IL PIANETA
Traffico aereo mondiale sull'arco di 24 h
Riferisce Giampaolo Pansa nel suo ultimo libro "Poco o niente" che i suoi genitori fecero un unico viaggio in tutta la loro vita: quello di nozze a Riva del Garda, a 260 chilometri di distanza da Casale Monferrato, la loro città. Molti nostri nonni o bisnonni avevano fatto un unico viaggio in tutta la loro vita: quello al fronte nella Prima Guerra Mondiale. La moda dei viaggi internazionali o intercontinentali di massa è esplosa negli ultimi decenni. Fino a cinquanta anni fa erano una rarità. La retorica sull'arricchimento culturale determinato dai viaggi e dal contatto con le varie culture del mondo è gonfiata ad arte. Come dice Mauro Corona, poeta e scrittore, il quadratino di terra che sta davanti a noi contiene tutto l'Universo, se uno sa vederlo; se uno è cretino, può visitare tutti i luoghi della terra, ma rimarrà cretino. Martin Heidegger è stato uno dei più importanti filosofi del XX secolo. In vita sua fece solo un paio di viaggi (in Francia e Italia). Elaborò tutto il suo pensiero filosofico essendo rimasto sempre in una piccola cittadina tedesca. Come del resto fece anche Kant. Solo sul finire della sua vita riuscì a realizzare un sogno: vedere la Grecia. Un viaggio, quando è veramente sentito e fatto magari una sola volta, come rara, unica occasione nella vita, può assumere un valore immenso. Fatto spesso, come svago da supermercato, non serve a niente, se non ad inquinare il pianeta. In alto si può vedere il traffico aereo mondiale nelle 24 ore. E' un impressionante moltitudine di oggetti in movimento altamente inquinanti. Ognuno di quei puntini brucia in poche ore tonnellate di cherosene, producendo gas serra e particolato altamente inquinante per l'atmosfera, la biosfera e il clima del pianeta Terra. Sono emissioni direttamente riversate nella parte alta della troposfera e quindi particolarmente devastanti. Senza parlare delle centinaia di migliaia di imbarcazioni cariche di idrocarburi e sostanze chimiche tossiche che scorrazzano sui mari. I milioni di motori dei veicoli a combustibile fossile delle auto, dei camion, dei pulman contribuiscono alle emissioni inquinanti dei trasporti in tutto il mondo. Il turismo, soprattutto nei paesi ricchi, contribuisce in maniera determinante all'inquinamento generale, e tra pochi anni i cinesi e gli indiani aumenteranno moltissimo i viaggi per turismo. L'atmosfera potrebbe non sopportarlo. Forse bisognerebbe tornare a dare valore al viaggio, affinché sia veramente utile e formativo. Farne pochi, ed in maniera sentita, ritrovando quello che era il suo significato originario: la scoperta che ci riguarda e ci cambia.
Riferisce Giampaolo Pansa nel suo ultimo libro "Poco o niente" che i suoi genitori fecero un unico viaggio in tutta la loro vita: quello di nozze a Riva del Garda, a 260 chilometri di distanza da Casale Monferrato, la loro città. Molti nostri nonni o bisnonni avevano fatto un unico viaggio in tutta la loro vita: quello al fronte nella Prima Guerra Mondiale. La moda dei viaggi internazionali o intercontinentali di massa è esplosa negli ultimi decenni. Fino a cinquanta anni fa erano una rarità. La retorica sull'arricchimento culturale determinato dai viaggi e dal contatto con le varie culture del mondo è gonfiata ad arte. Come dice Mauro Corona, poeta e scrittore, il quadratino di terra che sta davanti a noi contiene tutto l'Universo, se uno sa vederlo; se uno è cretino, può visitare tutti i luoghi della terra, ma rimarrà cretino. Martin Heidegger è stato uno dei più importanti filosofi del XX secolo. In vita sua fece solo un paio di viaggi (in Francia e Italia). Elaborò tutto il suo pensiero filosofico essendo rimasto sempre in una piccola cittadina tedesca. Come del resto fece anche Kant. Solo sul finire della sua vita riuscì a realizzare un sogno: vedere la Grecia. Un viaggio, quando è veramente sentito e fatto magari una sola volta, come rara, unica occasione nella vita, può assumere un valore immenso. Fatto spesso, come svago da supermercato, non serve a niente, se non ad inquinare il pianeta. In alto si può vedere il traffico aereo mondiale nelle 24 ore. E' un impressionante moltitudine di oggetti in movimento altamente inquinanti. Ognuno di quei puntini brucia in poche ore tonnellate di cherosene, producendo gas serra e particolato altamente inquinante per l'atmosfera, la biosfera e il clima del pianeta Terra. Sono emissioni direttamente riversate nella parte alta della troposfera e quindi particolarmente devastanti. Senza parlare delle centinaia di migliaia di imbarcazioni cariche di idrocarburi e sostanze chimiche tossiche che scorrazzano sui mari. I milioni di motori dei veicoli a combustibile fossile delle auto, dei camion, dei pulman contribuiscono alle emissioni inquinanti dei trasporti in tutto il mondo. Il turismo, soprattutto nei paesi ricchi, contribuisce in maniera determinante all'inquinamento generale, e tra pochi anni i cinesi e gli indiani aumenteranno moltissimo i viaggi per turismo. L'atmosfera potrebbe non sopportarlo. Forse bisognerebbe tornare a dare valore al viaggio, affinché sia veramente utile e formativo. Farne pochi, ed in maniera sentita, ritrovando quello che era il suo significato originario: la scoperta che ci riguarda e ci cambia.
lunedì 6 febbraio 2012
UN APOSTOLO DELLA SALVEZZA DEL PIANETA: LUIGI DE MARCHI
Vorrei ricordare oggi questo grande psicologo italiano, morto recentemente, che fu tra i primi in Italia a denunciare la GRANDE RIMOZIONE del problema demografico nella cultura italiana da parte dei maitre a penser, dei tromboni intellettuali del nostro paese. Per me, ma penso per tutti coloro che sentono la fondamentale importanza del problema demografico, il Professor De Marchi è stato una luce nel buio, un riferimento che ha sempre illuminato e chiarito i problemi del mondo attuale. Al di là degli schieramenti e delle posizioni politiche preconcette. Oggi NON SI PUO’ PIU’ TACERE. E’ necessario che tutti prendano coscienza del problema: IL MONDO NON SI POTRA’ SALVARE se non combattiamo tutti per le politiche di denatalità e rientro dolce ad un rapporto sostenibile tra uomo e pianeta Terra.
Riporto un breve articolo, tra gli ultimi, scritto nel 2010 da Luigi De Marchi, e poi allego un link ad un suo audio di una trasmissione per Radio Radicale in cui tratta della GRANDE RIMOZIONE sul problema demografico.
"la pressione insostenibile della popolazione non solo nel Terzo Mondo, ma anche nei paesi europei. Sì, anche nei paesi europei, sebbene le nostre dirigenze sembrino preoccuparsi solo d’incentivare la natalità.
Per parte mia, non ho di certo rimorsi di coscienza. Oltre 45 anni fa, nella mia opera prima (“Sesso e civiltà”, Laterza Editore) definivo l’esplosione demografica “la conseguenza più catastrofica del folle rifiuto di ogni misura denatalista da parte delle autorità costituite e delle organizzazioni internazionali”. ! E già trent’anni fa, mentre i fascistelli rossi del sinistrese mi definivano “agente della CIA” perché lottavo contro la generale negazione della questione demografica, in un Convegno organizzato con Aurelio Peccei ricordavo che la prosperità europea era costruita su una gigantesca economia di trasformazione a sua volta basata sulla massiccia lavorazione di materie prime importate a prezzi di rapina con energie importate anch’esse a prezzi di rapina e segnalavo l’urgenza di un’azione denatalista non solo nel Terzo Mondo (ove la popolazione raddoppiava ogni vent’anni, impedendo ogni seria lotta contro la fame e la povertà) ma anche nell’Occidente avanzato e soprattutto in Europa (ove la densità altissima associata ad altissimi consumi di materie prime ed energie creava un pericoloso squilibrio tra popolazione e risorse del territorio e una pericolosissima dipendenza dell’Europa da governi tirannici e fanatici per la copertura dei suoi bisogni energetici). Ma quei mie appelli sono caduti nell’indifferenza o nella derisione per quasi mezzo secolo. E perfino i “verdi” italiani e stranieri (non a caso provenienti spesso dal fanatismo comunista) hanno sistematicamente negato o rimosso la bomba demografica, madre di tutte le tragedie e della stessa corsa al nucleare. Perché?
Dopotutto innumerevoli sondaggi hanno segnalato l’appoggio delle popolazioni alla regolazione delle nascite. Le misure denataliste avrebbero però comportato per la classe politica una posizione autonoma dalle rispettive gerarchie ecclesiastiche ed imposto di affrontare con chiarezza e buon senso il Grande Tabù, cioè i problemi sessuali legati alla procreazione.
Ebbene oggi siamo al “redde rationem”. Così il mondo si avvia smarrito alla catastrofe energetica e alla guerra per l’accaparramento delle energie. E perfino la crisi atomica iraniana può essere letta in quest’ottica. Mentre infatti le riserve iraniane di greggio sono destinate ad esaurirsi tra vent’anni, per quella data la popolazione sarà aumentata da 70 ad oltre 105 milioni di abitanti.
Insomma, siamo tutti pronti a crepare pur di non affrontare il Grande Tabù. Quale prova migliore della stretta interdipendenza tra psicologia e politica? "
LINK ALL’AUDIO “LA GRANDE RIMOZIONE: LABOMBA DEMOGRAFICA”:
http://www.il-demarchi-pensiero.it/wordpress/wp-content/uploads/2010/12/Gigi_20050801_bomba-demografica.mp3
domenica 5 febbraio 2012
NEW ENERGY TIMES SMENTISCE IL MIT
Il sito di Krivit New Energy Times riporta una diversa versione delle dichiarazioni del Dr. Swartz del Mit. Il guadagno di energia misurato da Hagelstein e collaboratori sarebbe in milliwatt, e quindi il risultato sarebbe in linea con precedenti esperimenti, e non meriterebbe il clamore suscitato. Riporto parte dell'articolo (in Inglese) di New Energy Times:
"Yesterday, New Energy Times reported that Wellesley Hills, Mass., low-energy nuclear reactions researcher Mitchell Swartz made a misleading claim on his personal Web site.
“This JET Energy NANOR(TM) demonstrated a significant energy gain greater than 10,” Swartz wrote.
New Energy Times had received a tip from a LENR researcher that the gain was 18 milliwatts.
Today, another LENR researcher provided us with Swartz's data. The first researcher was off, but not by much. It was 80 milliwatts, not 18.
When Swartz published his claim on his Web site, he failed to tell readers - many of whom are new to LENR - that his claim was in milliwatts. This was a crucial omission because, for the past year, most of the news in LENR has been dominated by the extraordinary claims of "Energy Catalyzer" inventor Andrea Rossi, who has made claims in megawatts.
Less significant, but still important, was that Swartz failed to tell readers that the excess-heat period ran for only three minutes.
Swartz's results are no different from thousands of other LENR experiments in the last 23 years. A LENR researcher who requested anonymity was surprised that Swartz would report this as a significant result.
"There are three graphs," the researcher wrote. "The third one is the only understandable one. Swartz's demonstration was showing an efficiency of 10, which sounds good, but his peak power output is only 80 milliwatts! That's right: MILLIWATTS!
"In 23 years, he has yet to sustain anything more than 1 watt. There is little in Swartz's work to get excited about."
The second researcher, who provided Swartz's slides today, wrote this comment to me in an e-mail:
"When you look at the data, you can see, barely, a 1 degree C temperature rise for about three minutes, using about 12 mW of input power to produce less than 100 milliwatts of heat. This is not a breakthrough."
Schema delle misurazioni di energia input-output dell'esperimento di gennaio 2012 del Mit (cliccare su di esso per ingrandire):
Non resta che rimanere in attesa di ulteriori spiegazioni da parte dei ricercatori del gruppo JET ENERGY del MIT.
"Yesterday, New Energy Times reported that Wellesley Hills, Mass., low-energy nuclear reactions researcher Mitchell Swartz made a misleading claim on his personal Web site.
“This JET Energy NANOR(TM) demonstrated a significant energy gain greater than 10,” Swartz wrote.
New Energy Times had received a tip from a LENR researcher that the gain was 18 milliwatts.
Today, another LENR researcher provided us with Swartz's data. The first researcher was off, but not by much. It was 80 milliwatts, not 18.
When Swartz published his claim on his Web site, he failed to tell readers - many of whom are new to LENR - that his claim was in milliwatts. This was a crucial omission because, for the past year, most of the news in LENR has been dominated by the extraordinary claims of "Energy Catalyzer" inventor Andrea Rossi, who has made claims in megawatts.
Less significant, but still important, was that Swartz failed to tell readers that the excess-heat period ran for only three minutes.
Swartz's results are no different from thousands of other LENR experiments in the last 23 years. A LENR researcher who requested anonymity was surprised that Swartz would report this as a significant result.
"There are three graphs," the researcher wrote. "The third one is the only understandable one. Swartz's demonstration was showing an efficiency of 10, which sounds good, but his peak power output is only 80 milliwatts! That's right: MILLIWATTS!
"In 23 years, he has yet to sustain anything more than 1 watt. There is little in Swartz's work to get excited about."
The second researcher, who provided Swartz's slides today, wrote this comment to me in an e-mail:
"When you look at the data, you can see, barely, a 1 degree C temperature rise for about three minutes, using about 12 mW of input power to produce less than 100 milliwatts of heat. This is not a breakthrough."
Schema delle misurazioni di energia input-output dell'esperimento di gennaio 2012 del Mit (cliccare su di esso per ingrandire):
Non resta che rimanere in attesa di ulteriori spiegazioni da parte dei ricercatori del gruppo JET ENERGY del MIT.
venerdì 3 febbraio 2012
SUCCESSO AL MIT: RISULTATO POSITIVO DI UN NUOVO ESPERIMENTO SULLA FUSIONE FREDDA-LENR
UN CLAMOROSO ANNUNCIO VIENE DAGLI USA: IL PROF. HAGELSTEIN E I SUOI COLLABORATORI DEL MIT AVREBBERO RIPRODOTTO CON SUCCESSO LA FUSIONE FREDDA (CON UN SISTEMA DIVERSO DA QUELLO DI ROSSI):
http://coldfusionnow.wordpress.com/
Dopo l'annuncio storico di Fleischman e Pons al Massachusetts Institute -già nel 1989- erano cominciati gli esperimenti sulla cosidetta Fusione Fredda, con esiti positivi. Ma presto, per motivi sconosciuti, fu tutto messo a tacere.
Nel 1999 Eugene Mallove, allora capo dell’ufficio stampa del MIT, ammise che alcuni grafici afferenti a quei test furono alterati senza ragione, probabilmente per evitare che lo studio delle reazioni LENR rubasse scena e fondi alle ricerche sul nucleare classico.
Proprio in questi giorni sui siti americani si parla di una prova riuscita proprio al MIT su un reattore a fusione fredda . Il reattore in questione non è né quello del duo Fleischmann-Pons (di cui però replica la reazione), né tanto meno l’E-Cat di Andrea Rossi e Sergio Focardi – anche se si è probabilmente tenuto conto degli sviluppi avuti dai vari sistemi di FF elaborati nel frattempo da vari ricercatori nel mondo.
Ad essere stato testato è stato il reattore che da anni stanno mettendo a punto quelli della JET Energy, chiamato: Lattice-Assisted Nuclear Reaction (LANR). Sono il frutto dello sviluppo delle prime ricerche portate avanti al MIT dai Professori Hagelstein e Swartz (in un primo tempo, già nel 1989 e negli anni seguenti) e poi dai Prof. Keith Johnson e Dr. Graham Hubler del Naval Research Laboratory. Sulla rivista scientifica Infinite Energy Issue n.24 del marzo-aprile 1999 furono riportati i reali risultati degli esperimenti che ribaltavano le precedenti falsificazioni. Eugene F. Mallove, scienziato del MIT, editore di Infinite Energy magazine, riferiva in una sua pubblicazione circostanziata e documentata d una ricca bibliografia, le vicende relative alle ricerche sulla Fusione Fredda (http://www.infinite-energy.com/images/pdfs/mitcfreport.pdf). Mallove veniva ucciso in circostanze sospette nel 2004: vai al sito http://pureenergysystems.com/obituaries/2004/EugeneMallove. Hagelstein e Scwartz avevano ottenuto risultati importanti negli esperimenti sulla fusione fredda anche nel 2003, ma le notizie furono nuovamente silenziate sia dagli scienziati che dai midia. Il tempo non era ancora maturo e le resistenze ancora forti. Oggi la situazione, si spera, è diversa. Il nome "Lattice-Assisted Nuclear Reaction" del nuovo esperimento deriva dal fatto che sarebbe proprio un particolare lattice costruito a partire da nanotecnologie a indurre la reazione nucleare a basse temperature. A reagire, sono due atomi di idrogeno (Deuterio e Trizio) che si fondono in un isotopo stabile dell’Elio. Si tratta, come detto, della stessa reazione scoperta da Fleischmann-Pons; invece, l’E-Cat di Andrea Rossi catalizzerebbe una reazione a bassa energia fra idrogeno e nichel, ottenendo del rame.
L’energia prodotta dal reattore al MIT sarebbe 10 volte superiore a quella immessa per attivarlo. Inoltre, diversamente rispetto al caso di Rossi, il prof. Hagelstein avrebbe fornito delle basi scientifiche in grado di spiegare l’accaduto.
Ora sembra che la verità stia venedo fuori. I "clamors"del nuovo esperimento effettuato al MIT giorni fa, difficilmente potranno essere messi a tacere come quelli del passato. Ormai le ricerche sono diffuse in tutto il mondo, e l'apparecchio di Rossi e Focardi ha smosso le acque in maniera irreversibile. Gli interessi economici e geo-politici che si oppongono alla nuova fisica sono tuttavia ancora forti e agguerriti. Si tratta di vigilare.
mercoledì 1 febbraio 2012
BRUTTE NOTIZIE PER L'ITALIA
LA TRAGEDIA ITALIANA: VERSO I 61 MILIONI DI ABITANTI
Ciò che minaccia l’Italia non sono le alluvioni e nemmeno i terremoti, che ci sono sempre stati. Ciò che sta distruggendo in maniera definitiva il Bel Paese è la demografia. Dall’ultimo rapporto Istat (gennaio 2012) si apprende infatti che la popolazione dei residenti in Italia è arrivata a quasi 61 milioni (60 milioni 851 mila al primo gennaio). Ogni anno arrivano tra i 400 e i 500 mila stranieri a risiedere in Italia. La curva della popolazione in Italia è tornata così a impennarsi dopo la relativa stasi degli anni (’80-’90), vedi figura.
Con questi tassi rischiamo di arrivare in pochi anni ai 70 milioni di abitanti. Questo accade in un paese che 100 anni fa aveva 30 milioni di abitanti: uno spaventoso boom demografico. Non stiamo parlando di un contenitore e un contenuto, come molti imbecilli fanno finta di credere. E’ noto il loro ritornello: c’è posto per tutti, ci sono tanti spazi ancora liberi, c’è bisogno di giovani ecc. ecc. Aumento della densità demografica significa una serie certa di conseguenze:
CONSUMO DI TERRITORIO VERDE E CEMENTIFICAZIONE
NECESSITA’ ABITATIVE CON NUOVE COSTRUZIONI E INFRASTRUTTURE
AUMENTO DI STRUTTURE VIARIE, MOBILITA’, CONSUMI
NECESSITA’ DI INTENSIFICARE PRODUZIONI AGRICOLE CON USO DI PRODOTTI CHIMICI
NECESSITA’ DI ASSICURARE POSTI DI LAVORO INDOTTI (NUOVI IMPIANTI, NUOVE ATTIVITA’, ALTRI PRODOTTI, ALTRI INQUINANTI…)
ULTERIORI POLLUZIONI, RIFIUTI, DISCARICHE, USO SOSTANZE CHIMICHE, EMISSIONI GAS SERRA, CONSUMO DI ACQUE, SCARICHI TOSSICI ECC.
Del resto è quello che è avvenuto negli ultimi anni e che sta avvenendo ogni giorno sotto i nostri occhi. Lo fotografa un rapporto-dossier del Fai e del WWF sul consumo del suolo, intitolato “Terra Rubata”, presentato a Milano. Vi si delinea un’Italia erosa dalle lobby del cemento e del mattone che la fagocitano al ritmo di 75 ettari al giorno. Tesori naturalistici, terreni agricoli che non saranno più restituiti all’ambiente e alla collettività. Si stima nel rapporto che nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di
circa 600mila ettari, pari a una conversione urbana di 75 ettari al giorno,
come un quadrato di 6400 kmq. Nel dossier si sostiene che, negli ultimi 50
anni, l’area urbana in Italia si sia moltiplicata di 3,5 volte ed è aumentata,
dagli anni ‘50 ai primi anni del 2000, di quasi 600mila ettari. In particolare,
in 50 anni persino quei Comuni che si sono svuotati con l’emigrazione sono
cresciuti di oltre 800 mq. per ogni abitante perso.
I progetti delle grandi infrastrutture, invece, mettono a rischio 84 aree
protette, 192 siti di interesse comunitario e 64 international bird area.
«Il risultato: il 70% dei Comuni è interessato da frane che, tra il 1950 e il
2009, hanno provocato 6439 vittime». Tutto questo non si può arrestare in presenza di un aumento costante annuale della popolazione italiana al ritmo annuale di circa trecentomila-quattrocentomila abitanti. Le persone hanno bisogno di case, di infrastrutture, di lavoro. Le imprese non possono chiudere, ormai l’industria della cementificazione è una delle principali in Italia.
Di fronte a tutto ciò nessuno si preoccupa che nel nostro paese ogni giorno sparisce la campagna, gli alberi, l’acqua pulita, il cielo azzurro, gli animali, i paesaggi, le valli, le coste e i mari trasparenti. Certo, per qualcuno queste cose non valgono niente . L’Italia è un paese disgraziato, pieno di prefiche che piangono sui pochi giovani, sulle poche nascite. Evidentemente sessantuno milioni di umani sono ancora pochi. Chiedono altra devastazione, la scomparsa del Bel Paese.
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