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giovedì 28 febbraio 2013
L'OCCASIONE A 5 STELLE
Un movimento politico nascente è una opportunità, specie nella realtà italiana fatta di politicume ideologico e corruzione diffusa. Il movimento 5 stelle, che ha avuto una buona affermazione nelle recenti elezioni, raggiungendo in un colpo solo il 25 %, è una grande opportunità se saprà cogliere l'occasione. L'Italia, come tutta l'Europa e l'Occidente deve cambiare rapidamente. Non è più possibile andare avanti con l'industrializzazione tradizionale, la cementificazione, l'ambiente inteso come grande discarica delle attività umane. Propongo agli eletti del M5S di prendere alcuni testi storici del vero ambientalismo, come "I limiti dello sviluppo" di D. Meadows (club di Roma), "La bomba demografica" di Paul Ehrlich, "Primavera silenziosa" di Rachel Carson, "Gaia, nuove idee sull'ecologia di James Lovelock, e leggerli attentamente per farne la base di proposte nuove per noi, l'Italia, l'Europa, il pianeta. Stop alla crescita demografica esponenziale, stop al consumo sempre crescente di idrocarburi, stop all'uso sconsiderato di veleni e pesticidi, stop alle emissioni senza limiti di particolato e fumi industriali, stop alla cementificazione a tappeto e alla distruzione di paesaggio. Propongo al M5S di presentare come prima proposta di legge il divieto di consumo ulteriore di suolo verde e di devastazione del paesaggio italiano. Ogni costruttore che edifica su terreno verde, di alto valore paesaggistico o meno, deve essere considerato un criminale fino a prova contraria ( eccezioni per particolari casi di interesse pubblico). L'unica attività edilizia consentita dovrebbero essere le infrastrutture di assoluta necessità (non certo la Tav!) e la riqualificazione del già costruito o la sua riedificazione su nuovi progetti compatibili. Lo spettacolo di Berlusconi e Bersani che si lamentano della crisi del settore delle costruzioni deve essere un triste esempio di vecchia politica. Il settore delle costruzioni va ridimensionato e riqualificato come settore delle ristrutturazioni e ricostruzioni delle aree degradate dallo scempio edilizio degli anni dal dopoguerra ad oggi. Va interrotta, come espressione di politica mafiosa, ogni speculazione che riguardi suolo privato o pubblico verde. Le aree agricole o verdi di pertinenza dei privati non dovrebbero poter essere vendute, se non allo stato a un prezzo anti-speculazione. Sarà poi lo stato a provvedere alla eventuale vendita incassando le plusvalenze, e solo per opere di interesse pubblico. Non si può speculare sul suolo verde, chi lo fa compie un crimine che non solo deturpa il paesaggio e ci priva di verde, ma deruba le generazioni future di natura, bellezza, vita, libertà. La cementificazione è una delle più odiose e brutali violenze che stiamo commettendo contro la natura e noi stessi. Sui temi ambientali molti del M5S hanno una nuova sensibilità. Speriamo non si tratti delle solite promesse.
domenica 24 febbraio 2013
UOMINI E ANIMALI
Ho sempre creduto che l’uomo fosse un
animale e appartenesse completamente al mondo animale, anche prima di leggere
Lorenz. La lettura delle opere del grande etologo mi confermarono in questa
convinzione e mi aprirono allo stesso tempo tutto un mondo di riflessioni sul
nostro sconfinato egoismo di specie. L’uomo è un animale e appartiene ai
primati come il gorilla e le altre scimmie. Ma noi, soprattutto noi moderni,
storditi dalla nostra civiltà tecnologica, lo abbiamo dimenticato. Credo fermamente che il destino tragico
cui stiamo avviando il pianeta derivi fondamentalmente, prima di tutto, da
questa dimenticanza originaria. Tutti i nostri errori, tutta la distruttività
del pensiero e dell’azione umana sulla Terra sono il portato di questa
dimenticanza. L’arrogante, idealistica e ideologica distinzione tra uomo e
natura, il pensiero antropocentrico, la visione religiosa dell’uomo come figlio
di dio e padrone del mondo, tutta la metafisica incentrata sull’uomo centro dell’universo , essere
razionale in grado di controllare ogni cosa, derivano da questa dimenticanza di
fondo. E’ necessaria una
rivoluzione copernicana che scalzi l’uomo dal centro dell’universo e riporti la
concezione etica e culturale dell’uomo nei limiti naturali del nostro pianeta,
evitando la sopraffazione della nostra specie su tutte le altre e la
distruzione della biosfera. Ugualmente importante è fermare l'incredibile crudeltà dell'uomo verso gli animali, che giunge a vere e proprie torture senza senso, ad un comportamento che getta una luce sinistra su questa scimmia crudele e sanguinaria denominata Homo sapiens. Credo che, anche a livello legislativo, sia urgente una serie di misure volte a eliminare questa forma di specismo che raggiunge in molti casi il genocidio.
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Su questi temi è
uscito un bel libro a doppia firma: “L’uomo, i libri a altri animali” di Remo
Ceresani (letterato filologo) e Danilo Mainardi (etologo) –Il Mulino 2013. E’
in forma di dialogo tra due vecchi compagni di scuola che si reincontrano dopo
essere divenuti un
umanista e uno scienziato di grande fama. Discutono di letteratura e di etologia andando però
al centro delle questioni attuali che riguardano l’ambiente e l’equilibrio e la
pari dignità tra le specie viventi.
Riporto alcuni passaggi:
Danilo: “Vedi, il
problema è questo: io, fondamentalmente, sono uno zoologo fatto e finito, uno
cioè che ancora la pensa come Linneo, che era un fissista ma che pure, nel suo
Systema naturae, piazzò Homo sapiens tra gli altri primati: gorilla, scimpanzè,
orango…Oppure più modernamente come Darwin, il più grande degli evoluzionisti,
che, proprio perché convinto della parentela che tutti ci lega, ci mantenne dove
ci aveva collocato Linneo. E dove, penso io, è corretto che noi umani si debba,
in un’ottica evolutiva e sistematica, rimanere…Mi pare pertanto interessante
chiederti perché tu, come del resto la maggior parte degli esseri umani, trovi
corretto, normale, pensare e dire: “l’uomo e gli animali”, mentre per me,
invece, è normale, perché connaturato al mio modo di rapportarmi col mondo dei
viventi, pensare e dire : “ l’uomo e gli altri animali”…
M’è tornato in mente,
un giorno lontano – ero allora all’università di Parma -, quando me ne andai a
Pavia per sentire una conferenza del mio amico indiano, che purtroppo ora non
c’è più, Suresh Jayakar e di Helen Spurway, sul comportamento delle pavoncelle
indiane, Vanellus malabaricus. Non so se ti ricordi, Remo, ma quando eravamo
ragazzi anche da noi esistevano – arrivavano a svernare nei nostri campi –
uccelli simili, le nostre splendide Vanellus vanellus. E’ probabile che
anch’esse presentino comportamenti simili alle loro cugine indiane di cui ti
sto per dire. Ti introduco il dato, che poi ho riportato e commentato nella mia
Etologia caso per caso. A primavera i maschi, provenienti dai quartieri
invernali, competono tra loro per conquistarsi i territori. Questi sono,
secondo una classica terminologia, “riproduttivi” e “trofici”. In essi cioè la
coppia si riprodurrà e troverà alimento per sé e per la progenie. Se si
considera che solo i possessori di territorio si riproducono, la suddivisione
di tutto lo spazio utile in territori risulta essere un’abitudine efficace per
proporzionare a priori alla produttività dell’habitat il numero complessivo
degli individui generati. E’ anche un mezzo, però, e non può essere altrimenti,
per tagliarne fuori altri dalla riproduzione, secondo le regole proprie della
selezione sessuale. Non è infrequente infatti osservare tentativi di entrare in
un’area già occupata da un’altra coppia. Ebbene, quando il possessore di un
territorio si accorge che un altro maschio si sta avvicinando alla sua
proprietà, si comporta come se simulasse la costruzione del nido, oppure di
essere intento a nutrirsi. Allusivo, no? Dico così perché il territorio delle
pavoncelle è, appunto, riproduttivo e trofico. E’ quasi, cioè, come se quel
maschio dicesse: “Vedi, qui faccio il nido e mangio, dunque sono nel mio
territorio; dunque ti è vietato entrare, altrimenti t’aggredisco”. Ed
effettivamente di solito l’estraneo se ne va…”
Remo: “Mi piace molto
questa scenetta. Penso a tutto il grande apparato di colori, simulazioni,
travestimenti, inganni che animali, piante, fiori mettono in atto per
esercitare fra loro seduzioni, aggressioni,depredazioni, difese e mi diverte
davvero pensare che questi nostri amici animali e vegetali condividano con noi
il gusto teatrale della simulazione.
Mi viene alla memoria la scena notturna dei fiori, delle farfalle,
dell’ape tardiva, tutti in preda a una vitale forza di seduzione, nel Gelsomino
Notturno di Giovanni Pascoli.”
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Danilo: “…Per tornare
ai nostri maschi, questi dovevano necessariamente già sapere, tramite esperienze
pregresse, che avvicinandosi a chi stava mangiando o costruendo il nido sarebbero stati
aggrediti. E’ su questa base esperienziale che la selezione naturale ha
costruito geneticamente, mutazione dopo mutazione, il rito biologico,
sostituendo così con l’esperienza della specie quella certo un po’ più
consapevole, almeno in qualche caso, degli individui. E fu così che la “cosa in
sé”, cioè l’atto di fare il nido oppure di raccogliere il cibo, si trasformò in
un rito con funzione di messaggio, scritto nel Dna e perciò innato”.
“Passando ora dai
segnali visivi a quelli acustici, ti propongo un esempio concreto. La
metodologia, in questo caso, è quella del play-back. Un caso affascinante
riguarda l’allocco, il fiero rapace notturno che popola i nostri boschi. Devi sapere
che la sua espressione vocale più frequente è il canto territoriale maschile.
Mi servo, per fartelo immaginare acusticamente, di due sole lettere
dell’alfabeto, di cui una, tra l’altro,
muta. E’ un suono trisillabico che fa all’incirca così: “huuuh-hu-huuuuuuuuuh”.
Ecco cosa scrivono al proposito di quest’esperimento Sandro Lovari e antonio
Rolando nella loro Guida allo studio degli animali in natura:
Una delle specie più
reattive è l’allocco Strix Aluco. Le prove di play back con questo aggressivo e
coraggioso rapace sono quasi sempre coronate da successo, e sono spesso delle
esperienze indimenticabili. Il ricercatore deve scegliere il periodo di maggiore attività canora,
che è quello invernale, uscire di notte nei boschi frequentati dove, senza troppe
alchimie sperimentali, diffonderà nel silenzio notturno il lugubre canto
registrato del rapace. Il maschio territoriale più vicino risponderà subito e,
se particolarmente reattivo (ogni allocco, come ogni essere umano, ha il suo
carattere), si avvicinerà rapidamente, fermandosi minaccioso a pochi metri dal
registratore.
Pensa che spettacolo:
spari un messaggio e il destinatario, ingannato dal tuo marchingegno, viene lì
a pochi metri pronto a far baruffa. Con i suoi occhi rotondi e gialli. Con le
sue penne arruffate. Un maschio d’allocco, d’altronde, non può tollerare che un
estraneo si installi nel suo territorio riproduttivo. E pensa che sorpresa per
lui, che invece d’un altro maschio rapace, incontra te, un mite professore
letterato. Così almeno t’immagino
io, e così tu impari ad andar per boschi zufolando…Desidero infine accennarti
qualcosa a proposito del rumore di fondo, che non consiste solo in una gran
confusione acustica: può comprendere anche segnali, o “disturbi”, che
coinvolgono altre sensibilità, per esempio chimiche oppure addirittura
elettriche (in certi pesci). E’ un groviglio di segnali e non-segnali
attraverso cui i vari messaggi devono necessariamente passare, e ciò produce
talora affascinanti storie evolutive. Si conoscono casi di adattamento genetico
al rumore di fondo. Per esempio certi pesci che vivono nei torrenti e che
comunicano acusticamente (i pesci non sono muti) hanno evoluto messaggi che
scavalcano il rumore di fondo dell’acqua che scorre tra i ciottoli. Ma c’è di
più. Come fanno, per esempio, gli inquilini non umani delle città a risolvere
il problema del sottofondo acustico urbano? Ebbene una prima risposta fa
riferimento al cosiddetto “effetto Lombard”, secondo il quale gli esseri umani,
tanto più c’è rumore di fondo, tanto più alzano, inconsapevolmente, il volume
della voce. Ora sappiamo che l’effetto riguarda diverse specie di mammiferi e
di uccelli, tra cui gli usignoli. Quelli urbani, è stato scoperto, “alzano il
volume” dei loro melodiosi vocalizzi a misura che aumenta il rumore nel loro
ambiente. Altra caratteristica del suono prodotto da animali che può venir
modificata nell’ambiente urbano è la frequenza. Le cinciallegre, per esempio,
producono suoni con frequenze più o meno alte a seconda che vivano in quartieri
con alto o basso rumore di fondo.”
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Questi rituali
biologici somigliano a riti culturali originari, poi verranno il riso, il
sogno, il bacio, il senso della morte. Non c’è bisogno, è la conclusione di
Mainardi e Ceserani, di essere fanatici animalisti per sentirsi coinvolti in
una battaglia per il riconoscimento dei diritti di altre specie non umane,
anche tenendo presente la disastrosa –per l’ambiente ed il pianeta- deriva cui
la predominanza dell’uomo e del suo antropocentrismo sta avviando tutte le
specie viventi.
“La vita è un unico
episodio, irripetibile. L’uomo non è protagonista assoluto, è specie
giovanissima e a rischio estinzione, che sta facendo a processo evolutivo
avanzatissimo la sua presumibilmente breve comparsata”. Dicono i paleontologi
che nella storia della Terra si sono già verificati cinque periodi di grave
crisi. Quella che stiamo vivendo “è la sesta estinzione e l’abbiamo fabbricata
da noi. Solo salvando le altre specie e gli equilibri naturali potremo salvare
noi stessi”.
(Remo Ceserani,
Danilo Mainardi: L’uomo, i libri e altri animali. Dialogo di un etologo e un
letterato. Il Mulino, 2013).
mercoledì 20 febbraio 2013
Fusione Fredda: Nuove prove di efficienza dai reattori di Piantelli e Celani
Mentre Rossi dichiara che i risultati dei test
indipendenti sui suoi e-cat arriveranno ad aprile (alcuni test sono ancora in
corso in Usa), Piantelli, in base a quanto affermano i collaboratori italiani e
americani, ottiene l’autosostentamento del suo reattore LENR a 200 W per due
mesi consecutivi, mentre il reattore di Celani viene replicato con successo
(produzione di calore in eccesso confermata) da almeno altri tre
gruppi indipendenti coordinati nel Celani Replication Project. Questi
risultati se confermati portano a vedere nel 2013 l'anno cruciale per la
Fusione Fredda, quello in cui molti problemi verranno chiariti in un senso o
nell'altro.
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Valerio
Ciampoli, stretto collaboratore di Piantelli, alla conferenza Atom del maggio
2012, ha riferito alcune cose interessanti a proposito della ricerca di
NichEnergy con Francesco Piantelli. Era prevista la partecipazione diretta di
Piantelli, ma all’ultimo momento non ha potuto partecipare personalmente, ed il
lavoro è stato illustrato da Ciampoli. Sono stati presentati risultati
impressionanti con grafici che mostravano produzione di calore in eccesso
costante per 55 giorni consecutivi. E’ stata menzionata un’altra serie di
esperimenti durati circa 10 mesi. E’ stata riportata una chiara evidenza di
trasmutazioni di elementi. In testimonianze riferite da esperti in blog
americani viene riferito da alcuni ricercatori che erano in contatto con
Piantelli che negli esperimenti da lui condotti nel 2012 la cella del peso di 1
kg avrebbe raggiunto e mantenuto i 200 gradi in autosostentamento senza
aggiunta di gas ed energia esterna per circa due mesi. Una rivisitazione dei
video della conferenza di Atom del 4 maggio 2012 ha consentito di rilevare che
questi risultati erano stati già anticipati in quella sede da Ciampoli (vedi il
video della conferenza riportato sotto al titolo in particolare ai minuti
12-14). Ora, stando a quanto affermato da Ciampoli, si sta lavorando per
svolgere nuovi test migliorando la parcellizzazione del nichel in nano-polveri.
Commenta il redattore americano di e-catworld.com che “…se non ho frainteso
qualcosa, questo è un risultato incredibile: quanto affermato implica che
Piantelli era in grado di ottenere una reazione in autosostentamento, senza
immettere alcuna forma di energia, per alcuni mesi ad una temperatura piuttosto
elevata e ciò è superiore a qualunque risultato riferito in passato da
Rossi”. Sarebbe interessante ottenere da Ciampoli maggiori dettagli su questo
particolare esperimento (riferimenti tratti dal sito: www.e-catworld.com) . Dal sito di
NichEnergy si apprende che dispositivi di piccole dimensioni sarebbero già
pronti per la vendita, che nessun catalizzatore è necessario e che tutto
risiede nella preparazione in forma adeguata del nichel (micronizzazione in
nanoparticelle). Piantelli ha una teoria che non richiede reazioni esotiche, ma
la produzione di calore in eccesso può essere spiegato con la fisica e la
matematica note. Si attende una pubblicazione a breve. Non ci sono istituzioni
pubbliche italiane coinvolte nella ricerca attuale, ma sembra che stia
contribuendo allo sviluppo del reattore di Piantelli un ente governativo degli
Stati Uniti. Il reattore di Pianteli ha avuto recentemente il riconoscimento
del Brevetto Europeo, altri due brevetti sono in corso di approvazione. Il
prof. Piantelli, sta lavorando non manualmente ma come coordinatore e super
visore ed è sempre presente. Partecipano al progetto la figlia e altre persone,
e dal 2011 gli è stata affiancata una scienziata dell’università; agli
studi ha dato la propria adesione e partecipazione l’università di
Firenze che dovrebbe partecipare con dei fondi per la ricerca. Alcuni esponenti
della Nasa hanno visitato i laboratori e hanno preso visione dei risultati e,
hanno sottoposto il Prof. Piantelli a molte domande e chiarificazioni sul
processo, alle quali ha saputo rispondere in modo molto convincente ed
esaustivo dimostrando non solo la preparazione dello scienziato ma soprattutto
la sua conoscenza del complessa reazione fisico matematica che sottende la
reazione. Esperimenti e misurazioni sono stati condotti in
America, con la motivazione che con strumenti più sofisticati e tecniche e
strumenti di sicurezza all’avanguardia si possono ottimizzare e velocizzare i
tempi di ricerca e giungere velocemente a dati definitivi. Gli Americani
sarebbero interessati all’utilizzo della scoperta solo nel campo aereospaziale e
militare lasciando l’esclusiva dei diritti di sfruttamento industriale civile e
commerciale al prof. Piantelli e alla sua equipe.
L’annuncio di
commercilizzazione di prodotti è ancora prematuro , ma certamente ci sarà una
presentazione pubblica di uno o più prodotti che avranno già superato tutti i
test, di affidabilità ,sicurezza ,stabilità e funzionamento.
(Video
del gruppo di Ryan Hunt sulla sperimentazione dell'apparecchio di Celani
modificato)
Per quanto riguarda l’apparecchio di Celani è
in corso uno studio con vari gruppi di ricercatori che si sono uniti al
ricercatore italiano sviluppando indipendentemente il progetto originario. Il
coordinamento dei vari gruppi di ricerca si è formato a seguito della
17th Conferenza Internazionale sulla FF (ICCF-17) tenutasi nell’agosto 2012.
Ciascun gruppo ha portato variazioni al dispositivo di Celani e il
progetto originario è stato modificato portando il filo
reagente a numerosi strati fino ad un numero massimo di ben 700 strati. Si è
scoperto, da parte degli sperimentatori, che maggiore è il numero di strati, più
veloce il caricamento, maggiore è la R/R0 indicante l’assorbimento di idrogeno
e maggiore è la potenza prodotta in eccesso. Ulteriore numero di strati non
sembra migliorare il rendimento in quanto gli strati interni sono meno in grado
di essere attivi. Inoltre i fili con più strati sono fragili e soggetti a
delaminazione che ostacola la loro capacità potenziale, e sono anche meno
in grado di sopportare alte correnti. Il reattore ha ancora numerosi problemi
da risolvere: ha una certa fragilità che lo rende inadatto al trasporto,
raggiunge con difficoltà temperature elevate con bassa potenza in ingresso, ha
problemi con l’uso di gas (perdite da convezione, difficile calibrazione,
effetti di gas atomici o molecolari ecc.). Il progetto originale di Celani era
un buon punto di partenza ma sono necessari miglioramenti e altri risultati
cumulativi. Riferisce uno dei ricercatori, Ryan Hunt del gruppo americano MFMP
(Martin Fleischmann Memorial Project) del Celani Replication Project: “Abbiamo
in particolare migliorato l’isolamento della cella di reazione ricorrendo all’acciaio
e migliorando il circuito del gas idrogeno. In questo modo abbiamo potuto
raggiungere temperature molto più elevate con bassa potenza di ingresso.
Attualmente stiamo ottenendo buoni e inaspettati risultati con un reattore di
un metro di filo multistrato perfettamente isolato” (Vedi video in alto).
Il reattore di Celani studiato inizialmente da ST Microelectronics era di 20 cm
con solo 2 strati. Tutti gli esperimenti, di Mathieu (Francia), Nicolas
(Svizzera, Germania), Ryan Hunt (Usa) del Celani Replication Project mostrano
produzione di energia in eccesso. Quello di Ryan Hunt con 3-5 W in ingresso
produce più di 106 W in uscita. Un errore collettivo sembra poco credibile, a
questo punto. Aggiunge Ryan Hunt: “Abbiamo lavorato negli Stati Uniti e in
Europa con la cella in acciaio e stiamo costruendo due nuove celle
avanzate che hanno un doppio strato, uno interno in quarzo, uno esterno in
acciaio. Un problema era quello costituito dal calorimetro migliore per
rilevare il calore in eccesso, stabilendo in maniera consensuale di utilizzare
un calorimetro del tipo di flusso di massa. Stiamo così costruendo apparecchi
che potranno essere immersi in un calorimetro fluido a base di flusso di massa.
Il tubo interno di quarzo può contenere idrogeno sotto pressione e tra l’esterno
del quarzo e l’interno della cella in acciaio può essere applicato il vuoto. La
circolazione di fluido in questo spazio permetterà una bassa dispersione del
calore e una misurazione accurata della produzione di calore in eccesso”. In
Europa il gruppo francese di Mathieu sembra il più in grado attualmente,
anche per i finanziamenti, di portare avanti lo studio con successo.
venerdì 15 febbraio 2013
LO STRANO SILENZIO DELL'UNIVERSO
Come grandi orecchie tecnologiche decine
e decine di radiotelescopi sono puntati nella notte, ogni notte, verso lo
spazio profondo. Sono i potenti radiotelescopi del Progetto Seti (Search for
Extra-Terrestrial Intelligence), un programma grazie al quale dagli anni
Sessanta del XX secolo un gruppo di radioastronomi sta perlustrando i cieli
alla ricerca di qualsiasi cosa che indichi che non siamo soli nell’universo. Un
sistema computerizzato analizza eventuali segnali per scoprire regolarità e
caratteristiche che facciano pensare a segnali intelligenti. E’ come cercare un
ago in un pagliaio: ad oggi i ricercatori hanno osservato solo alcune migliaia
di stelle in un raggio di circa 100 anni luce. Paragoniamo questi dati alla
scala della nostra galassia: 400 miliardi di stelle sparse in uno spazio di più
di 100.000 anni luce; e ci sono miliardi di altre galassie…le potenzialità di
ricerca aumentano quasi ogni giorno: gli apparecchi raddoppiano la loro potenza
ogni uno o due anni, e altrettanto impetuosamente crescono l’efficienza degli
strumenti e la velocità di elaborazione dei dati. E’ attualmente in
costruzione un sistema di 350
radiotelescopi collegati tra loro ad Hat Creek, nella California del Nord.
L’Allen Telescope Array, dal nome del benefattore Paul Allen, metterà gli
scienziati alla ricerca di segnali alieni nella condizione di sorvegliare una
porzione della galassia molto più ampia. La struttura è gestita dall’università
della California a Berkeley e dal Seti Institute. Gli astronomi mantengono un certo
ottimismo (hanno sempre una bottiglia di champagne in frigo) ma fino ad oggi
non sono stati registrati segnali. Attualmente gli scienziati si chiedono se
non sia il caso di ampliare la ricerca uscendo da un certo antropocentrismo: ci
siamo concentrati su segnali radio a banda stretta (alta frequenza), ma è
possibile che civiltà aliene usino altri sistemi di trasmissione. Oggi esistono
rilevatori in grado di monitorare milioni e addirittura miliardi di canali
radio nello stesso momento. Sempre
negli anni Sessanta nacque il settore ottico di Seti, nella prospettiva che
esseri intelligenti potessero usare il laser per comunicare: gli astronomi
cercano un segnale sotto forma di impulsi luminosi di brevissima durata e di
alta intensità. Altri mezzi ipotizzati sono i neutrini o altre particelle
esotiche, fino a prevedere messaggi scritti in molecole organiche o virus.
Alcuni anni fa è stato trovato dna in meteoriti. Una variabile da considerare è
la durata di una civiltà in grado di comunicare: più essa è lunga, più è
probabile che i segnali che invia siano visti da noi. Trasmettere potenti onde
radio attraverso la galassia presuppone un’ingegneria molto sviluppata e
richiede molta energia. E’ sicuro che una civiltà aliena adeguerebbe la propria tecnologia in modo da minimizzare l’impatto
ambientale? E’ anche possibile che lo sviluppo tecnologico sia incompatibile,
ad un certo punto, con la sopravvivenza della civiltà intelligente.
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Oggi sappiamo che il
numero di stelle nell’universo è pari a 1 seguito da 23 zero. Dato questo
numero, è arrogante da parte nostra pensare che il nostro sia l’unico Sole con
un pianeta che ospita la vita, e che questo sia l’unico sistema solare con una
forma di vita intelligente. ( Edwuard J.Weiler, direttore Nasa).
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La vita è una mostruosa
coincidenza che si è verificata una sola volta soltanto sul nostro pianeta,
oppure si tratta di un fatto cosmico, e in quanto tale è diffusa in tutto
l’universo? Inoltre qual è il tempo medio perché nasca la vita intelligente?
Quali sono i fattori che possono aver ritardato o accelerato questo sviluppo
sulla Terra? Sono questioni chiave per valutare la frequenza della vita e
dell’intelligenza in relazione alla durata dell’Universo e alle distanze. Ciò
influisce sulle probabilità che noi abbiamo di intercettare segnali di vita
intelligente dall’universo.
( Sintesi tratta da
alcuni brani del libro di Paul Davies: "Uno strano silenzio", edizioni Le
Scienze, 2012).
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La vita intelligente
potrebbe essere un fenomeno unico, e l’unico pianeta abitato da esseri pensanti può essere la Terra. Ciò è possibile,
anche se inverosimile. Ma la verità potrebbe essere un’altra. Lo strano
silenzio del cosmo che ci circonda potrebbe essere l’esito di estinzioni di
civiltà che non hanno saputo gestire la tecnica. Se esseri viventi in grado di
sviluppare una tecnologia avanzata si dedicano al consumo rapido delle risorse
e alla alterazione irreversibile dell’ambiente planetario, la civiltà creata da
quegli esseri viventi ha vita breve. La tecnologia può essere allora paragonata
ad un fiammifero che si consuma in un secondo con una rapida combustione. Questo
avviene perché parallelamente alla conoscenza tecnica non si sviluppa una
adeguata coscienza etica. Una civiltà che consuma il pianeta e se
stessa in 30-40 mila anni è paurosamente simile alla nostra ( per la terra gli
etologi parlano della sesta estinzione, la sesta grande estinzione di massa).
Il silenzio che ci circonda potrebbe essere il silenzio della stupidità e
dell’arroganza, esattamente simile a quella dell’Homo sapiens che ci sta
avviando all’estinzione sulla terra. Aver confidato solo in se stessi e nella
propria specie, aver soffocato e distrutto tutte le altre specie con uno
stupido ed egoistico antropocentrismo potrebbe essere il motivo della nostra
prossima fine come quella di altre civiltà aliene. La vita è basata sul rapporto equilibrato tra
ciascuna specie con tutte le altre,
e questo rapporto di rispetto e coesistenza non può venire meno, pena la fine della vita sul pianeta. Purtroppo,
fino ad oggi, la civiltà umana fa parte di quelle civiltà avviate al silenzio
cosmico.
martedì 12 febbraio 2013
Italia cementificata
Riporto il seguente post, che condivido completamente, di Laura Bernardi tratto dal suo blog "Libera di pensare":
L'Italia è tanto cementificata
la vera emergenza è il (presunto) calo demografico?
io non credo minimamente che ci sia un calo demografico,anche perchè i numeri parlano chiaro:
tabella tratta dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d'Italia
semmai, mediamente, per coppia, è calato il numero di figli,ripeto:per coppia. ma la popolazione totale aumenta lo stesso, per fortuna (direi io) non alla velocità della luca (così sarebbe se si facessero, per coppia, 8-10 figli come 50 anni fa!) ma alla velocità (ahimè) comunque del suono.
fortunatamente, negli ultimi anni ci stiamo "assestando", per me è una fortuna.
e invece?
e invece abbiamo la Chiesa, i politici e alcune persone che sento in giro che dicono con preoccupazione (!!!) che
gli italiani non fanno più figli.....ci avviamo all'inverno demografico.......
sostituendo alle parole "calo del numero dei figli procreato pro-coppia", quelle,a mio avviso non vere, di "calo demografico",
come a voler dire che la popolazione italiana sta diminuendo, insomma come se ci stiamo avviando verso la nostra estinzione, come il panda!!
come si fa a non capire che sono falsità?
per ovviare a questo (finto) problema dell'assestarsi della popolazione italiana (e chissà,magari anche per altri motivi......) ecco che i nostri politici hanno ben pensato di fare entrare in massa, letteralmente senza limite numerico,
una massa di stranieri con abitudini diverse dalle nostre, che fanno parecchi figli (anche se ho letto di recente che pare che gli stranieri che vivono qui da un pò di tempo stanno iniziando a fare meno figli pro-coppia, segno positivo a mio avviso) e, guarda un pò, occupano interi settori di lavoro (corrieri espressi, cucine...) mentre parecchi italiani sono a spasso (la cosa mi pare strana. I mass media dicono che gli italiani non vogliono più fare certi lavori; io dico che italiani che "si abbasserebbero", come dicono loro, a fare "certi lavori" ci sono eccome, ma chissà perchè quando cercano questi lavori non vengono presi, mentre poi prendono stranieri, e non per lavori che richiedono chissà quali qualifiche o esperienza
esempi? portinai, corrieri espressi...ecc.......lavapiatti.......
Per me qualcuno li aiuta).
Naturalmente l'arrivo,favorito dai politici, in massa e senza limiti numerici di stranieri e figli, ha creato una pressione antropica notevole, in un'Italia già gravemente sovrappopolata -- si parlava di sovrappopolazione già
50 anni fa:
Il presidente del Consiglio ha infine sottolineato la gravità del problema della sovrappopolazione dell’Italia e ha informato Truman degli sforzi del governo di Roma nella ricerca di soluzioni internazionali al problema dell’emigrazione italiana. «Gli Stati Uniti — ha risposto Truman — riconoscono pienamente la necessità di concludere accordi internazionali per regolare la questione del sovrappopolamento di alcuni paesi e contribuire nello stesso tempo alla valorizzazione di altre regioni».
un'Italia, insomma, che non aveva minimamente bisogno di nuove persone, nè fatte nascere da italiani stessi (attraverso l'aumento delle nascite, che i politici e la chiesa vorrebbero! Quanto importa a loro delle nostre CONDIZIONI DI VITA? e quanto importa a noi stessi? quando sento persone schiacciate sul treno o sui mezzi, o in coda su una qualsiasi strada, parlare dei figli, di gravidanze e di programmare altri figli, me lo chiedo spesso, come fanno?)
nè portate da fuori (stranieri e figli. Per politici e chiesa dovremmo persino essere grati per i numerosi figli degli stranieri perchè-dicono- ci pagheranno la pensione.
Parole brutte,secondo me.
La pensione,credo, uno se la dovrebbe fare da sè, se solo lo stato togliesse le sue zampe dai nostri soldi, noi stessi ci mettiamo da parte i soldi per la nostra pensione.
non siamo degli stupidi).
Sovrappopolazione=aumento del cemento.
guardate questo articolo:
l' articolo qui sopra è ritagliato da metro, quotidiano di milano.
noi siamo parte del problema...possiamo cambiare le cose,partendo dal nostro piccolo, facendo meno figli...
non crediamo a chi ci dice (mentendo, è ovvio, basta guardarsi in giro) che ci stiamo estinguendo...
in realtà ci stiamo soffocando l'un l'altro...
io non credo minimamente che ci sia un calo demografico,anche perchè i numeri parlano chiaro:
tabella tratta dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d'Italia
semmai, mediamente, per coppia, è calato il numero di figli,ripeto:per coppia. ma la popolazione totale aumenta lo stesso, per fortuna (direi io) non alla velocità della luca (così sarebbe se si facessero, per coppia, 8-10 figli come 50 anni fa!) ma alla velocità (ahimè) comunque del suono.
fortunatamente, negli ultimi anni ci stiamo "assestando", per me è una fortuna.
e invece?
e invece abbiamo la Chiesa, i politici e alcune persone che sento in giro che dicono con preoccupazione (!!!) che
gli italiani non fanno più figli.....ci avviamo all'inverno demografico.......
sostituendo alle parole "calo del numero dei figli procreato pro-coppia", quelle,a mio avviso non vere, di "calo demografico",
come a voler dire che la popolazione italiana sta diminuendo, insomma come se ci stiamo avviando verso la nostra estinzione, come il panda!!
come si fa a non capire che sono falsità?
per ovviare a questo (finto) problema dell'assestarsi della popolazione italiana (e chissà,magari anche per altri motivi......) ecco che i nostri politici hanno ben pensato di fare entrare in massa, letteralmente senza limite numerico,
una massa di stranieri con abitudini diverse dalle nostre, che fanno parecchi figli (anche se ho letto di recente che pare che gli stranieri che vivono qui da un pò di tempo stanno iniziando a fare meno figli pro-coppia, segno positivo a mio avviso) e, guarda un pò, occupano interi settori di lavoro (corrieri espressi, cucine...) mentre parecchi italiani sono a spasso (la cosa mi pare strana. I mass media dicono che gli italiani non vogliono più fare certi lavori; io dico che italiani che "si abbasserebbero", come dicono loro, a fare "certi lavori" ci sono eccome, ma chissà perchè quando cercano questi lavori non vengono presi, mentre poi prendono stranieri, e non per lavori che richiedono chissà quali qualifiche o esperienza
esempi? portinai, corrieri espressi...ecc.......lavapiatti.......
Per me qualcuno li aiuta).
Naturalmente l'arrivo,favorito dai politici, in massa e senza limiti numerici di stranieri e figli, ha creato una pressione antropica notevole, in un'Italia già gravemente sovrappopolata -- si parlava di sovrappopolazione già
50 anni fa:
Il presidente del Consiglio ha infine sottolineato la gravità del problema della sovrappopolazione dell’Italia e ha informato Truman degli sforzi del governo di Roma nella ricerca di soluzioni internazionali al problema dell’emigrazione italiana. «Gli Stati Uniti — ha risposto Truman — riconoscono pienamente la necessità di concludere accordi internazionali per regolare la questione del sovrappopolamento di alcuni paesi e contribuire nello stesso tempo alla valorizzazione di altre regioni».
Dunque, sui quotidiani del settembre 1951 si leggevano frasi come quella evidenziata. Frasi che sottolineavano come un’Italia popolata da poco più di 40 milioni di persone fosse un’Italia afflitta da un “grave problema di sovrappopolazione”.
Sono passati cinquant’anni, la popolazione è cresciuta di circa il 50% rispetto ad allora e continua a crescere al ritmo di circa l’1% all’anno (oltre 570.000 persone, secondo i dati ISTAT), eppure oggi ci sentiamo raccontare da una nutrita schiera di personaggi dalla dubbia attendibilità che l’Italia deve far fronte con ogni mezzo (dall’incentivazione della natalità all’incremento delle quote dei migranti in ingresso) al proprio presunto “spopolamento”.
dal sito: http://www.oilcrash.com/italia/commenti/degasper.htm
un'Italia, insomma, che non aveva minimamente bisogno di nuove persone, nè fatte nascere da italiani stessi (attraverso l'aumento delle nascite, che i politici e la chiesa vorrebbero! Quanto importa a loro delle nostre CONDIZIONI DI VITA? e quanto importa a noi stessi? quando sento persone schiacciate sul treno o sui mezzi, o in coda su una qualsiasi strada, parlare dei figli, di gravidanze e di programmare altri figli, me lo chiedo spesso, come fanno?)
nè portate da fuori (stranieri e figli. Per politici e chiesa dovremmo persino essere grati per i numerosi figli degli stranieri perchè-dicono- ci pagheranno la pensione.
Parole brutte,secondo me.
La pensione,credo, uno se la dovrebbe fare da sè, se solo lo stato togliesse le sue zampe dai nostri soldi, noi stessi ci mettiamo da parte i soldi per la nostra pensione.
non siamo degli stupidi).
Sovrappopolazione=aumento del cemento.
guardate questo articolo:
l' articolo qui sopra è ritagliato da metro, quotidiano di milano.
noi siamo parte del problema...possiamo cambiare le cose,partendo dal nostro piccolo, facendo meno figli...
non crediamo a chi ci dice (mentendo, è ovvio, basta guardarsi in giro) che ci stiamo estinguendo...
in realtà ci stiamo soffocando l'un l'altro...
lunedì 11 febbraio 2013
Le dimissioni
Nel momento in cui il Papa abbandona per la prima volta dopo secoli la sua carica, penso al disperato destino umano, a questo scorcio di epoca così irrimediabilmente priva di speranza. Qualcuno ha detto che è la modernità che avanza e trasforma la storia e anche il papa si adegua alla modernità. Ma il gesto va interpretato ermeneuticamente nella sua lampante simbolicità. E' il richiamo di fronte a un mondo sordo, a un mondo oscurato, senza significato. Dio è sparito da un pezzo, dentro le stradine asfaltate delle periferie, nei grigi casermoni di cemento, nei mucchi maleodoranti di spazzatura, nei piloni di cementoarmato che sorreggono gli enormi, brutti, squadrati centri commerciali, vere uniche cattedrali rimaste dove la gente va a trovare conforto in insulsi oggetti ad una vita senza senso. Non c'è più nulla di sacro in questo pianeta, sparito nei fumi riversati nell'aria, nelle foreste disboscate, nelle acque di fiumi e laghi riempite di tossici, nelle campagne ridotte a discariche, nelle megalopoli teatro di una vita da incubo. In un mondo così persino Cristo può scendere dalla croce.
Non sono credente, ma quel papa che arretra, forse per vecchiaia o forse per rassegnazione, che dice in latino e sommessamente il suo discorso di rinuncia, riesce a smuovermi dentro l'emozione della verità. La verità, diceva Schelling, ha voce sommessa ma insistente. La sommessa voce del papa dice in una lingua antica la verità di una perdita irrevocabile che riguarda l'essenza stessa dell'uomo. Non abbiamo più tempo e la verità insiste a chiamarci ad una responsabilità che continuiamo a rifiutare. Sordi e ciechi continuiamo a uccidere la natura come niente fosse. Forse tutto questo non c'entra niente con le dimissioni di Benedetto. Ma spesso i fatti parlano più di tutte le intenzioni e le parole per spiegarli. Per me il papa oggi ha gridato in mezzo a una massa di zombie, ci ha esortato a fermarci.
Nelle improvvise dimissioni c'è una piccola Apocalisse. Ma in ogni apocalisse c'è anche un richiamo salvifico che bisogna saper ascoltare.
Nessuno come Ceronetti ha posto l'accento sulla perdita della natura come luogo del sacro. Riporto il seguente brano in cui lo scrittore filosofo denuncia la follia umana e il destino, apparentemente disperato, cui stiamo avviando il pianeta. Eppure c'è la possibilità di capire con il cuore, prima che con la ragione, dove ritrovare noi stessi.
...........................................
"Tutto tende alla potenza e ogni crescita in potenza abbrevia gli anni della presenza umana sulla terra, corrodendo l'abitabilità di questo già per destino pochissimo abitabile pianeta - irreparabilmente.
Quando parli ecologia, subito lo avverti questo muro in cui non si fanno brecce: " tra dieci anni? E dovrei rinunciare a vivere come mi pare oggi, perché non muoiano tutti gli alberi tra dieci?". Dieci, neppure venti...Il Breve Termine non spaventa nessuno, eppure siamo leti sub dentibus, dunque c'è un piacere a sentirsi nella carne i denti della morte planetaria, forse perché è sentita piacevolmente inattuale, senza l'urgenza di quella personale. Oppure non esiste la specie; e la solitudine del principio individuale non è minimamente solidale con la multiforme vita da cui dipende la propria: siamo qua, miliardi di deambulanti mortifere pestifere monadi cieche, ciascuna contenta di non essere parte bruta del tutto di cui è necessariamente parte, in quanto è dubbio, è metafisicamente piuttosto incerto, che esista davvero, questo visibile Tutto creato dall'insania del nostro Logos...
Un punto fermo mi pare questo, di effetto cordialmente vasodilatatorio: non si può (proprio è impossibile) parlare seriamente di ecologia senza che per successivi scatti di molla rapidi siano evocati nella sua integrità il disperato destino umano, la difettosità e la tortuosità della coscienza, gli inganni dell'istinto vitale, l'impurità incurabile che ristagna nelle anse cloacali della razionalità. E anche, con quello, la poesia, il rischio, l'operare degli Dei, il mistero biologico della Divinità, il sadismo e il dolore della storia, la Necessità e la Nemesis, la verità oracolare e profetica nei suoi appuntamenti storico-temporali. Ed ecco: se il nobile e, come può, sapiente cavallo da tiro Verde si volta a guardare che cosa sta tirando, di tanto pesante, che lo sfiata - vedrà il Carro di Fieno di Bosch, una sua versione enorme, e avrà il piacere di trasformarsi subito in un monumento di sale.
Quante volte l'avrò citato, ripetuto a me stesso, questo che metterei tra i cento più bei pensieri del mondo: "Nessun pensatore oserebbe dire che il profumo del biancospino non è importante per le costellazioni"? (E' di Victor Hugo). E vorrei proporlo come summa indicibile del verdismo astratto, del verdismo speculativo (la Protezione Filosofica dell'ambiente) e fiore che nella teca del cuore non rinsecchirà, ma un pensiero così folgorantemente esatto, al cento per cento scientifico appena ne gratti il lirismo, potrebbe mai infimamente regolamentare, introdurre un pallido albore di resipiscere, in questi ribollimenti compatti, universali ormai, di violenti deliri istituzionalizzati che in dirotti eufemismi chiamiamo sviluppo economico, Stato sociale,progresso tecnico, poggianti su Università, governi, opinioni, affari? Il medesimo che avrà, leggendo il manuale, esclamato oh bello! e com'è vero! non si affannerà certo per dissuadere un trattorista dal rovesciare i gas di scarico del suo mezzo sulle siepi di biancospino e non dimenticherà la raccomandazione di sua moglie, di comprare per lei un certo spray dei più invisi alle costellazioni.
Nello spazio occupato da una Casalinga non può penetrare nessuna bandierina verde, se non si tratti di una convertita. Fiumi e mari davanti a lei si retraggono con spavento; sono meno pericolose le petroliere, le navi dei veleni...Per l'ambiente le casalinghe sono dei dracula, delle SS...Avere tutto che brilla, tutto bianchissimo, e lavorare pochissimo per preparare un pranzo, ricorrendo all'alimentazione industriale, è la regola unica, applicata con metodica ferocia. Il frigorifero, la lavatrice nocivi all'ambiente? Provocatori di melanoma da raggi cosmici tra un anno? Ma cosa farnetichi? Che lingua mi parli? E: "Senza macchina come farei?". E: "Torno dal lavoro alle otto!". E: "Io prendo tutto al supermercato..." Certo l'aria è irrespirabile e l'acqua imbevibile, ma è una questione tecnica, non dipende mai dagli intangibili comportamenti individuali, ci sono le sigle istituzionali per questo, come per tutto il resto. Eh si, aveva ragione il Sublime Gotama, "è un letamaio la casa", verità che sussiste e si rinnova, crudele, anche nel dramma ecologico che viviamo. La casa è un letamaio che, per ripulirsi, ha inventato infiniti modi per trasformare il mondo in un immenso letamaio. Differenza tra tana e tana: l'umana soltanto è micidiale all'ambiente, parte della faccia tenebrosa dell'uomo, spavento della natura. Dappertutto case, dappertutto brulicare di rifiuti che acidi e fuoco non dissolvono più. L'ospedale più pulito è un tremendo porcile, che infetta non soltanto i dintorni ma, in un mondo unificato, arriva con le sue sozzure di lazzaretto a portare morte in un pezzo d'Africa, mentre cauterizza, lava sangue, analizza, taglia, addormenta corpi passivi in gioiosa kermesse a Milano, a Francoforte... Letamaio è una vecchia parola di uso pratico con cui oggi intendiamo altro, rifiuti chimici, rifiuti indecomponibili; rifiuti psichici, e anche logici, vanno compresi nel suo significare: Giobbe sedeva sul letame di un mondo pastorale, bastante alla sua solitaria umiliazione, le nostre città siedono in fondo ad una voragine di letami di cui resta indecifrabile la figura. Sopraelevate, teatri, metropolitane, arene di calcio, chiese, vaticani, cremlini, minareti: tutto là dentro, in un miasma denso che sconcerta l'analisi, virulenza che il catalogo dei componenti non riesce a spiegare, perché la sua origine è più profonda, l'essenza di tanta materia inferocita è immateriale e il suo volto "ama nascondersi".
Non sono un Verde; li aiuto come posso, gli ecofili, ma li vorrei più forti in capire e in agire. L'Inquinamento è un'occasione di conoscenza che finora non si era mai presentata alla nostra mente, e superiore di gran lunga alla peste tucididea e a quella del XVI secolo: sarebbe peccato tralasciare di coglierla! Morire a occhi aperti è ancora un dignitoso morire! ...Andarsene è la soluzione migliore per non inquinare più, salvo l'usurpazione provvisoria di un po' di spazio vagamente consacrato.
L'umanità appare sedottissima dall'opportunità, che gli è benevolmente fornita, di perire. Vuole nello stesso tempo dimenticare che la fine incombe e lavorare per affrettare quei giorni di superiore filantropia, ma ci arriverà malconcia, degradata, mutilata della lucidità, della facoltà di giudicare. Non c'è soltanto indifferenza per la sopravvivenza della specie ma vergogna di farcela, cambiando strada, a tirare avanti, sempre più disperati, per un'altra decina di secoli. Parliamo a dei malati, a degli alterati, i meglio ragionanti non sono affatto delle menti sane, non è un pubblico "normale" questo, siano spettatori o lettori, è una platea di detenuti e di gente in attesa, a cui parlare con eccessiva lealtà provoca altra follia, alterazioni impensate, disagio da flash negli occhi.
L'ultima carta della persuasione biofila e filantropica è una figura in penombra, il demone androgino Ethos. Mi è familiare. Non serve a nulla dire (verdi ed ecologisti ormai si sono fatti rauchi nel ripeterlo) che certi comportamenti rispettosi e sensati contribuiscono alla salvezza comune e a non peggiorare la vita. La salvezza comune non è mai stata nelle mani di nessuno e la vita seguiterà a peggiorare a ritmo di Marcia Turca: la risposta generale sarà sempre più l'indifferenza, l'incredulità e il raddoppio del furore distruttivo perché l'attimo presente sia più violentemente vivo. Bis cecidere manus, le mani sempre ricascheranno impotenti di fronte al muro delle fronti opache, crucciate da scemenze senza numero,che la testa genera senza posa. Chi prega può pregare così: Signore aprigli gli occhi, ma il fiat voluntas tua di quando si balbava latino in chiesa è più profondo e più saggio. E poi Dio sembra intenzionato a tapparglieli...
La stella polare è questa: che c'è una bellezza morale, la faccia di sorriso del dovere..."Fa' così: è bello!" Non perché sia utile, non perché la specie dannata esca fuori (sono miliardi nella tarppola!! cinque, sei, sette...) dalla rete dove l'hanno rinchiusa promettendogli il paradiso-in-terra (non siamo noi i padroni delle uccellande: noi siamo gli uccelli da acchiappare, i topi da intrappolare, le formiche offerte alla lingua del formicovoro) ma perché è bello proteggere un albero come un bambino, impedire uno scempio, far mettere i sigilli ad una fabbrica del cancro, aprire stabulari, non versare detersivo nei lavandini, non fare stupidamente il bagno quotidiano (su questo c'è un'ottima pagina di Pratesi) , mangiare strettamente vegetariano, ribellarsi ad un impianto di morte, non introdurre hamburger e altre sozzure nel tempio arciprofanato del corpo, non far girare motori per motivi futili; sparare alle bocche sonore che emettono rock, prendere a nerbate i piromani che incendiano i boschi, non far crescere col nostro denaro i grandi fatturati assassini (cosa più difficile che rifiutarsi al fisco), non contribuire ad allargare il deserto, ad aumentare la bruttezza e l'oscurità del mondo.
Il bello morale ci resta, se ogni altra bellezza è perduta. Ci resta e può essere moltiplicato. La protezione ambientale è un'occasione fra migliaia per moltiplicarlo. Un atomo di pulito etico vale cento alberi del Mato arsi, li compensa sub specie aeterni. E' vita invisibile chiamata a soccorrere la straziata, sinistramente, vita visibile. Fare questo sentendo che il male è ineluttabile e che il castigo è meritato. Perché non siamo "creature innocenti", ma degli empii e dei paranoici. Gettare nella immane pattumiera che ci è cresciuta intorno quest'obolo della vedova, questo pane rotto sulla faccia dell'acqua. La via sbagliata non si lascia per la giusta, se la giusta non è compresa come l'unica bella. Fare appello all'utilità è non conoscere il cuore umano. Bisogna far sentire quanto importa, alle costellazioni, il profumo del biancospino. "
(Guido Ceronetti: La Lanterna del Filosofo. Adelphi, 2005 pag. 70-77)
sabato 9 febbraio 2013
BUROCRAZIA E POPOLAZIONE
L’insostenibile pesantezza della
burocrazia
Quando, appena
diciottenne, partii per un lungo viaggio verso l’allora Europa dell’Est, oltre
la cosiddetta “cortina di ferro”, tra i tanti aspetti che mi colpirono ce ne fu
uno che mi è rimasto impresso indelebilmente. Questo aspetto è difficile da
definire, non c’è un termine adeguato a descriverlo. Si tratta infatti del modo
di essere delle persone, del loro modo di comportarsi, di muoversi, di
interloquire tra loro e con lo straniero, fino all’aspetto fisico vero e
proprio. Non si trattava tanto dei sorrisi delle persone, dopo una certa età
tutti caratterizzati da uno o più denti d’acciaio (l’oro era proibito), dallo
sguardo spento, rassegnato, dalla gestualità ripetitiva e limitata, dagli abiti
tutti tendenti al grigio, privi di colori vivaci, di scarsa qualità e sdruciti.
Il senso complessivo di una vita ripetitiva, sempre uguale, priva di futuro. O
meglio, non era solo questo. Era l’impressione d’insieme sul carattere stesso
di queste persone, un carattere afflitto, depresso, senza immaginazione. Per
sintetizzare si potrebbe dire che
erano persone che davano l’impressione di meschinità e grettezza. Allora
attribuii la cosa alla situazione economica, alla povertà, alla mancanza di
competizione per arricchirsi che è spesso presente in occidente. Ma posso oggi
affermare con sicurezza che questo aspetto delle società dell’est comunista
erano soprattutto effetto del dominio assoluto della burocrazia e
dell’ideologia burocratica che dominava ogni aspetto della cultura. Questi
pensieri ha ridestato in me l’articolo di Pietro Ostellino apparso lunedì 4
febbraio sul Corriere della Sera di cui riporto un brano:
“Quando, a Mosca, portavo la
mia automobile a far riparare, una volta che la mia segretaria aveva
espletato le pratiche dovevo, per raggiungere l'officina, oltrepassare una
sbarra manovrata da un'anziana donnina. Che si rifiutava sistematicamente di
alzarla se la mia segretaria (russa) non scendeva e raggiungeva la destinazione
a piedi, mentre io ci arrivavo in auto. La ragione del comportamento di questo
«Stalin minore e in versione burocratica» era duplice. Innanzitutto,
strutturale: ogni burocrate tende a esercitare il potere di cui dispone,
grande, piccolo, infinitesimo che sia, in modo arbitrario e dispotico perché
l'autoreferenzialità è la sola «sostanziale» fonte di legittimazione che
conosca e sia disposto ad accettare; derivandogli quella «formale» dalla
politica che gliel'ha conferito. In secondo luogo, moralistica: il burocrate
crede di avere una «missione etica» da compiere. Per autolegittimarsi non si
limita ad applicare la legge; pretende di dilatarla in vista del «miglioramento
morale» dei suoi simili.
Si farebbe, però, torto al
burocrate se lo si definisse un fanatico, simile agli interpreti di certe dottrine
rivoluzionarie del passato. La sua natura non è ideologica ma teologica, cioè
ancor più illiberale. Ma non è un rivoluzionario: è un conservatore, se non un
reazionario. Crede a quello che fa ed è, a suo modo, un «chierico» della
politica, frustrato dalla sensazione di esserne «usato». La politica dovrebbe
limitarne e regolarne i poteri. Ma non ne ha l'interesse perché è, se mai, sua
convenienza lasciargli il compito di fare «i lavori sporchi», di sollevarla
dalla responsabilità di rispondere di ciò che fa e dal fastidio di «sporcarsi
le mani».
Più è esteso il potere
burocratico, minori sono le possibilità del cittadino di risalire alla
responsabilità ultima, cioè politica, di ciò che gli accade. Il rapporto fra
cittadino e burocrazia, in uno Stato caratterizzato da tale forma di arbitrio e
di dispotismo amministrativo, è un processo kafkiano senza fine. Così
funzionano i regimi autoritari e totalitari dei quali il burocrate è la lunga
mano, non di rado senza manco rendersene conto, convinto com'è di assolvere una
funzione moralizzatrice. Gli si farebbe, perciò, ancora torto se si ignorasse
che, a fondamento di tale convinzione, c'è una filosofia morale. Il guaio è che
essa coincide perfettamente con l'ideologia totalitaria. Se all'origine
dell'ostracismo della donnina della sbarra verso la mia segretaria c'era il
pregiudizio, tipicamente sovietico, che, per il solo fatto di essere al mio
fianco in auto, essa appartenesse a quella specie (limitata) di donne russe che
si prostituivano allo straniero per un paio di calze di nylon, è presto detto
quale fosse la sua filosofia morale. Lo Stato aveva il diritto di verificare
dove «tutte» le segretarie - metafora del cittadino comune - passassero serate
e pomeriggi e la società, costituita nella totalità da «cittadini onesti», era
così «collettivamente unita» da non consentire a nessuno di avere uno stile di
vita sottratto al giudizio comune. Se, poi, non era lo Stato a provvedere, ci
pensava lei, la piccola «burocrate della sbarra». Tale filosofia morale era l'essenza
del totalitarismo sovietico ed è oggi, piaccia o no, il terreno sul quale si
sviluppa, da noi, pubblicamente, il vessatorio Stato di polizia fiscale e si
concreta l'arbitrio, personale, del burocrate. Il caso sovietico merita,
perciò, una riflessione sulla prassi fiscale di certe democrazie liberali
dell'Occidente tanto apprezzata dai cultori della nostra fiscalità…
(Piero Ostellino, dal Corriere della
Sera del 4 febbraio 2013).
Fu, il mio viaggio
nell’est Europa, molto importante
per la mia formazione e contribuì
a creare in me quella fiammella della cultura liberale e dell’amore per la
libertà che sarebbe poi cresciuta con gli anni. Una cultura che in Italia non
ha mai attecchito in profondità, essendo il popolo italiano spesso vittima
volontaria di facili ideologie dietro cui si nasconde in genere il potere della
burocrazia. Non faccio distinzioni di destra o di sinistra, alla lunga infatti il potere burocratico perde il colore rosso o nero per divenire uniformemente grigio. Al potere burocratico si addicono le uniformi, sia militari che politiche. Ma lo tradiscono i volti, quelli non si possono nascondere nell'uniformità. I volti delle persone nei paesi totalitari esprimono squallore e tristezza. Il volto di un uomo libero è riconoscibilissimo per chi sa
guardare oltre le parole e le frasi fatte. Anche la mia battaglia contro la
sovrappopolazione ha a che vedere con questa aspirazione alla libertà. Credo
infatti che un mondo sovrappopolato sia inevitabilmente un mondo in cui la
burocrazia esercita un potere eccessivo e antidemocratico. In un pianeta
limitato con risorse limitate, un numero spropositatamente alto di abitanti non
può che portare al potere dei “regolatori”, di coloro che si arrogano il
diritto di decidere il come, il dove e il quanto nella vita dei cittadini. Che si arrogano il diritto di decidere
chi può e chi non può usufruire di queste o quelle risorse. Un potere che per
affermarsi si richiama a parole-totem
come giustizia ed uguaglianza, oppure nazione e moralità, ma che è
invece basato sul dominio diseguale di chi controlla lo Stato e instaura un
controllo assoluto sulla vita dei cittadini. Un potere che per automantenersi
non può che rendere i miliardi di individui, potenzialmente liberi, una massa
grigia e informe di conformismo e meschinità.
mercoledì 6 febbraio 2013
LE CORBUSIER A ROMA
Nella mostra organizzata al Maxxi di Roma su Le Corbusier, c’è un settore che si
occupa del rapporto tra il grande architetto e Roma. In uno dei pannelli illustrativi è riportato come Le Corbusier vedeva, in uno studio commissionatogli alla fine
degli anni ’30 dall’amministrazione fascista, il futuro sviluppo della città
con le sue periferie. L’architetto era ben cosciente di quel fenomeno che già allora era in atto e che negli
anni successivi alla guerra sarebbe esploso in maniera incontrollata:
l’urbanizzazione massiccia. Grande anticipatore e visionario, personalità in
grado di creare un’idea di futuro, Le Corbusier proponeva uno sviluppo della periferia romana in grado di
armonizzare l’enorme espansione demografica prevista, con il verde della campagna romana, attraverso la costruzione
di grattacieli ben distanziati tra loro da ampi spazi verdi, non trascurando
ovviamente ampie vie di comunicazione in parte di superficie e in parte
interrate e servizi collegati. L’edificazione di strutture abitative di qualità estetica e tecnica in altezza, come già avvenuto in altre importanti città, avrebbero consentito di
risparmiare suolo verde pregiatissimo per il paesaggio e la storia dei
luoghi. Purtroppo dopo la guerra
si abbandonò ogni progettualità delle periferie e si lasciò alla spontaneità e
alla illegalità dell’abusivismo carta libera. Si badò solo a favorire alcuni
grandi costruttori, i famigerati “squali”, e a mantenere un sistema di mazzette
e di corruzione attraverso cui si crearono illeciti arricchimenti, carriere
politiche, ladrocinio di denari pubblici e un disastro ambientale e
architettonico che ha pochi precedenti nella storia mondiale. Era in quegli
anni che Rosi raccontò nel suo bel film “Le mani sulla città” la rapina di
paesaggio e lo scempio di territorio fatto dalla malavita e dalla corruzione
politica a Napoli, ma la storia era pressoché la stessa anche a Roma. La magnifica
campagna romana, fatta di verde, paesaggi ameni, pascoli, boschi di enorme bellezza che
risalivano su fino alle colline dei castelli romani e al preappennino, dove la
mano dell’uomo si era armonizzata fino ad allora con la natura e il paesaggio
creando orti, coltivazioni e vigneti; la campagna cantata nei secoli passati da illustri e colti personaggi
che venivano da tutt’europa come Byron, Shelley, Goethe, sparì in pochi
decenni, sostituita da un’orrenda accozzaglia di case e casupole squallide, mal
costruite, mal coibentate, piene di amianto, edificate senza alcun piano regolatore nella
completa illegalità. Interi quartieri sorsero dal nulla privi di viabilità, con
strade strette e caotiche, senza fognature e servizi. La proposta di Le
Corbusier finì nel nulla e non fu mai più ripresa. La timida proposta di creare
un Centro Direzionale fatta al tempo del governo Craxi, finì come tutte le
altre per l’opposizione di alcune parti politiche ( c’era chi vedeva nel caos
delle periferie abusive la bellezza della spontaneità proletaria!), e per la
cronica carenza di fondi, deviati verso corruttele più remunerative.Un vero piano regolatore non fu mai approvato, a parte una finzione di piano che permetteva qualunque abuso mediante il meccanismo delle varianti in deroga. La
corruzione a tutti i livelli e la tolleranza colpevole delle autorità permise e avallò comunque l’edificazione massiccia. Edificazione che trovava un centro di aggregazione
intorno ai cosidetti Nuovi Centri Commerciali, dietro la cui spinta si
realizzava (e si realizza) l’illegalità e il
riciclaggio. In modo caotico si
dava avvio alla cementificazione di migliaia di ettari di suolo, in cui il
paesaggio era il vero bottino intorno a cui si adunavano famelici decine e
decine di lupi sbranatori di suolo verde. Una delle vittime più illustri di
questo scempio è la ex-meravigliosa Villa Adriana, nei pressi della via
tiburtina, una volta di metafisica
bellezza, immersa in un paesaggio verde lussureggiante con le sue immense
rovine, le antiche statue e le vasche d’acqua. Oggi tutto il territorio circostante la Villa è
divenuto un’immensa distesa di squallide case, strade, capannoni e centri
commerciali. Discariche a cielo aperto circondano la Villa patrimonio dell'Unesco. Discariche ove tutti riversano rifiuti: copertoni,
vecchi elettrodomestici, materiali tossici, calcinacci, frammenti di eternit, cartacce e liquami, rendendo il luogo spettrale e incredibile per ogni visitatore dotato
di un minimo di senso civile. Molti stranieri visitatori sono stupiti: come è
stato possibile tutto questo? Tra Tivoli e Roma non c’è più soluzione di
continuità e il degrado cementizio è uniforme. Proprio in tutta vicinanza alla Villa è in atto l’ultima
mostruosa cementificazione con l’edificazione, approvata da comune e regione,
della lottizzazione Nathan di 500 mila metri cubi di palazzi, oltre al
tentativo per adesso rinviato di posizionare accanto alla Villa, patrimonio
dell’Unesco, la grande discarica di Corcolle per i rifiuti di Roma. La follia
non ha limiti e la vicenda assume aspetti comici con l’ultima giunta della
Regione. Si è infatti messo a capo della commissione regionale per l’Ambiente
nientemeno che un costruttore e mercante di palazzi, un certo Carlino (quello
della frase: “non sogni ma solide realtà”), sponsorizzato dal capo dell’Udc
nonché genero di Caltagirone, uno dei maggiori costruttori attivi a Roma.
Povero Le Corbusier, se vedesse com’è ridotta oggi la periferia romana…
(Sopra: la periferia romana nella realtà)
domenica 3 febbraio 2013
FUSIONE FREDDA: PROSSIMA LA VERITA' SULL'E-CAT DI ROSSI
Siamo tutti con il fiato sospeso. Siamo in attesa della prossima pubblicazione dei test indipendenti svolti sui vari tipi di E-cat di Rossi. L’ultimo, quello sull’ Hot-Cat che lavora a più di 600 gradi Celsius, sarebbe stato terminato nella mattinata del 21 dicembre 2012 in Usa. A più di un mese dalla conclusione dei test ancora non è uscito niente, neanche indiscrezioni. E’ ovvio che si diffondano voci di risultati negativi, mentre Rossi afferma che pubblicherà i risultati in ogni caso.
Rossi ha spiegato le ragioni di questo ritardo: “I professionisti terzi sono totalmente indipendenti da noi, non sono pagati da noi e quindi non possiamo mettere loro fretta o ordinare loro alcunché. In buona sostanza “sono liberi di pubblicare dove vogliono, quando vogliono, qualsiasi risultato”. In conclusione, “ciò che dipende da me, dipende da me, ciò che è indipendente, è indipendente”.
Nel
frattempo dalla Prometeon, che commercializza i reattori, si apprende che la
produzione degli e-cat va avanti (la fabbricazione avviene negli Stati Uniti) e
al momento sarebbero in produzione, secondo quanto
ha affermato lo scienziato bolognese, 3 E-Cats da 1 MW: uno a bassa
temperatura , un E - Cat Hot ed un E-Cat alimentato a gas. Per quanto riguarda
l’e-cat domestico ad uso familiare si debbono attendere tempi più lunghi in
quanto vi sono problemi con le certificazioni di sicurezza.
L’E-Cat industriale, invece,
è dotato della certificazione CE che garantisce la conformità
del prodotto alle disposizioni comunitarie che lo riguardano: dalla
progettazione alla fabbricazione, all’immissione sul mercato, alla messa in
servizio del prodotto fino allo smaltimento.
Rossi tuttavia non può prendersela con troppa calma in quanto i
concorrenti stanno lavorando velocemente. La Defkalion Europe è pronta per la
commercializzazione del suo reattore R5, su cui specificano che “attualmente
siamo in grado di ottenere temperature di oltre 600°C nel circuito secondario
utilizzando fluidi termici opportuni. Il reattore può essere acceso e spento in
breve tempo e la reazione è completamente sotto controllo. La carica del
reattore dura sei mesi di funzionamento continuo e il prodotto finale della
reazione è principalmente rame e qualche altro metallo non nocivo alla salute e
all’ambiente”.
La Brillouin Corp. ha brevettato in settembre il suo reattore in
Cina e si dice pronta per entrare in produzione. Piantelli ha ottenuto a
gennaio 2013 il brevetto europeo del suo reattore LENR, riuscendo così ad essere il primo brevetto ufficiale di un reattore italiano. A luglio dello scorso anno il Professor Miley (Università dell'Illinois) ha ottenuto il primo brevetto americano. La Toyota in Giappone,
anche per le difficoltà dell’approvvigionamento energetico del paese dopo
Fukushima, sta spingendo con le ricerche e i test presso l’università di Osaka,
e secondo alcuni siti web, anche negli Stati Uniti , con lo scopo di accedere
in tempi brevi a nuove fonti di energia meno costosa degli idrocarburi, senza emissioni nocive per l'ambiente. Presto si potrebbero avere grosse novità sul reattore che Toyota e Mitsubishi stanno preparando insieme ai ricercatori giapponesi e americani. Il 2013
potrebbe essere l’anno cruciale per una risposta definitiva sulla esistenza e
sulla efficienza delle LENR-Fusione Fredda come nuova fonte di energia
affidabile, pulita e senza emissioni di gas serra.
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