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venerdì 9 settembre 2011

INTO THE WILD

Into The Wild
"Ti sbagli se credi che felicita' si trovi solo nel rapporto con le persone, Dio ha messo la felicita' dappertutto. Dobbiamo solo cambiare il modo di guardare le cose".
(dal dialogo di Chris e Ron sulla collina davanti al Salt lake).
Questo film mi coinvolge sempre, ogni volta che lo vedo (e l'ho rivisto molte volte). Dare un nome alle cose significa portarle alla luce, smettere di considerarle un mero sfondo, un contorno insignificante alla attività dell'uomo e riconoscere in esse qualcosa di sacro. La natura viene così valutata per quello che e', qualcosa che ci appartiene e a cui apparteniamo, con la stessa dignità e lo stesso significato, in un legame che non lascia scampo. Per salvarci dobbiamo salvare la natura, e noi dobbiamo imparare a trovare in essa quella felicita che spesso cerchiamo dove non possiamo trovarla. Guardare al di la del nostro egoismo di uomini, riconoscersi invece in una appartenenza originaria il cui oblio ci sta portando alla rovina.
La follia di Chris, che fugge gli uomini per cercare la risposta in un mondo selvaggio e disabitato e' la risposta ad un'altra follia, quella che ci porta a vivere in un mondo artificiale sovrappopolato e pero' vuoto, in città artificiali, secondo rapporti innaturali che hanno perso ogni traccia di umano. Il bisogno che sorge nel profondo della coscienza di alcuni di noi, quel bisogno irrazionale di allontanarsi dalla  cosiddetta civiltà, di viaggiare verso un mondo, forse del tutto irreale e fantastico, fatto di verde, di foreste, di acque incontaminate, di luminose cime di monti innevati, e' un richiamo. Qualcosa ci chiama dal nostro oblio, una voce che ci vuol riportare al senso, ad un senso. Che la vita abbia ancora un senso. Into The Wild.

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