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sabato 31 agosto 2013

CONSUMISMO E DEMOGRAFIA






“Ogni dollaro speso per il controllo demografico equivale a dieci dollari risparmiati in aiuti e conflitti” – Lyndon Baines Johnson, Presidente Usa, 1964-.


Scenari di complessità tra mercato globalizzato ed esplosione demografica.


C’è un subcontinente fatto di isole galleggianti sparpagliate e semisommerse che nessuno conosce e che nessuna carta geografica riporta, situato al centro del Pacifico. Ha circa 50 metri di spessore e si estende frastagliato in isolotti, per un’area grande come gli Stati Uniti. E’ un silenzioso mostro ambientale che si accresce giorno per giorno nel silenzio dei media e nel disinteresse dei governi: è  il subcontinente della spazzatura che ormai intossica gli oceani e altera irreversibilmente la superficie marina. Il subcontinente della spazzatura è la nuova emergenza della produzione di rifiuti, i quali   provengono dalle aree urbanizzate del pianeta, quelle aree megapolitane che stanno anch’esse crescendo come un cancro che sta invadendo e corrodendo la superficie terrestre. Sette miliardi e mezzo di umani producono montagne e montagne di rifiuti urbani che non hanno più smaltimento e finiscono per accumularsi sulla terra e nei mari. La civiltà che si sta sempre più caratterizzando come la civiltà dei rifiuti è quella che sta attualmente globalizzandosi su tutto il pianeta: la civiltà dei consumi. Ci sono nel mondo sette miliardi e mezzo di consumatori attuali o potenziali. Tutti aspirano a diventarlo, non esistono più differenze di ideologie o di religioni sotto questo aspetto: tutti vogliono consumare e due sono i poteri planetari che dominano e dirigono il fenomeno: la finanza ed il mercato. Il potere dei consumi si è rivelato in tutta la sua efficacia dopo il 1989. Per decenni il mondo occidentale e l’Unione Sovietica si erano fronteggiati con armi, aerei da guerra, navi e missili nella cosiddetta “guerra fredda”. Poi inaspettatamente due aspetti della civiltà consumistica, i supermercati e la televisione, hanno in pochi anni distrutto l’ideologia socialista e comunista  che sembrava fino a pochi anni prima inarrestabile e sempre più diffusa. Il trionfo consumista travolse  la cortina di ferro e e i  regimi dell’est , provocando la fuga , verso l’occidente alla ricerca delle merci e dei consumi,  di milioni di cittadini del socialismo reale. Il consumismo ha però come effetto collaterale l’aumento dei costi della crescita  dei figli  ed in genere lo sviluppo economico, dopo alcuni anni, si accompagna ad una minore natalità delle popolazioni interessate. I paesi sottosviluppati mantengono invece alti tassi di natalità, e lo sviluppo economico - nei casi in cui arriva-  spesso non basta a cambiare la mentalità se non si accompagna a politiche efficaci di rientro demografico. L’effetto complessivo a livello di demografia planetaria è  quello di un boom demografico inarrestabile che l’Onu nel suo ultimo rapporto quantifica in una previsione di sviluppo della popolazione mondiale fino a  9,6 miliardi nel 2050 e addirittura di 11 miliardi a fine secolo. Questa crescita avverrà per la maggior parte nei paesi arretrati o in via di sviluppo, in particolare 49 paesi situati in Africa, India, Indonesia, Pakistan, Filippine, e America del Centro-Nord. Accanto a questa esplosione vi è l’imponente processo di urbanizzazione: si prevede che nel 2050, ben  6,5 miliardi di umani vivranno in città megapolitane, più di tutta la popolazione dell’intero pianeta del 1970. Particolarmente preoccupante è l’esplosione demografica nell’Africa sub-sahariana dove si va strutturando una dimensione demografica con forte prevalenza di giovani, elemento che porta ad escludere una diminuzione dei tassi di natalità nei prossimi anni.

 Mancanza di strategie
Il problema che si pone al mondo occidentale è drammatico perché non ci sono strategie per affrontare questa situazione che sta ponendo a grave rischio l’ambiente e la sopravvivenza stessa del pianeta: mancano istituzioni che studino il fenomeno, che elaborino strategie, che affrontino i pericoli immediati. L’Onu latita, perso in diatribe e conflitti di potere su aspetti irrilevanti e secondari. Mancano strategie e politiche adeguate anche a livello dei singoli paesi; gli Stati Uniti che al tempo di Kennedy e Johnson avevano affrontato il problema specie in America Latina con interventi volti allo sviluppo economico e al controllo della natalità (ma le iniziative furono interpretate al tempo come colonialismo), dopo l’avvento di Reagan e del liberismo hanno interrotto ogni politica di contenimento demografico anche per favorire le strategie di mercato che considerano la popolazione come target di consumi. Il commercio e la finanza americana non accetta politiche di controllo delle nascite. L’UE,da parte sua, non ha più una politica estera, e subisce passivamente gli effetti della globalizzazione e del trionfo della ideologia unica consumista in una afasia disperante priva di idee e di visioni strategiche. Il mondo sta cambiando in maniera del tutto incontrollata in un caleidoscopio in cui prevalgono interessi finanziari e consumismo che porta a stressare le risorse ambientali e all’esaurimento delle risorse fondamentali  fino a prospettare un prossimo disastro ambientale planetario.

Le Megalopoli
Uno dei principali effetti indotti dal boom demografico e dal trionfo del consumismo nelle nuove aree di sviluppo è il fenomeno delle Metropoli megapolitane marginali ( diversamente denominate: Slum, Calampas, Bidonville, ecc.), città-baraccopoli che crescono senza freno come organismi o alveari non controllabili senza infrastrutture adeguate (strade, fogne, acquedotti, servizi ecc.) . Un esempio è quel che sta avvenendo al Cairo in cui convivono 15 milioni di abitanti nel più completo caos urbanistico. Non vi sono analisi del fenomeno che possano consentirne una regolamentazione. Si assiste inoltre al fatto potenzialmente dirompente della convivenza in queste aree urbane “in via di sviluppo” della stretta vicinanza tra zone ricche e bidonville in cui l’unica cultura unificante è quella di un insensato consumismo senza scopi e senza una guida politica consapevole. Vediamo quello che sta avvenendo nel comprensorio Deli-Calcutta nel bacino del Gange: un’area di urbanizzazione sregolata e caotica in cui vive e sopravvive una popolazione composta da 500 milioni di persone. Un enorme nube di smog, gas e particolati staziona su tutta l'area nella rilevazione dei satelliti. Un disastro ambientale e umano spaventoso e senza precedenti nella storia del pianeta Terra. Strutture umane di questo tipo non possono essere assolutamente governate, non esistono istituzioni o mezzi adeguati a regolamentare i fenomeni sociali: unico criterio spontaneo  sono le appartenenze etniche e religiose e un malinteso sfrenato desiderio di consumismo (frutto di una distorta visione dell’occidente ricco)  che si scontra con arretratezza economica e un mercato sregolato. Presto l’India supererà la Cina dal punto di vista demografico: attualmente viaggia su un miliardo e 350 milioni di abitanti e non si può immaginare quale politica, quale organismo possa fare qualcosa. Le megalopoli saranno i centri del futuro sviluppo dell’India, ma anche delle altre grandi aree di crescita demografica come l’Africa. I motori pseudo-ideologici di questo nuovo fenomeno non sono però solo la finanza ed il mercato con il sogno consumista. In un mix incredibile e dagli sviluppi imprevedibili nelle megalopoli in formazione giocano   anche le appartenenze etniche e religiose, le culture tradizionali o rivisitate dopo l'irrompere dello sviluppo. Una megalopoli cinese ( in Cina nel 1949 c’erano 500 milioni di abitanti, oggi 1,5 miliardi) è diversa da una megalopoli africana o Indiana e questa è diversa da una grande città dell’America latina. Le etnie e la religione  influenzano la convivenza, si creano nuovi conflitti, nuove separazioni, ghetti e prevaricazioni. Allo stesso tempo si estremizzano nuove differenze: nuovi ricchi e nuovi poveri, nuove opportunità in cui giocano nuovi fattori. La produttività di un’area urbana è superiore a quella delle aree rurali ma la povertà urbana è più dura di quella delle campagne. La povertà dentro le slum e le baraccopoli non è gestibile, a differenza di quella delle aree rurali in cui la produzione del suolo e le minori esigenze delle famiglie riducono il disagio . Tuttavia le megalopoli riescono a modificare  realtà consolidate da secoli: in Africa la nascità delle nuove città riduce   la mentalità tribale consentendo coabitazioni prima impensabili (sinecismo) ed   i modi di vita atavici vengono stravolti in pochi anni dalla nuova civiltà dei consumi generando di converso  una fragilità culturale che lascia le persone spaesate e a volte vittime di corruzione, illegalità e violenza. Molto istruttivo è l’esempio di ciò che è avvenuto a Lagos in Nigeria: qui si è assistito alla convivenza di popolazioni di diverse etnie in aree metropolitane in forte espansione. Lagos è passata nel periodo che va dal 1950 al 2000 da 288.000 abitanti a 13 milioni di abitanti. Si tratta di fenomeni esplosivi dirompenti senza precedenti nella storia della civiltà  ( e della biologia) umana. Non ci sono forze o centri studi o istituzioni in grado di affrontare fenomeni di questo tipo. Nell’area di Lagos si è generato spontaneamente un mix tra forze che agivano localmente come l’islam, gli afflussi di denaro provenienti dal petrolio, lo sfruttamento intensivo, il consumismo nella versione deteriore e altamente devastante per l’ambiente naturale e sociale dei suburbi africani. L’Onu si è completamente disinteressato al problema, così come il governo locale dedito alle spartizioni corruttive dei proventi petroliferi. Si è cercato di studiare una Weltstadt (cultura delle megalopoli) in grado di collegare la visione delle metropoli occidentali a forte industrializzazione e con strutture  telematiche  alle submegalopoli ingovernabili delle aree arretrate, ma manca ancora un paradigma in grado di guidare il processo ed il progetto è rapidamente fallito. 50 anni fa, ai tempi di Kennedy e Johnson c’era più capacità di capire, oggi non ci sono né visioni politiche, né studi in grado di affrontare il livello di complessità delle megalopoli in crescita. Le cinque grandi civiltà rimaste nell’epoca della globalizzazione, quella occidentale, l’Islamica, l’Indiana, la cinese e l’africana affrontano i cambiamenti epocali ciascuna con moduli diversi. Tutte però si rapportano con il fenomeno globale del consumismo e del mercato, interpretandolo secondo le varie visioni, senza parametri condivisi. Gli studi odierni sono settoriali, incapaci di visioni complessive. Sarebbe necessaria una nuova civiltà dei limiti dello sviluppo e del controllo demografico, ma non c’è nessun centro studi, nessuna organizzazione internazionale o governativa che si faccia avanti con proposte concrete, questo è la situazione attuale – un vero dramma considerando i dati recenti del World Population Project dell’Onu sull’accelerazione dell’esplosione demografica in atto.

 L'Africa
Una analisi utile quale esempio dei problemi emergenti è lo studio di  quello che sta avvenendo in Africa, proprio per evidenziare come siano in gioco  dinamiche e forze assolutamente nuove e senza precedenti che stanno portando a situazioni socialmente, economicamente e culturalmente inesplorate. Edwuard French sul settimanale The Atlantic in un recente articolo passa in rassegna i cambiamenti in atto nel continente africano dove esistono Stati-nazione assolutamente inventati a tavolino senza ragioni oggettive se non quelle dei colonizzatori per assicurarsi un buon sfruttamento dei territori o per procurarsi accordi vantaggiosi con le tribù dominanti al momento. Guardiamo la Nigeria. È stata assemblata 100 anni fa mettendo insieme popolazioni diverse, culture e religioni diverse. Poi c’è stato il boom petrolifero con uno sfruttamento intensivo, l’arruolamento schiavistico di maestranze e lavoratori e la devastazione della foresta pluviale, l’inquinamento delle acque dei laghi e dei fiumi, l’immissione di sostanze chimiche inquinanti sui suoli. L’affare petrolifero ha dato luogo a lotte intestine, a colpi di stato ripetuti, a massacri, alla corruzione, ad un paese con forti disuguaglianze e con l’80% della popolazione sotto la soglia della povertà. Su questo si è innescato il boom demografico più grande del pianeta con una popolazione attuale di 280 milioni avviata a diventare a fine secolo di circa 900 milioni. In Nigeria questo sviluppo abnorme si è incentrato sull’espansione dell’area megapolitana di Lagos che ha profondamente alterato la struttura tribale e culturale precedente. Tutta l’Africa si sta avviando ad uno sviluppo che si va strutturando su queste grandi città, superando le divisioni artificiali in Stati, le appartenenze etniche, creando da un lato stress geopolitico, dall’altro corridoi urbani che generano centri di attrazione e aggregazione, mercati, scambi, trascinano sviluppo, fondano città nuove, sviluppano vecchi villaggi come Abijane in Costa d’Avorio anch'essa avviata a divenire megalopoli. Nuovi conflitti, spesso violenti, sono il prezzo inevitabile di questi rapidi cambiamenti. Intorno ad alcune vie di comunicazione, come la strada di  Bathacri, si interconnettono economie di stati diversi, aree urbane, vere e proprie città-stato, le nuove realtà  dell’economia e della politica africana. Le tradizioni locali e l'idea di stato sono talmente deboli che basta una strada a cambiare l'economia e  gli interessi politici dell'area. 

 L'Area euromediterranea
Se applichiamo la logica delle megalopoli vediamo come si delinea la nuova geopolitica con ciò che sta avvenendo nell’area euromediterranea. Nella visione eurocentrica si va delineando una nuova fortezza politico-economica composta dal pentagono metropolitano: Londra-Parigi-Milano-Monaco- Amburgo, dove dominano una tecnologia avanzata e strutture economico-finanziarie forti. Più ci si allontana dall’area del pentagono più ci si trova in aree con economie fragili e stagnazione industriale (ad esempio Madrid, Roma, Atene, Lisbona) fino a delineare una riva sud dell’Europa con economia debole e una politica eterodiretta. Ancora più a sud c’è un vero cambio di paradigma. La frattura passa in corrispondenza del bacino del mediterraneo: la crescita demografica sulla sponda africana supera di molto quella europea. L’economia cambia totalmente nell'area nord africana  e diviene di sussistenza con carenze strutturali e arretratezze  industriali e tecnologiche.  C’è una vera e propria faglia che divide il mediterraneo in due. A sud  l’area instabile in cui l’Islam   presenta una evoluzione estremista che fa pendant con  la  fragilità di fronte alla penetrazione del modello consumista. L'Islam aveva rivestito un ruolo di sviluppo e di rilevanza culturale dalle origini fino al XV secolo. Ma dal 1500 ha iniziato una involuzione e  progressivamente ha perso contatto con la rivoluzione industriale europea e ha mancato lo sviluppo  verso una visione politica liberale. L'arretratezza culturale ed economica non si è giovata che in minima parte del mercato petrolifero ed inoltre l'esplosione demografica ha comportato problemi fino all'attuale instabilità politica.  A nord l’Europa ipertecnologica ha conservato il know how ma ha perso posizioni in campo industriale ed economico  ed attualmente sta assistendo ad una stagnazione che vede  lo sviluppo spostarsi verso nuove aree   del pianeta. Tra queste due aree sarebbe necessario un dialogo anche a livello istituzionale che consenta di affrontare i problemi, con nuove visioni politiche e culturali in grado di creare aperture e determinare i limiti. Tutto invece viaggia per suo conto senza guida e senza regole. Il mix tra consumismo (spesso elaborato sulla base della realtà virtuale appresa da internet o dalla tv) ed estremismo religioso, unito all’esplosione demografica, crea le basi per conflitti sempre più violenti.






Il laicismo, la democrazia, la separazione dei poteri, la libertà individuale, l’economia libera, tutte le visioni “forti” dell’Occidente stanno rivelando –di fronte ai fenomeni mondiali appena descritti- una inaspettata debolezza. La grande spinta dell’Illuminismo che aveva dato luogo alle grandi rivoluzioni sta avviandosi al naufragio sulle sponde del mediterraneo, insieme ai barconi dei figli dell’esplosione demografica. L’Occidente, proprio nel momento in cui appare a tanti disperati la terra dell’Oro, rivela invece tutta la sua fragilità e inconsistenza. Le tradizioni non valgono più nulla, non sono neanche più degne di un nome: il natale non si può più nominare, e diviene una festa di “fine inverno”. Scompaiono i simboli religiosi dalle scuole, scompaiono le tradizioni, le usanze secolari. Scompare la storia, l’appartenenza ai luoghi, l’identità. Se scompare l'appartenenza ai luoghi, non c'è più amore del territorio, se non c'è territorio, non c'è paesaggio (la memoria del paesaggio è elemento fondante dell'identità di un popolo e di un individuo), se non c'è paesaggio tutto diviene spazio buono per il cemento, per l'edificazione selvaggia dei luoghi. Al posto della storia e dell'appartenenza una fredda ideologia razionalista dei diritti universali, di egoismo antropocentrico, di globalismo, di relativismo, di internazionalismo che poi si risolve in terzomondismo che significa tutto o forse non significa nulla. Una cultura del politically correct imposta dai midia ma non sentita, non vissuta, non accettata proprio perché avulsa dalla storia ed in definitiva anti storica.  Di fatto una assenza di valori forti che si risolve nel trionfo dell’unico valore che dirige tutto: un consumismo fine a se stesso. Tutto è consumo, tutto si consuma. Tutti i luoghi ormai si assomigliano unificati dalla bandiera unica del consumismo.  I prodotti sono tutti a scadenza, proprio per favorirne l’ulteriore consumo. Si consumano anche le persone che vengono comprate, affittate, spostate, a seconda delle richieste del  mercato. Il valore di un uomo è quello dei suoi consumi. La pubblicità trionfa ovunque, e la politica diviene pubblicità, la cultura diviene pubblicità, la filosofia diviene pubblicità, ed anche la religione si avvia a divenire pubblicità, comportamenti ostentati, apparenza, virtualità senza fondamento. Ciò che resta da tutto questo è il rifiuto, la spazzatura. Quella grande immensa isola di spazzatura che staziona al centro  del Pacifico come simbolo del destino cui la Terra è avviata.





20 commenti:

  1. << Ha circa 50 metri di spessore e si estende frastagliato in isolotti, per un’area grande come gli Stati Uniti >>

    Terribile la dimensione dell'isola dei rifiuti. Sapevo della sua esistenza, ma non immaginavo una estensione simile.
    Ma perchè le associazioni ecologiste non ci inondano di foto e filmati di questa schifezza? La gente, secondo me, non lo sa neppure.

    Comunque complimenti per il post, caro Agobit. Veramente molto bello.

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  2. Nemmeno io lo sapevo.
    E' vero, perchè le associazioni ecologiste non lo dicono?
    Chissà che magari se iniziano a parlare queste associazioni anche la gente inizi a capire e cambiare mentalità,
    così che la smettano anche di andare in giro a chiedere a destra e a manca quando si ha intenzione di partorre.

    Credo sia collegato il fatto che la gente pensi così col guaio della sovrappopolazione.
    Tutto parte dalla nostra testa.
    E' vero che in Italia visto quanto costa un figlio le coppie non ne fanno più 10 in media (grazie al cielo), ma è anche vero che 1 figlio viene considerato poco è c'è la pressione generale di farne almeno 2 , e a considerare comunque più figli un dono.
    Al limite si incolpano africani ecc...se si solleva la questione sovrappopolazione.

    ma io credo che siamo tutti interconnessi,quindi 1 figlio qui (o zero) e 10 in africa almeno è già qualcosa,anche se purtroppo non basta e lo so, ma se non altro è qulcosina-ina-ina.
    Non so se mi spiego.

    Concordo dunque con Lumen che se ne parli,la gente capirà. Purtroppo molti seguono a pappagallo tv e quello che si dice (tra cui: "non si fanno più figli") e ci crede,
    quindi se associazioni,tv......iniziassero a fare pubblicità e parlare di sovrappopolazione, ponendo come "MODA" quella di non fre figli/o farne il meno possibile, credo che a pappagallo inizieranno a capirlo (o almeno seguirlo) anche loro.

    Ed eviterò di sentire (come mi è successo giorni fa) donne anziane criticare una giovane che dice di non voler figli ("ma come fa???",testuali parole),con l'appoggio naturalmente di una neo-mamma seduta sul trono della maternità,
    o critiche pesanti a me stessa (questa estate) perchè essendo del nord Italia non sono prolifica come le donne del sud , dunque anche se dovessi fare 1 (solo) figlio o adottarlo non andrà bene comunque,perchè chi mi parlò iniziò a fare figli prima di me e ne ha fatti di più.............Come ragionare con codeste persone?
    Povera vita.

    scusate la lungaggine, ma credo proprio che la mentalità sia fondamentale.
    Ho parlato naturalmente dall'ottica italiana,dato che altrove ci sono altre mentalità.

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    1. In Italia, se non si considera l'immigrazione, per mantenere stabile la popolazione, le donne dovrebbero fare 2,1 figli; quindi 2 figli.

      In realtà, in Italia siamo già a una media di 1,3; quindi la popolazione di origine Italiana va diminuendo. Il totale si mantiene abbastanza stabile intorno ai 59 / 60 milioni di persone, in quanto c'è l'immigrazione.

      Il problema é che negli altri Paesi (vedi: Paesi Africani), siccome la mortalità è alta, si tende a fare molti figli e l'aumento demografico uccide il poco benessere che si raggiunge, della serie: restano poveri.

      Al contrario, fare un solo figlio ha anche i suoi difetti.
      1) I figli nascono in un ambiente fatto di "vecchi" in cui non si sentono a loro agio;
      2) la compagnia in casa, di coetanei, non esiste! per contro, stanno molto più tempo in casa di quanto facessero i loro genitori.
      3) Tende ad aumentare la diffusione della depressione;

      Io ho due figli e penso che in una società come quella attuale, sia il numero perfetto.
      Certo sono cresciuto in una famiglia composta da 4 figli e nella mia zona (Sicilia) era quasi il minimo; questo fa pensare, a chi non conosce i problemi demografici, che avere pochi figli sia qualcosa di sbagliato, perché sono nati in famiglie numerose.

      Ripeto, l'ottimo è 2 figli, con uno solo, la società attuale non regge (troppi vecchi che devono essere mantenuti da pochi giovani).

      Il problema è che il totale della popolazione mondiale è andato già oltre il "giusto", quindi:

      1) pochi figli (uno solo a coppia): la nostra società collassa in quanto non è sostenibile in questo sistema capitalistico;

      2) molti figli: l'ambiente e le risorse non sono più sufficienti!

      Risultato:
      Difficilmente ci sarà una stabilizzazione della popolazione in modo indolore.

      L'alternativa?
      Un pianeta non basta più!

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  3. "Il problema è che il totale della popolazione mondiale è andato già oltre il "giusto", quindi:

    1) pochi figli (uno solo a coppia): la nostra società collassa in quanto non è sostenibile in questo sistema capitalistico;

    2) molti figli: l'ambiente e le risorse non sono più sufficienti!"



    Tra la numero 1 e la numero 2, direi che la più grave sia la numero 2,
    dunque si cambi il sistema capitalistico.
    Non trovo ci sia altra alternativa.

    Per tenere in piedi il sistema capitalistico occorrono più figli?
    Si ricade nella numero 2.
    Troppi vecchi da mantenere?
    La causa è l'aumento demografico e il fatto che in più diventano vecchi....
    Si accoppino i vecchi? Direi di no. Compensare i vecchi con più figli?
    Si ricade nella numero 2.

    Riguardo i figli unici, non saranno soli perchè troveranno la compagnia di amici, non ci sono solo i fratelli.
    Riguardo al fatto che "l'ottimo oggi sia 2 figli", sarei d'accordo se tutti al mondo facessero così (p.s. basterebbe ad evitare un ulteriore aumento della popolazione? Lessi tempo fa un articolo in cui si sosteneva che 2 figli fatti da 500milioni di persone portano ad un aumento del tot,
    ma 2 figli fatti da 7 miliardi di persone ormai non bloccano più l'aumento della popolazione...)

    ma sappiamo benissimo che se tu ne fai 2 qui,altrove ne faranno 5,10.......
    Quindi non basta.
    Anzi, ben venga chi non ne fa o chi ne fa 1,a questo punto.


    Credo che il fatto che i giovani stiano più tempo in casa rispetto a come facevano i loro genitori e l'aumento delle depressioni (per non parlare di sballo e droghe...) sia una conseguenza ulteriore della sovrappopolazione,del fatto che viviamo con sempre meno risorse e sempre più appiccicati e ammassati (la mancanza di spazio fa aumentare atteggiamenti devianti):

    megalopoli---degrado ambientale e sociale--caos--meno risorse per tutti--meno chances-- stress-- aumento di depressioni ed "esigenza" di sballo per fuggire da questa triste realtà di cemento smog


    Io provo tristezza quando vedo neonati e bimbi piccoli portati qua e là sempre in posti chiusi, o nella carrozzina (a spasso nel traffico) o nel centro commerciale o chiusi all'asilo tutto il giorno...poi in palestra o piscina....insomma sempre al chiuso.
    Qui non c'entrano i fratelli, il fatto che uno sia figlio unico.
    Questo è dovuto al fatto che non puoi aprire la porta di casa e far giocare tuo figlio (sì,anche figlio unico) fuori,perchè come minimo viene investito.
    Perchè non viviamo qui:
    http://cirocai.altervista.org/gallery/luoghi-meravigliosi/natura/natura-6.jpg.html

    Bensì qui:
    http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2011/07/28/entro-il-2011-la-popolazione-mondiale-tocchera-i-7-miliardi.html

    Io provo tristezza a vedere questi bimbi nati e con davanti un destino fatto di passare da un posto chiuso ad un altro.
    come cresceranno?
    penso sia evidente, il come, basta guardare in giro.

    e questo stare nei luoghi chiusi sia causato proprio dall'ammasso nostro,dunque dalla sovrappopolazione umana.

    Detto ciò. in un mondo idilliaco con poca gente certo sarebbe bello avere 2-3 figli .
    ma in questo pianeta ben venga che qualcuno si sacrifichi e faccia 1 solo figlio (posso essere venale? coi tempi che corrono e che si prospettano,forse meglio 1 figlio almeno quel poco che si ha lo si lascia tutto a lui,perchè lo attende una concorrenza spietata di 9-10 miliardi di bocche, migrazioni di massa....)
    o zero del tutto.

    Specie chi se ne rende conto.
    solidarietà.

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    1. Se pensiamo che le persone si stanno concentrando sempre più nelle città, i problemi dell'ambiente di dove vivono i nostri figli, non può che peggiorare.

      Il problema é che, dove siamo arrivati adesso, soluzioni indolore non ne esistono.

      Servirebbe un governo mondiale che dettasse le regole sulla procreazione a livello mondiale; questo però si scontra contro chi è contro la globalizzazione, che secondo loro è il male che ha rovinato l'occidente.

      Ogni Paese pensa al proprio bene e se ne frega se crea danni a livello mondiale.
      L'India e a maggior ragione il Bangladesh sono sovrappopolati, ma provategli a dire che non devono inquinare... hanno persone che muoiono di fame, vedi quanto gli e ne importa dell'ambiente!... anche se, poi si ripercuote proprio anche su di loro.

      La Cina aveva fretta di crescere e se ne fregata altamente dell'ambiente, poi l'anno scorso, solo di inquinamento sono morte più di un milione di persone, e adesso incomincia a pensare che l'ambiente si deve in qualche modo rispettare. La popolazione lo capirà? penso che li le regole sono fatte per essere violate!

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    2. "Servirebbe un governo mondiale che dettasse le regole sulla procreazione a livello mondiale;"

      Sono d'accordo con te.
      Con un "ma": non credo siano solo questi paesi a fregarsene, ma anche noi.
      Mi spiego meglio: una persona che qui crede che sia cosa buona e giusta aiutare africani,indiani....(cito loro perchè di solito ci sono loro sui volantini) mandando sms di "aiuti" o iscrivendosi all'associazione internazionale X o Y, che li aiuta a partorire, li fa studiare ecc.... non pensa minimamente che i barconi di persone che arrivano qui o varie prostitute africane per strada sono (molte di loro) persone che da bebè erano sui volantini.

      Mi spiego?
      Pensano che questo sia aiuto.
      E non sono tutti attaccati alla religione.
      No no.
      Vivono in una illusoria credenza che tanto c'è tutto per tutti,perchè quando loro vanno al supermercto trovano i banconi pieni, e quando aprono il rubinetto l'acqua esce in abbondanza.
      Credono che questa abbondanza sia eterna e infinita.


      Sempre queste persone ringraziano gli immigrati perchè almeno loro fanno figli.
      Sempre queste persone sostengono che anche gli italiani dovrebbero fare più figli.

      Sempre queste persone arrivano a lamentarsi se e SOLO se viene toccato qualche loro interesse personale, esempio all'asilo non riescono a mandare il figlio o nipote perchè uno straniero (magari con 5 figli e moglie a casa) ha la precedenza.
      Mi spiego?

      Se parli loro di sovrappopolazione, che non fai figli o ne fai 1 per questo motivo ecc.....ti dicono:
      "eh ma se tutti la pensassero come te allora nessuno farebbe più figli".

      Se dici loro che con l'sms non risolvi niente e che ci vorrebbe,come dici tu, un governo mondiale che dettasse le regole sulla procreazione a livello mondiale, ti dicono che in questi paesi hanno un'altra cultura e dopotutto anche noi eravamo così una volta (così prolifici). Quindi non si faccia nulla.
      Anzi una cosa si può fare (secondo loro): fare figli.

      Questo per dire che credo che ognuno guardi al SUO Personale interesse.
      chi ci pensa e si preoccupa del Tutto?

      Siamo interconnessi,e il cambiamento deve iniziare dall'individuo.

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    3. Uno Stato a quali interessi guarda prima: a quelli pubblici o a quelli privati?

      Se ogni cittadino facesse come meglio crede, le città verrebbero fatte come dei labirinti, alla fine anche i singoli ne sarebbero danneggiati.

      Allora, si è preferito creare una struttura più grande in cui, l'interesse dei singoli cittadini viene in secondo piano, dopo l'interesse per la collettività.
      Questo si è dimostrato vincente.

      Adesso ripetiamo l'esempio, mettendo al posto dei singoli cittadini, i singoli Paesi del Mondo.
      Se ognuno fa come meglio crede, alla fine perdono tutti.
      Se vogliamo trovare una via d'uscita, un organismo sovranazionale, che abbia potere di veto sui singoli Paesi è necessario.

      Se non si creerà in modo democratico, verrà fatto con la Guerra!
      I vincitori (se mai esisteranno) si prenderanno tutto.
      Una guerra del genere, comunque significherebbe riportare la popolazione mondiale al disotto del Miliardo (se non molto più giù), anche perché una guerra del genere distruggerebbe quasi tutto sulla superficie terrestre.

      Certo che, a pensare che sono queste le prospettive, i governi dei Paesi del Mondo, se fossero con un minimo d'intelligenza, dovrebbero investire somme ENORMI in ricerca, cosa che non mi sembra stia accadendo.

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    4. "Uno Stato a quali interessi guarda prima: a quelli pubblici o a quelli privati?"

      Sai,Alessandro, più passano i giorni e più dubito che uno Stato guardi prima all'interesse pubblico..
      Mi spiego meglio.
      Se così fosse, per fare un esempio su milioni, in Italia la politica non nuoterebbe nell'oro per poi lamentarsi che non ci sono soldi e quindi si devono alzare le tasse...
      Se così fosse, per fare un esempio su milioni, dato che ci sono italiani che si suicidano perchè perdono il lavoro e altri che non lo trovano, non avrebbero fatto entrare in massa immigrati, per di più immigrati che provengono da zone dove fanno molti figli per cultura e quindi che qui (inevitabilmente) chiederanno sussidi vari dallo stato o comuni che siano (facendo sì che l'Italia sia un paese non più -solo- sociale ma assistenzialista).

      E con questo tante altre cose...
      Si parla di sovrappopolazione in Italia già di primi del '900 che io ne sappia, quando c'erano accordi tra Italia e Brasile per sfoltire gli italiani qui e mandarli nelle terre sconfinate lì (alla faccia di chi mi dice che anche noi siamo stati emigranti...sì ma verso terre vastissime e con possibilità).
      Se allo Stato stesse a cuore l'interesse pubblico, non direbbero di fare più figli e non sarebbero per questo motivo grati alla prolificità degli immigrati.

      Questo per dire che io penso che noi, l'individuo, non dovrebbe rimanere a braccia conserte ad aspettare che lo Stato gli dica cosa è bene o male, ma da solo già rendersi conto.
      Se oggi io stessi ad ascoltare lo Stato, avrei già fatto 3 figli (per compensare la media di 1,3 se non erro, italiana, eh sì ci stiamo estinguendo), farei un praticantato NON pagato perchè io ho studiato (cosa darei da mangiare ai miei 3 figli,Dio solo lo sa) così lascerei i lavori "più umili" ai poveri immigrati ai quali devo essere grata proprio perchè vengono qui a fare i lavori che "gli italiani non vogliono fare più", così che noi italiani possiamo ambire ai posti di prestigio (???), ecc...

      Non so se mi spiego...
      Questo naturalmente non vuol dire che lo stato non debba far nulla,anzi,ritengo anche io che ci vogliano campagne di sensibilizzazione di tutti i tipi che propongano (per restare nel tema sovrappopolazione) di fare pochi figli,tutti.
      Ma intanto noi non restiamo ad aspettare.

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    5. Io penso alcune cose:

      1) che la maggior parte dei nostri politici sia ignorante riguardo ai problemi: energetici, ambientali e di sovrappopolazione;

      2) che gli economisti/banchieri hanno preso il potere di decidere le strategie future; questi, per la loro formazione solo economica, ignorano i problemi sopra citati, portandoci dritti al disastro;

      3) che la soluzione indolore a questi problemi ormai non c'è più! (ho fatto altri due calcoli, che mi hanno evidenziato come, anche se da domani, nessuna donna al mondo facesse figli, è già troppo tardi!!

      4) solo con la ricerca e innovazione potremo sperare in una soluzione a tali problemi, che però non è detto che arrivi o che arrivi in tempo (vedi: guerra contro la Siria; possibile inizio di guerra Mondiale).

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    6. "che la soluzione indolore a questi problemi ormai non c'è più! (ho fatto altri due calcoli, che mi hanno evidenziato come, anche se da domani, nessuna donna al mondo facesse figli, è già troppo tardi!!"




      mamma mia! aiuto!!

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    7. La Terra oggi sarebbe in equilibrio, le risorse rinnovabili sono uguali a quelle consumate, se nel mondo ci fossero solo 4,7 Miliardi di persone.

      Questo vuol dire che è come se un dipendente guadagnasse 1000 euro al mese, ma ne spende 1500 euro. Questo lo può fare perché in banca (la Terra) ha un capitale di 10.000 euro.
      Però, ogni mese che passa, il suo conto in banca diminuisce, ed è quello che sta succedendo alla Terra (inquinamento, desertificazione, ...).

      Siccome le risorse rinnovabili della Terra man mano vengono distrutte,
      questo significa che l'equilibrio della popolazione con la Terra (4,7 Miliardi), si va spostando verso una popolazione massima sempre più bassa, in quanto le risorse disponibili sono man mano minori.

      Se come causa di morte si considerasse solo l'invecchiamento della popolazione, e considerando un'età media massima di 80 anni (cioé tutte le persone più vecchie muoiono; questa approssimazione è fattibile, in quanto ci sono sia persone che muoiono dopo, sia quelle che muoiono prima),
      ina base alla distribuzione della popolazione mondiale, in base alle fasce d'età,
      se nei prossimi 30 anni nel mondo non si facessero più figli,
      i morti sarebbero soltanto 2 Miliardi, quindi in totale avremo 5,2 Miliardi di persone.

      L'equilibrio naturale della Terra, in 30 anni, si sarà spostato dai 4,7 miliardi a 2,2 Miliardi di persone (decresce più velocemente, in quanto l'esaurirsi delle risorse procede a una velocità sempre maggiore).

      Quindi fra 30 anni il mondo dovrebbe avere 5,2 miliardi di persone (non facendo nessun figlio),
      mentre l'equilibrio naturale dovrebbe essere intorno ai 2,2 miliardi (3 miliardi di persone in eccesso, dai 2,5 miliardi di persone in eccesso di oggi).

      Se poi pensate che il tenore di vita della popolazione, sta tendendo ad aumentare (i Paesi del resto del mondo sono in via di sviluppo), questo farà capire che le risorse tenderanno a finire ancora prima.

      Quindi, anche non facendo nessun figlio, la situazione tenderebbe a peggiorare; immaginiamoci se ci facesse anche un solo figlio a donna.

      Chiaramente, questi sono calcoli approssimativi, anche perché del futuro non vi è certezza (può sempre arrivare qualche pandemia prima, oppure qualche scoperta innovativa).

      Una soluzione?
      RICERCA!!
      INNOVAZIONE!!

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    8. Errata corrige:
      Avevo preso la distribuzione della popolazione del mondo per fascia d'età prevista per il 2050.
      Utilizzando quella reale, la popolazione mondiale in 30 anni diminuirebbe di soltanto 1,5 Miliardi di persone, quindi la situazione è ancora peggio di come l'ho descritta.

      Si avrebbero 5,7 Miliardi di persone a fronte di un equilibrio ambientale molto più basso.

      Messaggio dei politici:
      Incentivare le famiglie numerose.

      Messaggio della chiesa:
      Non usate i preservativi

      Futuro:
      Amen

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    9. p.s. il messaggio "fate figli" viene anche da gente comune...che più egoisticamente pensa di inserire su facebook o similari la foto del proprio nipotino
      (scusa se insisto su questo punto)

      p.p.s. "Si avrebbero 5,7 Miliardi di persone a fronte di un equilibrio ambientale molto più basso."

      A fronte di ciò, meglio 5,7 miliardi di persone che 10 o 15...
      Dunque, meno figli si fanno meglio è.

      Ma tanto non accadrà,lo so.


      p.p.p.s. la fine delle Risorse rinnovabili della Terra, il fatto che consumiamo più risorse di quelle che la Natura è in grado di produrre, ogni anno, è chiamata Overshoot day, e di anno in anno, come hai notato, la data si accorcia sempre più.
      Ti invito a leggere qui (d'altronde è il tema di questo blog: un pianeta NOn basta!):

      http://laurabern.blogspot.it/2012/10/overshoot-day-il-nostro-debito-con-la.html


      Scusa se te lo dico, hai detto di avere 2 figli e che 2 è il numero ottimale..
      Io penso che ci voglia un gran coraggio per fare un figlio oggi,sapendo a cosa stiamo andando incontro. Fra 30 anni,quando noi saremo vecchi e bene o male la nostra vita ce la saremo fatta, lui vivrà in questo scenario, e a meno che la tecnologia ci alimenti con pillole sintetiche e viviamo come semi-robot in mini appartamenti, stipati come barattoli su uno scaffale, non credo più di tanto si possa fare.

      Anzi,proprio sapendolo,perchè se uno non lo sa, non lo sa e basta..


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    10. Laura:
      "Overshoot day"

      Si, ne ho sentito parlare.
      Penso che qui ce la cantiamo e ce la suoniamo tra di noi, cioè alla fine quelli che frequentano i blog/siti dedicati all'energia / ambiente / sovrappopolazione, sapranno tutto; tutti gli altri non sapranno niente.

      Dall'articolo che mi hai consigliato, ho visto che dal 1987 al 2012 (cioè in 25 anni), la data è passata dal 19 Dicembre al 22 agosto (quindi è andata indietro di 4 mesi).
      Popolazione nel 1987= 4.9 Miliardi, nel 2012=7.2 Miliardi, media 6 miliardi).
      Con una media approssimativa (perché la popolazione non cresce linearmente) di 6 miliardi di persone, Overshoot day è arretrato di 4 mesi.

      Tra 25 anni (2038) la popolazione dovrebbe arrivare a 8,8 miliardi.
      Con una popolazione media di 8 Miliardi di persone.
      Quindi l'Overshoot day dovrebbe arretrare di almeno 5 mesi.

      Per non dire che anche questo arretramento non è lineare, in quanto, ogni anno che passa, le risorse rinnovabili che restano sono sempre meno.

      Ecco perché ho fatto l'esempio dei 30 anni senza figli, perché è il massimo del tempo che possiamo aspettarci, e dai risultati che ho ottenuto, come si vede, il problema non sarebbe risolto lo stesso.

      E' vero che, 2 figli è il numero ottimale se fossimo al mondo intorno a 4,5 miliardi; adesso, come abbiamo visto, da questo punto di vista non c'è soluzione.
      Anche perché il calo naturale, anche senza nascite non è sufficiente, e poi non sarebbe neanche possibile allungarlo oltre i 30 anni, perché se no, anche le bambine che nascono adesso, andrebbero in menopausa prima della nascita del loro primo figlio, quindi l'Uomo si estinguerebbe lo stesso.

      Ritorno a dire:
      visto che anche bloccando le nascite il problema è irrisolvibile,
      allora non ci resta che:
      RICERCA E INNOVAZIONE e che la Fortuna ce la mandi Buona!!!

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    11. Neanche a farlo apposta, mi ha chiamato un'amica per dirmi che è rimasta incinta.
      Chiaramente non ho detto niente di tutta questa discussione.

      La nascita di un bambino, specialmente se è il primo, è sempre una grande felicità per una famiglia; quindi scordatevi che le persone smetteranno completamente di fare figli!

      Magari in Italia ne faranno uno solo, ma chi può, lo farà.

      Questo ci mette in una situazione un pò peggiore di quella che abbiamo analizzato prima.

      Quindi, scordatevi di risolvere il problema della sovrappopolazione sperando che le coppie smettano di fare figli.

      La soluzione deve essere trovata altrove.





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    12. Ma non è necessario smettere di fare figli, nessuno lo dice. Si tratta di trend: basta che in media le coppie di genitori si limitino a due figli, ripeto in media. Questo assicura almeno la stabilità demografica. Considerando i fenomeni immigratori si dovrebbe ipotizzare un numero medio inferiore, ad esempio 1,5 figli a coppia. In questo modo la popolzione italiana rimarrebbe stabile. Si prevedono invece aumenti progressivi della popolazione, non tanto per le nascite, quanto per l'aumento dell'arrivo di immigrati.

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    13. beh,che dire...tanti auguri alla tu amica,anzi al suo bambino/a, che si vedrà competere con altre 10 miliardi di bocche da sfamare quando sarà grande

      :-(

      ma sì lo so che la gente continuerà a fare figli, tanto in fondo chi se ne frega
      ognuno pensa a sè stesso

      w l'egoismo

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  4. Il problema demografico non sta solo nel numero sempre maggiore di persone (che la nostra povera terra non è più in condizione nè di sfamare nè di sostenere), ma anche nella distribuzione aquilibrata delle classi di età.
    Quando la natalià cresce in modo eccessivo, si hanno troppi giovani e pochi anziani, il che è magari positivo per il mercato e l'economia, ma è tragicamente negativo per l'equilibrio sociale.
    Il prof. Gunnar Heinsohn ha scritto un libro molto interessante sull'argomento (purtroppo NON tradotto in Italiano); la recensione potete trovarla qui:
    http://ilfenotipoconsapevole.blogspot.it/2011/02/youth-bulge-il-libro.html

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  5. Ad Alessandro rispondo che i ragionamenti sono giusti, ma il contesto è cambiato. Oggi gli aspetti sociali, economici o psicologici vanno visti non più con gli occhi dei nostri genitori, ma con quelli dei nostri (pochi) figli: il problema non è più la qualità della vita, ma la vita stessa. A rischio è il pianeta e i discorsi politici o sociali vanno tutti rivisti in funzione della minaccia mortale che ci sovrasta. Non posso che concordare con Laura: comunque il prezzo di avere un solo figlio (e di prezzi da pagare ce ne saranno) è sempre minore di averne più di uno o peggio di due. Per me, poi, oggi chi ha 6 sette o più figli è -anche se involontariamente- un criminale che sta mettendo a rischio la sopravvivenza della terra e della vita. Con Lumen concordo in pieno sul rischio di instabilità sociale delle nazioni con alti tassi di natalità, come è ben visibile oggi con quel che sta accadendo in medio oriente. Saremo noi, come sempre, a sopportare le conseguenze dei milioni di profughi

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    1. Concordo al 100%.
      Ho provato nel blog del dot. Bagnai a fare un discorso Energetico / ambientalista, ma non mi aspettavo tanta disinformazione (ignoranza sul tema) da persone apparentemente istruite.

      Se questa è la conoscenza che hanno le persone istruite (anche se in economia), immaginiamoci l'uomo di strada.

      Per il dot. Bagnai il problema principale è fare uscire l'Italia dall'Euro ed è contro qualsiasi aggregazione di Paesi.

      Mi chiedo... come cavolo facciamo a risolvere i problemi mondiali se ogni Paese fa quel che cavolo vuole?

      Infatti, siamo costretti noi a non avere neanche 2 figli, perché dall'altra parte del mondo ne fanno 5 o 7 a coppia!

      Questi, invece di far frenare il treno del consumo mondiale, lo vogliono accelerare!!

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