Il Wwf ha presentato i risultati della prima fase di “RiutilizziAmo l’Italia”, campagna promossa per raccogliere dati, idee e progetti contro lo sfruttamento dissennato del territorio.
Barbara Bonomi, referente Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia e responsabile per Slow Food Lazio, presente al convegno: “Ormai irrinunciabile lo stop al consumo di suolo, con particolare attenzione per quello agricolo”.
Una rivoluzione culturale che riporti al centro dell’attenzione l’ambiente, il paesaggio e, quindi, la qualità della vita di ognuno di noi. Competenze ed esperienze in materia di tutela del territorio e recupero di strutture dismesse o degradate, si sono incontrate a Roma il 31 maggio e il 1° giugno per “RiutilizziAmo l’Italia”, campagna promossa dal Wwf, in occasione della presentazione dei risultati relativi alla prima fase dell’iniziativa, “Il censimento delle idee, proposte, progetti”. D’alto valore simbolico il luogo scelto per l’evento, l’aula Adalberto Libera all’interno dell’ex mattatoio di Testaccio: un edificio recuperato con successo e donato alla facoltà di architettura dell’università Roma Tre.
Una sfida educativa prima che ambientale ed economica, per trasmettere all’opinione pubblica sempre più sensibile a certi temi, l’enorme importanza del recupero e riuso di quanto già edificato e non più utilizzato. Per ridare futuro e dignità a luoghi abbandonati riconsegnandoli alle comunità e realizzando un’idea nuova di economia, che crei lavoro salvaguardando le grandi ricchezze naturali, storiche e paesistiche che l’Italia, in questo davvero inimitabile, può vantare.
“Enormi sono le quantità di edifici, opere e in generale manufatti che costellano il nostro territorio e che non sono utilizzati”, si legge nella relazione introduttiva al convegno organizzato dal Wwf Italia. “Si tratta di recuperarli, riportarli a una nuova funzionalità, a una capacità produttiva utile alla collettività o demolirli, eliminando il danno insito nella loro presenza e avviando così un’opera di rinaturalizzazione delle aree interessate. Si tratta di concepire interventi che servano a restituire beni alla comunità, recuperandone l’utilità e la fruizione collettiva”.
Salviamo il Paesaggio non ha fatto mancare il proprio apporto al convegno romano, con l’intervento di Barbara Bonomi, referente del coordinamento di Roma e Provincia e responsabile per Slow Food Lazio, che si è soffermata sulle battaglie del Forum per il censimento nazionale degli edifici e il blocco del consumo di suolo. “Non c’è più margine per consumare suolo agricolo, dobbiamo fermare il consumo di suoli fertili ora, altrimenti non avremo più cibo a sufficienza, cibo di qualità, contadini e piccoli allevatori, che sono anche custodi anche della nostra identità, del nostro sapere, della biodiversità”. Temi sui quali c’è assoluta convergenza con il Wwf.
La prima fase di “RiutilizziAmo l’Italia”, infatti, condotta da giugno a novembre 2012, ha consentito di raccogliere 575 schede di segnalazione in cui sono state illustrate proposte di recupero e riutilizzo di altrettanti edifici ed aree dismesse, abbandonate, sottoutilizzate. Le schede, provenienti da tutta Italia, per circa la metà propongono forme di riutilizzazione e riqualificazione green, come verde pubblico, orti urbani e conservazione di usi agricoli. Per l’altra metà forme di riutilizzo sociale del patrimonio urbanistico, dai servizi sportivi e culturali a centri di aggregazione.
Un capovolgimento di visuale che permetta il passaggio dal cieco ed egoistico sfruttamento del suolo e delle sue risorse, che “ha degradato il paesaggio”, prosegue la nota, “ne ha dequalificato il valore, lo ha privatizzato compiendo un inutile sacrificio per una forma di sviluppo che non solo poteva essere diversa, ma che non ha neanche garantito l’auspicato benessere”.
Al convegno sono stati inoltre presentati progetti concreti realizzati in varie parti d’Italia. Da Napoli alla Puglia, da Milano al nord est, fino a Siena, Case Histories esposti da giovani ricercatori e docenti universitari, testimoni che raccontano di un Paese che non si arrende al cemento e alla distruzione del paesaggio, che crea gravi danni economici oltre che culturali e ambientali.
Per realizzare infatti quelle strutture che oggi rimangono inutilizzate e deturpano l’ambiente italiano “è stata impegnata una quantità di energia che è rimasta accumulata in esse”, prosegue la nota del Wwf. “È come se si fosse costituito un deposito energetico oggi disponibile. Non sfruttarlo implica la perdita del patrimonio di energia e ciò costituirebbe un ulteriore spreco del tutto insostenibile oltreché illogico”. Operare su queste realtà per recuperarle significa anche realizzare un progetto economico che restituisca ai cittadini un patrimonio oggi indisponibile che, oltretutto, può rimettere in moto un comparto, quello dell’edilizia “che non può essere concentrato solo sulle nuove costruzioni”.
E così, la seconda fase di “RiutilizziAmo l’Italia” iniziata a marzo 2013, prevede “una proposta integrata da sottoporre al Governo e alle Amministrazioni in grado di agevolare il riuso attraverso varie leve, da quelle fiscali a quelle normative”.
Una nuova fase di partecipazione di cittadini e Istituzioni sul tema del consumo di suolo. I lavori si concluderanno a fine 2014. La strada per il raggiungimento degli obiettivi è ancora lunga, ma le idee sono chiare e procedono spedite sulle gambe di quell’Italia che vuole essere diversa.
Marco Bombagi
coordinamento Roma e Provinci
coordinamento Roma e Provinci
<< Colpisce il fatto che esistano decine di migliaia di manufatti in cemento abbandonati e inutilizzati, mentre i costruttori cementificano ogni giorno centinaia di nuovi ettari sottraendoli all'agricoltura e al paesaggio. >>
RispondiEliminaQuesto è davvero sconvolgente.
Si dovrebbe bloccare IMMEDIATAMENTE e TOTALMENTE quasiasi nuova costruzione ad uso abitativo, commerciale o produttivo.
Prima ristrutturiamo e rimettiamo in ordine tutte le costruzioni già esistenti, poi ne riparliamo con calma.