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venerdì 9 dicembre 2011

IL DISASTRO DEL PIANETA E' KANTIANO?




Le prime pepatissime critiche all'Illuminismo le avevano fatte, subito dopo la Rivoluzione Francese, due big del conservatorismo come De Maistre e Burke. Ma dopo la catastrofe delle due guerre mondiali anche la Sinistra, quella con la S maiuscola, aveva cominciato ad esprimere dubbi sull'Illuminismo. I due massimi rappresentanti della scuola di Francoforte, il guppo di filosofi del marxismo critico, Horkheimer e Adorno pubblicarono nel 1947 un libro destinato a fare epoca: "Dialettica dell'Illuminismo". In questo libro i due analizzano gli sviluppi storici dell'Illuminismo, le sue basi teoriche, e la piega non tanto positiva presa dal mondo dopo la sua affermazione in Europa e in America. Senza tante remore, l'accusato principale era Kant. Quali erano i mali dell'Illuminismo evidenziati dalla scuola di Francoforte? Ecco un breve elenco: la razionalità eletta a totem, il delirio misurante del razionalismo scientifico, la trascendenza del soggetto che ne faceva l'ennesimo idolo mentre il resto della realtà veniva reificato a semplice oggetto.Infine una uniformizzazione del mondo, appiattito sotto il dominio assoluto del pensiero tecnico. Oggi diremmo un pensiero antropocentrico portato all'estremo. Lo stesso termine "trascendentale" usato da Kant ad indicare le condizioni "a priori" della conoscenza proprie solo dell'uomo, è possibile leggerlo come termine di un antropocentrismo assoluto. E' nota la tesi di Kant sull'uomo come unico fine, mentre la natura sarebbe un semplice mezzo per realizzare i desideri dell'uomo.

"L'omogeneità dell'universale e del particolare è garantita, secondo Kant, dallo schematismo dell'intelletto puro. L'intelletto imprime alla cosa, come qualità oggettiva, prima ancora che essa entri nell'Io, quell'intelligibilità che il giudizio soggettivo riscontrerà in essa. Instaurare questa unità è il compito consapevole della scienza. Tutte le leggi empiriche -dice Kant- sono solo determinazioni particolari delle pure leggi dell'intelletto. Questa concordanza della natura con la nostra facoltà conoscitiva è presupposta a priori dal giudizio. Le difficoltà nel concetto di ragione nella Critica della Ragion Pura vengono alla luce nell'ambiguo rapporto tra l'io trascendentale ed io empirico e nelle altre contraddizioni irrisolte. La ragione, come io trascendentale superindividuale, implica l'idea di una libera convivenza degli gli uomini, in cui essi si costituiscano a soggetto universale, che è poi l'idea della vera universalità, l'utopia. Ma insieme la ragione rappresenta l' istanza del pensiero calcolante, che organizza il mondo ai fini della autoconservazione e non conosce altra funzione che non sia quella della preparazione dell'oggetto, da mero contenuto sensibile, a materiale di sfruttamento...L'illuminismo identifica il pensiero con la matematica. Nella matematizzazione galileiana della natura, la natura stessa viene idealizzata. Il procedimento matematico trasforma il pensiero in cosa, strumento. Ma con questa mimesi, in cui il pensiero si livella al mondo..il dominio della natura traccia il cerchio in cui la critica della ragion pura ha relegato il pensiero". (da Max Horhkheimer, Theodor W. Adorno: "Dialettica dell'Illuminismo" Einaudi 1997, pag. 88 e seg.).

Queste tesi di Kant hanno portato ad un Illuminismo fondato su un rapporto di dominio dell'uomo sulla natura, che produce il capovolgimento della ragione in mito e della civiltà in barbarie. La ragione finisce con l'assumere una pura valenza strumentale con cui l'uomo uniformizza il mondo e riduce tutto, natura e cose, a prodotto. In Minima Moralia, Adorno riprende la critica, e mostra come la società di massa generata dalla razionalità strumentale non possa che fondarsi su ideologie, anche in maniera inconsapevole, e che tutte le visioni moderne del mondo sono basate sul dominio e sulla finale sopraffazione dell' uomo sulla natura. Karl Otto Apel porta ancora oltre la critica a Kant individuando nella assolutizzazione della relazione soggetto-oggetto il paradigma della filosofia moderna cui le posizioni prima di Descartes, poi di Kant stesso hanno dato luogo, portando ad uno squilibrio tra uomo, depositario di tutti i diritti, e natura vista solo come oggetto strumentale, compresi gli animali superiori privi di qualunque diritto.
La spaventosa riduzione del mondo a officina del soggetto assoluto (uomo) ha condotto all'attuale catastrofe antropocentrica di un pianeta sovrappopolato dalla specie Homo e una natura ridotta a magazzino e discarica dei suoi prodotti.

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