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venerdì 10 febbraio 2012
LA NUOVA DISCARICA DI ROMA NELL'AGRO ROMANO ANTICO
La Regione Lazio ha individuato un sito ottimale per la NUOVA DISCARICA: in pieno Agro Romano Antico, a poca distanza dalla Villa Adriana, patrimonio mondiale dell'umanità, ed in pieno territorio di alto valore storico, archeologico e paesaggistico. Riporto un articolo di Italia Nostra sul valore dell'Agro Romano Antico e sulla follia di distruzione che sembra aver interessato tutti, dalle istituzioni pubbliche che ne vogliono fare una discarica, ai privati cittadini che vi costruiscono abusivamente.
L’area pedemontana che si stende tra Tivoli e Palestrina è ricca di impor -
tanti testimonianze archeologiche, le più importanti forse in Italia Centra-
le, se si esclude l’area urbana di Roma.
Si tratta, nella zona più vicina a Tivoli, di imponenti resti di ville attri-
buite dalla tradizione a personaggi di primissima importanza storica, come
Bruto, Cassio, Varo. Sono resti ben visibili tra gli oliveti secolari, di impianto
rinascimentale. Nei pressi di Palestrina abbiamo anche, oltre a interessanti resti di ville,
un lungo tratto di basolato dell’antica via Prenestina, e uno dei meglio con-
servati. Tra le due città, nelle valli scavate nel tufo dai corsi d’acqua che scen-
dono dai monti Prenestini, si trovano i più imponenti resti di acquedotti ro-
mani d’Italia. Si tratta soprattutto di grandi ponti, alcuni dei quali ancora integri nelle strutture murarie principali. Le valli conservano l’originario aspetto boscoso, e ospitano ancora una flora e una fauna di grande interesse.
A monte, nella piana dell’Empiglione, tra Tivoli e Castel Madama, si possono ammirare numerosi resti di arcate degli stessi acquedotti, costruite per mantenere la quota e poter perforare
i monti in posizione conveniente. Di questo grande patrimonio archeo logico e ambientale sono più o meno degnamente valorizzati solo la Villa Adriana a Tivoli e il tempio della Fortuna a Palestrina. Il resto è solo occasionalmente visitato da volenterosi visitatori, che, stimolati dalle numerose riproduzioni pittoriche del paesaggio e dei monumenti, ammirate in qualche museo o mostra, e dalle citazioni letterarie, non si fanno scoraggiare dal fatto che non trovano sul posto nè centri di visita, né alberghi.
La tutela di questo territorio è affidata a vincoli paesistici e archeologici che lo coprono in parte notevole, e che, almeno in teoria, dovrebbero conservarlo per le future generazioni. La presenza nella zona di alcune delle maggiori ville della romanità, mai scavate sistematicamente, basterebbe a garantire lavoro di prim’ordine ai futuri archeologi. In pratica però i vincoli non sono sufficienti a garantire la tutela, e anzi il processo distruttivo ha subito negli ultimi anni una costante accelerazione.
L’azione delle macchine agricole fa crollare le mura delle antiche ville e i ponti degli acquedotti. Scompaiono gli ulivi secolari, bruciati dagli incendi o estirpati per far posto a nuove culture più redditizie. Scompaiono le grandi querce in filari e le tradizionali siepi nei campi e lungo le strade, per “liberare” il suolo che occupano, senza preoccuparsi del ruolo che hanno nel fissare il terreno e trattenere l’umidità. Appaiono invece sempre nuove discariche abusive. I ripidi pendii dei valloni tufacei vengono disboscati, innescando fenomeni di erosione. In aggiunta c’è un abusivismo edilizio diffuso che non rispetta neanche i ruderi più famosi. C’è il rischio concreto che questo grande patrimonio, tra i maggiori d’Europa, sparisca, lasciando il posto a un paesaggio degradato simile a quello che si può già osservare in prossimità del raccordo anulare. Se questo avvenisse i centri urbani, Castel Madama, San Gregorio, Casape, Poli, Gallicano, Zagarolo e le stesse città di Tivoli e di Palestrina, difficilmente eviterebbero di trasformarsi in degradate borgate.
In assenza di adeguate misure di tutela e di valorizzazione questo sarà il risultato inevitabile dell’espansione della metropoli verso est, già iniziata con la costruzione della bretella Fia-
no-San Cesareo, che prosegue ora con l’espansione di Ponte di Nona e le relative infrastrutture.
Le azioni di Italia Nostra per la tutela dell’Agro Romano Antico
L’Agro Romano Antico è il nome del progetto di ampio respiro di valorizzazione, promozione e gestione dell’area compresa tra le antichissime città latine di Tibur, Praenestee Gabii.
La Provincia di Roma, soggetto attuatore dell’iniziativa, ha sottoscritto con l’associazione Italia Nostra un accordo di ampio respiro che ha portato in prima istanza a inserire l’area tra
quelle meritevoli di valorizzazione ai sensi della Legge Regionale n. 40.
Inoltre con il lavoro capillare sul territorio si è creato un network tra amministrazioni, imprenditori, cittadini e associazioni per trovare un modello di gestione unitario dell’intera
area.
Il gruppo di lavoro costituitosi presso l’Assessorato all’Ambiente della Provincia ha recuperato il lavoro effettuato a partire dagli anni ’90 dal WWF e di Italia Nostra di Tivoli, più altre associazioni prenestine tra cui Aefula, Il Nibbio Bruno, Orchideae le sezioni del CAI di Tivoli e Palestrina nonché Fedetrek.
Il primo risultato importante si è avuto con l’edizione di una guida storico-naturalistica dell’Agro con relativi itinerari di visita curata dagli arch.tti Francesca Condò ed Enrico De Vita e pubblicata dall’editore Gangemi.
Parallelamente al progetto provinciale si è sviluppato un lavoro di documentazione del territorio con la produzione, sino ad ora, di due video, uno sull’Agro e uno su Tivoli, che sono
libe ramente visibili sul canale http://www.youtube.com/user/eremoII, ge-
stito dal regista Giuliano Petrelli.
Nei prossimi mesi verranno prodotti altri filmati per documentare le bellezze del nostro territorio e anche per porre solide basi alla battaglia contro la discarica di Corcolle che minerebbe uno degli angoli più belli dell’Agro.
L.M.
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