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lunedì 5 marzo 2012
MAURO CORONA: L’ULTIMO AMORE PER LA MONTAGNA CHE SCOMPARE.
Se uno vive in alto, sulle montagne, è più vicino al sacro. Dall’alto delle montagne la vita degli uomini appare più chiara nelle sue contraddizioni e nelle sue follie.Nelle montagne ci sono (è il caso di cominciare a dire: c'erano...) i boschi, le fonti di acqua cristallina, le valli verdi, gli animali liberi, gli uccelli dalle grandi ali, le nuvole e il cielo azzurro. Mauro Corona ci racconta, nei suoi scritti, solo di montagna, solo storie che hanno a vedere con le montagne da cui proviene. Nell’ultimo libro di Corona c’è l’amore dell’uomo per la montagna, per un rapporto che il mondo moderno sta distruggendo.
Riporto un breve capitolo del suo libro “Nel legno e nella pietra”:
“LA MONTAGNA
La montagna l’ho conosciuta appena ho aperto gli occhi. La montagna famosa a dodici anni, quando fui ingaggiato come falciatore a Moena, sui pascoli alti, per poche lire all’ora. Rimasi affascinato da quelle enormi cime che spuntavano dai prati come i fiori. Si falciava tutto il giorno, circondati da lame di roccia scintillanti al sole come immense coti. ..Le montagne sono belle perché hanno il vuoto attorno. Un vuoto che ci spaventa, forse perché rispecchia quello che abbiamo dentro. Le montagne comunicano il senso dell’irraggiungibile, del perfetto, del maestoso, dell’intoccabile. Ho scalato molte montagne, anche all’estero, in Groenlandia, in America, ma sono rimasto innamorato delle mie, dove sono nato e cresciuto. Andando in giro ho scoperto che le montagne del mondo hanno tutte una base e una cima, e il dolore degli uomini è sempre lo stesso. Adesso il mio motto è: “Conosci l’orto di casa tua e conoscerai l’India intera”. Chi non ha un orto contempli un geranio, sarà lo stesso. Oggi non frequento quasi più le montagne famose perché sono diventate di moda, quindi caotiche. Alla loro base sorgono i grandi parcheggi d’Europa. Ormai, su quelle vette cade neve colorata firmata da prestigiosi stilisti. Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito. Anche oggi che ho passato i cinquanta, e il mio animo è diventato corteccia e le delusioni non mi forano più, perché si spuntano sulla corteccia, quando le cose non vanno bene mi rifugio su qualche vetta….Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura. La vita è un segno di matita, curvo e sottile, che finisce ad un certo punto. Per molti è lungo, per altri corto, per altri non parte nemmeno. La gomma del tempo verrà poi a cancellare quel segno. Di noi non resterà nemmeno il ricordo. E’ giusto così. E allora perché sgomitare tanto? Ho speso i giorni liberi dal dovere in compagnia delle montagne e della natura e mi sono trovato bene. Molto di più che con la gente. Perché la montagna non è gelosa, né invidiosa, non cerca potere né vendetta. Né tradisce. Per andare in montagna ho ridotto al minimo il dovere. Non ho accumulato soldi, non hop snaturato la vita nascondendomi sotto mucchi di orpelli inutili. Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro. La montagna mi ha insegnato anche questo. Dopo due giorni di vagabondaggi senza cibo, una volta a casa, non è necessario che il tonno si tagli con un grissino per essere buono. La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po’ tonti si è tutti da giovani. Mi ha insegnato che dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere. Saggio consiglio per non farsi prendere dai traguardi dell’ambizione lungo il segno di matita. Oggi non ho né rimorsi né rimpianti. E’ andata così e basta.” (Mauro Corona: Nel legno e nella pietra” oscar Mondadori pagg. 270-272).
Leggere Mauro Corona mi fa venire in mente la fragilità della montagna, assediata nel nostro paese da asfalto, edifici, ville e villette, chalet, strade, impianti di sci, impianti di risalita, alberghi, tunnell, stadi, gallerie, tralicci, centri commerciali, ecc. Il destino della montagna è segnato, se il tasso di crescita della popolazione proseguirà con i ritmi attuali Le valli alpine sono tutte a rischio, e non solo per i tunnell della Tav. Se il mondo si avvia verso i 10 miliardi di umani, i commerci aumenteranno in maniera esponenziale, la produzione e il trasporto dei prodotti si decuplicherà in pochi anni, la necessità di cementificare le valli alpine si accentuerà sempre più. Nessuno si faccia illusioni. Non si tratta di economia né di politica. Non ci sarà capitalismo, liberismo, socialismo o comunismo che salverà le montagne. Non lo farà né la destra né la sinistra. Lo strapotere dell’uomo in un mondo sovrappopolato porterà alla progressiva distruzione sia delle campagne che delle coste, dei mari, delle foreste, delle acque e delle montagne. Sarà una distruzione bipartisan. Le montagne moriranno, diventeranno una specie di luna park per le scimmie umane. Ci andremo a sciare con la neve artificiale, sparata dai cannoni, sarà pura neve tecnologica. Scorazzeremo per le strade e le autostrade d’alta montagna come in un immenso carosello. Passeremo sotto i monti, nei lunghissimi tunnell che li bucheranno da parte a parte come un colabrodo. Abiteremo sulle cime una volta bianche di neve, ma trasformate dalle magnifiche sorti e progressive della specie umana in grigi condomini da turismo di massa.
A Erto dove viveva la sua gioventù Mauro Corona , molti hanno vissuto il disastro del Vajont nel 1963. Quella fu solo l’anticipazione della fine. Tutte le montagne sono a rischio, tutte le valli stanno perdendo il verde degli alberi, sommerso dal grigio colore dell’asfalto e del cemento. Persino le incontaminate vette delle alpi stanno perdendo il loro ambiente. La neve diminuisce anno dopo anno, i ghiacciai millenari si sciolgono e il cemento avanza. Il sacro e gli dei non hanno più luogo dove stare. I vecchi montanari sono gli ultimi depositari delle antiche tradizioni, dei ricordi del tempo andato. Ora tutto è diventato luna park, la montagna serve solo a far divertire, a vacanze fuggitive e superficiali, o per delle seconde case da lasciare vuote quasi tutto l’anno. I vecchi muoiono, e solo Corona e pochi altri ci raccontano ancora le storie dei montanari, razza in estinzione.
sabato 3 marzo 2012
PROIETTILI AD URANIO IMPOVERITO E FUSIONE FREDDA
Perché tanto ostruzionismo verso la Fusione Fredda da parte dei centri di ricerca istituzionali più importanti? Perché negli Usa da parte di Nasa ed Esercito si è messo a tacere per tanti anni i risultati sorprendenti annunciati da Fleishman e Pons e poi sviluppati da tanti altri?
Una delle cause principali sarebbero gli interessi militari che fin dall'inizio avrebbero tentato di appropriarsi della nuova tecnologia.
Per i sostenitori della "fusione fredda" esisterebbe un complotto ordito dai militari che ne impedirebbero la diffusione, lo studio e la conoscenza, cito Roberto Germano da "Il discredito patologico":
"Un altro fattore di rischio che ritengo importante aggiungere a quelli individuati da Josephson è l’interesse militare. Infatti, la Fusione Fredda sembra ricondurci direttamente ai cosiddetti proiettili all’Uranio impoverito, proprio in quel periodo (’90) utilizzati dagli USA per la prima volta nella I Guerra del Golfo, e la cui tecnologia (secondo lo stesso Fleischmann) sembrerebbe basarsi su tecniche e fenomeni strettamente correlati a quelli evidenziati da lui stesso a da Pons nell’89. Questo farebbe anche comprendere il perché degli “annunci drammatici”, fatti tramite l’inusuale mezzo della conferenza stampa (Fleischmann ha ammesso indirettamente, ma chiaramente, che era pedinato da ambienti militari in quei giorni critici a cui seguì la tanto biasimata conferenza stampa). In effetti, sono già alcuni anni che questo possibile nesso si è fatto strada al di fuori degli ambienti militari; se ne sono occupati recentemente anche i giornalisti di RAI NEWS 24 nei reportage “Il Rapporto 41, Fisica e metafisica di una rivoluzione scientifica scomparsa” di Angelo Saso, e “Khiam, sud del libano: anatomia di una bomba” (che ha vinto il Premio “Ilaria Alpi” 2007) di Flaviano Masella e Angelo Saso.
Gli indizi sono questi:
Il proiettile all'Uranio impoverito dovrebbe semplicemente forare il carro armato e non certo causare la fusione di ampie superfici metalliche, né generare radioattività.
I morti colpiti da tali proiettili sono stati rinvenuti scuri di pelle, come fossero stati esposti a radiazioni ionizzanti.
Il metallo del carro armato diviene radioattivo.
Nel bunker a Bagdad, dove furono usati proiettili più grandi, sono state trovate le impronte di uomini vaporizzati sulle pareti, come avvenne a Hiroshima e Nagasaki.
Tra le nanoparticelle ritrovate nelle zone “incriminate” si trova il Bario, elemento raro ed evidente prodotto di fissione dell’Uranio (l’altro è un gas, il Kripto, ed è quindi volatile).
Un possibile scenario interpretativo è che un proiettile di Uranio impoverito, caricato opportunamente di Deuterio fino a una certa soglia molto elevata (l’Uranio tende ad assorbire facilmente Idrogeno e Deuterio), quando impatta sull'obiettivo alle velocità enormi tipiche di questi proiettili, ovviamente si comprime. Si raggiunge così la densità critica di Deuterio nell'Uranio che dà origine a uno stato di pre-fusione nucleare fredda che innesca a sua volta un fenomeno di fissione nucleare sui generis, con grande emissione di calore e raggi gamma.
Saremmo di fronte, quindi, a un'arma nucleare, ma tattica (può agire su aree limitate) perché non ha bisogno di dover raggiungere la massa critica, e quindi potenze necessariamente di molto superiori.
Dunque, buona parte dei fenomeni sociologici inquisitori e antidemocratici propri della saga della Fusione Fredda troverebbe una semplice spiegazione ipotizzando un cosciente e ben riuscito tentativo di insabbiamento di segreti militari."
Secondo il prof. Massimo Zucchetti e il gruppo di ricerca e studio sulle reazioni piezonucleri, non si tratterebbe di un complotto militare, ne di mini bombe nucleari a fusione fredda, ma semplicemente di una reazione piezonucleare indotta dalla pressione, dall'impatto quindi del proiettile ad uranio impoverito con la corazza dei carri colpiti.
(dal sito 22passi.blogspot.com).
venerdì 2 marzo 2012
FUSIONE FREDDA: ROSSI ANNUNCIA NOVITA' SULL'ECAT
Il 20 febbraio 2012 Rossi ha tenuto una riunione con rappresentanti dell'Università di Uppsala (con cui è in atto una collaborazione scientifica) per illustrare gli ultimi sviluppi dell'apparecchio da lui realizzato per la produzione di energia mediante il sistema LENR basato sul sistema nichel-idrogeno. Era presente anche il Professor Roland Petterson che aveva assistito al test del 6 ottobre 2011. Petterson ha riferito al Ny Teknik le ultime novità sull'apparecchio. Ora il sistema è stabilizzato da un controllo elettronico della reazione che viene attivata semplicemente premendo un bottone. La misurazione dell'energia prodotta è migliorata con un nuovo apparato di rilevamento.A causa della necessità di commercializzare a breve la macchina si è dovuto migliorare la sicurezza del sistema per ottenere i permessi commerciali, pertanto è stata elminata la bombola di idrogeno collegata al reattore, sostituendola con un materiale solido di idruro metallico che confina l'idrogeno in maniera stabile e lo rilascia lentamente. L'idruro metallico contiene solo pochi grammi di idrogeno e assicura il funzionamento per sei mesi. Poi è possibile sostituire la carica in maniera facile e standardizzata. L'apparecchio nella sua ultima versione, riferisce Robertson, è molto compatto e ridotto in volume e presenta semplici connessioni di input e output di acqua. La linea produttiva, come già annunciato da Rossi, è stata robotizzata per assicurare una produzione rapida e nelle quantità necessarie del prodotto, a costi ridotti.
( Dal sito web di Ny Teknyk)
giovedì 1 marzo 2012
mercoledì 29 febbraio 2012
BJORN LOMBORG: LA CRESCITA CI SALVERA'
Dopo la tesi di Latouche -la salvezza sta nella DECRESCITA- presento la tesi opposta di Bjorn Lomborg: la CRESCITA ci salverà. Le differenze tra i due non stanno solo nelle rispettive opposte tesi. Sono anche due caratteri diversi. Latouche si da arie da filosofo, economista, zapatista da salotto. Lomborg è un superpignolo, meticoloso fino all'estremo, studioso documentatissimo -difficile da prendere in castagna- e potrebbe fare benissimo l'esattore delle tasse. La tesi di Lomborg è che gli ambientalisti mainstream sparino una serie di castronerie, più per contrarietà ideologica al sistema economico capitalista di libero mercato, che per convinzione. Lomborg riporta una serie impressionante di dati (L'Ambientalista Scettico - Mondadori) che dimostrano non solo che il pianeta è più sano e pulito rispetto al passato, ma che i rischi che correrebbe il pianeta come il surriscaldamento da effetto serra, all'inquinamento chimico, all'esaurimento delle risorse eccetera, sono tutte bufale. L'inquinamento -secondo il danese- è un fenomeno collegato al ritardo di sviluppo; al contrario i paesi sviluppati, con economie in crescita, sono paesi che migliorano lo stato dell'ambiente e la qualità della vita. La crescita economica, il libero mercato, portano allo sviluppo di nuove risorse e al miglioramento delle tecnologie, assicurando maggiori investimenti per la tutela ambientale e reali miglioramenti. Tuttavia, pur nella radicale opposizione tra le due tesi, c'è una somiglianza tra Lomborg e Latouche: ambedue dimenticano qualcosa. Tutti e due non parlano mai di sovrappopolazione. Sembra che il pianeta Terra funzioni meglio con la decrescita (Latouche) o con la crescita (Lomborg) riferite però all'economia. Che la soluzione stia proprio in ciò che tacciono i due "ambientalisti", e cioè nel controllo della spaventosa e distruttiva crescita della specie umana fino a 7 miliardi di individui? Limitarci a guardare solo gli aspetti economici del problema ambientale potrebbe non individuare l'aspetto fondamentale: la perdita del rapporto tra uomo e pianeta come "senso" del nostro stare nel mondo.
RIPORTO UN BREVE CAPITOLO, MOLTO INDICATIVO, DEL LIBRO DI LOMBORG: L'AMBIENTALISTA SCETTICO
"LA MINACCIA DELL'INQUINAMENTO SI E' ATTENUATA.
L'inquinamento non sta mettendo in pericolo il benessere dell'umanità. Al contrario, la sua minaccia si è drasticamente affievolita nei paesi del mondo industrializzato. Per quanto riguarda l'aria, i miglioramenti sono inequivocabili. La riduzione delle concentrazioni di piombo e particelle ha portato enormi beneficio alla salute umana. Contrariamente alla percezione comune, dal 1585 l'aria di Londra non era così pulita come lo è oggi... La qualità dell'aria è peggiorata nei paesi in via di sviluppo, soprattutto a causa della forte crescita economica. Tuttavia, tali paesi stanno solo attraversando la stessa fase di compromesso che i paesi industrializzati hanno conosciuto 100-200 anni fa. Risulta in effetti, se si osserva la questione in prospettiva temporale, che ambiente e benessere economico non sono concetti contrapposti, bensì complementari: senza una adeguata tutela dell'ambiente, la crescita economica è in pericolo, ma non ci si può permettere di tutelare l'ambiente senza crescita. E' quindi lecito prevedere che, come è stato per i paesi industrializzati, una volta raggiunti livelli di reddito maggiori, i paesi in via di sviluppo di tutto il mondo sceglieranno e potranno permettersi un ambiente più pulito.
D'altro canto, molti gravi problemi ambientali hanno dimostrato di non essere tali. Le piogge acide, che negli anni '80 si supponeva avrebbero distrutto le foreste, hanno avuto un impatto minimo sulla crescita vegetativa, sebbene abbiano nuociuto ai laghi più vulnerabili. Gli oceani non sono stati danneggiati in misura significativa ed è probabile che né la Guerra del Golfo del 1991 né l'incidente della Exxon Valdez abbiano causato alterazioni permanenti. Dal punto di vista mano, la qualità delle acque costiere è decisamente migliorata. Tuttavia, lunghi tratti di costa e di mare in diverse parti del mondo sono interessati da un apporto di sostanze nutrienti troppo elevato, che ha aumentato la frerquenza dell'impoverimento di ossigeno, o ipossia, fenomeno dannoso per gli organismi acquatici. Questo problema è soprattutto una conseguenza del diffuso accesso ai fertilizzanti, grazie ai quali si è aperta la strada alla rivoluzione verde e alla capacità di nutrire il mondo coltivando superfici meno estese, consentendo quindi di ridurre la pressione sulle foreste e sugli altri habitat naturali.In questa prospettiva, l'eccesso di sostanze nutrienti rappresenta il prezzo che l'uomo impone agli organismi marini per riuscire a nutrire l'umanità senza distruggere i grandi habitat forestali. Con l'impiego di risorse adeguate è certo possibile ridurre l'ipossia, ma è necessario chiedersi se tale impresa costituisca l'utilizzo più opportuno delle limitate risorse a disposizione. Migliorare l'ossigenazione delle acque del Golfo del Messico e salvare molte forme di vita che esistono sui fondali si può. ma al prezzo di oltre 2 miliardi di dollari all'anno. Volendo utilizzare al meglio quel denaro, è necessario riflettere sul fatto che una simile cifra potrebbe salvare almeno 30 milioni di persone nei paesi del Terzo Mondo.
Secondo quasi tutti gli indicatori, i fiumi mostrano un generale miglioramento.Il contenuto di ossigeno nelle acque del Reno, del Tamigi, e del porto di New York è aumentato ed è in grado di sostenere una flora e una fauna molto più numerose rispetto a 20-40 anni fa. Infine, la "crisi dello smaltimento dei rifiuti" è risultata essere un abbaglio degli anni '80. Perfino nel caso in cui la quantità di immondizia continuasse ad aumentare e la popolazione degli Stati Uniti raddoppiasse nei prossimi cent'anni, l'intera produzione degli Stati Uniti di tutto il XXI secolo occuperebbe una superficie quadrata di meno di 29 chilometri di lato, appena il 26 % della superficie della contea di Woodward, in Oklahoma. L'impatto dell'inquinamento sugli esseri umani è diminuito nelle città, dove l'aria è meno inquinata, ma anche nel mare, nel suolo e nei fiumi. Fra gli indicatori che lo testimoniano vi sono le concentrazioni di DDT nei tessuti adiposi e nel latte umani...La percentuale di cittadini statunitensi con presenza di PCB (piombo n.d.r.) nei tessuti adiposi è calata dal 68 % del 1972 al appena il 9 % del 1983. E' un dato molto importante alla luce di una nuova ricerca secondo la quale elevate concentrazioni di PCB nel latte materno possono provocare nei figli difficoltà di apprendimento e un quoziente di intelligenza inferiore. Anche i livelli di diossina sono in diminuzione. In un recente rapporto dell'Unione europea si afferma che "la riduzione dell'esposizione alla diossina nei paesi membri dell'Unione è compresa tra il 9% e il 12 % all'anno"; le concentrazioni nel latte materno sono calate dell'8% all'anno e quelle nel sangue di ben il 12 %.
Si è visto che i progressi umani sono stati straordinari. Che si tratti di derrate alimentari, materie prime o energia, all'orizzonte non si profila alcuna scarsità di risorse né alcuna minaccia alla crescita o alla produzione. Abbiamo già visto (nella parte IV) che i problemi derivanti dall'inquinamento non giustificano la convinzione che la crescita economica minacci di distruggere la Terra, è anzi vero il contrario. Per quanto riguarda la grande maggioranza dei settori più importanti, si registra una riduzione dell'inquinamento e un aumento della qualità dell'ambiente. Anche su questo fronte, il mondo è diventato un luogo migliore in cui vivere."
(Bjorn Lomborg: L'Ambientalista scettico, pagg.213-214, Mondadori 2003- le note al testo con i dati scientifici non sono state riportate).
Si può vedere come in queste pagine vi sia un convitato di pietra. Si accenna agli effetti devastanti sulle acque e sulle coste marine dovuto ai fertilizzanti e agli inquinanti chimici generati dalla necessità di una coltivazione più intensiva dei suoli onde assicurare cibo e risorse ai sette miliardi di abitanti del pianeta. L'effetto distorsivo sulle produzioni e di riflesso le conseguenze sull'ambiente della sovrappopolazione sono evidenti. Lomborg vede la soluzione dei problemi ambientali nella crescita economica. Ma per quanto tempo ancora sarà possibile una crescita economica in presenza di tassi di crescita demografica che stanno portando rapidamente il mondo a 10 miliardi di abitanti? E tutto ciò in presenza di una costante riduzione, anno dietro anno, delle risorse idriche, dei suoli utilizzabili, delle foreste, delle risorse ambientali? L'enorme massa di dati con cui Lomborg ci illustra le sue tesi, qui si arrestano e subentra uno strano mutismo...
domenica 26 febbraio 2012
ALDOUS HUXLEY: LA SOVRAPPOPOLAZIONE SCHIACCIA L'INDIVIDUO
DAL "RITORNO AL MONDO NUOVO" di Aldous Huxley
La via più breve e più larga che conduce al mondo nuovo passa, come già accennato, per una tappa fondamentale: l'eccesso di popolazione, l'accresciuto ritmo di incremento demografico: due miliardi e ottocento milioni oggi (1958), cinque miliardi e cinquecento milioni al volgere del secolo, sì che all'umanità si pone la scelta fra l'anarchia e il controllo totalitario. Ma la crescente pressione del numero sulle risorse disponibili non è la sola forza che ci spinge verso il totalitarismo. Questo cieco nemico biologico della libertà si allea ad altre forze potentissime, generate dai progressi tecnologici di cui più andiamo orgogliosi...Questi progressi ammirevoli, stupendi, si scontano. Storici, sociologi, psicologi hanno scritto molto sul prezzo che l'uomo d'Occidente ha pagato e sta pagando per il progresso tecnologico. Affermano, per esempio, che difficilmente può sperarsi che fiorisca la democrazia nelle società in cui il potere economico si concentra e si centralizza sempre più.Ma il progresso della tecnologia ha portato, e sta portando, proprio a questa centralizzazione del potere. L'apparato della produzione di massa (necessario a sostentare l'eccesso demografico, n.d.r.) migliorando la sua efficienza,tende a farsi sempre più complesso e costoso, meno accessibile quindi all'imprenditore che abbia mezzi limitati. Non solo: la produzione di massa non sta in piedi senza distribuzione di massa, e la distribuzione di massa crea problemi che soltanto i grossi produttori possono risolvere adeguatamente. Dove la produzione e la distribuzione divengono fenomeni di massa, grave è lo svantaggio dell'Uomo Piccolo, che non possiede una sufficiente riserva di capitale operante. Se entra in concorrenza con l'Uomo Grosso, perde prima i quattrini, e poi anche la qualità sua medesima di produttore indipendente; l'Uomo Grosso lo ha ingoiato. E scomparendo l'Uomo Piccolo, una quantità sempre maggiore di potere economico si riduce nelle mani un numero sempre minore di individui. Sotto la dittatura la Grande impresa, resa possibile dal progresso tecnologico e dalla conseguente rovina della Piccola Impresa, cade sotto il controllo dello Stato; cioè, di un piccolo gruppo di dirigenti politici e militari, di poliziotti, di funzionari che eseguono certi ordini. In una democrazia capitalista, come gli Stati Uniti, la Grande Impresa cade sotto il controllo di quella che il professor C. Wright Mills definisce "elite al potere". Questa elite impiega direttamente la forza lavorativa di milioni di cittadini nelle sue fabbriche, nei suoi uffici, nei suoi negozi, altri milioni controlla, e anche meglio, prestando loro i soldi perché comprino i suoi prodotti; ed essendo proprietaria dei mezzi di comunicazione di massa, influenza pensieri, sentimenti e azioni di tutti, in pratica. Parodiando una frase di Churchill potremmo dire che mai è accaduto che tanti uomini si lasciassero manipolare da un così ristretto gruppo. Siamo assai lontani dall'ideale jeffersoniano di una società veramente libera ... Noi vediamo dunque che la tecnologia moderna ha portato alla concentrazione del potere economico e politico, e alla formazione di una società controllata (spietatamente negli stati totalitari, pulitamente, nascostamente nelle democrazie) dalla Grande Impresa e dal Gran Governo. Ma le società sono composte di individui e sono buone solo nella misura in cui aiutano gli individui a realizzare le proprie possibilità, e a condurre una vita felice e creativa. Ebbene i progressi tecologici di questi ultimi anni in che senso hanno agito sull'individuo? Ecco la risposta del filosofo e psichiatra Erich Fromm:
"La nostra società occidentale contemporanea, nonostante il progresso materiale, intellettuale e politico, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale, e tende a minare invece la sicurezza interiore, la felicità, la ragione, la capacità d'amore dell'individuo; tende a trasformarlo in un automa che paga il suo insuccesso di uomo con una sempre più grave infermità mentale, con la disperazione di chi si cela sotto la frenetica corsa al lavoro e al cosiddetto piacere".
Questi milioni di individui abnormemente normali, che vivono senza gioia in una società a cui, se fossero pienamente uomini, non dovrebbero adattarsi, ancora carezzano l'illusione della individualità ma di fatto sono stati in larga misura disindividualizzati. Il loro conformismo da luogo a qualcosa che somiglia all'uniformità...Qui la riduzione teoretica della molteplicità a unità comprensibile si muta in pratica in riduzione della diversità umana a uniformità subumana, della libertà a servitù. L'organizzazione (in presenza di masse umane enormi) può anche essere letale. L'eccessiva organizzazione trasforma gli uomini in automi, soffoca lo spirito creativo, toglie ogni possibilità di liberazione...Gli effetti disumanizzanti della superorganizzazione si aggravano, sommandosi agli effetti disumanizzanti della sovrappopolazione. L'industria, ampliandosi, attrae nelle grandi metropoli una porzione sempre più grande dell'umanità, che cresce. Ma la vita nelle grandi metropoli sovrappopolate non da luogo alla salute mentale (ecco infatti che la più alta incidenza della schizofrenia, depressione, uso di droghe, si ha proprio nei formicai dei quartieri urbani poveri); né sollecita quel tipo di libertà responsabile entro un gruppo capace di autogovernarsi, che è la condizione prima della democrazia effettiva. La vita di città è anonima e per così dire, astratta. Gli individui entrano in rapporto l'uno con l'altro , non come personalità totali, ma come incarnazioni di altrettante funzioni economiche; o, quando sono fuori dal lavoro, come cacciatori irresponsabilidi divertimento. Soggetto ad una vita simile, l'individuo si sente sempre più solo e insignificante. La sua esistenza cessa d'avere un qualche scopo, un qualche senso.
(Aldous Huxley: ROTORNO AL MONDO NUOVO, 1958, Mondadori oscar ristampa 1991 pag. 250-255).
La lucidissima analisi di Huxley sugli effetti della sovrappopolazione umana e della tecnica moderna sull'individuo e sulla coscienza umana nel suo complesso, rimane un classico per tutti coloro che si occupano del problema sovrappopolazione. Insieme ai grandi precursori della filosofia antropologica come Hobbes e come Malthus, Huxley individua nella spaventosa esplosione demografica unita al potere deviante della tecnica, la causa prima della creazione di quell'apparato, quella grande macchina che costituisce la società moderna, in cui lo strapotere della massa umana annienta l'individuo e la sua libertà, facendone un automa condizionato dalla nascita alla morte, con pensieri e comportamenti che non hanno più un senso proprio ma sono indotti dai grandi midia manipolati a loro volta da poteri della superorganizzazione. Per l'uomo moderno è definitivamente perduto ogni rapporto con la natura, e tutto diviene artificiale: dai ritmi delle vita ai valori, ai consumi, agli svaghi. Tutto è regolato ed eterodiretto: ogni aspetto della propria intimità ed anche i contenuti di coscienza, sono imposti agli individui dal potere di una superorganizzazione. Forze sempre più lontane e indifferenziate gestiscono l'economia, i prodotti della cultura, l'orizzonte di vita e le speranze degli individui, ormai soli e indifesi nella loro libertà, schiacciati da una massa umana cresciuta al di là di ogni limite, di cui quelle forze sono l'oscura e inafferrabile espressione.
venerdì 24 febbraio 2012
L'INTERVISTA DI HAGELSTEIN A RADIO 24: LA FUSIONE FREDDA FUNZIONA ED E' LA NUOVA FRONTIERA
Il Professor Hagelstein ha rilasciato un'intervista a Radio 24 in cui definisce reale e rivoluzionaria la tecnologia della fusione fredda. L'intervista è importante perché in essa il Professore conferma la produzione di energia da parte del sistema sviluppato indipendentemente dal Jet (gruppo di lavoro sulle LENR) del Mit, diretto dal Professor Swartz, e definisce "storico" il momento attuale che sta assistendo ad una autentica rivoluzione scientifica. Considera inoltre la nuova tecnologia ancora allo stadio iniziale, suscettibile di enormi miglioramenti riguardo l'efficienza e la sicurezza. Ritiene reali gli sviluppi della tecnologia da parte dei gruppi italiani di Piantelli e Focardi, anche se ritiene l'apparato di Rossi ancora troppo rozzo ( la reazione è incontrollata e "consuma" il nichel, il quale invece dovrebbe preservarsi come avviene con il palladio) e da migliorare ulteriormente. Hagelstein non ritiene che, nell'apparecchio di Rossi e Focardi, la reazione avvenga tra nichel e idrogeno ma, come nell'apparato con il palladio, tra atomi di idrogeno o tra idrogeno e deuterio, e che il nichel funzioni solo da "reticolo" confinante gli atomi di idrogeno, fino a farli interagire.
Allego in due parti l'intervista (da Radio 24, Smart City):
(Se vi sono problemi con il Link si prega di utilizzare il copia-incolla sull'indirizzo web)
1° PARTE: http://www.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2012/120222-smart-city.mp3
2° PARTE: http://www.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2012/120223-smart-city.mp3
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