Chi oggi ha 45 anni può vantare un triste primato: durante la sua vita si è assistito alla più grande esplosione demografica di sempre che ha portato la popolazione mondiale a raddoppiarsi in pochi decenni. Oggi siamo 7,2 miliardi e nel 2040 sono previsti 9 miliardi di umani. Insieme a questo spaventoso incremento di numero e densità di abitanti si assiste ad un altro fenomeno senza precedenti: una urbanizzazione massiccia che vede l’uomo diventare per la prima volta una specie urbana. Nel 1900, 150 milioni di persone vivevano in contesti cittadini. Nel 2000 erano 2,8 miliardi, con un incremento di 19 volte. Dal 2008 più della metà della popolazione mondiale vive nelle città. Nel 1900 esistevano soltanto una manciata di città con un milione di abitanti. Oggi 431 città superano questo valore e ci sono 19 megalopoli con più di 10 milioni di residenti. Presto il numero delle megalopoli sarà molto più alto e molte città di media grandezza si avviano in tutto il mondo a diventare megalopoli. Insieme alla popolazione è esplosa la civiltà dei consumi. Il concetto che sta alla base della moderna civiltà dei consumi è che la natura è un bene , o forse neanche un bene ma una “cosa”, da consumare a volontà. Ma come affermò chiaramente Meadows nel libro “ I Limiti dello sviluppo” il testo sviluppato su incarico del Club di Roma per denunciare la strada senza ritorno intrapresa dall’uomo sul pianeta, noi viviamo in un ambiente dalle risorse limitate e non possiamo continuare a crescere in popolazione e nei consumi senza alcun limite. Gli effetti di questa follia sono sotto i nostri occhi: inquinamento, surriscaldamento, esaurimento delle risorse. Oggi di petrolio c’è n’è ancora in quantità, ma si tratta di petrolio di pessima qualità (pesante e acido) e di difficile estrazione, frammisto a terreni rocciosi che richiedono tecniche complesse e costose per separare il petrolio dalle rocce. Costa molto anche raffinarlo. E’ finita l’economia basata sul petrolio a basso costo, oggi il picco è stato superato. E’ necessario sviluppare per il futuro energie post-petrolifere. E’ in questo contesto, con il prezzo dei combustibili liquidi che salgono oltre il 250% e le difficoltà economiche conseguenti –la crisi mondiale attuale non è che l’effetto di questo aumento di costi dell’energia- che assistiamo al fenomeno di una massiccia urbanizzazione che sta portando a generare e crescere sempre più megalopoli. Solo in Cina,al 18° Congresso del partito, si è parlato di una migrazione biblica di 400 milioni di persone dalle campagne verso le città nei prossimi 10 anni. Pechino è un esempio pessimo di megalopoli già fortemente inquinata, con una cappa di smog e particolato che interessa una vasta area intorno, visibile dai satelliti.I tassi di mortalità per cancro sono in forte aumento nella popolazione cinese. Pechino è poi soggetta, per il cambiamento climatico e l’uso errato delle acque, agli effetti della desertificazione che sta interessando il nord della Cina. Quasi il 90% delle falde acquifere cinesi è inquinato. I prodotti agricoli delle campagne circostanti Pechino, Shangai, Canton e altre megalopoli contengono metalli pesanti, antiparassitari organofosforici e altri veleni. Nel Congresso si è dichiarato che la popolazione inurbata in Cina è oggi del 57%, ma si prevede che nel 2025 % l’inurbamento arriverà al 70% della popolazione. Si tratta di una delle più grandi migrazioni dell’umanità di tutti i tempi. L’inurbamento massiccio è stato il motore trainante della crescita economica in Cina nel passato decennio. Per porre riparo ai fenomeni di inquinamento e di degradazione della qualità della vita (la popolazione cinese urbana è a livelli altissimi di stress e di bassa qualità di vita) si sta pensando di intervenire favorendo la distribuzione della popolazione che migra dalle campagne verso le città e i villaggi più piccoli, in maniera da creare una rete di piccole città in cui la vita sia più sostenibile. A Pechino il Pm 2,5 ha superato quota 250, dai 35 alle 50 volte superiore ai tassi giudicati tollerabili dall’OMS. Fenomeni analoghi stanno avvenendo in India e in Africa. A differenza della Cina né in India né in Africa si stanno prendendo provvedimenti per ridurre la crecita demografica o migliorare la distribuzione della popolazione. Megalopoli come New Deli, Calcutta, Mumbai, Bangalore, Surat in India e come Lagos, Abuja, Il Cairo, Dar El Salama, Nairobi, Abidjan, in Africa, crescerano in modo esponenziale nei prossimi anni. La vertiginosa crescita demografica toccherà per il 70% le città . Per l’Africa l’Onu ha stimato che la popolazione che vive nelle città passerà dai 395 milioni del 2009, al miliardo e 230 milioni nel 2050. Fin da ora, precisa l’Onu, è necessario creare un “futuro sostenibile” con “politiche adeguate” e “investimenti nei settori edilizi e nei servizi essenziali”, altrimenti il futuro sarà “catastrofico”. La rapida urbanizzazione trasformerà anche gli insediamenti situati nelle periferie delle metropoli, dove sono stanziate milioni di persone, stipate in baracche di fortuna, costruite col fango e lamiera e dove dilagano fame e malattie. In questo contesto è urgente intraprendere politiche di controllo della crescita demografica, ma ciò non basta, occorre ripensare le città e rivedere il rapporto che abbiamo con la natura. La trasformazione esplosiva delle città in megalopoli ha ignorato del tutto la natura. La crescita non è stata programmata né dal punto i vista architettonico né da quello urbanistico. Ad esempio si poteva disegnare una città con sviluppo verticale in cui le singole unità urbane fossero ottimizzate per trasporti, verde, consumi energetici (autosufficienza), servizi e centri polifunzionali (lavoro, svago, sport, intrattenimento, connessione informatica ecc.). Gli edifici potevano essere progettati per essere edifici intelligenti integrati con il tessuto cittadino e con un rapporto stretto con la natura, in simbiosi con essa. Tutto questo è mancato per pura speculazione, convenienza economica, ignoranza e degrado. Le unità urbane delle megalopoli sono cresciute in maniera caotica e costituiscono invece spaventosi ammassi di cemento monofunzionali, alveari-dormitori residenziali senza servizi, senza integrazione, senza rapporto con la natura, senza intelligenza. Anche in Cina, la seconda economia del mondo, si è avuto un approccio paradigmatico ed economicistico-speculativo e si è pensato esclusivamente al Pil e non alla qualità della vita della gente. La vita delle persone in queste megalopoli è stressante, meccanica, ripetitiva, senza scopo se non la sussistenza economica, priva di bellezza. Già nel 1968 Robert Kennedy aveva dichiarato che il Pil è un falso elemento per giudicare la qualità della vita. Lo sviluppo di una società non consiste nella pura crescita demografica ed economica, non consiste soprattutto nella distruzione della natura considerata bene di consumo come qualsiasi altra merce. Oggi in Cina non si vive, l’aria è irrespirabile, le malattie respiratorie e neoplastiche sono in forte aumento, lo stress distrugge il sistema nervoso, dilagano ansia e depressione. E questo è un fenomeno che caratterizza tutte le megalopoli, anche quelle di paesi con una lunga tradizione economica come Usa e Brasile. Il disastro è avvenuto negli ultimi 60 anni. Meadows disse già nel 1972 che in un sistema limitato (come è la biosfera terrestre) lo sviluppo infinito non sarebbe stato possibile. Come fa notare Luca Pardi, già segretario della associazione Rientrodolce, il sistema olistico costituito dal nostro pianeta avrà in un modo o nell’altro un rientro nella sostenibilità, e questo rientro non sarà ottenuto dal basso con una regolamentazione ordinata della demografia e della produzione al ribasso. Ormai abbiamo superato il valore soglia della capacità di carico del sistema olistico Terra e la sostenibilità sarà raggiunta dall’alto in maniera traumatica. La popolazione umana, considerata olisticamente, è già in overshot e il sistema riandrà in equilibrio in tempi non lunghissimi per effetto dell’esaurimento delle risorse, riduzione dell’energia disponibile, inquinamento. In fondo anche la spontanea riduzione di natalità che avviene all’interno delle popolazioni che vivono nelle megalopoli (come dimostrato da studi statistici) è un effetto olistico in cui stress, densità abitativa, costi, modificazioni comportamentali giocano un ruolo per cercare di attenuare il disagio attraverso la riduzione della natalità. Oggi gli studi demografici ancora si fanno utilizzando proiezioni e curve statistiche che non tengono in considerazione l’aspetto olistico e di sistema: ci vogliono nuovi modelli olistici per lo studio delle dinamiche demografiche che diano migliori previsioni e calcolino meglio la sostenibilità dei sistemi biologici complessi in simbiosi con la natura da cui provengono. Tali modelli olistici ancora non esistono e per questo i demografi ragionano ancora come se le popolazioni vivessero in spazi vuoti semplicemente da riempire. Bisogna che urbanisti, demografi e politici si riuniscano e discutano dei problemi enormi a cui la Terra si sta avviando e prendano misure urgenti per regolare il processo, attuando in primo luogo rigide politiche di controllo delle nascite e decrescita demografica e nuovi modelli di città e di abitare umano che sia rispettoso dell’ambiente e della natura. E’ necessaria una nuova alleanza, una nuova relazione tra uomo e ambiente basata su una diversa visione etica che veda al centro la natura e non gli interessi egoistici della specie umana.
(Gli spunti di questo articolo, tra cui molte delle cifre riportate, sono venuti dal programma “La bomba urbana e demografica in un pianeta al collaso”, trasmesso su radio radicale il 23 giugno scorso, con la partecipazione dell’architetto e urbanista Aldo Loris Rossi, di Luca Pardi dell’associazione Rientrodolce e del giornalista Radicioni esperto della Cina).
<< Oggi gli studi demografici ancora si fanno utilizzando proiezioni e curve statistiche che non tengono in considerazione l’aspetto olistico e di sistema >>
RispondiEliminaCaro Agobit, questo è senz'altro un problema gravissimo e, purtroppo, ben lontano dal trovare una soluzione.
Oggi come oggi, i demografi non dovrebbero più permettersi di fare gli statistici neutrali.
Dovrebbero scendere in canpo e, con la loro autorevolezza, aiutare la gente a capire.
Caro Lumen, l'ignoranza sul tema è ancora tanta. Basta vedere i giornali di oggi (26 giugno) che in articoli tutti dello stesso tenore si disperano perché in Italia la popolazione è crescita nell'anno trascorso del solo 0,5 %. Ovviamente grazie all'arrivo di centinaia di migliaia di immigrati. Secondo costoro la popolazione dovrebbe crescere molto di più. Dove metteremo tutta questa gente se non in altri milioni di metri cubi di cemento? Purtroppo le pianure rimaste sono quasi esaurite, ma ci sono da cementificare le alpi e gli appennini...
RispondiEliminaLa terra è grande è c'è spazio per tutti ma non per l'egoismo di pochi....nascono pochi bimbi e la vita media si è allungata non siamo in troppi....qualcosa non torna! forse vogliono farci credere di essere in troppi, così poi tireranno fuori qualcosa di nuovo e distruttivo e ci diranno che serve per la sovrappopolazione globale....
RispondiEliminaCara Claudia ti sbagli. Anche tu sei una vittima delle mistificazioni di preti e dei poteri che vogliono speculare su quel che resta di questo povero pianeta. L'egoismo, l'unico vero egoismo, è quello della nostra specie che sta distruggendo tutto. Non passerà molto tempo che questi concetti ti saranno più chiari.
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